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Autore: Demy77    05/01/2024    2 recensioni
Per questa nuova long a tema Poldark ho deciso di farmi ispirare da un’altra delle mie grandi passioni televisive: la telenovela messicana Cuore Selvaggio, andata in onda in Italia nei primi anni ’90.
La trama in sintesi: Francis Poldark è tra i più ricchi giovani scapoli della Cornovaglia. L’ambizioso padre Charles pianifica il suo matrimonio con la contessina Elizabeth Chynoweth, la cui famiglia, pur di nobili origini, è caduta in disgrazia dopo la morte del capofamiglia Jonathan.
Con Elizabeth, bellissima ma capricciosa e volubile, vive Demelza, sua sorella adottiva, una trovatella che è stata cresciuta dai Chynoweth per volontà del defunto padre di Elizabeth; la ragazza è segretamente innamorata di Francis.
Il cugino di Francis, Ross, diseredato dalla famiglia molti anni prima, ritorna in Cornovaglia dopo aver combattuto nella guerra di indipendenza americana. Conduce una vita sregolata, dedicandosi ad affari poco leciti, trattando con disprezzo le classi sociali più abbienti.
Le strade dei quattro giovani si incroceranno, dando vita a passioni, intrighi, malintesi e ad una inaspettata e travolgente storia d’amore…
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Demelza Carne, Elizabeth Chynoweth, Francis Poldark, Ross Poldark
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nel periodo successivo al Natale Prudie intuì subito che qualcosa doveva essere cambiato tra i suoi padroni. Innanzitutto, all’improvviso la camera al piano superiore da rassettare era diventata soltanto una, segno che di notte quei due dormivano nello stesso letto. Anche di giorno capitava di vederli sempre più spesso in atteggiamenti affettuosi, anzi “appiccicati come cozze allo scoglio”, come diceva Jud. Non era raro che passeggiassero per casa o per il giardino mano nella mano con le dita intrecciate e lo sguardo sognante, oppure che stessero a guardarsi dritti negli occhi, per poi scoppiare a ridere di gusto; la sera, dopo cena, era divenuto di abitudine che si fermassero a chiacchierare abbracciati davanti al camino, la testa di lei sulla spalla di lui. Quando padron Ross rientrava, qualunque cosa la signora stesse facendo, la lasciava da parte e correva fra le sue braccia. Una volta, lei e la signora erano in cucina ad impastare un dolce ed il signor Ross era arrivato di soppiatto alle spalle della moglie, l’aveva afferrata per la vita e l’aveva baciata con ardore sul collo, incurante della presenza della cameriera.
Jud commentava, quasi disgustato, che i padroni facevano troppe smancerie e diceva a Prudie di stare in guardia, ché di quel passo quei due avrebbero riempito la casa di marmocchi, e addio pace e tranquillità.
Ross e Demelza erano talmente felici che non riuscivano a nasconderlo. Avevano capito di essere innamorati alla follia l’uno dell’altra e grazie a questo sentimento avevano scoperto tratti di sé che neppure conoscevano, ad esempio la pazienza di Ross e la passionalità di Demelza. Francis ed Elizabeth erano soltanto dei sbiaditi ricordi; mai Ross e Demelza avrebbero potuto immaginare che un’unione nata per caso si sarebbe rivelata la scelta più appropriata delle loro vite.
Anche Elizabeth, come Prudie, dopo averli visti insieme al ricevimento aveva compreso che sua sorella e Ross erano molto affiatati e la cosa, naturalmente, non le aggradava affatto. Quello sciocco di Ross era un donnaiolo e doveva essersi accontentato di una donna insulsa come Demelza, non potendo ottenere di meglio. Demelza non aveva mai attirato le attenzioni di nessun uomo e probabilmente doveva essersi montata la testa per il fatto di avere un marito così giovane, bello ed anche ricco, a quanto sembrava. Elizabeth era convinta di essere l’artefice della fortuna di Demelza, perché era solo grazie a lei che aveva trovato quell’ottimo partito, ma la reputava un’ingiustizia. Rifiutava di credere che quei due potessero andare d’accordo, erano troppo diversi, il suo antico amante non era fatto per accontentarsi di una donna sola e ben presto glielo avrebbe dimostrato.
Da poco prima che si svolgesse la festa di Natale a Trenwith Elizabeth aveva il sospetto di essere incinta. Non aveva ancora voluto chiamare un medico per averne la certezza e non era una notizia che la riempiva di gioia: non amava Francis e guardava con orrore alla prospettiva di mettere su peso, sformarsi, mettere al mondo una creatura da sfamare, pulire,  cullare, senza più un attimo di pace. L’unica sua speranza era quella di convincere Ross a fare l’amore con lei almeno un’ultima volta, in modo da potergli attribuire la paternità del nascituro e tenerlo legato a sé per sempre. Contemporaneamente avrebbe fatto soffrire Demelza e avrebbe ottenuto la sua rivincita. Francis non avrebbe mai dovuto sapere la verità, ovviamente, non lo avrebbe mai lasciato, ma il solo fatto di poter tenere Ross sulla corda con la storia del bambino era una forma di crudele vendetta cui Elizabeth sentiva di non poter rinunciare.
Certo, non era facile mettere in atto il suo piano e doveva farlo in tempi rapidi. Poteva fingere che il bambino nascesse in anticipo di un mese, ma non di più, altrimenti Ross avrebbe compreso di essere stato ingannato.
Elizabeth meditò a lungo ed alla fine convinse Francis ad invitare il cugino e sua moglie a trascorrere qualche giorno insieme a Bath. Era una città termale, Elizabeth aveva tanto desiderio di visitarla, in più Ross e Demelza non avevano avuto modo di fare un viaggio in occasione delle loro nozze ed i cognati potevano mostrarsi molto generosi nell’offrire loro una vacanza. Per rendersi più convincente Elizabeth confessò a Francis che Demelza si era sposata con Ross come ripiego, perché in realtà era sempre stata innamorata di lui, tanto che lei, Elizabeth, si era sempre sentita profondamente a disagio e si era opposta alle nozze con Ross proprio per evitare che la sorella prendesse una decisione affrettata solo a causa di una delusione d’amore. Francis restò basito, commentò che non si era mai accorto di nulla, anche se si guardò bene dal confessare alla moglie che lui stesso aveva provato una certa attrazione per Demelza, prima di fidanzarsi con la sorella su pressione del padre Charles. La bella Chynoweth aggiunse che proprio per questa ragione entrambi i cognati dovevano sentirsi responsabili del benessere di Demelza, assicurarsi che fosse felice, che Ross la trattasse come meritava. La sottile psicologia di Elizabeth fece centro: era ovvio che Francis fosse lusingato nello scoprire di essere stato oggetto di un profondo amore da parte della cognata (anche se Elizabeth aveva asserito che, a parer suo, Demelza doveva ormai averlo dimenticato) e nel suo animo, in fondo, si agitava la curiosità di sapere se davvero quei sentimenti erano ancora vivi nel cuore della fanciulla.
Ross e Demelza rimasero sorpresi nel ricevere tale invito. Il capitano era molto impegnato negli affari, anzi sapeva che di lì a poco avrebbe dovuto effettuare un viaggio in Francia, in quanto l’intermediario che di solito curava i suoi commerci in loco era deceduto e Ross voleva occuparsi personalmente di ogni dettaglio, considerati anche i problemi avuti nel corso della precedente trasferta a Brest.
Sebbene la compagnia di Francis ed Elizabeth non fosse allettante, egli pensò che Demelza sarebbe stata felice di una vacanza. Conoscendo Elizabeth, avrebbe pianificato tutto alla perfezione ed avrebbe preteso una perfetta e confortevole sistemazione. Demelza meritava tutto questo, e lui da solo non sarebbe stato in grado di organizzare un viaggio altrettanto sfarzoso. Il suo orgoglio gli impediva di accettare un viaggio gratis e dunque impose la condizione di contribuire alle spese. L’accordo fu raggiunto e partirono tutti insieme. Il viaggio in carrozza fu scandito dalle chiacchiere di Elizabeth, che interrogava in mille modi la sorella e non perdeva occasione di metterla in imbarazzo ricordando le sue abitudini quando viveva a Cusgarne, in particolare la sua semplicità, la passione per il cucito e per le faccende domestiche. Commentò che non si stupiva affatto del suo gradimento per la vita campestre, lì sulla sperduta collina di Nampara. Chiese poi a Ross, con malizia, se aveva già portato Demelza a fare un giro sulla sua barca, il Lucifero. Ross rispose di no, suscitando lo stupore di Francis. Il cugino non poteva certo immaginare che quello era il luogo in cui si era consumata la passione tra Ross ed Elizabeth, che Demelza ne era al corrente e che Ross, per questa ragione, trovava indelicato condurvi sua moglie. Il capitano, però, rifletté che prima o poi gli sarebbe piaciuto portare Demelza con sé per mare una volta che il loro rapporto si fosse consolidato superando i fantasmi del passato. Forse anche Demelza era dello stesso avviso: rispose che subito dopo il matrimonio era stata molto impegnata con la sistemazione di Nampara e che in primavera, magari, avrebbe accompagnato con piacere Ross in uno dei suoi viaggi.
L’albergo in cui alloggiavano si trovava proprio al centro di Bath. Le due camere prenotate si trovavano sullo stesso piano, affiancate sul corridoio, ma ciascuna disponeva di un bagno autonomo. Era un periodo dell’anno piuttosto piovoso in cui non c’erano tanti turisti, nella sala comune infatti, al momento dei pasti, vi erano pochissime altre coppie e qualche viaggiatore solitario.
Nella giornata successiva al loro arrivo visitarono le terme romane, risalenti all’epoca dell’imperatore Vespasiano, l’abbazia gotica, gli edifici in stile georgiano costruiti solo pochi anni prima, quando Bath era divenuta un importante ritrovo alla moda per l’élite britannica. Demelza ammirava con interesse la maestosità degli edifici e le bellezze naturali, la colpivano le tracce di storia che permeavano quel luogo: cercava di immaginare lo stupore degli antichi romani rispetto alle calde acque delle sorgenti e quello dei suoi contemporanei nel percorrere il ponte sul fiume Avon. La Cornovaglia aveva paesaggi stupendi, ma anche questa cittadina era incantevole. Era ovvio che una città del genere, frequentata da gente altolocata e ricca di svaghi, fosse il luogo ideale per Elizabeth: dopo la scarpinata ella pretese di fermarsi in un locale del centro a bere del tè e consumare pasticcini alla marmellata.
Usciti dal locale, Elizabeth spudoratamente si mise sotto al braccio di Ross, invitando Francis a fare altrettanto con Demelza. Disse, ridendo, che il marito le aveva riempito la testa con un libro di poesie che aveva acquistato di recente, ma lei non era troppo amante del genere ed ora aveva l’occasione di parlarne con Demelza, che come lui era una grande appassionata di letteratura e prediligeva, in particolare, la poesia.
“Io e Ross siamo più prosaici, vero, Ross? “– squittì Elizabeth, e fece in modo da accelerare l’andatura, in maniera tale da essere tre o quattro passi davanti all’altra coppia e non poter udire esattamente cosa si dicevano.
Mentre Francis e Demelza conversavano, Elizabeth spargeva il suo veleno con Ross. “Finalmente, grazie a me, si sono ricomposte le coppie così come dovrebbero essere. Sai che ho raccontato a Francis che Demelza era molto innamorata di lui? Gli ho detto che si è sposata con te per ripiego, per dimenticarlo – il che, poi, non è troppo lontano dalla verità! –  Sapessi che faccia buffa ha fatto! Credo che questa rivelazione renda Demelza molto più interessante ai suoi occhi. Magari, se lui le darà un po’ di attenzione, lei finalmente cederà ai suoi veri sentimenti… così tu lascerai da parte i tuoi scrupoli e ti renderai conto che non sei fatto per stare con lei… tu hai bisogno di una donna che tra le lenzuola ti faccia divertire, e non di una suora mancata! Il breviario Demelza lo porta anche a letto, per curiosità?”
Ross la mise a tacere con stizza. Non solo era geloso marcio di Francis, ma una parte di lui dubitava ancora di Demelza. Si era concessa a lui con fiducia e con trasporto, dimostrava di amarlo ogni giorno anche con piccoli gesti, ma Francis era pur sempre il suo primo amore, ed ora conosceva la verità sui sentimenti della ragazza… Demelza, ricevendo delle premure da parte sua, avrebbe potuto rivivere quel sentimento e pentirsi della sua scelta.
Si voltò a guardarli: Francis e sua moglie chiacchieravano e parevano effettivamente molto in sintonia. Sorridevano e scherzavano, incuranti di Elizabeth e Ross che li precedevano affiancati. 
La giornata proseguì con il pranzo, consumato nello stesso albergo in cui alloggiavano, mentre per la serata Elizabeth aveva prenotato dei biglietti a teatro. Grazie ad uno dei suoi stratagemmi, però, Elizabeth riuscì a far sì che fosse predisposta, per venirli a prendere ed accompagnarli a teatro, una carrozza che aveva soltanto due posti. Contemporaneamente, fece sì che Ross fosse trattenuto, per una questione amministrativa legata ai titoli di credito consegnati in pagamento, dal direttore dell’albergo, al quale aveva elargito una discreta somma affinchè le reggesse il gioco. Elizabeth, fingendo poi che le si fosse strappata la gonna, dichiarò che doveva tornare in camera a cambiarsi e convinse Francis e Demelza, che erano già pronti nell’atrio, a partire insieme nella carrozza: avrebbe atteso lei Ross, e li avrebbero raggiunti non appena la carrozza fosse ritornata a prenderli.
Ottenuto il suo obiettivo, Elizabeth corse davvero in camera sua, ma non a cambiarsi, bensì ad attendere Ross. il direttore, infatti, aveva avuto istruzioni di trattenere Ross fino a quando il cab non fosse partito, successivamente doveva condurre l’uomo nella camera di Elizabeth, dicendo che c’era stato un cambio di programma ed i suoi amici lo attendevano lì per giocare una partita a carte. Inutile dire che Ross montò su tutte le furie appena capì di essere stato ingannato e non volle minimamente cedere alle offerte amorose di Elizabeth, che pure si era fatta trovare praticamente nuda. La donna, furiosa a sua volta, rifletté che tutta quella organizzazione non era andata completamente sprecata, in quanto il ritardo con cui i due cognati sarebbero giunti a teatro era sufficiente a far credere all’ingenua Demelza che qualcosa fosse avvenuto tra Ross e la cognata. Inoltre, se il buon Francis per una volta avesse compiuto il suo dovere, Ross, irritato per il tempo sprecato con il direttore e con Elizabeth mentre Demelza era stata tutto il tempo fianco a fianco del suo primo amore, avrebbe sicuramente sfogato la sua rabbia sulla moglie, una volta tornati in albergo.
Ross, comunque, non era stupido, e comprese che Elizabeth aveva fatto di tutto per separarlo da Demelza. La ammonì severamente di astenersi dal creare ulteriori occasioni di attrito tra i coniugi, perché stava per perdere la pazienza ed alla prossima alzata di testa avrebbe raccontato tutto a Francis. Elizabeth, però, ancora una volta fece leva sui sentimenti di Ross e gli rispose che a lei non importava proprio nulla, che si facesse pure sfidare a duello da Francis, non le interessava se in tal modo l’uno o l’altro dei cugini sarebbe morto. L’onore di lei sarebbe stato comunque salvo, perché nessuno avrebbe creduto alla buona fede di Ross, con la fama di seduttore che aveva… “Qualunque esito avrà il duello, perderai la tua cara Demelza … sia se muori, ma anche se sarai la causa della morte di Francis, perché lei non te lo perdonerà mai! Pensaci bene, se ti conviene essermi nemico” - asserì Elizabeth velenosamente.
I due giunsero a teatro, come immaginabile, a spettacolo già iniziato, con Francis e Demelza parecchio preoccupati. Ross era tetro in volto e si esprimeva a monosillabi. Demelza capì immediatamente che doveva essere accaduto qualcosa di poco piacevole tra lui ed Elizabeth.
Soltanto una volta rientrati in albergo, rimasti finalmente da soli nella loro camera, Ross si sfogò e disse che era stato uno sciocco ad accettare quella vacanza insieme al cugino e a sua moglie: Elizabeth stava facendo di tutto per separarli  e Dio solo sa quale altra menzogna avrebbe inventato per metterli l’uno contro l’altra.  
Demelza rispose che la sorella non sarebbe mai riuscita nel suo intento, perché era innamorata di Ross e si fidava di lui. Francis era stato molto gentile con lei quel giorno, ma era ingenuo e non si rendeva conto di che donna avesse sposato. Demelza aggiunse che continuava a farle molta pena e non trovava giusto che fosse preso in giro in quel modo. Da un certo punto di vista disse che anche lei avrebbe preferito che Francis sapesse tutto; parlandogli con calma magari avrebbe compreso come si erano svolti i fatti e non avrebbe preteso di lavare l’offesa con il sangue. Ross obiettò che Elizabeth avrebbe preteso invece una reazione forte da parte del marito, era maligna e sentiva il bisogno di fare del male a chi la circondava, non sopportava di vedere intorno delle persone più felici di lei. Forse, aggiunse, l’unica possibilità di sottrarsi a quella minaccia era andare via dalla Cornovaglia, vivere da qualsiasi altra parte del mondo lontano da Elizabeth. Fu Demelza, a quel punto, a non essere d’accordo: la loro casa era Nampara, lì avevano i loro amici più cari, non era giusto dover cambiare i loro progetti solo per colpa di una ragazza capricciosa e vendicativa. Si ripromise di parlare chiaro e tondo con la sorella una volta tornati a casa, loro due da sole.
Le cose, però, non andarono secondo i desideri di Demelza. La mente diabolica di Elizabeth, andato a monte il piano iniziale, continuava instancabilmente ad elaborare strategie. Durante il viaggio a Bath aveva appreso che Ross doveva recarsi per un viaggio in Francia e che sarebbe stato lontano un paio di settimane. Appena tornati da Bath si mostrò molto amorevole ed affettuosa con il marito, con l’intenzione di collocare temporalmente il concepimento proprio in quel periodo. Appena apprese che Ross era partito, fu lei a chiedere a Demelza di venirla a trovare a Trenwith. La rossa sperava che fosse l’occasione per chiarire finalmente ogni questione e togliersi qualche sassolino dalle scarpe, ma l’esito fu esattamente contrario. Elizabeth le confessò che avevano un problema molto serio da risolvere: lei era incinta, e il bambino era di Ross. Demelza mostrò di non credere minimamente a quelle accuse, ma la castana seppe mostrarsi molto convincente: quella sera a Bath Ross era furioso perché Elizabeth gli aveva rivelato la verità e lui non aveva intenzione di assumersi le sue responsabilità. Le disse che lei e Ross non avevano mai smesso di essere amanti, che avevano continuato a vedersi sia sul Lucifero che a Trenwith, quando Francis e Charles non erano in casa. Se non ci credeva, Demelza poteva chiedere alla servitù , oppure all’equipaggio della nave di Ross. Se poi non voleva credere neppure a loro, ella possedeva una prova ben più eloquente che poteva mostrarle. Trasse fuori dal corsetto una minuscola borsetta di stoffa, che a sua volta conteneva un pezzo di carta ripiegato più e più volte, per formare un rettangolino. Nonostante fosse estremamente spiegazzato, il foglietto era una breve lettera, vergata con la chiara grafia di Ross, che Demelza ben conosceva. La lettera, datata pochi giorni dopo Natale, recitava così: “Amore mio, non sai quanto sento la tua mancanza! Vorrei averti fra le braccia, sentire il profumo dei tuoi capelli, il sapore delle tue labbra… Ogni giorno mi costa di più tenere in vita la finzione con tua sorella, ma entrambi sappiamo che è l’unica soluzione per evitare che lo scandalo ci travolga. Non vedo l’ora che arrivi domani per essere di nuovo insieme… con Demelza troverò una scusa come al solito. Ti aspetto, non tardare. Sai dove trovarmi. Tuo, Ross”.
Demelza, incredula e silenziosa, cercava di trovare una spiegazione razionale a quello che aveva appena letto. Qualche giorno dopo Natale effettivamente Ross aveva detto che andava a Truro e che sarebbe stato fuori tutto il giorno, ma non poteva credere che proprio nei giorni in cui le aveva rivelato di amarla si vedesse di nascosto con Elizabeth.
Era stato un amante dolce e appassionato la notte di Natale, le sue parole sembravano così sincere… com’era possibile fingere fino a questo punto? Demelza tentò un’ultima, disperata mossa: disse che non credeva all’autenticità della lettera, la avrebbe mostrata a Ross al suo ritorno dalla Francia, ed in ogni caso non c’era alcuna prova che Elizabeth fosse incinta e sul periodo esatto del concepimento. Il padre del bambino poteva tranquillamente essere Francis. Elizabeth sghignazzò: il dottor Choake era passato lì quella stessa mattina e aveva confermato lo stato di gravidanza, che risaliva ad almeno un mese e mezzo prima. Quanto a Francis, disse Elizabeth, era ovvio che poteva essere il padre del bambino, ma ne dubitava, perché cercava di evitare i rapporti intimi con lui nei giorni fertili, precauzione che non usava invece quando si incontrava con Ross.
Demelza andò via profondamente turbata, mentre Elizabeth gongolava. Entrambe le ragazze però ignoravano che ben altre nuvole scure si stavano addensando sul capo del bel capitano amato da entrambe.
Charles Poldark nei mesi precedenti aveva rinsaldato la sua amicizia con Cary Warleggan e suo nipote George. Spesso capitava che si recasse a Truro presso la loro banca e che si trattenesse per una bicchierata insieme in un pub. In una di tali occasioni gli era capitato di imbattersi in un uomo che aveva tutto l’aspetto di un pirata e che, nel sentirlo chiamare signor Poldark, lo aveva avvicinato dicendo di aver lavorato anni per Ross e che purtroppo, a causa di un malinteso, questi gli aveva dato il benservito, rifiutandosi di riassumerlo alle sue dipendenze. Charles, che in cuor suo mirava sempre a trovare delle buone ragioni per allontanare Ross dalla sua famiglia, aveva cercato di ottenere delle rivelazioni compromettenti sul passato del nipote e ci era riuscito. Di chiacchiera in chiacchiera, davanti a qualche invitante boccale di birra, il vecchio Tholly aveva rivelato allo zio di Ross che quell’ultimo sfortunato viaggio cui aveva preso parte come membro dell’ equipaggio del Lucifero, il capitano Poldark lo aveva intrapreso allo scopo di fare fortuna e poter sposare una ragazza di cui si era innamorato, una bellissima ragazza bruna che aveva conosciuto da poco e che veniva a cercarlo di continuo sulla sua barca. Dalla descrizione della ragazza fu facile, per Charles, comprendere che si trattava proprio di sua nuora. Per averne la certezza, con un pretesto diede un appuntamento a Tholly proprio il giorno in cui Elizabeth doveva recarsi dalla modista a Truro, ed il marinaio, nascosto in un angolo tra due vicoli, confermò che la persona di cui parlava era proprio quella che Charles gli aveva indicato.
Da quel momento Charles comprese come erano andate davvero le cose, la furia di Ross arrivato a Trenwith, il tentativo di Demelza di sedare la sua ira e quel matrimonio organizzato in fretta e furia. Comprese che la remissiva Demelza doveva essersi sacrificata per amore di Francis e per salvare l’onore delle due famiglie. Charles era certo che Elizabeth non aveva mai commesso nulla di sconveniente a Trenwith, la fedele servitù in caso contrario glielo avrebbe riferito, ma nulla escludeva che quella svergognata della nuora e quello scavezzacollo del nipote avessero trovato il modo di vedersi all’esterno, magari con la complicità di quell’altra sgualdrina della trovatella di casa Chynoweth, serpe bugiarda, che sapeva tutto ed aveva taciuto.
Dopo ampia riflessione Charles confidò la sua preoccupazione all’amico Cary, omettendo i particolari che erano più lesivi della dignità del figlio. Fece comunque intuire al giudice che il nipote era un soggetto pericoloso che metteva in pericolo la pace del suo casato e che costituiva una minaccia per l’intera comunità cornica. Disse che Tregirls gli aveva fatto delle confidenze, ma che non sarebbe mai stato disposto ad accusare di contrabbando il suo vecchio padrone in tribunale, neppure se subornato. Attualmente non lavorava più per lui, quindi non era possibile chiedergli di fare la spia e procurarsi prove a suo carico. Cary insinuò che le prove, volendo, potevano fabbricarsi… Charles scoprì quindi che quell’alto magistrato non era affatto integerrimo come voleva apparire, era soltanto accondiscendente con i forti ed implacabile con i più deboli. Una volta appreso che Ross era partito per la Francia e che sarebbe stato via almeno due settimane Cary, suo nipote George e Charles ordirono un piano ai suoi danni: tramite il capo della prigione di Bodmin si procurarono il cadavere di un detenuto, un uomo privo di parenti che potessero chiedere notizie di lui, gli fecero sparare un colpo di fucile in fronte per far credere che fosse morto di morte violenta e lasciarono il corpo nel magazzino dove Ross custodiva la sua merce. In quello stesso posto nascosero una partita di armi di contrabbando che erano state sequestrate dai gendarmi una settimana prima, facendo sparire il rapporto di polizia che menzionava tali armi.
Accadde quindi che appena Ross rientrò dalla Francia e si recò nel magazzino per scaricarvi le merci acquistate oltre Manica venne sorpreso da una pattuglia (incaricata di svolgere una ronda da quelle parti ed in quel preciso momento su indicazione dello stesso Cary) che scoprì sia il cadavere che le armi e trasse senza indugio Ross in arresto, conducendolo in una lurida cella del carcere di Bodmin.
Demelza ne fu informata solo il giorno dopo, e così pure Elizabeth. Quest’ultima, in particolare, venne avvisata dallo stesso suocero, che, rivelandole che conosceva il suo segreto, le disse che per il suo bene doveva comportarsi in maniera irreprensibile, perché lui stesso da quel momento avrebbe vigilato sulla sua condotta. Francis non avrebbe mai dovuto sapere nulla, in caso contrario avrebbe ammazzato la nuora con le sue stesse mani. Disse che era una fortuna che quel delinquente del nipote fosse stato arrestato, dalle accuse a suo carico era probabile che gli avrebbero dato almeno trent’anni di carcere. Elizabeth pianse, giurò e spergiurò che non aveva avuto più alcun contatto con Ross dopo essersi sposata con Francis, disse che Ross l’aveva sedotta ma il bambino che aspettava era di suo marito e che, come madre dell’erede dei Poldark, non meritava di essere trattata dal suocero come una donnaccia. Inoltre, accusò espressamente Charles di essere parte di una combutta per incastrare Ross, essendo molto strano che fosse stato arrestato proprio appena lo zio aveva scoperto il suo segreto. Aggiunse che non era giusto che Ross pagasse per crimini che non aveva commesso. Charles, incurante del suo stato di gravidanza, le diede un sonoro schiaffo, diffidandola dal pronunciare simili, infamanti accuse nei suoi confronti all’interno della sua stessa casa. Le ricordò che lei non era nessuno, era solo una parassita che aveva mirato al patrimonio dei Poldark senza amare Francis, e che non avrebbe consentito che ora facesse cadere il disonore sulle loro teste. Ross era davvero colpevole per quei reati, il fatto che fosse stato arrestato dopo che lo zio aveva scoperto della loro antica relazione era una semplice coincidenza e se Elizabeth avesse osato riferire a qualcuno dei suoi sospetti avrebbe fatto un brutta fine.
Demelza venne a sapere dell’arresto da Dwight, il quale la accompagnò subito alla prigione; non riuscirono, tuttavia, ad incontrare Ross sulla base di precise disposizioni che erano state impartite da Cary Warleggan, vietando le visite sulla base della particolare pericolosità dell’accusato. La donna era disperata: consultatasi con Harris Pascoe - che pure si era recato a Bodmin senza riuscire a vedere Ross, ma gli era stato concesso almeno di leggere i capi di accusa nei suoi confronti – apprese che la situazione del marito era compromessa: il cadavere e le armi di contrabbando erano state trovate in un locale di sua proprietà, vi erano testimoni che affermavano di aver udito la lite tra Ross e l’uomo ucciso non appena era sbarcato dalla Francia e la pattuglia di ronda era giunta qualche minuto dopo gli spari, senza che nessuno fosse uscito dal magazzino.
Dwight suggerì di cercare subito un avvocato e fare delle indagini alternative, interrogando persone e cercando prove a favore di Ross; non riusciva a credere che il suo amico, pur dal carattere irascibile, fosse capace di commettere un omicidio a sangue freddo.
Nel frattempo Elizabeth riuscì ad eludere il divieto di entrare in carcere, corrompendo il funzionario preposto e seducendolo con le sue moine. L’uomo la accompagnò davanti alle sbarre che rinchiudevano Ross, il quale rimase molto sorpreso nel vederla lì. Elizabeth gli raccontò che Charles aveva scoperto tutto e che sospettava che il decano dei Poldark avesse molto a che vedere con la sua incarcerazione. Ross le chiese notizie di Demelza ed ella, mentendo sprezzante, gli riferì che Demelza era sdegnata dalle accuse mosse nei suoi confronti e che aveva affermato di non voler più vedere quel marito di cui si vergognava profondamente.
“Tuo zio mi ha detto che ti daranno trent’anni di carcere, e conoscendo la sua amicizia con il giudice Warleggan non dubito della sua parola… devi cercare di evadere, Ross! Perché non fuggiamo insieme? Potremmo far credere che siamo fuggiti per mare, e far saltare in aria la tua barca… così ci crederanno morti, e potremmo rifarci una vita insieme…”- propose la donna.
Ross rifiutò categoricamente: non poteva farlo, perché amava Demelza ora.
Elizabeth lo derise: una donna che si vergognava di lui e lo aveva sposato pur amando un altro! Andò via seccata, ma fiduciosa perché aveva instillato nel prigioniero un tremendo dubbio sulla devozione di sua moglie.
Demelza, intanto, smaniava dalla voglia di parlare con Ross ed assicurargli il suo appoggio. Era sua moglie, lo amava nonostante ciò che le aveva riferito Elizabeth, sentiva il dovere di dargli il suo sostegno e, soprattutto, non credeva affatto alla sua colpevolezza. Il signor Pascoe le aveva spiegato che il divieto di visita al prigioniero non era superabile neppure andando a pregare il giudice Warleggan in ginocchio. La rossa tentò allora un’altra strada: andò a parlare con il reverendo Odgers. I preti erano tenuti a recarsi periodicamente in carcere per portare ai prigionieri la parola di Dio ed il conforto religioso. Demelza propose allora al sacerdote di accompagnarlo, travestita a sua volta da prete, con una tonaca scura ed un ampio cappuccio che mascherasse i suoi appariscenti capelli. L’inganno funzionò, in quanto i gendarmi non sospettarono nulla e lasciarono accedere alle celle i due prelati. Mentre Odgers espletava la sua missione, recando parole di consolazione ad alcuni prigionieri, Demelza si recò alla cella più in fondo, che era occupata da Ross e da altri due uomini, che giacevano sul lurido pavimento, su un giaciglio improvvisato con teli sporchi, a poca distanza da un buco che raccoglieva i loro stessi bisogni corporali.
Demelza, con un fazzoletto, tamponò il naso per attutire quel terribile tanfo e, consapevole di non avere che pochi minuti a disposizione, pronunciò a mezza voce il nome del marito.
Ross, incredulo, balzò in piedi e subito si avvicinò alle sbarre, tendendo le braccia per stringere a sé quella figura che aveva riconosciuto come la moglie tanto amata.
Tra lacrime e baci, Demelza gli spiegò di non essere venuta prima perché non le erano consentite visite e aveva dovuto usare quello stratagemma pur di vederlo. Ross rispose che non era possibile che fossero vietate le visite, perché il giorno precedente era venuta Elizabeth… Demelza all’udire quel nome si irrigidì. Si fece forza, pensò che non fosse il momento per recriminare. Ross proseguì, dicendo ciò che Elizabeth gli aveva riferito a proposito di Charles e della possibile condanna, tacendo però sulla sua proposta di fuga. Demelza gli assicurò che avrebbe fatto di tutto, con l’aiuto di Dwight, Pascoe ed altri amici, per evitare che fosse condannato. Non doveva perdere la speranza, e gli garantì che credeva nella sua innocenza e non si vergognava affatto di lui.
Il reverendo si avvicinò alla coppia, sollecitando Demelza ad abbandonare quel luogo prima che arrivasse il turno di ronda ed il loro inganno venisse scoperto. Ross piegò la testa contro le sbarre, alla ricerca di un ultimo intenso bacio da sua moglie. Gli altri disperati che condividevano la sorte di Ross osservarono la scena in silenzio, rispettosi di quel sentimento, pronti a difendere il segreto del loro sventurato compagno e speranzosi che anche per loro potesse aprirsi un giorno uno spiraglio di luce in quella nera desolazione.

 
  
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