Purtroppo,
i medici di Heartland erano stati fin troppo ottimisti. Con addosso gli
abiti
bianchi del lutto, e il piccolo Tron in braccio, Thomas rimase
immobile, nella
stanza vuota, senza osare avvicinarsi al corpo del marito. Tutto il suo
nuovo
mondo era svanito nel nulla, velocemente come era comparso. Si
costringeva ad
allattare il figlio, a rincuorarsi guardando quegli occhioni dorati, ma
la
villa era troppo vuota, e i servitori avevano troppo da fare per poter
prendersi
cura del loro nuovo padrone. Non che l’Omega li accusasse di
negligenza, anzi,
era grato al loro
instancabile lavorio
che manteneva abitabile la magione di Heartland. Fosse dipeso da lui,
beh… non
aveva idea di cosa avrebbe fatto. Non si era mai interessato
all’economia
domestica, troppo occupato a riscoprire le gioie della
libertà. Un altro,
perfetto fallimento. Era stato un pessimo figlio, un pessimo consorte,
ora era
un pessimo genitore ed un pessimo vedovo. In poche parole, un pessimo
Omega.
Restare solo, senza un Alfa che si occupasse di lui, era disdicevole,
ma non
aveva la minima intenzione di tornare a vivere sotto il tetto
paterno… e poi,
Heartland gli aveva assicurato che sarebbe riuscito a trovagli un posto
sicuro
dove stare, dopo la sua morte.
-Signore,
c’è un Alfa che desidera vedervi.
Thomas
sussultò, non era ancora abituato a sentirsi chiamare
“signore” dalla servitù.
Assentì velocemente, depositando con cura il figlio nella
culla, poi si
riassettò i vestiti, cercando di apparire almeno vagamente
presentabile:-Chi è?
-Lord
Semimaru, un amico di vecchia data di Heartland. Vive in campagna, ad
alcuni
giorni di viaggio da qui.
L’Omega
annuì, domandandosi perché, in cinque anni di
matrimonio, l’uomo non si fosse
mai fatto vivo alla residenza… anche se, in
realtà, non si era mai preso la
briga di controllare la corrispondenza di Heartland. Era plausibile che
i due,
non potendo incontrarsi di persona, si fossero scambiati messaggi; una
lettera
viaggiava decisamente alla svelta, grazie al servizio di poste del
regno. Si
passò lentamente la mano sulla cicatrice, domandandosi se
fosse il caso di
nasconderla sotto una ciocca di capelli, ma preferì non far
aspettare troppo il
suo ospite. Scese le scale, abbandonando i piani residenziali in favore
del
salone di rappresentanza, rimpiangendo l’assenza di
Heartland. Era sempre stato
l’Alfa ad accogliere gli ospiti, a parlare, a fare il padrone
di casa, e Thomas
non era certo di poter prendere il suo ruolo. Un altro suo difetto, che
si
aggiungeva alla già lunga lista.
Semimaru
era incredibilmente muscoloso. Se già Thomas era rimasto
impressionato dal
fisico di Heartland, quell’Alfa arrivava a sorpassare il suo
defunto consorte. L’Omega
lo osservò scendendo le scale, consapevole che in seguito
avrebbe dovuto tenere
a bada la curiosità. Non aveva mai visto bracciali simili,
composti da grossi
dischi d’oro e… malachite, probabilmente, legati
insieme, ma, ripensandoci, in
realtà erano troppo appariscenti per i suoi gusti.
L’Alfa incrociò il suo
sguardo e sorrise, un semplice sorriso di circostanza, ma un istante
dopo si
leccò le labbra con un gesto decisamente
disturbante:-Thomas, giusto? Thomas
Arclight.
Il
giovane alzò il capo, cercando di darsi un tono, di non
apparire un semplice
Omega vulnerabile:-Esatto. Voi, invece… Mi hanno riferito
che siete un vecchio
amico di mio marito. Del mio… defunto marito, intendo.
Si
accomodò sul divano, indicando all’uomo la
poltrona libera accanto al fuoco. Quando
anche l’ospite si fu sistemato, Thomas riprese a parlare:-È
strano, tuttavia, che io non abbia mai sentito
parlare di voi.
-Non
tutte le… amicizie possono essere rese
pubbliche.
Thomas
rimase interdetto per qualche istante, indeciso su come interpretare
quella
risposta, poi scosse mentalmente il capo, i potenziali partner di
Heartland non
gli interessavano poi così tanto. Accavallò le
gambe, strofinandosi
nervosamente la nuca:-Cosa vi porta qui?
-Se
lo desiderate, potreste venire a vivere nelle mie terre. Non sareste
solo, e…
non dovreste tornare da vostro padre.
-Parlate
come se lo conosceste.
-Poco,
e quel poco mi basta.
L’Omega
si rilassò, non sembrava una cattiva idea. Anche Tron
sarebbe cresciuto meglio,
lontano dai danni della città. Esitò, tuttavia,
guardandosi attorno. Era il
luogo dove era rinato, dove aveva cominciato a ricostruirsi, e non
poteva
abbandonarlo. Sarebbe stato come sputare sulla memoria di Heartland. La
voce di
Semimaru lo riscosse:-La magione sarà sotto la mia tutela,
la cederò a vostro
figlio quando sarà abbastanza grande da poterla
amministrare. A meno che voi
non abbiate nulla in contrario, ovviamente. La servitù
continuerà a lavorare
qui e verrà pagata tanto quanto prima.
Sembrava
una proposta interessante. Inoltre, Thomas avrebbe potuto mantenersi in
contatto con qualcuno dei Beta al suo servizio per restare aggiornato
sugli
avvenimenti, e, eventualmente, anche riprendere in mano la situazione,
se
avesse voluto.
-Siete
sposato?
Semimaru
lo fissò, smettendo un istante di limarsi le unghie. Thomas
si sentì avvampare,
non era il caso di porre simili domande, suo padre era sempre stato
chiaro
sull’argomento.
-Da
quattro anni. Andrai d’accordo con mio marito, ne sono certo.
L’Omega
appoggiò il mento sul palmo della mano, poco convinto. Non
aveva mai convissuto
con Omega suoi pari, non aveva idea di come comportarsi. Cercando di
nascondere
il disagio, mosse il cucchiaio nel piatto, rimestando senza troppo
interesse la
brodaglia che l’oste aveva tentato di spacciare per zuppa di
salsiccia e
fagioli, anche se l’unica cosa a non mancare di certo, nella
sua scodella,
erano le cipolle e un tozzo di pane tanto duro da poter essere
tranquillamente
scambiato per un sasso. Almeno Tron non aveva simili problemi. Sul viso
dell’Alfa si disegnò un sorriso sconfortato:-Negli
ultimi anni la cucina è
peggiorata, ma continuo a frequentare questa taverna… ci
sono affezionato.
Thomas
fece vagare lo sguardo sulla sala decisamente spartana, per usare un
eufemismo.
Oltre alle pareti macchiate e crepate, infatti, i tavoli e le sedie
erano divorati
dai tarli, e non aveva ancora trovato un piatto o un bicchiere che non
fosse
pericolosamente in procinto di rompersi. Se a ciò si
aggiungeva la scortesia
del personale, beh, quel luogo era senza ombra di dubbio una causa
persa.
Facendo attenzione a non bere dal bordo scheggiato del vecchio calice
che aveva
davanti, il giovane si strinse nelle spalle:-Non avrei mai pensato di
dirlo, ma
la cantina di casa mia era ben più confortevole.
-Sono
passati parecchi
anni, in effetti. Ci
venivo con Heartland… è dove ci siamo incontrati
per la prima volta.
Aveva
senso, in effetti, considerato che era a metà strada
rispetto alle due
abitazioni. Per un istante, Thomas fu sul punto di chiedere dei
chiarimenti
sulla natura della relazione tra i due Alfa, poi preferì
tacere… si era fatto
una sua personalissima cultura, in fatto di relazioni illecite e, a
livello
personale, sarebbe morto, piuttosto che rispondere a domande sulla sua
vita
privata; non era il caso di mettere a disagio il suo ospite.
-Vi ringrazio davvero. Avete
affrontato due settimane di viaggio solo per portarmi qui, pur non
conoscendomi.
-Piantala di ringraziare, sembra che
tu non sappia dire altro che non sia “Grazie” o
“Chiedo scusa”.
Nonostante la frase aspra,
Semimaru non
sembrava particolarmente
seccato. Sceso dalla carrozza, offrì il braccio a Thomas,
aiutandolo a lasciare
il mezzo. Stringendosi al petto Tron, ancora addormentato,
l’Omega accettò
l’aiuto, mordendosi la lingua per non ringraziare, per
l’ennesima volta,
quell’Alfa a cui aveva l’impressione di dovere
ormai praticamente tutto. Incuriosito,
si guardò attorno, analizzando con sguardo critico
l’ampio, polveroso cortile circondato
da mura robuste. A Mihael sarebbe piaciuto, per tirare di
scherma… oh,
già, suo fratello non poteva più farlo. Si
domandò dove fosse finito il suo amato fratellino, sperando
che avesse avuto la
fortuna di incontrare degli Alfa comprensivi come Heartland e Semimaru.
Una
figura, intenta a menare colpi di spada contro un fantoccio di paglia,
attirò
l’attenzione di Thomas. Sì, Mihael si sarebbe
mosso a quel modo, letale,
spietato, ma con una grazia ultraterrena.
Con la ghiaia che scricchiolava sotto
gli stivali, seguì il padrone di casa verso la torre
padronale. Lo schermidore
li raggiunse rapidamente, e Thomas si sentì mancare il
fiato. Quei lunghi
capelli rosati, raccolti in una lunga coda che svolazzava alle sue
spalle,
erano inequivocabili. Rimase immobile, stordito dalla gioia e dalla
sorpresa,
sentendo le lacrime correre lungo le guance.
-Pensavo che a Semimaru piacessero gli
Alfa. I veri Alfa, intendo.
Mihael incrociò le braccia
sul petto,
fingendosi offeso. Si era fatto più muscoloso, in quegli
anni, e le sue abilità
con i cosmetici erano davvero migliorate. Inoltre, perfino il suo odore
sembrava essere diverso, almeno stando ai labili ricordi di Thomas.
-Io sono un vero
Alfa, Thomas.
O se preferisci, sono sicuramente più Alfa che Omega.
Il fratello scoppiò a
ridere:-Tua
figlia Iris da dove viene, allora?
-È figlia di Rio, nostro padre ha
cacciato di casa lei e Ryoga quando è venuto a sapere della
sua gravidanza. È
tanto che manchi da casa, lo ammetto, ma è stupefacente che
tu non abbia notato
la somiglianza.
Thomas si lasciò cadere sul
letto,
boccheggiante. Aveva addosso soltanto la camicia da notte, esattamente
come
Mihael, ma faceva comunque davvero troppo caldo per i suoi gusti.
Onestamente,
di chi fosse figlia la sua nipotina era l’ultimo dei suoi
problemi, e non aveva
nemmeno tanta voglia di pensarci, ai suoi problemi. L’unica
cosa che gli
interessava era poter finalmente restare solo con la persona che amava,
dopo
tutti quegli anni di lontananza.
Quasi gli avesse letto nel pensiero,
Mihael si arrampicò a sua volta sul letto, riducendo sempre
di più la distanza
che li separava. Rimase a fissarlo per una manciata interminabile di
secondi,
poi deglutì a vuoto, allungando le mani verso
l’orlo dell’indumento di Thomas.
-…Posso?
Aveva la voce incredibilmente roca,
qualcosa che mai Thomas avrebbe immaginato potesse uscire dalla gola
dell’Alfa.
Senza parole, si limitò ad annuire.
L’Omega
sussultò sentendo le dita di Mihael muoversi, lente, sul suo
addome. I capelli
lunghi dell’Alfa gli stavano facendo un po’ di
solletico, ma non era
sufficiente a farlo rilassare, l’odore era troppo diverso,
non era il suo
Mihael.
-Stai
bene?
Possiamo fermarci, se vuoi.
Il
tono
preoccupato del giovane dai capelli color dell’aurora lo
riscosse dai suoi
incubi. Thomas deglutì nervosamente:-È il tuo
odore. Devo… abituarmici.
L’altro
si
tirò a sedere, spostandosi delle ciocche ribelli da quegli
occhi verdi che
l’Omega aveva temuto di non vedere mai più. Il
volto di Mihael, così simile e
così diverso a quello dei suoi ricordi, fu illuminato da un
sorriso
insicuro:-Farò attenzione a non avvicinarmi troppo al tuo
naso, allora.
Thomas
scoppiò in una risata, isterica, nervosa. La situazione era
troppo surreale,
per essere vera. Quando i polpastrelli callosi del più
giovane tornarono a
solcare i bordi della cicatrice, l’Omega si sentì
mancare il fiato. Non era un
sogno, Mihael era lì, con lui, ad esplorare il suo corpo
devastato. E riusciva
a farlo senza esserne disgustato, i suoi movimenti erano cauti, lenti,
ma
sembrava volesse memorizzare, di nuovo, la geografia della sua pelle.
Thomas
rimase immobile, fissando il soffitto, sopraffatto dalla gioia, dalla
speranza,
da… emozioni a cui non riusciva a dare un nome.
-Ti
sto…
infastidendo? Fa male?
Le
parole di
Mihael furono un soffio caldo sulle vecchie bruciature, le labbra a
pochi
millimetri dalle cicatrici. In qualche modo, l’Omega si
costrinse ad articolare
una frase completa, cercando di non annegare in quegli smeraldi liquidi
che lo
fissavano:-Ora… non più.
All’inizio… era… era peggio, ma
ora… non ho
sensibilità.
-…
Se ti
faccio male, dimmelo.
Prima
che
Thomas potesse anche solo distogliere lo sguardo, Mihael
aprì la bocca, le
iridi seminascoste dalle lunghe ciglia. Come in un sogno, lo vide
annullare la
distanza che lo separava dalla pelle brunita, e per un istante, ne
avvertì il
fiato rovente sopra la ferita. Poi, un lampo. Dolore, ma soprattutto
sorpresa.
Thomas si tappò la bocca con la mano, soffocando a fatica il
gemito nato dal
profondo. Quando riportò l’attenzione
sull’oggetto dei suoi desideri, lo vide
sorridere come un gatto. Sul petto gli era rimasto il segno della
dentatura
perfetta del giovane, un po’ arrossato ai bordi. Rimase
boccheggiante ad
osservare il marchio, senza sapere bene cosa dire:-Mi hai…
morso?
L’Alfa
gettò
indietro la testa, i suoi capelli disegnarono un arco sopra di loro,
prima di
ricadere sui loro corpi. Sembrava pentito del suo gesto, vedendo il
disagio sul
viso di Thomas. Per lunghi secondi, l’unica cosa che
riuscì a fare fu tracciare
cerchietti con l’indice sopra la spalla dell’Omega,
le labbra serrate.
-Scusami.
Non
volevo.
La
voce di
Mihael fu un sussurro roco, che si perse nella stanza illuminata dal
sole
nascente. Senza sapere bene cosa fare, Thomas gli scompigliò
i capelli,
scrollando le spalle:-…Non era male.
-Posso…
continuare?
Gli
occhi del
giovane Alfa brillavano di gioia, e Thomas si trovò,
nuovamente, a reprimere
una risata. Spinto dal bisogno di averlo di nuovo vicino, dopo i lunghi
anni di
lontananza, intrecciò le gambe attorno alla schiena del
più giovane,
attirandolo a sé, fregando il bacino contro le pelvi di
Mihael, che sussultò
sorpreso, prima di aprirsi in un sorriso e accarezzargli il viso:-Dove
l’hai
imparato, questo?
-Qui
dentro.
La
risposta
di Thomas fu spezzata, dal fiato corto e dalla folle voglia di
scoppiare a
ridere, mentre si picchiettava la tempia con l’indice. La sua
ilarità contagiò il fratello, che
seppellì
il naso nell’incavo del suo collo. L’Omega
sentì un brivido scuoterlo da capo a
piedi.
-Mihael… ti ricordi quello
che ti ho chiesto, prima di…
-Sì.
Tutto quel senso di colpa, racchiuso
in una singola sillaba,
spiazzò Thomas. Prima che potesse controbattere, Mihael lo
anticipò:-Mi odio, è
tutta colpa mia. Sono stato un codardo, ho avuto paura di nostro padre
e… ti ho
lasciato da solo quando avevi bisogno di aiuto. Potrai mai perdonarmi?
L’Omega si
limitò a stringerlo in un abbraccio. Aveva già
aspettato anni, per il tanto agognato Marchio. Poteva aspettare un
altro po’.
Angolo Autrice: e con questo, si
concludono finalmente le
disavventure del nostro povero Thomas… Onestamente, non sono
mai stata una
grande appassionata della coppia Mihael x Thomas, ma questa volta mi
sono
detta, “perché no?”… a conti
fatti, tra le coppie della fic, credo sia la più
sana XD
Ci vediamo il mese prossimo con una
nuova storia!
Hime