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Autore: Vibesbygin    06/01/2024    0 recensioni
"Tra gli alti e possenti palazzi della capitale del Sol Levante, il giovane alzatore ormai conosciuto nel mondo della pallavolo giovanile si sentiva più piccolo che mai. Una città immensa come Tokyo, piena di importanti strutture, di templi famosi e attraversata ogni giorno da tantissime persone, in quell’immensa giungla moderna un provinciale come lui si sentiva fuori luogo. Eppure quella città era il palcoscenico del torneo primaverile che si sarebbe svolto tra pochi giorni. "
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atsumu Miya, Kiyoomi Sakusa, Motoya Komori
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tra gli alti e possenti palazzi della capitale del Sol Levante, il giovane alzatore ormai conosciuto nel mondo della pallavolo giovanile si sentiva più piccolo che mai. Una città immensa come Tokyo, piena di importanti strutture, di templi famosi e attraversata ogni giorno da tantissime persone, in quell’immensa giungla moderna un provinciale come lui si sentiva fuori luogo. Eppure quella città era il palcoscenico del torneo primaverile che si sarebbe svolto tra pochi giorni.

Con la mano incollata al trolley e l’altra impegnata a stringere una mappa, il ragazzo percorreva quelle strade senza la più pallida idea di dove stesse andando. Aveva una meta, ma non conosceva la strada.

Aveva deciso di partire da solo, la sua squadra lo avrebbe raggiunto giorni dopo ma non era per il torneo che aveva anticipato il suo viaggio. Tokyo oltre ad essere la capitale e il luogo dove si sarebbe svolto il torneo, era anche la casa del suo ragazzo. Definirlo in quel modo faceva arrossire l’alzatore al solo pensiero, ma non c’erano altre parole per descrivere il loro rapporto.

Atsumu Miya, talentuoso alzatore dell’Inarizaki, una delle poche squadre col maggior numero di qualifiche al torneo primaverile, era fidanzato. Segretamente? Direi proprio di no. Lo scorso anno, lo stesso anno in cui l’Inarizaki venne squalificato per colpa della squadra dei corvi, si sparse la voce di questa presunta relazione. Il ragazzo biondo che risultava tanto arrogante quanto competitivo sembrava essersi preso una bella cotta per un altro giocatore forte. Freddo, impassibile, privo di emozioni. Come potevano due ragazzi talmente diversi stare insieme?

Tra i marciapiedi affollati di Tokyo, l’alzatore si faceva strada senza avere la minima idea di dove stesse andando. La sua felpa dal colore rosso sgargiante, che riportava il nome della sua scuola, spiccava tra tutte le altre persone. Aveva fermato varie volte alcuni passanti per chiedere informazioni. Spesso aveva trovato turisti come lui, ma quando domandava ai residenti del luogo dove si trovasse l’Istituto Itachiyama, tutti sapevano rispondere.

Non mi sono perso, so esattamente dove andare, andrà tutto bene. Si ripeteva nella mente il giovane ragazzo.

Non aveva molta esperienza in città sconosciute, era la prima volta che si trovava a Tokyo da solo e senza la squadra. Di solito partivano tutti insieme con il bus, il viaggio era lungo ma insieme risultava meno pesante e spassoso. Eppure le cose dall’anno prima erano cambiate. Adesso lui era il capitano della squadra, lui avrebbe condotto la sua squadra al torneo. Ma prima, voleva concedersi quei pochi giorni per rivederlo, almeno per stringerlo tra le sue braccia senza gli sguardi affamati e gli occhi curiosi dei giornalisti, voleva stare con lui prima di scontrarsi in campo come avversari. Anche se le voci sulla loro relazione avevano fatto il giro del paese e della pallavolo giovanile, ad Atsumu non importava. Anzi si divertiva ad ammetterlo senza vergogna, col sorriso superbo sul volto e la sua solita presunzione.

<< Beh solo un giocatore talentuoso come me poteva fidanzarsi con uno dei tre assi più potenti del paese. >>

Per quanto la sua risposta facesse ridere o persino provare invidia a tutti quelli che vedevano le sue interviste, al suo ragazzo non piaceva esser mostrato come un trofeo davanti a tutti.

Però Sakusa Kiyoomi lo sapeva. Sapeva che Atsumu provava davvero qualcosa per lui, i suoi sentimenti erano sinceri e non erano spinti solo dal tema della pallavolo. Era normale però che lo scoop dei due capitani fidanzati e prossimi a scontrarsi nel torneo era più che popolare.

Tornando a Tokyo. Erano poche le volte in cui Atsumu era stato in quella città, però poteva ammettere che non gli dispiaceva affatto. Per prima cosa era una di quelle città che ti aprivano mille opportunità e che ti permettevano di fare carriera in qualsiasi campo, soprattutto pallavolo. Era enorme, piena di palazzi importanti di ogni tipo, di negozi che nella sua prefettura non aveva mai visto ed era sicuro che la notte diventava anche più bella di quanto lo fosse di giorno. Nell’attraversare le sue strade, Atsumu si sentiva come se quella città lo incitasse a dare il meglio di sé e a mostrare a tutto il mondo le sue capacità. Lo avrebbe di certo fatto sul campo da gioco.

Dopo l’ennesima domanda al primo passante che gli capitasse davanti agli occhi, Atsumu capì che la strada per arrivare all’Itachiyama era ancora molta. Con ciò che ne rimaneva della sua paghetta decise di prendere un biglietto per la metro, così si sarebbe avvicinato di più alla rinomata scuola. Era un venerdì mattina e di certo gli studenti erano ancora a scuola per seguire le lezioni. Aveva dovuto saltare quella mattinata di lezioni per arrivare a Tokyo, inizialmente i suoi genitori erano del tutto contrariati ma dopo numerose suppliche e promesse che avrebbe aiutato con le faccende di casa e avrebbe studiato di più, aveva ricevuto il permesso per partire.

Ed eccolo qui adesso, per la prima volta sulla metro di Tokyo, con il sorriso sul volto dall’emozione e lo sguardo incantato come fosse un bambino al panorama che si stagliava sotto di lui. Sembrava come se stesse volando sopra le strade della città, come se un treno volante lo stesse trasportando magicamente alla sua destinazione.

Arrivato alla sua fermata l’alzatore strinse la presa del trolley e si incamminò verso la sua meta che si faceva sempre più vicina. Era da tutto il giorno che aveva evitato di toccare il telefono, ma adesso era il momento adatto. Adesso era il momento di mettersi in azione.

Tirò fuori dalla tasca il suo telefonino di vecchia generazione, cercò tra i contatti il nome “Omi-Omi” e lo premette senza indugiare.

Prima di quel viaggio Atsumu aveva cercato qualsiasi tipo di informazioni sull’Itachiyama. A che ora iniziassero le lezioni, a che ora c’era la pausa, se era permesso a studenti esterni di visitarla. Pur di fare in modo che la sua sorpresa fosse perfetta aveva usato tutti i mezzi possibili per non commettere errori. Si era informato molto ed era riuscito a raccogliere numerose informazioni. Perciò era sicuro che in quel momento Sakusa avrebbe risposto, ora che era in pausa.

<< Che vuoi Atsumu? Non dovresti stare a lezione? >>

Quella solita freddezza, la stessa con cui in realtà mascherava le sue emozioni e la felicità di sentirlo, fece ridacchiare il giovane alzatore.

<< È così che saluti il tuo ragazzo? >> al solo pronunciare quella parola il ragazzo sentì le guance arrossire inconsciamente.

Lo stesso accadde al moro, insieme ad un ondata di imbarazzo che non gli permise di parlare per qualche secondo.

<< S-Sto a scuola. >> cercò di giustificarsi << Non… dovresti chiamarmi, soprattutto in quel modo. >>

Seppur non potesse vederlo Atsumu rideva al pensiero del viso imbarazzato del suo ragazzo e dello sforzo che stava facendo pur di rimanere serio come al suo solito.

<< Piuttosto… è strano che tu non mi abbia scritto niente oggi, ed ora arriva una chiamata all’improvviso? >>

<< Ho avuto da fare diciamo >> mentì col sorriso in volto il biondo << Volevo sapere cosa stessi facendo. >>

L’alzatore sentì improvvisamente un’altra voce familiare provenire dall’altra parte del telefono.

<< Oh è Miya-san al telefono? Ciao Miya-san! >>

Come pensava, insieme al suo ragazzo non mancava di certo suo cugino Komori, nonché suo unico amico di scuola, senza contare i compagni della pallavolo. Sin dal ritiro della nazionale giovanile l’alzatore ebbe il piacere di conoscerlo e, avendo instaurato una relazione con Sakusa, col futuro divennero anche ottimi amici.

<< Ciao Komori-kun! >> rispose sorridendo il biondo mentre percorreva delle strade urbane.

Da quando era sceso dalla fermata della metro si era immerso in un quartiere urbano. Adesso non c’erano più gli alti palazzi della città, solo una serie di case una dietro l’altra.

<< Ehi se volevi tanto parlare con lui potevi chiamarlo. >> la voce alterata del moro sembrò esser accompagnata dalle risate del cugino << Comunque non stiamo facendo niente di che, sei fortunato ad avermi chiamato durante la pausa. >>

<< Davvero? >> domandò Atsumu fingendo di essere sorpreso dalla finta coincidenza << Che fortuna! >>

Davanti ai suoi occhi poté cominciare a scorgere la sua meta. Più si avvicinava e più il possente edificio dell’istituto Itachiyama si ergeva davanti i suoi occhi. Era più grande dell’edificio della sua scuola, in cima enormi caratteri a definire il nome “Itachiyama” ed una bandiera dai colori sgargianti del verde chiaro e del giallo. Era arrivato a destinazione.

<< Tu invece che stai facendo? Strano che non senta la voce di tuo fratello. >>

<< Uh… ehm è andato a prendersi qualcosa da mangiare alle macchinette. Voi state mangiando? >>

L’alzatore era sicuro che l’altro avesse aggrottato le sopracciglia e avesse socchiuso gli occhi, poteva sentire dalla sua reazione che fosse scettico alle sue parole.

Qualche passo in più e Atsumu solcò per la prima volta in vita sua il cancello dell’Istituto Itachiyama.Vide subito come la maggior parte dei studenti indossasse la felpa della scuola, quei colori così accesi su tutte quelle persone erano strani da vedere. Risaltarono all’occhio anche i numerosi campi sportivi, un gruppo di ragazzi che correvano come intenti ad allenarsi e la maggior parte degli studenti fuori a godersi la pausa. Sembrava una scuola di alto livello.

<< Komori sta mangiando l’onigiri che si è portato da casa, io non ho tutta questa fame. >>

Gli sguardi curiosi e confusi degli studenti erano rivolti solo a quella felpa con la scritta “Inarizaki”. Alcuni lo avevano riconosciuto, altri invece non avevano la minima idea di chi fosse, ma tutti si domandavano in una maniera o nell’altra la stessa cosa. Che ci faceva il famoso alzatore del torneo all’Itachiyama?

<< Perfetto. >> sorrise spontaneamente Atsumu.

I suoi occhi si posarono sul ragazzo che non vedeva l’ora di stringere tra le sue braccia, sulla figura di quel ragazzo alto dai capelli neri riccioluti, con indosso la felpa che spesso gli aveva rubato e aveva indossato contro la sua volontà. Lo riconobbe anche se di spalle, la sua altezza era sorprendente quanto la sua bravura nella pallavolo, il suo modo di stare il più possibile in disparte dal resto delle persone. Il suo amato ragazzo era finalmente davanti ai suoi occhi.

<< Allora possiamo mangiarci qualcosa insieme. >>

<< Eh? >> la voce confusa del ragazzo trovò risposta nella reazione di suo cugino, il quale si era incantato con uno sguardo stupito verso qualcosa dietro le sue spalle.

Quando Sakusa si voltò i suoi occhi sgranarono dallo stupore. Non era un qualcosa, ma qualcuno.

Atsumu Miya era lì. Un sorriso spontaneo e sincero riempiva il suo volto, quasi incapace di trattenere la felicità nel vederlo. Indosso la felpa rossa del suo liceo, con una mano stringeva un piccolo trolley mentre l’altra teneva il telefono all’orecchio. Spense subito quell’aggeggio elettronico e si avvicinò a lui a piccoli passi.

L’espressione stupita di Sakusa faceva sorridere ancora di più Atsumu. Era riuscito nel suo intento di fargli una sorpresa, di togliergli le parole di bocca e sperava di averlo reso anche felice.

Si affrettò a raggiungerlo e non appena si ritrovò davanti a lui non attese altro tempo per avvolgerlo in un abbraccio.

Ci volle tempo prima che Sakusa ricambiasse l’abbraccio, ringraziò sé stesso per aver indosso la mascherina e per non far vedere il volto completamente paonazzo. Era davvero Atsumu, i soffici capelli biondi che finalmente poteva accarezzare ancora, il sorriso soddisfatto al contempo felice sul suo volto, le braccia che andavano a stringerlo come fosse un peluche, non curandosi degli sguardi attorno a loro.

Numerosi studenti avevano gli occhi puntati su di loro, persino Komori era rimasto sconvolto ma allo stesso tempo felice da quella sorpresa.

<< Che ci fai qui? >> riuscì a chiedere totalmente in imbarazzo il moro mentre piano piano la sua stretta si faceva sempre più forte.

Ancora non riusciva a credere di averlo davanti gli occhi.

<< Volevo farti una sorpresa prima del torneo. >> sorrise Atsumu potendo finalmente riabbracciare il suo ragazzo, potendo finalmente porre le sue labbra a contatto con la sua pelle dandogli un bacio, nascosto dagli sguardi sconosciuti, sul collo.

Senza nemmeno chiedere Atsumu non esitò a togliere la mascherina sul volto dell’altro, che lo fece sentire ancora più in imbarazzo.

<< Il torneo è tra tre giorni. >> constatò il moro stringendo con piacere l’altro.

Le mani del biondo andarono a posarsi sulle guance dell’altro, il sorriso colmo di gioia e lo sguardo di un innamorato totalmente perso. I loro sguardi si scrutarono come per domandarsi se fosse la realtà o fosse un sogno. Dopo mesi erano davvero l’uno davanti all’altro, potevano davvero toccarsi e stare insieme.

<< Lo sai che al torneo ci scontreremo. Prima di giocare uno contro l’altro, godiamoci questi momenti insieme. Che ne dici Omi? >>

Finalmente sul volto del moro cominciò a formarsi un sorriso che al solo pensiero di passare quei giorni con Atsumu divenne sempre più grande.

<< Affare fatto. >>

Come se in quel momento il mondo esterno non esistesse, come se in quella scuola ci fossero solo loro due, Atsumu si avvicinò al suo volto e fece scontrare le loro labbra in un dolce e piccolo bacio.

   
 
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