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Autore: ticcany    08/01/2024    0 recensioni
Una breve storia in più capitoli sulla storia dei destini di Satoru Gojo e Suguru Geto che, pur avendo intrapreso strade diverse, non riescono a dimenticare i sentimenti provati l'uno per l'altro
Genere: Poesia, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Geto Suguru, Gojo Satoru
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era una giornata come le altre all’istituto delle arti occulte, ma qualcosa negli occhi di uno studente era diversa dal solito.

Era la fine di un’estate come tante, un’estate di lavoro intenso per uno stregone forte come Suguru Geto, la vita smette quasi di avere un senso quando si è immersi nella routine. Il senso di vuoto aveva scavato un solco dentro di lui lasciando la strada libera per un’idea, un’idea che sembrava insana e paradossale per uno stregone come Suguru Geto, ma che ormai aveva iniziato a prendere forma.

Geto era considerato uno dei tre stregoni più forti al mondo, insieme a lui, a fare parte di questo trio, c’era il suo migliore amico di sempre Satoru Gojo, anch’egli stregone di livello speciale, ma di tutt’altra levatura, specialmente dopo gli eventi dell’anno passato.

Gojo era uno stregone unico, quasi una divinità. Possedeva una delle tecniche più forti mai avute da uno stregone e non si limitava mai nel mettere in mostra queste sua abilità quasi divine.

Geto e Gojo erano cresciuti insieme, erano diventati stregoni insieme, erano divenuti uomini insieme, ma qualcosa nel cuore di Geto stava cambiando, si insinuava dentro di lui un pensiero, un pensiero logorante che non lo lasciava sorridere: gli umani sono tutti delle scimmie.

Gli esseri umani, inferiori per abilità agli stregoni, producevano energia malefiche che, spesso, creava delle maledizioni molto forti e toccava agli stregoni gestire tutto questo. Spesso dei talentuosi stregoni finivano per morire nel tentativo di fermare questi spiriti maledetti. La realtà del mondo per Geto era inaccettabile, la vita dei più forti a favore della vita di coloro che avevano creato il male, che erano il male, che erano deboli di fronte a esso.

Quella mattina Suguru, dopo l’ennesimo esorcismo di uno spirito maledetto, si trovava nello spogliatoio dell’istituto delle arti occulte, cercava di lavare via quella sensazione, di far scivolare via quei pensieri.

I lunghi capelli neri si adagiavano dolcemente sulle sue spalle muscolose tracciandone i contorni.

L’acqua calda scorreva da ore sul suo corpo e lui era incapace di fuggire del labirinto intricato della sua mente, “se solo qualcuno si accorgesse del mio sguardo”, pensava, “se solo qualcuno fosse abbastanza forte da farmi cambiare idea, se qualcuno riuscisse a farmi sorridere di nuovo”.

Geto sapeva, in cuor suo, che probabilmente ormai era troppo tardi, ma non smetteva di sperare che qualcuno riuscisse a carpire l’immensa solitudine che provava.

Qualcuno, però, se ne accorse.

Quando uscì dalla doccia, avvolto nel suo telo, si trovò davanti due occhi azzurri, due profondi occhi azzurri, lì a fissarlo.

Satoru, suo amico e rivale da sempre, aveva notato il suo sguardo, si era accorto del vuoto creatosi tra di loro e non poteva accettarlo senza provare a porvi rimedio.

In un’altra circostanza Gojo avrebbe ignorato lo stato del suo amico, ma in questo momento sentiva che aveva le necessità di parlare con lui, di comprendere le sue ragioni.

Geto ignorò la sua presenza e, dopo solo un breve cenno di saluto, si diresse verso gli armadietti per rimettere i vestiti.

La divisa dell’Accademia era scura ed elegante e donava moltissimo a Geto, data la sua statura e il suo fisico muscoloso, ma snello.

Gojo rimase li impalato a fissarlo, aspettando che il suo amico, il suo unico amico, gli desse l’occasione di poter parlare, ma Suguru non lo fece. Si rivestì in fretta e si diresse verso la porta, ma qualcosa lo trattenne bruscamente.

Geto si voltò e vide che Gojo lo teneva stretto dal polso, aveva gli occhi lucidi. Quegli occhi che erano sempre pronti a vedere tutto, a percepire tutto, gli occhi del più forte, gli occhi dello stregone leggendario erano, però, pieni di lacrime. Geto pensò che sarebbe potuto affondare in quegli occhi, tanto erano profondi.

“Aspetta Suguru” disse Gojo in maniera decisa tenendo stretto il suo amico.

“Satoru, non è il momento. Per piacere lasciami andare” replicò.

“In un altro momento ti avrei lasciato andare, ti avrei lasciato fare, non adesso però. Sento che è il momento di starti vicino. Suguru, da quanto tempo non sorridi? Da quanto tempo non mi sorridi più?”.

“Non è un mondo nel quale vale la pena sorridere, non riesco a non pensare a quello che stiamo perdendo per nessun motivo, per difendere delle...scimmie”, disse Geto con tono rabbioso, “lasciami andare, lascia andare la mia mano e lasciami proseguire per la mia strada”, aggiunse. Dentro la sua mente però, qualcosa gridava, gridava di tenerlo stretto, di non lasciare andare la sua mano, di salvarlo dal baratro dentro il quale si trovava.

“Lascerò andare la tua mano, ma non ti lascerò andare. A questo mondo vale la pena lottare per poche persone e tu sei tra queste. Non puoi lasciarmi solo, non puoi permettere che io continui la mia vita come se tu non ci fossi mai stato”, disse Gojo.

“Sei il solito egoista. Non sono io ad averti lasciato solo, non sono io a essere andato avanti senza mai guardarmi indietro. Per noi stregoni tu ormai sei inarrivabile. Il nostro legame, il nostro essere i più fort

i di tutti, è svanito. Sei tu adesso, Satoru Gojo, l’inarrivabile Satoru Gojo, tu soltanto. Io sono di contorno. Non voglio sprecare la mia vita a inseguirti, a perdere compagni, per una causa futile. Scusami Satoru”. Dicendo questo Geto tirò con violenza via la sua mano dalla stretta forte di Gojo e andò via.

   
 
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