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Autore: Ranma789    19/01/2024    1 recensioni
E se Ranma arrivasse al Ryozampaku, il dojo dei folli Maestri di Kenichi, per addestrarsi?
Come la prenderebbe Kenichi, e che rapporto avrebbe Ranma con Miu, una persona con la quale ha molto in comune?
E perché Ranma, un anno dopo il matrimonio fallito, vive da solo con sua madre e non ha più rapporti con Genma, con i Tendo e, soprattutto, con Akane?
Cosa lo ha spinto a rinnegare la sua vita passata a Nerima?
Allenarsi al Ryozampaku potrebbe aiutarlo a crescere e ad assumersi quelle responsabilità che ha sempre rifuggito, accettando il suo destino di diventare un Maestro.
Ma quando Kenichi e l'Alleanza Shimpaku si troveranno in pericolo, sarà solo collaborando che potranno salvarsi tutti...sempre che il cuore non ci metta lo zampino, e che la gelosia non rovini tutto. Ancora una volta.
Nota: per Kenichi, la fiction si svolge circa tre mesi dopo la fine del manga, per Ranma un anno dopo il diploma
[CROSSOVER RANMA 1/2 e KENICHI THE MIGHTIEST DISCIPLE]
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nodoka Saotome, Ranma Saotome, Ryoga Hibiki, Tatewaki Kuno
Note: Cross-over, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Per un attimo rimasero tutti scioccati. Non era una visione normale e di sicuro non era quanto si aspettassero.
Poi esplosero delle grida, in contemporanea.


Honoka: “MICETTI! Siete tornati da me!” e balzò a coccolarli, completamente incurante del ragazzo sotto di loro.


Miu “Ranma-kun! Stai bene?”


Kenichi: “Ma…ma che cosa è successo? Ranma…è stato sconfitto da qualcuno? E poi…i felini hanno cercato di divorarlo?”


E si immaginò i peggio scenari con i normali gatti randagi che spolpano i cadaveri dei senzatetto, tipo leggenda metropolitana.


Ma fu mentre Miu iniziava a prestare soccorso al “ferito” che ebbero la loro risposta. Non appena Ranma venne separato dai gatti, la testa appoggiata in grembo alla bionda, sembrò riacquistare coscienza, anche se diceva solo parole sconnesse.


Poi però, facendo le fusa ad Honoka, uno dei mici fece un “MIAO” più forte degli altri ed il ragazzo col codino scattò di colpo, balzando praticamente in braccio a Miu e strillando “Noo! Tenetemelo lontano!”


Per un singolo, lungo momento, calò il gelo.


Kenichi: “Ranma, ma tu, per caso…hai paura dei gatti?”


Se il ragazzo col codino avesse conosciuto una tecnica segreta per sprofondare sottoterra, in quel momento l’avrebbe fatto.


◊◊◊◊◊

“Ahahah! Questa è davvero bella!” rise di gusto Kenichi mentre passeggiavano tutti verso casa, con sua sorella qualche metro più avanti, trasformata in un albero di Natale, per quanti mici stava portando in braccia, e loro tre più indietro, con Ranma che osservava le “bestie” a debita distanza, stando al sicuro dietro a Miu.


“Non c’è proprio NIENTE da ridere” mugugnò il ragazzo col codino.


Gli seccava terribilmente, per il suo orgoglio, che il suo punto debole fosse stato scoperto anche da queste nuove persone che aveva appena conosciuto e con le quali aveva finora fatto sempre bella figura.
Si vergognava da sempre di avere un punto debole così ridicolo, ma in quel momento non seppe cosa per lui fosse peggio: che ora Kenichi avesse un appiglio per guardarlo dall’alto in basso, o di apparire debole di fronte a Miu.


Già, gli importava così tanto in generale, o c’era un motivo particolare?


La ragazza, dal canto suo, era comprensiva (e forse a sua volta un po’ divertita) ma soprattutto stupita e sinceramente curiosa.


“Ma, Ranma-kun…com’è successo? Com’è possibile che tu soffra di ailurofobia*?”


“Umpf! Vorrei vedere voi al mio posto”


E fu così che Ranma procedette a raccontare tutta la storia di come a dieci anni suo padre, avendo trovato in un vecchio libro la tecnica segreta dell’Artiglio del Gatto, avesse cercato di insegnargliela, gettandolo ripetutamente in una botola piena zeppa di gatti famelici, dopo avergli diligentemente legato al corpo pesci di ogni genere.


I ripetuti assalti da parte delle bestiole affamate avevano finito per causare uno stress post traumatico al povero ragazzo.
(Ranma evitò però di aggiungere che l’allenamento aveva avuto successo, poiché tale trauma era così grave che, al culmine del terrore, lui stesso entrava in uno stato di trance nel quale si convinceva di essere un gatto e combatteva in modo ferale, balzando a quattro zampe, ed artigliando i nemici così rapidamente da tagliare qualsiasi cosa con la pressione dell’aria. Per una sola giornata aveva già confessato abbastanza stranezze)


Al termine del racconto, Kenichi non rideva più, anzi era terrorizzato.


Adesso capisco. Suo padre è un altro maniaco tipo i Maestri del Ryozampaku. Sfido che è diventato così forte, se voleva sopravvivere. Devo assolutamente evitare che i miei Maestri scoprano questa storia, altrimenti si faranno venire delle strane idee…


Miu invece pareva al tempo stesso stupita, intenerita e riflessiva, come se gli estremi ai quali fosse stato costretto il povero Ranma le facessero vedere sotto una luce diversa il concetto stesso di “evoluzione a qualunque costo” sul quale si basava il Ryozampaku.


Non aveva anche lei vissuto una vita decisamente al limite? Suo nonno non l’aveva forse condotta in giro per il mondo a correre rischi terribili, mentre frequentava ancora le elementari, e lui combatteva trafficanti di esseri umani, terroristi, contrabbandieri di droga e killer professionisti?


Certo, quello che aveva fatto il padre di Ranma era imperdonabile ed anche imbecille; però Ranma non aveva realmente rischiato la vita. Per una volta, non poté fare a meno di chiedersi quanto lei, invece fosse andata vicina a morire in un’età nella quale non si rendeva ancora conto del concetto stesso di “morte”.


Crescendo, si era reso conto che le altre persone non vivevano così, eppure prima di aver sentito il racconto di Ranma, non aveva mai riflettuto su cosa volesse dire guardare qualcuno dall’esterno e pensare “Ehi, quella persona ha vissuto una vita davvero assurda”.


Era così che la vedevano gli altri? Era quello l’effetto che faceva?


E Ranma…era quindi l’unica persona a capire davvero come ci si sentisse?


“Comunque-riprese il ragazzo col codino dopo un lungo ed imbronciato silenzio-vi sarei davvero grato se evitaste di raccontare ai Maestri del Ryozampaku quello che avete appena visto, per ovvie ragioni.
Questo vale anche per te, ragazzina” aggiunse alzando la voce per farsi sentire da Honoka.


“Mi chiamo Honoka, non ragazzina-rispose la sorella di Kenichi, piccata-e quanto al resto…diciamo che ci penserò-riprese, facendo il sorriso malefico che Kenichi aveva visto tante volte rivolgere al povero Natsu Tanimoto-potrei aver bisogno di qualche favore in futuro, e di certo tu non vorresti negarlo alla povera sorellina del tuo Kohai**, giusto?”


“Ma…che diamine? Kenichi, tua sorella mi sta…ricattando?”


“Ahahah! Ma no, ma no, ad Honoka piace scherzare, non è vero? E comunque, Ranma-aggiunse, guardandolo con un sorriso ebete, tipico di chi se la gode tantissimo-non ti devi preoccupare, chiunque ha un punto debole o due…ma di noi ti puoi fidare…”


A Ranma non sembrava proprio di potersi fidare. D’improvviso Kenichi cominciava ad assomigliare tanto a Gosunkugi.


Bah! Figurati se per una volta le cose potevano andare lisce! Mi sembra di essere tornato a Nerima…


“Oh! Non ci avevo pensato!” saltò su Miu all’improvviso, come riscuotendosi dai suoi pensieri.


“Uh? Cosa c’è?” chiesero i due ragazzi in coro.
“Ranma-kun, ma se tu odi i gatti, questo vuol dire…che il nostro progetto di creare un rifugio per mici randagi al Ryozampaku…DEVE FINIRE PRIMA ANCORA DI INIZIARE?”


Aveva detto le ultime parole con già i lacrimoni agli occhi, come una bimba.


Ranma si ritrovò decisamente in imbarazzo, e cominciò a farfugliare confusamente “ma…forse…no…beh…dall’altro lato del cortile…la mattina i mici dormono…mumble…”


“Oh, molto bene, allora è deciso!” si riscosse di colpo la ragazza, tornando a sfoggiare il suo sorriso migliore.


Kenichi e Ranma rimasero scioccati in egual misura da quel rapido cambiamento.


Da quando Miu-san ha imparato a manipolare la gente? Frequenta troppo Nijima? Sta cominciando a manovrare noi maschi come una donna adulta? Dovrò guardarmi anch’io da lei?


Desidera così tanto stare vicino ai gatti, pur sapendo l’effetto che hanno su Ranma? Spaventoso…è la prima volta che vedo come per certi aspetti, assomigli a suo nonno…


Ranma fece un grosso sospiro, rassegnato. Decisamente, per un solo pomeriggio, di seccature da delle ragazze ne aveva avute abbastanza. E non si aspettava queste ultime.


Un conto era venire ricattato da una pazza come Kodachi od una sfruttatrice come Nabiki, ma c’era qualcosa di sottilmente sbagliato se a farlo era una quattordicenne come Honoka.


E decisamente non mi aspettavo di venire manipolato proprio da Miu.


La bionda, come in risposta al suo pensiero, poco prima di entrare dal portone del Ryozampaku, approfittando di un momento nel quale Kenichi stava aiutando Honoka coi gattini, voltò la testa verso di lui, lo guardò per un po’, poi gli sorrise e gli fece l’occhiolino, in modo innocente.


“Grazie” la sentì sussurrare.


L’erede della Scuola Saotome si stupì un po’. Non veniva ringraziato spesso, tanto meno quando se lo meritava o ne sentiva il bisogno.
Forse non è proprio tutto come a Nerima…


◊◊◊◊◊

 

Il resto della giornata passò abbastanza in fretta. Ranma stette oziosamente ad osservare gli allenamenti di Kenichi, prendendo solo qualche appunto, e quando venne la sera, aiutò Miu in cucina. Come di consueto, gli allenamenti della ragazza si erano tenuti a porte chiuse.


Il ragazzo col codino provava sensazioni contrastanti stando con lei, dopo le novità degli ultimi giorni. Ora lei conosceva il suo punto debole, cosa della quale lui si vergognava, ed a quanto pare era gelosa delle attenzioni che Renka dedicava a Kenichi…ma per tutta la durata della preparazione della cena non parlarono, perché avevano fretta di finire il lavoro per poi andare all’appuntamento con l’Alleanza Shimpaku.


Quando giunse il momento, i tre ragazzi si incamminarono-dopo aver debitamente avvisato i Maestri-sulla strada per la sede dell’Alleanza. Erano in abiti civili, e visto che era metà di Settembre, Miu e Kenichi indossavano maglioni leggeri, e Ranma i suoi vestiti abituali.


“Quindi quest’Alleanza Shimpaku…da chi è composta?” domandò Ranma, per rompere il ghiaccio, badando di non lasciarsi sfuggire nulla riguardo alla sua incursione pomeridiana.


“Oh, da diverse persone, in realtà-rispose Miu-ma forse, Kenichi, preferisci parlare tu”


“Uh, beh, sì, non c’è molto da dire. Forse la cosa principale è che quasi tutti sono ex teppisti che hanno cambiato vita, ex membri del Ragnarok”


“Il Ragnarok? Mi sembra che ne abbiate già parlato, ma cos’era esattamente?”


“Il Ragnarok era un’organizzazione criminale fondata da Ryuto Asamiya, che per uno scherzo del destino è un mio amico d’infanzia che ha preso una cattiva strada”


Gli occhi di Kenichi si fecero tristi. Era da un po’ che non lo vedeva più…poteva solo sperare che stesse bene.


Notandolo, fu Miu a riprendere la spiegazione: “Ryuto era allievo di Isshinsai Ogata, uno dei membri di Un’Ombra, Nove Pugni, il ramo di arti marziali senz’armi dello Yami…ed a dire il vero, è stato lo stesso Ogata a selezionare tutti i ragazzi che avrebbero dovuto farne parte, scegliendo persone dotate di particolare talento nelle arti marziali.


E’ possibile che originariamente Ogata volesse fare un golpe all’interno dello Yami e far scontrare i membri del Ragnarok contro gli allievi dello Yomi…ma Kenichi li ha sconfitti tutti prima che potesse farlo, ed uno dopo l’altro tutti, o quasi, sono passati dalla parte giusta della barricata.


Anche lo stesso Ryuto ha cambiato casacca, anche se lui è stato allievo di Ogata per un altro annetto, e lo ha abbandonato più di recente, anche in questo caso aiutandoci a vincere uno scontro molto importante”.


“Capisco. Sembra di sentir raccontare la trama di un manga d’azione, ma in fondo nella vita mi sono capitate cose anche più strane” commentò il ragazzo col codino.


“Quindi, in estrema sintesi, tutti o quasi gli attuali membri dell’Alleanza Shimpaku sono ex membri del Ragnarok, cioè persone scelte per il loro grande talento nelle arti marziali?”


“Esatto-precisò Kenichi-anche se la cosa più importante di tutte è che loro…sono miei carissimi amici” concluse con un sorriso caloroso.


◊◊◊◊◊

Entro dieci minuti quegli amici stavano combattendo accanitamente contro di loro.


Non ci fu veramente il tempo per domandarsi cosa stesse succedendo, solo per sollevare la guardia e difendersi.


Era sembrato strano, certo, quando l’edificio dell’Alleanza Shimpaku (che aveva lasciato Ranma molto stupito per quanto fosse grande e lussuoso) era sembrato vuoto.
Ed ancora più strano che la porta fosse aperta, il corridoio illuminato, e tutte le trappole disattivate.


Ma che giunti nello stanzone principale le luci si accendessero, abbagliando i tre allievi del Ryozampaku, per poi veder saltare fuori i Generali dell’Alleanza ad attaccare solamente Ranma…beh, questo non se lo aspettava nessuno.


“Ragazzi! Ma che cosa fate?” gridò Kenichi, ancora stordito, ma in quella, come ninja in un vecchio film, fu circondato da otto belle ragazze che utilizzavano armi tradizionali in legno: le Valkyrie al servizio di Freiya!


“Kenichi!” gridò Miu, ben sapendo come il suo amico fosse in svantaggio nell’affrontarle per il suo ideale di non colpire mai delle ragazze, ma prima che potesse intervenire, dal soffitto saltò giù nientemeno che Renka, la figlia di Kensei, sbarrandole la strada.


“Il tuo avversario sono io, Miu!”


“Che cosa? Ma che significa?”


Nel frattempo, nella palestra si stava scatenando l’inferno.


Takeda (il pugile)

Kisara (la praticante di TaeKwonDo)

Thor (il lottatore di Sumo)

ed Ukita (il Judoka)

stavano attaccando Ranma dai quattro lati, saettandogli addosso come indemoniati.

Il ragazzo col codino, pur se messo sull’avviso per le condizioni della base, non si aspettava un assalto a sorpresa da parte degli “amici” di Kenichi, ma era abituato a picchiare prima e domandare dopo, quindi entrò in modalità combattimento senza porsi troppe domande.


A dire il vero, era curioso: aveva sentito parlare di questi tizi, quindi ora si sarebbe preso del tempo per studiare le loro capacità.


Dette a malapena uno sguardo storto a Kisara, riconoscendo che fosse la ragazza del pomeriggio (ed infatti presentava visibili bende e cerotti, ma non sembrava per questo esserne rallentata), ma confidava che non potesse riconoscerlo, in forma di ragazzo. Lei aveva conosciuto “Ranko”: una delle rare volte nelle quali la sua maledizione si rivelava utile.


L’utilizzatrice di Taekwondo rivolse a Ranma una raffica di calci, mentre Ukita si avvicinava, studiando le sue reazioni con rapidi ganci ed uppercut. Era chiaro che il loro ruolo era quello di chiudergli la distanza, per spingerlo nelle grinfie degli altri due, più specializzati nella lotta.


All’erede dei Saotome venne in mente cosa gli aveva detto l’Anziano due settimane prima, in occasione del suo primo allenamento con lui.


<< “Ranma, le tue abilità nel duello sono pressoché senza difetti. Tuttavia, una sfida uno contro uno non è l’unica modalità con la quale si può dover affrontare uno scontro. Scommetto che i tuoi insegnanti ti hanno rimproverato che non riesci ad affrontare combattimenti nei quali sei in uno svantaggio numerico, come una battaglia”.
E’ vero-aveva risposto-anche se sono stati proprio loro ad addestrarmi così. Non ho difficoltà ad affrontare anche molti avversari scarsi, grazie alla mia velocità, ma posso avere problemi con 4-5 avversari di medio livello, che combattono coordinandosi
Quando ti trovi in una situazione del genere-aveva detto l’Anziano-la prima cosa da fare è rompere la formazione nemica, fare in modo che i loro piani non vadano a buon fine. Muoviti di continuo, non dar loro punti di riferimento. Fa’ qualcosa di inaspettato, scombina lo schema. Sfrutta il loro numero contro di loro. E poi… >>


Ranma stava praticamente danzando in mezzo ai colpi dei nemici, che non riuscivano del tutto a circondarlo e dovevano spostarsi di continuo per seguirlo.


Per di più, il ragazzo col codino non sembrava aver fretta di rispondere ai colpi, osservando invece con occhio critico quelli che gli venivano rivolti.


“Tsk! E’ ancora peggio di quello che dicevano! E’ davvero forte! Non siamo ancora riusciti a colpirlo neanche una volta!” osservò Takeda, che si stava divertendo un mondo.


“Figurati! E’ solo questione di tempo!” ribatté Kisara.


E comunque, non è ancora abbastanza. Questo tizio non è come LEI. Anche se…si somigliano? C’è un legame fra di loro? Gli farò sputare la verità a calci, in quel caso!


“Uhm…non male-osservò Ranma rivolto ai pugni di Takeda-la forma dei ganci e dei montanti è ottima, e riesci sia a metterci fluidità che potenza. Tu…a differenza degli altri, hai un buon Maestro?”


Cosa? Se n’è accorto solo da questo breve scambio?


“Ehi, tu, codinato! NON MI SOTTOVALUTARE!” sbraitò la ragazza del TaeKwonDo.


Ranma le rivolse uno sguardo divertito. Provocare gli avversari era la sua specialità, dopotutto.


“Oh, ma non ce n’è mica bisogno. Ti sto valutando ESATTAMENTE al tuo livello.
Sono dei buoni calci, ma niente che non potrei schivare ad occhi chiusi. Per essere precisi, combatti in modo ripetitivo e noioso”.


“COSA?” gridò Kisara, rossa di rabbia.


“Kisara! Ti sta provocando! Mantieni la calma!” la avvisò Ukita, il quale stava ripetutamente cercando di afferrare Ranma per proiettarlo, ma era come provare ad afferrare un fantasma: non si trovava mai dove sembrava essere un attimo prima.


“E tu chi sei, una specie di mascotte?” gli domandò il ragazzo col codino rivolgendogli uno sguardo obliquo.


Come? Non gli permetto di umiliarmi di fronte a Kisara!


E provò una presa differente, di quelle che gli aveva insegnato Chikage Kushinada, senza che se ne fosse accorto.


“Oh! Non male!” ammise Ranma, evitandola comunque.


“Come osi offendere i nostri amici? E’ il nostro legame a renderci più forti!” proclamò a gran voce Thor, mettendosi in shikodachi*** e caricando le braccia ai fianchi.
Poi rilasciò una raffica devastante di colpi coi palmi delle mani.


“PER TUTTI GLI UOMINI GRASSI DEL MONDO!” declamò, come grido di guerra.


“Ragazzi, ma cosa state facendo? Fermatevi, questo è…è assurdo!” provò ad urlare Kenichi, per farsi sentire, mentre evitava freneticamente gli attacchi di tutte le Valkyrie, che cambiavano continuamente combinazioni e schemi per non permettergli di abituarsi.


“Tsk! Si vede che è il Primo Allievo del Ryozampaku-commentò Ayazaki, la comandante che usava i Tonfa-riesce grossomodo ad evitare i colpi più pericolosi. E’ proprio l’allievo di quella Maestra…CONTINUATE! NON DATEGLI TREGUA!”


Miu, intanto, stava scambiando colpi a supervelocità con Renka, la quale sembrava al settimo cielo.


<< BAKE RENKANGEKI SUJIN >> si sentì, mentre la cinese sferrava calci in ogni direzione, muovendosi in cerchio intorno a Furinji, per impedirle di sfuggirle


“Renka! Bisogna far finire questa follia, prima che qualcuno si faccia male!”


“Oh, coraggio, Miu, non mi dirai che ti stai annoiando? Sai, a pensarci bene…io e te non abbiamo mai combattuto-le disse, con sguardo di sfida-dimmi la verità, non sei curiosa? Di scoprire chi vincerebbe tra noi due?”


Miu arrossì e sembrò contrariata. Per un attimo, i suoi istinti avevano preso il sopravvento, ed aveva davvero pensato che avrebbe voluto soltanto lasciarsi andare.


“Non…non è questo il punto! Se vuoi sfidarmi, puoi farlo al Ryozampaku quando ti pare! Ma non capisco perché siano stati coinvolti tutti gli altri! Confessa! Qual è la verità? Perché avete organizzato quest’agguato? E’ tutto un piano di Nijima, non è vero? Qual è il suo scopo?”


“Uhm…perché, c’è bisogno di uno scopo per combattere? Sai bene quanto me che ci sono cose che si possono comunicare soltanto combattendo.
Per esempio, guarda loro-aggiunse rivolgendo un rapido cenno del capo ai quattro che erano contro Ranma-sembra che si stiano divertendo un mondo, non ti pare? Per gente come noi, è questo il modo appropriato di dirsi buongiorno”


Cosa? Ma allora, lo scopo di questo agguato…


In quel momento si sentì risuonare per tutto l’ambiente una risata malefica.
Nijima era spuntato da un balcone che sovrastava la palestra. Teneva una mano dietro la schiena, indossava un lungo mantello da cattivo dei film e con l’altra mano reggeva un bicchiere di vino.


Dietro di lui, i membri rimanenti dell’Alleanza Shimpaku stavano filmando tutti gli scontri con videocamere ad alta definizione, con particolare attenzione allo scontro di Ranma.


“MUAHAHAHAH! Bravi, continuate così, mie pedine! Mostrate a tutti gli Allievi del Ryozampaku la forza dell’Alleanza Shimpaku! Immolatevi, se necessario, per la gloria del grande Nijima!”


Kenichi lo notò subito.
Nijima? Qual è il suo obiettivo, questa volta?


Anche Ranma, malgrado fosse impegnato, alzò lo sguardo un momento.
E’ lo schizzato di oggi pomeriggio. E stanno filmando tutto…già, capisco. Se quella pazza americana non si fosse intromessa, avrei scoperto questa piccola sorpresa e l’avrei mandata in fumo. Invece, dovrò ricambiare il favore…un giorno. Per ora, devo solo finire di giocare.


In quella, Ukita gridò, sovrastando il rumore, e cercando sempre di afferrare il suo avversario: “Finiscila, alieno! Qui nessuno sta combattendo per te, ma soltanto per il proprio orgoglio!”


Kisara, invece, stava ancora fumando per le parole di Ranma e decise di cambiare strategia.
E così non vuoi annoiarti, eh? Ti accontento subito.


E spiccò un balzo in aria, eseguendo delle giravolte simili alle evoluzioni che compiva Miu normalmente, preparandosi ad un doppio calcio dall’alto.
Ranma se ne accorse e si distrasse un momento.


Takeda pensò: “ORA!”


Invece, praticamente alla cieca, Ranma gli fece uno sgambetto, rimanendo fuori tiro dai suoi pugni, ed il pugile scivolò a terra.
“Takeda!” esclamò Ukita, lanciandosi sul ragazzo col codino


<< E poi, quando meno se lo aspettano-aveva proseguito l’Anziano-fai fuori per primo il più debole di loro >>


Ranma, fulmineò, effettuò una mezza piroetta, tirò una gomitata all’indietro nello sterno di Ukita, facendolo piegare in due, poi, con l’altra mano, lo afferrò al bavero, sempre alla cieca, e con un solo braccio…


“No, Ukita!” gridò Kisara, mentre si rese conto del pericolo, incapace però, in caduta, di fermarsi.
…lanciò il judoka in avanti, gambe all’aria, usandolo come scudo umano per intercettare al volo i calci di Kisara, e proseguisse il suo slancio finendo addosso a Thor, a peso morto.


Persino il combattente di sumo, che aveva cercato di afferrare il compagno per attutirne la caduta, fu scosso dalla potenza del lancio e rovinò a terra, di schiena.


Kisara, che non aveva trovato l’appoggio che pensava, non atterrò come sperato ma riuscì a rotolare a terra per assorbire la caduta. Rivolse a Ranma uno sguardo livido di rabbia.


Tutti e quattro i Generali erano a terra, contemporaneamente.


Ranma si ergeva in mezzo a loro, squadrando l’ambiente con audacia, come se fosse l’amministratore del condominio venuto per una visita a sorpresa. Non aveva una singola goccia di sudore addosso.


“Woah! E’ davvero forte!” commentò Renka


Che…che potenza incredibile!” pensò Thor.


“Persino l’Onorevole Thor è stato sbalzato al suolo?” si stupì Ayazaki.


“Ranma! Non far loro troppo male! E’ tutta colpa di Nijima!” esclamò Kenichi, continuando a parare i colpi con le armi, senza trovare lo spazio per contrattaccare.


“Tsk! E chi sta facendo male a chi? Non ci stiamo nemmeno scaldando!”


Miu si rivolse direttamente a Nijima “Devi fermare questa follia! Vuoi che i membri dell’Alleanza Shimpaku si facciano ammazzare per la tua ambizione?”


“Muahahah! E’ solo naturale che dei sottoposti si sacrifichino per il piano del loro Comandante”


Ranma rivolse uno sguardo moderatamente seccato al Comandante Supremo.
“Tu devi essere Nijima-gli disse, fingendo di non conoscerlo-mi avevano parlato di te, ma devo dire che sei PEGGIO di come ti avevano descritto”
“OHOHO! Non farmi troppi complimenti, o finirò con l’arrossire!”


“Tuttavia, sotto un aspetto, avevano esagerato. Altro che grande stratega…in questo agguato da due soldi non sarebbe caduto nemmeno un bambino…”


E’ davvero bravo anche nel provocare i nemici, pensò Renka


Nijima per un momento sembrò contrariato e smise di sorridere. Rimase in silenzio.
“Beh, sai…ogni stratega che si rispetti, deve anche…”


In quella, Ranma vide un armadietto aprirsi e da esso sbucare fuori, roteando a tutta velocità come una trottola, un tizio vestito alla tirolese, con lunghe trecce che spuntavano sul davanti. Il tizio stava cantando.


“…elaborare un diversivo! MUAHAHAHAH!
Pensavi di aver già finito? Povero illuso, le risorse a mia disposizione sono ancora parecchie!”


Tsk! E questo chi accidenti è?


“LALALALALA! Ecco che arriva in soccorso dei suoi compagni Sigfried, il Compositore Immortale! La Melodia dell’Amicizia suonerà di nuovo!”


Takeda si era rimesso in piedi ed aveva rialzato la guardia.

“Non avrai creduto che bastasse così poco, vero?”


“Oh, in quel caso sarei stato molto deluso” gli rispose Ranma.


Thor cercava di togliersi di dosso il corpo di Ukita, privo di sensi, appoggiandolo delicatamente a terra, per tornare a combattere.
“Scusami, Ukita…ma devo tornare a combattere e sconfiggere quel tizio…per tutti gli uomini grassi del mondo!”


Ma la più strana di tutti era Kisara. Mentre si rialzava, gli occhi iniettati di sangue, sembrava stesse…ringhiando e soffiando?


Tuttavia il problema più pressante era il nuovo tizio. Si muoveva in modo folle ed imprevedibile, ed i suoi movimenti non avevano senso. Oppure sì? Ranma per la prima volta, provò ad attaccare, e si rese conto che…


“Oooh? Tu sei specializzato nel contrattacco? Non ho mai visto un combattente creare uno stile personale che si basi solo su quello! Insolito!”


“LALALA! Sei all’altezza della tua fama, per essertene accorto così presto! Ma la vera forza della nostra combinazione è ben altra cosa, ed ora lo vedrai”.


Sigfried cominciò pertanto a ruotare intorno a Ranma a supervelocità, come un piccolo tornado, cercando alternativamente di avvicinarsi ed allontanarsi, senza uno schema preciso. << MEIKAI NO WALTZ! >>


Takeda cambiò stile, iniziando ad usare dei jab e dei diretti per tenere Ranma a distanza, e quando questi provò un blando contrattacco con un colpo col dorso della mano…


…il pugile gli sfuggì con un movimento fluido.


La stessa tecnica di Kenichi? Il Ryusui Seikuken?


Takeda iniziò a danzare intorno a Ranma tirandogli colpi rapidi e precisi, apparentemente senza un pensiero al mondo, e schivando agevolmente tutti i rari tentativi di contrattacco.


Komioka, uno dei sottoposti di Nijima, commentò, mentre riprendeva:


“Ooh, guardate! Il Generale Takeda sta usando il Ryusui Seikuken, la tecnica che ha imparato copiando il Comandante d’Assalto Shirahama! E’…incredibile, persino riprendendola con la videocamera, non si riescono bene a distinguere i movimenti!”


Nijima, dal canto suo, pensava: “Stanno tutti facendo sul serio…”


Ranma, improvvisamente, schivò d’istinto qualcosa che gli balzò addosso…cercando di graffiarlo?


La cosa atterrò dopo di lui e si voltò, feroce: era Kisara, ma combatteva a quattro zampe, come un gatto selvatico, e sembrava aver scordato la facoltà di parola.
Il ragazzo col codino deglutì, ma mantenne la calma.


Cosa succede? Quello è…come il mio Neko Ken? E quella ragazza…non sembra cosciente di cosa stia facendo? Come Miu il giorno in cui l’ho incontrata? Quello è il Ki del Dou?


La ragazza bionda, dal canto suo, era stupita quanto lui.
“Non le avevo più visto eseguire quella tecnica dal giorno del Torneo D of D sull’Isola di Fortuna!”


Anche Renka si rese conto per la prima volta del potenziale dell’Alleanza Shimpaku “Straordinario…”


“Ranma, sta attento!” gridò Kenichi.


“Feh! Per chi mi avete preso? Attacchi di questo livello…”


<< THOR’S HAMMER! >>


Il giovane Saotome si spostò in avanti giusto in tempo per evitare il colpo a mani giunte di Thor che aveva lasciato un crepaccio nel pavimento, nel punto in cui l’aveva mancato.


“Ci sono anch’io! Terrò alta la bandiera di tutti gli uomini grassi!”


“Io combatterò per vendicare Ukita!” dichiarò Takeda.


Kisara ringhiò in modo eloquente.


“Lo vedi, ora? Questa è la nostra…Melodia dell’Amicizia!” proclamò Sigfried.


Ranma scoccò ad ognuno uno sguardo con un po’ di rispetto. Ora capiva cosa intendesse Miu dicendo che ciascuno di loro aveva del talento nelle arti marziali.


Forse poteva cominciare a divertirsi.


Lo scontro ricominciò, più furibondo di prima.


In pratica, tutti e quattro stavano attaccando senza uno schema preciso, per evitare che Ranma potesse prevederne i movimenti.


E ciascuno di loro lo faceva in un modo completamente diverso.


Le cariche selvagge di Kisara, che rimbalzava da una parte all’altra della palestra come una molla, i movimenti fluidi ed i pugni dritti di Takeda, il movimento a tornado ed i contrattacchi di Sigfried e gli occasionali colpi lenti ma potentissimi di Thor, che si abbattevano addosso a Ranma quando meno se l’aspettava, concentrato ad evitare tutti gli altri.


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“Molto bene, miei sudditi! Il vostro sovrano è soddisfatto di voi! Continuate così fino alla vittoria definitiva!” declamò Nijima mettendosi una corona d’allora sul capo.


“Ma, Comandante Supremo…ne è sicuro?” chiese Komioka.


“Perché, cosa c’è che non va?”


“Beh, in pratica…ha notato i movimento di quel Ranma?”


Era proprio così: Ranma stava continuando ad evitare i colpi di tutti, muovendosi con grande leggerezza e si spostava di continuo, senza mai fermarsi.
Nel fare questo, però, si avvicinava di volta in volta a tutti gli strumenti di allenamento della palestra-panche, macchine da allenamento, ecc-che stavano venendo distrutti, uno dopo l’altro, dalla furia degli attacchi nemici rivolti a lui.


Nijima ebbe un sussulto, e sudò freddo.


Ranma trovò il tempo per scoccargli uno sguardo divertito e fargli l’occhiolino.


Che tipo…ha già cominciato a trovare un sistema per farmela pagare…tch, più tardi dovrò giocarmela bene…


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Miu continuava a combattere con Renka, alzando costantemente il ritmo, anche se nel frattempo scoccava occhiate preoccupate sia a Kenichi che a Ranma. Qualcosa però non le tornava.


E’ strano, ci sono tutti, tranne…quella persona?


Continuando ad evitare gli attacchi di tutti, Ranma finì al centro della palestra.


Dalle travi del soffitto, un’ombra si lanciò giù.


Bingo!-Pensò Nijima-proprio come previsto!


Rotolò in aria, le ginocchia al petto, e poi…


<< KOUGATACHI RYU; OUGI: GOKUI SEN UN!**** >>


Freya unì i suoi due bastoni smontabili in uno solo, e sfruttò la caduta per aumentare la velocità, scendendo a peso morto e sferrando un fendente potentissimo diretto verso la spalla di Ranma…


Che però se ne accorse all’ultimo momento e si spostò lateralmente, fulmineo.


Il colpo diretto a lui arrivò a terra, lasciando una lunga crepa sul pavimento, ma il bastone era flessibile e nel rimbalzare, non si spezzò nell’impatto.


“Woah! Bella trappola, devo dire. Mi avevate QUASI preso”.


Freya si rialzò lentamente osservandolo con attenzione. Era evidente che non lo stava sottovalutando.


Nijima lanciò quasi un’imprecazione. Anche l’ultima strategia era fallita. Ora poteva solo confidare nel numero.


“Tu sembri un po’ diversa da tutti gli altri. Posso sapere con chi ho l’onore…?”


Il capo delle Valkyrie ricambiò lo sguardo. Poi, a sorpresa, fece un breve inchino.


“Kaname Kugatachi, detta Freya, della Scuola Kugatachi di Sojutsu*****. Molto piacere”.


“Ranma Saotome, della Scuola di Arti Marziali Indiscriminate Saotome. Piacere mio”.


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Ma che cosa fanno?-si domandò Kenichi-ora rispettano pure l’etichetta dei duelli? Ma se Freya-sama ha appena eseguito un attacco a sorpresa? Ooh, non ci capisco più niente!”


“Ranma-kun-gridò Miu-lei è davvero l’ultima, non ci sono altre persone nascoste. Combatti senza timore, ma cerca di non esagerare!”


Però-soppesò poi-ora che l’alleanza Shimpaku è al completo, Ranma dovrebbe essere in svantaggio…oppure no?


“Devo intervenire” dichiarò, provando a disimpegnarsi dallo scontro con Renka.


“Ehi, il tuo avversario sono io!” protestò quest’ultima


<< TANPA! >> si sentì risuonare.


Miu venne respinta indietro da un colpo dato con entrambi i palmi e sbatté contro il muro dietro di sé.


Poi alzò lo sguardo su Renka, la sua espressione cambiò.


“Ora sono un po’ arrabbiata”


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Freya riunì rapidamente i suoi due bastoni smontabili in uno solo e cominciò a rotearlo rapidamente per saggiare se avesse subito danni.


Ranma la osservava interessato, alzando i pugni in guardia per la prima volta e saltellando sul posto. Diede delle rapide occhiate intorno a sé, notando che lui e la nuova arrivata erano da soli al centro, mentre il pugile, il lottatore di sumo, lo strano tizio vestito alla tirolese e persino Kisara-gatto si erano disposti in cerchio intorno a loro, per impedire la fuga.


In pratica, questa nuova tattica prevedeva che l’utilizzatrice di bastone fungesse da attaccante principale e gli altri compissero operazioni di disturbo ed approfittassero di ogni minima occasione per provare a colpirlo.


Questo significava che: avevano allenato varie volte quella manovra; avevano grande fiducia l’uno nell’altro e che quella Freya veniva riconosciuta per essere quella con le abilità più adatte a sfidarlo. Volevano anche evitare che potesse sfruttare la sua agilità per farli scontrare l’uno contro l’altro, come prima.


Bene, bene.


“Allora, bellezza…ti va di ballare?” le disse mentre con un gesto con la mano le faceva segno di venire avanti.


Freya, di solito compassata, non se lo fece ripetere. Si fiondò contro di lui, eseguendo una rapidissima serie di combinazioni col bastone, che ruotava come le pale di un elicottero.


<< KUGATACHI RYU; SECONDA TECNICA: O KEN! >>


“Oh, anche tu, come il pugile, hai un buon Maestro, a differenza degli altri”.


Ranma schivò agevolmente tutti i colpi muovendosi all’indietro e lateralmente, ma al tempo stesso, evitava, come se avesse gli occhi dietro la testa, di mostrare il fianco a tutti gli altri, che provavano, a turno, ad avvicinarsi.


Tsk! Questo è quello che chiamano…sesto senso?” Si domandò Takeda.


Ripensò a cosa gli aveva suggerito il suo Maestro, James Shiba, per quelle occasioni.


<< Ricorda, Ikki. Se incontrassi un avversario che schiva senza guardare, non giocare con le sue regole. Costringilo ad usare comunque i cinque sensi, e poi ingannali >>


Takeda allora, iniziò ad usare il Ryusui Seikuken non su Ranma, ma su Freya.
Guardando negli occhi la ragazza, che da qualche mese si allenava con lui (e che frequentava anche fuori dal dojo, all’insaputa di tutti, od almeno così credeva), poté sincronizzarsi col suo respiro ed il suo ritmo d’attacco ancor meglio di quanto potesse fare con Ranma.


A quel punto, non aveva più bisogno di inseguire il ragazzo col codino: sapendo in anticipo dove ella avrebbe attaccato, iniziò ad immaginare da che parte Ranma avrebbe schivato, per anticiparlo e posizionarglisi davanti.


E fu così che ad un certo punto poté di nuovo guardarlo negli occhi.


<< ILLUSIONARY LEFT! >>


Ranma non ci cascò neanche per sbaglio.


“Sei noioso” dichiarò il codino, contrattaccando con un diretto destro.


Ma Ikki aveva iniziato la seconda tecnica alla cieca partendo proprio da quel presupposto.


<< HAIR’S BREADTH CROSS COUNTER! >>


Il suo braccio destro era praticamente scivolato lungo quello di Ranma, schivandolo per un millimetro per contrattaccare il suo contrattacco nel punto dove doveva trovarsi la sua testa.


Ed invece no.


Ikki si ritrovò a subire un pugno d’incontro sinistro nel plesso solare, mentre il suo cross counter era stato bloccato saldamente con una parata alta…eseguita con il destro, che Ranma, piegato in avanti, aveva appena usato, all’apparenza, per contrattaccare.


Ma…è assurdo


“Una bell’idea…ma io padroneggiavo il Sen Sen No Sen****** quando tu andavi ancora alle elementari”


“Ikki!” gridò Freya, staccando il suo bastone in due ed incrociando le braccia per colpire Ranma da entrambi i lati.


Il ragazzo col codino fu più veloce.


Schizzò dietro a Takeda, facendo sì che l’attacco di Freya colpisse a vuoto (per un pelo non colpì il suo compagno), poi eseguì una spazzata di gamba, facendo rovinare il pugile a terra e con la stessa gamba lo finì con un calcio ad ascia.


Freya non aveva avuto il tempo di reagire.


Ranma le afferrò saldamente i bastoni, uno in ciascuna mano, eseguì una piroetta e la costrinse a spostarsi di peso, in mezza giravolta, come se stessero ballando un valzer. Così la posizionò giusta giusta davanti a Thor, in carica come un bufalo, che però riuscì, per un millimetro, a fermarsi prima di travolgerla.


“LALALA! le cose si mettono male!” Dichiarò Sigfried provando ad intervenire.


“FREIYA-SAMAAA!” sbraitò Kisara spiccando un balzo come una tigre.


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Kenichi e Miu intuivano che lo scontro stesse salendo di intensità, e volevano intromettersi prima che qualcuno si facesse veramente male.
Entrambi pensarono ad una strategia per disimpegnarsi.


Miu già da un po’ sembrava essere circondata da un’aura rossa fiammeggiante e stava decisamente sovrastando Renka, sia in velocità che in potenza.


Ma…non è possibile. E’ così avanti nel controllare il Ki del Dou? Eppure io…mi alleno costantemente combattendo scontri reali. Non dovrebbe esserci tutta questa differenza


Quanto a Kenichi, aveva trovato una soluzione, ma esitava ad usarla.


Accidenti…ormai non mi rimane che usare quella tecnica. Sensei Ma, dammi la forza.


I due ragazzi colpirono in contemporanea.


Kenichi, sorprendendo le Valkyrie, non attaccò nessuna di loro, ma rivolse il proprio palmo contro il pavimento d’acciaio


<< SOUTENSHOU! >>


Miu, invece, rivolse un potente calcio circolare alle costole di Renka


<< FURINJI DANKOU YOKUDAN GERI! >>


Il colpo della bionda spazzò via la ragazza cinese, scaraventandola a terra, ma era ancora più ferita nell’orgoglio.
Il tempo di rialzare lo sguardo e Miu era sparita alla sua vista.


L’attacco di Kenichi, invece, aveva generato un’onda d’urto che aveva sollevato l’aria tutto intorno dal basso verso l’alto.


Le otto Valkyrie, che indossavano i loro tipici costumi, si ritrovarono con le gonne sollevate in aria, alla Marylin Monroe, le candide mutande esposte alla vista.


Strillarono tutte insieme, imbarazzatissime, lasciarono cadere all’unisono le armi a terra e si gettarono in ginocchio, per coprirsi.
Kenichi approfittò di quell’apertura e schizzò via.


●●●

Ma lo scontro giù in basso si concluse prima.


Il calcio volante di Kisara venne agevolmente schivato da Ranma che si abbassò con la testa, ma sollevò istantaneamente un braccio, afferrandole lo stivale, mentre era sospesa a mezz’aria.


Da lì fece perno coi piedi ed effettuò una mezza giravolta all’indietro, facendole cambiare direzione ed usando la ragazza come arma improvvisata.


Sigfried avrebbe potuto evitarla.
SE avesse saputo da dove sarebbe arrivato l’attacco.
O contrattaccare.
SE l’attacco fosse arrivato da Ranma.


Invece la schiena di Kisara lo colpì in pieno viso mentre le correva incontro, stendendolo a terra sul posto.


Ranma rallentò un po’ la giravolta, poi lasciò andare la presa e la Valkyria proseguì il suo volo venendo scaraventata contro una delle poche panche ancora integre, sfasciandola.


“Kisara!” si trovò ad esclamare Kaname.


“Freya, spostati di qui!” la implorò Thor, scavalcandola e caricando il suo colpo di palmo più potente.


“Thor, NO!”


Ranma schivò all’ultimo secondo anche quel colpo, si voltò di scatto, dando le spalle al nemico, alzò le braccia, gli afferrò il polso del braccio ancora esteso per l’attacco ed in un unico fluido movimento ne fece proseguire lo slancio eseguendo una perfetta proiezione di judo, facendo volare Thor sopra la propria testa e facendolo schiantare al suolo di schiena.


Poi la polvere si posò ed il ragazzo col codino si voltò a guardare la ragazza col bastone.


Con un piede raccolse da terra e si fece saltare in mano un tubo di ferro che doveva essere appartenuto ad una delle attrezzature distrutte e lo fece roteare come un giocoliere.


“Vuoi continuare con le tue regole?”


Freya osservò i bastoni scomponibili che teneva in mano.
Poi scosse la testa e sospirò.


“No, è inutile. Non ce la potrei mai fare”


La ragazza si inchinò su un ginocchio, con dignità.


“E’ la nostra completa sconfitta, Ranma Saotome della Scuola di Arti Marziali Indiscriminate. Oggi l’Alleanza Shimpaku ha perso, ed hai vinto tu”.


“Pff!-sbuffò il ragazzo col codino lanciando via il tubo di ferro-peccato, stavo cominciando a divertirmi”


In quella, due figure si materializzarono sul pavimento, a supervelocità.


Cosa? Da quando Miu e Kenichi sono così veloci?


“Ragazzi! State tutti bene?”


“Ranma! Non li hai colpiti troppo forte, vero?”


“Tranquilli. Non ho seguito il detto che recita che un leone combatte al massimo della forza anche quando caccia un coniglio.
Piuttosto…-aggiunse volgendo lo sguardo verso il balcone-…la mia preda è un’altra”


Le persone sul balcone non se ne accorsero. Komioka, che stava riprendendo, vide la figura di Ranma sparire improvvisamente dal video.
Altri notarono una scia rossa rimbalzare in vari punti, salendo sulla parete.


Se lo ritrovarono in mezzo a loro dal nulla, come in un film dell’orrore.


Nijima, coi suoi sensi marziani, lo percepì prima di tutti, alle proprie spalle, la faccia gli si deformò per il puro terrore, ma dalla bocca non gli usciva neanche un suono.


Tutti gli altri membri semplici dello Shimpaku si trovarono a sudare freddo, ma poi ebbero un sussulto, quando le telecamere, tutte insieme, esplosero in mille pezzi.


Si udì distintamente il suono di nocche che venivano scrocchiate.


“Bene, mister comandante generale, forse è il momento di fare due chiacchiere, non ti pare?”


◊◊◊◊◊

Nijima stava in ginocchio in mezzo a loro, al centro della palestra, le braccia legate dietro la schiena con la sua stessa cintura, perciò i calzoni gli erano cascati ed era rimasto in mutande.
Aveva un paio di grossi bernoccoli, un occhio nero, gli erano saltati dei denti e l’interno della bocca gli si era gonfiato.


“Shono innoshente…per una volta…” gemette.


“Accidenti, quanto siete avventati!” commentò Kenichi, un po’ sollevato, ma comunque con tono di rimprovero.


“Come vi è venuto in mente di fare una cosa del genere?” chiese Miu, preoccupata.


“Non…non dovete prendervela con Nijima. Per una volta, non è per davvero colpa sua. Siamo stati noi” dichiarò con onestà Freya, che era l’unica in grado di reggersi in piedi autonomamente.


Thor si era rimesso a sedere e non stava troppo male.
Ukita era sveglio, niente di rotto, ma doveva restare sdraiato, accudito da alcune delle Valkyrie.
Miu aveva notato sguardi preoccupati sia di Kisara che di Kaname e non seppe cosa pensare.
Takeda si teneva lo stomaco con le mani, ma restava in piedi per puro orgoglio, mentre sia Kisara che Renka si appoggiavano a dei rottami come improvvisate stampelle.
Sigfried, invece, sembrava illeso.


“In che senso? Spiegatevi meglio”


“Beh, Dolcezza, ormai è da un po’ che conosciamo Kenichi-spiegò Takeda-durante le vacanze avevamo notato che fosse un po’ elusivo, ed avevamo dedotto che ci fossero novità al Ryozampaku”


“Però non sapevamo ancora quali fossero-precisò Freya, che aveva alzato un sopracciglio a quel “dolcezza” rivolto da Ikki a Miu-fino a quando Nijima non è tornato alla base un giorno, raccontandoci di aver offerto degli hamburger ad Apachai-qui Kenichi si coprì gli occhi con una mano- e che questi gli aveva raccontato che c’era un nuovo studente al Ryozampaku”


“E non uno qualunque-aggiunse Thor-ma uno talmente forte da poter aiutare ad addestrare Miu e fare a polpette Kenichi in un duello ufficiale”


Quest’ultimo crollò in ginocchio, depresso.


“Non…mi ha…fatto a…polpette…ho solo…perso…ma…di poco…” piagnucolò.


“Cerca di capirci-riprese Takeda-siamo tutti praticanti di arti marziali e cerchiamo costantemente di migliorarci. E’ ovvio che all’improvvisa comparsa di uno così forte fossimo tutti eccitati”


“Volevamo misurarci con lui per verificare il nostro livello attuale-spiegò Freya-non avevamo intenzione di fare del male a nessuno”


“Ed eravate tutti d’accordo?” domandò Miu, sbigottita.


Non era il primo colpo di testa che facevano, come quando si erano presentati al Torneo D of D, ma sembrava che la mentalità del Ryozampaku stesse contagiando anche loro, sebbene a distanza.


“Sì, è così. A dire il vero, è anche parecchio colpa mia-aggiunse Renka, facendo un paio di passi avanti-quello che ho detto era vero. Ho parlato con Zio Hakubi ed ho saputo di Ranma, così quando Nijima mi ha chiesto informazioni, ho confermato i suoi sospetti.


Ed ho anche dato il mio parere, che sarebbe stata un’ottima idea fare un piccolo scontro reale per verificare il nostro livello, visto che è da un po’ che lo Yomi ci sta dando tregua. Anche per non farci trovare impreparati quando torneranno ad assalirci di nuovo”.


Kenichi si rimise in piedi e sbuffò.
Tipica Renka. Come quando gli aveva proposto di sfidarsi a duello con Ikki per la stessa ragione. La mentalità perversa di chi vive nel mondo delle arti marziali da tutta la vita.


La ragazza gli rivolse uno sguardo implorante, come se ne chiedesse la comprensione ed il perdono, ma Shirahama la ignorò.
Neanche il calcio di Miu le aveva fatto così male.


 “Siete stati sconsiderati. Ranma-kun è un nostro ospite ed un nostro amico, e voi lo avete aggredito prima ancora di conoscerlo, solo per la vostra ambizione.
Dovete ringraziare che abbia deciso di non farvi troppo male”.


A quell’affermazione, tutti quanti abbassarono lo sguardo, vergognandosi.
Era più unico che raro sentire Kenichi parlare così severamente.


Inoltre, erano umiliati dal fatto di essere stati sconfitti così facilmente, quindi quello che avevano fatto era anche servito a poco.


Shirahama si voltò verso Ranma e gli rivolse un profondo inchino.


“Ranma-san, ti prego di perdonare lo sciocco comportamento dei miei amici. Non sono cattivi, sono solo impulsivi ed avventati.
Avevo davvero sperato che il vostro primo incontro avvenisse in circostanze migliori. Ma forse non era possibile, visto che a capo di tutti c’è quell’alieno laggiù”.


“Ma, io…shono innoshente…” balbettò ancora Nijima.


“Grazie, Kenichi, ma non è necessario-rispose Ranma, che fino a quel momento era rimasto in silenzio-quanto a te, marziano-aggiunse rivolgendosi al prigioniero-posso credere che tu abbia assecondato il desiderio delle tue truppe, ma allora perché stavi filmando lo scontro? Questo non lo sapevano neanche loro, immagino.
Avevi intenzione di studiare i video? Di rivenderli a buon prezzo? Od entrambe le cose?”


Tutti quanti ebbero un sussulto.


“Come? Nijima ci stava riprendendo con delle videocamere? A pensarci bene, sarebbe proprio da lui…” scattò su Thor.


“Sholo per…rivedershi…e migliorare i propri…difetti…” provò a giustificarsi.


“Già, e magari rivendere a caro prezzo i filmati su internet come fosse un film d’azione, eh, Alieno?-saltò su Ukita, che si era rimesso faticosamente a sedere-non sarebbe la prima volta che cerchi di lucrare sulle nostre fatiche. Ma io ti…”


Miu si strinse con pollice ed indice la sommità del naso e scosse la testa.


Siamo alle solite


E si erano anche organizzati bene-rifletté Kenichi-le Valkyrie per bloccare me, sapendo che non colpisco le donne e che ho paura delle armi, e Renka per tenere in stallo Miu. Volevano evitare qualunque possibile interferenza”.


“Comunque-riprese poi Ranma, rivolgendo, alternativamente, lo sguardo a tutti i membri dell’Alleanza Shimpaku-ora che tutto è chiarito, voglio dirvi che non vi serbo rancore per questa piccola sorpresa.


In fondo né io né Miu e Kenichi ci siamo fatti male-nel mio caso, non è che poteste farmene, in effetti-e a dire il vero, neanche a me dispiace una bella rissa, ogni tanto. Non sono del tutto in disaccordo col vostro assunto di base: per migliorarsi, bisogna sfidare avversari forti. Ma avete fatto il passo più lungo della gamba”.


A Kenichi vennero i lacrimoni.
Per un istante avevo sperato che Ranma mostrasse buonsenso, invece era ovvio che fosse d’accordo con questa follia


“Però, visto che ormai vi siete presi il disturbo-continuò il ragazzo col codino-e che mi avete fatto divertire abbastanza, vi ringrazierò dandovi dei consigli.
Ciascuno di voi ha del potenziale, ma se non lo sfruttate nel modo giusto e continuate ad agire impulsivamente, vi farete solamente ammazzare. E’ la stessa cosa che ho detto anche a Kenichi”


“Tu-disse rivolgendosi per primo a Takeda-ti stai addestrando bene, ed hai delle buone tecniche, ma fai troppo affidamento su di esse, e sull’effetto sorpresa delle mosse più appariscenti. Bada alla concretezza e non farti colpire.


Visto che hai copiato il Ryusui Seikuken di Kenichi, la strada è quella giusta, ma non usi la tecnica con la sua stessa efficacia. In generale, credo tu stia al massimo al 70% del livello di Kenichi, e non c’è nessuno in quest’Alleanza che ti stia sopra, al massimo ti stanno alla pari: ricorda, il tuo peggior difetto è quella personalità che ama troppo mettersi in mostra”


Ikki parve molto colpito da queste parole, e di sicuro non in positivo.


Tch! Sono solo al 70% di Kenichi? Dopo tutto questo tempo?


“Tu, invece-proseguì Ranma parlando con Thor-sfrutti bene le mosse di Sumo e non ti esponi troppo, ma devi variare in qualche modo le tue tecniche, altrimenti il tuo schema d’attacco diventa prevedibile. Visto che non puoi essere molto veloce, dovresti sfruttare il posizionamento e le combinazioni per rendere i tuoi attacchi imparabili”


“Tu sei forse la migliore del gruppo, per equilibrio tra capacità fisiche, mentali e strategiche-disse rivolgendosi a Freya-ma spesso sembra che il tuo cuore non sia davvero lì, come non fossi convinta di quello che fai. Dovresti risolvere i tuoi dubbi personali per concentrarti sul combattimento, quali essi siano.


Inoltre-nel frattempo alla ragazza era sfuggito uno sguardo in direzione di Takeda ed Ukita-visto che usi il bastone, che è l’arma più versatile, sfruttane al massimo le potenzialità. Con un bastone non c’è differenza tra attacco e difesa, sono una cosa sola. Non ti porre da sola dei limiti.
Prima eri preoccupata di non colpire accidentalmente i tuoi compagni e non davi il 100%. Scegli se preferisci guidare un gruppo od imparare a duellare da sola e poi addestrati di conseguenza”


“Tu invece-scoccando uno sguardo perplesso a Sigfried-sei un po’ strano, ed anche il tuo stile di combattimento lo è. Ma hai creato da solo un’arte marziale nuova e molto efficace. Hai talento, ma ti sei invischiato da solo nella tua stessa creazione. Sei ossessionato dal contrattaccare, al punto che ti esponi di continuo e non inizi mai l’attacco. Con un avversario più forte, potresti venire sconfitto lo stesso.


Inoltre, ricorda che se so cosa stai facendo, posso evitare i tuoi contrattacchi perché immagino già da dove possano arrivare, oppure posso fare delle finte. Poi questo stile rende gli scontri molto lunghi, in alcune situazioni sarebbe uno svantaggio.


A volte la dea della vittoria non dà il suo bacio a chi non ha l’audacia di attaccare per primo”. Sieg sembrò essere ispirato per una canzone.


“Mentre per quanto riguarda te-si voltò verso Kisara, fingendo di non conoscerla-le tue tecniche base sono buone, ma prevedibili. Devi variare i tuoi schemi d’attacco.


Quando lo fai, però, sia copiando le mosse di Miu che trasformandoti in una gatta selvatica, non hai veramente il controllo di quello che fai.
Stare a mezz’aria ti espone a contrattacchi, mentre perdere il controllo…beh non ti aiuta ad essere lucida. Avresti bisogno di un Maestro per sviluppare il tuo stile personale di combattimento in modo coerente. Così non sei né carne né pesce, ed il tuo potenziale rimane inespresso”.


Kisara gli scoccò un’occhiata di fuoco, come se avesse un sacco di voglia di dirgli qualcosa, ma per il momento si trattenne.


“Ehi, ed io?” protestò Ukita, nel vedere che Ranma si era zittito e si stava voltando, come avendolo dimenticato.


“Oh, giusto, ci sei anche tu-rispose il ragazzo col codino con nonchalanche-in effetti mi stavo chiedendo cosa ci facessi in mezzo a tutti gli altri. Il tuo livello è nettamente più scarso del loro”.


Ukita forse se lo aspettava, ma ci rimase malissimo lo stesso.


Tutti i suoi compagni, però, scoccarono sguardi risentiti, al sentire quelle dure parole.


“Non mi fraintendere, hai fegato. Si capisce che cerchi di non ostacolare gli altri, sfruttare le giuste occasioni ed al limite sacrificarti per loro, pur di essere utile, ma…come ho detto a Kenichi, l’attitudine al martirio non mi è molto congeniale.


Pensi che subendo dei colpi, riuscirai comunque ad aiutarli? Che questo ti renderà degno di stare in mezzo a loro?
I tuoi amici ti vedranno subire sempre delle gravi ferite pur di accompagnarli in battaglia. Non credo che sia quello che vogliano neanche loro, sai. Ho forse ragione?”


Ukita rimase scioccato.
Era vero. Era quello che aveva sempre fatto, ma non si era mai posto il problema di come si sentissero gli altri, a vederlo ferito.


“E forse…c’è del potenziale in te. Hai eseguito una o due mosse…non riesco ad inquadrarle nel tuo livello generale-solo Miu e Kenichi annuirono, poiché sapevano come Kushinada lo avesse in qualche occasione manipolato come una marionetta, facendogli eseguire tecniche più avanzate-ma per continuare a combattere con loro, dovresti allenarti di più.


Tu fai Judo, no? Al Ryozampaku c’è un Maestro di JuJitsu…potresti provare a venire ad allenarti lì”.


Tutti i presenti nell’edificio rimasero scioccati.


Parlare di allenarsi al Ryozampaku come se fosse una gitarella domenicale, e non il posto infernale dal quale Kenichi li aveva sempre messi in guardia e tenuti accuratamente lontani.


Ukita stava considerando tutto nel suo cervello, come se la sua vita fosse ad una svolta.


Allenarmi al Ryozampaku? Io?
Perché…perché non avevo mai davvero…considerato la possibilità?
Forse…avevo paura? Avevo paura di non esserne all’altezza?
Ma…ho paura anche di non poter stare con i miei amici.
Ho paura anche di morire al prossimo attacco dello Yomi…
Quindi…cos’è che mi fa davvero più paura? O cos’è che DOVREBBE farmene di più?


Dopo un po’ che era calato il silenzio, Ranma si voltò e riprese a camminare lentamente verso l’uscita.


Una voce lo richiamò.


Ehi, tu! Arrogante stronzo! Adesso te le dico io un paio di cosette!”


Era Kisara, livida di rabbia per un mucchio di ragioni diverse.


Ranma si fermò e voltò la testa, con espressione neutra.


“Beh, io non sarò certo un fenomeno a farmi amiche le persone, ma nemmeno tu sei pronta per la carriera diplomatica, mi pare”.


“Lascia stare queste cazzate! E’ vero, ti abbiamo sfidato ed abbiamo perso! Ma questo non ti dà il diritto…non ti dà il diritto di parlarci così”


Tutti quanti stavano guardando in basso, pensierosi.


“Nessuno me lo dà, infatti. Ce l’ho, e basta. Siamo in un paese libero, da quanto ne so.
E quello che ho detto corrisponde a verità, lo sai anche tu. Le arti marziali sono un percorso di miglioramento personale.
Chi non riconosce i propri difetti, non potrà mai diventare più forte. Se avessi un Maestro, te lo avrebbe già spiegato”.


La ragazza era rossa in volto e tremante dal nervoso, a maggior ragione perché sapeva che era tutto vero.


“Bah! Ti dai tante arie! Ma tu non sei poi così in gamba! Proprio oggi pomeriggio ho visto una ragazza coi capelli rossi...anzi, UNA DONNA…che è molto più forte di te!”


Tutti gli altri le rivolsero sguardi interrogativi.


A Ranma, invece, quell’affermazione strappò un mezzo sorriso.


Oh, ma tu guarda…


“Ah, sì? E chi sarebbe questo fenomeno? Forse la conosco! Fammi indovinare: oltre che forte, è per caso anche molto carina?” la canzonò.


“Ma…non è che…?”


Kenichi ebbe un mezzo sussulto e fece per dire qualcosa, ma poi si ricordò che Miu non conosceva la verità su Ranma.


Kisara arrossì, se possibile, ANCORA DI PIU’.


“Beh…sì, in effetti…non che mi interessi, ma…credo che qualcuno la potrebbe anche definire bella…ma questo NON HA NESSUNA IMPORTANZA!
Quello che intendo dire è che quella ragazza è IDENTICA A TE! Ha lo stesso aspetto, veste lo stesso genere di abiti, porta persino lo stesso codino alla cinese!


Dice…dice di chiamarsi Ranko. Persino il nome è simile al tuo.


Tu…sai di chi si tratta, non è vero?
Forse siete anche imparentati…magari è tua sorella o tua cugina…Avanti, sputa il rospo!”


Ranma si stava, per una volta, godendo la scena. Era bello, per una volta, che il suo segreto, anziché seccature, gli portasse un piccolo vantaggio.
Scoccò una rapida occhiata a Kenichi per intimargli di fare silenzio, e poi proseguì


“Ah, sì? E perché dovrei risponderti, di grazia? Forse come penitenza per avere perso la battaglia? Oppure come ringraziamento per le squisite gentilezze che mi stai rivolgendo?
Ah, no, giusto…”


Kisara sussultò, mordendosi il labbro. La sua solita boccaccia.


“Ed anche se decidessi di dirtelo, per quale motivo ti interessa? Hai per caso intenzione di sfidarla?


Ti assicuro che quella ragazza NON E’ più forte di me, ma se tu ci combattessi contro uno contro uno, ti triterebbe viva con una mano, mentre mangia dei dango******* con l’altra”.


“Ranma-kun, non c’è bisogno di essere così diretti…” pensò Kenichi, con una gocciolona sulla tempia


Miu invece era perplessa, turbata, persino.


Ma cosa succede? Di chi parlano? Una ragazza col codino? Simile a Ranma? Molto forte? Mi ricorda qualcosa…è come se…se fosse la ragazza della mia visione? Allora esiste davvero?


Iniziò a tenersi la testa tra le mani. Le stava venendo mal di testa.


Kisara, umiliata, abbassò lo sguardo.


“No, beh, è che…in realtà io…


…vorrei incontrarla per chiederle di DIVENTARE LA MIA MAESTRA!”


Tutti quanti si girarono a guardare Kisara. Era raro che ammettesse una qualche debolezza, il che rivelava quanto fosse disperata.


Proseguì, quasi con le lacrime agli occhi, sciogliendo tutta la tensione nervosa


“CIO’ CHE HAI DETTO PRIMA E’ VERO! NON HO UN MAESTRO! E SO CHE SENZA FARO’ FATICA A PROGREDIRE PIU’ DI COSI’, PERO’ IO…PERO’ IO…


Io voglio davvero diventare più forte! Voglio davvero migliorarmi!
E soprattutto, voglio dimostrare che le donne possono combattere alla pari con gli uomini! Per questo per me è così importante che la mia Maestra sia una donna e con uno stile simile al mio!”


Ranma era esterrefatto.


Kenichi aveva la testa attraversata da mille pensieri.


Tutti osservavano Kisara, impietositi, malgrado le loro preoccupazioni. Le sue urla risuonavano nel grande capannone. Ormai le lacrime le sgorgavano calde sulle guance.


“TI PREGO; RANMA SAOTOME! HAI RAGIONE; NON HO DIRITTO DI CHIEDERTELO! MA…HO DAVVERO BISOGNO DI INCONTRARE QUELLA RAGAZZA. DEVO ALMENO CHIEDERGLIELO; DEVO PROVARCI. DIMMI DOVE POSSO TROVARLA”


Ranma rimase in silenzio, per un periodo imprecisato. Ad un certo punto, chiuse gli occhi e prese un profondo respiro.


“Mi dispiace-esordì-ma non posso aiutarti.
E’ vero, CONOSCO quella ragazza, molto bene. Ma so per certo che non ha intenzione di prendere allievi.
Credo che…non si sentirebbe all’altezza del compito, in ogni caso. Nella vita, ha già sprecato la sua occasione”


Il suo sguardo si fece lontano e vagamente triste.


Kenichi sussultò.


“Inoltre-riprese il ragazzo col codino-non credere che lei sarebbe una buona Maestra, anche se cambiasse idea.
E’…sfacciata e…sboccata e…sfuggente ed…inaffidabile.


Non credo abbia mai preso un impegno e che lo abbia portato a termine in tutta la sua vita.


Sarà per questo che anche la sua vita privata fa schifo…


Comunque, tutto questo non ha senso. Io stesso non ho idea di dove si trovi ora, potrebbe essere dovunque.
Potrebbe anche darsi che tu non la riveda mai più. Fossi in te, lascerei perdere, e mi cercherei qualcun altro”


Ed inforcò l’uscita.


Kisara era crollata in ginocchio, non cercava più nemmeno di trattenere le lacrime di frustrazione, anche se era davanti ai suoi amici, di fronte ai quali faceva sempre la dura.


“Maledizione…”


Kenichi e Miu guardarono i loro amici, con sguardo triste, poi fecero un cenno di saluto e si accodarono a Ranma verso l’uscita.


Ciascuno di loro aveva i propri pensieri deprimenti.


Takeda
“Dunque…tutto ciò che ho fatto, non basta ancora”


Renka
“Cosa ho mai fatto…ora Kenichi mi detesta…e poi…non pensavo…che avrei perso così nettamente contro Miu…che umiliazione…”


Ukita
“Io…potrei andare al Ryozampaku? Davvero? Uno come me?”


Freiya
“Devo…devo fare ordine nel mio cuore. E’ necessario anche per la mia crescita nelle arti marziali”


Kisara
“Non mi importa cosa dice…devo ritrovare quella ragazza…devo almeno fare un tentativo…”


D’improvviso, lo stesso pensiero attraversò le menti di tutti


“DEVO DIVENTARE PIU’ FORTE!”


I portoni dell’edificio si richiusero con un rumore sordo.


Poi, il silenzio.


◊◊◊◊◊



 Legenda

 ​

*Ailurofobia: il termine scientifico per la fobia per i gatti (sì, esiste davvero); dal greco ailùros=gatto


**Kohai: in giapponese è il “Compagno Più Giovane”, ad esempio un compagno di scuola o praticante sportivo più giovane di età, o che abbia praticato per meno tempo. Molto usato nel mondo gerarchico delle arti marziali. Contrapposto a Senpai, che vuol dire “Compagno Più Grande”. Qui Honoka si riferisce al fatto che Kenichi sia più piccolo di Ranma, anche se quest’ultimo si è appena unito al Ryozampaku e quindi, tecnicamente, il rapporto sarebbe invertito


***Shikodachi: posizione di gambe tipica del Sumo, ma usata anche in altre arti marziali. Si allargano le gambe, piegando le ginocchia e puntando i piedi ad angoli di 45°. Si usa di solito prima di una carica o per ricevere un nemico che stia caricando a sua volta


**** KOUGATACHI RYU; OUGI: GOKUI SEN UN=Stile Kugatachi, Tecnica Definitiva; Mossa Finale: Nuvola Brillante


*****SoJutsu: il “So” è il Bastone, quindi Tecnica di Combattimento col Bastone


******Sen Sen No Sen: nelle arti marziali giapponesi esistono alcuni concetti riguardo l’attacco, il contrattacco e l’anticipo.
“Sen” indica l’iniziativa, o l’attaccare per primi.
Go No Sen è parare e contrattaccare.
Tai No Sen è attaccare in contemporanea.
Sen No Sen è anticipare l’attacco nemico.
Infine, Sen Sen No Sen è una condizione suprema nella quale si anticipa l’avversario prima ancora che questi manifesti l’intenzione di attaccare


*******Dango: tipici dolcetti giapponesi fatti di farina di riso glutinata. Spesso se ne mangiano tre o quattro infilati su uno spiedo, come spuntino. Li mangia spesso Anko Mitarashi di Naruto



Nota dell'Autore:

Questo capitolo ed il precedente sono stati tra quelli che più mi è piaciuto scrivere, ma sono stati impegnativi.
So che Ranma può apparire freddo, ma non è quella l'intenzione, ha lo stesso livello di considerazione per i sentimenti altrui che aveva con Akane, cioé basso in superficie ed alto in profondità. Tutto quello che dice può essere sgarbato, ma ha buone intenzioni.
Kisara che diventa ossessionata da "Ranko" è uno dei punti focali della storia, come scoprirete tra un paio di capitoli.
Tutte queste scene di combattimento sono molto divertenti da scrivere, vi prometto che ce ne saranno tante altre.
Il ritmo continua ad essere lento, ma a breve ci sarà un'accelerazione.
A presto!
 
   
 
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