Prompt: “Fade into you / Strange you never knew / Fade into you / I think it’s strange you never knew”
Mazzy Star, “Fade into you”
La prima volta
sei sparito
nella notte, trascinato via con addosso il marchio del più
sordido dei
criminali, un fratricida della famiglia che ti eri scelto, la
dannazione del
tuo sangue più forte della lealtà. Per la prima
volta ho rimpianto l’oscurità
ormai nota delle tenebre e, mentre l’alba di quello che
sarebbe passato alla
storia come un nuovo mondo si stiracchiava pigra nel primo mattino di
novembre,
io ho sperato ardentemente di poter infilare i miei artigli da mostro
nel mio
cuore ormai avvolto dal velo della disperazione.
Nella guerra
avevo tutto. Nella
pace solo la mia maledizione. In essa mi sono rifugiato, avvolgendomi
nella
solitudine del diverso, negandomi persino il privilegio dei ricordi.
Perché in
tutti i miei momenti felici c’eri tu, in ogni risata sentivo
l’eco della tua,
nei sogni potevo ritrovare il tuo respiro leggero.
Sei sempre stato
elegante,
Sirius, anche quando dormivi con i capelli (sempre troppo lunghi per la
McGranitt) sparsi sul cuscino. Ti guardavo e speravo di potermi
dissolvere in
te, nei tuoi occhi grigi e nella piega sarcastica delle tue labbra. Ma
tu eri
sempre troppo preso dal presente, perennemente inquieto, incapace di
restare
fermo ad aspettarmi.
Ogni giorno in
questi anni
mi sono chiesto come ho fatto a non accorgermene. Come ho fatto ad
amarti senza
vedere che, tra di noi, il mostro eri sempre stato tu? E’
strano, non credi?
Sei tornato,
improvviso come
un temporale estivo. Azkaban è stato crudele con il tuo
fisico e dolcemente
perverso con la tua mente e, ora che non hai più nulla del
ragazzo dagli occhi
brillanti che correva selvaggio nella notte, i tuoi pensieri sono
affilati come
zanne.
Sei di nuovo di
fronte a me,
il volto pallido e scavato ma con il fuoco gelido del furore dei Black
nello
sguardo, e io mi chiedo come tu faccia ancora a non capire, a non
renderti
conto che senza di te la mia vita è ombra densa di peccati. La mia risposta è
una sola: sono io il mostro.
Le mie orecchie
sono piene
di silenzio. Non sento nulla, perché non ho più
nulla per cui vale la pena farlo.
So che non sentirò più la tua voce calda, la tua
cadenza elegante, le tue
risposte taglienti. Non potrò più vederti
aggirarti per Grimmauld Place, re e
straccione allo stesso tempo, insofferente per quella prigione che ti
sta stretta,
ora che hai trovato la speranza.
Un secondo prima
l’aria era
satura di te. Quello dopo il velo ti ha accolto nel suo abbraccio
mortale, inghiottendoti
nel vuoto denso delle sue maglie invisibili. Nel mezzo, appena un
battito di
ciglia.
Non avevi paura,
qualcosa di
sconosciuto per te, eri solo sorpreso. Sorpreso forse della tua
ingenuità, o
forse solo di trovarti di nuovo mortale, incapace di credere che fosse
quella
la tua fine.
Mi hai guardato
con quello
sguardo in cui ho sempre sperato specchiarmi, e mentre il mio cuore
spariva
insieme al tuo, ho finalmente capito.
Tu
l’hai sempre saputo.