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Autore: elenabastet    25/01/2024    2 recensioni
Cosa sarebbe successo se dopo i fatti dell'episodio 28, bacio, strappo e dichiarazione, Oscar e André non si fossero allontanati e avessero dovuto rimanere insieme? Sognare, in fondo, non costa niente e un amore come il loro avrebbe sempre trovato la sua via.
Genere: Angst, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Generale Jarjayes, Marron Glacé, Oscar François de Jarjayes
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: PWP, Tematiche delicate
Capitoli:
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IN DEBITO

 

Rating: what if, amore, malinconia, passione, OOC

Fandom: Lady Oscar.

Note: La confessione di André ha sconvolto Oscar, già provata dalla sua perdita dell’occhio. E forse inizia a vederlo in modo diverso, in una possibilità alternativa di vita. Un what if sulla vacanza in Normandia vista in maniera diversa.

 

Capitolo 1

L’indomani mattina, Oscar e André partirono di buon ora a cavallo alla volta della Normandia: si sarebbero fermati a Bernay per dormire, prima di raggiungere la villa nei dintorni di Bayeu, sul mare.

Era una bella giornata di inizio primavera, anche se faceva ancora un po’ freddo: Oscar e André erano silenziosi, non era la prima volta che capitava, bisognava badare alla strada, ma a tratti era un po’ pesante data la situazione.

Oscar avrebbe voluto dimenticare tutto quello che era successo: il sole brillava, l’aria era stimolante, e pian piano intorno a loro stavano iniziando a sbocciare i fiori nei prati e sugli alberi, i prugni selvatici e anche qualche ciliegio, uno spettacolo meraviglioso.

Per un attimo, Oscar pensò a quel giorno di primavera di tanti anni prima, quando aveva deciso di vestire l’uniforme da guardia di palazzo: anche allora, i fiori di ciliegio brillavano in quella primavera, lei aveva fatto quella scelta non per l’onore della sua famiglia, non per far piacere a suo padre, ma perché aveva capito che era l’unico modo per essere libera, per non dover stare alle regole in cui erano imprigionate le donne. E poi c’era André… lei allora non voleva perderlo, voleva rimanere con lui, la persona che conosceva meglio di tutte. Se non avesse scelto la carriera militare li avrebbero separati e da ragazzina non poteva sopportare di perderlo.

Ma era stata la scelta giusta, a distanza di anni? Per il suo senso del dovere e per il suo non voler essere vittima delle fragilità delle donne senz’altro sì. Ma Fersen le aveva detto che se lei non avesse indossato quell’uniforme lui avrebbe capito che donna era, peccato che lei fosse così e non poteva cambiare. André… lui aveva sofferto per un amore non corrisposto e solo ora lei capiva quanto. Ma in fondo, lei quella scelta l’aveva fatta anche per lui, soprattutto per lui, per restare insieme.

Per fortuna, le strade erano tranquille, man mano che ci si allontanava da Parigi sparivano o diventavano meno evidenti i problemi e i disordini presenti nella città. La situazione era tranquilla, certo, bisognava tenere gli occhi aperti per ladri e briganti, ma se si percorrevano le strade maestre non c’erano particolari problemi.

La mattinata passò tranquilla, Cesar ed Alexander erano meravigliosi destrieri e li portarono in un ridente villaggio, Bizy, dominato da un antico castello, dove era in corso il mercato.

Oscar e André scesero da cavallo e iniziarono a girare tenendo i loro compagni equini per le briglie: il mercato era piccolo ma ben fornito e un buon profumo di pane li guidò ad un banco dove da una parte troneggiavano delle pagnotte e dall’altra delle forme di formaggio molto appetitose.

Erano diverse ore che erano in viaggio e la buona colazione che avevano fatto a casa era ormai digerita: un po’ di acquolina in bocca venne ad entrambi, come era capitato tante volte negli anni, quando erano impegnati nelle loro varie avventure. Questa poteva essere un’altra avventura insieme, forse l’ultima o forse no. Oscar voleva lasciare André libero di provare ad essere felice, per quanto fosse possibile.

“Bei giovanotti, posso sfamarvi?”

Da dietro il banco era comparsa la venditrice, una donna forse di una manciata d’anni più vecchia di Oscar e André, ma ancora piacente. Sui suoi capelli color oro rosso aveva una cuffietta messa in maniera sbarazzina, il vestito, sul blu con sotto una camicetta bianca, fasciava un corpo con una leggera pinguedine sui fianchi che non guastava certo, anzi rendeva tutto più attraente, e la scollatura metteva in mostra dei seni non certo da anziana, prosperosi e quasi insolenti nella loro dimensione.

“Certo, se potreste darci per favore un po’ del vostro pane e del vostro formaggio ve ne saremmo molto grati”, disse Oscar, con tono gentile.

“Tutto, per dei baldi giovani come voi!”, rispose la donna, “anzi, vi metterò il formaggio nel pane, vedrete che squisitezza… del resto, andate salvaguardati!”

E con queste parole, la venditrice lanciò uno sguardo molto audace ad André, come a soppesarlo, scorrendo sopra tutto il suo corpo con gli occhi, sul volto, ma anche sulle spalle, sul petto, sul ventre, sull’inguine, sulle gambe. Il suo sguardo era decisamente sfrontato, non aggressivo, ma di un’audacia incredibile, e mentre faceva quest’esame si leccava quasi le labbra, apprezzando molto cosa stava guardando.

André si rese conto di questo esame visivo molto sfacciato ma non ci fece caso, non era la prima volta che una donna lo osservava in quel modo, e cercò di mantenere un contegno. Anni prima, avrebbe dato soddisfazione a una donna come quella, per dimenticare per un attimo il suo tormento, dandole cosa voleva. Ma ora aveva deciso che non era più il caso.

Oscar era esterrefatta. Sapeva di che pasta erano fatte certe donne, ben prima dei deliri di Jeanne de La Motte su orge, amori saffici e altre amenità. Tra l’altro, la venditrice troppo sfacciata non era in fondo perversa e offensiva, si limitava ad apprezzare un po’ troppo con gli occhi André e, quando lui tirò fuori dal borsello i soldi per pagare il cibo, lei incontrò volutamente la sua mano e indugiò a lungo, mentre lui sembrava indifferente.

“Fa sempre piacere vedere dei giovani che amano la buona tavola, partendo dalle cose semplici!” disse la donna, guardando insistentemente verso le cosce e l’inguine di André e poi rialzando lo sguardo. Effettivamente, ultimamente la moda maschile imponeva dei pantaloni leggermente troppo attillati e ci poteva essere qualcuno o qualcuna che dimostrava troppo apprezzamento per quello.

Poi, lanciò uno sguardo ad Oscar, di cui aveva intuito il sesso e le strizzò un occhio, come a considerarla fortunata ad essere in compagnia di qualcuno di così appetibile. L’imbarazzo di Oscar, mescolato a un po’ di rabbia, era ormai al culmine e si allontanò insieme ad André, mentre la donna rimirava il posteriore del suo amico in maniera decisamente golosa.

André era bello, sapeva che c’erano dame e cameriere che ammiravano il suo attendente, decisamente diverso e ben più prestante della media dei valletti, spesso solo molto efficienti e fedeli. Aveva avuto sentore della sua bellezza in maniera distratta nel corso degli anni, una volta a cavallo sulla spiaggia della Normandia, un’altra volta entrando con lui e Rosalie nella Galleria degli Specchi e poi la volta in cui lui si era vestito da Cavaliere nero per la prima volta.

Oscar voleva che André fosse felice e non soffrisse, non voleva che rischiasse più altre volte la sua incolumità fisica e avrebbe dovuto volere che trovasse consolazione da qualche parte. Ma il modo in cui quella donna l’aveva guardato e concupito la faceva infuriare. Eppure, non aveva mai considerato André una sua proprietà, non era di quei nobili per cui la servitù erano oggetti di cui disporre. Sapeva anche cosa facevano certi nobili con i loro servi, gli uomini, certo, con le ragazze e i ragazzi, ma anche certe aristocratiche.

No, lei non avrebbe mai osato trattare André come un oggetto, meno che mai per un piacere bestiale. E non poteva negargli la felicità o anche solo il godimento che lei non poteva dargli. Ma allora, perché stava così male?

Pane e formaggio erano comunque ottimi e André e Oscar proseguirono il loro viaggio senza altri intoppi ed arrivarono a Bernay. Lì, la situazione era diversa, non animata come a Bizy e nemmeno pericolosa come nei dintorni di Parigi. Sembrava tutto abbandonato e triste, come se in tanti avessero lasciato la cittadina spinti da altri stimoli.

Il curato, che stava sulla porta della chiesa, svelò l’arcano ai due giovani.

“La gente preferisce fare l’altra strada, quella che passa da Lisieux, si sono abituati così e qui si sta spopolando. Però abbiamo ancora una locanda aperta per la notte, la Lune des Faunes, è l’unica rimasta.”

André ed Oscar andarono alla locanda che era stata loro indicata, trovandola comunque affollata: non aveva tante stanze e tutti i viaggiatori che passavano di lì non avevano altra scelta che stare lì.

Il padrone disse loro:

“Ho solo una stanza, con due letti, purtroppo non posso fare di più. Comunque c’è una tenda all’interno, se volete dividerla.”

Oscar accettò, cominciava ad essere tardi. André le disse:

“Io vado a dormire nella stalla con i cavalli...”

“Ma non dirlo nemmeno per scherzo!”, rispose Oscar.

Mangiarono e poi si ritirarono nella stanza: la tenda c’era, ma non divideva del tutto la stanza, lasciava solo un po’ di intimità per eventuali funzioni di igiene e simili e per non vedere del tutto i letti.

Oscar non fece commenti, André era imbarazzato. Erano comunque entrambi stanchi.

“Porto su dal pozzo un po’ di acqua per lavarti? Poi esco.”

Oscar annuì, avrebbe voluto replicare, ma apprezzò la correttezza e la premura di André. Certo, pensava ancora alla venditrice del mercato e a come lo aveva guardato e provava uno strano fastidio. Per fortuna, nella locanda non c’erano elementi del genere.

Si rinfrescò con l’acqua mentre André uscì nel corridoio, a fare la guardia alla porta. Poi si accomodò a letto e mentre lui entrava, pensando che doveva rendergli lo stesso favore. Ma era troppo piena di sonno e poi le piaceva sapere di essere lì, con André oltre alla tenda, che si preparava per andare a letto.

Dal letto si vedeva poco verso la bacinella d’acqua e il letto di André, ma intuì che si era liberato della camicia per rinfrescarsi. Notò un’ombra, un busto muscoloso, due spalle possenti… e pensò di nuovo alla donna del mercato, a come l’aveva guardato, e in fondo aveva ragione ad ammirarlo…

Oscar cercò di distogliere lo sguardo da quel poco, quasi niente che riusciva a vedere, ma che la ipnotizzava. Quello era André, il suo migliore amico, inseparabile da lei da una vita… ma era anche qualcuno che non riconosceva più, qualcuno che le stava creando degli strani sentimenti.

“Buona notte, Oscar”, disse André dall’altra parte della stanza mentre si metteva a letto, il cuore da un lato tormentato per il suo amore infelice, ma dall’altro contento di vegliare su Oscar ancora una volta.

“Buona notte André”, disse lei. Quante volte gli aveva augurato buona notte dai giorni ormai lontani della loro infanzia? Erano sempre stati vicini, lo sentiva ormai lontano, ma nello stesso tempo lui era lì, a poca distanza da lei, e questo la faceva sentire bene, ma turbata.

“Non ti serberò mai rancore”, mormorò tra sé e sé prima di cadere nel sonno. L’indomani sarebbero ripartiti presto, era meglio dormire e provare a riposarsi.

 

  
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