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Melissa era ormai piuttosto stanca quando, finalmente, davanti ai suoi occhi comparve uno spiazzo, con al centro un’abitazione. Non aveva mai dubitato che sarebbero arrivati – d’altronde, in caso contrario, era certa che sua madre avrebbe opposto resistenza a quell’invito.
Casa di Peter era un casolare in mattoni piuttosto grande, disposto su due piani che, a occhio, contenevano ciascuno quattro o cinque ampie stanze. Vi si giungeva da un sentiero acciottolato, che in prossimità della porta d’ingresso faceva da spartiacque a un paio di aiuole di fiori ben curate. Si fermarono sotto a un porticato in legno, adornato da rami d’edera che si snodavano tra le travi. Nell’osservarle, Melissa fu scossa da un tremito. Le sembravano pronte a divincolarsi e ad afferrarla, per poi trascinarla chissà dove. Si immaginò quelle liane stritolarla, forse fino a morire.
La sua fantasia non proseguì oltre, perché Peter la mise giù, costringendola così a distrarsi. La caviglia le faceva ancora un po’ male, ma niente che non sarebbe passato nel giro di qualche ora, o un giorno al massimo. Il dolore, però, le ricordò come se lo era procurato. Osservò i suoi piedi e i suoi scarponcini, gli stessi che non erano riusciti a fare leva sulla parete di terra per farla risalire su. Le sue gambe divennero molli di colpo e Melissa sentì l’urgenza di fare pipì.
Sua madre le si avvicinò all’improvviso e la prese per un polso. Nello stesso istante, Peter stava girando le chiavi nella toppa, e proprio quando la serratura scattò, Dana strinse ancora di più le dita intorno al polso di sua figlia. Melissa fu scossa da un tremito per la seconda volta nel giro di pochi minuti.
«Prego, entrate», disse loro Peter con un cenno del capo. Melissa seguì sua madre nel dare una sbirciata all’ingresso, ma nessuna delle due ci vide niente di strano. Quello che però non sfuggì a entrambe fu un cicaleccio che proveniva da un’altra stanza.
«C’è qualcun altro in casa?», domandò Dana, stringendo la presa ancora di più.
«Sì, non vivo da solo», rispose Peter con naturalezza. «È più conveniente così, per tanti motivi», aggiunse poi.
Dana annuì e stiracchiò un sorriso. Peter rinnovò il suo invito a entrare e, dalla presa di sua madre, Melissa intuì che non si sentiva del tutto al sicuro. Anche lei stessa, in fondo, era consapevole che quella caviglia l’avrebbe messa al tappeto in tante situazioni.
Attraverso gli spiragli lasciati dai rami d’edera, diede un’occhiata al cielo. Le nuvole erano scure e cariche, e avevano coperto del tutto la luce del sole. Tutto ciò che rimaneva era un riverbero fioco, e il vento che muoveva le fronde degli alberi nel fitto della foresta. Melissa pensò ancora alla sua caviglia.
«Entriamo, mamma», la esortò, sperando di non pentirsene.