Per le strade vagava, la pioggia le stava entrando dentro i vestiti ormai fradici, facendole avvertire ancora di più il freddo autunnale... L’acqua delle pozzanghere le bagnavano le ginocchia quando passavano le macchine, ma a lei non importava, con gli occhi vitrei, lucidi e fissi sul marciapiede. I passanti le passavano oltre, senza accorgersi di lei, le sembrava di essere un fantasma. Il corpo teso e il fiato corto le provocavano maggior fatica nello spostarsi.
Fermatasi al semaforo, si guardò intorno, ormai era la sola a non essere in macchina.
Attraversò, era pronta per proseguire, sentendo i clacson delle macchine alle sue spalle. Improvvisamente, il rumore della pioggia venne ovattato da un ombrello, lei voltò gli occhi e un sorriso che ben conosceva l’accolse.
“Vuoi un passaggio?”
D’impeto gli avvolse le braccia al collo, ringraziandolo per non averla trattata come un fantasma. Le lacrime questa volta si distinguevano dalle gocce di pioggia, ma il calore che avvertì in quell’abbraccio le riscaldò il cuore e il corpo infreddolito, facendole rilassare i muscoli ed esalare un sospiro.
Si sentiva di nuovo a casa.