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Autore: Woody Lee    29/01/2024    0 recensioni
“Ma l’amore è mille cose e nessuna di esse. Un punto come questo va oltre l’amore o sentimenti di questo tipo”.
“Per te cosa può essere?” mi chiesero infine.
Lasciai parlare il silenzio.
Genere: Hurt/Comfort, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un giorno mi venne da disegnare a matita sulla destra di un foglio bianco, la sagoma di un uomo che viene trascinato da una forza invisibile verso il centro del foglio.
A sinistra, invece, disegnai la sagoma di una donna, anch’essa trascinata verso il centro del foglio dove avevo segnato un punto che se fosse stata un’animazione,
le due figure, avrebbero sovrapposto intrecciandosi. Non aggiunsi molti dettagli a ciò poiché non ero particolarmente bravo a disegnare
ma lo feci vedere lo stesso ai miei amici che erano seduti al tavolo.
L’amico posto accanto a me chiese: “Lei chi è?”
E gli sorrisi un po’ impacciato.
“Non lo so”, gli risposi.
Lo feci vedere all’amica seduta di fronte e rimase impassibile. Il disegno non la toccò minimamente.
Appoggiai infine la matita sul foglio e incrociai le dita delle mani, confrontai il loro lavoro col mio.
L’amico seduto accanto disegnava dettagliatamente mobili che avrebbe voluto costruire, idee curiose di elettrodomestici e utensili,
accanto ad ogni disegno una piccola descrizione scritta accuratamente in corsivo.
Li colorava con cura come se stesse usando vernice su una lussuosa auto d’epoca, il suo blocco da disegno era pieno di quelle idee fulgide e interessanti
che potevano suscitare una conversazione solo se plasmata dalla noia. Un bel disegno di una sedia a dondolo con lo schienale foderato di piume,
un pettine curvo a doppio manico per ottenere una piega particolare, un mobile di legno con cinque cassetti
che potevano benissimo riempire l’angolo di una stanza senza occupare troppo spazio.
L’amica seduta di fronte, invece, disegnava della natura morta (o almeno ci provava).
Un vaso con una pianta secca e alcuni petali del fiore che giacevano attorno su un tavolo.
Era ancora incompleto, mancavano molti particolari e molte ore di ricalco dei suoi bordi.
Entrambi straripavano di squisita inventiva, ricolmi del loro benessere che su quel tavolo, quel giorno, giaceva silenzioso.
Eppure…

Eppure, la loro arte si annullava a sé stessa seppur incompleta. Non rappresentavano altro che un guscio vuoto, se ci avessi appoggiato l’orecchio avresti sentito il mare.
Infine, riguardai il mio disegno. Non era migliore del loro, anzi, era palesemente brutto. Ripensai alla domanda che mi fece l’amico seduto accanto, quello dei mobili.
“Lei chi è?” E io come posso saperlo? È appena stata creata, così come l’uomo di fronte ad essa.
Non che fossi un artista di una certa leva, ma sapevo di cosa poteva parlare quel mio disegno.
“Secondo te, chi può essere?” gli chiesi.
“Non lo so, chiunque ti possa piacere” disse senza alzare lo sguardo dal suo blocco. Colorava di verde una pianta sopra il mobile ad angolo,
una decisamente migliore di quella della nostra amica seduta di fronte.
“Per me non è questa la domanda” dissi.
Fermò il movimento del colore e il suono della punta del pastello nella stanza, entrambi alzarono i loro menti e mi guardarono.
“Perché è ciò che nel quale il mondo ha torto secondo me”
“Spiega” disse lei.
“Vedete…” ripresi la matita in mano e appoggiai la sua punta sulla sagoma della donna. “…per me la questione non è chi sia lei o lui. La mia questione è…”
Cerchiai il punto in mezzo a loro, lo feci diventare più grande, come se la forza della sua attrazione diventasse più forte.
“Cos’è questo? Cos’è che li attrae? E se invece di scontrarsi, si trapassassero senza mai fermarsi l’uno davanti all’altra e cominciare un altro disegno?
Non è solo un punto su un foglio. Crea prospettiva, crea aspettativa e commozione per quello che vorremmo avere se mai ti fossi messo nei loro panni.”
Mi guardavano come se sapessero già. Come se tutto avesse già una risposta, e la ragazza così credette.
“L’amore” disse lasciando cadere la sua matita sul tavolo. “Per me è l’amore e se non funziona allora si trapassano, come dici tu.”
Poi si stiracchiò la schiena allungando le braccia in alto e lanciando uno sbadiglio.
“Concordo” disse l’amico continuando a colorare senza prestare altra attenzione.
“Ma l’amore è mille cose e nessuna di esse. Un punto come questo va oltre l’amore o sentimenti di questo tipo”.
“Per te cosa può essere?” mi chiesero infine.
Lasciai parlare il silenzio con loro.
Mi alzai dalla sedia, uscii dal balcone e accesi una sigaretta.
Fumo condensato, freddo pungente e troppe definizioni nella mente.
Il silenzio, quello che sentivi prima di chiudere gli occhi a letto, quello che senti dopo una tragica notizia, quello che ascoltiamo durante una preghiera.
Se quel punto sul foglio fosse il silenzio, sapevo con certezza che avrebbe avuto fine in un modo o nell’altro, all’istante,
con un rumore forte e secco come quando un macellaio spezza le ossa dentro una tagliata di carne succulenta.
Il silenzio che lascia spazio ad altro.
Il silenzio crea ma può anche togliere o distruggere.
Pensai e ripensai, forte, alle linee squadrate di quel mio disegno. Forte, al silenzio che avevo creato parlandone.
Forte, a quante volte io abbia sorpassato quel punto senza mai fermarmi.

Tornai a sedermi, silenzioso. Incurante di tutti e tutto. Presi la matita e scrissi accanto al disegno alcune parole.
“Il silenzio crea dimensione che crea atmosfera.”
Saprò il suo significato solo quando mi fermerò sopra quel punto e se non dovesse mai succedere, allora avrò vissuto nel chiasso assordante, una vita intera.

 
  
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