Ad ogni modo la pubblico per due persone: per Chiara, perché ogni giorno di più mi accorgo che oltre ad essere un’autrice eccezionale è anche una persona fantastica, sempre disponibile e gentile indipendentemente da quanto possa essere assillante e insicura io.
E per la mia June, che oggi compie gli anni e per la quale mi rammarico di non aver saputo preparare un regalo migliore. Spero che apprezzerai comunque e che riuscirò a fare qualcosa di meglio nelle prossime settimane, tanto per rimpolpare un po’ questo scarno e scontato regalo.
La danzatrice e la bambina
La musica risuonava
grandiosa nell’ampio teatro, dando ai numerosi spettatori immersi nell’oscurità
l’impressione di invadere prepotente tutto lo spazio ellittico della platea,
espandendosi poi fino a possedere ogni stucco, ogni palco, fino all’ultima
galleria.
Rapiti da quella perfetta
sinfonia di gioia, essi osservavano con attenzione i ballerini che s’agitavano
sul palco. Era un grande spettacolo, forse il migliore dell’anno, in città.
La figura esile della
prima ballerina emerse dalle file dei compagni, intessendo una rete di movenze
rapide e delicate, come un ricamo ricco sul tessuto chiaro del palco
illuminato.
La fanciulla angelo
dichiarava al mondo la gioia che riempiva la sua vita nel candore della sua
divina purezza, e come una colomba danzava pacifica e felice nel giardino
dell’Eden.
La ballerina era brava,
preparata e aggraziata; i suoi lineamenti puri e la dolce opalescenza della
carnagione rendevano lo spettacolo tanto surreale quanto paradossalmente
realistico. Osservandola danzare, gli spettatori non potevano fare altro che
chiedersi se davvero quella sera gli angeli avessero deciso di scendere sulla
terra per narrare al genere umano le loro storie.
Maria sorrideva, sentendo
i muscoli flettersi in quei movimenti che conosceva ormai così bene. Quello
spettacolo era il suo debutto, e le entusiastiche reazioni di pubblico e
critica nelle città in cui la tournee era passata le avevano fatto sentire che
tutte le fatiche e le delusioni passate erano valse a qualcosa, che finalmente
avrebbe potuto coronare il sogno di quando era ragazzina e sudava in una scuola
di periferia: donare incanto a coloro che fossero andati a vederla. Il piacere
era tale che la fatica perdeva importanza, lasciava spazio solo al sogno,
all’arte che amava e all’infantile gioia che provava nel dedicarvisi.
Nell’ora successiva, la
ragazza angelo fu rapita dalla Tentazione, invidiosa della sua grazia, che le
strappò le ali dalle scapole e la condannò ad una vita da mendicante nelle
città degli uomini.
Il suo candore fu
macchiato di paura e sofferenza, mentre l’abito bianco si lordava di fango e le
membra sussultavano per il freddo invernale.
Il pubblico soffriva con
lei, seguiva con gli occhi spalancati le sue disavventure, fino al gran finale,
alla Resurrezione che ridonò all’angelo caduto il suo originario splendore,
perché l’amore di Dio aveva sanato tutte le sue ferite, cancellando dal suo
corpo le cicatrici del mondo terreno.
Quando infine il suo
personaggio fece ritorno a casa, Maria percepì nitidamente il sollievo in sala,
la sensazione di pace portata dal messaggio di resurrezione.
Il suo sorriso si colorò
della tinta umana della soddisfazione, mentre concludeva il balletto con una
rinnovata danza di felicità.
Pensò a casa sua, al
paese povero in cui vivevano i suoi parenti. Pensò al marito, che come sempre
l’avrebbe raggiunta in camerino per complimentarsi con lei. Pensò ai soldi che
avrebbe guadagnato grazie a quel successo. E infine, come sempre, la bambina
dentro di lei esultò, perché ancora una volta aveva avuto l’opportunità di
uscire dal corpo della donna e giocare ad essere un angelo.
Un ultimo, elaborato
arabesco e la figura della protagonista si protendeva verso la terra in un
profondo inchino, prima di lasciarsi inghiottire dalla dolce caduta del
sipario.