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Autore: itsmeWallflower    02/02/2024    1 recensioni
AU!Klaine Teacher!Blaine, Student!Kurt__
Kurt Hummel è un nuovo studente dell'ultimo anno del liceo Mckinley, Blaine Anderson il nuovo insegnante di letteratura inglese.
Kurt però è anche il ragazzo della metà degli anni di Blaine, conosciuto ad un caffè letterario..
e Blaine è l'uomo che di ragazzo ha ben poco che Kurt ha conosciuto una sera tra l'asteroide 325 e 330.
*Il fatto era che si erano trovati nel momento e nel luogo sbagliati.
Blaine aveva ancora troppe cicatrici da disinfettare e la sua anima da scoprire.
Kurt aveva ancora troppe poche cicatrici da sanare e la sua anima ancora da formare.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Kurt Hummel, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 12

 

Quello che stava vivendo Kurt da una settimana a quella parte, giorno più o giorno meno non sapeva dirlo con certezza, era l’inferno.
Certo, gli allenamenti dei cheerios erano infiniti e stancanti, le due coreografie da provare erano di una difficoltà sovrumana e mancava sempre meno alle regionali, ma non era quello il motivo del suo stress.

no.

La Sylvester era una passeggiata se paragonata a Blaine, Zack, Mercedes, Rachel e Sebastian.

Erano troppi e troppo da gestire per un solo unico ragazzo triste e confuso.

 

Blaine che sembrava aver rispettato la sua scelta non mancava mai di ricordargli che comunque non la condivideva, ovviamente.

Erano piccoli gesti i suoi e sempre fatti nei momenti più impensabili.. quando meno se lo aspettava.

Come se fosse calcolato. Come se l’unico obiettivo di Blaine era che Kurt non si dimenticasse di quello che c’era stato tra di loro e che ancora poteva esserci.

Nel momento esatto in cui Kurt abbassava la guardia ecco che spuntava un piccolo gesto da parte di Blaine come promemoria. 

Per farlo impazzire, certo. E scoppiare in lacrime la maggior parte delle volte.

Non pretendeva niente Blaine, voleva soltanto che ricordasse tutto quello che aveva volutamente perso.

Ed era una tortura. Dolce, ma pur sempre una tortura. E Kurt era solo un ragazzo fatto di carne e cuore. Ed era debole.

 

Aveva cominciato con un fogliettino infilato nel compito corretto, portatogli in classe, che diceva: “non ti dirò mai addio e nemmeno tu” e Kurt a quella scritta così decisa e lineare e a quelle parole e al sorriso di Blaine che gli stava dedicando quando alzò lo sguardo dal foglietto, scoppiò in lacrime e scappò dalla classe prima che qualcuno potesse chiedergli cosa fosse successo.

 

Il secondo promemoria di Blaine lo trovò il giorno dopo, quando Kurt entrando nell’aula di letteratura inglese, al suo solito posto trovò il caffè del Lima Bean e un muffin  all’uvetta e Blaine ebbe pure la faccia tosta di dire: “Hummel vedo che ha fatto breccia nel cuore di qualcuno. Non ho resistito e ho letto il biglietto, davvero romantico. Veda di non farlo capitare più, siamo a scuola e non in un Hotel” quello ovviamente provocò le risatine di tutti, tranne di Azimio che borbottò qualcosa riguardo ad un altro frocio nascosto a scuola che per fortuna Blaine non sentì.

Quel gesto non fu l’unico della giornata però e il secondo arrivò come il primo: inaspettato.

Rachel entrò trafilata nell’aula del glee con due enormi buste tra le mani e sbuffando disse: “il vostro maledetto insegnante mi ha incaricato di portare il gelato per tutti oggi. Quindi eccovi il gelato. Blaine? Pensi di aiutarmi?” e così che Kurt si ritrovò tra le mani una coppetta di gelato panna e cocco, proprio come sua mamma lo aveva incitato a mangiare da piccolo.

Blaine si ricordava la storia quindi e scoppiare in lacrime fu inevitabile, come inevitabile furono le domande preoccupate e insistenti dei ragazzi del glee. Mercedes in primis.

Fu soddisfatto di vedere però Rachel tirare un buffetto dietro la testa di Blaine che per tutta risposta sorrise e le disse “vai ad abbracciarlo per me”, Kurt lo sapeva perché Rachel l’aveva abbracciato sul serio e gli aveva detto che era stato Blaine a farglielo fare.

 

Quello era forse il settimo giorno o giù di lì e Kurt aveva perso il conto di quante volte aveva chiesto a Blaine di smetterla, ma l’altro non voleva saperne.

Ogni volta che Kurt era l’ultimo ad uscire dalla classe di Blaine, per potergli dire: “smettila. Non serve a niente” era sempre un colpo al cuore vedere gli occhi luminosi di Blaine farsi tristi per un attimo e poi fare spallucce e augurargli una buona giornata come se nulla fosse.

Era maledettamente frustrante e doloroso quando inviava un messaggio a Blaine per chiedergli di lasciarlo perdere e come risposta riceveva una foto che ritraeva loro insieme, o lui con Sebastian, o soltanto lui che sorrideva alla camera. Era uno strazio, un supplizio e per quanto riguardava Kurt pure una cattiveria da parte di Blaine.

Ma non glielo diceva ovviamente, perché meritava di soffrire e quelle foto mandategli dall’altro lo facevano soffrire.

 

Era un inferno, il suo.

E Zack occupava un altro girone intero tutto per sè, in cui sapeva essere una vera e propria spina nel fianco.

 

Lo aspettava al suo armadietto nei cambi d’ora, lo accompagnava agli allenamenti dei cheerios pure quando non aveva nessuna partita da giocare, Zack lasciava che Kurt avesse il suo spazio e il suo tempo negli spogliatoi e poi lo accompagnava fino al parcheggio, capitava anche che si sedeva durante il pranzo al tavolo del glee quando c’era anche Puckerman che faceva il filo a Marley ,ovviamente.

Un minuto prima giocava il ruolo del ragazzo interessato e gentile con mille attenzioni tutte per Kurt senza tralasciare sguardi lascivi e frasi da rimorchio alquanto sporche e un minuto dopo giocava il ruolo del manipolatore bastardo approfittacazzi che ricordava a Kurt delle foto e di stare alla larga da Blaine e ovviamente giocava quella carta quando voleva davvero qualcosa dall’altro come le risposte del compito di chimica o una chiacchierata dopo scuola.

Era snervante e sfiancante e Kurt non poteva gestirlo.

 La cosa che più odiava Kurt però se si fermava a pensarci, era che si prendeva il bacio del buongiorno e dell’arrivederci tutti i giorni, in un modo o nell’altro.

La prima volta sfilò la mano di Kurt dalla tasca della giacca e se la portò alle labbra mormorando un “buongiorno Lady Hummel,”facendo rabbrividire di collera Kurt.

Il giorno seguente fu così veloce che Kurt aveva creduto e pure sperato che non fosse davvero successo e invece Kurt era semi sdraiato sugli spalti del campo di football che guardava le nuvole grigie mentre riprendeva fiato quando Zack gli si parò sopra oscurandogli la vista e prima che potesse anche solo pensare di spostarsi, il giocatore gli baciò la punta del naso e sussurrò un odioso “buongiorno bel ragazzo”.

E così furono i terzi e tutti gli altri baci: rubati e indesiderati.

Kurt ne ebbe abbastanza quando al quinto giorno o giù di lì se lo ritrovò a casa Puckerman per il babysitting alla piccola Lea,

“eh no Puck, se c’è lui io me ne vado” aveva sentenziato Kurt facendo pure dietro front pronto a ritornare alla porta,

“no Kurty! Non puoi lasciarmi da sola con questo.. questo pestifero! l’ultima volta mi ha fatto guardare un film così brutto, così brutto che ho avuto gli incubi per settimane! Ti prego! Non sa neanche farmi le trecce per mettermi a letto!” la sorellina di Puck sembrava essere ancora meno contenta di Kurt di restare in compagnia di quell’idiota,

“ehi piattola ti ho già detto che Zack non sta qui per te, quindi sta’ buona. Non ti accorgerai nemmeno della sua presenza” la rassicurò Puck mentre si sistemava allo specchio dell’ingresso la sua cresta,

“se potessi, me ne tornerei a casa. Ma- ma non posso. Quindi voi due ragazzine fatevi pure le trecce, io guarderò la televisione e poi aspetterò Puck in camera sua” così dicendo Zack sparì oltre la porta del salotto lasciando Kurt basito.

Beh meglio così, si disse mentre andava a sedersi vicino a Lea sul divano.

“comportati bene con Marley e non fare troppo tardi che io domani ho comunque gli allenamenti dei cheerios” gli ricordò Kurt, sorridendo perché era contento per Puck e Marley. 

Almeno c’era qualcuno che poteva viversi il primo amore come voleva.

“di sabato? La Sylvester vuole proprio vincere eh? Ci vediamo belli! Ah Kurt, ti devo un favore, lo sai”
“solo uno?” 

“tre!” urlò già fuori dalla porta Puckerman facendo alzare gli occhi al cielo a Kurt.

La sorellina di Noah non dava molto da fare a dire il vero, dopo averle preparato la cena, controllato che mangiasse tutto, messo il pigiama e scelto un film dal portatile di Puck la bambina sembrava più che impegnata a guardare il film dei simpson, mentre lui non trovava niente da fare per intrattenersi.

Non aveva portato nessun libro perché non pensava avesse avuto il tempo di leggerne uno, il cellulare l’aveva abbandonato all’ennesimo messaggio poco gentile di Sebastian che gli descriveva che morte facesse il suo nuovo personaggio del suo prossimo trhiller liberamente ispirato a lui e le riviste di gossip che aveva trovato in giro per il salotto Puckerman erano così vecchie che Kurt stentava a riconoscere le celebrità delle copertine.

Insomma si stava annoiando.

“dove sono le tue trecce Hummel?” domandò Zack che era sceso di sotto per prendersi solo qualcosa da bere,

“perché non te ne torni a casa?” sbottò subito infervorito Kurt

“pensavo di essere stato chiaro. Non posso” Zack lasciò il salotto per dirigersi in cucina e al frigo e stranamente Kurt lo seguì,

“perchè?” chiese e scusate se era curioso,

“perché cosa?”
“non puoi tornare a casa” incalzò Kurt ma Zack fece spallucce e non rispose, prese la sua birra fredda e girò sui tacchi pronto a rintanarsi di nuovo in camera di Puck,

“eh no, Zack, mi avevi chiesto una possibilità per farti conoscere. Eccoti la possibilità. Spara” Kurt gli si parò davanti con le braccia incrociate al petto e il mento all’insù in maniera altezzosa e Zack alzò gli occhi al cielo e sospirò scocciato,

“perché prima o poi mi si ritorce tutto contro?” borbottò guardando ancora il soffitto come se stesse parlando con un Dio lissù mentre si metteva a sedere sul ripiano della cucina,

“è il karma. La sua legge causa-effetto dice che per ogni brutta azione causata tanti saranno gli effetti negativi che-” la spiegazione tanto lucida quanto irrazionale di Kurt fu bruscamente interrotta da Zack,

“gesù Kurt non volevo davvero una cazzo di risposta!” 

“ehi idiota attento a come parli che Lea potrebbe sentirti! Ora spara, avanti.” disse spazientito mentre prendeva posto al tavolo della cucina, sulla sedia più vicina a Zack senza nemmeno pensarci.

“lunga storia in breve: mio padre è uno stronzo misogino cazzone e ha trovato delle richieste d’ammissione a dei college che dovevo ancora spedire e che lui non aveva mai approvato. Quindi ha pensato bene di prendersela prima con mia madre perché è lei che ha cresciuto un fesso finocchio che pensa di diventare il Tarantino dei froci e poi con me, ma quando ha fatto per strappare le lettere io non ci ho visto più e l’ho spinto via e lui per tutta risposta mi ha tirato un calcio nelle palle. Ora sono uno stronzo anche io, ma so quando combattere le mie battaglie, quindi mi sono assicurato che mamma stesse bene e poi sono venuto qui.” disse arrabbiato e un po’ avvilito,

“quindi? Fino a quando pensi di restare qui? Sei davvero sicuro che tua mamma stia bene con- con lui?” domandò Kurt un pelo preoccupato anche per la povera donna,

“lei sta bene, l’ho chiamata mezz’ora fa.. e comunque domani dopo la partita se il talent scout mi recluta credo che lo stronzo di mio padre se la fa passare e posso tornare a casa.” e Kurt sembrò ponderare bene tutto ciò che gli era stato detto,

“aspetta.. se ho capito bene la storia di Tarantino dei froci, i college a cui vuoi iscriverti sono di cinema, vero?”  chiese e Zack annuì,

“e allora perché vorresti farti reclutare dal talent scout, sempre se possa davvero essere una possibilità, poi!” 

“per guadagnare tempo e avere sempre una possibilità di fuga nel caso in cui le cose non dovessero andare in porto con la scuola di cinema. E sono troppo bravo per non essere notato, Hummel! Avanti lo sai anche tu!” tutto il discorso di Zack filava liscio come l’olio, non faceva una grinza e sentiva un po’ di malsano dispiacere per lui.

Si dice che un cattivo sia solo una vittima la cui storia non è stata raccontata.

Ecco, Kurt era consapevole del fatto che sì, Zack era e sempre restava il cattivo del suo racconto, ma ciononostante era una vittima della sua personale storia di cui Kurt sapeva solo una piccola parte ma che gli faceva capire che forse l’altro non doveva essere demolito per avere il suo happy ending con Blaine, ma doveva essere semplicemente aiutato.

“Hummel fai sparire quella tua espressione dispiaciuta dalla faccia prima che te la succhi via io, insieme ad un altra cosa. Così che non vedrò altro che puro e semplice godimento sul tuo bel visino d’angelo” ghignò Zack scendendo dal ripiano e sfiorando lascivo la mandibola dell’altro che si ritirò via come se fosse stato scottato,

“Dio quanto ti odio” bofonchiò già dimentico di tutti le sue congetture sul carnefice che diventa vittima, Zack era stronzo e basta.
“buonanotte Bel ragazzo, è stato- interessante parlare con te”
“hai fatto tutto tu” borbottò Kurt, lasciando la cucina per ritornare in salotto e sprofondare sul divano insieme a Lea che ormai era beatamente addormentata.

 

*

era sabato pomeriggio e Sebastian si stava annoiando.

Rachel da quando aveva preso a dirigere il glee con Blaine, non faceva altro che preparare lezioni e ascoltare canzoni e e leggere spartiti come se quello fosse il suo unico scopo della vita e forse era pure tristemente vero, quindi per quanto Seb si stesse annoiando non era disperato fino al punto da cercare la sua isterica compagnia.

Blaine era il fantasma di sé stesso ormai e per quanto si sforzava di far sembrare che lui stesse bene a Sebastian non gliela dava a bere ed era stufo di tenergli il gioco e fingere con lui che andasse tutto bene.

Poteva mettersi a suonare tutta la musica che voleva insieme a Rachel e poteva spiegare come Kurt aveva sorriso quando aveva letto l’ennesimo stupido bigliettino che gli aveva lasciato lui e poteva pure continuare a fare la mamma chioccia in giro per casa, Sebastian vedeva che stava fingendo di stare bene e che in verità stava soffrendo come un cane.

Ed in quel momento Bas era solo annoiato da tutta quella situazione,

“sai cosa ti dico Blaine? Mi hai rotto le palle tu e le tue maledette cioccolate calde, i tuoi cartoni della disney. Mi hai rotto le palle con le tue piccole missioni per Kurt perché “Seb sta cedendo, lo so” e mi hai rotto le palle con i tuoi discorsi tristi sugli amori strappati e mai finiti. È sabato pomeriggio ed io esco, fatti trovare pronto quando torno che stasera si va allo Scandal” sbottò lasciando Blaine con le mani che tenevano una tazza di cioccolato a mezz’aria e la bocca spalancata a formare un enorme O di puro stupore,

“l’ultima volta allo Scandal, Kurt e-” Blaine era pronto a cominciare una filippica sugli eventi di quella fatidica notte ma Sebastian gli mostrò un non tanto elegante dito medio ed uscì da casa sbattendosi dietro la porta in maniera così teatrale che Kurt ne sarebbe stato fiero.

 

Santana era la sua boccata d’aria fresca.

Fortuna che c’era lei perché quell’Ohio stava cominciando ad andargli stretto,

“sai cosa penso Smythe?” cominciò la ragazza dopo che aveva ascoltato per almeno cinque minuti buoni la tiritera di Bas su Blaine che lo rendeva frustrato e preoccupato e di Kurt che gli stava facendo saltare i nervi perché erano più di cinque giorni che lo evitava e lui doveva parlargli perché:   “ehi! Ha lasciato anche me per caso? Merito anche io una spiegazione?” 

“pensi che faccio prima se mi presento a scuola di Hummel o a casa sua? Ci ho pensato anch’io. Così posso cantargliene quattro e dirgli pure come deve fare per farsi odiare davvero da Blaine.” Santana alzò gli occhi al cielo e pulì con un po’ più di impeto del dovuto il bancone, giusto per evitare di malmenare lo spilungone

“no sfigato. Io penso che ti stai così concentrando sui problemi di Blaine con Kurt perché  in verità hai paura di affrontare i tuoi.” a quelle parole Sebastian si tirò indietro e guardò quella che non era più la sua boccata d’aria fresca in maniera torva.

“in questo preciso momento della mia vita Kurt e Blaine sono davvero il mio unico problema… mi sento abbastanza fortunato in questo. Ma parliamo di te, invece.. anche tu sembri così invischiata nella loro storia che passi più tempo a casa Hummel che nel tuo appartamento. O sbaglio? Non puoi fuggire per sempre dai tuoi demoni.”
“sono stata sincera fin dall’inizio con tutti, qui. Non sto fuggendo dai miei demoni, in verità li sto abbracciando. In questa situazione rivedo me in Blaine e non voglio che lui si arrenda come io ho fatto con Brit. Sto cercando di aiutare loro per aiutare me ad andare avanti. Ed ecco tutta la brutale verità: brittany mi ha allontanata da lei perché stava morendo, ma Kurt? Non è vero che ha lasciato Blaine perché tanto sarebbe finita comunque, perché non vuole complicazioni. Io voglio sapere la verità. Ne ho bisogno capisci? Questa volta non mi arrendo. Questa volta scavo a fondo. Non mi arrendo” Santana stava stringendo così forte lo straccio tra le mani da far diventare le nocche bianche sentendo quasi dolore, stava cercando di mandare indietro le lacrime perché si sentiva fin troppo vulnerabile per qualcosa che aveva già affrontato e per una situazione che non era propriamente affar suo e quando Sebastian fece per abbracciarla e consolarla lei lo spinse via in maniera gentile e scosse la testa,

“brutto cretino stavamo parlando dei tuoi problemi.. non dei miei”
“okay. Si tratta del libro. Io sono bloccato. Ho bisogno di tornare lì dove tutto è successo eppure non voglio davvero farlo. Capisci? E se lo dicessi a Blaine in questo momento penso che avrebbe un’altra crisi isterica” ed era strano che subito dopo quell’ammissione Sebastian sorrise soddisfatto, di quel sorriso che gli faceva premere la lingua dietro i denti e lo faceva sembrare ancora più giovane di quello che fosse.

Era sereno Sebastian.

Nonostante ciò di cui stava parlando, era sereno del fatto che era così facile per Santana leggerlo dentro e per lui così facile buttare tutto fuori con lei.

E Santana avrebbe tanto voluto continuare il discorso e poco importava di quei pochi tavoli che dovevano essere serviti e delle tazze che dovevano essere lavate, era pronta a prendersi la sua pausa meritata con o senza il permesso del capo e trascinare Sebastian fuori per una delle loro chiacchierate cuore a cuore, quando un alquanto bizzarra scenetta tenutasi all’ingresso del cafè le fece dimenticare tutte le sue buone intenzioni.

“ma che cazz-!” esclamò mentre i suoi piedi avevano già fatto l’intero giro del bancone del bar per trovarsi dall’altro lato del locale di fianco a Bas,

“ti ricordi di quelle ragazzine che stravedono per te e che ogni volta che ti vedono ti fanno mille moine e vogliono per forza che firmi le loro tette? Bene, sono qui. Non voltarti. Tu solo.. cerca di essere il meno ovvio possibile e va a chiuderti in bagno.” così dicendo Santana lo prese per un braccio senza tante cerimonie e lo spinse verso il piccolo palco infondo alla sala, proprio dove avrebbe trovato il bagno.. e poi con lo sguardo più truce che poteva mettere su, percorse a grandi falcate il locale fino ad arrivare all’entrata e si parò, a braccia conserte, davanti ad uno stranito Kurt… e un furibondo Zack.

 

*

“quale parte del ci vediamo lunedì a scuola non ti è chiara Zack? Dico sul serio. Sono stanco, frustrato, nervoso e angosciato. Voglio solo salutare la mia amica prendere un tè e andare a casa. Lasciami da solo” quella era la centesima volta che Kurt provava a spiegare a quell’imbecille che voleva essere lasciato solo, ma Zack sembrava irremovibile.

“Hummel ed io quante volte ancora devo ricordarti che soltanto ieri sera mi hai concesso la fatidica possibilità ed ora non puoi più tirarti indietro?” disse lui alzando le braccia al cielo mentre lo seguiva per la strada come fosse un cagnolino col suo padrone e del perché Kurt aveva ascoltato la Sylvester di non usare l’auto fino al giorno delle regionali per tenersi in forma lui non lo sapeva, però era sicuro di essersene pentito nel momento esatto in cui Zack aveva preso a seguirlo, lasciando la sua auto nel parcheggio della scuola.

“e capisco che non sei in vena di festeggiare stasera con me allo Scandals la partita vinta e la borsa di studio che mi ha offerto il talent scout per via degli allenamenti, ma non puoi negarmi la tua compagnia per un tè, Kurt! È crudele.” Kurt a quelle parole alzò gli occhi al cielo, perché davvero lui voleva parlargli di crudeltà? Davvero?
“non mi va di venire allo Scandals perché odio lo Scandals e non sopporto la tua faccia. Lo capisci? E non venirmi a dire che sono crudele, proprio tu.. fra tutti. È come se un asino dia delle orecchie lunghe al cavallo” Kurt era stato anche fin troppo eloquente con quell’essere e voleva solo arrivare da Santana il prima possibile.

“sai che quando ti arrabbi sculetti di più? È davvero un piacere per gli occhi, meno per le orecchie dato che la tua voce diventa ancora più stridula. Ma ehi, non si può avere tutto dalla vita, no?” a quel punto, poco gli importava che stava per strada e non era tipo da fare scenate.

Zack doveva andarsene via da lui.

Quindi Kurt si piantò lì, si voltò di scatto e lo affrontò di petto, “vorrei poter essere davvero crudele ora e piantarti un altro calcio nelle palle proprio come ha fatto tuo padre perché sei uno stronzo e te lo meriti costantemente. Ma non posso farlo perché hai sempre tu il coltello dalla parte del manico. Ma vuoi davvero che mi costringo a passare del tempo con te quando sei davvero l’ultima persona che vorrei vedere in questo preciso momento? ” Zack fece un passo indietro e spalancò gli occhi per mezzo secondo e poi sussurrò un “wow” amareggiato e spinse Kurt con la spalla superandolo e continuando la camminata.

Era stato solo un secondo ma a Kurt era sembrato di vedere del dispiacere nello sguardo di Zack, come se fosse stato ferito? 

Ok, forse non avrebbe dovuto usare la carta del padre, ma sul serio? Che restasse pure offeso se questo significava che l’avrebbe lasciato solo.

Se i sensi di colpa per un cretino del genere fossero comunque arrivati, perché lui era Kurt Hummel e non di certo un bullo, gli avrebbe chiesto scusa lunedì a scuola. Per ora stava bene così anche se non riusciva a capire perché Zack si ostinasse a fare la sua strada fino al cafè.

 

“non pensare che sei meglio di me Hummel” così aveva detto Zack una volta arrivato all’ingresso del locale, senza voltarsi e facendo per proseguire, però quelle parole fecero perdere l’ultimo briciolo di pazienza che un provato Kurt aveva conservato a fatica, quindi lo fermò per lo zaino che portava in spalla, “puoi ripetere?” disse seccato puntando il piede a terra e le mani sui fianchi,

“non sei meglio di me. Il calcio nelle palle me lo hai dato se proprio vuoi saperlo e credo che ha fatto anche più male di quello di mio padre. Lui è un violento bastardo e me lo aspetto, io sono uno stronzo nato e anche tu potevi aspettarti qualche tiro mancino da parte mia. Ma chi poteva mai sapere che dietro quel visino d’angelo ci fosse un infame che si prende gioco dei problemi altrui?” Zack era livido di collera e sdegnato e Kurt non sapeva se infuriarsi a sua volta perché non voleva di certo la predica da lui o se doveva sentirsi mortificato perché quello non era stato davvero un atteggiamento che gli apparteneva.

Si sentiva combattuto.. e stremato, ovviamente.

“non mi sono preso gioco di un bel niente, Zack. Io- stavo solo cercando di- di-”

“cosa? Stavi solo cercando la maniera di ferirmi come io ho ferito te? Perfetto! fammi una foto mentre ti faccio un pompino e ricattami con quella, sarebbe stato equo e l’avevo messo in conto. Ma non rinfacciarmi lo schifo che vivo ogni giorno da quando sono nato e di cui tu non sai veramente un cazzo” quello fu inaspettato come un fulmine a ciel sereno e Kurt non sapeva cosa pensare.

Non avrebbe mai, nemmeno in un milione di anni, esternato il fatto che il ragionamento di Zack era giusto.

Poteva ferirlo in mille e più modi diversi e sapeva ad esempio che urlargli in faccia che fosse un gay represso per strada davanti a tutti, lo avrebbe ferito e pure un po’ umiliato ma era anche consapevole del fatto che avrebbe fatto meno male rispetto alla brutta storia del padre.

Per questo aveva scelto di colpire duro e scegliere la seconda opzione.

Kurt era stremato.. era ferito. Dopotutto si sentiva ancora quell’animale in gabbia che aveva affilato gli artigli e tirato fuori i denti pronto ad attaccare per liberarsi.

“penso che praticando con lo zoppo si impara a zoppicare” mormorò con lo sguardo basso perché proprio non riusciva a chiedergli scusa e vide Zack fare un passo avanti verso di lui con lo sguardo nero e le mani strette a pugno lungo i fianchi,

“Dio Hummel, ti avevo sopravvalutato troppo. Non mi dare dei meriti che sono tutti tuoi, tu zoppichi già molto bene di tuo. Talento naturale a quanto pare. Vedi Kurt, ad esempio io oggi ero di buon umore e quando avevo visto Karofsky infilarsi svelto in auto per seguirti avrei potuto semplicemente fregarmene e tornare a casa e controllare che mia madre stesse bene ed invece ho pensato bene di fare tutta questa fottuta strada con te. Dimmi questo cosa ti dice? Quanto sono bravo ad insegnare  ad essere un perfetto stronzo, mh?” Kurt corrugò la fronte confuso,

“di cosa-” non potette mai chiedere di cosa stesse parlando però perché Santana Lopez inviperita come solo poche volte l’aveva vista fece la sua comparsa davanti la porta d’ingresso del locale,

“che diavolo sta succedendo qui?” sbottò fermando il suo sguardo truce sul viso teso e arrossato di Zack che ricambiò l’ occhiata,

“niente San stavamo solo-”
“facendo una conversazione intima e privata fuori dal tuo locale, dove quindi tu non hai nessun diritto d’intervenire” concluse Zack per Kurt in maniera così viziosa e affabile che fece venire la pelle d’oca a tutti, Santana compresa,

“tesoro, ti ho salvato quel bel visino che ti ritrovi una volta, ora invece non ho nessun problema a strapparti quella lingua biforcuta che hai e ficcartela nel-”

“Santana, va’ dentro” s’intromise però Kurt poggiando una mano ferma su quella dell’amica che sembrava pronta a spingersi oltre la soglia e sulla faccia del giocatore per fargli davvero male,

“e poi sono io lo zoppo Kurt?” fece Zack sorridendo beffardo indicando col pollice Santana mentre con lo sguardo si voltava a controllare la strada dietro di lui.

E Kurt seguì gli occhi dell’altro e si posarono su un’auto ferma ad una decina di metri più avanti,

una vecchia Berlina tenuta in maniera impeccabile e riverniciata con i colori dei Titans.

Come aveva fatto a non vederla prima?

Karofsky.

“Santana lasciaci soli” disse cupo all’amica che sembrava essersi impiantata lì,

“no”

“state tranquilli vado via io. Ho molte cose da sistemare.” Zack alzò una mano in segno di saluto e poi con un occhiolino e un sorrisetto furbo aggiunse: “Hummel sappi che devi farti perdonare” e senza aspettare una risposta, veloce come un fulmine corse in direzione dell’auto ferma.

Ma Kurt non fu in grado di fermarlo, trattenerlo, guardare se e cosa fosse successo con Karofsky perché un’ isterica Santana l’aveva trascinato nel locale strattonandolo per un braccio e facendolo cadere su una poltroncina vuota come se fosse un giocattolo ed in effetti era come si sentiva Kurt in quel momento: un vecchio giocattolo di pezza.

 

Cosa diavolo era appena successo?

Era la domanda che Kurt, Santana e Sebastian – appena uscito dal bagno dove si era nascosto- si stavano chiedendo.

Kurt era caduto in una specie di stato catatonico in cui non riusciva a sentire niente e nessuno oltre ai suoi confusi e assillanti pensieri.

Metterli in ordine non era affatto facile.

Pensare al fatto che se ci fosse stato Blaine lì, in quel momento, avrebbe tirato fuori un foglio e una penna dalla sua cartelletta e avrebbe stilato una lista di tutto quello che gli passava per la testa perché: “non è un male essere sistematici Kurt e poi fidati mettere tutto nero su bianco aiuta sempre. Avanti”, non agevolava per niente, anzi peggiorava solo il suo stato catartico. 

Karofsky? Voleva forse fargli del male? Zack lo aveva capito e aveva voluto aiutarlo, proteggerlo? Kurt gli aveva davvero detto che meritava le botte che riceveva dal padre? Doveva o voleva scusarsi? Era giusto sentirsi un verme?

Che fosse giusto o meno era come si sentiva lui.

Sentirsi anche solo un po’ male per Zack accresceva la fitta di dolore che provava nel petto per Blaine.

E i sensi di colpa arrivavano alle stelle, perché doveva stare male per Blaine e Blaine soltanto e non per chi gli aveva portato via tutto quello che di buono Kurt aveva trovato a Lima.

 

“cosa diavolo è successo?” la domanda che stava frullando nella testa dei tre fu palesata da Sebastian con voce anche un po’ alterata, ma nessuno dei due si degnò di rispondergli.

Kurt era troppo impegnato a fissarlo dritto negli occhi aggiungendo un altro asfissiante pensiero al già disastroso mix.

Sebastian.

Gli era mancato, un sacco. E ora lui lo odiava? Probabile, anzi non poteva essere altrimenti. Aveva ferito Blaine, meritava di essere odiato da Seb.

Se solo avesse ascoltato il suo consiglio..

 “sta’ lontano da quel tipo. Non credere a niente di quello che ti dice, mandalo a quel paese e se ancora si avvicina a te denuncialo alla polizia. Sono stato chiaro?” ricordava le esatte parole di Sebastian come se gliele avesse dette solo il giorno prima ed era stato così stupido da credere lui eccessivo e Zack innocuo e non solo non l’aveva mandato a quel paese ma gli aveva anche permesso di avvicinarsi troppo.

Ecco perché Kurt quando posò lo sguardo su quello del ragazzo di fronte che non vedeva da giorni, corse ad abbraccialo poi gli sussurrò un fugace “scusami” e fece per scappare via da lì il più veloce possibile.

“ma che ca- Hummel!” Sebastian era più che sconcertato dal comportamento di Kurt per questo non obbiettò quando Santana lo trattenne per un braccio per non fargli seguire l’altro,

“vado io. Tu perché non mi dai una mano col locale? Eri annoiato no?” disse lasciandogli un bacio veloce sulla guancia  e mimando uno “scusa” al capo parecchio infastidito, prima di correre fuori dal cafè dove Kurt era sparito un secondo prima.

 

Ed ora Santana si ritrovava a seguire tra le strade fredde e buie di Lima un Kurt che fingeva di non sentirla, con indosso una sola misera uniforme da cameriera.

Dio, come odiava tutto quello.

“senti faccia da pizzichi sai vero che non mi fermerò fino a quando non ne parliamo? Possiamo anche arrivare fino a casa tua, Sebastian mi copre il turno e al capo non interessa chi ci sia dietro al bancone, l’importante è che ci sia! Quindi, tanto vale che ti fermi ora e ne parliamo e già che ci sei perché non mi passi almeno la tua sciarpa?” a quelle parole Kurt sbuffò e si levò la sciarpa dal collo per passargliela,

“sei un’idiota. Prenderai un raffreddore” le disse quando si voltò per fronteggiarla,

“beh, quindi è meglio che ne fai valere la pena, Hummel”  così dicendo lo prese sotto braccio e lo trascinò fino al muretto del costeggiava un piccolo market ormai chiuso e una volta seduti lo guardò con uno sguardo tra l’accigliato e il… deluso?!

Kurt vedeva delusione negli occhi dell’amica o la sua mente affaticata gli stava giocando brutti scherzi?

“perché mi guardi così?” domandò allora,

“così come?”

“come stai facendo. Come se ti avessi fregata. Non lo so, ma smettila”
“ti avevo promesso che in tutta questa storia non ti avrei giudicato. Ma me lo stai rendendo difficile in questo momento” disse Santana senza peli sulla lingua perché forse aveva tirato le somme troppo presto e senza fare bene i calcoli, però con la fuga di Kurt e quello “scusami” mormorato a Sebastian era difficile non pensare che si fosse preso gioco di tutti, di Blaine in primis ma anche di lei.

“di cosa stai parlando? Giudicarmi per cosa, esattamente?” Kurt avrebbe voluto tirarle giù, a suon di schiaffi, quel sopracciglio che aveva sollevato alla sua domanda, 

“se non vorrai rispondere alla mia domanda, sappi che mi darai conferma alle mie veloci conclusioni… cosa stavi facendo insieme a Zack?” fu il turno di Kurt di alzare quasi fino all’attaccatura dei capelli il suo sopracciglio,

“stavo solo cercando di levarmelo di torno, in verità” meglio una mezza verità, che il nulla o ancora peggio una bugia.
“a me non sembrava, Kurt. Mi hai detto di lasciarvi da soli. Lui ha detto che devi farti perdonare e tu sembravi sul punto di corrergli dietro quando è scappato via e ancora più strano di tutto: hai chiesto a Sebastian di scusarti come se avessi fatto qualcosa di sbagliato nei suoi confronti e sai quanto Bas la prenda sul personale il tuo trascorso con Zack. E poi perché sei così sconvolto?” kurt era indeciso se scoppiare a ridere o a piangere e stanco com’era non si sarebbe stupito se fosse finito a fare entrambe le cose.

“perché sono sconvolto mi chiedi? Sono sconvolto perché la mia amica, quella che mi ha raccolto nemmeno una settimana fa, col cucchiaino dal suo pavimento, crede che io abbia qualcosa di losco da nascondere. Con Zack, poi. Zack. Dio, tu non hai idea di quanto le tue conclusioni siano lontane dalla realtà. Davvero non puoi neanche immaginare.” a quel punto altro che risata isterica, le lacrime avevano avuto la meglio e quello non fece che peggiorare lo stato di agitazione di Kurt,

“di quale realtà parli? Cosa non mi hai detto?” Santana pretendeva delle risposte e le voleva adesso,

“niente. Non c’è nessuna realtà. Sono solo stanco e confuso” 

“non c’è niente? Bene, allora lascia che ti spiego la realtà che ho visto io fuori la vetrina del cafè, ti va?” Santana era così indispettita dal comportamento schivo di Kurt che non riusciva nemmeno a stare seduta,

“quello che ho visto io, erano due ragazzi tremendamente presi da loro e dalla loro discussione, ho visto un Kurt lasciare che Zack gli si avvicinasse ad una spanna dal suo naso senza battere ciglio e ho visto un Zack dispiaciuto, incollerito come se gli importasse davvero cosa avevi fatto di sbagliato, perché sì Kurt, ho visto pure che tutto il tuo corpo trasudava sensi di colpa e frustrazione probabilmente per un qualcosa che avevi detto o fatto. E ho visto il panico nei tuoi occhi prima di trascinarti dentro con me. Quindi dimmi, pensi che io abbia visto qualcosa che non è reale?” Kurt annuì convinto perché quegli atteggiamenti o almeno la maggior parte di quelli poteva spiegarli, anche se odiava sentirsi in dovere di giustificarsi.

“Zack era davvero arrabbiato e forse anche dispiaciuto per un qualcosa che ho detto io nei suoi riguardi, ed io mi sento davvero frustrato perché non sono il tipo di persona che usa i tuoi punti deboli, quelli che mi hai confidato in un momento delicato, per ferirti.. ma è quello che ho fatto con lui. Ho usato una sua confidenza pure abbastanza seria per fargli del male. E sono sconvolto Santana, perché forse in quel momento, lui stava solo cercando di aiutarmi e ha continuato a farlo anche dopo che gli ho sputato in faccia quelle cose orribili. Ed io continuo ad odiarlo perché è un pezzo di- hai capito.. e non potrà mai e poi mai, anche se non ci fosse stato Blaine nel mezzo, succedere qualcosa tra di noi. Lui lo vorrebbe - ovviamente- ecco perché l’hai visto con me, perché lui è uno stronzo che fa di tutto pur di ottenere ciò che vuole. Ed io lo odio, davvero.. ma questo non giustifica quello che gli ho detto” Kurt aveva parlato in modo veloce e forse agitato, ma aveva provato ad essere il meno confuso possibile scegliendo le parole migliori e omettendo le peggiori, sperando e pregando che l’amica si convincesse,

“Kurt io- posso sembrarti una stronza in questo momento e forse lo sono, però ho bisogno che tu me lo dica chiaramente, ok? Zack non c’entra niente con il fatto che hai lasciato Blaine, vero? Perché Dio, io posso capire se ci sia qualcun altro. Davvero. Ma non lo capisco se quel qualcuno è proprio il bastardo.” beh, la risata nervosa alla fine era arrivata. 

Zack non c’entra niente con il fatto che hai lasciato Blaine, vero?  

Questa sì che era la domanda da un milione di dollari. Dollari che Kurt non avrebbe mai visto perché mai avrebbe risposto in maniera corretta.

Non avrebbe risposto nemmeno in maniera sbagliata.. perché i suoi occhi, quelli così cristallini ma ormai stanchi, non sapevano nascondere le bugie.

“perchè diavolo ridi, faccia da pizzichi?”
“sei davvero una stronza Lopez. Ma ti assicuro che non c’è nessuno, soprattutto non lui. Ti prego di non mettermi più in discussione in questo modo” così dicendo sparì ogni ombra di sorriso sul viso e si alzò dal muretto dove era stato seduto per troppo tempo,

“torna al locale. Io vado a casa” disse mentre le poggiava una mano sulla spalla a mo’ di saluto,

“Kurt non volevo- ma dovevo- per- sai.. assicurarmi che- non lo so. Non mi piace Zack, non mi fido e quando vi ho visti insieme io- mi dispiace okay?” Santana non era il tipo di ragazza che cerca il contatto, che ti stringe quando vuole dirti che ci tiene, che ti abbraccia quando vuole scusarsi e quindi quando poggiò la fronte sulla spalla di Kurt, lui sapeva che quello era il suo atteggiamento per dirgli che a modo suo si era preoccupata.

“è okay, San. Una buona amica sa quando ti deve difendere e sostenere e quando invece ti deve colpire e spronare. E tu lo sei, una buona amica” 

“mi dispiace che tu non abbia trovato di meglio” scherzò lei per alleggerire la tensione mentre fece per ridargli la sciarpa,

“tienila e corri dentro che Sebastian probabilmente ti ha fatto licenziare” 

“Hummel qualsiasi cosa tu gli abbia detto non devi sentirti in colpa, lui con te ha fatto di peggio e poi lo sai che dovrai dirmi in cosa ti stava aiutando, vero?”
“te ne vai o no?”

“me lo dirai!” urlò lei già in corsa.

 

*

 

 Da Blaine (9:23)

- Buona domenica a te, Kurt. Se vorrai, la tua colazione ti aspetta al Lima Bean -

 

Da Kurt (9:27)

- Blaine -

 

Da Blaine (9:27)

- Kurt -

- caffè, Kurt -

 

Da Kurt (9:29)

- blaine -

 

Da Blaine (9:30)

- come ti vedi tra 5 anni? Puoi fantasticare quanto vuoi-

 

Da Kurt (9:33)

- laureato a Yale o Brown o NYU,  vivo in una grande città come Boston o Seattle o New York. Sono un tirocinante in una squallida casa editrice che pubblica solo romanzi rosa e magari ho un lavoro part-time in un grande giornale del posto che però mi affida da scrivere solo recensioni di 140 parole su i libri best-seller della settimana. E passo le notti a scrivere al mio grande romanzo d’esordio e a sognare due grandi occhi color del miele che non ho mai dimenticato. E ogni mattina mi chiedo se sia il giorno giusto per cercarlo e chiedergli di riprendermi-

- tu? Dove ti vedi tra 5 anni? -

 

Da Blaine (9:34)

- romanzi rosa Kurt, sul serio? Ti ho detto di fantasticare-

 

Da Blaine (9:37)

- io mi vedo a casa, in quegli occhi sempre troppo azzurri per essere veri. Io mi vedo da te, con te. Dovunque sia. Quindi Kurt, qualunque giorno è quello giusto per cercarmi. -

 

Da Kurt (9:38)

- non voglio che mi aspetti Blaine. Non devi. -

 

Da Blaine (9:38)

- lo so -

 

da Mercedes (9:35)

- ti vedo in linea, non puoi ignorarmi. -

- è domenica Kurt, non hai allenamenti, quindi non hai scuse per  non vederci-

 

Da mercedes (9:37)

- smettila di evitarmi Porcellana! -

 

Da Kurt (9:40)

- buongiorno Cedes-

- non ti sto evitando, sono solo molto impegnato -

 

Da Mercedes (9:41)

- scegli tu Hummel ci vediamo fuori, oppure vengo li. Non mi sfuggi. Non oggi.-

- e non dirmi che non ti troverò a casa, perché dovrai rientrare prima o poi e mi troverai proprio tra Burt e Finn-

 

Da Kurt (9:41)

- ci vediamo al Lima Bean tra 45 minuti?-

 

Da mercedes (9:42)

- sarò lì tra mezz’ora pasticcino! -

 

Da Kurt (11:00)

- una torta di carote, Blaine? Mercedes dice che si vergogna di me-

 

Da Blaine (11:03)

- non c’erano muffin all’uvetta e la torta di carote era l’opzione più salutare che potevo scegliere. Non lamentarti, Kurt-

 

Da Kurt (13:21)

- era buonissima. Grazie. Non dovevi, non lo merito. Eppure era quello di cui avevo bisogno. -

 

Kurt Hummel quella domenica mattina si era svegliato col piede storto, la luna storta, con tutto il suo mondo storto e leggere un messaggio di Blaine che gli diceva che avrebbe trovato la sua  colazione al Lima Bean era stato il paradiso e l’inferno insieme per lui.

E sapeva che non avrebbe dovuto rispondere o ancora meglio avrebbe dovuto dirgli di smetterla, di cancellare il suo numero, ma invece lui si era svegliato col piede storto e allora si era ritrovato a dirgli solo “Blaine” consapevole del fatto che l’altro avrebbe capito che non lo stava ammonendo, ma soltanto chiamando.. incitando quasi.

Quindi si ritrovò a riavere di nuovo il piede dritto perché come se Blaine lo sapesse, non gli chiese se avesse cambiato idea su loro due, se avessero potuto vedersi, non gli chiese nemmeno come stava, no.. Blaine da persona più pragmatica che Kurt conoscesse gli chiese come si vedeva tra cinque anni e per Kurt fu come tornare indietro alla loro prima volta al Lima Bean dove parlarono di tutto e niente. Tutto quello che gli passava per la testa e niente di concreto e quindi per lui fu naturale essere sincero nella sua risposta,perché non trovava un senso mentirgli, non su di un ipotetico futuro e quindi non fu sorpreso quando si ritrovò a sorridere come un idiota e a dimenticare tutto quello che di frustrante o odioso era successo il giorno prima.

Era una bella giornata, grazie a Blaine.

Quindi non si sorprese nemmeno quando accettò di vedersi con Mercedes al Lima Bean solo per accaparrarsi la colazione che Blaine gli aveva conservato.

Non fu per niente sorpreso nemmeno quando il cameriere gli portò la torta di carote che Blaine aveva preso per lui e si ritrovò a ridere di gusto, per davvero per la prima volta da quando il mondo gli era precipitato sotto ai piedi.

 

“pasticcino, questo misterioso ragazzo dei caffè che ti fa sorridere come non ti vedevo fare da un po’, è lo stesso ragazzo che ti sta facendo soffrire come un cane? Perché sinceramente sono un po’ confusa.. e tu con la tua bocca serrata non mi aiuti a risolvere questo enigma” gli disse Mercedes dritta al punto, mantenendo una faccia alquanto schifata davanti alla torta di carote, 

“sinceramente sono confuso anch’io” rispose Kurt restando sul vago, sperando che la conversazione si dirigesse su altro se non le dava corda,

“che vuoi dire? Che non sai se sono la stessa persona? Dici sul serio? Ma quanti gay ci sono a Lima? Prima del tuo arrivo a scuola non ne avevo mai conosciuto uno ed ora sembra che sia arrivata la fiera in città” disse Mercedes agitando il cucchiaino con cui stava mangiando la sua torta proprio sotto al naso di Kurt per rendere meglio l’idea,

“fiera? Non so in che modo dovrei prenderla quest’uscita Ced”

“oh senti ragazzino, non cercare di distrarmi. Il ragazzo caffè e il ragazzo stronzo che ti ha fatto soffrire sono la stessa persona o no?” Kurt alzò gli occhi al cielo, giusto per prendere tempo e capire il da farsi, ma alla fine sospirò, chiuse gli occhi e annuì,

“si, ma non è uno stronzo e non è stato lui a farmi soffrire. Ho fatto tutto da solo.. ma- io non credo di essere ancora pronto a parlarne” fu la volta di Mercedes di alzare gli occhi al cielo,

“io credo di conoscere questo misterioso ragazzo ecco perché non vuoi parlarmene. Non ti fidi di me e-” alzò la mano perché sapeva che Kurt stava facendo per ribattere, ma non voleva che le venisse spezzato il filo del discorso, “e ti capisco. Però tu non devi dirmi niente, ascolta le mie opzioni e mi basta sapere se tra queste c’è il ragazzo giusto. Ok? Ci stai?” Kurt fece spallucce,

“non ti posso promettere niente”

“come la fai lunga.”
“spara”

“ti ho osservato molto e devo essere sincera, all’inizio ho pensato avessi una storia con Mr. Anderson e beh lasciatelo dire sarebbe stato un bel bocconcino per te.. avete così tante cose in comune: il glee, i libri, i beatles, assurdi prodotti per capelli. Insomma a parte il fatto che è il nostro insegnante io vi vedevo perfetti.. è un peccato che quel bel sederino bianco giochi per la tua squadra.. ma comunque, ti ho visto interagire con quel Smythe e nonostante il fatto che lui alle provinciali abbia detto che non gli piaci in quel senso ho visto come ti è corso dietro quando hai avuto quella specie di crisi e come si è appiccicato a te a casa del professore. Quindi, sì Smythe è un opzione anche se non capisco perchè-” la ragazza si bloccò di colpo per agitare una mano davanti agli occhi dell’amico, “ci sei? Stai bene? Sembri cadaverico”
“no- cioè si, è tutto okay. Continua” disse lui provando con tutto se stesso a non mostrare nessun tipo di reazione da nessuna piccola parte del corpo.

Teneva le gambe tese e strette l ‘un l’altra per evitare che cominciassero ad avere quella tremarella tipica di chi è in ansia, le mani erano rigide sul tavolo per evitare che prendesse a torturarle coi denti, gli occhi erano fissi sul caffè perché quelli erano traditori più di tutto il resto.

Insomma Kurt Hummel stava cercando di trasformarsi in una statua di sale.

Mercedes era una buona amica di scuola, un’ottima compagna di glee, ma non sapeva se poteva fidarsi al cento per cento e non avrebbe sottovalutato la cosa l’ennesima volta.

La sua stupidaggine con Zack gli era bastata, grazie.

“quindi, stavo dicendo. Smythe è una possibilità. un’altra opzione è Zack di Maggio, scusa Kurt ma quel tipo di gravita intorno, sempre con una scusa più ridicola dell’altra. È l’unico giocatore insieme a Puck che non ti prende di mira e so che Puck lo fa perché non vuole tornare in riformatorio, ma Di Maggio? Non so.. e poi non si è mai visto con una ragazza. Cioè alcune cheerleaders dicono di avere avuto un paio di appuntamenti con lui, ma niente di più. Non so.. tu poi sembri sempre teso quando sei vicino a lui, come se non volessi che gli altri potrebbero pensare che c’è del tenero fra voi. Quindi sì, ho pensato a Zack, Sebastian e perché no, anche il bel professorino.” anche se era stata Mercedes a concepire il monologo quello ad avere la gola secca e la testa in fiamme era Kurt,
“ci ho preso?” chiese lei avvicinandosi con aria cospiratoria, quando aveva capito che l’amico non avrebbe spiccicato parola

“eh no” disse lui, ma Mercedes gli prese il mento tra due sole dita e lo voltò verso di lei.

Assottigliò gli occhi in due piccole fessure e scrutò Kurt per almeno trenta secondi prima di lasciarlo andare e annuire sardonica.

Come se in quelle iridi poteva esserci l’oracolo della vita.

“ci ho preso” sentenziò finendo di bere il suo caffè.

 

E per il resto della mattinata Mercedes non chiese più niente di quella storia. Era quasi ora di pranzo quando uscirono dal cafè pronti a salutarsi e tornare a casa.

“Pasticcino, chiunque sia dei tre.. e qualsiasi cosa sia successa tra voi. Pensaci bene, non fartelo scappare, perché il sorriso che ti illumina il viso quando si tratta di lui è- lasciamelo dire- un amore. Ti brillano gli occhi e le tue guanciotte diventano due piccole pesche. È amore, tesoro” Kurt in risposta l’abbracciò forte, quasi a farle mancare il respiro,

“grazie per non aver insistito. Ti prometto che appena sarò pronto, non mi risparmierò nessun dettaglio”
“soprattutto quelli sconci Hummel, hai capito?”
“Mercedes Jones! Non fare la pervertita!”
“tutti i dettagli damerino! L’hai promesso!”

 

*

Era lunedì e dopo una domenica tranquilla passata prima in compagnia di Mercedes, poi a casa per un buon pranzo di Carole e infine coi suoi vecchi amici Warblers a Westerville, Kurt aveva capito cosa fare perlomeno con Zack.

 

Quindi appena varcata la soglia del McKinley aveva come unico obbiettivo quello di trovare Zack e fargli il piccolo discorsetto che si era preparato la sera prima e solo la vista di Blaine appoggiato con le spalle alla porta della sua aula con il maglioncino blu, rosso e bianco che Kurt adorava tanto lo fece vacillare e dimenticare tutti i suoi propositi per qualche secondo, ma poi il colpo di spalla per niente velato e fintamente non voluto di Karofsky lo fecero rinvenire e ricordare dove fosse e cosa doveva fare.

Evitò lo sguardo di Blaine che fu pronto a richiamare il giocatore di football e proseguì fino al suo armadietto ma lì non trovò Zack e se non era lì perché ancora arrabbiato, allora sapeva dove trovarlo.

L’armadietto di Puck.

E il fatto che l’altro fosse proprio lì fece rabbrividire Kurt, perché quella era l’ultima cosa che voleva fare: imparare a conoscere Zack persino dalle sue abitudini.

“Zack? Posso parlarti un attimo?” così esordì Kurt fermandosi di fianco a Puck che lo salutò con un piccolo gesto del capo,

“no, Hummel”
“sarà veloce”
“lo so, perché non parleremo affatto”  il ragazzo continuava a giocherellare con le chiavi del suo armadietto per evitare di guardare Kurt negli occhi ,

“mi avete già fatto girare i coglioni. Io taglio la corda. Ci si vede dopo. Zack non lasciare Hummel da solo ho sentito dire della granita delle dieci” i due alzarono gli occhi al cielo contemporaneamente ma Zack finì comunque per annuire a Puck prima che si voltasse e andasse via.

“cosa vuoi?” sbottò lui quando si spostarono in un angolo più appartato dei corridoi, quello vicino alla sala dei professori dove non si soffermavano mai troppi studenti.

“questo è ciò che avrei dovuto fare sabato per ferirti e quindi allontanarti” gli passò un foglio, un semplice foglio f4 da stampante, piegato in quattro e quando Zack fece per prenderlo lui lo trattenne guardandosi intorno circospetto, “aprilo con discrezione, per piacere” disse Kurt e poi lasciò la carta.

 

Era un lavoro di un’intera domenica pomeriggio che Kurt e Trant il warbler -nerd e genio dell’informatica- avevano fatto per arrivare ad avere un risultato soddisfacente.

Su quel foglio c’era una foto accuratamente ritoccata con photoshop che ritraeva Zack  in camera di Kurt, a petto nudo, con un minigonna così mini che non lasciava niente all’immaginazione e dei tacchi a spillo rosso fuoco.

E non ci crederete, ma quello era il modo di Kurt di chiedergli scusa, senza doverlo fare.

“ma che cazzo di problemi hai?!” sbottò Zack mettendo via subito la foto e Kurt per tutta risposta sorrise sornione,

“è un buon lavoro, vero? Tu non lo sai ma quella è camera mia.” a quell’affermazione Zack, sempre accorto riaprì di nuovo il foglio e guardò per qualche secondo in più la foto,

“cazzo. È fatta bene”
“lo so. Ci ho messo un giorno intero per farla.”
“quindi? Sei pronto a mandare a puttane la carriera di Anderson?” sputò Zack che sembrava non solo inferocito ma anche e soprattutto agitato,

“no. Certo che no. Non ci farò niente con questa foto. Volevo solo dirti che se potessi tornare indietro a sabato scorso allora non direi quello che ho detto ma più semplicemente ti ricatterei con questa” disse indicando l’immagine,

“ti avrei detto qualcosa tipo: -ehi brutto cretino, se tu cancelli tutto quello che hai su di me, io distruggerò questo piccolo gioiello che ho tra le mani – e poi avrei aperto il foglio per strada bene in vista e ti avrei messo un po’ in imbarazzo dicendo cose del tipo: - ricordo come portavi quella gonna, e come non volevi toglierla nemmeno per me- oppure, - sei nato per portare quei favolosi tacchi- e” fu bruscamente interrotto da una fragorosa risata con tanto di lacrime agli occhi da parte di Zack,

“oddio Hummel quanto tempo ci hai ragionato su tutta questa storia?! io- è esilarante” Kurt con un sorriso a fior di labbra fece spallucce,

“io non sono meglio di te Zack, ma non voglio essere nemmeno peggio” disse schietto e l’altro annuì asciugandosi le lacrime agli occhi,

“se è il tuo modo per chiedere scusa Kurt, fa schifo. E non ti nego che sono stato davvero tentato di mandare a tutti quelle foto.. solo che dovevo concederti una possibilità di fare ammenda e con questo gioiellino – come l’hai chiamato tu- ci sei riuscito alla grande” Kurt non era sicuro ma stava pensando che quella fosse la conversazione più naturale che  i due avessero avuto da quando erano stati allo Scandals.

“non era per discolparmi, era solo per dirti che ho capito l’errore. Non riesco a chiederti scusa Zack. Spero che tu lo capisca” e stranamente l’altro annuì convinto prima di farsi più vicino, spalla a spalla e riaprire il foglio tra loro due, 

“Hummel ma hai visto che gambe fenomenali che mi hai fatto? Per non parlare del pacco poi.. è degno di nota!” e Kurt alzò gli occhi al cielo e sbuffò divertito,

“il tocco di classe è la minigonna dorata Zack. Ti dona”

“dici?” domandò lui con finto fare pensieroso, sfiorandogli la spalla con la sua,

“assolutamente” 

 

Quella scenetta Zack non l’aveva programmata ovviamente, ma quando aveva visto il professorino del cuore di Kurt uscire dalla sala insegnanti e sostare lì impalato a guardare proprio nella loro direzione, non ci pensò due volte ad esagerare ogni suo gesto o reazione.

Fece la risata più divertita e civettuola del suo repertorio e sfiorò Kurt più volte che poteva sapendolo ben distratto per pensare di scostarsi.

“Zack? Posso chiederti una cosa?”
“non ci pensare nemmeno con la storia delle foto Kurt? Ok?”
“cosa voleva Karofsky da me?”
“è tutto sotto controllo” fu l’unica risposta che ricevette Kurt , “anche se dovresti insegnarmi a fare un lavoro del genere. David starebbe una bomba con solo un boa di piume di struzzo a coprire la sua.. poca mascolinità” continuò Zack con una finta faccia seria, facendo ridere e non poco Kurt. 

 

E nel momento in cui suonò la prima campanella che li avvisava dell’inizio delle lezioni Zack fu ben lieto di constatare che Anderson non si era mosso di un millimetro dal suo posto se non per le mani strette a pugno lungo i fianchi e che Kurt non si era accorto della sua presenza e quindi ancora una volta non ci pensò due volte a sporgersi verso l’altro che ancora guardava la foto, per accarezzargli la tempia con le labbra e bisbigliargli all’angolo dell’orecchio un “buongiorno Signorina”. Poi veloce, come il bacio che gli aveva dato, gli sfilò il foglio dalle mani e sparì via. 

 

E forse Kurt sentendo la bocca di un altro sulla sua fronte in un gesto così spontaneo sentì più forte e più soffocante la mancanza di Blaine o forse più semplicemente stava perdendo la testa perché per un secondo gli era sembrato di aver visto proprio Blaine sparire per la rampa di scale poste precisamente difronte la sala insegnanti, ma era impossibile perché le lezioni stavano per cominciare e Blaine non se ne sarebbe andato in giro lasciando la sua classe senza supervisione. 

Quella era una crisi d’astinenza da Blaine, primo sintomo: vedere la sua immagine anche dove non c’è. Dovunque. Sempre.

Stava impazzendo. Ne era sicuro.

 

*

Il sangue gli stava ribollendo nelle vene. Lo sentiva affluire fino alla punta delle orecchie e camminare avanti ed indietro nel ristretto spazio del bagno dei professori non lo stava per niente aiutando.

Voleva urlare, spaccare tutto, piangere e urlare ancora, ma non poteva farlo.

Non poteva scappare di nuovo dal suo posto di lavoro e non poteva spaccare la faccia ad uno studente o forse due.

Kurt che fino a qualche minuto prima era stato la sua malattia ma anche la sua cura ora era solo tossico veleno.

Veleno che gli era già stato iniettato nel sistema e voleva e doveva e bramava di farlo uscire.

Blaine si sfregava le mani sulle braccia e grattava con le unghie ogni centimetro di pelle che riusciva a toccare, Kurt doveva defluire da lui.

 

Quello che aveva appena visto, che fosse innocente – e non lo era- o lascivo, che fosse amichevole – e non lo era- o romantico a Blaine faceva un male cane.

Un male che non poteva neanche immaginare, figuriamoci spiegare.

Un dolore così forte che non era niente paragonato a quello provato fino ad ora.

Perché fino ad ora il dolore era sempre stato accompagnato dalla speranza.

Pena e piacere.

Inferno e paradiso.

Uno “smettila” di Kurt era sempre stato accompagnato da un “sei importante”.

Ora invece c’era solo dolore, pena, malattia, veleno.

 

Non ha funzionato, Blaine perché lui non era te..

Era stato quel pensiero di te a farmi andare avanti per il resto della giornata ..

Io sto bene. Stiamo bene..

quando dico che per me sei importante non sto mentendo..

 

le parole di Kurt stavano riaffiorando nella sua mente e stavano rimbombando nelle sue orecchie come se stesse ad un rave.

Erano assordanti e vuote.

Ecco cosa aveva capito: Kurt era stato così bravo ad insinuarsi nella sua vita, nella sua testa, nel suo cuore usando parole vuote.

Bugie.

Kurt era un bugiardo.

 

Perché l’aveva fatto?

Perchè aveva preso il suo cuore, ci aveva giocato a poi l’aveva buttato via come se fosse carta straccia?

Perché aveva accantonato Zack per un po’ solo per farsi beffe di Blaine e poi tornare da Zack?

 

Kurt era veleno.

Ma se c’era qualcuno da incolpare quello era solo lui, Blaine.

Era stato Blaine a lasciarlo fare, lasciarlo entrare.

Era stato lui a credere a quello che diceva e non pesare quello che faceva.

Perché di fatto Kurt l’aveva già abbandonato.

Di fatto lui se n’era andato.

Ma lui aveva reputato sincero “sei importante” e “quegli occhi che non ho mai dimenticato” e anche  “stiamo bene” invece di credere a “non posso continuare così” e a “ho scelto me”.

Kurt era la malattia, sì.. ma era stato lui poco attento a non contrarla. 

L’unica cosa che gli era rimasta da fare era curarsi.

Lui doveva prendersi tutto il dolore e il male, Kurt doveva dargli la verità, quella cruda senza censure.

Quella che non gli ha mai detto per vigliaccheria o semplice menefreghismo.

Così da ripartire da 0, da lui stesso.

E andare avanti.

Basta piangere, basta aspettare, basta credere.

Basta Kurt.

 

*

 

La lezione del glee era cominciata da quasi un’ora ma di Blaine neanche l’ombra e a giudicare dai continui sguardi di Rachel verso la porta neanche lei sapeva dove l’altro si fosse cacciato.. non che erano affari di Kurt, ovviamente.. però quel giorno non aveva avuto nessun tipo di “promemoria” da parte sua, nessun caffè, nessun sorriso, non c’era stato nemmeno uno sguardo fugace durante la sua ora di lezione, anzi se Kurt si fermava a rifletterci Blaine non aveva minimamente prestato lui alcuna attenzione.

E stava cercando di convincersi che andava bene così, che era quello che gli aveva chiesto di fare.

Lasciarlo libero, dimenticarlo.

Andare avanti.

“va bene così” stava ripetendo come un mantra nella sua testa mentre sfogliava pigramente il piccolo vocabolario che Rachel aveva dato a tutti i ragazzi del glee, perché a quanto pareva lei e Blaine avevano deciso di scrivere delle canzoni originali per le regionali.

“io e Blaine abbiamo pensato che fosse una buona idea. Scrivere canzoni mette a nudo i nostri sentimenti, quello che siamo, ci aiuta a conoscerci meglio. Quindi anche se non uscirà fuori una canzone degna di nota, avremmo comunque fatto gioco di squadra che è quel che ci serve per vincere le regionali. Che ne dite, cominciamo?” così aveva detto Rachel mentre consegnava uno ad uno, un piccolo vocabolario che li aiutasse a cercare le parole che facevano fatica a trovare.

 

Erano tutti impegnati a scrivere quello che doveva essere un inno, a cosa Kurt non l’aveva mica capito quando finalmente Blaine varcò la soglia dell’aula canto.

Non salutò nessuno se non Rachel con un cenno del capo e senza un’ombra di un sorriso andò dritto verso lo sgabello del pianoforte.

Si sedette, prese dalla sua cartelletta degli spartiti e li appoggiò sul piano.

Blaine non aveva ancora alzato gli occhi sui ragazzi, su di Kurt.. teneva lo sguardo fisso sui fogli scarabocchiati che aveva messo lì e sembrava combattuto,

“Blaine, tesoro.. c’è qualcosa che non va?” aveva chiesto Rachel ma lui alzò una mano per chiederle silenzio e poi annuendo serio, chiuse gli occhi, prese un profondo respiro e annunciò di aver scritto una canzone.

“si è scritta da sola” disse, “e ha bisogno di essere ascoltata” concluse posando per la prima volta quel giorno lo sguardo fiero su Kurt che restò folgorato.

Quegli occhi erano così pieni di tante cose che spaventarono Kurt, come mai avevano fatto.

Rachel intanto sembrava combattuta mentre spostava lo sguardo dall’uno all’altro cercando di capire se fosse davvero una buona idea quella di Blaine,

“Blaine io non credo che- devono essere i ragazzi a scrivere e-”
“abbiamo bisogno di qualche buona idea, Mrs. Berry, perché qui noi stiamo navigando in alto mare” fece però notare Artie, sventolando a mo’ di prova un foglio completamente bianco.

A Blaine non servì altro e fece partire la musica.

“questa è stone cold”

 

una, due, tre note e la voce di Blaine accompagnò piano quella melodia,

 

Stone cold, stone cold
You see me standing, but I'm dying on the floor
Stone cold, stone cold
Maybe if I don't cry, I won't feel anymore 

 

la sua voce era così debole ma al tempo stesso così potente che Kurt sentì quelle parole trafiggergli l’anima.

Blaine faceva scorrere le dita sui tasti d’avorio e teneva gli occhi chiusi eppure tutti potevano percepire il puro tormento che c’era dietro la sua figura pacata.

Rachel non dovette riflettere un secondo per andare a prendere posto infondo all’aula, tra Kurt e Mercedes fingendo di poggiare le mani su entrambe le spalle dei ragazzi, ma stringendo con veemenza e sentimento solo quella di Kurt,

 

Stone cold, baby
God knows I tried to feel
Happy for you
Know that I am, even if I
Can't understand, I'll take the pain
Give me the truth, me and my heart
We'll make it through

 

La seconda strofa era ancora più dolorosa della prima, le note erano più decise, la voce più alta, le parole più distruttive.

Kurt lo aveva demolito, ridotto in frantumi.

Kurt aveva pienamente realizzato di aver preso il cuore di Blaine e di averglielo irrimediabilmente spezzato quando questi si fermò di colpo, aprì gli occhi per la prima volta per guardare in quelli di Kurt e cantò: “if happy is him, I’ m happy for you” senza musica, senza scudi, senza rancori.

Solo tanti rimpianti e fragilità.

A Kurt si mozzò il fiato in gola e gli occhi si spalancarono quando la mano di Rachel abbandonò la sua spalla, segno che il messaggio era stato chiaro e anche Rachel si sentiva tradita.

Kurt non aveva tradito nessuno però.

Non Blaine, mai Blaine.

 

Stone cold, stone cold
You're dancing with him, while I'm staring at my phone
Stone cold, stone cold
I was your amber, but now he's your shade of gold 

 

gli occhi di Blaine erano tornati chiusi, le sue mani sempre più veloci e dure sul piano, come se volesse spaccarlo, come se quelle note non potessero bastargli ed era così infatti.. aveva bisogno di qualcosa di più forte, di più potente perché quello che aveva da dire doveva essere sentito, doveva essere chiaro.

Il suo cuore non si era solo spezzato, no. Il suo cuore era diventato una fredda, pietra esanime ed era impossibile che avrebbe ripreso a funzionare come un cuore avrebbe dovuto fare.

 

La mano di Rachel tornò sulla spalla di Kurt, ma prepotente questa volta per tenerlo seduto, per non farlo scappare o peggio ancora parlare o reagire.

Doveva restare lì e ascoltare.

“stai calmo” gli aveva mormorato all’orecchio, sperando di essere almeno un po’ confortante senza crederci davvero.

 

Di nuovo, di colpo, Blaine fermò la musica, il fiato gli si mozzò in gola stroncando sul finale l’ultima parola rendendo a pieno i suoi sentimenti strozzati, soffocati, ormai irreparabili.. portò entrambe le mani fra i capelli con foga e violenza, alzò gli occhi chiusi al cielo e li riaprì su Kurt solo quando, pochi secondi più tardi che potevano essere sembrati eterni, le sue dita tornarono a battere sui tasti e la sua voce riprese vita più forte di prima.

Come se volesse dire” BASTA, Vado avanti.

Sempre sulla mia strada.”

Don't wanna be stone cold, stone
I wish I could mean this but here's my GOODBYE

 

quell’addio urlato a pieni polmoni aveva squarciato il petto di Blaine di netto e quello di Kurt era stato completamente spazzato via come se fosse passato un uragano e non avesse lasciato più niente da salvare dietro di sé.

 

Non c’era niente da salvare lì.

Non doveva salvare niente Kurt e Blaine si era stufato di farlo da solo.

 

Oh, I'm happy for you
Know that I am, even if I
Can't understand
If happy is him, if happy is him
I'm happy for you.

 

L’ultima strofa Blaine la sussurrò, lasciandosi completamente andare alla deriva delle sue emozioni, insieme a tutto quello che aveva deciso di abbandonare in quel mare di perdizione e disperazione.

Quando pure l’ultima nota si levò in aria, sorrise amaro e fiero perché era finita per davvero e questa volta l’aveva deciso lui.

Sorrise perché si sentiva meno naufrago dei suoi stessi sentimenti e perché sentiva di non star più sfidando nessuna legge di gravità.

Era ancora in piedi. Sempre sulla sua strada.

E Kurt era ancora in circolo nel suo sistema, ovvio.. ma ora sapeva di potercela fare.

Gli aveva detto, anzi no urlato, Addio.. ed era sopravvissuto.

Poteva farcela.

 

Kurt non poteva farcela, invece.

 

La sala si animò di applausi e urla impazzite come mai era successo prima e Kurt non si degnò di unirsi agli altri, come non si degnò di nascondere le lacrime che scendevano fitte sulle sue guance, era comunque futile nasconderle dato che metà dei suoi compagni, Rachel compresa, erano stati completamente rapiti e psicologicamente distrutti da tutto quello che era stata quella canzone.

 

“standing ovation Mr. Anderson!” urlò Unique agitando una mano in aria come se stesse brandendo ancora un accendino acceso,

“questa la portiamo alle regionali!” esclamò Artie mentre si puliva gli occhiali bagnati di pianto con il bavero della camicia.

“ci penseremo Artie, ora perché non facciamo tutti una pausa? Io di sicuro ne ho bisogno di una” disse però Rachel mentre si dirigeva a passo svelto verso Blaine che sembrava come spiritato.

 

“è stato intenso, no?” Domandò Mercedes a Kurt mentre gli accarezzava un ginocchio cercando di calmargli con quel gesto i piccoli singulti che emetteva tra un sospiro e una lacrima,

“si, decisamente” sussurrò lui senza abbandonare lo sguardo dalla scena di Blaine a Rachel.

Nonostante non potesse sentire neanche una sola parola di quello che si stavano dicendo i due, era sicuro del fatto che Rachel si stava accertando di avere il suo amico tutto intero.

 

Filippo Alosi scrive: una storia d’amore finisce solo dopo che avremo chiuso tutti i conti, solo dopo che saremo riusciti a rispondere ai vari perché. Alle volte questo non accade per i più disparati motivi, così quella storia rimane aperta e inghiotte il resto della tua esistenza”.

 

Blaine non poteva permettere a quella storia d’amore - se così poteva essere considerata anche dall’altro- inghiottisse il resto della sua esistenza.

Quindi doveva chiudere tutti i conti e Kurt doveva rispondere a tutti i suoi perché.

 

*

Respira.

Inspira.

Un passo.

Un altro.

Respira.

Inspira.

 

Fu il mantra di Kurt mentre percorreva il parcheggio per arrivare all’auto di Blaine, dove l’avrebbe aspettato e affrontato e messo davvero fine a quella storia, proprio come voleva l’altro.

 

Si appoggiò di schiena all’auto e guardò un punto lontano, oltre il cancello del Mckinley  e fissava un angolo buio tra il muro e un’ albero come se lì in quel vuoto potesse trovare tutte le risposte maledettamente sconosciute.

 

Sentì la presenza di Blaine dietro di lui senza aver avuto bisogno di guardare.

Era Blaine.

Era sempre stato Blaine.

E lo sarebbe stato per sempre.

 

Ma era la fine.

 

“ti accompagno a casa?” così esordì Blaine quando si parò davanti a lui mentre col telecomando apriva le portiere, senza guardarlo negli occhi,

“no- va bene così. Non credo che ci vorrà tempo, no?”
“no, non vorrei prenderti altro tempo Kurt. Certo che no”
“non era quello che intendevo”

“è una tua specialità dire ciò che non intendi davvero, allora.”

 

Dio, Blaine non voleva essere così duro ma il suo istinto gli diceva di proteggere prima se stesso questa volta e per proteggersi doveva attaccare.

 

“se lo pensi davvero, mi dispiace” mormorò Kurt mentre si mordeva un labbro e tirava su col naso come se fosse un bambino a cui gli era stato tolto il suo giocattolo preferito e Blaine odiava il prurito che sentiva nelle mani che pretendevano di abbracciarlo e confortarlo, odiava così tanto il suo corpo che continuava a tradirlo,

“io non lo penso , lo so. Ma non mi servono a niente i tuoi “mi dispiace” Kurt. Voglio la verità. Non farmi grandi discorsi e non perderti in paroloni importanti, okay? Solo, dillo. Avanti. Dimmi perché è finita.” Blaine aveva fatto un passo avanti ed un altro ancora fino a toccare con la punta delle scarpe, quelle dell’altro e allora, solo allora alzò lo sguardo in quegli occhi sempre troppo azzurri, nonostante tutto ancora irrimediabilmente cristallini.

“facciamo prima se mi dici cosa vuoi sentirti dire Blaine, perché io così finirei per fare lo stesso discorso dell’altra volta e a quanto pare quello non ti basta” Blaine tendeva sempre a dimenticare quanto carattere potesse nascondersi in quel ragazzo all’apparenza così naive.

Era quello che aveva sempre più ammirato di lui ed ora è quello che più stava odiando.

“allora facciamo così Kurt, visto che fingi di non capire, io ti dico quello che tu avresti dovuto dirmi fin dall’inizio e tu lo ripeti o lo confermi. E andiamo avanti ognuno per la sua strada. Ti va? Bene.”
Blaine si diede mentalmente del debole quando Kurt abbassò lo sguardo e lui si ritrovò a poggiargli l’indice sotto al meno per alzargli il viso e quel semplice contatto era stato come un iniezione di adrenalina pura e dovette con tutte le sue forze ricordare a sé stesso che quella non era adrenalina però, era veleno.

“avresti dovuto dirmi: Blaine, io non ti voglio. Non ti ho mai voluto, mi è piaciuta per un po’ l’idea che avevo di te e trovavo eccitante fare tutte quelle cose di nascosto sperando che nessuno ci beccasse. Ma poi mi sono scocciato Blaine, perché ci ho pensato e ho capito che volevo Zack. Perché sono un fottuto bastardo e mi piace stare con un altro bastardo che non mi darà altro che tante belle facili scopate fino a quando non andremo al college. Senza impegni, Blaine. Ah sul finale ovviamente potresti metterci una di quelle frasi preconfezionate per chi lascia del tipo: scusami, non sei tu, sono io. Oppure: non ti merito, perché sei troppo per me. Che fidati, non ti sbagli mai. Allora? Vuoi che te lo scriva o lo ricordi?” Kurt non aveva neanche una volta sbattuto le palpebre, aveva vacillato un secondo quando aveva parlato di Zack anche in maniera così poco elegante, ma l’aveva lasciato parlare, fino a che Blaine ansimante come se avesse corso la maratona dei cento metri piuttosto che stare lì fermo a recitare il suo monologo, non aveva fatto un passo indietro pronto a scannerizzare l’intera figura di Kurt mentre gli diceva quello che doveva sentirtisi dire da lui. 

A Blaine nemmeno importava che fossero state le sue esatte parole o altre, gli era fondamentale che kurt gli dicesse quella verità, la sua.

“no” fu tutto quello che disse l’altro, però. 

“No? Che vuol dire no, Kurt?”
“vuol dire che non dirò niente di quello che mi hai suggerito. Non ripeterò la vile parte di Zack perché Blaine, se avessi voluto tante belle facili scopate prima di andare al college, allora il pensiero del professore adulto, maturo e off limits sarebbe stato mille volte più eccitante e non ti avrei mollato così in fretta per ritornare da un ragazzino che è così poco sicuro di sé stesso che ha dovuto farmi bere tanto alcol quanto il mio peso per provare ad avere una possibilità. Non ti dirò nemmeno una di quelle frasi già fatte, come vorresti tu. Ti dirò invece che se sei arrivato ad avere una concezione così bassa di me solo per aver sentito o visto qualcosa di me con Zack - che ti assicuro è stata solo fraintesa-  allora sono contento che sia finita tra noi, perché ora ho avuto la conferma che tra me e te non sarebbe mai durata. Mai Blaine. Perché vedi, qui non si sta mettendo in discussione i sentimenti che io potevo o non potevo avere per te. Ma hai messo in discussione la mia morale, la persona che sono.. e va bene così. Volevi un motivo valido per farla finita, eccotelo: Kurt Hummel è un fottuto bastardo.” così dicendo Kurt si scostò dall’auto, si sistemò la borsa sulla spalla e aprì la piccola tasca anteriore di quella, per tirare fuori un piccolo bigliettino spiegazzato che poi consegnò a Blaine. 

- non ti dirò mai addio. E neanche tu- c’era scritto sul foglietto ed era quello che Blaine aveva fatto scivolare nel compito di Kurt,

“ora devi dirmela tu una cosa, Blaine. Devi dirmi addio. Dimmelo. Così potremo davvero andare avanti” sospirò Kurt guardando il modo delicato con cui l’altro ripiegava il pezzo di carta,

“ho visto Zack darti un bacio sulla fronte come ho sempre fatto io ogni mattina da quando stiamo insieme. Era una cosa nostra, Kurt. Era il nostro buongiorno con il caffè. Ed è stato così naturale per Zack fare quel gesto come per te riceverlo.. da lui. Ho visto come ridevi, ho visto come- io” Blaine si fermò per accartocciare nel pugno stretto quel foglio e prendere un gran respiro, “non so quanto di quello che ho visto possa essere frainteso. Ma un fondo di verità in quella scenetta c’era Kurt. Quindi va bene così. Addio. Sì, vorrei poter dire che non mi pento di niente e che rifarei tutto nella stessa identica maniera, ma mentirei. Buone cose, Kurt” così dicendo guardò l’altro negli occhi risentito ed amareggiato aspettando quell’ agognato punto ma da Kurt non arrivò nemmeno una parola, così gettò la pallina di carta straccia ai suoi piedi  e senza voltarsi indietro fece il giro dell’auto e vi entrò mettendo in moto e partendo veloce.

 

Era finita.

Ma Kurt non gli aveva detto Addio, però.

***
 

Angolo Wallflower_

 

Buon weekend a chi non deve lavorare e può goderselo!

Io sono particolarmente impegnata, eppure volevo pubblicare e ho trovato un po' di tempo per farlo.

 

Beh, volevo scusarmi perché c'è molto angst anche in questo capitolo. Me ne rendo conto.

Finirà mai? Ne scrivo molto. Ma arriveremo alla fine del tunnel, prima o poi.

 

La canzone che canta Blaine è di Demi Lovato.

 

Grazie per la lettura

Ci leggiamo settimana prossima.
Un bacio.

Wallflower _

  
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