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Autore: Usagi    07/02/2024    0 recensioni
Raccolte di episodi legate alla mia storia principale: L'ultimo paradiso.
1. Di una fuga diurna: Hitomi è stanca dei continui cambiamenti di Millerna al suo vestito, e allora, decide letteralmente di fuggire dal castello. Cosa le succederà?
2. Di fronte alla prospettiva di un futuro ideale, cosa si è disposti a compiere per realizzare il proprio desiderio?
3. Quando i pensieri sono ammantati dall'oscurità della notte anche le proprie azioni sono protetti dagli occhi esterni.
4. Van si scontra contro Rakos inizia a comprendere l'entità di ciò che vuole realizzare.
5. Hitomi ritrova un suo pantalone di Jeans, Van come reagirà?
Genere: Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: van/hitomi
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Cieli di Gaea '
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The Vision of Escaflowne

«L’Ultimo Paradiso ~ Storie non raccontate »

Un pantalone di Jeans

 

Quel giorno aveva avuto nostalgia di casa.

La sensazione era strisciata dentro di lei sul finire del giorno, quando le ombre avevano iniziato ad allungarsi nel grande palazzo di Fanelia. 

Era rimasta senza fare nulla e aveva pensato di andare a correre, giusto per liberare la mente e concentrarsi unicamente sul tenere il ritmo ed il respiro. La corsa le era sempre servita per schiarirsi la mente, rilasciare l’energia in eccesso quando si sentiva agitata ma oggi… oggi avrebbe voluto correre per ricordare i pomeriggi dopo la scuola, quando la pista d’atletica diventava il luogo della sfida, contro i suoi compagni certo, ma in primo luogo, con se stessa. 

Per questo quando aveva trovato il suo borsone – i cui segni di usura e del tempo iniziavano già a vedersi – e solo in quel momento, era riuscita a riconoscere la sensazione che stava provando. 

Forse avrebbe potuto condividere alcuni momenti divertenti che le erano venuti in mente con Van, come di quella volta che era inciampata proprio sulla linea di partenza, poiché era stata in grado di mettere scorrettamente le scarpe sui blocchi di partenza. Praticamente era stata la prima persona sulla faccia della terra ad essere miseramente caduta dopo neanche un passo. Yukari aveva riso fino a piegarsi in avanti con le mani strette allo stomaco, le lacrime che le punteggiavano gli occhi, quel pomeriggio l’aveva presa in giro fino a quando non si erano separate di ritorno sulla strada di casa. 

Quei pensieri le fecero salire le lacrime agli occhi per la nostalgia.

Non c’era stato un singolo momento nella quale avesse osato pentirsi della sua scelta di rimanere su Gaea. Sapeva che quello era il suo destino e lo aveva accettato con gioia, grata per la fortuna che le era capitata. Aveva trovato l’amore, degli amici che la volevano bene e tutti loro erano come una grande famiglia. Forse, in fondo al suo cuore, aveva sempre saputo di essere destinata a qualcosa più. Anche quando era solo una studentessa e leggeva i tarocchi per diletto le era capitato più volte di imbattersi in quelle strane previsioni di cambiamento che all’epoca aveva semplicemente attribuito all’aver cambiato scuola, all’aver conosciuto persone diverse e dell’essersi innamorata per la prima volta. Per il Senpai Amano non era stata che una cotta, se ne era resa conto proprio quando era arrivata su Gaea, la velocità con cui i suoi sentimenti erano cambiati le aveva fatto ben presto comprendere qual era la vera natura delle cose. 

Le lacrime le offuscarono la vista e, con le mani infilate all’interno del borsone, le sue dita intercettarono qualcosa che non si aspettava. Si accertò meglio scivolando con due polpastrelli sul tessuto ma quando afferrò l’indumento facendolo uscire dal borsone non poté credere ai suoi occhi. 

C’era un pantalone di jeans.

Era uno di quelli che aveva comprato qualche settimana prima della sua partenza su Gaea, riconobbe. 

Come faceva quell’oggetto ad essere arrivato fin lì? 

Ricordava esattamente che oltre la divisa scolastica e pochissime altre cose (tra cui un lettore cd e il suo cercapersone che teneva come una reliquia) quel giorno aveva avuto con sé lo stretto necessario per allenarsi. 

Sollevò in alto i jeans, perfettamente certa di non averli mai avuti prima di quel momento. 

Lo stupore le aveva fatto asciugare gli occhi e adesso si sentiva curiosa ed estremamente desiderosa di indossarli. 

Senza indugiare un solo istante, iniziò a spogliarsi. Fino a qualche tempo fa avrebbe faticato per lunghi minuti prima di capire quale fosse il corretto ordine per togliere tutti quei vestiti. Lo stile di Fanelia ricordava molto quello del Giappone feudale, per cui aveva confidenza con gli indumenti tradizionali, eppure, nell’indossare lo yukata aveva sempre avuto il supporto di sua madre. 

Abbandonò i vestiti dove avrebbe facilmente potuto riprenderli e ben presto restò praticamente nuda. Non le era ancora passata la sensazione che le mancasse qualcosa addosso, visto che – al massimo – solo la moda di Asturia concedeva un bustino. Prima o poi si sarebbe abituata a non portare un reggiseno. Quello che aveva avuto con sé lo aveva conservato per ricordo quando aveva constatato con soddisfazione che negli ultimi mesi era cresciuta anche da quel punto di vista, così da renderlo inutilizzabile. 

Sentire il tessuto aderire alle proprie gambe le provocò un brivido di puro piacere. Quando riuscì senza fatica ad abbottonare i due lembi e a sollevare la zip le venne quasi di saltellare sul posto dalla gioia. Evidentemente era cresciuta solo nei punti giusti, pensò, cercando di guardare l’effetto che il pantalone aderente le faceva sul posteriore. 

Oh, era così bello indossare abiti normali!

La brezza fresca le solleticò la pelle nuda del seno facendola rabbrividire. Forse avrebbe dovuto trovare qualcosa da mettersi su. Chinandosi, cercò la camicetta della sua divisa scolastica. La trovò e la indossò senza fatica. Come ricordava, adesso le stava maggiormente aderente sul seno ma le entrava ancora. Lisciandosi le pieghe all’altezza dell’addome, si sentì soddisfatta del risultato finale. 

Cercò lo specchio che le aveva regalato Millerna qualche tempo addietro. Averne uno grande come quello che aveva nella sua camera sarebbe stato un salasso per le finanze del regno di Fanelia per cui bisognava accontentarsi. 

Era grande quanto un libro, per cui lo poggiò dove sarebbe potuto rimanere in piedi e, puntando lo sguardo sul riflesso della sua immagine, fece qualche passo indietro fino a poter vedere la sua figura quasi per intero. 

« Hitomi, sei qui dentro? Posso entrare? »

Quasi sobbalzò nell’udire la voce di Van dall’altro lato del pannello di legno sottile. 

 Istintivamente tornò sui suoi passi, avvicinandosi al borsone. Ricordò in quel momento che avrebbero discutere di alcune notizie arrivate da Freid. Il Re Cyd aveva intenzione di programmare una visita a Fanelia dopo le loro nozze e Van avrebbe voluto chiedere la sua opinione in merito. 

« Certo, entra pure. » 

Sentì la porta aprirsi e a quel punto il suo entusiasmo era palpabile. « Non ci crederai, stavo guardando nel mio borsone e all’improvviso sono apparsi questi jeans! Ma ci pensi? »

Aveva ancora lo sguardo verso il borsone, covando la segreta possibilità che al suo interno potesse trovarci ancora qualcosa di diverso, attese qualche secondo di troppo una risposta che non era ancora arrivata. A quel punto, si voltò.

Van era rimasto fermo, un passo dentro la stanza, con la bocca spalancata. Hitomi non comprese cosa ci fosse che non andava fino a quando non comprese. 

Lui la stava guardando e… il suo sguardo si era soffermato più in basso. 

Oh! E lei si era anche fatta trovare chinata in avanti sulla borsa. 

Cercò di portarsi verso il basso la camicia tirando i due lembi inferiori in avanti, mettendo in mostra, senza volerlo, la scollatura. Van stavolta arrivò persino a girarsi dall’altro lato, come se la vista fosse troppo

Hitomi avrebbe voluto seppellirsi dall’imbarazzo. 

« È solo che… » Van tornò a guardarla. « Sei così bella. » Il suo sguardo si era acceso di interesse e desiderio. 

Lei avvampò e improvvisamente un punto vicino ai suoi piedi divenne estremamente interessante. Da quando le cose tra loro erano cambiate, Van riusciva a dire più liberamente ciò che provava.

« L-li ho trovati nella mia borsa, prima non c’erano. Pensavo che non li avrei mai più rivisti. » 

Quelle parole fecero sorgere un dubbio sul volto del Re di Fanelia.

« Stavi ripensando alla tua vita sulla Luna dell’Illusione? » 

Ecco, aveva usato nuovamente quel tono. La voce di chi non si sarebbe mai tolto il dubbio se aver lasciato che vivesse su Gaea non fosse stato un atto di puro egoismo. 

Hitomi scosse il capo e cercò di sorridere. « In realtà sono solo contenta di riuscire ancora ad indossarli. » In parte era vero e concentrarsi su questo forse avrebbe evitato di indugiare ancora sull’argomento. 

Van mosse alcuni passi, arrivandole di fronte e poi, sorprendendola, s’inchinò ai suoi piedi. 

« M-ma cosa? » 

« Posso? » disse lui, allungando una mano in direzione della sua caviglia. Era incuriosito dal tessuto. Oh, certo. Lì i pantaloni si allargavano a campana e il tessuto le copriva, in parte, le piante dei piedi nudi. 

« Ah… sì. » rispose, tirando un sospiro. La situazione e la vicinanza di Van avevano accelerato il suo cuore ed il suo respiro. 

Il Re di Fanelia allungò due dita per toccare il tessuto in jeans. Quando fu soddisfatto di sentire la consistenza provò anche a tirare. Hitomi vide nei suoi occhi accendersi lo stupore.

« Sembrano incredibilmente resistenti. » disse lui, osservando da vicino l’intreccio dei fili di cotone. 

« Lo sono! » commentò, incredibilmente soddisfatta. « Questi erano l’ultima moda a Tokyo! »  fece per mettersi in posa con le mani sui fianchi.

Ma Van aveva smesso di parlare e la guardava dal basso cercando il suo sguardo. Hitomi deglutì e Van si sollevò in piedi. 

Fu incredibilmente veloce a cingerle i fianchi e ad avvicinarla a sé. Le sue labbra calarono sulle proprie qualche istante dopo, spegnendo sul nascere qualsiasi parola.

Lo stupore iniziale che aveva fatto fare un triplo salto al suo cuore venne presto annebbiato dalla sensazione della sua bocca sulla propria. 

Hitomi comprese che quel bacio non sarebbe stato come gli altri.

 

Van aveva appena deciso che non ci sarebbe stato spazio per le discussioni quel pomeriggio. 

Non sapeva neanche come era riuscito ad arrivare davanti a lei senza che l’urgenza di toccarla e baciarla avesse preso il sopravvento. 

Hitomi era… praticamente nuda. Il tessuto che indossava metteva in mostra le lunghe gambe forti e flessuose per non parlare del… era un samurai, maledizione! Non un bruto. Eppure, quando aveva provato a distogliere lo sguardo da lì, lei aveva cercato in vano di coprirsi con la camicetta. Era quasi collassato sul posto quando il tessuto le aveva aderito il corpo mettendo in risalto il seno. Non aveva potuto fare a meno di notare i contorni di quello che c’era sotto e, per tutti gli Dei, lui l’aveva desiderata come mai prima d’ora. 

Così aveva voluto provare a cambiare punto di vista, concentrandosi su qualcosa che in quel momento gli era sembrato interessante solo per darsi un contegno. Il tessuto di cui era fatto quello strano pantalone gli era sembrata una buona idea. Fino a quando non aveva sollevato lo sguardo e se l’era ritrovata così vicina. 

A quel punto, qualcosa nel suo cervello si spense. Si sollevò in piedi e non poté fare a meno di lasciare scivolare le mani sui suoi fianchi e stringerla a sé. 

Quel vestito era… perfetto. Con le dita seguì il contorno della fascia che scorreva in vita, più rigida del lembo che aveva toccato in fondo. Lì le cuciture erano più strette e rinforzate perché il tessuto avrebbe dovuto essere più aderente e al contempo sembrava fatto proprio per sottolineare alcuni punti specifici del corpo di chi lo indossava e Hitomi era… dovette baciarla perché in quel momento aveva bisogno di concentrarsi su qualcosa di cui poteva avere il controllo.

Tuttavia, anche lì, la sua disciplina sarebbe durata ben poco. Le labbra di Hitomi erano dolci e invitanti e dopo qualche istante in cui lei era stata stupita del suo gesto si era rilassata quasi subito fra le sue braccia e aveva ricambiato il suo tocco schiudendo la bocca come un invito. Lui lo accolse, desiderando di più ma limitandosi a premere con maggiore forza seppur con gentilezza le labbra contro di lei. 

Quando si staccarono per un momento ed ebbe il respiro di lei contro il volto cercò i suoi occhi. Hitomi era leggermente arrossita e aveva appena espirato, come se avesse trattenuto il fiato fino a quel momento. Sapeva che il suo cuore stava battendo veloce come il suo. Van vide il suo stesso sentimento riflettersi negli occhi di lei e ne fu profondamente felice.

Avrebbe voluto dire qualcosa ma tramutare i suoi pensieri in parole l’avrebbe fatto vergognare. Affondò nuovamente le labbra su di lei e questa volta approfondì il contatto. Le mani, incapaci di star ferme, risalirono al di sotto del tessuto della camicetta, accarezzando la schiena.

 

Hitomi stava facendo fatica a pensare. 

Era semplicemente in balìa del suo stesso corpo e tutto il resto era stato immediatamente dimenticato. Quando sentì le mani di Van risalire direttamente sulla pelle della sua schiena rabbrividì di piacere. Anche lei ebbe il bisogno di avvicinarsi e ricambiare la stretta, finendo per stringere le dita intorno la blusa che lui indossava. Inclinò ancora di più il viso per permettergli di approfondire il bacio, quel gesto fu un invito per lui che si allontanò appena per mordicchiarle leggermente il labbro inferiore. 

Un mugolio di piacere uscì incontrollato da lei e si imbarazzò ancora di più. Eppure, sentì il cuore in gola quando Van liberò la sua bocca per andare a lasciarle con la lingua una scia umida lungo il collo. Istintivamente inarcò il collo verso l’alto e socchiuse gli occhi completamente in balìa del suo calore. Sentì le gambe cederle e sembrò quasi sbilanciarsi all’indietro, ma le mani di Van furono salde contro di lei e risalirono ancora fino a raggiungere la metà della sua schiena e le dita si allargarono afferrando porzioni di pelle più ampie. L’assalto alla sua bocca continuò e Hitomi ne assaporò ogni istante. 

Stava capitando più spesso che finissero in quel modo, rifletté, ed era qualcosa che sapeva esattamente dove li avrebbe condotti.

Lei sapeva esattamente cosa aspettarsi, sulla Terra era praticamente l’argomento più gettonato tra le ragazze e sapeva che presto o tardi avrebbe potuto sperimentare anche lei quel genere di situazioni. Se quello era solo un assaggio, un preliminare, così lo definivano alcune riviste per ragazze, allora quello che l’aspettava alla fine doveva essere infinitamente più travolgente e meraviglioso.

 Van si spinse contro di lei e Hitomi, lievemente sbilanciata, mosse un passo all’indietro, avvicinandosi, piuttosto consapevolmente in verità, verso il proprio giaciglio. 

« Hitomi…  » il sussurro di Van le arrivò direttamente all’orecchio, e la sua voce risuonò calda come se stesse per soccombere all’urgenza del suo desiderio. Anche lui stava per perdere il controllo, comprese, facendo scorrere le sue mani intorno alle sue braccia in una carezza lenta. Anche lui era cambiato rammentò, sentendo sotto le proprie dita i muscoli definiti e non troppo sporgenti che Van aveva guadagnato con l’allenamento costante e lo sviluppo di una forza fisica maggiore. 

D’un tratto Van rallentò il ritmo, lasciandole le labbra e respirandole sul viso. 

« Di questo passo… non riuscirò più a controllarmi. » Le disse, affondando nuovamente il viso nel suo collo, respirando il suo odore come se quel gesto servisse a calmarlo. 

Hitomi non poté fare a meno che allungare le labbra in un sorriso. 

« Non sono io che devo mantenere una tradizione… » rispose cercando di stemperare il momento. Van si irrigidì e sollevò lo sguardo puntando gli occhi direttamente su di lei. Prima che Hitomi potesse domandarsi cosa lo avesse turbato e che cosa significasse quella luce che gli aveva scorto nello sguardo, Van con un semplice e fluido movimento, la prese facendo scorrere le mani sotto le sue cosce, sollevandola. Sentì i piedi perdere aderenza e sbilanciarsi quasi come se stesse cadendo e dalla sua bocca uscì un gridolino di sorpresa che venne subito soffocato dalle labbra e dalla lingua di Van. 

Fu pochi istanti dopo che la sua mente si spense definitivamente. 

Tenendola a cavalcioni contro di sé Van mosse un semplice passo laterale e la spinse contro il muro. Hitomi sentì una fitta al basso ventre in risposta alla rigidità che percepì facilmente venendo a contatto con lui. Probabilmente fu per quello che, istintivamente, cercò una posizione migliore intrecciando le gambe dietro la sua schiena. Oh! Con i pantaloni era tutto più facile, esultò una minuscola parte di sé che ancora possedeva abbastanza raziocinio da riuscire a fare quei pensieri. Quasi contemporaneamente, Van si lasciò andare in un suono più gutturale che le regalò un nuovo picco di piacere fino ad ora solo a malapena sfiorato. 

A quel punto, Hitomi ebbe la decenza di arrossire, poi volle quasi sprofondare quando Van, sentendo che lei si era agganciata perfettamente a lui, fece risalire le mani soffermandosi sulle curve dei suoi glutei riempiendosi a pieno i palmi. Continuarono ancora per lunghi, lunghissimi secondi.

 

Per Van respirare stava diventando un’impresa. 

Sentiva il corpo di Hitomi schiacciato completamente contro il suo, i suoi seni che le premevano sul petto, la sua lingua intrecciata con la propria e, per tutti gli spiriti di Gaea, oramai doveva essere palese persino per lei quanto il suo intero corpo fosse preda del desiderio di lei. Stavano spingendosi in una direzione nuova e lui aveva colto la sfida dietro le parole di lei perché da quando l’aveva vista con quella semplice camicetta e quel pantalone aderente aveva perso completamente la testa. 

Un mese? Doveva davvero riuscire a controllarsi per un altro mese? Non sapeva neanche se sarebbe stato in grado di fermarsi in quel momento. 

« Van… » furono le parole di lei che emersero dall’intreccio delle loro lingue che lo fecero fermare all’improvviso. Seppe in quello stesso istante che lo avrebbe fatto, sarebbe riuscito a fermarsi. Non percepì nel tono di voce di lei un rifiuto, ma vi colse una sfumatura di dubbio e quello gli bastò per farlo ritornare in sé. 

Non avrebbe fatto nulla che lei non volesse. Forse, dopo quello che aveva appena fatto, era anche riuscito a intimorirla. Iniziò a maledirsi intimamente mentre, istintivamente le sue mani abbandonarono la presa, cercando un contatto più gentile ritornando ad accarezzarle la schiena. 

Hitomi però non fece alcun movimento per liberarsi dal suo abbraccio e accostò la sua guancia contro la propria. Sentì l’aria che fluiva dal suo naso che gli sfiorava la pelle più rigida all’altezza della mascella. Van deglutì e strinse i denti, ignorando l’acuirsi del desiderio che, nonostante tutto, era alimentato dal semplice alito d’aria che lei riversava quasi nel collo. Rimase in ascolto, in attesa delle successive parole di lei. 

« Si chiederanno dove siamo finiti e... qualcuno arriverà ad interromperci. » 

Lo disse con il tono della certezza che permeava la sua voce quando parlava con il senno delle sue precognizioni. Vide Hitomi portare all’indietro la testa e appoggiarsi lungo la parete. Si accorse che negli occhi di lei brillava lo stesso desiderio che c’era in lui. Sembrò ricercare un respiro più profondo quando socchiuse per un momento gli occhi, le sue guance erano arrossate e il suo respiro accelerato. Van avrebbe voluto baciarla ancora. 

« Allora forse dovremmo fermarci…» Indietreggiò di un passo per permetterle di svincolarsi dal suo abbraccio, anche se  - in effetti – era Hitomi ad essere letteralmente aggrappata a lui. E vi rimase salda, le braccia intorno al collo con le dita che gli sfioravano i capelli. 

« Non voglio! » protestò cingendolo con forza. 

Van sorrise, ebbro di felicità e di tenerezza. 

« Potrei venire a trovarti questa notte. » 

 

Lui lo aveva proposto con una tale naturalezza che lei gli credette. Il suo cuore iniziò a battere più velocemente. Non poteva fare a meno di ignorare come riuscisse a sentire la presenza di lui, rigida, contro di lei. Cosa sarebbe successo se avesse detto di sì?

D’innanzi la sua incertezza, Van non replicò fece qualche passo in direzione di una sedia e si chinò leggermente per farla accomodare lì. Anche quando lei si sedette, lui continuò a fissarla negli occhi, con un sorriso furbo nel volto. 

« Lo vorresti? » chiese, sfiorandole le labbra.

 

_______

Ben ritrovati a tutti! 

Qualche giorno fa, in uno dei miei soliti momenti in cui riascoltavo le meravigliose musiche composte da Yoko Kanno, mi è balzata agli occhi l'immagine di copertina dell'Ost numero 3 (potete trovarla facilmente in rete) che raffigura Hitomi, in un profilo a tre quarti, indossare un top aderente e un jeans. E' stato in quel momento che mi è balenata in testa l'idea "cosa succederebbe se Van la vedesse?". Ed ecco qui questa piccola shot. 

Come vedete il tono di questa shot è un po' più... adulto, per cui mi piacerebbe capire se può essere interessante continuare in questa direzione. In fondo, l'ultima domanda di Van è la stessa che vi porgo io! Siamo anche in periodo di San Valentino...

A presto! 

 Usagi.

 

 

 

  
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