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Autore: Ranma789    09/02/2024    1 recensioni
E se Ranma arrivasse al Ryozampaku, il dojo dei folli Maestri di Kenichi, per addestrarsi?
Come la prenderebbe Kenichi, e che rapporto avrebbe Ranma con Miu, una persona con la quale ha molto in comune?
E perché Ranma, un anno dopo il matrimonio fallito, vive da solo con sua madre e non ha più rapporti con Genma, con i Tendo e, soprattutto, con Akane?
Cosa lo ha spinto a rinnegare la sua vita passata a Nerima?
Allenarsi al Ryozampaku potrebbe aiutarlo a crescere e ad assumersi quelle responsabilità che ha sempre rifuggito, accettando il suo destino di diventare un Maestro.
Ma quando Kenichi e l'Alleanza Shimpaku si troveranno in pericolo, sarà solo collaborando che potranno salvarsi tutti...sempre che il cuore non ci metta lo zampino, e che la gelosia non rovini tutto. Ancora una volta.
Nota: per Kenichi, la fiction si svolge circa tre mesi dopo la fine del manga, per Ranma un anno dopo il diploma
[CROSSOVER RANMA 1/2 e KENICHI THE MIGHTIEST DISCIPLE]
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nodoka Saotome, Ranma Saotome, Ryoga Hibiki, Tatewaki Kuno
Note: Cross-over, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ranma dovette sbattere gli occhi più volte per convincersi di non aver preso un abbaglio.
Gli sembrò di aver avuto un dèja vu.


Eppure non c’era da sbagliarsi, era proprio lui.


“Ehi! Cosa ci fai tu qui?”


La figura si voltò verso di lui.


Alto, con i capelli lunghi e lisci e la consueta lunga veste cinese a maniche a sbuffo.


Mousse si rivolse a Ranma e gli rispose, come se stesse parlando con un deficiente:


“Che domande, Saotome, quello che ci fai tu, no? O pensi di essere l’unico ad avere il diritto di allenarti dove ti pare?”


Quella risposta altera e cattedratica-un modo di fare che Mousse poteva sviluppare, nei rari momenti nei quali non era lo zimbello di tutti-riuscì ad irritare Ranma ancora di più.


“Quello che intendo dire-aggiunse coprendo la distanza che li separava a grandi passi-è COME sei finito qui! E non dirmi anche tu che è stato per puro caso, come ha fatto Kuno, perché non ci credo!”


“Come? Anche Kuno si allena qui? Il mondo è davvero piccolo.
Beh, comunque no, nel tuo caso, hai ragione. Ovviamente, ti ho fatto seguire”


Disse questo con suprema nonchalance, pareva avere degli ideogrammi con scritto
<< NATURALMENTE ! >> accanto alla testa.


“Che COOSA?”


“Beh, perché ti stupisci, scusa? Dopotutto, ti conosco da anni, so che sei un praticante molto forte ed io sto a mia volta cercando di migliorare. Quando ho saputo che ogni giorno andavi in qualche posto misterioso per tornare a casa solo la sera, ne ho dedotto che avessi trovato un luogo adeguato dove allenarti, e naturalmente la cosa interessava anche me”


Ranma conosceva Mousse da anni, ma questi riusciva ancora a sorprenderlo.
“E…e non ti vergogni di dire che mi hai fatto seguire? Anzi, COME hai fatto a farmi seguire senza che me ne accorgessi? Chi è stato? Da come ne parli, è ovvio che hai incaricato qualcuno”


“Ahah, Saotome, quanto sei deliziosamente ingenuo-cominciò Mousse, dandosi delle arie-da come parli si direbbe che tu non mi conosca. E’ evidente che quando si ottiene un vantaggio su un rivale, non si svelano i propri segreti; prima ancora che della strategia, sono le basi del buon senso. Ma già, tu sei estraneo al concetto di pianificazione”


Ranma stava per venire alle mani con lui.
“Adesso io ti…”


In quella però arrivo Akisame a mettergli una mano sulla spalla.
“Calma, calma, Ranma, non lasciarti trascinare dal nervoso e ricorda che sei un combattente Sei ed un allievo di un dojo con delle regole.
Il qui presente Mousse ci stava appunto spiegando le ragioni per le quali intende allenarsi qui e…ci ha anche parlato con franchezza della vostra passata conoscenza”


“Davvero?” Mousse parlava con franchezza? Il mondo stava andando alla rovescia


“Davvero-confermò il praticante che si trasformava in un papero-e perché non avrei dovuto, dopotutto? Non è forse passato diverso tempo dall’ultima volta che ti ho sfidato per il cuore di Shampoo? Non ho forse rinunciato da tempo a cercare di conquistarla? Non abbiamo forse combattuto in svariate occasioni fianco a fianco? Perché dovresti essere ostile nei miei confronti?”


Gli chiese tutto questo come se fosse una innocente vittima e Ranma un crudele persecutore. Il ragazzo col codino si calmò un po’ ed arrossì al tempo stesso.


“Ma…ma io, veramente…
Beh, diciamo che…non mi aspettavo di vederti qui…e mi sono risentito allo scoprire che mi hai fatto seguire…non mi fa sentire a mio agio, ecco…e visti certi nostri trascorsi, la cosa mi ha fatto mettere sull’attenti…”


Accidenti, poco ci manca che gli chieda scusa IO!


Mousse fece una cosa che non gli si vedeva spesso fare: scoppiò a ridere di gusto.
“Ahahahah, sei davvero una sagoma, Saotome! Non cambi mai-esclamò dandogli una pacca sulla spalla-ma non preoccuparti, è tutto a posto, ci mancherebbe. Oh, e visto che ci alleneremo nello stesso dojo…a presto, compagno!”


E detto questo, con un cenno di saluto ai Maestri, si avviò verso l’uscita.
Ranma rimase a guardarlo mentre si allontanava, ancora perplesso.


Poi Akisame gli chiese: “Quindi è vero, tu e quel ragazzo avete dei trascorsi”


“Beh, possiamo dire di sì. Come sapete, io…sono stato in Cina, ed anche al villaggio di Joketsuzoku, le famose Amazzoni. Tuttavia, in quel villaggio anche molti uomini praticano le arti marziali e lui è uno di quelli. In particolare, Mousse è uno specialista nell’uso di armi nascoste negli abiti”.


“Una…specializzazione…rara” commentò Shigure.


“Sì, esatto, e proprio come la sua specialità, per anni Mousse è stato un tipo infìdo, incline ai complotti ed agli intrighi. Era innamorato perso di una ragazza di quel villaggio, una sua amica d’infanzia di nome Shampoo, la quale invece era innamorata-o meglio, ossessionata dall’idea di sposare-me, per una questione di tradizioni che adesso vi risparmio…”


“Oh, invece ci interessa” lo inzigò Ma Kensei. Miu e Renka parevano anch’esse incuriosite, ma non osarono proferire parola.


Ranma non vi badò e proseguì: “E quindi, per diverso tempo, Mousse è stato convinto che se mi avesse sconfitto, Shampoo avrebbe cambiato idea e si sarebbe innamorata di lui. Ma:

  1. Non ci è mai riuscito
  2. Lei non avrebbe voluto saperne nulla di lui in ogni caso
Nel corso degli anni, è capitato più di una volta che facessimo fronte unito contro minacce comuni e…beh, sì, potrei dire che l’ultima volta che ci siamo visti eravamo decisamente in buoni rapporti.
Oltretutto, di recente, lui sembra aver rinunciato a Shampoo, e lei sembra aver rinunciato a me, quindi…”


“Beh, ma allora, non è tutto a posto?-interloquì Kenichi, con semplicità-che problema ci sarebbe se si allenasse qui?”


Ranma lo squadrò per un istante. Il solito Kenichi, ingenuo ed idealista.


“Beh, perché il mio istinto mi dice che ha anche un secondo fine di qualche tipo. O perché non mi rende tranquillo sapere che può farmi seguire quando vuole.
Non lo so, forse…mi infastidisce soltanto che diversi componenti della mia vecchia vita si intromettano nella mia nuova vita. Ho lavorato e faticato per ricostruire tutto da capo ed ora temo che qualcuno di quegli imbecilli possa rovinare tutto anche qui”


Lui per primo fu stupito della spontaneità di quella confessione. Ma mentre si guardava intorno, con un moto di imbarazzo, vide che tutti, Maestri ed Allievi, sorridevano con calore a quell’accenno, alla “nuova vita” della quale facevano parte.
Erano evidentemente lusingati di quella confessione, specie da parte di Ranma, in genere avaro di complimenti.


Akisame si fece avanti a nome di tutti, gli mise una mano sulla spalla e gli disse: “Non ti preoccupare, Ranma-kun, siamo tutti dalla stessa parte. Terremo gli occhi aperti se dovesse esserci qualcosa di strano…ma nel frattempo, non c’è ragione per non collaborare tutti, da buoni amici”


Ranma si rilassò “Sì, forse ha ragione, Koetsuji-sensei”


◊◊◊◊◊

Le settimane successive furono impegnative, ma prive di eventi significativi in sé e per sé.
Ranma aveva accettato di buon grado il fatto che Mousse si allenasse al Ryozampaku e questi non fece nulla per far dubitare della sua buona fede.
Aveva stabilito una routine d’allenamento particolare e personalizzata: più giorni la settimana, sempre con Maestri diversi (non diversamente da Ranma e Kenichi, in fondo) e cioè il Lunedì, Martedì e Mercoledì.
Cosa facesse nei restanti giorni della settimana, non si sapeva e Ranma non osò chiederlo, per non fare tutto il giro e passare lui per uno spione; anche se si ripromise di scoprirlo, prima o poi.


Il Lunedì il ragazzo cinese si allenava nell’uso delle armi con Shigure, che sembrava soddisfatta di avere un allievo specialista nell’uso delle armi e che ne usava molte diverse, a differenza di Kuno.


Il Martedì, Mousse si allenava nelle arti marziali cinesi interne con Kensei, che era entusiasta di avere un altro cinese al Ryozampaku, e per giunta proveniente dal mitico villaggio di Joketsuzoku. Inoltre il ragazzo era in gamba, forse non quanto Ranma nel complesso, ma ad un livello simile, con differenti punti di forza e punti deboli. Inoltre, il piccolo Maestro passava un mucchio di tempo a domandargli come fossero le ragazze del suo villaggio…


Il Mercoledì, infine, e questa fu la sorpresa maggiore per Ranma, Mousse si allenava con Akisame, ma…non nel JuJitsu. Il Maestro Filosofo, infatti, aveva accettato di prendere il cinese come discepolo per insegnargli cognizioni tecniche, ingegneristiche, tattiche e strategiche.


Ora, che Mousse avesse un gran cervello, su questo non ci pioveva. Già dopo poche settimane in Giappone, parlava la lingua perfettamente e senza accento (cosa che Shampoo non avrebbe probabilmente mai fatto), oltre a parlare il nativo Mandarino, il Cantonese ed un’altra dozzina di dialetti. Ranma lo aveva persino visto scrivere in giapponese utilizzando tutti e tre i loro alfabeti* cosa che creava difficoltà agli stessi nipponici, figuriamoci agli stranieri.


Ed aveva una certa abilità nel creare le cose con le proprie mani, d’accordo. Ranma sapeva che Mousse si forgiava da solo tutte le armi e gli strumenti che usava e nascondeva, e ne inventava spesso di nuovi; era un esperto di chimica e di esplosivi; gli aveva anche visto spesso risolvere problemi pratici, mentre si trovavano in zone selvagge, costruendo al momento le soluzioni, che fossero impalcature con mezzi di fortuna od altro.


Tuttavia, dove difettava davvero era proprio nel suo presunto punto di forza: la pianificazione. I piani di Mousse fallivano sempre proprio perché si lasciava coinvolgere troppo dalle emozioni, dall’orgoglio, dalla passione che lo animava, perché trascurava i dettagli o sottovalutava gli avversari e finiva invariabilmente per fare, all’opposto, la figura del cretino.
Ora che non sembrava più distratto dalle sue emozioni, però, Mousse appariva calmo, lucido ed in grado di esprimere il suo vero potenziale, sia come praticante di arti marziali (era evidente che fosse un praticante SEI) sia come inventore.


Dal punto di vista pratico, Akisame gli mostrava come progettare e costruire attrezzature e macchinari, sia meccanici che elettronici e lui ne apprendeva i segreti ad una velocità sorprendente.


Persino Shigure contribuiva, mostrandogli alcune procedure per forgiare ed affilare armi di vario tipo, affinandone le doti come fabbro, senza però svelargli, ovviamente, i segreti dell’acciaio tramandati da suo padre.


Mousse e Koetsuji, infine, passavano moltissimo tempo a giocare a dama, scacchi occidentali, shogi e Go**, e nel giro di qualche settimana, presero l’abitudine di giocare quattro partite contemporaneamente, su altrettante scacchiere.
Akisame vinceva il 90% delle volte, ovviamente, ma…considerato il quoziente intellettivo mostruoso del Maestro di JuJitsu, il 10% come punto di partenza era già una percentuale incredibile, ed il ragazzo col codino sospettava che presto Mousse sarebbe passato al 15% delle partite, poi al 20%...


La verità era che Ranma si sentiva, per una volta nella sua vita, un po’ geloso di Mousse.
Si rendeva conto solo ora, non tanto del suo potenziale come praticante di arti marziali, che già conosceva e rispettava, ma del suo potenziale tout court, a 360°.
Mousse era una specie di genio, un altro Leonardo da Vinci come Akisame, in grado di padroneggiare decine di materie differenti e tutte complesse. Si era reso conto di essere sprecato a lavare i piatti al Neko Hanten, ed aveva trovato il modo di dare una svolta alla sua vita.


E questo cosa dice di me? Mousse è forte QUASI quanto me, ed in più sa fare molte altre cose…io invece…sono una specie di scimmia che sa soltanto combattere?
Cos’altro so fare, in realtà? In cosa potrei impiegare la mia vita, se non fossero le arti marziali?
Come aveva detto l’Anziano, quasi tutti al Ryozampaku, hanno degli altri talenti, oltre a quelli marziali…Akisame sa fare TUTTO, ma è specializzato nella medicina e nell’arte. Kensei è un esperto di agopuntura e pratiche esoteriche. Sakaki è un abile investigatore e guardia del corpo. Shigure sa forgiare oggetti in metallo con rara maestria. Apachai…d’accordo, lui non ha altri talenti, a meno che fare il baby sitter ed il dog sitter non sia considerato un talento.
Diamine, persino Kenichi è un botanico ed uno scrittore, ed ha anche vinto un premio come autore emergente.
Ed io…? Io cos’altro sono?


Nel notare il suo rimuginare, Hayato Furinji gli si avvicinò e gli chiese se andasse tutto bene. Per qualche motivo, Ranma si sentiva in vena di confidarsi con lui.


“Uhm…capisco cosa intendi dire, Ranma-disse infine, lisciandosi la fluente barba-in realtà, ci sono tre possibili risposte alla tua domanda”


“Tre diverse? E quali?”


“Beh, la prima è che in realtà tu ABBIA altri talenti, ma non ci faccia caso.
Voglio dire, sei un cuoco piuttosto bravo, come abbiamo sperimentato anche qui.
Stai imparando cosa vuol dire allenare qualcuno nelle arti marziali, oltre che apprenderle tu, ed insegnare è un’abilità in sé e per sé [Ranma non seppe dire se Hayato si riferisse a Kenichi, o se avesse subdorato qualcosa di Kisara].
Hai anche una certa influenza sulle persone che ti stanno intorno, e questo è un talento tra i più rari.
Inoltre, Sakaki mi ha detto che hai accettato di apprendere qualcosa del suo mestiere di investigatore.
Non mi sembra che tu non abbia nulla, nella vita, oltre alle arti marziali”


Ranma non l’aveva pensato. Tendeva a dare tutto per scontato.
Era normale che ciò che ci riguardava non si vedesse bene che dall’esterno?
Anche gli altri, Mousse, Ryoga, Kuno, si saranno sentiti gelosi di lui, senza considerare in cosa fossero più abili o fortunati?


“La seconda risposta, invece-proseguì l’Anziano-è che…beh, guarda me.
Io NON HO altri talenti, a parte le arti marziali, eppure in esse il mio talento è SENZA PARI”


Aveva cominciato a fare il gradasso, alzando la voce e tenendo i pugni sui fianchi.
“E’ possibile che coloro i quali siano benedetti dal cielo e siano destinati a grandi cose, non possano avere multipli talenti, perché il loro talento principale occupa TUTTO LO SPAZIO POSSIBILE” declamò nel modo più teatrale possibile.


A Ranma si formò una gocciolona sulla tempia
“e la terza spiegazione?”


“Oh, beh, quella è la più facile di tutte-affermò l’Anziano, tornato normale ed ammiccando-se non sai quali siano i tuoi altri talenti…allora SCOPRILI. La vita è una sola, sì, ma è ancora lunga.
Benedetto ragazzo, il mondo sarebbe un posto ben misero se a vent’anni una persona avesse già esaurito tutto quello che ha da scoprire su di sé.
Ma finché sei vivo, ogni giorno è una scoperta! Ti ricordi cosa ti dissi, quando eri appena arrivato qui?
Che puoi solo fare esperienze diverse, per capire la tua strada.
Ed è ancora così.
Magari a trent’anni, scoprirai di avere un talento come pittore. Magari a cinquant’anni scoprirai di essere un grande stilista. Magari tra dieci minuti scoprirai che ti piace cantare canzoni folk.
Non porti mai dei limiti, ragazzo.
Ricorda: gli unici limiti che hai, sono i limiti della tua immaginazione”.


Ranma lo osservava a bocca aperta, con ammirazione.
Hayato era veramente il capo di quel dojo per un motivo, dopotutto.
Non era soltanto forte: era saggio ed aveva carisma, capacità di ispirare il prossimo e di tirare fuori il meglio da ognuno.


“E non paragonarti mai agli altri, è stupido-proseguì il vecchio-
Ciascuno è destinato a fare qualcosa di diverso, nella vita, e tutti abbiano il nostro scopo.
Ciascuno di noi è un grande pezzo di un puzzle, che esiste solo se lo componiamo tutti.
E mentre tu stai invidiando gli altri, gli altri stanno invidiando te.
Ma nessuno di voi sa cosa voglia dire essere l’altro.
Nessuno di noi sa quale sia il peso che gli altri stiano portando, mentre vediamo solo i lati positivi della loro vita.
Molti di noi vorrebbero avere gli stessi risultati degli altri, senza fare gli stessi sacrifici.
E poi, perché sforzarci di essere qualcun altro?
Questo non ci impedisce forse di compiere il viaggio più bello e difficile di tutti?
Quello di…essere noi stessi?
Dobbiamo esplorare chi siamo. Scoprirlo. Svilupparlo. Ma soprattutto accettarlo. Ed amarlo.
Ama la persona che diventerai, Ranma Saotome, perché sarà l’unica compagnia della quale non ti libererai mai”.


Seguì un lungo silenzio. Ranma aveva le stelle negli occhi.
Fece un inchino all’Anziano e si allontanò in silenzio. Aveva molto su cui riflettere.


Poi si avvicinarono Akisame e Kensei.
“Uao, Anziano, quando ci si mette, sa fare davvero dei bei discorsi, eh?”


“Certo che sì, ma nel caso di quel ragazzo, era necessario che lo tirassi su di morale”


“Uhm…si riferisce alla particolare posizione nella quale si trova?” ipotizzò Koetsuji.


“Sempre acuto, Akisame. Sì, è così-confermò Hayato-come sapete anche voi, Ranma si trova in una fase molto importante e delicata della sua esistenza. Per quanto indubbiamente di buon cuore, ha già sofferto molto per la sua giovane età, e deve aver perso solo di recente tutte le certezze che aveva.
Inoltre, non sa cosa fare della sua vita, sta evolvendo rapidamente come praticante di arti marziali e non è del tutto convinto riguardo a Katsujinken e Satsujinken.
Se fosse in una fase diversa, non mi preoccuperei, ma…in quella nella quale si trova…basta poco.
Basta veramente poco per farlo scivolare dalla parte sbagliata.
E voi sapete a cosa mi riferisco, perché c’è una persona che assomigliava a Ranma in modo impressionante, nella purezza con la quale viveva solo per le arti marziali, che è stata addestrata proprio in questo dojo e proprio da noi tre…e che ha preso la china peggiore possibile”.


“Isshinsai Ogata” confermò Akisame.


“Ma, Anziano-protestò Kensei-pensa davvero che Ranma rischi di diventare come lui? Sotto ogni punto di vista, non sembrerebbe il tipo”.


“Non sottovalutare l’impatto che può avere su un uomo il fatto di avere tutto quello che vuole e perderlo, Ma-ribatté l’Anziano-o, al contrario, di cercare per tutta la vita una cosa e non trovarla mai”


“E…noi possiamo aiutare Ranma a trovare quello che cerca davvero?” esitò Kensei


“Lo spero” concluse l’Anziano.


Ranma Saotome…tu sei come una moneta che abbiamo lanciato per aria…se esce testa, diventerai come Kenichi…o come me, ma se esce croce…no, non devo pensarci. Anche a costo di rischiare di ripetere gli stessi errori del passato, il compito di un Maestro è provare a trasmettere i giusti valori alla generazione successiva…ed avere fede in loro


Akisame sembrava osservare in lontananza, pensieroso.


◊◊◊◊◊

Il giorno successivo, Martedì, Ranma doveva allenarsi proprio con Koetsuji. I
l Maestro del JuJitsu arrivò, proprio mentre il ragazzo col codino sembrava ancora riflettere sul profondo discorso del giorno prima, appoggiato ad un palo, sotto il portico.


“Buongiorno, Koetsuji-Sensei” lo salutò educatamente l’allievo.


“Buongiorno Ranma” rispose il Maestro estraendo da sotto il braccio la pila di scatole dei giochi che adoperava di solito con Mousse.


“Uh? A che cosa le servono, ora? Mousse si allenerà domani con lei, oggi per lui è il turno di Kensei”


“Lo so perfettamente-rispose-infatti è con TE che voglio giocare”


“Uh? Con me? Sensei, deve essersi un po’ confuso. Io non ho mai giocato ad un gioco da tavolo in vita mia!”


“Ragione di più per cominciare ora” concluse, mettendosi comodo seduto al tavolino che usava per giocare.


Ranma sollevò un sopracciglio e si sedette a sua volta.
Akisame gli spiegò le regole e cominciarono a giocare.


Ma dopo NOVANTANOVE partite di dama perse consecutivamente, il ragazzo col codino provava una comprensibile frustrazione.


“Insomma, sensei! Perché continua ad insistere? E’ per quello che ho detto ieri? Ho parlato con l’Anziano, sto bene! Ma perché insiste a farmi fare quest’attività? E’ inutile, sono un imbecille, questi giochi non fanno per me”


“Ranma Saotome!” il Maestro coi baffetti non era mai stato così serio con lui e Ranma si zittì


“Perché ti sei convinto di essere stupido? Eppure sono sicuro che, per la maggior parte della tua vita, tu ti sia vantato di quanto fossi brillante nel superare le sfide che ti venivano poste davanti”


“Beh, sì…ma si trattava quasi sempre di sfide legate alle arti marziali”


“E con questo? Credi forse che le arti marziali siano attività per idioti? Che non occorra intelligenza per praticarle, padroneggiarle, superare i propri limiti?”


“No di certo, ma…”


“Non c’è nessun << ma >>. Esistono, è vero, VARI tipi diversi di intelligenza. C’è chi è più portato per la matematica e la logica, chi per il ragionamento astratto, chi per i rapporti interpersonali e così via. E ciascuno possiede un maggiore o minore talento in una di queste, a seconda di attitudine naturale ed allenamento.
Ma io non credo affatto che tu sia stupido. Credo piuttosto che tu abbia sempre impiegato la tua intelligenza per uno SCOPO diverso dall’apprendimento teorico. Anzi, scommetto che anche a scuola, in realtà, andavi benino, ma non ti impegnavi più di tanto, vero?”


“E-ehm, sì, beccato”


“Invece, correggimi se sbaglio, tuo padre, che è stato, mi pare, il tuo allenatore principale, ti ha insegnato sì le Arti Marziali, ma ti ha anche fatto praticare una grande varietà di attività diverse, non è vero?”


Ranma ripensò a quando andava alle elementari e suo padre lo iscriveva a corsi di ballo, gare di go-kart, gli insegnava a scrivere contemporaneamente con entrambe le mani e con entrambi i piedi, lo costringeva a fare il giocoliere come al circo, facendo roteare palline mentre andava su un monociclo, e mille altre cose.


“Beh, sì, è vero, ma come fa a…”


“E’ evidente da mille dettagli di come ti comporti. E quindi non ti ha soltanto insegnato le arti marziali. Ti ha insegnato ad APPRENDERE, tout court. Ecco perché tu hai un’intelligenza così polivalente che puoi imparare qualsiasi cosa ti venga insegnata in pochissimo tempo, non è vero? Certo, funziona meglio con le attività fisiche, ma…”


Ranma sentì un colpo nella testa. Era vero.
Poteva imparare qualunque attività pratica in pochissimo tempo, anche se usava quel talento principalmente per imparare tecniche marziali.


“E poi c’è un secondo tipo di intelligenza molto particolare che possiedi. Da quello che vedo, tu sei specializzato nell’OSSERVARE ED ANALIZZARE quello che fanno gli altri, i loro pregi ed i loro difetti. Ecco perché riesci ad avere delle intuizioni degne di Sherlock Holmes sul loro carattere, la loro storia e le loro tecniche segrete, quando affronti degli avversari”


Anche questo era vero. Ranma sapeva di essere così bravo. Se ne vantava spesso.
Ma non la considerava un’attività intellettuale, per così dire.


“Ma…quindi io…sono una specie di prodigio…in generale, e non solo riguardo alle arti marziali?”


“POTENZIALMENTE, sì. Poi sta a te saper sviluppare o meno tale dote”


Ranma stette un momento a riflettere sulle implicazioni di questo. Molte sue insicurezze si erano dissolte come neve al sole, ma…


“Allora, perché non riesco a batterla in questi giochi? E perché me li sta facendo provare? Richiedono un tipo di intelligenza diverso? Oppure…”


“Ti sto facendo provare questi giochi per la stessa ragione per la quale ci gioco con Mousse, anche se, nel tuo caso, bisogna partire molto più indietro.
Tutti questi giochi sono letteralmente simulazioni di battaglie, ed in passato venivano giocati dai generali, per tenersi in esercizio.
Da noi in Giappone, nella pratica del budo*** è considerato importante essere acculturati ed allenare il cervello, oltre ai muscoli. In effetti molti praticanti di arti marziali si esercitano spesso con i giochi di strategia”


Ranma ebbe una rivelazione.
Suo padre e Soun giocavano a Shogi TUTTO IL SANTO GIORNO!
Con quali risultati intellettuali non avrebbe saputo dirlo, ma aveva finalmente scoperto quale fosse la ragione!


“Ed in particolare, Ranma-continuò Akisame-non ti dovresti preoccupare tanto del fatto che perdi in sé-stai pur sempre giocando contro di me, dopotutto-quanto del COME perdi. Questo è infatti indizio di un problema più grande”


“Di quale problema più grande?”


“Il fatto che, per quanto tu faccia anche alcune buone mosse, poi quelle non ti portano da nessuna parte e quindi vieni sconfitto nel turno successivo. In pratica, padroneggi la tattica, ma non la strategia.
E questo, sospetto, vale anche nelle arti marziali…e nella vita in generale, non è vero?
Sei abituato ad affrontare a testa bassa l’ostacolo immediato che hai di fronte, e magari trovi anche delle soluzioni molto brillanti, ma poi…non sai pianificare a lungo termine.
Scommetto che, anche nella vita, affronti le crisi che ti si presentano, ma poi ti trascini per anni gli stessi problemi ricorrenti, senza risolverli una volta per tutte, non è così?”


Ranma rimase del tutto interdetto.
Era la storia della sua vita.
Combatteva sempre, vinceva sempre, ma poi tornava sempre al punto di partenza.
Una rivalità, un fidanzamento non voluto…molti di quei problemi erano ormai passati, ma non aveva mai sviluppato delle strategie per risolverli. Affrontava la vita così come veniva


“E questi giochi sono perfetti per sviluppare quel tipo di pensiero. Tu ora, Ranma, sei come il comandante di una compagnia di soldati che riesce a prendere una scorciatoia ed accerchiare il nemico.
Ma devi trasformarti nel generale che posiziona le truppe in modo tale da sapere già in anticipo che vincerà la battaglia, prima ancora che cominci.
In pratica, se non pianifichi con anticipo dove vuoi arrivare…non mi batterai mai”.


◊◊◊◊◊

 

Sakaki non era venuto meno alla sua promessa e passava sabati e domeniche ad istruire Ranma sul mestiere di investigatore.
All'inizio imparò il modo corretto di perquisire una stanza per cercare indizi.

Poi a come distinguere quelli davvero importanti.

Poi come fare a non lasciarsi sviare da indizi falsi lasciati a bella posta.

Dopodiché, come distinguere documenti falsi da quelli veri.

A quel punto fu la volta di imparare tutti i modi con i quali un fuggitivo può far perdere le sue tracce, e tutti i trucchi per riuscire ad individuarlo comunque; tra cui, non ultimo, come riconoscere qualcuno malgrado un travestimento.

Indi, come pedinare qualcuno senza farsi scoprire e, naturalmente, come accorgersi se qualcuno stia pedinando te.

Dopodiché, come interrogare qualcuno e quali fossero i segni per capire se mentisse o meno.

Quindi, come crearsi degli alias credibili e come confondersi in vari tipi di ambienti, per ottenere informazioni senza sembrare sospetti.

Infine, per non farsi mancare niente, come scassinare il 90% delle porte e delle serrature esistenti, possibilmente, senza lasciare troppi segni di scasso.

Fatte tutte queste cose, c'era bisogno però di mettere tutto insieme per risolvere dei casi nella pratica.

Per cominciare Sakaki costrinse Ranma a risolvere una montagna di indovinelli, cruciverba e giochi enigmistici per svilupparne le capacità logiche.

Dopodiché iniziò a portarselo dietro per risolvere dei casi, verificandone l'istinto e le doti d'intuizione.
A volte si inventava delle simulazioni, costruendo finte scene del crimine ispirate ai suoi vecchi casi per lasciare il giovane libero di ricostruire da sé la situazione e risolverla da solo, ma più spesso lo portava con sé per dei compiti facili facili, e gli spiegava dove e quando sbagliava.

Ranma si rese conto che occorreva una certa sottigliezza per quel mestiere, ma anche che, tutto sommato, ci si sentiva portato.

Al tempo stesso, il karateka era ancora preoccupato che non sapesse evitare i colpi di arma da fuoco, quindi, per un intero weekend, lo portò in un campo a farsi sparare addosso da una bella ragazza sua conoscente, un’americana bionda e minuta di nome Jenny che-da quanto poté capire-lavorava in una base militare o qualcosa del genere ed era in libera uscita.

Benché la ragazza-che continuava a ricordare ad un imbarazzato Sakaki che dovesse portarla fuori a cena per ricambiare il favore-sparasse pallini di gomma con armi ad aria compressa, Ranma si rese conto che, quando veniva colpito, e successe spesso, faceva ugualmente un male del diavolo, e per giunta quello scricciolo era a livello Maestro nel maneggiare le armi, quindi rappresentava una sfida ben più seria di Noyamura.


Successivamente, Ranma dovette apprendere finezze come comprendere da quali punti è possibile che un cecchino decida di bersagliarti, come evitare una raffica di colpi in campo aperto, come trovare copertura nel modo giusto e, soprattutto, come aggredire e disarmare correttamente un avversario armato (né era facile, perché Jenny era anche addestrata in molte tecniche per evitare il disarmo).

Al termine, tuttavia, un Ranma coperto di lividi dalla testa ai piedi aveva acquisito abbastanza competenza da poter evitare il 99% dei pistoleri che non fossero al livello di Jenny, e Sakaki era abbastanza tranquillo da proclamare che se lo sarebbe portato dietro in qualunque missione (mentre diceva questo, beveva tranquillamente l’ennesima birra, il suo allievo era a terra esausto e Jenny insisteva per uscire a cena).


◊◊◊◊◊
 

Un sabato sera Sakaki lo stava portando a passeggio per Tokyo.
Quel giorno non avevano svolto le esercitazioni abituali, ma il karateka non aveva spiegato a Ranma i suoi piani.


“Perché tutti questi misteri?-domandò il ragazzo col codino-e perché non abbiamo preso la moto?”


“Tch! Tra poco vedrai, non voglio rovinarti la sorpresa-dichiarò Shio, con un sorriso furbo in viso-quanto alla mia moto, se ti piace tanto, risparmia abbastanza da comprartene una”


“Magari lo farò-replicò distrattamente il ragazzo col codino-per ora voglio mettere da parte soldi con i miei lavori part time, l’altro e quelli che mi procuri tu; a proposito…”


“Non ci sono aggiornamenti su Noyamura-lo anticipò Sakaki-ma l’ho fatto sorvegliare, e non si è mosso dal suo appartamento, né ha ricevuto chiamate. L’ispettore Honmaki ha approvato il mio piano e ci ha garantito tutto il supporto possibile, quindi non ci resta che aspettare. Secondo me, non manca poi molto…a proposito, c’è una novità”


“Cioè?”


“Ho parlato con l’Anziano, e concorda anche lui che sarebbe un’ottima occasione di allenamento. Quando attaccheremo la nave per catturare i contrabbandieri, verranno anche Miu e Kenichi”


“CHE COOSA?”


“Certo! Cosa c’è di strano? Miu fa cose di questo tipo da quando era bambina, non ricordi? Quanto a Kenichi, non è la prima volta che lo coinvolgiamo in quelle che io chiamo << Le Missioni Underground >> per fargli sperimentare le vere arti marziali. Stavolta, poi, ci sarai anche tu, quindi andrà tutto liscio…probabilmente


Ranma abbassò la testa, pensieroso.
A volte dimentico di essere finito in un covo di pazzi. Riesco quasi a capire Kenichi…


Ma fu riscosso da una frase di Sakaki, che si fermò di colpo ed esclamò:
“Ecco, siamo arrivati”


C’era una grande apertura quadrata in un muro che conduceva ad una scala che scendeva sottoterra.
Centinaia di persone tra le più varie stavano sciamando dentro.
Una grossa insegna luminosa recitava semplicemente
<< il più grande spettacolo del mondo >>


“Che razza di posto sarebbe?”
“L’arena dei combattimenti clandestini” rispose Sakaki, come se avesse appena detto che era un parco pubblico.


“Come? E quindi…siamo qui perché…Vuoi assistere ai combattimenti? No, forse…”


Sakaki gli rivolse uno sguardo da squalo.
“Non solo…voglio scommettere. Voglio puntare tutto quello che ho e voglio vincere. E so che accadrà perché…punterò tutto su di te”


“Cosa? Vuoi farmi combattere per soldi?”


“Ma neanche per idea. Io voglio che tu combatta per allenarti. Il fatto che ci guadagneremo un mucchio di soldi sarà solo la ciliegina sulla torta


Ma tu guarda che razza di…


Quando furono entrati, si stava scatenando l’inferno.
Gli spettatori e scommettitori sembravano indemoniati e stavano dando il peggio di quanto l’umanità ha da offrire.


“Disgustoso” commentò Ranma


“Non pensare a loro, pensa a quanti soldi guadagneremo”


“Volevi dire all’allenamento”


“Sì, certo, penso anche a quello”


Ranma notò che c’erano diversi ring, ciascuno di foggia differente, e che il pavimento era di lastre d’acciaio, che sembrava rifatto da poco, per ospitare modifiche meccaniche.

Un tizio con la faccia grossa e schiacciata si avvicinò a Sakaki con fare untuoso

“Maestro Sakaki, che piacere vederla. E’ qui per scommettere?”

“Salve capo, vedo che è ancora vivo. Sì, in effetti sono qui per scommettere sulla vittoria del mio nuovo discepolo” disse, presentando Ranma.

“Salve, sono Ra…”

“E’ davvero RApito dall’onore di poter partecipare a questo prestigioso torneo. Lo porto negli spogliatoi” e poi aggiunse, sottovoce:


“Da queste parti, non è conveniente dare le proprie vere generalità”


Mentre veniva spinto verso gli spogliatoi, Ranma notò su uno dei ring un pugile con i capelli legati in un codino che stava facendo volare fuori dalle corde il suo avversario.


“Ma quello è Takeda”


“Uh? Sì, è un habitué di questo posto. Il tizio grosso a bordo ring è il suo Maestro, James Shiba, un Gran Maestro di Boxe. Ma fa’ attenzione: è una persona infìda, inaffidabile e pensa solo ai soldi. Non è un caso che ad Akisame stia antipatico”


Così Ranma notò l’uomo gigantesco con assurdi baffetti, una benda sull’occhio ed una gamba artificiale.
Era il Maestro grazie al quale Ikki svettava sugli altri Shimpaku.


Tsk! Forse questa serata sarà interessante, dopotutto


Ranma si ritrovò ad indossare dei pantaloncini blu che gli aveva comprato Sakaki.
Gli aveva dato anche dei guantini molto sottili che lasciavano libere le dita.


“Ma non mi servono” dichiarò.
“A te no, ma ai tuoi avversari sì. Non vorrai conciarli troppo male”


Quando venne fatto salire su uno dei ring, a Ranma venne chiesto con quale nome d’arte volesse presentarsi.
“Uhm…non saprei…”
L’annunciatore scelse per lui


<< E SUL RING N° 3, PER LA PRIMA VOLTA IN QUEST’ARENA…ACCOMPAGNATO DAL MAESTRO SAKAKI…IL RAGAZZO COL CODINO! >>


Beh, ma che cavolo! Avrebbe anche potuto sforzarsi di più


Il suo primo avversario era un uomo gigantesco e calvo, con muscoli possenti e gambe ricoperte di cicatrici.
Ranma intuì che doveva praticare la Muay Thai.


“Combattete!”


“Ehi, un momento, quali sono le regole?”


“Non ce ne sono-replicò Sakaki, laconico-ehi, tu, punto tutti questi soldi sul mio allievo”


Ranma evitò rapidamente un calcio circolare alle costole che il gigante aveva scagliato appena suonato il gong, grazie ad un agile balzo.
Ne approfittò per contrattaccare con quattro/cinque pugni al viso, mentre era sospeso in aria.


Quando atterrò, dandogli le spalle, si aspettava di udire il gigante crollare a terra e stava già preparando una frase sprezzante da dire, quando l’uomo si allungò in avanti e gli tirò una gomitata che il ragazzo evitò solo piegandosi in avanti all’ultimo.
Era sconvolto.


Sakaki fece un ghigno.


Ma allora…?


Con uno slancio fluido, l’avversario proseguì il movimento, eseguendo un calcio girato che non trovò Ranma perché questi spiccò di proposito un balzo verso le corde, sfruttandone il rimbalzo per piombargli addosso come un missile.


Mentre eseguiva un calcio volante, esclamò
<< Calcio della Cometa! Seconda versione! >>


L’impatto fu devastante, ed il gigante venne sbalzato a terra. Ma mentre Ranma riprendeva fiato, più per la sorpresa che per altro, l’uomo si rialzò, come nulla fosse.


Cosa?


Nel frattempo, la folla cominciava ad eccitarsi.
Tutti stavano puntando sul grosso praticante di Muay Thai.
Sakaki continuava a sogghignare.


Il gigante iniziò a tirare una raffica di pugni, provando ad usarli per chiudere la distanza e sferrare delle ginocchiate allo sterno di Ranma, che si ritrovò costretto in difesa, ad arretrare muovendosi rapidamente, senza però sapere come contrattaccare.


“Sakaki! Che storia è questa?”


“Come? Non l’avevi ancora capito? Di solito sei più sveglio di così. Questo tizio è a livello Maestro, ma si è addestrato pressoché da solo.
In pratica, ti supera per forza fisica e resistenza ai colpi, ma ti è inferiore in tecnica e velocità.
Se continui a difenderti e basta, o se lo attacchi con quei pugnetti mosci da maestra d’asilo, rischi di prenderle!”


Accidenti! Proprio un bell’avversario, per il primo incontro. Mi sembra di affrontare di nuovo Ryoga!


Raggiunto il centro del ring, Ranma scelse di usare una tecnica segreta.


<< Versione Modificata della Tecnica delle Castagne >>


Mentre centinaia di pugni rapidissimi investivano il tizio, colpendolo in ogni parte del corpo, dalla folla si levarono una serie di “ooh” e di “aah”, ed anche molti “oh, no!” pensando alle scommesse.


Solo Sakaki, invece, bisbigliò “Idiota”


Per un attimo il Nak Muay**** restò come paralizzato a centro ring, nella posa nella quale aveva subito i colpi, ma poi i suoi occhi ripresero vita e si gettò su Ranma con rinnovata furia ed un sorriso maligno.


La folla emise un ruggito.
Non ci credo! La Tecnica delle Castagne non ha funzionato!


Ormai il ragazzo col codino evitava per un pelo, muovendosi in modo disordinato, i colpi del gigante, che, deciso a farla finita in fretta, usava solo i colpi più letali, ginocchiate e gomitate alla massima potenza, ed ogni volta che lo mancava, spaccava un pezzetto di ring, che fosse il pavimento, uno dei paletti, o le corde, tranciate a metà dalle sue ossa.
In breve, sembrava di stare su un campo di battaglia.


L’entusiasmo della folla era al culmine, pregustavano il momento in cui la preda non sarebbe più riuscita a scappare dal cacciatore.


Ranma stava riprendendo fiato, chiuso all’angolo.
Voltò il viso ancora verso il suo Maestro, anche se gli seccava terribilmente chiedergli un consiglio.


Shio Sakaki sospirò. “Non ho mentito, quando ti ho detto che questo sarebbe stato un buon allenamento. E’ mai possibile che in questi mesi, tu non ti sia reso conto che al Ryozampaku stiamo cercando di correggere i tuoi difetti?


A differenza di Kenichi, che tira molte tecniche a casaccio, tu spari raffiche di pugni e calci molto rapide e precise.
Ma se le tiri troppo rapidamente, devi necessariamente diminuire la loro potenza.
Ci sono avversari che non puoi battere lanciando decine di tecniche deboli, è solo uno spreco di energia.
Ricordati dello Hiken Hissatsu***** che hai imparato da bambino.
Scegli il bersaglio e tira pochi colpi, ma tutti al massimo della potenza”.


E’ vero. Come avevo fatto a non pensarci?
Istintivamente, punto tutto sulla velocità, che è un mio punto di forza…specie contro avversari più lenti.
Ma un pugno al 100% della potenza ed uno al 40%...si muovono alla stessa velocità, ma causano danni differenti.


Mentre pensava questo, stava espandendo l’aura.
Il gigante gli si scagliò contro caricando un pugno e gridando: “ADESSO SEI FINITO”


Accadde in un attimo.


Ranma tirò dei pugni così potenti che l’impatto generò delle piccole onde d’urto.
Uno sotto il costato, sul fianco sinistro.
Uno al centro, sullo sterno.
Un altro sulla mandibola.
Stava per tirarne un quarto, al naso, ma si fermò all’ultimo secondo.


Il suo avversario era rimasto congelato nella posizione in cui si trovava dopo il primo colpo, ma appena smise di essere colpito, crollò lentamente a terra, gli occhi bianchi.


Per un lungo momento, la folla restò in un silenzio, scioccata.
Poi esplosero le grida, le maledizioni e le manifestazioni di gioia più varie.


Ranma sospirò e si asciugò il sudore dalla fronte.
Sakaki disse soltanto “alla buon’ora”, prima di abbrancare un incaricato del locale per riscuotere la vincita.


Il ragazzo col codino sentì all’improvviso un intento maligno nei suoi confronti e si voltò verso uno degli altri ring.


A guardarlo storto era stata una ragazza occidentale tanto atletica quanto formosa con una matassa di boccoli biondi, una specie di sogno con gli occhi di una bestia feroce.
Indossava un completo da luchador (6*) ed una maschera le copriva parzialmente il volto.


Ranma non ebbe dubbi che si trattasse della stessa persona che lo aveva inseguito fuori da scuola, quel giorno.
Solo che l’aveva visto in forma di ragazza.


Anche Sakaki la osservò, corrucciato.
Poi si avvicinò alle corde e disse: “Quella ragazza si chiama Rachel Stanley, detta anche Castor, e fa parte dello Yomi, l’organizzazione di allievi dello Yami: Kenichi ed i suoi amici la conoscono bene”.


Allora avevo ragione a notare qualcosa di strano. Dunque fa parte dello Yomi.


“Anche se ora molti dei vecchi componenti si sono staccati dall’organizzazione ed operano in autonomia.
Possiamo dire che con loro abbiamo una specie di tregua.
E’ l’allieva del Gran Maestro della Lucha Libre, Diego Carlo, il Pugno d’Acciaio Sorridente, ed è un’habitué di questo posto. Ah, dimenticavo: odia chiunque attiri l’attenzione più di lei”


Quindi, oltre a me ed a Takeda, ci sono altre piccole star, eh?


Poi fu attirato dal vociare che proveniva da uno dei ring alla sua destra.
Due praticanti si stavano affrontando con delle spade!


Ed uno di loro era Mousse!
Ecco cosa faceva, almeno in alcuni dei giorni nei quali non si allenava al Ryozampaku!
Si metteva alla prova in scontri reali!


L’avversario di Mousse era tosto, ma lui combatteva con una determinazione che gli aveva visto raramente.
Dopo aver respinto alcuni feroci attacchi, contrattaccò con affondi rapidissimi che spezzarono in cinque parti l’arma del suo avversario e gli tagliarono i vestiti, lasciandolo in mutande.


Mentre quello scivolava fuori dal ring, il ragazzo cinese si godeva la vittoria.
Guardandosi intorno notò Ranma e, dopo un attimo di stupore, gli fece un sorriso d’intesa.
Il ragazzo col codino ricambiò lo sguardo.


Dopo pochi secondi il capo del posto prese il microfono per fare un annuncio:


“Gentili ospiti, come potete vedere, stiamo avendo una serata come non ne vedevamo da molto tempo, all’Arena di Combattimento.
Abbiamo ben quattro giovani atleti che ci stanno riscaldando il sangue; due di loro sono venuti qui spesso, mentre altri due sono delle new entry.
Ora, io vi dico: non vorreste VEDERLI MESSI ALLA PROVA?”


Uno “HOORAY!” si alzò, unanime, dalla folla.


“Umph! Il capo non ha perso il suo tocco magico” commentò Sakaki
“Non a livello del Maestro Diego, ma questo tizio sa come dare spettacolo” concesse Rachel


“Perciò vi propongo un’eccitante formula ad eliminazione-proseguì l’organizzatore-ciascuno di questi ragazzi combatterà contemporaneamente sui nostri nuovi ring personalizzati.


Ognuno di loro affronterà dieci avversari, in successione, cioè quelli attualmente in attesa di un match, secondo la modalità << King of the Hill >>.
Chi vince, rimane dentro come atleta principale, ed affronterà quelli successivi.


Riusciranno i quattro esordienti a difendere la loro posizione?
E se ci dovessero riuscire, chi dei quattro finalisti sopravviverà alla Battle Royale senza regole che concluderà la serata?”


La folla era praticamente in delirio, come se fossero appena entrate una dozzina di celebrità tutte insieme.


“Uhm…Interessante” pensarono Ranma e Mousse
“Ottima occasione per mettersi in mostra” contemplò Rachel
Tsk! Questa sarà dura, ma…devo almeno provarci-soppesò Takeda-ci terrei ad affrontare di nuovo Ranma


“Naturalmente-concluse il presentatore-per uno spettacolo così speciale, la base per le puntate è doppia, rispetto al normale”


“Ah! Quella vecchia volpe!” sogghignò Sakaki


Ad un segnale dell’organizzatore, qualcuno premette dei pulsanti, e le lastre d’acciaio che costituivano il pavimento iniziarono a muoversi.
Mentre gli spettatori si spostavano, i ring finora presenti sparivano, inghiottiti dal pavimento, venendo fatti scendere da dei grossi pistoni, come quelli dei carrelli elevatori, ed altri ne prendevano il posto, allo stesso modo.


Accanto a Ranma si stagliava un ring che era piuttosto una piattaforma tonda, come per incontri di sumo, ma sopraelevato da terra di quattro metri.


Per Rachel era comparsa una grossa gabbia chiusa da ogni lato, col soffitto alto sei metri ed alcuni oggetti di scena da wrestler al suo interno.


Takeda poteva vantare un ring pressoché normale…ma dotato di otto lati, invece che quattro.


A Mousse, infine, era stato riservato quello più pericoloso: un normale ring a quattro lati…con filo spinato al posto delle corde.


Accanto a ciascuno si stavano già presentando, in fila, tutti gli avversari.
“COMINCIATE!” proclamò l’organizzatore.


Ranma come primo avversario si ritrovò un cinese con ampi abiti, tipo Mousse, che combatteva usando un gancio da marinaio in una mano ed una sciabola nell’altra.
Non era molto forte, ma era veloce quasi quanto lui e cercava di combinare tra loro i suoi attacchi per riuscire o a tagliuzzarlo, od a storpiarlo con il gancio, per rallentarlo.
Aveva una notevole fantasia nelle combinazioni, e Ranma cominciò presto a sudare freddo.


Oltretutto, non poteva arretrare troppo per non rischiare di precipitare giù dal bordo.
Quando fu arrivato al limite, spiccò un lungo balzo con una capriola per tornare al centro del ring: il cinese alzò di scatto il gancio e riuscì a prenderlo al volo, ferendolo ad una spalla, anche se solo di striscio.


Il ragazzo col codino si voltò e lo guardò malissimo
“Bene, abbiamo finito di giocare”


L’altro ricominciò ad attaccare, stavolta invertendo l’ordine: fintò con la sinistra che teneva il gancio e poi calò dall’alto un colpo con la destra, che aveva la sciabola.
Ma proprio mentre pregustava di affettare il suo avversario, la lama fu fermata…dal suo stesso gancio.


Ranma aveva afferrato il suo polso, dopo l’ultima finta, e glielo aveva torto, facendo girare l’arto in modo tale che il gancio intercettasse perfettamente l’arma.
Poi glielo torse di nuovo ed il gancio, molto più resistente, spaccò di netto la lama in due…mentre il suo polso, slogato, lasciò cadere il gancio, che Ranma scalciò giù dalla piattaforma.


“Maledetto! Me la pagherai!” giurò vendetta l’avversario, tentando un colpo di punta con la spada rotta, ma il ragazzo col codino piroettò su sé stesso, lasciò che proseguisse la sua corsa incontrando il vuoto, poi gli afferrò la mano della spada e lo finì con un calcio dal basso verso l’alto che lo colpì dritto sul mento.


“Avanti il prossimo!”


Uhm…sembra aver preso un bel ritmo” osservò Sakaki


Anche negli altri ring, le cose non erano semplici.
Takeda stava affrontando un lottatore di sumo, e rimbalzava da un set di corde all’altro per evitarne gli attacchi.


Rachel si stava divertendo un mondo dentro la gabbia, eseguendo tutte le tecniche più spettacolari che le venivano in mente: hurracanrana dalla terza corda, diving cross body in tuffo dal tetto della struttura, dropkick (7*) volanti da una parte all’altra del ring, e condendo il tutto con colpi con la sedia d’acciaio alla schiena od al cranio dei malcapitati avversari.
Spesso fingeva di essere in difficoltà per lasciar crescere la tensione (e far lievitare le scommesse) e poi “ribaltava la situazione” all’ultimo momento. Si divertiva ad inventare nuovi modi di usare la gabbia: in un caso, evitò un attacco in carica facendo finire il malcapitato avversario con la testa incastrata tra le sbarre, cui seguì un calcio nelle parti basse. In una o due occasioni, finse di rimanere incastrata tra le corde, facendo uscire mezzo seno dal costume, per attirare più folla (tattica che ebbe un successo sorprendente).


Mousse era impegnato ad affrontare un utilizzatore di Kali (8*) che usava i bastoni doppi, come Freya, e che saltellava agilmente da una parte all’altra del ring, cercando al tempo stesso di spingerlo contro il filo spinato.
Il ragazzo cinese parava tutti i colpi con un bastone lungo, poi, quando sembrava troppo vicino alle corde…estrasse con rapidità sorprendente una fune, prese il nemico al lazo e lo scagliò contro il limite del ring dal lato opposto, facendolo incastrare sul filo spinato.
Il poveretto optò per la resa.


Mentre affrontava un avversario dietro l’altro, Ranma sentiva la trance agonistica impossessarsi di lui, ma al tempo stesso…provava qualcosa di sbagliato.


Gli sguardi che lanciava ogni tanto agli altri ring, ed alla folla urlante, ormai indemoniata, che scommetteva…non gli restituivano immagini piacevoli.


Questa è violenza per il puro gusto della violenza.
E’ avidità, è corruzione, è puro ego.
Non mi trovo a mio agio.
Anche se…capisco che fosse un’esperienza che dovessi fare.
Per comprendere i miei avversari, devo adattarmi al loro ambiente e capire cosa pensano, come ragionano.


Mi ha stupito vedere Mousse, ma sono io il pesce fuor d’acqua, qui. Lui si è sempre fatto meno scrupoli.
Figuriamoci la ragazza dello Yomi.
In un certo senso…non porsi dei limiti, immergersi nel lato oscuro…di sicuro ti pone in condizione di vantaggio.
Mentre io sono sempre stato svantaggiato contro chi giocava sporco. Non conosco davvero quel mondo

E’ questa la loro vita?
La vita di coloro che vivono nelle ombre?


Fu riscosso da quel pensiero dalla tripla piroetta con altrettanti calci di un utilizzatore di capoeira, che era riuscito, su tre attacchi ad altezze diverse, a colpirlo al tronco, mentre usava le braccia per parare gli attacchi a viso e parti basse.


Ma mentre quello voleva eseguire con l’altra gamba un calcio perforante al busto scoperto, Ranma usò il proprio piede per fare una spazzata sul braccio che l’avversario, a testa in giù, usava per tenere sospeso il proprio corpo, facendolo rovinare a terra di schiena.
Poi gli tirò un calcio in spinta con l’altra gamba, facendolo scivolare fino al limite del ring…


Pareva caduto giù, ma quando il ragazzo col codino si affacciò per verificare, il suo avversario, che si teneva aggrappato con la punta delle dita, eseguì un colpo di reni e con una sorta di capriola in avanti, gli agganciò le ascelle con i talloni, eseguendo poi uno scarto in senso opposto per scaraventarlo giù.


“Tsk! Bella mossa! Sembra quasi una delle mie!” esclamò Ranma sprezzante, una volta riavutosi dalla sorpresa.


Si liberò dalla presa e si aggrappò alle caviglie dell’avversario, il quale, esaurito lo slancio, oscillò in avanti come un pendolo, con Ranma aggrappato alle gambe, avvicinandosi al palo che teneva sollevato il ring.


Ranma diede ad esso una poderosa spinta con le proprie gambe, facendoli oscillare nel verso opposto, poi, giunti al limite del ring, iniziò ad eseguire delle capriole in aria, sfruttando lo slancio per trascinare via di peso il capoerista dal bordo della struttura e farli ricadere insieme verso il centro della piattaforma.


“Lasciami andare! Sei Pazzo?” gridò quello mentre, dopo il volo degno del circo, stavano precipitando verso il centro del ring con Ranma che gli si aggrappava sopra.


“No, non sono pazzo, sono solo…stato addestrato in modo differente”.


Ranma sgusciò a mezz’aria alle spalle del suo nemico e lo afferrò per le spalle.
Rachel sarebbe stata fiera (od invidiosa) di vedere come atterrò eseguendo un perfetto German Suplex (9*) che fece svenire l’avversario, schiuma che gli usciva dalla bocca.


Gli avversari si susseguivano agli avversari.


Takeda spazzò via uno degli ultimi con un massacrante uppercut.
Rachel schiantò a terra la testa di un nemico con l’ennesima hurracanrana.
Mousse sbaragliò un occidentale che usava due asce con un perfetto taglio di traverso lungo il busto…dato con il dorso della spada, come insegnava Shigure.


Tutti quanti cominciavano ad avere il fiatone ed avevano numerosi lividi.
Persino Ranma ne aveva qualcuno. Il calcio al costato gli aveva fatto male.


Quasi tutti i miei avversari erano di un livello simile al mio.
Ma anche gli altri...hanno affrontato avversari del loro livello.
Gli organizzatori...vogliono farci sopravvivere fino alla fine? Per far lievitare le scommesse?


Rachel aveva un livido insanguinato sopra la fronte, un altro al fianco destro, uno dietro la coscia sinistra e varie escoriazioni, ma non sembrava curarsene.


Ikki aveva ematomi ampi su spalla destra e stinco sinistro, cortesia della testata di un rissaiolo e dei calci bassi di un praticante di thai.


Mousse aveva un taglio su una guancia, tutta la manica destra strappata ed un paio di ferite minori.


Sakaki e Shiba, veterani di quel posto, avevano continuato a scommettere sui rispettivi discepoli ed a vincere, ma osservavano anche gli altri ring ed avevano la stessa espressione corrucciata.


Ciascuno dei contendenti aveva ricevuto avversari diversi, ma adatti ad esaltare il proprio stile.
Rachel aveva affrontato vari altri lottatori.
Mousse aveva affrontato quasi solo avversari armati.
Non poteva essere un caso.


L’arena stava puntando forte sul successo dell’evento, e sulla speranza di avere sempre loro alla finalissima.


Infine, anche il decimo avversario venne per ciascuno di loro.


Per Ranma fu uno specialista di JuJitsu Brasiliano e di lotta a terra in generale che approfittò della sua stanchezza per portarlo al suolo e ad eseguirgli una Rear Naked Choke (10*).
Il ragazzo col codino si irritò, pensando che l’ultima persona ad averlo sopraffatto con la lotta a terra fosse stato suo padre, e quando andava ancora alle medie.
Dopo, era sempre riuscito a costringere i nemici ad affrontare lo scontro in piedi.


Beh, con Akisame non ci riuscirei. Ma questo tizio non è certo Akisame


Anche gli altri avevano il loro bel daffare.
Takeda stava evitando i calci ad ascia di un praticante di TaeKwonDo che, come Ranma e Kisara, attaccava spiccando dei grandi balzi per poi piombare addosso al nemico.


Rachel incontrò per la prima volta un avversario armato, con due piccoli Kriss (11*)


Mousse per la prima volta uno disarmato, un colosso proveniente dalla Mongolia.


Ben pensata-rifletté Sakaki-li hanno fatti stancare per bene con avversari al loro livello e con stili adeguati, per poi sorprenderli con un avversario del tutto diverso proprio all’ultimo turno.
Se quei quattro non ce la facessero, infatti, le basi d’asta dovranno ricominciare da zero, ed anche senza indovinare il vincitore finale, l’arena ci rimetterà abbastanza poco.
Se invece sopravvivono tutti e quattro, dal momento che c’è una grossa differenza di livello tra Ranma e Mousse e gli altri due, sanno già che vincerà per forza uno di loro e possono in ogni caso limitare i danni.


Però...non capisco. Con delle scommesse così elevate, c'è da scommettere che l'Arena proverà a scommettere a sua volta, tramite dei prestanome. In questo modo, possono pelare i loro clienti, facendo in una sola sera, l'incasso di sei mesi.
Ma per farlo, devono influenzare il risultato.
Devono sapere chi vincerà e spingere tutto il pubblico a scommettere per i perdenti.
Questo sarà difficile. Qualunque idiota vedrebbe che Ranma e Mousse sono superiori agli altri due...


A meno che… non ci siano degli agitatori che provino a persuadere gli scommettitori, uno per uno, che uno dei sicuri perdenti, Rachel o Takeda, trionferà a sorpresa... fingendo che l’incontro sia truccato per farli vincere.
Se quasi tutti scommettessero su quei due, ciascuno convinto di essere l'unico a farlo e di vincere moltissimo, paradossalmente saranno i prestanome dell'Arena gli unici a dividere le scommesse su Mousse e Ranma...e quando uno dei due vincerà, diventeranno straricchi


Nessuno, infatti, vorrebbe ammettere di essersi fatto fregare, e la volta successiva torneranno a scommettere per provare a rifarsi.
Ma per influenzare le puntate, devono avere degli agenti tra il pubblico. Vediamo un po’ se li individuo…a-ah!”


Sakaki attirò lo sguardo di James Shiba e gli fece dei cenni col capo per segnalargli i guastatori.
Il pugile gli fece cenno che aveva capito ed entrambi andarono in silenzio ad occuparsene.


Ranma riuscì a battere il suo avversario tirandogli una serie di gomitate nel tronco, per liberarsi dalla presa e poi si girò  di slancio e lo finì con una gomitata ascendente al viso.


Mousse aveva respinto indietro il colosso con una serie di rapidi calci, per poi scagliargli addosso una fune con una palla di piombo, che gli si avvolse intorno al collo facendogli finire il peso sul cranio.


Rachel aveva attirato gli attacchi di pugnale del suo avversario finché in affondo non aveva colpito la gabbia, incastrandosi le braccia, poi lo aveva finito con una ginocchiata in salto.


Takeda aveva schivato per un millimetro tutti gli attacchi e contrattaccato con pugni alle giunture del suo avversario, che ad un certo punto non riuscì più a muovere le gambe per spiccare il volo e venne avvicinato e sconfitto con un diretto al mento.


Tutti e quattro avevano il fiatone, ma nel complesso stavano bene.


<< SIGNORI…I VINCITORI! CONTRO OGNI PREVISIONE CE L’HANNO FATTA! SONO DAVVERO LE STELLE DI QUESTA SERATA!
ED ORA…IL MOMENTO CHE TUTTI STAVATE ASPETTANDO! LA BATTLE ROYALE FINALE! >>


I quattro ring finirono risucchiati sotto il pavimento e spuntò fuori quello finale.
Era il più strano di tutti.


Senza corde e sopraelevato, ma solo di un paio di metri, come quello di Ranma.
Otto lati.


Con quattro tubi curvi che partivano da quattro degli angoli e si univano parecchi metri in cima, come una gabbia per uccelli con poche sbarre.
E tutto intorno, invece che i paletti per le corde…degli spuntoni aguzzi emergevano dal bordo.


Era una combinazione di tutti e quattro i precedenti ring.
Si potevano usare le sbarre per aggrapparsi ed eseguire mosse aeree, ma era anche possibile cadere fuori e venire eliminati. Ci si poteva muovere in più direzioni, ma bisognava fare attenzione agli spuntoni.


Quindi è quasi finita-pensò Ranma, facendo un cenno col capo a Mousse, come per dire “mettiamocela tutta”, che il ragazzo cinese ricambiò.


Takeda entrò con entusiasmo, ma anche un po’ di timore, sapendo di dover affrontare una sfida difficilissima, ma anche che il suo Maestro non avrebbe tollerato la resa.


Rachel Stanley salì le scalette come una regina ascende al trono. “Non è importante vincere o perdere, ma intrattenere il pubblico e farsi notare più degli altri, anche nella sconfitta. Questo è la Qualità Livello Diego


Quando i quattro ragazzi si trovarono a fronteggiarsi, fra il boato assordante del pubblico, le loro espressioni erano molto diverse.
Mousse era una maschera di cera.
Takeda appariva eccitato e preoccupato al tempo stesso.
Rachel sembrava gustarsi il momento come avesse davanti una fetta di torta.
Ranma era serio e corrucciato. Parlò per primo.


“Ragazzi, so che probabilmente spreco fiato, ma…non vi andrebbe di ritirarvi?”
“Umph! Vuoi avere il palcoscenico tutto per te? Mi ricordi una ragazza che ho incontrato di recente…non sarete per caso parenti?” domandò la luchadora, sprezzante.


“Mi dispiace Ranma, ma non posso farlo-confermò Takeda-so di essere surclassato, ma…devo almeno provarci.
Il mio Maestro non mi perdonerebbe se mi ritirassi.
Diamine, io non mi perdonerei di perdere la possibilità di combattere un simile scontro. Comunque finisca, avrò imparato qualcosa.
E poi lo sai-aggiunse col suo migliore sorriso-la mia vita è stata cambiata da Kenichi. Lui è il mio esempio. E lui è uno che non si arrende mai”


Il ragazzo col codino ne fu colpito e non disse più nulla. Fu invece Mousse a proseguire.


“Umph, siete davvero due idioti. Ma non lo capite? Questo cuore tenero vuole evitare di farvi troppi danni.
Ma sappiate che io non ho gli stessi scrupoli. Il mio obiettivo è affrontare solo lui.
Ma se vi intromettete, finirete male” e detto questo estrasse un’arma e scattò all’attacco contro Ranma.


Era un bastone telescopico, di metallo leggero, tipo alluminio.
Ma Mousse lo manovrava con maestria, ruotandolo a grande velocità come le pale di un elicottero.
Ranma si trovò ad arretrare sulla difensiva.


Rachel lanciò un grido di guerra, saltò in alto verso i tubi, si aggrappò ad essi con le braccia e poi si lasciò cadere in acrobazia sui due contendenti.


Takeda, per non restare indietro, si tuffò in avanti, provando a colpire Mousse ai reni.


Ranma si occupò di Rachel.
Si spostò con i piedi per fare in modo che finisse addosso a lui e non a Mousse ed alle sue armi.
Al tempo stesso, quest’ultimo, mentre stava apparentemente attaccando Ranma, allungò il bastone dietro di sé, alla cieca, colpendo Takeda al fianco e respingendolo a terra, prima che potesse aggredirlo.


Poi gli rivolse solo un’occhiata sprezzante, come per dire “ci vorranno altri 100 anni…”


Rachel atterrò su Ranma tirandogli una raffica di calci, che il ragazzo col codino parò con gli avambracci.
La ragazza americana stava facendo uno dei suoi proclami, quando il ragazzo col codino, per toglierla di mezzo mentre Mousse tornava alla carica, le afferrò uno stivale mentre era a mezz’aria e la lanciò di peso verso terra, badando che non finisse contro gli spuntoni.


Sta combattendo…proteggendomi? Imperdonabile!


Così, mentre Ranma affrontava Mousse, la ragazza allungò un calcio da terra per spazzargli una gamba, mentre arretrava: il ragazzo col codino si ritrovò a cadere verso il pavimento, con il rivale che ne approfittava.


Ma, un attimo prima di essere colpito, con il giusto tempismo afferrò con le mani il bastone del cinese, bloccandone il movimento.
Mousse gli cadde sopra, ma Ranma eseguì un colpo di reni, e con una capriola all’indietro, lo rovesciò a terra, finendogli sopra a propria volta.


Mousse lo respinse con una raffica di calci allo stomaco, ma nel fare questo, si rese conto che Ranma gli aveva strappato di mano il bastone, che poi gettò giù dal ring.


Mousse si rimise in piedi, con lo sguardo fiero, e si mise in guardia, invitando Ranma a combattere a mani nude.
Questi accettò con entusiasmo, balzando in avanti.


Ma Mousse gli scagliò una raffica di calci, più rapidi, più precisi e più flessibili di quelli dello stesso Ranma, che poté solo parare con gli avambracci.


“Bravo, Mousse, sei migliorato ancora”
“Non sono mica andato al Ryozampaku per giocare”


Mentre i due si fronteggiavano, Takeda era paralizzato alla vista del livello delle loro tecniche, quando venne aggredito furiosamente da Rachel, con una raffica di ginocchiate.


Alla sua espressione di stupore, lei disse, sottovoce
“Beh, non possiamo lasciare che ci rubino la scena, no? Se lo scontro si divide in due duelli separati, il pubblico potrà seguire meglio ed avremo anche noi il nostro spazio”
“Ma…ma io…-protestò il pugile-non posso combattere al massimo della forza contro una ragazza!”
“Peggio per te!-dichiarò Rachel schiantandolo a terra con una hurracanrana, e poi continuando a tenerlo stretto al collo con le proprie cosce anche mentre era a terra-quel tipo di ragionamento sessista mi irritava anche quando a farlo era Kenichi, ma ho capito che nel suo caso è una convinzione profonda. Credo che invece per te sia soltanto timidezza”
“Coff! Ma cosa…dici? Coff!”


Ranma e Mousse continuavano a muoversi lungo la piattaforma scambiandosi tecniche ad alta velocità: ora saltavano a mezz’aria intercettandosi a vicenda raffiche di calci, ora si confrontavano a centro ring, con Ranma che provava a tirare pochi, potenti colpi per spezzare le difese di Mousse e questi che provava invece a colpirlo con la mano a pugnale nei punti deboli del corpo, con movimenti rapidi e fluidi.


Ma mentre, all’apparenza, si muovevano senza uno schema, presto si avvicinarono a dove si stavano scontrando Rachel e Takeda.


Quest’ultimo stava attaccando con precisione coi pugni gli stivali della luchadora mentre lei gli tirava dei calci, per intercettarli, quando…


…il tornado umano composto da Ranma e Mousse si intromise tra di loro, quasi per caso…


…i due ragazzi più giovani evitarono di esserne travolti saltando all’indietro allo stesso tempo…


…ed i due ragazzi più grandi ne approfittarono per colpirli all’indietro, alla cieca, coi palmi delle mani (Ranma colpì Ikki e Mousse colpì Rachel) sbalzandoli entrambi all’indietro…


…facendoli cadere fuori dal ring ed eliminandoli.


“Ehi! Ma così non vale!” protestò Rachel


Accidenti…capirei Ranma…ma anche quel cinese ha eseguito questo piano senza che si parlassero-rifletté Takeda-certo che devono conoscersi davvero bene quei due


Ranma e Mousse si scambiarono un rapido sorriso e ripresero a combattere: erano bloccati in posizione di clinch, ma il ragazzo col codino la modificò in una proiezione di judo, con la quale schiantò il cinese schiena al suolo.


Mousse, però, contrattaccò con un rapido calcio dal basso all’alto, colpendolo ad una spalla.
Balzò in piedi ed usò la corda con peso per aggrapparsi ai tubi in alto: spiccò il volo e roteò per il ring come Tarzan, raccogliendo slancio per poi colpire Ranma a piedi uniti.


Il ragazzo col codino parò, ma fu sbalzato a terra, di schiena.
Però saltò subito in piedi, con un colpo di reni e contrattaccò, fumineo, facendo una piroetta, abbassandosi sulle gambe e schivando il contrattacco di Mousse, per rifilargli una gomitata allo stomaco, spezzandogli il fiato.
La corda col peso si slegò e cadde a terra.


Nel frattempo, Sakaki e Shiba avevano tolto di mezzo tutti quelli che si erano intromessi con le scommesse.
Il Maestro di karate si avvicinò al ring per riferire a Ranma il da farsi.


“EHI RANMA! Guarda che l’incontro è truccato! Volevano decidere loro chi potesse vincere, per incassare le scommesse! Sappi che, ora che non possono più farlo, è probabile che non vi lasceranno uscire vivi di qui!”


“CHE COSA?” domandarono simultaneamente Ranma e Mousse, ancora avvinghiati.


Infatti, rapidamente, all’insaputa del pubblico, decine di scagnozzi armati di mitra stavano sciamando a bloccare tutte le uscite.


“Cosa facciamo, Saotome?” domandò Mousse


“Lascia fare a me, ho un’idea. Dobbiamo creare un diversivo”


I due si respinsero ancora una volta, ma Ranma sottrasse dall’abito di Mousse un’arma, un coltello corto, largo e piatto.
Mousse raccolse da terra la fune col peso e con un movimento fluido glielo scagliò contro.
Il ragazzo col codino lo respinse usando la lama, ma così il peso schizzò via e finì come un missile contro il grande apparato di luci che illuminava l’arena, danneggiandolo e spruzzando milioni di scintille…


Uhm! Ben pensata-osservò Sakaki


…peccato che le scintille contagiassero anche le altre luci, e poi le altre ancora, fino a quando TUTTE non esplosero, ed alcune degli impianti iniziarono a precipitare a terra, mentre il pubblico, terrorizzato, iniziava a scappare.


“HAI ESAGERATO, SAOTOME!” strepitò Mousse


“MA CHE NE SAPEVO IO!”


Rachel stava firmando autografi ad un gruppo di scommettitori, perciò non si accorse subito che una delle casse le stava precipitando addosso.


“ATTENTA!”


Ikki si tuffò in avanti e la spostò di sotto un attimo prima dello schianto.


“Ma…ma tu…mi hai salvata”


Gli altri impianti caduti non avevano ferito nessuno, ma TUTTE le persone fuggivano verso le uscite, nel caos più totale.


Le luci precipitate al suolo stavano inoltre generando un incendio, che si propagava sempre di più.


In quel marasma, per gli scagnozzi che non erano fuggiti a loro volta, era impossibile individuare i loro bersagli.


Shiba prese il suo allievo sottobraccio, come fosse un ragazzino, e cominciò a correre verso una delle uscite.
Mentre Takeda era in quella posizione, un aeroplanino di carta gli saettò in mano, rapido come avesse un motore a reazione.
Svolgendo il foglio, c’era scritto un numero di telefono.


Si voltò e vide Rachel Stanley, Castor di Yomi, che si stagliava all’ombra generata dalle fiamme, mentre camminava con calma in direzione di una delle uscite dal lato opposto.
Girò la testa verso di lui e gli disse solo
“Chiamami”


In un angolo, il proprietario dell’arena piangeva disperato:
“bohoho, il mio bellissimo locale, com’è potuto succedere…”


◊◊◊◊◊

I tre membri del Ryozampaku camminavano per strada un po’ affumicati.


“Certo che dove ci sei tu, Saotome, capitano sempre guai”


“Ma cosa c’entro io? Era la prima volta che ci venivo”


“Appunto. Tutte le altre volte, non è successo nulla del genere”


“Buoni, ragazzi, buoni. In fondo, avete fatto un’utile esperienza e non vi siete fatti male”


“Già, come no-sbuffò Ranma, deluso-siamo venuti per guadagnare ed invece…”


“Oh, ma infatti ABBIAMO guadagnato” affermò il Maestro, tirando fuori da una borsa le più grosse mazzette di banconote che Ranma avesse mai visto.


“Cosa credi, che non me ne intenda di posti come questi?-spiegò, vedendo il suo stupore-Quando ho capito che volevano influenzare l’esito, ho smesso di scommettere subito prima della finale. Certo, non ho moltiplicato ulteriormente il capitale, ma non ho perso nulla di tutto ciò che avevamo guadagnato fino a quel momento.


Oh, a proposito, Mousse, questi invece sono tuoi-aggiunse lanciandogli un altro grosso pacco di banconote-Anche queste sono le vincite dei tuoi incontri fino alla finale. Uno dei cassieri me le ha spontaneamente anticipate”


“Ooh, grazie!”


“D'accordo, per questa volta è andata bene-concluse Ranma-ma non credo che sfiderò mai più la sorte con delle scommesse”


◊◊◊◊◊


 Nota dell'Autore:


E' un capitolo lunghissimo, che è stato stancante da scrivere, editare e pubblicare.
Dite la verità, vi aspettavate Ryoga...prima o poi arriverà anche lui, lo prometto.
Mousse mi è sempre piaciuto molto, è un personaggio dal gran potenziale ridotto spesso ad una macchietta. Volevo dargli il giusto risalto ed al tempo stesso mantenere un alone di ambiguità.
L'ho poi sfruttato per far venire a Ranma dei legittimi dubbi su di sé nella vita e ed evidenziare come l'Anziano possa essere d'ispirazione per qualcuno.
Hayato che crede che Ranma possa cadere nel "lato oscuro" può sembrare strano, ma...è un rischio che corrono tutti i praticanti di alto livello...e Ranma ha perso tutto ciò che aveva. Tra un po', se avrete pazienza, scopriremo il come ed il perché.
Non potevo non fare una capatina all'Arena Clandestina, è uno scenario fantastico per menare le mani.
Takeda e Rachel secondo me possono fare una bella coppia, mentre quella tra Ukita e Freiya era stata solo vagheggiata nel manga di Kenichi, ma mai realizzata. Secondo me, anche se sono sottotrame, stanno meglio così.
Compreso questo, tutti i capitoli che verranno avranno dei contenuti esplosivi, a livello di combattimento, di rivelazioni ed emozioni o di entrambi. Siamo entrati nel cuore della storia.
Preparatevi perché ne vedremo delle belle.



Legenda

Alfabeti*: in Giappone, si usano tre alfabeti distinti, denominati Katakana, Hiragana e kanji; i primi due sono sillabici, rappresentano cioé suoni come le sillabe da comporre insieme, il terzo è composto da ideogrammi (derivati da quelli cinesi, ma differenti) ciascuno con un proprio significato. Una frase può essere scritta in una combinazione dei tre, anche se l'hiragana è usato più di frequente. Gli stessi giapponesi imparano anni ad usarli tutti!


Shogi e Go**: sono giochi dell'Estremo Oriente. Lo Shogi ricorda gli scacchi anche se il significato dei pezzi varia a seconda del simbolo inciso sopra e per il resto sono tutti a forma di tavolette; il Go è il gioco più complesso che esista, come la dama ma con centinaia di pezzi e pressoché infinite combinazioni, aventi lo scopo di "bloccare" i pezzi avversari impedendo loro di muoversi, come in un campo di battaglia


Budo***: Letteralmente, la "via del Guerriero", cioé l'insieme di comportamenti etici (come il codice degli antichi cavalieri) e di addestramento pratico e mentale seguito dai samurai


Nak Muay****: cioé praticante di Muay Thai, in thailandese


***** Hiken Hissatsu: è il concetto del Karate tradizionale per il quale ogni colpo che si infligge deve essere un colpo decisivo, quindi bisogna essere potenzialmente in grado di uccidere un avversario con un colpo solo


Luchador (6*): cioé praticante di Lucha Libre ("Lotta Libera") la versione messicana, molto spettacolare ed acrobatica, del wrestling professionistico (come quello della WWE), praticato da Rachel Stanley e dal suo Maestro, Diego Carlo


Hurracanrana, Diving Cross Body, Dropkick (7*): mosse di pro wrestling. Hurracanrana è una forbice in salto con la quale si stringe il collo dell'avversario tra le proprie gambe, poi si esegue una sorta di salto mortale all'indietro, trascinando l'avversario in avanti e schiantandolo a terra, di schiena o di testa. Il Diving Cross Body è un salto dalla terza corda cadendo apposta addosso all'avversario col corpo. Col Dropkick si spicca un balzo restando in orizzontale per aria colpendo con doppio calcio a piedi uniti il viso avversario


Kali (8*): arte marziale filippina che usa principalmente le armi, come la coppia di bastoni corti, i coltelli, ed il curvo e corto pugnale chiamato Karambit


German Suplex (9*): mossa di pro wrestling. Se l'avversario ci dà la schiena, si afferra ad anello la sua vita e si esegue uno scarto all'indietro, mettendosi a ponte e proiettandolo all'indietro, facendolo atterrare di schianto con la parte alta della schiena, le scapole o la base del collo


Rear Naked Choke (10*) una presa di strangolamento al collo eseguita con entrambi gli avambracci se l'avversario ci dà le spalle. A volte l'esecutore abbranca anche il nemico con la gambe intorno al tronco per impedirgli di muoversi


Kriss (11*): coltelli dalla forma arricciata, ad onde, invece che dritti, tipici del Borneo e della Malesia


Mini-Guida per il manga di Kenichi:

Dou: il modo di combattere sfruttando le proprie emozioni e facendo esplodere il Ki all’esterno. Sakaki, Apachai, Miu, Ryoga, Kuno e Kisara usano il Dou


Sei: il modo di combattere sfruttando la calma interiore e la capacità analitica e controllando le emozioni, per trattenere il Ki. Hayato, Akisame, Kensei, Shigure, Ranma e Mousse usano il Sei


Katsujinken: o Pugno Che Salva, è la filosofia seguita al Ryozampaku, per la quale le arti marziali si usano per il bene, per salvare il prossimo e non per uccidere


Satsujinken: o Pugno Che Uccide, è la filosofia seguita dall’Organizzazione Yami, per la quale le arti marziali si usano per egoismo, profitto personale ed uccidere i nemici
 

   
 
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