Notte di velluto nero.
Tra i vicoli echeggiano passi solitari.
Una donna emerge sinuosa dall'oscurità
e lo avvicina.
Gli stracci succinti rinunciano a
celare l'eccessiva magrezza del suo corpo in vendita.
Con voce suadente gli promette fiamme
di miele. Gli farà un buon prezzo, dice. Non è schizzinosa, dice.
Farà tutto ciò che vuole, e tutto ciò che vuole gli lascerà fare.
Sarà tutto ciò che vuole. Per il tempo che lui pagherà per
possederla.
L'uomo prosegue imperterrito la sua
calma marcia. Non scaccia la donna ma neppure sembra interessarsene.
La sirena non si arrende. Continua a
cantargli all'orecchio nella lingua del piacere, le parole sciolte in
zucchero fuso che tuttavia recano l'amaro di una disperazione in
cenere. Lo invita a immaginare cosa potrebbe fare con lei. Ricama
fantasie che crede possano smuovere la sua virilità.
È la migliore, assicura. Sotto e sopra
di lei ha avuto ogni tipo di uomo. Soddisferà anche la brama più
perversa.
Lui, sordo al suo richiamo, si limita
ad avanzare nell'ombra lungo il budello di pietra. Finché...
Scorge qualcosa. Una figurina emaciata
sbircia da dietro un cumulo di immondizia. Negli occhi troppo grandi
per il visetto scavato si rincorrono timore e aspettativa. La mamma
riuscirà a rimediare i soldi per la cena?
I ricordi gli tendono un'imboscata. Un
artiglio gelido lo ghermisce scaraventandolo anni addietro.
I contorni della realtà si deformano,
le pareti del presente crollano. Ora è lui a occhieggiare furtivo in
direzione della donna dai lunghi capelli neri che s'accompagna
all'ennesimo sconosciuto fremente di lussuria.
Alla mamma non piace quando i signori
vengono a trovarla, ma dopo che se ne sono andati il cibo alla loro
misera tavola è garantito per qualche giorno.
Non comprende perché sua madre venga
pagata. Se glielo domanda, lei gli sorride sviando il discorso.
Levi è un bimbo intelligente. Ha
capito che quelle visite sono tanto sgradite quanto necessarie. Tutto
ciò che può fare è seguire la mamma e appostarsi nelle vicinanze
mentre lavora per provare a darle sostegno nell'unico modo che
conosce: standole accanto, anche se lei non lo vede. Quando lo
sorprendono a spiare viene picchiato e allontanato in malo modo, ma
piccolo ed esile com'è, gli è facile scomparire tra le nicchie del
bordello.
Mentre le memorie lo tengono in
ostaggio, la creatura ammaliatrice coglie nel suo attimo di
smarrimento uno spiraglio e decide di giocarsi la carta finale. Spera
di vincere la sua esitazione insinuandogli una mano sotto la cintura
per far fiorire il desiderio che, una volta appagato, le sarà valso
qualche soldo per mangiare anche quella sera. Per far mangiare tutti
e due.
Gli si piazza di fronte, dirigendo le
dita verso l'inguine con consumata sicurezza, pronta a prendere in
pugno la sua eccitazione.
Non ci riesce.
L'uomo, tornato in sé, le afferra il
polso, fermo ma inesplicabilmente gentile. C'è infinita pietà nella
sua stretta. Rifiuta i doni grondanti lacrime che lei vorrebbe
offrirgli. Respinge quel frutto avvelenato e s'allontana senza una
parola.
Scroscia a terra un tintinnio sonante di monete.
[500 parole]
N.d.A.
Ciao a tutti. Una nota veloce veloce: questa storia non ha un contesto spaziale e temporale specifico. Ho volutamente deciso di lasciare tutto molto vago in modo che ci si possa immaginare questo incontro in maniera trasversale sia nella Città Sotterranea, prima dell'incontro di Levi con Erwin, così come in una città delle Mura, ma anche a Marley, durante il periodo che il Corpo di Ricerca ha vissuto sul continente.
Grazie infinite a chiunque abbia aperto e letto.