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Autore: Farkas    10/02/2024    0 recensioni
"Hogwarts era la prima e la migliore casa che avesse conosciuto. Lui e Voldemort e Piton, i ragazzi abbandonati, avevano tutti trovato una casa lì..."
Harry non aveva certo torto quando ha pensato queste cose, ma anche se lui non può saperlo ciò valeva anche per una ragazza che per ironia della sorte era imparentata con lui per matrimonio.
Dorea Black si è sempre sentita molto più a casa ad Hogwarts, che a Grimmauld Place. Ha assistito a troppe cose tra quelle mura per poterle giudicare un sicuro rifugio.
Uno sguardo alle vicissitudini di una disastrata generazione di Black, tramite gli occhi dell'unica di loro che non ha deluso le aspettative della famiglia.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Charlus Potter, Cygnus Black, Dorea Black, Marius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Casa

“La casa non è dove vivi, ma è dove ti capiscono”. - Christian Morgenstern
 
Seduta sul suo divano preferito della Sala Comune, Dorea Black sospirò. A preoccuparla non erano tanto i G.U.F.O. ma il fatto che ormai la maggior parte del suo tempo a scuola era trascorsa. Non voleva sposarsi appena diplomata, ma l’idea di restare a vivere con i suoi le riusciva intollerabile.
In genere i Black non lavoravano, ma forse suo padre le avrebbe permesso di cercarsi un impiego… tutto pur di avere una scusa per non stare tutto il giorno a Grimmauld Place.  
Dorea Black, odiava le vacanze estive più di qualunque altro periodo dell'anno, proprio come avrebbe fatto un suo celebre parente acquisito decenni dopo di lei. Si sentiva infinitamente più a casa a Hogwarts nel dormitorio di Serpeverde* che nella sua stanza nella dimora di famiglia, principalmente perché lì era molto più facile evitare i suoi parenti, anche se tutti quelli che frequentavano la scuola erano in Serpeverde come lei e ora che per la maggior parte si erano diplomati in Sala Comune si stava da Dio.
Quel pensiero causò una fitta di dispiacere alla ragazza: era brutto pensare che era contenta di non vedere i suoi fratelli dopo che Marius era stato cacciato di casa... ma in fondo non era che avessero chissà che rapporto. Pollux e Cassiopea erano chiaramente invidiosi per la preferenza che le accordava loro padre. Non che Dorea avesse cercato particolarmente d’ingraziarselo. Ci aveva pensato la sorte.
Chissà se Marius sarebbe finito a Serpeverde come tutti i Black se fosse stato un mago. Il professor Lumacorno diceva sempre che da quando insegnava, tutti i Black erano stati in Serpeverde, manco fosse stato chissà quale onore. Dal canto suo Dorea non pensava che la sua famiglia fosse poi tanto grandiosa, Purosangue o non Purosangue. I suoi genitori non l’avevano mai trattata male, ma in fondo lei era la figlia che non sbagliava mai come le diceva sempre in tono velenoso Cassiopea.
Non che Cassiopea avesse fatto qualcosa di male… non lo aveva fatto nemmeno Marius. L’unico di loro ad agire in modo errato era stato Pollux. Però questo non impediva a Cygnus Black secondo del suo nome di commentare “Dorea è l’unica dei miei figli a non avermi dato una delusione” in famiglia e fuori ogni volta che voleva mortificare i suoi altri figli.
“Perché non potete essere come Dorea, perché non fate come Dorea” … queste frasi sia pure tutt’altro che apprezzate dalla giovane, riuscivano ad attirarle l’invidia e il disprezzo del fratello e della sorella.
Perlopiù era merito del caso se Dorea non aveva mai deluso il padre, ma si augurava che la sua fortuna continuasse. Cygnus Black non reagiva bene alla delusione…
La sua mente la riportò a quegli orribili momenti, lontano da casa.
 
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Dorea ha solo cinque anni, non sa cosa voglia dire “fare sesso” o “mettere incinta”, ma pensa che se papà sta urlando così devono essere cose molto brutte.
-SEI UN IDIOTA POLLUX! HAI TREDICI ANNI PER AMOR DI MERLINO! - ruggisce Cygnus contro il figlio maggiore. Violetta Bulstrode in Black è seduta accanto a lui a capo chino, incapace di dire alcunché.
Ripensando a questo momento da grande, Dorea si dirà che almeno per una volta suo padre aveva avuto ragione ad essere furibondo. Scoprire che il proprio figlio appena arrivato alla pubertà, ha messo incinta una ragazza non è certo qualcosa che si può affrontare col sorriso sulle labbra.
Ma durante questa sia pur giustificata sfuriata Dorea è solo una bimba di cinque anni, spaventata dalle urla che risuonano per tutta Grimmauld Place. E dato che Violetta non è lì, ci pensa Marius ad avvicinarsi a lei e a stringerla a sé per calmarla. Poco dopo si avvicina anche Cassiopea e i tre rimangono stretti, stretti.
C’è un’unica soluzione possibile e dopo essersi sfogato a sufficienza, Cygnus Black la impone al figlio: -Dovrai sposare Irma. Nessun Black va in giro a seminare bastardi, o almeno non con delle ragazze che appartengono a rispettabili famiglie Purosangue, come i Tiger. Tu il mio erede ci hai coinvolti in uno scandalo terribile! -.
La timida sposina si era installata in casa loro subito dopo l’affrettata cerimonia ("Non pretenderete che nostra figlia sembri un Abraxan bianco!" avevano detto i Tiger) per poi sputare dai visceri quell’odiosa marmocchia di Walburga.
-Una femmina! - aveva urlato Cygnus non appena l’aveva vista. Una Purosangue certo, ma del tutto incapace di far proseguire il cognome Black. L’errore di suo figlio era stato totale. Motivo per cui Cygnus non gli rivolse la parola per mesi.
La piccola mostrò presto di aver preso dal nonno dato che anche lei urlava a squarciagola a tutte le ore del giorno e della notte. Anche ora che era cresciuta non perdeva occasione per mostrare di avere buoni polmoni, tanto che spesso Dorea doveva contenere il desiderio di zittirla con una fattura o di ficcarle qualcosa in bocca. Non ce l’aveva avuta con Walburga perché non era più la piccola di casa dopo il suo arrivo, come aveva insinuato qualcuno, ma perché tranquillità a Grimmauld Place era notevolmente diminuita grazie a lei.
 
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Quello era l’unico caso in cui Dorea poteva approvare la rabbia di suo padre e l’unico in cui poteva dire di essersi effettivamente comportata meglio di chi aveva provocato tale rabbia. A tredici anni lei del sesso aveva ancora un’idea alquanto nebulosa, e ci pensava poco, quindi anni dopo si sarebbe chiesta come accidenti avesse fatto suo fratello ad essere così precoce, da fare una figlia già a quell’età.
Walburga era venuta a turbare la sua pace anche a Hogwarts, ma almeno a scuola non poteva mettersi ad urlare ogni volta che non veniva accontentata. Ciò non le impediva di darle fastidio… per esempio chiamandola “Zia Dorea” a pieni polmoni, per il puro gusto di metterla in imbarazzo, ricordando a tutti il vecchio scandalo.
Ah, perché Walburga non era stata la prima Black a rompere la tradizione e a finire in un’altra Casa? Non voleva nemmeno immaginarsi che avrebbe detto suo padre se ciò fosse capitato a lei… non era proprio il tipo che sapeva accettare la diversità…
 
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Magonò. Dorea non ha mai sentito questa parola. La sente per caso, mentre è a caccia di biscotti, sta entrando in cucina per concedersi uno spuntino (a cena c’erano le alici e a lei non piacciono, ma ha dovuto mangiare per forza ed adesso che tutti credono che sia andata a letto, vuole consolarsi). Si è già riempita le tasche e la bocca, quando sente la voce di zia Belvina.
Che ci fa zia Belvina qui a quest’ora?” si chiede confusa Dorea. E quando sente la voce degli altri zii e zie la sua confusione aumenta ancora di più. Potrebbe tornare a letto a sgranocchiare i suoi adorati biscotti al cioccolato, ma la curiosità è troppo forte. Si acquatta vicino alla porta chiusa del salotto e ascolta.  
-Vi dico e vi ripeto che può essere! Nella nobile e antichissima casata dei Black non è mai nato un… un… uno così! – abbaia zia Belvina. - Il nostro sangue è purissimo… nella nostra famiglia non può esserci un… uno di quelli! -.
-Ne sei tanto convinta che non riesci neppure a dirla quella parola- rileva in tono annoiato zio Sirius.- La dico io quindi: Magonò. È strano che Marius non abbia ancora dato segni di magia, c’è ancora tempo, ma dobbiamo considerare l’eventualità. Se fosse un Magonò ci regoleremo di conseguenza, senza “se” e senza “ma”. Avrà tempo fino al suo undicesimo compleanno, fino a quel momento non possiamo fare nulla-.
Dorea si mette in bocca un biscotto. Non ha mai sentito quella parola, “Magonò”. Dev’essere una parola brutta, visto come tutti sembrano faticare a dirla. Ma allora perché la dicono? Le hanno sempre detto che le parolacce non si devono dire. Un’ombra che si avvicina alla porta la strappa a quelle riflessioni e Dorea corre via prima di essere scoperta.
Il giorno dopo mentre sta giocando alle bambole con Cassiopea, le torna in mente quelle parola.
-Cassi, cos’è un Magonò?-.
-Una feccia totale- risponde sprezzante Cassiopea, per poi specificare. - Uno che pur avendo parenti maghi non ha la magia. Uno che è come i Babbani-.
“Chissà perché Marius ha fatto quella faccia” si chiede la piccola vedendo l’espressione di loro fratello seduto a leggere in poltrona.
Marius ha fatto quella faccia, perché non è affatto stupido, ma Dorea capirà solo la mattina in cui non lo troverà a tavola a fare colazione.
-Dov’è Marius? - chiede guardando il posto vuoto.
-Non c’è mai stato nessun Marius qui. Nessuno. Non nominarlo mai più Dorea-.
Dorea vorrebbe protestare, ma c’è qualcosa nel tono di suo padre che non ha mai sentito prima, qualcosa che la spinge a frenare quella strana bolla d’ansia che le cresce in petto. Alla fine quando papà esce, corre a chiedere alla mamma e lei scoppia a piangere disperata, stringendola a sé.
 
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Voltando una pagina della sua rivista di moda Dorea sospirò: da quel giorno era stata tenuta d’occhio come un esemplare raro. A otto anni non aveva ancora dato segni di magia e già tutti temevano che fosse come Marius. Dorea stessa aveva iniziato a temerlo, perché aveva capito che in tal caso anche lei sarebbe stata messa alla porta.
Ricordava ancora quando un giorno, dopo che Irma l’aveva fatta ridere raccontando una barzelletta, di colpo la teiera aveva cominciato a fare le capriole, schizzando tè ovunque. Malgrado avesse macchiato vestiti e divano, sua madre era corsa ad abbracciarla e a baciarla. A cena suo padre visibilmente compiaciuto le aveva arruffato i capelli in un gesto affettuoso e le aveva promesso un vestitino nuovo. Dorea ne era stata felice, ma tutte quelle dimostrazioni d’affetto non l’avevano commossa più di tanto. Era piccola, ma aveva capito che l’amore dei suoi genitori sarebbe svanito nel nulla, se nessuna teiera avesse mai fatto le capriole per causa sua.
 
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Dorea non aveva fatto niente per avere la magia. Le era capitata e basta. E Marius non aveva fatto niente che lo avesse reso un Magonò. Dorea non si sentiva affatto migliore di lui e di tanto in tanto si chiedeva se stesse bene e cosa stesse facendo.
Per un po’ aveva sperato che lo facessero anche mamma e papà, ma sinceramente ne dubitava. Che razza di genitori buttano un undicenne fuori di casa solo perché non è come se lo aspettavano? Com’era possibile che nessuno facesse niente per impedire cose del genere?
Era il pensiero che domani ci fosse quello stramaledettissimo colloquio di orientamento professionale con Lumacorno a farle pensare quelle cose. Due anni ancora. Due anni a si sarebbe ritrovata senza casa… sembrava ieri il giorno in cui ci era arrivata.
Cassiopea le aveva arruffato i capelli e fatto posto al tavolo dei Serpeverde dopo che il Cappello Parlante ce l’aveva mandata. Non era invidiosa di lei all’epoca…
 
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Dorea ha dodici anni, e presenzia alla festa per il M.A.G.O. di Cassiopea. Nel suo discorso suo padre ha citato anche lei, dicendo che ha passato splendidamente gli esami del secondo anno, ma poi l’attenzione è tornata su sua sorella maggiore. È giusto così, questa è la grande giornata di Cassi. I rampolli Purosangue le sfilano intorno e le decide a chi concedere le sue attenzioni. Ora che è maggiorenne, sarà così per anni, fino a che non sceglierà il fortunato che sarà suo sposo e con cui produrrà altri preziosissimi Purosangue. Il matrimonio in più li legherà ad altre famiglie magiche rendendoli ancora più prominenti nell’alta società.
Dorea è solo contenta di avere un giorno in cui non deve fare i compiti e può stare coi suoi amici, non invidia il luminoso futuro di Cassiopea. Perché dovrebbe? Tra qualche anno ci sarà lei al suo posto.
Cassi il giorno dopo è talmente di buon umore che la aiuta addirittura con gli esercizi di Trasfigurazione. Di colpo però impallidisce e comincia a respirare affannosamente, per poi accasciarsi a terra. Dorea urla e corre a chiamare aiuto.
Passano i giorni e i Black sono al San Mungo a parlare con una Guaritrice. I suoi genitori parlano, Dorea si guarda le scarpe, cercando di convincersi che sua sorella presto tornerà a casa. E la donna dice: - È fuori pericolo, ma è diventata sterile-.
Dorea stavolta conosce la parola incriminata. Vuol dire che sua sorella non potrà mai avere dei bambini. Sua madre si porta una mano alla bocca e comincia a piangere, suo padre stringe i pugni talmente tanto forte da conficcarsi le unghie nella carne.
-Una figlia sterile! A che serve una moglie che non può procreare?! Mi rimarrà una figlia in casa- abbaia Cygnus non appena tornano a Grimmauld Place.
Quei giorni, la quartogenita di Violetta passa a chiedersi se anche Cassiopea verrà cacciata di casa. Non accadrà, non è colpa sua se è diventata sterile… ma allo stesso modo Dorea non ha nessun merito se qualche settimana dopo sporca di sangue le lenzuola. Non si sente migliore di Cassiopea. Eppure ora solo a lei la madre dà consigli di bellezza, e solo lei deve accompagnarla sempre nelle sue visite in casa degli altri Purosangue. A volte viene anche Cassiopea, ma la mamma non le fa più le raccomandazioni che fa a lei.
 
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La cerimonia per la consegna del diploma* era magnifica. Sotto lo splendido sole di giugno, prima dell’arrivo del caldo torrido gli studenti del settimo anno si godevano un banchetto all’aperto con gli insegnanti.
Fissando Charlus intento a parlare con il professor Beery, Dorea si chiese se la loro storia sarebbe durata nel mondo reale. La cosa la preoccupava anche più dei risultati del M.A.G.O.
-Tutto bene signorina Black? - le domandò il professor Silente, fissandola con quei suoi occhi dall’azzurro così intenso.
-Sì professore… solo… mi sembra strano pensare che dopo oggi non tornerò più al castello-.
-Dunque hai deciso di abbandonare il Lumaclub? Horace ne avrà il cuore spezzato-.
-Già le cene del Lumaclub… non ci avevo pensato. Be’ sarà bello non sarà la stessa cosa, tornare qui per una sera e basta. Qui…-.
“Qui mi sono sentita a casa” parole che non avrebbe mai dovuto pronunciare, e soprattutto non davanti a un Babbonofilo dichiarato come Silente, di cui suo padre non perdeva un’occasione di parlare male.
-… Qui non eri costretta a trovarti ogni giorno di fronte ad atteggiamenti che giudicavi sbagliati, senza poter far nulla per migliorare le cose-.
Dorea lo fissò allibita.
-Purtroppo non possiamo scegliere le nostre famiglie. Ma questo non significa che dobbiamo essere come loro. Non pensi anche tu? -.
-Charlus aveva promesso di stare zitto- mormorò ferita. Gli si era aperta come mai aveva fatto con nessuno, dicendogli che non si sentiva a suo agio tra i Black certa di potersi fidare e invece…
-E il signor Potter ha mantenuto la promessa. Ma tu sei stata una mia studentessa per sette anni… ho imparato a conoscerti, come ho fatto con tutti i miei studenti, compresi i tuoi parenti. Penso sia parte del dovere di un insegnante. Sei stata un’ottima studentessa, Dorea. Posso impartirti un ultimo insegnamento? -.
La ragazza annuì.
-Per avere qualcosa che non hai mai avuto, a volte devi fare ciò che non hai mai fatto. Non è facile, ma niente che conti davvero lo è mai-.
Dorea annuì. Silente sorrise e si diresse verso Lyall Lupin, intento a parlare con il professor Dippett.
Malgrado tutto Dorea si godette la festa, ma alla fine i tavoli si svuotarono e gli studenti si diressero verso il lago dove li attendeva il guardiacaccia Hogg. Lì presero posto sulle barche che li avrebbero condotti per l’ultima volta a a bordo del treno. Dorea afferrò la mano di Chalus e si voltò verso il castello, verso la sua casa, che diventava sempre più piccola, che si allontanava da lei per sempre…
Charlus si avvicinò e la baciò. Di colpo la sensazione di non aver più posto nel mondo svanì.
 
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Cinque anni dopo, Dorea bussò timidamente alla porta dello studio di suo padre e ricevuto il permesso di farlo, entrò.
-Padre… al ricevimento che daremo stasera, interverrà anche Charlus Potter-.
-E con ciò? -.
-Lui vi chiederà di concedergli qualche minuto in privato. Padre… lui intende chiedervi la mia mano-.
Cygnus Black la fissò. Poi dopo quello che parve un tempo infinitamente lungo dichiarò: -La mano della mia figlia prediletta-.
“Già… e quanto mi è costato esserlo. Mi è costato un fratello e una sorella. Non mi costerà anche l’amore e il futuro”.
-Mia figlia a un Potter-.
-Sangue purissimo padre. Le Sacre Ventotto non sono le uniche famiglie di sangue puro-.
-Di questo devo darti atto, ma Henry Potter era un noto Babbanofilo-.
-Charlus appartiene a tutto un altro ramo della famiglia*… e in ogni famiglia possono esserci dei degenerati-.
Il sottinteso era che anche lo zio Phineas era stato un sostenitore dei diritti dei Babbani*. Non che Dorea avesse qualcosa contro di loro, ma da un pezzo aveva imparato che era meglio ballare alla musica di suo padre. Non voleva ritrovarsi senza un soldo e senza parenti a cui appoggiarsi.
-Tu vuoi che io ti conceda a questo tuo spasimante-.
Non era una domanda.
-Padre io lo amo- sussurrò Dorea. -Se anche voi mi amate…-.
-Devo valutare la cosa Dorea. Tengo molto alla tua felicità, ma capirai che il buon nome dei Black deve venire prima-.
Si godeva il potere che aveva su di lei il bastardo!
-Certo padre- fece Dorea arretrando con un breve cenno del capo, capendo di essere stata congedata. Tornò in camera sua camminando normalmente, come se quella fosse stata una giornata come tutte le altre.
Ma Dorea non intendeva restare buona ad aspettare. Non era una bambina che faceva i capricci per una Cioccorana, era una donna adulta che lottava per l’amore della sua vita.
Sul suo letto Pozioni Avanzate era ancora aperto alla pagina dell’Elisir per Indurre Euforia.
“Forza Dorea… dimostra che nel Lumaclub non ci sei entrata solo per il tuo cognome!”
 
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Poche ore dopo Dorea, splendida nel suo abito da sera nero, scivolava verso suo padre con in mano due calici, in uno dei quali era stato versato un liquido giallo sole che ben si confondeva col colore dell’idromele barricato.
Suo padre era a colloquio con quel noioso di zio Herbert, che cercava di convincerlo a investire in quel negozio a Notturn Alley che voleva aprire Caractacus. Dorea pensò che avrebbe apprezzato una distrazione.
-Padre, dovete assolutamente assaggiare quest’idromele. È di quell’annata eccezionale che amate tanto… l’ho comprato apposta per voi! Prendete un calice anche voi zio Herbert! -.
Con fare da intenditore, suo padre si portò alle labbra il bicchiere corretto e bevve deliziato. Un attimo dopo si esibì in un gran sorriso.
-Davvero eccellente figliola! Un pensiero molto premuroso il tuo-.
Charlus messo sull’avviso, si avvicinò.
-Buonasera signor Black, complimenti per questa riuscitissima festa. Avrei necessità di un breve colloquio con lei, se non le dispiace. Ovviamente quando preferirà-.
-Possiamo anche andare subito giovanotto. Herbert, continueremo il nostro discorso un’altra volta-.
Ignorando le balbettate proteste del cognato, Cygnus si allontanò con il giovane Potter al seguito. Dorea rimase ad attendere il loro ritorno in salone con il cuore in gola. Poteva solo sperare che la sua pozione mettesse il padre abbastanza di buon umore, altrimenti… avrebbe ritentato. Non poteva nemmeno concepire l’idea di una vita senza Charlus. A costo di usare la Maledizione Imperius su suo padre, avrebbe ottenuto il permesso di sposarlo.
“Perché allora non fuggire con lui e basta?” le chiese una vocina maligna nel cervello. “Forse ami di più il lusso che ti ha sempre circondata?”.
Dorea effettivamente non riusciva a immaginarsi in una casa più piccola e senza Elfi Domestici al suo servizio… quando vide Charlus rientrare in salone con un gran sorriso sul volto. Sapeva leggere da anni le sue espressioni, come se fossero pagine di un libro e sorrise anche lei. 
 
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-Ti amo signora Potter- sospira dolcemente Charlus, mentre varca la soglia, tenendola in braccio vestita di bianco.
-Ridillo! Ridillo! - ride Dorea scalciando all’aria.
-Signora Potter! - risponde Charlus, facendola girare.
E Dorea per la prima volta da quando ha lasciato Hogwarts, si sente di nuovo a casa. Ride felice di ciò, felice di essere tra le braccia di Charlus, felice di essere Dorea Potter e non più Dorea Black.
 
 
 
 
 
 
 
 

  • Lumacorno dichiarò che tutti i membri della famiglia Black eccetto Sirius erano stati in Serpeverde; dato che Dorea è stata studentessa mentre lui era insegnante, ciò vale anche per lei, per Cassiopea e per Walburga.
 
  • Visto il modo in cui è finito Harry Potter e i Doni della Morte, nei libri non compare, ma la Rowling ha dichiarato che c’è una cerimonia per i diplomandi ad Hogwarts.
 
  • Henry Potter fu il bisnonno di Harry (che probabilmente ricevette il nome in suo onore) e un membro del Wizengamot che si oppose pubblicamente alla decisione del Ministro della Magia Archer Evermonde di non aiutare i Babbani durante la prima guerra mondiale. Non si conosce il rapporto di parentela di Charlus con lui e gli altri Potter, ma considerando che il figlio di Henry, Fleamont era già un pozionista affermato nel 1926 e che Dorea è nata nel 1920, è più probabile che fossero parenti alla lontana che fratelli o cugini di primo grado.
 
  • Non il preside di Hogwarts, ma suo figlio che per la sua difesa dei diritti dei Babbani fu ripudiato dalla famiglia.

 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Non si sa nulla di Dorea Black, ma desideravo da tempo scrivere su di lei, e mentre cercavo un’idea mi sono reso conto che la sua generazione di Black era stata piuttosto travagliata.
Per gli eventi legati agli altri figli di Cygnus, mi sono limitato alle informazioni ufficiali eccetto che per Cassiopea. Non so se fosse sterile o meno, ma i Black che rimangono celibi sono abbastanza rari e dato che la famiglia ci teneva a imparentarsi con più Purosangue possibili è strano che non si sia sposata.
Non ho altro da dire, quindi vi saluto e spero di ritrovarvi numerosi nelle recensioni.

  
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