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Autore: Dorabella27    11/02/2024    12 recensioni
Una mattina, a un'ora insolitamente mattutina per le abitudini della nobiltà dell'Ancien Régime, una vecchia e rispettabile dama varca la soglia di un palazzo nobiliare per rivolgere a un uomo potente una richiesta che le sta profondamente a cuore ... perché, in fondo, l'anziana nobildonna sa, o almeno spera, che si tratti di una domanda alla quale non si può proprio dire di no...
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jeanne Valois
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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UNA RACCOMANDAZIONE
 
Il valletto, impettito e compassato, guidava con passo lento e cadenzato l'anziana nobildonna attraverso i corridoi della fastosa magione, sino a un salottino da conversazione tutto seta rossa e oro.
Il Cardinale de Rohan, in una veste da camera riccamente ricamata, e senza berretta - del resto non erano che le dieci, un'ora insolitamente mattutina per le visite - attendeva assiso in una causeuse.
"Eminenza!", esclamò la Marchesa di Bramberries, inginocchiandosi quasi di slancio, nonostante le vecchie giunture scricchiolanti e doloranti, a baciare l'anello del porporato, che le fece cenno di rialzarsi con un gesto leggero dell'altra mano. "Eminenza!", riprese la nobildonna, sedendo di fronte al Cardinale sulla causeuse che il valletto le aveva prontamente avvicinato, prima di sparire dalla stanza, leggero come una farfalla, "Vi ringrazio enormemente per il privilegio di questa vostra udienza privatissima, che certamente vi è d'incomodo, essendo tanto presto".
"Non vi preoccupate, cara amica. Il dovere di un uomo di Chiesa non è forse soccorrere i bisognosi? E i bisogni non rispettano la decenza né la creanza", aggiunse, con tono apparentemente magnanimo, ma che, sotto le parvenze melliflue, celava una sottile critica per l'ora inconsueta di quella visita seccante, che spezzava i suoi ozi mattutini.
"Oh, Eminenza! Grazie per la vostra comprensione!", esclamò la Marchesa di Bramberries. Non aveva colto l’allusione? O fingeva di non averla colta?, si chiese de Rohan, chinando leggermente la testa verso sinistra, in un atteggiamento di sottile dubbio che venne dalla vecchia dama scambiato per la postura di cui ci si dispone a un ascolto attento. "La questione per cui sono giunta a disturbarvi, Eminenza, è oltremodo delicata. Ecco, Voi ricorderete certo la mia pupilla Jeanne de Valois, di cui avete con tanto zelo curato il perfezionamento dell'educazione religiosa e di cui avete celebrato il matrimonio con il mio caro nipote Nicolas, il figlio di mia sorella. Questo è stato per noi un grandissimo onore, che mi ha indotta a sperare che un tale segno di favore da parte vostra non potrà restare isolato...".
La Marchesa la prendeva lunga, pensò fra sé e sé il Cardinale, sospirando impercettibilmente. Certo si trattava di qualche rogna in arrivo. E visto che la cosa andava per le lunghe e lui era ancora a digiuno, tanto valeva rendere meno tedioso e sgradevole l'ascolto con una buona tazza di una bevanda calda e dolce. "Madame, vorreste forse gradire un rinfresco, un cioccolatte, un caffé, dei dolcetti di marzapane che mi vengono recapitati dalla migliore pasticceria siciliana di Parigi?". E già la mano del Cardinale era andata verso il campanello d'argento sbalzato che troneggiava sul tavolino accanto alla sua poltrona.
"Eminenza, non vorrei darvi questo incomodo...", protestò debolmente la dama.
"Nessun incomodo, mia cara Marchesa', rispose il Cardinale, scuotendo in modo insospettabilmente energico il campanello e limitandosi a dire cinque parole al valletto ricomparso velocemente: "Pierre, il solito, per due". L'attesa del vassoio con cioccolatte, caffè, panini al burro, croissant al cioccolato, dolcetti di marzapane marmellate di fragola, pesca, arancia e sambuco fu riempita da ciarle[1] anodine e leggere. Poi, una volta sparito il valletto, mentre le tazze venivano accostate alle bocche e la marmellata veniva spalmata sui panini, la Marchesa, vincendo un imbarazzo in gran parte simulato, arrivò al punto: "Eminenza, voi sapete fin troppo bene come la mia povera sorella, morendo, mi abbia affidato l'educazione e la cura di suo nipote Nicolas, che ho allevato e teneramente amato come il figlio che non ho mai avuto. E ugualmente sapete quanto mi sia presa a cuore la sorte e l'educazione della mia pupilla Jeanne. Il loro matrimonio è stato per me una consolazione, e ora oso rivolgermi a Voi perché, sulla base della gentilezza e delle attenzioni che avete loro riservate, soprattutto alla mia piccola e sfortunata Jeanne, voglio pensare che vorrete ancora adoperare i grandi mezzi che la Provvidenza ha messo a vostra disposizione per un'opera di carità cristiana che a voi costerebbe molto poco, ma che potrebbe fare la differenza per questa giovane coppia". Una pausa, come a valutare l’effetto di questo lungo e arzigogolato preambolo.
"Parlate pure senza indugio alcuno, cara amica", intervenne de Rohan, rassicurandola.
"Ebbene", prese coraggio la Marchesa, "voi sapete bene che il mio rango e le mie ricchezze non sono sufficientemente cospicui per introdurre questi bravi e buoni giovini a Corte. Tuttavia, il mio caro Nicolas ha iniziato la carriera militare, e ora si trova, col grado di capitano dell'esercito, di stanza in Borgogna. Sarebbe però tanto grato se potesse cimentarsi nella Guardia Reale: in verità, nei suoi più verdi anni aveva già tentato l’ammissione, ma era stato respinto".- e qui lo sguardo della Marchesa si incupì - "ma ora, più maturo e con maggiore esperienza della vita militare, vorrebbe tentare nuovamente la selezione: vi pregherei dunque di poter mettere, se solo voleste, una buona parola con gli ufficiali addetti all’arruolamento, al fine di poter garantire al mio caro nipote una possibilità per essere introdotto a Corte e, soprattutto, per dimostrare il suo valore". De Rohan mise su una espressione pensosa: addirittura la Guardia Reale! E certo, il Comandante, quella fanciulla incorruttibile e dall’aria così irresistibilmente severa, dai capelli d'oro e dagli occhi di ghiaccio, e dalle lunghe gambe snelle e dalle natiche sode, che catturavano il suo sguardo ogni volta che la incrociava nei corridoi della reggia, non era certo la persona giusta cui chiedere un colloquio per raccomandare un aspirante sottufficiale delle guardie reali; ma il suo secondo, il garbato Maggiore Girodelle, uomo mondano e sensibile alle lusinghe e alle convenzioni del bel mondo, poteva certamente accogliere una raccomandazione, soprattutto se proveniente dal Grande Elemosiniere di Francia, e chiedere ai sottufficiali addetti alla selezione delle aspiranti reclute un occhio di riguardo, beninteso senza strafare, nella scelta dei nuovi membri di quel corpo militare d'eccellenza.
Dunque, dopo questa breve riflessione, il Cardinale si riscosse, e, con un bel sorriso aperto, si chinò in avanti, prendendo fra le sue mani quelle della Marchesa, e dicendole: "Cara amica, considerate la cosa fatta. Una mia parolina ... voi sapete ... E il merito di vostro nipote potrà presto risplendere anche nella Guardia Reale"
Dopo che la Marchesa si fu profusa in ringraziamenti senza fine, e dopo che se ne fu andata, non senza una solenne benedizione del porporato, De Rohan, levatosi in piedi, su lisciò le pieghe della veste da camera damascata, e poi aprì una porta mimetizzata nella tappezzeria dalle pesanti decorazioni che, dal salottino, immetteva in una piccola, raffinata alcova segreta. Là, in una dormeuse accostata al muro, tutta sete nei toni pastello del rosa e del verde più tenui, una figura incantevole riposava fra le coltri sfatte che raccontavano di una lunga battaglia notturna. La giovane, dalla pelle bianchissima, riposava, senza abiti né biancheria, con il viso rivolto verso il muro, i lunghi capelli corvini a ricaderle lungo la schiena bianchissima, lasciando scoperte le natiche sode e tonde, mentre le gambe affusolate scomparivano nell'intrico delle lenzuola aggrovigliate. Il Cardinale si avvicinò, aprendo la veste da camera e appoggiando un ginocchio sul materasso.
"Ah, siete tornato", mormorò la giovane donna, con la voce ancora impastata dal sonno e dalla stanchezza, e volgendo il viso verso il Cardinale, che si sentì rimescolare le viscere alla vista di quella bocca rossa e di quegli occhi verdissimi, più lucenti di due smeraldi nella penombra. "Mia cara, perdonate se ho dovuto assentarmi per qualche tempo: ma ora sarò ancora tutto per voi', disse, distendendosi accanto a Jeanne, che si girò, cingendogli il collo con le sue braccia bianche e morbide e profumate e avvicinando le labbra a quelle di de Rohan.
Poi, prima di baciarlo, gli chiese, con un lampo nelle iridi splendenti (furbizia? speranza? De Rohan non lo sapeva, e nemmeno voleva chiederselo): "Chi era che vi reclamava?". "Oh, nulla di importante, mia cara ragazza. Una vecchia signora che chiedeva una raccomandazione". "Come siete generoso, Louis-Réné", gli soffiò Jeanne nell'orecchio, attirandolo sopra di sé.
 
Come vi avevo promesso, e dopo qualche ritardo dovuto a …peripezie sanitarie assortite, Jeanne è tornata.
Mi sono sempre domandata se la Marchesa che l’ha accolta e ospitata, come si suol dire “c’è o ci fa”: via via che rivedevo l’anime, da adulta, ho sempre percepito una sorta di ambiguità, che ho voluto accentuare in questi due racconti. A voi la lettura e il giudizio, e grazie, sempre, per il vostro tempo. Ciao e a presto!
 
[1] Ringrazio Lella73, che ama utilizzare questo termine, e che me lo ha reso caro.
   
 
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