Vavoom
Erano passati due anni da quando se ne era andato, due anni da quando aveva visto per l'ultima volta la sua libreria, i suoi libri, due anni da quando aveva assaporato per l'ultima volta del buon cibo, una tazza di té o un bicchiere di vino, due anni da quando aveva detto addio al suo migliore amico, che gli aveva implorato di rimanere nel modo più straziante.
Aziraphale era nervoso, tornare a Soho
significava rivivere vecchi ricordi, per questo lo aveva fatto di sera,
quando le strade erano meno affollate, la luce dei lampioni illuminava
gli edifici rendendo i loro colori meno vividi e così
l'angelo poteva fingere che davanti a sé aveva una strada
sconosciuta e non un terreno che aveva calpestato mille volte.
L'aria era fresca e umida, si respirava
l'odore della pioggia e i nuvoloni scuri nel cielo ne erano carichi ma
Aziraphale non ci badava, si strinse le dita tra loro nervosamente,
come aveva fatto l'ultima volta prima di chiedere a Crowley di ballare
insieme, scosse la testa scacciando quel pensiero, sentiva
già gli occhi pizzicare e voleva evitare di raggiungerlo in
uno stadio pietoso, avevano molto di cui parlare e non sapeva se
l'amico avrebbe voluto ascoltarlo.
...
Fuori avevano cominciato a cadere le prime gocce d'acqua, un demone alla guida della sua auto imprecò a denti stretti, odiava la pioggia, c'era stato un tempo in cui l'amava ma era stato tanto tempo fa, un tempo in cui l'idea che fosse un pretesto romantico per due innamorati di rifugiarsi sotto una tettoia e scambiarsi un ba...
Scosse la testa, non aveva più
spazio nel suo cuore per quelle idiozie da quando...
Strinse più forte il volante combattendo contro il nodo che gli stringeva la gola, odiava quando succedeva, quando i suoi pensieri vagavano in quei ricordi fatti di colori chiari e profumati di té, quando non riusciva a smettere di pensare che se fosse stato più veloce, più intelligente allora avrebbe potuto impedire a... Frenò di colpo.
Per poco non investì qualcuno che se ne stava dritto, in piedi, in mezzo alla strada.
Strinse più forte il volante combattendo contro il nodo che gli stringeva la gola, odiava quando succedeva, quando i suoi pensieri vagavano in quei ricordi fatti di colori chiari e profumati di té, quando non riusciva a smettere di pensare che se fosse stato più veloce, più intelligente allora avrebbe potuto impedire a... Frenò di colpo.
Per poco non investì qualcuno che se ne stava dritto, in piedi, in mezzo alla strada.
La pioggia aveva iniziato a cadere
più forte.
I fari dell'auto illuminavano quella
figura, ma tra le gocce d'acqua sul parabrezza e i tergicristalli
Crolwey faticava a metterla a fuoco, poco gli importava poi, si
limitò a suonare più volte il clacson ma quello
non voleva saperne di spostarsi, allora il demone fece l'unica cosa che
gli venne in mente di fare, premette sull'acceleratore e
curvò il volante per evitare l'imbecille che aveva pensato
bene di farsi una passeggiatina in mezzo alla strada e andarsene
finalmente nel suo appartamento, ma la Bentley non partí.
Crowley lasciò le mani dal
volante guardandolo interdetto
<< Ma che ti prende?
>> domandò alla sua auto ma quella non
rispose, e allora decise che se tutto il creato era contro di lui,
sarebbe sceso e avrebbe detto due parole a quell'idiota,
così magari si sarebbe levato dai piedi e la sua macchina si
sarebbe decisa a ripartire.
Non aveva proprio voglia di bagnarsi, ma
non aveva altra scelta, così aprì la portiera e
scese, non fece in tempo a richiuderla che una doccia gelata lo
travolse, e non si trattava della pioggia.
Non poteva crederci.
Il suo cuore prese a battere furiosamente,
credendo persino di essere davanti a una visione, i suoi occhiali erano
pieni di goccioline d'acqua ma lui ci vedeva benissimo lo stesso, i
suoi vestiti scuri si stavano inzuppando e i suoi capelli ormai gli
ricadevano fiacchi lungo le tempie.
Quella figura era Aziraphale.
L'idiota che se ne stava fermo in mezzo
alla strada era Aziraphale.
Quello che aveva appena rischiato di
essere investito era Aziraphale.
E Crowley non poteva credere ai suoi
occhi, rimase fermo, appoggiato con una mano alla portiera, senza il
coraggio di fare nulla, sentiva freddo e il suo braccio sembrava
congelato, anzi il suo intero corpo lo era.
I fari della Bentley illuminavano quella
figura candida, eterea, non era cambiato per niente, sempre il solito,
tenero, paffuto angelo di sempre, forse un'espressione più
contratta sul volto, una tristezza celata dietro lo sguardo languido.
Crowley strinse le dita contro la portiera prima di convincersi a
chiuderla, quel tonfo riecheggiò nel cuore di entrambi,
c'era silenzio, c'era il vuoto intorno a loro e il demone era
abbastanza sicuro che non sarebbe passato nessun altro per quella
strada almeno per un po'.
Mosse i primi passi titubanti, uno dopo
l'altro, fino a raggiungere il muso della sua auto, ora al centro di
quei fari c'era anche lui, e di fronte aveva l'angelo che due anni
prima gli aveva spezzato il cuore, Crolwey era abbastanza sicuro che
l'azione migliore sarebbe stato voltargli le spalle e andarsene, se la
Bentley non avesse voluto collaborare sarebbe andato a piedi ma proprio
non ce la faceva a lasciarlo senza sapere che cosa ci facesse
lì, e perché aveva deciso di comparire proprio
davanti a lui.
Crowley non parlò, non spettava
a lui la prima mossa.
Aziraphale allungò il braccio,
il palmo della mano rivolto verso l'alto in un tacito invito, le labbra
di Crowley si contrassero in una smorfia, era ridicolo, lo stava
sicuramente prendendo in giro e lui rimaneva lì come un
imbecille a farsi prendere per il culo.
Una musica risuonò nell'aria
facendo scattare il cuore del demone al di fuori della gabbia toracica,
era quella stupida canzone sugli usignoli, si voltò verso la
Bentley, era stata lei a mettere quella canzone come l'ultima volta
quando Aziraphale gli aveva detto addio, e ora lo stava rifacendo.
La Bentley rombò come se stesse
facendo le fusa mentre le note di quella canzone risuonavano leggere,
Crowley poteva sentire i battiti del cuore nelle orecchie e
ponderò l'idea che la sua auto ce l'avesse con lui e
adorasse l'angelo.
Il demone si voltò di nuovo
verso Aziraphale, aveva ancora il braccio allungato verso di lui, non
riusciva a leggere niente dai suoi occhi e voleva sapere se anche il
cuore di quell'ex principato batteva all'impazzata come il suo.
<< Ti prego Crowley
>> furono le uniche parole dell'angelo e sentire quella
voce per Crowley fu come unghie sulla lavagna, non l'aveva dimenticato
no, ma aveva smesso di pensarci perché faceva troppo male e
ora non era un eco lontano dei suo ricordi, ma era lui in carne ed ossa.
<< Non capisco cosa vuoi
>>ebbe la forza di dire il demone, sentendosi fiero di
non aver fatto tremare la voce anche se dentro di sé era un
vulcano pronto a esplodere, non voleva che l'altro vedesse nuovamente
le sue fragilità.
<< Balla con me
>> disse Aziraphale, ben conscio della richiesta assurda,
non si vedevano né parlavano da due anni e il loro ultimo
addio non era stato dei più felici, ma sperava che Crolwey,
l'amico di una vita, colui con cui aveva condiviso più parti
di sé capisse che dietro quella richiesta c'era molto di
più di un semplice ballo.
La pioggia cadeva e Crolwey
cominciò a credere che non fosse proprio un caso, il meteo
non portava pioggia e lui lo sapeva bene ma volle ignorare quel
pensiero, così come aveva ignorato tutti gli altri.
<< Io non ballo, non
più e non con te >> rispose Crowley
indietreggiando di qualche passo fino a scontrarsi col cofano della sua
Bentley.
La macchina era bagnata, come ogni cosa
d'altronde e a lui non importava di bagnarsi perché ormai lo
era dalla testa ai piedi, anche l'angelo era spolto e gli sembrava di
vederlo tremare, se per il freddo o per altro non se lo chiese nemmeno.
<< Fai inzuppare gli umani,
falli guardare negli occhi e vavoom hai risolto >> disse
Aziraphale muovendo qualche passo verso Crowley, un lieve sorriso su
quelle labbra sottili, un'espressione che aveva tutta l'aria di
speranza ma il demone non aveva intenzione di cedere e cadere di nuovo
in quegli occhi azzurri e buoni.
<< Noi non siamo umani e non
c'è una tettoia >> rispose il demone, la voce
gracchiante, stava cominciando a cedere.
<< Ma c'è la
pioggia e ci siamo noi due >> disse Aziraphale, la voce
sottile, come se ci fosse qualcosa nella sua gola che la stesse
trattenendo.
<< Non esiste nessun noi
>> rispose crudelmente il demone, fingendo di ignorare il
lampo di dolore che attraversò quegli occhi chiari che lo
stavano fissando.
Aziraphale si avvicinò di altri
due passi, ora erano molto vicini, Crowley non poteva scappare da
nessuna parte visto che dietro di lui c'era la Bentley, l'angelo
schioccò le dita e fece comparire un ombrello nella sua
mano, poi sorrise leggermente, mentre quell'oggetto riparava entrambi.
<< Ora una tettoia
c'è >> disse e al demone vennero gli occhi
lucidi, aveva voglia di prenderlo a pugni, di correre via e di urlare
fortissimo ma non fece nessuna di quelle cose.
<< Cosa vuoi Aziraphale?
>> domandò nuovamente, il solo pronunciare
quel nome gli mandò a fuoco la gola.
<< Balla con me
>> rispose con rinnovata speranza l'angelo, stringendo il
manico dell'ombrello.
<< Perché dovrei?
>> domandò Crowley, odiava sentirsi
così titubante, detestava che quell'angelo riuscisse a
fargli perdere ogni briciolo di autocontrollo, come se diventasse
incapace di ragionare lucidamente, perché lo stava ancora a
sentire si domandò tra sé, la risposta la
conosceva bene.
<< Perché
l'ultima volta non è andata come io...come avrebbe dovuto
>> risponde Aziraphale, e la sua voce era più
spezzata, gli occhi sembravano lucidi ma forse era la pioggia, anche se
ora non pioveva più sulle loro teste visto che erano
riparati dall'ombrello.
<< Già...nemmeno
per me >> disse Crowley.
<< Allora forse noi
potremmo...abbiamo dato una seconda opportunità alla terra,
agli umani... >> iniziò titubante l'angelo.
Crowley sapeva dove stava andando a parare
quel discorso e ne aveva dannatamente paura.
<< Aziraphale...
>>
<< Crolwey ti prego, ti
prego >> lo supplicò increspando le
sopracciglia.
<< Solo un ballo e poi
potrai...mandarmi via >> l'ultima frase Aziraphale la
sussurrò, tremendamente spaventato da quell'evenienza.
Crolwey sollevò un braccio,
afferrò il manico dell'ombrello facendo attenzione a non
sfiorare le dita dell'angelo, glielo sfilò di mano e lo
lanciò di lato, la pioggia tornò a inzupparli.
Aziraphale era confuso, Crowley gli prese
delicatamente una mano e l'altra l'appoggiò sul fianco
morbido dell'angelo a cui scoppiò il cuore nel petto, i suoi
occhi si riempirono di scintille luminose, non poteva credere a
ciò che stava accadendo, subito si affrettò a
ricambiare la stretta posando una mano sul fianco magro del demone, ora
erano molto più vicini, i loro corpi a contatto erano la
più bella sensazione che avessero mai provato.
<< E dove dovrei mandarti
angelo? >> domandò Crowley con sottile ironia.
Aziraphale chiuse per un momento gli
occhi, assaporando quel suono, quel nome pronunciato da quelle labbra,
poi li riaprì e sorrise commosso.
<< Ovunque tu pensi io
meriti di stare >> rispose Aziraphale.
<< Ah sì? Anche
all'inferno? >> domandò Crowley
mentre danzavano piano, muovendo dei goffi passi.
L'angelo deglutì,
tremò e la sua presa si strinse sul fianco dell'amico, le
sopracciglia chiare si corrugarono, poi annuì.
Il demone rise, la prima vera risata dopo
due anni, fu breve ma valeva lo stesso.
<< Non ti manderò
all'inferno angelo, te l'ho già detto. >>
<< Ma sei ancora arrabbiato
>> disse Aziraphale e non si capiva se la sua fosse una
domanda o meno.
<< Sono molto arrabbiato, ma
non penso tu meriti l'inferno, non ti farei mai questo >>
rispose mentre i loro passi divennero circolari, e la musica suonava e
la pioggia cadeva.
<< Crowley...
>> tremò Aziraphale mentre cercava il suo
sguardo, Crowley abbassò il viso verso di lui.
<< Mi dispiace
>> soffiò l'angelo.
<< Mi dispiace sul serio,
per tutto quanto, per... >> le sue scuse vennero zittite
da un paio di labbra umide di pioggia, Aziraphale chiuse gli occhi,
dapprima stringendoli poi rilassandoli, le lacrime si mischiarono alle
gocce d'acqua, questa volta si strinse subito a lui senza timore, solo
con la gola stretta in un pianto che aveva voglia di uscire, il cuore
stretto in una morsa dolorosa.
Quando era tornato non credeva, nemmeno
sperava sarebbe finita così, con lui e Crowley uniti sotto
la pioggia in un bacio che nessuno dei due avrebbe dimenticato tanto
facilmente.
Quando si staccarono Crowley aveva il
timore di rivedere sul viso di Aziraphale quell'espressione
terrorizzata e sentire quelle parole...Invece l'angelo rimase attaccato
a lui, il fiato corto, gli occhi languidi e un accenno di sorriso su
quelle belle labbra che aveva appena assaporato.
<< Crolwey...io ti...
>>
Il tempo si fermò per il
demone, così come il suo cuore, rivivendo quegli istanti in
cui aveva lasciato gli ultimi strascichi del suo amore sul pavimento di
quella vecchia libreria.
<< Ti amo >>
disse Aziraphale mentre lo guardava negli occhi, e Crolwey per poco non
crollò sotto il peso del suo stesso corpo.
<< Cosa hai detto?
>> domandò senza fiato.
<< Che ti amo
>> ripeté Aziraphale senza timore, con la voce
rotta ma felice e gli occhi che grondavano lacrime di gioia.
<< Sei un bastardo angelo
>> gemette Crowley prima di afferragli il viso e baciarlo
nuovamente.
...
Allora forse la storia del fare inzuppare
gli umani vale anche per le creature soprannaturali, perché
da quella notte Aziraphale e Crowley non si lasciarono più,
Crowley tornò ad amare la pioggia e Aziraphale fece
costruire una piccola tettoia nella loro nuova casa, per ricordarsi che
anche nei momenti bui avevano un'ala che li proteggeva e potevano
ritrovarsi lì ogni volta che ne avevano bisogno.
Fine.