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Autore: Fiore di Giada    13/02/2024    2 recensioni
Ad un tratto, da una strada laterale , apparve un motociclista, in sella ad una Ducati rossa.
Genzo sbarrò gli occhi, sorpreso. Impallidì.
Poi, strinse le mani sul volante e premette il piede sul freno. No, doveva impedire una tragedia!
L’auto, tuttavia, non si fermò e investì la Ducati.
La moto cadde e il corpo del motociclista venne sbalzato a diversi metri di distanza.
L’energia dell’impatto piegò il metallo del paraurti e il parabrezza, con un forte scricchiolio, si infranse.
Il braccio destro del giovane si piegò in un angolo innaturale e l’osso squarciò la pelle.
Poco dopo, l’atleta nipponico si accasciò sul volante, quasi privo di conoscenza. Era dunque finita?
Sarebbero morti insieme?
La BMW, con un lungo, fastidioso stridio, si fermò, lasciando lunghi solchi sull'asfalto, simili a nere ferite.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Genzo Wakabayashi/Benji
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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La luce del sole nascente filtrò da una finestra semiaperta e si posò sul pavimento della stanza.

Di scatto, Genzo aprì gli occhi e si alzò a sedere. Quanto aveva dormito?

Non ho avuto incubi. O almeno non ricordo., si disse, sorpreso. Non era stato un sonno riposante, ma gli incubi non lo avevano tormentato.

Era un segnale positivo?

Ad un tratto, la porta del bagno si aprì e Andrei uscì, un asciugamano sui capelli ancora umidi.

Genzo aggrottò la fronte e fissò sull'ex rugbista uno sguardo perplesso.

No, non preoccuparti. Non sei tu ritardatario. Sono io ad avere bisogno di poche ore di sonno. – lo rassicurò.

Con un sospiro, l'ex portiere allontanò le lenzuola e si alzò in piedi.

Come va la tua gamba? – chiese.

Un mezzo sorriso sollevò le labbra dell'ex sportivo.

Per ora, non mi fa male. Ora, siamo in anticipo. Decidi cosa vuoi fare. – affermò.

Genzo, per alcuni istanti, rimase silenzioso.

Dammi il tempo di prepararmi. Poi, vorrei fare una partita a scacchi. – dichiarò, il tono deciso.

A quelle parole, un leggero sorriso sollevò le labbra del rumeno. L'allontanamento, pur straziante, aveva liberato la sua mente da parte delle sue angosce.

Forse, in un ambiente diverso, avrebbe visto la realtà nella sua interezza.


Diverso tempo dopo, i due salirono sull'autobus e si sedettero ai loro posti.

Andrei, posso farti una domanda? – domandò Genzo, cauto.

Di che si tratta? – chiese, a sua volta, l'ex rugbista.

Per alcuni istanti, il giovane asiatico tacque. Desiderava conoscere meglio quell'inaspettato amico.

Ma la domanda era troppo personale, ne era certo.

Guarda che non ti morderò il collo. Non sono discendente di Vlad l'Impalatore. – ironizzò Andrei, lo sguardo fisso sul paesaggio.

Come fai a non odiare chi ti ha fatto così male? – chiese il giovane.

A quella domanda, il corpo del paramedico si irrigidì e la sua mano si strinse a pugno.

Sono un idiota!, si disse il portiere asiatico, irritato con se stesso. Andrei non amava i rimpianti, ma il dolore di quel sogno spezzato non era svanito.

Ho la possibilità di vivere una bella vita, anche se diversa. Non posso sperperare un simile dono. L'odio è uno spreco di energie, perché rende importanti gli imbecilli. – rispose, il tono calmo.

Lo sportivo orientale lo fissò, perplesso. Quelle parole, così calme, non lo lasciavano indifferente.

Ad un tratto, l'autobus si rimise in moto e partì.


Diverso tempo dopo, il mezzo si fermò nella stazione di Bucarest Nord.

Un sospiro sgorgò dalle labbra di Genzo. La fine del loro viaggio era vicina.

Si alzò e fece per prendere le valigie, ma Andrei gli strinse la mano sul braccio.

Che c'è? – chiese il nipponico, meravigliato.

Ti darò una mano. Per ora, non sento fastidio alla gamba. – affermò l'altro, serio.

Genzo, per alcuni istanti, tacque, poi annuì.

Va bene, ma se il dolore ritorna, avvertimi. – dichiarò.

L'ex giocatore rumeno gli sorrise, divertito.

E' un compromesso accettabile. – affermò, calmo.

Poi, i due giovani uomini, seguendo il flusso dei viaggiatori, scesero dal mezzo.


Percorsero alcuni metri, poi Andrei comprò due biglietti del taxi e ne consegnò uno a Genzo.

Manca poco. Presto, potremo giocare a scacchi con tranquillità. – affermò l'europeo, ironico.

Si passò una mano sulla fronte, come per scacciare del sudore, e un fremito attraversò il suo viso.

Sicuro di stare bene? – chiese Genzo, la fronte corrucciata.

Di scatto, l'altro alzò le spalle in un gesto apparentemente noncurante.

Niente di irrisolvibile. Ma non sono abituato a viaggi troppo lunghi in autobus. Di solito, uso l'aereo per spostarmi. – spiegò.

Genzo fece per parlare, ma il taxi giunse e i due salirono.



Un po' di tempo dopo, davanti agli occhi dei due giovani, si materializzò un paesaggio collinare, costellato di boschi e case basse, vivacemente dipinte.

Persone di ogni età, sesso e condizione sociale percorrevano le strade, impegnati in varie attività.

Lo sguardo di Genzo, attento, contemplava il panorama.

E' bellissimo... Karl aveva ragione... – mormorò. Gli sembrava di essere in un quadro dai colori vivi.

L'amarezza velò i suoi occhi. Implacabile, riemergeva nella sua mente il ricordo di un addio amaro.

E, forse, il suo compagno di squadra si sentiva responsabile dell'accaduto.

Andrei, vorrei ripagarti in altro modo. Come? – domandò, ad un tratto.

L'interpellato, che era assorto nei suoi pensieri, si scosse e girò la testa verso di lui.

Come pagamento, mi bastano le partite di scacchi. Ma, se vuoi, puoi aiutarmi a imparare il giapponese. Io ti aiuterò col rumeno. fu la risposta.

Genzo aggrottò le sopracciglia, mentre un debole sorriso sollevava le sue labbra. Quell'uomo cercava di riequilibrare le sue offerte.

Quella gentilezza era per lui sempre sorprendente.


Scesero dal taxi e, a passo rapido, si incamminarono verso una casa a due piani, a pianta quadrata.

Il tetto, triangolare, era ricoperto di tegole rossastre e le pareti esterne, d'un tenue rosato, erano adorne di disegni floreali policromi.

Le finestre, di forma rettangolare, erano piuttosto grandi e, sulla facciata anteriore, si apriva una porta lignea.

Il giardino, piuttosto ampio, era circondato da una staccionata color blu, avvolta da rose canine dai petali bianchi.

Andiamo. Presto, ci potremo riposare. – affermò Andrei.

Fece alcuni passi, ma le fitte alla gamba, inesorabili, trapassarono il suo ginocchio.

L'europeo si morse le labbra e, a stento, frenò un'imprecazione.

Forse, ho esagerato. – sibilò.

L'asiatico sospirò e prese le valigie del compagno.

Porto io queste. Guidami. –


Percorsero il giardino ed entrarono nella casa.

Oltrepassato l'ingresso, giunsero in un'ampia sala, illuminata dalla luce dorata di una lampada, appesa al soffitto.

Le pareti, d'un intenso blu, erano ricoperte di disegni floreali e vi erano appesi quadri ad olio, raffiguranti paesaggi, santi e personaggi di entrambi i sessi, avvolti in abiti colorati.

Sul tavolo, era posato un vaso di ceramica bianca ad un'ansa, ornato di vivaci motivi floreali su pancia e collo.

Alla parete destra, era appoggiato un angolo cottura d'acciaio e, accanto a questa, era un frigorifero bianco, di dimensioni piuttosto contenute.

Un grosso divano letto azzurro era collocato al lato opposto e, a poca distanza, c'era un armadio di quercia rettangolare.

A poca distanza dell'armadio, era presente una credenza a doppio scomparto, con un vetro, nella quale era collocata una scacchiera a riquadri bianchi e verdi, coi pezzi degli scacchi.

Bene. Siamo arrivati. Cosa ne dici di iniziare una partita a scacchi? – domandò Andrei, un sorriso sulle labbra.

L'asiatico, con un cenno della testa, annuì.

Va bene. –



P.S.: sono tornata con questa storia. Spero di non abbandonarla di nuovo.

Sono un po' arrugginita, spero che non vi sia dispiaciuto.
Ho preferito lasciare un po' nel vago determinate descrizioni, per evitare di confondermi con troppi calcoli. Con me, la confusione è assicurata. Se c'è qualche castroneria, attribuitela alla mia imbecillità matematica.
E i due arrivarono nella terra del conte Dracula. Ho una piccola indecisione sulla trama, spero di poterla risolvere.









   
 
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