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Autore: Ranma789    16/02/2024    1 recensioni
E se Ranma arrivasse al Ryozampaku, il dojo dei folli Maestri di Kenichi, per addestrarsi?
Come la prenderebbe Kenichi, e che rapporto avrebbe Ranma con Miu, una persona con la quale ha molto in comune?
E perché Ranma, un anno dopo il matrimonio fallito, vive da solo con sua madre e non ha più rapporti con Genma, con i Tendo e, soprattutto, con Akane?
Cosa lo ha spinto a rinnegare la sua vita passata a Nerima?
Allenarsi al Ryozampaku potrebbe aiutarlo a crescere e ad assumersi quelle responsabilità che ha sempre rifuggito, accettando il suo destino di diventare un Maestro.
Ma quando Kenichi e l'Alleanza Shimpaku si troveranno in pericolo, sarà solo collaborando che potranno salvarsi tutti...sempre che il cuore non ci metta lo zampino, e che la gelosia non rovini tutto. Ancora una volta.
Nota: per Kenichi, la fiction si svolge circa tre mesi dopo la fine del manga, per Ranma un anno dopo il diploma
[CROSSOVER RANMA 1/2 e KENICHI THE MIGHTIEST DISCIPLE]
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nodoka Saotome, Ranma Saotome, Ryoga Hibiki, Tatewaki Kuno
Note: Cross-over, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nel corso delle settimane, gli allenamenti di tutti divennero piacevoli routine.
L'unico problema era che, neanche a farlo apposta, Ranma, Kuno e Mousse si allenavano al mattino e quindi non incontravano mai Kenichi, Miu e Renka, che in quegli orari erano a scuola. Era come se Nerima e la Kouryu fossero diventate rette parallele destinate a non incrociarsi.


Un po’ dispiaciuto per questo, Ranma cercò di trovare un modo per non trascurare i suoi amici senza rinunciare all’impegno con Kisara (che pagava Ranko profumatamente).
Intanto, li vedeva comunque il Sabato e la Domenica, ed almeno una sera a settimana si fermava a cena al Ryozampaku, spesso insieme a Nodoka.


Ma oltre a questo, almeno una volta alla settimana, nella routine di allenamento che realizzava per la ragazza del TaeKwonDo (e che, si rese conto, aveva bisogno di pianificare con un certo anticipo; proprio come le strategie delle quali parlava Akisame) inseriva attività bizzarre da farle fare in solitaria, proprio come ai primi tempi.
Così da un lato, “Ranko”, ritornata “Ranma” aveva il pomeriggio libero e dall’altro la Valkiria sperimentava la vera essenza della scuola Saotome di Arti Marziali Indiscriminate…imparando attività come muoversi in equilibrio su un cavo a vari metri da terra; sia in avanti che all’indietro, che ad occhi bendati; oppure migliorare la destrezza facendo il giocoliere con delle palline, muovendosi su un monociclo.
Tutte attività che si rivelavano paradossalmente utili a sviluppare doti necessarie al combattimento.


In quelle settimane Kisara iniziò a migliorare notevolmente e “Ranko” iniziò a provare qualcosa che, più che alla soddisfazione, assomigliava all’orgoglio.
Ranma stesso veniva messo a dura prova al Ryozampaku.
Dal punto di vista fisico, soprattutto, avevano preso l’abitudine di fargli muovere un grosso masso in varie direzioni, legandoglielo alternativamente alle braccia, alle gambe, od alla schiena.
Il peso del masso non variava mai, ed era poco più leggero del massimo che potesse sollevare, ma erano gli esercizi che faceva ad essere sempre diversi, spostava quel peso mentre si muoveva, non come fosse un sollevamento da palestra e quindi generava il tipo di forza più necessario per combattere; inoltre, esercitava tutti i muscoli come un’unica unità, anziché singolarmente, e ne sviluppava di nuovi che abitualmente non usava.


Dal punto di vista tecnico, gli insegnamenti di Kensei gli stavano aprendo la mente sulle possibilità dei colpi con i palmi e delle mosse “morbide” che usavano le onde d’urto dell’impatto per penetrare nel corpo, anziché i colpi “duri” destinati a distruggere le difese nemiche.
Ranma si trovava sempre meglio col piccolo cinese: erano parecchio affini, ed il Maestro aveva praticamente rinunciato a bagnarlo con l’acqua fredda.


Akisame lo stava rendendo ancora più bravo ad evitare di essere proiettato (da chiunque non fosse lui, almeno) e ne stava colmando alcune lacune riguardo la lotta a terra, oltre a proseguire le lezioni di strategia.


Con Shigure, con la quale ormai i rapporti erano buoni, il ragazzo col codino stava impratichendosi sempre di più nella difesa contro le armi, sia usandone a sua volta, che a mani nude; oltre che nell’usare a sua volta almeno le sue armi preferite, e per colmare alcune lacune sugli attacchi con armi da lancio.


Era però con Sakaki che si trovava meglio: non necessariamente a livello tecnico, ma di intesa personale.
Il Karateka di Centesimo Dan aveva maggiore intuito e buon senso di quanto gli si potesse dare credito ad una prima occhiata ed era molto scrupoloso ed ordinato nell’organizzare l’allenamento, preoccupandosi che l’allievo comprendesse anche concetti semplici, ma che potevano tornare utili in specifiche situazioni, prima di passare ad altri più complessi.
Un esempio che scelse di replicare con Kisara.


Quanto a Kenichi e Miu, i loro rapporti erano tornati normali, dopo essersi raffreddati un po’ per la gelosia di quest’ultima nei confronti di Renka.


A dire il vero, Ranma si sarebbe aspettato il contrario, perché in realtà la figlia di Ma non era mai stata così vicina a Kenichi come adesso.
Aveva cambiato del tutto atteggiamento con Kenichi dopo aver parlato con Ranma, la sera della cena, ed ora si comportava con il ragazzo in modo sì solare ed amichevole, ma per nulla invadente od appiccicoso.
Questo aveva un po’ stupito Kenichi, che si sentì un po’ in colpa ad averle tenuto il broncio tanto a lungo.
Di conseguenza, aveva cominciato ad avere con lei un rapporto del tutto nuovo, di rispetto e collaborazione…cosa che però li fece avvicinare di più, complici i ben due giorni la settimana nei quali si allenavano insieme.


Ranma invece non si allenava mai con qualcuno, ma al contrario, aveva necessità di imparare ad affrontare più avversari alla volta.
Aveva sì sbaragliato con facilità i membri dell’Alleanza Shimpaku coalizzati contro di lui, ma solo per una combinazione di differenza di livello e padronanza del Sesto Senso: con avversari più forti, avrebbe comunque trovato difficoltà.
Per tale obiettivo, era Hayato che provvedeva ed infatti nel giorno a lui dedicato sottoponeva il ragazzo col codino ad addestramenti personalizzati e specifici per neutralizzare i suoi punti deboli.
Addestramenti durissimi, persino per lui.


Quanto a Mousse e Kuno, i loro Maestri erano soddisfatti dei loro progressi e negli altri giorni non si vedevano spesso in giro.
Ranma rimaneva però in guardia, per evitare sorprese.
Si fidava di Mousse, specie dopo gli eventi dell’Arena, ma sapeva che non gli aveva comunque detto tutta la verità sulle sue intenzioni.


◊◊◊◊◊

Infine, venne la sera tanto attesa. Sakaki informò Ranma, Miu e Kenichi che dovevano prepararsi.
Il ragazzo col codino notò con rispetto la serietà e la calma con la quale i due ragazzi si prepararono al compito, soprattutto Kenichi.
Portava la mise da allenamento completa, con sotto la maglia d’acciaio di Shigure, ed agli avambracci sfoggiava degli strani Tekko* che però sembravano essere stati forgiati di recente e fatti su misura.
Miu indossava stivali comodi, una tuta completa che non lasciava le sue forme all’immaginazione, un giubbino aperto ed altro paio di Tekko.
Ranma immaginò che venissero usati per difendersi da attacchi armati. Almeno su questo, sono prudenti.


Realizzò anche che, almeno in parte, era implicito che uno dei suoi compiti sarebbe stato proteggere i due ragazzi se le cose si fossero messe male. Inoltre, alla spedizione avrebbe voluto partecipare anche Renka, ma quello stesso giorno lei e Kensei dovettero recarsi a Chinatown, richiamati dallo zio Hakubi, per sedare dei disordini dovuti ad una guerra fra gang.
Akisame ed Hayato sollevarono un sopracciglio a quella coincidenza, ma non dissero nulla.


Un piccolo problema furono poi i trasporti: anche col sidecar, la moto di Sakaki non poteva trasportare quattro persone.
“Miu, sali in sella col Maestro, io vi seguo a piedi”
“A piedi? Sei sicuro, Ranma-kun?” domandò Kenichi
“Beh, quando avevo 15 anni, sono andato in Cina con mio padre a nuoto. Penso di poter correre per qualche decina di chilometri”
Il Discepolo del Ryozampaku si mise le mani nei capelli
Mi dimentico sempre che loro appartengono ad un mondo diverso dal mio…


◊◊◊◊◊

Quando furono arrivati a qualche centinaio di metri dal porto, Sakaki si fermò a fianco ad un furgone all’apparenza abbandonato che celava in realtà un mezzo civetta della polizia.
Dentro c’era l’Ispettore Honmaki.


“Lieto di vederla, Ispettore, com’è la situazione?”
“Una dozzina di camioncini sono arrivati, alla spicciolata, al porto pochi minuti fa. Secondo noi non hanno ancora cominciato a scaricare”
“Bene, allora noi andiamo avanti. Ricordatevi, intervenite solo dopo che vi abbiamo dato il via libera”
“D’accordo, ma teniamoci in contatto via radio. Tieni, Sakaki-kun, mettiti questo radio-trasmettitore nell’orecchio”


Mentre i quattro camminavano con circospezione verso il porto-e Ranma ipotizzò che ci fossero un’altra ventina di auto della polizia mimetizzate nel quartiere-Kenichi fece una domanda intelligente, che gli frullava in testa da tutto il giorno.


“Maestro Sakaki, ma se il piano ha funzionato a dovere…perché non può occuparsene la polizia, da questo momento in avanti? Perché è necessario coinvolgere il Ryozampaku?”


“Mmmh…vedi, Kenichi, da un po’ di tempo a questa parte, l’influenza dello Yami sulla criminalità del nostro paese ha raggiunto un tale livello che è difficile che un’operazione criminale di dimensioni così grandi avvenga senza la loro supervisione.
In pratica, è pratica è probabile che, per proteggere quella nave ed il suo carico…i contrabbandieri abbiano assunto un praticante di arti marziali a livello Maestro”


“Cosa?” esclamarono i ragazzi all’unisono.
Nessuno se lo aspettava.


“Ecco perché è necessaria la mia presenza-proseguì, con semplicità-Voi siete necessari in caso ci siano anche dei Discepoli da affrontare, ed è meglio essere in tanti per non far scappare i pesci piccoli col loro carico”


Ecco perché persino la polizia aspetta ad intervenire…


Con rinnovata concentrazione, tutti gli Allievi si diressero verso il molo, per vedere, in effetti, che una dozzina di furgoncini era parcheggiata nei pressi di una grossa nave, chiamata “NEREUS II”, mentre parecchie persone sciamavano sul ponte della stessa.


Due uomini, che dovevano essere uno il rappresentante dei marinai, l’altro dei camionisti, stavano parlando tra loro sulla passerella, con dei fogli in mano.


“Prima di iniziare vi dirò un’altra cosa-aggiunse Sakaki-la missione che stiamo svolgendo è di importanza capitale.
Quelle armi automatiche sono destinate ad essere vendute alle bande criminali straniere che da qualche anno puntano a prendere il posto della Yakuza.
Ora, di norma non me ne fregherebbe niente, ma se per farlo vogliono usare armi da guerra…presto il Giappone sembrerà un campo di battaglia.
Inoltre, non scordatevi mai che insieme alle armi, contrabbandano anche i proiettili, quindi se le cose si mettessero male, qualcuno dei marinai potrebbe decidere di spararvi addosso usando una parte del loro stesso carico”


Queste avvertenze riuscirono a rendere i ragazzi più determinati, ma certo non a tranquillizzarli.


Sakaki avanzò di qualche passo ed alzò un po’ la voce
“EHI; VOI! DELLA CIURMA!”


Una ventina di facce si voltarono, stupite, irritate e minacciose.
“Siamo dell’ispettorato del porto, vogliamo vedere i vostri documenti di carico” proclamò il karateka, sardonico.


Il capo dei camionisti, con impermeabile e pizzetto, si consultò un po’ con il capitano della nave, calvo e con una cicatrice lungo l’occhio.
“Tu non hai l’aria di un ispettore e noi non ti diamo proprio un bel niente. Fila via!”


“Oh, ma così ferite i miei sentimenti. Ed io che ero venuto a chiedervi in prestito uno o due pesciolini per cucinarli alla mia fidanzata…sempre che voi, in realtà non trasportiate pezzacci di metallo…sapete, lei non digerisce bene il piombo!”


I ragazzi dietro di lui facevano le facce più varie per la sfrontatezza del loro Maestro.
I criminali, ormai certi che fosse una trappola, fecero quadrato.


Il capitano si mise a gridare, sarcastico: “Sai, in condizione normali sarei molto felice di verificare se TU digerisci bene il piombo…ma non voglio compromettere il nostro carico, ed abbiamo pagato una fortuna per le nostre guardie del corpo, quindi credo…che mi godrò lo spettacolo. EHI; VOI! PRENDETELI!”


I membri del Rypzampaku alzarono lo sguardo e, su una gru da carico, videro ben quattro figure, che fino a quel momento avevano nascosto la loro presenza.


Le espressioni e le esclamazioni di Miu, Kenichi, e soprattutto Sakaki, che li avevano riconosciuti, fecero capire a Ranma che dovevano essere finiti in guai seri.
Aveva avuto l’impressione che quell’operazione nascondesse delle rogne, ma non avrebbe immaginato quanto grosse.


Le quattro persone erano:
Tirawit Kokin, il praticante di Muay Thai dello Yomi


Il suo Maestro, Agaard Jum Sai, detto Il Sovrano delle Gomitate e l’Imperatore dei Pugni, Gran Maestro di Thay e di Muay Boran ed ex compagno di allenamenti di Apachai


Natsu Tanimoto, detto Hermit, compagno di scuola e rivale di Kenichi, praticante degli stili di Kung Fu Bajiquan e Piguaquan, ex Sesto Pugno del Ragnarok


Il suo Maestro, il Gran Maestro di tutte le forme dure del kung fu cinese, Ma Sogetsu, il fratello maggiore di Kensei


“Natsu! E…Kokin!” esclamò Kenichi
“Ci sono…tutti e due! Con entrambi i loro Maestri!” rincarò Miu


“Merda!” esclamò Sakaki.
Siamo chiaramente in svantaggio…ho commesso un errore a portare i ragazzi.
Ma chi avrebbe mai immaginato che per un singolo carico, avrebbero assunto ben DUE ex membri di Un’Ombra, Nove Pugni? Qui c’è qualcosa che non quadra…


Ranma non capiva molto, ma abbastanza da sapere che la situazione era molto seria.


“Kenichi…” disse con calma Hermit lanciandogli uno sguardo affilato.


Mentre Miu ragguagliava Ranma sulle identità dei loro avversari, Aagard parlò
“Ohoh, guarda se non sono ancora quelli del Ryozampaku! Che fortunata coincidenza!” ridacchiò il thailandese.


L’uomo con la barba, che a Ranma venne detto chiamarsi Ma Sogetsu, non diceva nulla, ma beveva quello che si immaginava essere alcool da una fiasca di foggia cinese.
Sembrava pensieroso e guardava spesso il ragazzo col codino.


“Ehi, mi avete sentito?-urlò ancora il capitano della Nereus-vi ho detto di farli fuori!”


Fu solo allora che Sogetsu voltò il viso e parlò: “Ehi, ometto, smettila mi urlare, mi dai ai nervi. Stiamo decidendo come affrontarli. Non è mica una scelta facile…”


Sakaki sudava freddo.
Dannazione, se mettono i Discepoli contro Miu e Kenichi…io posso affrontare qualunque dei due, ma Ranma non può farcela contro un Gran Maestro…come faremo?


“Vuoi fare a morra cinese per decidere chi debba affrontare Sakaki, Sogetsu-san?-domandò Agaard, che a Ranma sembrava avere un atteggiamento fin troppo solare, per essere uno dei cattivi-Ammetto che avrei preferito incontrare di nuovo Apachai, ma sono curioso di affrontare un Maestro di Karate talmente forte da essere il rivale di Hongo-san…”


Sogetsu rimase un momento a riflettere.


“No-disse infine-affrontalo pure tu”


“Tsk! Per me è uguale, però ammetto-disse Sakaki-che avrei preferito combattere contro di te, anche se non vorrei dare un dispiacere a Kensei. D’altro canto-aggiunse gonfiando l’aura-ho sempre avuto voglia di dare una lezione al tizio che ha conciato così male Apachai, l’ultima volta”


“Bene, c’è solo da decidere chi affronterà i nostri allievi” concluse Agaard, serafico.


“E’ questo il punto-riprese Sogetsu col suo tono basso e lento-quel ragazzo nuovo è un problema. E poi…”


“Ooh, hai ragione, sembra forte! Ed inoltre…già, capisco” aggiunse guardando più in là


“Ehi, voi! Cosa state confabulando?” domandò il capitano.


“Facciamo così!-concluse Sogetsu-Hermit, Kokin, voi due…affronterete quel ragazzo nuovo. INSIEME”


“CHE COSA?” domandarono all’unisono i due allievi.


Anche nel campo del Ryozampaku erano stupiti.
Forse abbiamo una possibilità…” soppesò Sakaki


“Io, invece, resterò qui ad evitare interferenze esterne. E degli allievi del Ryozampaku se ne occuperanno i praticanti che stanno sulla nave”


“Ma che diavolo dite?-protestò il capitano-vi abbiamo pagato per fare un lavoro! Siete quattro contro quattro, affrontateli! Me l’avevano detto che eravate inaffidabili!”


“Sei un imbecille-replicò Sogetsu-se loro sono qui, vuol dire che c’è mezza polizia di Tokyo a poche centinaia di metri, non lo capisci?”


Il capitano ebbe un sussulto.
“Se io resto qui, invece…nessun essere umano che non sia un praticante di alto livello, oserà avvicinarsi nel raggio di un chilometro.
Poniamo il caso che li affrontiamo in quattro contro quattro, e che nel frattempo voi veniate arrestati tutti…cosa ci avremmo guadagnato?
Invece, così, mentre noi tratteniamo i nemici, voi potete scaricare tutto e provare a fuggire.
Naturalmente-aggiunse poi con un ghigno-il compito per il quale siamo stati pagati è impedire che qualcuno interferisca con le operazioni di scarico…se venite arrestati tutti subito dopo, non è affar nostro”


Hermit si mise la mano sul viso, imbarazzato
Il mio Maestro e’ sempre il solito…


“Umpf! Comunque, non mi piace-affermò Kokin-che dovremo affrontare quel ragazzo in due. Combattere in superiorità numerica non era contrario ai principi del Pugno che Uccide?”


“Kokin, mio caro, i principi vanno adattati alle circostanze-gli spiegò il suo Maestro-sarebbe disonorevole contro avversari dello stesso livello…ma contro uno più forte, potete farlo tranquillamente…mettiamola così, se affrontaste uno di noi, non basterebbero una decina di voi, giusto?”


“Va bene!” disse semplicemente, e sia lui che Hermit saltarono giù.


“Non è l’unica ragione per cui hai preso questa decisione, vero, Sogetsu-kun?-aggiunse poi il grosso thailandese-se non avessi fatto così, quei due…non si sarebbero mai messi d’accordo su chi di loro avrebbe dovuto affrontare di nuovo Kenichi per la rivincita”


“Umpf! Forse-affermò il barbuto cinese, assaporando un’altra sorsata dal fiasco-ma oltre a questo, voglio che si allenino affrontando qualcuno di più forte di loro, che però non è ancora a livello Maestro…un’esperienza formativa che non capita tutti i giorni”


“State bene a sentire, ragazzi, tra poco non potrò più darvi consigli-raccomandò Sakaki-la situazione è brutta, ma per come si è messa, abbiamo una possibilità di farcela.
Ranma, quei due combattono per uccidere.Non so quanto riescano a coordinarsi bene, hanno stili completamente opposti, comunque, il loro scopo sarà tenerti impegnato. Impedisci loro di farlo.
Miu e Kenichi, voi dovete, al contrario, combattere coordinandovi alla perfezione, come avete imparato nelle ultime settimane al Ryozampaku.
Non sappiamo come siano organizzati i marinai, ma sembra che alcuni di loro siano dei praticanti…probabilmente usano armi bianche, sono più facili da nascondere su una nave.
Terzo, sappiate che la MIA battaglia causerà un livello di distruzione gigantesco…vedete di non restare coinvolti!”


“SI’! risposero all’unisono tutti e tre.


Le due coppie, Miu e Kenichi ed Hermit e Kokin si scambiarono degli sguardi intensi mentre si incrociavano, correndo in direzioni differenti.
Ma, ubbidienti agli ordini dei rispettivi Maestri, non accadde nient’altro.
Kenichi sapeva cos’aveva letto negli occhi dei suoi vecchi rivali:
La resa dei conti è solo rimandata, Shirahama…”


Agaard si avvicinava a Sakaki a passi lenti, gonfiando a sua volta l’aura.
Ranma si rese conto che non aveva mai visto confrontarsi dei Ki di quelle dimensioni, non da quando suo padre, in forma di panda, aveva eguagliato la trasformazione in gigante di Happosai…


“Ranma-kun, un’ultima cosa…il discorso di non restare coinvolti vale anche per voi…porta quei due Discepoli lontano da qui…e già che ci sei, magari, prova a…” il Karateka lasciò in sospeso il discorso ma Ranma intuì il significato: sabotare lo scarico dei mitragliatori, se possibile.


“D’accordo!” esclamò Ranma con un cenno di intesa e si mise a correre, in obliquo, verso la zona dei container scaricati da altre navi durante la giornata, alla destra della Nereus, subito inseguito dai suoi avversari.


Il confronto tra i due Maestri stava iniziando a causare scintille nell’aria. Sakaki era concentratissimo, consapevole che il minimo errore avrebbe significato un disastro. Agaard, dal canto suo, stava pregustando il momento.


E poi avvenne. Si mossero senza che nessuno potesse vederli e si scontrarono.
Subito divennero un’unica massa umana di arti marziali, di pugni, parate, gomitate, calci e ginocchiate.
L’aria entro dieci metri da loro iniziò a vorticare come un tifone.
Le finestre degli edifici, a trenta metri di distanza, esplosero in mille pezzi.

 
◊◊◊◊◊

Kenichi e Miu procedevano a grandi balzi verso i camioncini e la nave dietro di essi.


“Sono un po’ preoccupato-confessò Kenichi-per Sakaki-san ed anche per Ranma-kun. Non affronteranno scontri facili…”
“Concentrati, Kenichi-lo rimbeccò Miu-pensare ad altro mentre combatti può farti ammazzare.
Ora dobbiamo concentrarci sui nostri avversari e ricordare l’addestramento. E poi…anche avere fiducia nei tuoi amici è un modo di combattere!” concluse, sorridendo.
“Sì, hai ragione” ammise il Primo Discepolo del Ryozampaku, rinfrancato.


I contrabbandieri sui camioncini provarono a fermare i due ragazzi, ma questi li sorpassarono come se non esistessero, facendo salti di svariati metri alla volta, ed in men che non si dica, furono sul ponte della nave, causando sconcerto nei marinai che si stavano affrettando con le operazioni di sbarco.


“Posate quelle casse ed arrendetevi!” intimò Miu, con uno sguardo severo.


“Tsk! Ma per chi ci hai preso, ragazzina? Pensate di essere gli unici a praticare arti marziali? Tra i nostri marinai…ci sono molti praticanti di Silat!” affermò uno di loro.


Il Silat? L’arte marziale di Radin Tidat Jihan, e di Silcardo Jenazad! E se non sbaglio, molti di quegli stili…


I marinai si divisero rapidamente in due gruppi, con disciplina militare.
Circa la metà, cioè una quindicina, di origine sud est asiatica, circondarono i due ragazzi, mentre gli altri si spostarono di torno per proseguire con lo scarico.


“Avanti rammolliti! Aiutateli a scaricare! Fate presto!” ordinò il loro capo ai conducenti dei camioncini.


E poi quelli che affrontavano Kenichi e Miu, tirarono fuori dagli abiti delle lame dalle forme più strane…Karambit, Nusantara, Golok, Bawean ed anche dei Kriss**
A Kenichi sfuggì un gemito.
Lo sapevo! Delle armi! Le lame fanno paura!


◊◊◊◊◊

Ranma arrivò abbastanza lontano, ma non troppo da non poter vedere entrambi gli scenari, balzò in cima ai container, che costituivano, uno a fianco all’altro, un’unica superficie di metallo ininterrotta per centinaia di metri e si voltò verso i suoi nemici.


Questi lo osservavano con cautela, senza dire niente.
Iniziarono a mettersi in guardia ed a girare intorno a lui lentamente, in semicerchio, espandendo le loro auree.
Ranma sentiva distintamente il puzzo del loro intento omicida.


Non sono al mio livello, ma è bene non farmi colpire…non saranno teneri come Kenichi


Per non lasciare che guadagnassero un vantaggio, si gettò all’attacco per primo, contro Hermit, ma, a sorpresa, quello chiamato Kokin si mise in mezzo, intercettando con una gomitata la sua gamba avanzata.


Cosa?


Il praticante di Kung Fu ne approfittò per lanciargli un attacco con la punta delle dita, diretto ai suoi occhi, che Ranma schivò, spostando la testa…
…e di lì Kokin cercò di infliggergli un colpo ai testicoli, che evitò con un balzo all’indietro.


Attaccano solo, da subito e senza esitazione i punti vitali. Sanno che, anche se sono loro superiore, percependo il pericolo, tenderò comunque, istintivamente a schivare
Uhm…è così dunque che combattono i praticanti del Satsujinken?


Ranma iniziò ad espandere l’aura. I due ragazzi gli furono addosso come un sol uomo.


Come? Cercano di impedirmi di espandere l’aura al massimo!
Vogliono obbligarmi a stare sulla difensiva!


Ranma adattò il proprio Ki del Sei e si sintonizzò col proprio Sesto Senso.


I due membri dello Yomi iniziarono a tempestarlo di un mulinello di colpi durissimi e sempre diversi, Hermit da destra e Kokin da sinistra.
Kokin lo attaccò con una ginocchiata in salto verso l’alto, da sinistra ed Hermit con un colpo di palmo al costato, in basso a destra, che parò simultaneamente.


Ma erano delle finte.
I due iniziarono altri due attacchi, un calcio frontale in salto con l’altra gamba per Kokin ed una spallata al corpo, per Hermit.


Ranma, nel vederle arrivare, roteò su sé stesso e le schivò, piegandosi all’indietro e lasciando che colpissero il vuoto.
I due discepoli proseguirono lo slancio e si ritrovarono ad avere invertito la posizione, Kokin da destra ed Hermit da sinistra.


Ripresisi, attaccarono di nuovo, il primo con un diretto al volto, il secondo con una spazzata alla gamba d’appoggio.
Ranma parò il primo e resistette alla seconda.


Di nuovo, invertirono lo schema d’attacco, Hermit slanciando le braccia come fruste per colpire le sue spalle, mentre Kokin si piegava in avanti per una gomitata allo sterno.


Il ragazzo col codino intercettò quest’ultima con le mani e deviò i colpi di Piguaquan*** scartando leggermente a sinistra, per farli rimbalzare fuori bersaglio.


Ma intanto non poteva fare a meno di chiedersi:
Come diavolo fanno a combattere coordinandosi così bene? Non credo si siano allenati insieme, hanno stili contrapposti, non si stanno parlando né facendo segnali…se va avanti così…mi terranno bloccato sulla difensiva fino a quando i banditi non avranno terminato di scaricare tutte le casse


◊◊◊◊◊

 

I due discepoli del Ryozampaku avevano espanso le loro aure contrapposte, il Dou arancio fiammeggiante di Miu ed il Sei azzurro chiaro di Kenichi.


I praticanti che li fronteggiavano erano a livello Discepolo, fascia alta, il che voleva dire guai.
Uno sfavillìo continuo di lame, gettate in avanti con affondi, con fendenti, con giravolte, si infrangeva con una pioggia di scintille sui Tekko dei due ragazzi, abituati duramente da Shigure a difendersi contro le armi.


Fortunatamente avevano appena passato le ultime settimane ad allenare la loro coordinazione come team (forse proprio in previsione di questa missione, pensò Miu) ed a Kenichi tornò utile persino l’esperienza fatta nell’affrontare le Valkirie qualche settimana prima.


Il problema era che Kenichi non poteva attivare il Ryusui Seikuken, perché altrimenti poi non sarebbe più riuscito ad adattare i suoi movimenti a quelli di Miu.
Inoltre quella tecnica era più adatta ad un avversario singolo, del quale si leggevano perfettamente le intenzioni, concentrandosi su di lui, cosa impossibile con dozzine di attacchi diversi di parte di avversari multipli.
La cosa rischiava di durare a lungo. E se c'era una cosa che non avevano, era il tempo.


◊◊◊◊◊

Sakaki usò la sua vista acuta per gettare rapidi sguardi agli scontri dei suoi allievi. Quello che vedeva non gli piaceva.
Il piano dei loro nemici di tenerli in stallo stava funzionando alla perfezione.


In quella, un pugno gli sfiorò la guancia, lasciandogli un graffietto.
“Ehi! Hai davvero il tempo di preoccuparti per gli altri?” lo canzonò Agaard.


Il karateka dallo sguardo da lupo fece un ghigno “Bah! Voi del Satsujinken non capirete mai cosa significa…quando combatti per il Pugno che Salva, uno dei compiti principali è sconfiggere il nemico ed al tempo stesso raggiungere un altro obiettivo!”


“ED ALLORA DIMOSTRAMELO!” affermò il thailandese, eccitato, tirando un pugno ed una ginocchiata al tempo stesso, che il karateka parò con un avambraccio e con l’altra gamba.​


“Umpf! CON PIACERE!”


A Sakaki iniziarono a brillare gli occhi, chiuse la distanza ed iniziò a tirare una raffica di corti ganci al corpo del suo avversario, mettendosi nello stesso tempo a correre di traverso.
Agaard accettò la sfida, ma si rese conto, un po’ troppo tardi, della traiettoria.


“Ooh, bella pensata”


Lo schianto fu devastante.
I due contendenti finirono contro uno dei furgoncini, già carico per due terzi, facendolo praticamente esplodere e facendo volare le lamiere, le gomme e pezzi di cassa e di mitragliatore in un raggio di venti metri.
Un paio dei contrabbandieri vennero stesi sul colpo, altri quattro-cinque che si erano tuffati in copertura tremavano, paralizzati dal terrore.
I detriti volanti avevano colpito altri furgoni, squarciando la gomma di uno, spaccando il vetro di un altro, distruggendo i fari di un terzo, e tranciando in due di netto la cassa d’armi che trasportavano altri due delinquenti.


“AHAHAH! Straordinario! Avanti, Karateka del Katsujinken! Fammi divertire ancora!”


“HO APPENA COMINCIATO!”


◊◊◊◊◊

Ranma stava avendo il suo bel daffare a bloccare tutti gli attacchi dei due discepoli dello Yomi.
Anche se non erano al suo livello, il fatto che mettessero intento omicida nei loro colpi voleva dire che non poteva permettersi distrazioni.


Tsk! E’ come se un adulto combattesse con due bambini, che però usano dei pugnali…essere più forte non significa che tu possa rilassarti…


Per di più, continuavano a cambiare ritmo, per evitare che si abituasse.
Prima uno dall’alto, uno dal basso.
Poi uno da destra, uno da sinistra.
Poi uno da destra ed uno dall’alto.


Tuttavia, questo non era sufficiente per colpirlo nemmeno una volta.
<< FLASHBACK: Ranma si sta allenando al Ryozampaku con Hayato. L’Anziano è a torso nudo, e tiene due enormi mazze di legno, una in ciascuna mano. Si muove intorno a Ranma, in cerchio, muovendosi così velocemente che era come se Ranma venisse attaccato da sei nemici alla volta. Dopo averlo schiantato a terra, l’Anziano lo provoca: “Muahahah, cosa succede Saotome? Non riesci nemmeno ad affrontare mezza dozzina di avversari? Come osi definirti un Esperto?” >>


Dal canto loro, Kokin ed Hermit erano decisamente frustrati dal non essere riusciti ancora a colpirlo, e stavano facendo una piccola competizione su chi ci sarebbe riuscito per primo.


“Perché ci stai sottovalutando?-gli domandò Kokin, gelido-non hai ancora contrattaccato neanche una volta. Oppure…non ci riesci?”


“Umpf! Credetemi…non vi conviene sfidare la sorte. Piuttosto…dei ragazzi di quest’età che fanno gli assassini professionisti…che vergogna...e vi definite dei praticanti di arti marziali?”


“Credi di avere diritto di criticarci? Solo perché noi seguiamo la vera via, e non abbiamo paura di sporcarci le mani” replicò Hermit


“Ooh, credete che non avere scrupoli vi renda più forti? Eppure non mi sembra che siate riusciti anche solo a sfiorarmi finora…ehi, se non sbaglio, fate parte dello Yomi, giusto?”


“E’ esatto, ma cosa c’entra?”


“Nulla, avevo sentito parlare di voi. In pratica, voi…
siete quelli che le hanno prese da Kenichi!


Scorse come un lampo tra di loro.
Kokin lanciò un calcio medio devastante.
Hermit si abbassò nel tirare una gomitata, dal lato opposto.


Ranma si abbassò in avanti, parò il calcio con un braccio e sollevò una gamba piegata per intercettare il corpo di Hermit, impedendogli di avvicinarsi.


Aveva un sorriso beffardo.
“Se siete combattenti Sei, non dovreste farvi provocare così facilmente…”


Estese del tutto la gamba, respingendo indietro Hermit, ed afferrò quella di Kokin, lanciandolo via lateralmente come un sasso.
Il praticante di thay rimbalzò su una delle spesse funi di metallo che tenevano legati i container, la spezzò di netto, e scivolò di sotto, cadendo in mare.


La fune, che era tesa, rimbalzò in modo imprevedibile, ma Ranma la schivò per un pelo.


Il problema era che i container erano stati collocati molto vicini al molo, ed il contraccolpo e l’assenza dei cavi, iniziò a farli scivolare in mare, uno per uno.


“Oh, dannazione…SPOSTATEVI!” gridò Ranma, iniziando a correre in direzione opposta.


Hermit si trovava molto lontano da lui, intuì il pericolo, si rimise in piedi, ma provò ad usare il contrattempo per attaccarlo.
Era disposto a rischiare la vita, in quell’attacco.


Ranma stava correndo sui container, passando da uno all’altro, man mano che scivolavano in acqua, e si ritrovò quel ragazzo biondo che provava a suicidarsi.
Lo scavalcò con un salto, come nulla fosse.


Uno dei container, però, si ribaltò del tutto, sollevandosi in verticale ed il ragazzo col codino ci atterrò sopra.
Tutti gli altri continuarono a premere su quelli precedenti, rischiando di rovesciarsi su Hermit e schiacciarlo.


“ATTENTO!”


Hermit scalò il container di corsa e provò ad attaccarlo uno contro uno.
“Hai davvero il lusso di preoccuparti per i tuoi nemici?” gli domandò, ferito nell’orgoglio.


Ranma si trovò a schivare i suoi attacchi, come se stesse danzando, sul container che stava scivolando velocemente in mare.
E lui voleva a tutti i costi evitare l’acqua.
“Ascoltami, ragazzino, tu…”


In quel momento, tutti i container crollarono in acqua insieme ed i due ragazzi si trovarono in cima.
Ranma spiccò un balzo in direzione opposta, ma il praticante di Kung Fu gli si aggrappò alla caviglia.
La gravità del crollo li sbalzò in aria.


Ranma eseguì una piroetta a mezz’aria, e si ritrovò sotto di lui, con lo sguardo seccato.
Cosa?-si domandò Hermit-ma come diavolo ha fatto a muoversi a mezz’aria?


“…sei davvero ostinato!” e lo scagliò via, al massimo della forza, facendolo finire in acqua, a svariate decine di metri di distanza.


Poi cadde anche lui in acqua.


◊◊◊◊◊

Kenichi e Miu continuavano a parare i colpi dei nemici e stavano cominciando a prendere il giusto ritmo.
Poi iniziarono a sentire il fracasso dei container che cascavano in acqua.


“Miu-san!”
“Ho sentito! Non ti distrarre!”
“Ma…non sono tanto preoccupato per Ranma…non vorrei che Tanimoto-san si facesse troppo male!”


La ragazza ebbe un sussulto. Poi sorrise dolcemente
E’ vero, è sempre il solito Kenichi…si preoccupa persino dei suoi avversari


“Comunque: dobbiamo iniziare a contrattaccare. Ti ricordi le lezioni?”
“Sì”
<< FLASHBACK: Shigure sta istruendo i ragazzi nel difendersi dalle armi. Spiega che, se i nemici sono tanti, e tutti armati, bisogna eseguire una procedura in tre fasi >>


“Primo: fare in modo che si intralcino a vicenda”
I due ragazzi iniziarono non solo a parare, ma a respingere le armi dei nemici a destra ed a sinistra, per fare in modo che le armi, sbalzate via in modo imprevisto, si incastrassero le une con le altre, o colpissero di striscio gli arti e le spalle dei compagni di fianco.
Una serie di maledizioni, urla di dolore ed imprecazioni iniziò ad alzarsi dai marinai.


“Secondo: attaccare i loro punti scoperti, ostacolando il loro equilibrio”
A turno, mentre uno dei due parava, Miu e Kenichi iniziarono a tirare calci bassi alle gambe dei loro avversari, a volte dei pestoni sui piedi, e persino alcuni calci frontali allo sterno (o, nel caso di Miu, alle loro parti basse), iniziando a farne cascare a terra qualcuno, a rompere la loro formazione, a farli esitare nell’attaccare.


“Terzo: approfittare delle loro incertezze per eseguire un disarmo!”
Un marinaio più audace degli altri eseguì un affondo, Miu lo lasciò scorrere sopra di sé, si alzò di colpo, gli afferrò il braccio e lo torse, facendogli cadere di mano il kriss.
Lo afferrò e, fulminea, lo lanciò in mare.
Poi stese l’uomo con un rapido calcio al mento.
“Meno uno!”


Kenichi sorrise, pieno di speranza.
Ma io sono quello che dovrebbe proteggere Miu, quindi non posso essere da meno. Ora tocca a me!


◊◊◊◊◊

Ranma stava imprecando nella sua mente, mentre nuotava più veloce che poteva, sott’acqua, in apnea totale.


Diede giusto uno sguardo rapido dietro di sé per capire se qualcuno dei suoi avversari fosse ancora sott’acqua, ma con la dozzina di container che affondavano lentamente, in piena notte, non poteva vedere un bel niente.


Poi vide la catena dell’ancora ed iniziò ad arrampicarsi su di essa, il più rapidamente possibile.
Sperò che nessuno lo vedesse trasformato in ragazza.
Hermit riemerse, a 200 metri dalla nave, e lo notò, quasi casualmente.
Eccolo lì…


◊◊◊◊◊

Sakaki continuava a scambiarsi colpi tremendi con Agaard e stavano cominciando ad usare i calibri pesanti.
Ciònonostante, non poté fare a meno di notare cos’era successo al molo.


L’acqua del mare è fredda, eh, Ranma…mi dispiace, ma dovrai cavartela da solo…


Il nak muay usò una delle sue tecniche decisive: saltò in avanti con una ginocchiata al mento, tirando una doppia gomitata verso il basso, alla testa, nello stesso tempo.
<< HAK KO ERAWAN >>


Per un attimo sembrò che l’avesse colpito in pieno.
Poi si accorse che Sakaki aveva parato entrambi i colpi, posizionando le braccia in orizzontale, una sopra ed una sotto la propria testa. La ginocchiata, deviata, lo aveva colpito invece nello sterno.
Le braccia che aveva usato per parare erano ferite a sua volta.


“Ooh…niente male…ma non vedo bene quelle braccia, ora…”


“Uhm…sei davvero nella posizione di preoccuparti per me, visto che ora…
…SEI SCOPERTO!”


Allargò le braccia per sbalzarlo via e poi le strinse di nuovo, sferrando un doppio colpo con i pugni a martello, dall’esterno, colpendo entrambi i reni del thailandese con forza devastante.
Immediato, scattò un calcio frontale alto, diretto al suo viso.
<< MOROTE SEIKEN HASAMIGERI! >>


Agaard si era spostato all’indietro tanto che basta per evitare il calcio, che gli ferì solo la spalla di striscio.


Dopo quel doppio scambio, entrambi rimasero diversi secondi a riprendere fiato.
Stavano cominciando a farsi male sul serio ed il sangue iniziava ad imbrattarne i corpi scolpiti.


“Eheh…forse non potremo continuare ancora a lungo…” ammise Sakaki
“Dici che i nostri Discepoli…finiranno dopo di noi, Sakaki?”


Il karateka lanciò uno sguardo ai contrabbandieri che stavano effettuando le operazioni di scarico.
Nonostante i contrattempi, stavano lavorando come forsennati per finire presto.
Tsk…sarà meglio che qualcuno riesca ad ostacolarli. Ragazzi, conto su di voi.


◊◊◊◊◊

Ranma, trasformato in ragazza, stava correndo a zig zag in ogni direzione dentro la nave. I locali del capitano e gli alloggi superiori erano vuoti.


“Avanti…acqua…ci dovrà pur essere dell’acqua calda da qualche parte…o qualcosa per scaldarne un po'…”


Fu attirato a guardare da un oblò da un’imprecazione che proveniva da fuori.
Una cassa di armi era sfuggita di mano a due contrabbandieri.


“Dannazione…stanno finendo troppo in fretta…cosa faccio?”
Gli venne un’idea.
Mise dell’acqua a scaldare su un fornello, come se dovesse farsi un tè.


Poi, mentre aspettava che si scaldasse, ribaltò tutto per trovare qualcosa di appuntito.
Trovò solo coltelli e forchette e prese tutti quelli che poteva.


◊◊◊◊◊

I contrabbandieri avevano già il loro daffare ed erano molto nervosi per le numerose battaglie tra quelli che per loro erano dei veri e propri mostri, che stavano avvenendo a pochi metri da loro.
Ad un certo punto, oggetti di metallo cominciarono a saettare intorno a loro, brillando alla luce dei fari e dei pochi lampioni.
Forchette e coltelli.
Lanciati ad una velocità sorprendente e penetrati negli pneumatici dei furgoni con una forza tale da piantarsi dentro e farli velocemente sgonfiare.


“Ma che diavolo…?”


“Guardate! C’è qualcuno sulla nave! E’ uno di loro!”


“No, sembra una ragazza!”


“Forse ce n’erano altri! Chi se ne importa! Cinque di voi, prendete le pistole ed andate a sistemarla! A questo punto, non mi importa più di non fare rumore. Tutti gli altri, sistemate le gomme il più rapidamente possibile!”


◊◊◊◊◊

Ormai sul ponte era scoppiata una vera battaglia campale.


Kenichi e Miu avevano rotto il fronte dei loro nemici e, non più circondati, si spostavano di continuo per evitarne gli attacchi e provare ad affrontarli uno per uno, in modo da guadagnare un vantaggio.
Ora il numero dei marinai si ritorse contro di loro, perché non dovevano colpirsi a vicenda (cosa che capitò comunque più di una volta), mentre i due ragazzi mulinavano calci e pugni, ben decisi a farla finita rapidamente.


Avevano sentito le urla senza comprendere le parole esatte e videro cinque persone correre rapidamente lungo la scaletta con dei revolver in mano. All’inizio si preoccuparono, ma poi furono perplessi nel vedere che non cercavano loro, ma entravano nel cabinato principale.


Miu sentì poi una voce che non sentiva da molto tempo, che credeva di aver sognato.


“Accidenti a voi! Levatevi di torno!”


Seguita da degli spari.


Miu si voltò in direzione del castello di prora e vide una ragazza dai capelli rossi sbucare da una delle porte e correre via, inseguita dai banditi armati che le sparavano addosso.


Ebbe una sorta di dèja vu. Fu paralizzata per un singolo istante.
Un istante di troppo.


“MIU-SAN!”


Kenichi si gettò in copertura tra lei ed il marinaio che le aveva calato il machete addosso, dall’alto, bloccandolo tra le mani con un perfetto Shinken Shirahadori****.


La ragazza si voltò e si riscosse, vergognandosi di essersi esposta così.
Spiccò un balzo in aria e rilasciò una decina di calci contro il nemico, stendendolo.
<< TOPAN KAIT! >>


“Grazie Kenichi-san. E…scusami. Ho visto qualcosa che mi ha distratta per un secondo”


“Di cosa si trattava? Altri nemici?”


“Non lo so…non sono sicura. Controlleremo dopo, ora occupiamoci di loro”


◊◊◊◊◊

Ranma era rimasto nascosto dietro un angolo e fece un semplice sgambetto al primo dei banditi, che, per lo slancio, crollò subito in avanti, seguito dal compagno subito dietro, che se lo ritrovò come ostacolo.
Ad entrambi caddero le pistole e la ragazza fu svelta a stendere i banditi con rapide botte in testa per poi raccoglierle e gettarle in mare dalla finestra.


“E’ lì! La vedo! Ha steso Hayase e Tadashi!” gridò il terzo, prendendo la mira e sparando due colpi.


Ranma, calcolando il suo tempismo, si abbassò per evitare la traiettoria dei colpi, poi si tuffò giù dalla finestra.


“Ma…siamo a venti metri da terra!” 


“Forse si è tuffata in mare”
ed il bandito si affacciò per verificare, ma Ranma, che in realtà era rimasto appeso per le braccia al bordo, fece un colpo di reni, ripiegandosi su sé stesso, gli agganciò il collo coi piedi e con uno scarto, lo scaraventò giù, facendolo piombare direttamente in acqua con un urlo, pistola e tutto.


Gli ultimi due, ancora scioccati, si fecero più prudenti, e spararono al bordo della finestra, esponendosi il meno possibile, ma la ragazza col codino si lasciò cadere per davvero, atterrò sul ponte con l’agilità di un gatto e riprese a correre.


Sulla sua strada incontrò uno dei marinai con le armi bianche, ma lo stese eseguendo un perfetto calcio saltato in giravolta, gridandogli di levarsi di torno.
Poi rientrò nel cabinato.


Stavolta fu Kenichi a vederla, per un singolo istante.
Ranma-kun…allora è così. Spero tu riesca a proteggere il tuo segreto.


Però si sentì anche in colpa per aver nascosto la verità a Miu per tutto quel tempo.


Dentro il castello di prua era buio pesto.
I nemici, saliti per le scale, stavano ridiscendendo per la stessa via, Ranma li sentiva come fossero elefanti in una cristalleria.
Spense il fornello dell’acqua, ormai bollente, ed attese, in silenzio.


Non appena il primo emerse da una porta, aperta, gli afferrò la mano che stringeva la rivoltella, gliela torse e lo colpì al viso col dorso della mano, poi gli strappò l’arma di mano.


Il problema è che l’altro gli stava subito dietro, quindi, nel vedersi cascare addosso il compagno inerte, si spaventò e gli partì accidentalmente un colpo.


Il bandito svenuto si ritrovò con un buco nella spalla.
Ranma si infuriò.
“IDIOTA!”
E scattò nel fargli saltare via l’arma di mano con un calcio laterale, per poi stenderlo subito dopo con un secondo.


Per fortuna aveva minime nozioni di pronto soccorso.
Più in fretta che poté, ricucì la spalla al bandito con ago e filo che trovò nei cassetti e ne bloccò l’emorragia con un pezzo di stoffa che gli strinse intorno alla ferita.


Poi, finalmente, si avviò verso il pentolino con l’acqua calda.


Ranma Saotome emerse dalla porta principale in tutto il suo splendore, ma di umore decisamente peggiore.


Vide Kenichi e Miu affrontare i banditi, ed erano a buon punto.
Poi lanciò uno sguardo al molo, e vide i due Discepoli dello Yomi, Kokin ed Hermit che uscivano dall’acqua proprio in quel momento, vivi ed in buona salute.
Rivolse loro uno sguardo sprezzante e con un cenno del capo li invitò a seguirlo per andare a concludere lo scontro.
Poi saettò in mezzo ai suoi amici e saltò giù dalla nave.


◊◊◊◊◊

A Sogetsu Ma non piaceva come si stava mettendo la situazione.
Persino i poliziotti avevano trovato il coraggio di uscire dai loro nascondigli ed avvicinarsi, anche se erano rimasti a circa cento metri di distanza dalla nave, in attesa.
Anche da lì, poteva vedere che avevano armi di grosso calibro.


I discepoli del Ryozampaku avevano quasi finito di battere i loro avversari.
Le operazioni di scarico erano pressoché concluse.
Lo scontro del suo discepolo stava per ricominciare, e quello dei Maestri per finire.
Però, in lontananza, sentiva un rumore meccanico che non gli piaceva.
Tirò una sorsata dalla fiasca e poi sospirò forte.
“Finirà che non ci pagheranno neanche stavolta…”


◊◊◊◊◊

Ranma raggiunse in quattro salti lo stesso sito di prima, ora del tutto sgombro, perché parecchi dei container erano scivolati in mare.
Si voltò ed osservò i suoi nemici severamente, espandendo l’aura. Non avrebbe più avuto riguardi.


Anche i due membri dello Yomi, però, erano molto seccati per l’inconveniente e, decisi a finirla rapidamente, espansero l’aura al massimo e lo attaccarono con rinnovato vigore.


Per una decina di secondi ricominciò il balletto precedente, loro che attaccavano coordinandosi perfettamente e Ranma che parava tutto.


Non devo farmi ingannare…presto, uno dei due farà da esca e l’altro proverà ad eseguire una tecnica decisiva…ma quale dei due?
La Thai è un’arte molto letale, ma anche il Bajiquan…


In quella, Kokin, di fronte a Ranma, tirò un colpo in giravolta col dorso del pugno ed Hermit, alle sue spalle, una gomitata alla schiena.
Il ragazzo schivò la prima con uno scarto all’indietro e parò la seconda, mettendo una mano dietro la schiena.
Ma Hermit cambiò la mossa in una spallata, con la quale lo colpì per la prima volta, spingendolo in avanti.


Nello stesso momento, Kokin, che dava le spalle al suo avversario, fece un salto mortale all’indietro che si concluse, a testa in giù, con una ginocchiata diretta al petto del nemico.
<< YAN ERAWAN >>


Ranma bloccò il colpo con entrambe le mani, impedendogli di raggiungerlo.
E fu quello il suo errore.
Hermit lo colpì simultaneamente ai fianchi con entrambe le mani, rilasciando onde d’urto nel suo corpo.


Il ragazzo col codino sussultò e lanciò Kokin a terra, ma questi approfittò della posizione per provare ad eseguirgli una spazzata alle gambe.
Ranma spiccò un balzo, evitandola ed al contempo eseguì una giravolta a mezz’aria per colpire Hermit, dietro di lui, con un calcio ad ascia, in caduta.
Il biondo scartò all’indietro, evitandolo per un soffio.


Il thailandese, fulmineo, balzò in piedi e tirò una gomitata in giravolta alla nuca di Ranma, che, senza guardare, la schivò piegandosi in avanti.
E così vide Hermit che gli balzava addosso, per colpirlo al ventre con il polso, le dita piegate in basso. Il suo istinto lampeggiò


Sento che quello…è l’unico attacco che non deve assolutamente colpirmi


Afferrò con entrambe le mani il braccio di Hermit e ne bloccò il movimento sul posto, prima che lo raggiungesse.


Poi fece un salto con capriola in avanti, e nel farlo, colpì col tallone il mento di Kokin, dietro di lui, sbalzandolo da terra.


Conclusa la giravolta, Ranma atterrò in piedi dando ora le spalle ad Hermit, del quale teneva ancora stretto il braccio tra le mani, piegandoglielo in leva dietro la testa.
Ripresosi un momento dallo shock, Natsu Tanimoto tentò qualcosa per liberarsi, ma il ragazzo col codino non aveva nessuna intenzione di tenergli in braccio in leva: estese le braccia in avanti, sfruttando lo slancio e lo sollevò di peso, lanciandolo con forza contro i container, ad una decina di metri.


Per sua fortuna il biondo aveva osservato Ranma muoversi per aria, quindi riuscì a cambiare direzione al volo per non atterrare di faccia…ed invece si schiantò contro la parete di schiena, per poi scivolare a terra.


Conclusa quella sequenza, Ranma rifletté un momento e poi disse:
“Siete stati bravi, lo ammetto, a provare ad ingannarmi con quelle finte, ma ora vi conviene arrendervi: d’ora in avanti il vostro lavoro di squadra non funzionerà più come prima, vi avverto”.


Doloranti, sanguinanti, entrambi i discepoli si rialzarono lentamente in piedi.
“Tu…non ci sottovalutare” ringhiò Hermit.
“Oh, beh, contenti voi…”


I due ragazzi si lanciarono istantaneamente all’attacco e Ranma…chiuse gli occhi.
Poi slanciò le braccia con grazia, una in avanti ed una indietro.
Colpì d’incontro Hermit col sinistro, un pugno di Kung Fu al viso e Kokin, dietro di sé, col destro, una gomitata di Muay Thai nello sterno.
I due ragazzi crollarono a terra, per il colpo e per lo shock.


“Allora, come faccio a spiegarvelo…ho capito il trucco. E’ stata una bella pensata: sfruttare il fatto che siate entrambi combattenti Sei e che lo sia anch’io, e che quindi non riuscissi subito a percepirlo.
Parlo del vostro Ki. Vi siete mandati segnali con il Ki, trasformandolo in impulsi tipo scariche elettriche, per segnalare dove avreste attaccato.
In questo modo, sapevate sempre dove colpire ed io sono stato costretto sulla difensiva, senza spazio per reagire.”


“Vorresti dire…che alla fine ci hai scoperti ed hai trovato una contromisura?” chiese Kokin


“Esattamente. Ho emanato il mio Ki…come un’onda.
Una sorta di impulso o di segnale radio, in una sfera intorno a me.
Ha neutralizzato le vostre scariche, facendovi attaccare nel punto sbagliato. Senza quel vantaggio, non potete competere con me”


Hermit stava diventando nervoso, ed incredulo “Ma…ma quando avresti imparato a fare una cosa del genere?”


“Mai. Solo ora. Ho improvvisato sul momento” dichiarò con un ghigno.


“NON PRENDERCI IN GIRO!” e si gettarono entrambi di nuovo all’attacco.
Ranma questa volta fece l’opposto: colpì Hermit con una gomitata di Thai allo sterno con la sinistra e Kokin al viso con la destra, un colpo di Kung Fu dato con il polso.
I due ragazzi cascarono a terra per l’ennesima volta, storditi e sanguinanti dalla bocca.


“Liberi di non crederci.
Ah, un’altra cosa: è inutile che continuiate ad insistere. Nessuno di voi è in grado di battermi.
Per quanto possiate essere forti…siete al massimo al livello di Kenichi.
Forse anche meno forti”


I due non avevano l’aria di potersi rialzare, ma dopo quella dichiarazione persero la loro compostezza, si rialzarono di scatto e si gettarono all’assalto per la terza volta.
Ranma colpì Hermit con un calcio frontale perforante al tronco, poi girò all’indietro la stessa gamba e la estese in un calcio laterale sul quale Kokin andò a schiantarsi.


I discepoli dello Yomi, a terra, si tenevano le parti ferite tremando dal dolore.
“Non ho mentito. Lo penso davvero.
Ma ve l’ho detto anche apposta perché sapevo che avreste reagito così.
In fondo, dopo tutta questa fatica, avevo voglia almeno di pestarvi un altro po’”


◊◊◊◊◊

Kenichi e Miu stavano finendo il lavoro. Il Primo Discepolo del Ryozampaku schiantò a terra un nemico con una proiezione di Ju Jitsu, poi si rivolse al successivo.


Anche la bionda ne stese uno con una combinazione di ginocchiate volanti mentre lo abbrancava con le braccia, chiamata << FURINJI BENIKAWASEMI >>


Quando Kenichi completò il suo pugno perforante sbalzando via un marinaio, gridando
<< MUBYOSHI >> e Miu ebbe steso sotto il tallone, in giravolta, il proprio, esclamando
<< FURINJI KOUHOU YOKU >>, nel giro di qualche secondo i ragazzi si accorsero…che avevano spazzato via tutti i nemici armati.


Miu fu la più lesta a pensare al passaggio successivo.
“Kenichi-san! Dobbiamo fermare i contrabbandieri prima che finiscano di scaricare!” e si lanciò con un calcio volante a colpirne uno nella schiena. Questi non riuscì più ad aiutare il suo compare a sostenere la cassa di armi che trasportavano, che finì a terra, sul molo.


Ma Sogetsu vide la cassa cadere, e scattò di corsa giù dal suo nascondiglio.
Anche se ammonticchiate l’una sull’altra e ben lontane dal venire tutte caricate sui furgoncini, tutte e cinquanta le casse erano state scaricate.
Il loro contratto era stato onorato. Il loro compito era concluso.


◊◊◊◊◊

Sakaki ed Agaard stavano tirandosi talmente tanti calci e pugni che se ne potevano vedere le sagome in movimento, come quelle divinità induiste con mille braccia.
Ma erano tutte tecniche di distrazione.
Le tecniche risolutive esplosero all’unisono.


<< SHINCHII SEKANTSUKI! >>****
<< APUNCH! >>


I loro diretti destri colpirono entrambi la mascella dell’avversario.
Per un istante rimasero paralizzati sul posto.
Poi si riscossero simutaneamente e fecero entrambi un salto all’indietro, rimettendosi in guardia.


“Tch…sembra che entrambi abbiamo entrambi perso i sensi per mezzo secondo…”


“Uhm…già, ma non vuol dire mica che il divertimento sia finito, vero Sakaki?”


“In realtà, se le mie orecchie non mi ingannano…per voi è finita di sicuro”


I cinquanta poliziotti dell’ispettore Honmaki, non più paralizzati dal terrore per la presenza di Sogetsu, stavano avanzando rapidamente.
L’ispettore, grazie alla sua esperienza, li aveva posizionati così: la prima linea con gli scudi antisommossa, la seconda con fucili a pompa caricati a pallini di gomma e gas lacrimogeni, la terza con i fucili mitragliatori.
A coprirne l’avanzata, chiudevano le camionette blindate.


Come se non bastasse, dal cielo si sentiva distintamente il rumore di più rotori.
Erano ben tre elicotteri della Guardia Costiera, chiamati di rinforzo.
Uno di questi aveva un mitragliatore di grosso calibro montato su un lato del cargo passeggeri.
Da un secondo, un megafono iniziò a berciare comandi
<< ATTENZIONE! SONO LE FORZE DI POLIZIA CHE PARLANO! POSATE IL VOSTRO CARICO ED ARRENDETEVI >>


Infatti, in quella, i contrabbandieri intorno ai camioncini ed i marinai che li aiutavano, che già stavano venendo assaltati da Miu e Kenichi ed erano terrorizzati da tutti gli eventi della nottata, alzarono le mani e si arresero senza tentare alcuna resistenza.


Sogetsu, fulmineo, passò di fianco a Sakaki ed Agaard, dicendo:
“Recupero i Discepoli. Vieni via”
“Beh…mi dispiace, Sakaki, ma dovremo concludere questo scontro un’altra volta”
“Uhm…ed io che speravo di portarti in vacanza dentro Big Lock”******
“Potresti provarci…ma poi, chi garantisce che qualcuno di questi solerti poliziotti non diventi un danno collaterale?”
“E va bene…ma solo perché voglio lasciare ad Apachai la soddisfazione di massacrarti con le sue mani”
“Digli pure di venire a trovarmi quando vuole” e con un cenno di saluto, si dileguò.


◊◊◊◊◊

Sogetsu arrivò dove Ranma aveva atterrato i discepoli, e rapido come un tornado, li raccattò da terra, tenendoli sotto le proprie braccia.


Ranma, stupito ma non troppo, si rese conto che lo stava osservando e ricambiò lo sguardo.


“Come ti chiami, ragazzo?” domandò poi il Maestro barbuto


“Ranma Saotome, Erede della Scuola Saotome di Arti Marziali Indiscriminate”


“Umphf…io sono Ma Sogetsu. Saotome, tu…ti alleni al Ryozampaku con mio fratello?”


“Sì, da qualche mese. Quindi è vero, siete…il fratello di Ma Kensei?”


“E’ così. E dimmi…mio fratello come sta?”


“Oh, beh, direi bene…il solito, credo” facendo una mezza smorfia mentre se lo immaginava a fare cose sconce.


Il cinese abbassò lo sguardo “E’ sempre lo stesso, quindi…”


“Ho una domanda da farvi” disse poi Ranma


“Perché avete scelto in questo modo? Se aveste combattuto voi contro di me…avreste vinto di certo, e magari avreste completato il vostro incarico con successo”


L’uomo sospirò.
“Beh, tecnicamente le armi sono state scaricate…anche se non ci pagheranno, per i mercenari la reputazione è tutto…e la mia è già abbastanza pessima così com’è.
Poi, i Maestri non combattono in due contro uno: se tu fossi scappato, anziché affrontarmi, e Sakaki avesse battuto Agaard, la polizia avrebbe comunque arrestato tutti gli altri.


Ma soprattutto, la missione era fallita in partenza.
La presenza della polizia ci obbligava a due sole opzioni: battere voi e poi annientare anche la polizia per proteggere il carico-e questo avrebbe scatenato una futura reazione militare che avrebbe reso difficile persino a noi continuare ad operare in Giappone-oppure combattere voi e nel frattempo, qualunque fosse l’esito dello scontro, restare a guardare mentre la polizia li arrestava comunque.


Quindi, ho scelto di scommettere sulla loro capacità di scaricare e fuggire in tempo, mentre i nostri Discepoli facevano un’utile esperienza combattendo contro di te.
Non si trova tutti i giorni uno a metà strada tra Esperto e Maestro.
Per di più del Katsujinken, quindi non rischiavano la morte, in caso di sconfitta.
Diventeranno ancora più forti, grazie a te”


Ranma ripensò a quando al Ryozampaku gli avevano fatto affrontare Kenichi.
I Maestri ragionavano tutti allo stesso modo.


“Un’ultima cosa…la tecnica che Hermit ha provato ad eseguire su di me…gliel’hai insegnata tu, non è vero? Come si chiama?”


Il Maestro lo guardò per un lungo istante.
“Si chiama Kyousa, e sei stato bravo ad evitarla, o non saresti qui.
Ci rivedremo, Ranma Saotome. Sono curioso di vedere…se riuscirai a raggiungere l’apice”


E svanì, rapido come un soffio di vento.


“Tsk! Ci puoi scommettere!”


◊◊◊◊◊

I quattro del Ryozampaku si riposavano accanto a delle casse, mentre la polizia terminava le operazioni di arresto dei contrabbandieri ed attendeva altri rinforzi per portare via le casse sequestrate.


Miu stava facendo le prime medicazioni di emergenza su Sakaki, malgrado le sue insistenze che fossero solo “quattro graffietti”.


Ranma si era spinto a dire un sincero “Bel lavoro” a Kenichi e questi gli aveva fatto l’occhiolino, per fargli capire che aveva visto la sua trasformazione, ma che era tutto ok.


Dopo qualche altro minuto, si avvicinò l’Ispettore Honmaki.
“Sakaki, ragazzi del Ryozampaku, non so davvero come ringraziarvi.
Sequestrare ben CINQUANTA casse di fucili automatici prima che finiscano nelle mani delle gang è davvero un’operazione di importanza capitale. Non ce l’avremmo mai fatta senza di voi, visto che era coinvolto persino lo Yami”


“Beh, grazie Ispettore, ma devo ammettere che ci è andata bene. Le cose si sarebbero potute mettere molto peggio-ammise Sakaki-comunque, ha ragione lei. Soprattutto i ragazzi, sono stati eccezionali”.


I tre discepoli si illuminarono in viso a quei complimenti.


Uhm…ma resta da capire come sia stato possibile che qualcuno abbia assunto ben DUE Gran Maestri per una singola operazione…e per giunta con l’ordine di proteggere soltanto lo scarico della merce…questo non ha alcun senso…ci dev’essere sotto qualcosa d'altro, non ci sono dubbi..


Quanto a Miu, malgrado la soddisfazione per la vittoria e lo scampato pericolo, non riusciva a smettere di pensare alla ragazza coi capelli rossi.
Ora non poteva più ignorarla: si era intromessa nella loro missione e poi era sparita senza lasciare tracce.
Nascondeva di sicuro qualcosa di losco.


Anche se voglio fidarmi di Ranma, devo svelare il segreto di quella ragazza


◊◊◊◊◊



Nota dell'Autore:

 

 Altro capitolo estremamente impegnativo, ma uno di quelli che più mi ha dato soddisfazione scrivere.
La mini saga del contrabbando è finita, ma i misteri che ha sollevato torneranno a tormentarci.
Avevo voglia di far comparire altri membri dello Yomi ed Hermit e Kokin sono quelli che trovo più interessanti: entrambi buoni rivali per Kenichi, in contrasto con lui, e per certi versi più simili a Ranma nella purezza con la quale perseguono le arti marziali. Come avversari per lui sono interessanti perché sono simili, calcolatori, spietati, e non abituati ad essere messi in difficoltà. Il codinato, però, ne sa sfruttare la frustrazione psicologica, la rivalità con Kenichi.
Mi affascinava anche mostrare il carisma naturale di Agaard e la quieta riflessività dell'inaffidabile Sogetsu.
Far ricomparire Ranma ragazza e far sì che solo Miu la veda (o meglio, che Kenichi non sappia Miu l'abbia vista) è un modo per rompere gli equilibri che si sono venuti a creare sinora.
Ho fatto emergere spesso come lo scontro con la ragazza dai capelli rossi abbia lasciato degli strascichi in Miu, che è l'unica a non conoscere il segreto di Ranma...questi dubbi, questa mancanza di fiducia, avranno conseguenze serie.
Scrivere scene di combattimento mi diverte tantissimo, ma è impegnativo.
Nel prossimo capitolo ci sarà un ritorno atteso da tutti, ma vi avverto: ci sarà anche tanta angst e le cose non saranno come ve le aspettate.
Forse mi odierete e perderò i miei fedeli lettori, non lo so   ;__;
Ma scopriremo tutta la verità su cosa sia successo a Ranma nell'ultimo anno.
Perché non stia più con Akane e perché se ne sia andato da Nerima.
Preparate i fazzoletti


 

Legenda

Tekko*: delle specie di guanti d’arme di metallo che Kenichi e Miu usano, infilati sugli avambracci, per proteggersi dalle armi bianche. Kenichi usa i vecchi Tekko di Saiga, il padre di Miu


**Karambit= piccolo pugnale ricurvo, Nusantara= piccole sciabole curve, Golok= sorta di machete, Bawean= corta spada sottile, Kriss=pugnale con lama di forma attorcigliata


Piguaquan***: un'arte marziale cinese caratterizzata da movimenti ampi e colpi frustati


Shinken Shirahadori****: la tecnica con la quale si chiudono le mani, a preghiera, per bloccare a mezz’aria una spada che ti sta tirando un fendente


Shinchii Sekantsuki*****: un semplice pugno diretto da Karate, dotato però di una potenza tale da penetrare qualunque difesa.
Si traduce come “Pugno Perforante della Vera Terra”. Nel manga, è la tecnica con la quale Sakaki causa la cicatrice ad Akira Hongo


Big Lock******: nel manga di Kenichi, è la super prigione internazionale creata dalle nazioni libere, nella quale possono essere imprigionati persino avversari di livello Gran Maestro
 


Mini-Guida per il manga di Kenichi:

Dou: il modo di combattere sfruttando le proprie emozioni e facendo esplodere il Ki all’esterno. Sakaki, Apachai, Miu, Ryoga, Kuno e Kisara usano il Dou


Sei: il modo di combattere sfruttando la calma interiore e la capacità analitica e controllando le emozioni, per trattenere il Ki. Hayato, Akisame, Kensei, Shigure, Kenichi, Ranma e Mousse usano il Sei.


Katsujinken: o Pugno Che Salva, è la filosofia seguita al Ryozampaku, per la quale le arti marziali si usano per il bene, per salvare il prossimo e non per uccidere


Satsujinken: o Pugno Che Uccide, è la filosofia seguita dall’Organizzazione Yami, per la quale le arti marziali si usano per egoismo, profitto personale ed uccidere i nemici
 

   
 
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