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Autore: Ghost Writer TNCS    17/02/2024    1 recensioni
Il racconto conclusivo del primo arco narrativo. Questa storia prosegue gli eventi di Eresia, La frontiera perduta e La progenie infernale.
È giunto il momento della resa dei conti. Ma quello che si prospetta all’orizzonte è un conflitto ben più grande di Tenko, di D’Jagger, e degli dei stessi.
Lasciato Raémia, le due fazioni si riuniranno con i rispettivi alleati, ma per tutti loro molte cose sono cambiate, e i loro obiettivi potrebbero non coincidere più.
Per qualcuno sarà la fine, per altri un nuovo inizio, una cosa è certa: nessuna fazione può dirsi davvero unita. Tra interessi personali e ideali opposti, le divergenze interne potrebbero determinare l’esito degli scontri più ancora della forza dei nemici.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '1° arco narrativo'
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14. Barbanera

D’Jagger raggiunse la cucina insieme a Lunaria e cominciò a consultare il robot-cuoco per decidere quale spuntino mangiare. Non aveva ancora fatto la sua scelta quando Shamiram entrò nella stanza.

«Sì, mi sbrigo prima che arrivino anche gli altri» le assicurò il goblin.

«Sigurd e Tenko sono usciti, ma sbrigati lo stesso.»

L’altro rimase un attimo stupito, poi scambiò uno sguardo con Lunaria. «Per una missione o…?»

«Non voglio impicciarmi degli affari loro. Ma mi sembra siano andati su Asaheim[19]

Di nuovo D’Jagger e la fata si scambiarono uno sguardo, questa volta d’intesa. Finché al goblin non venne in mente qualcos’altro: «Oh, giusto! Devo avvisare Freyja che sappiamo come intercettare gli dei!»

Grazie al nuovo stimolo riuscì a scegliere uno snack in pochi secondi, dopodiché aprì la rubrica per mettersi in contatto con l’orchessa.

«Ciao, D’Jagger» lo salutò la poliziotta tramite un canale esclusivamente vocale. «Scusa se non mi sono fatta sentire, ma ancora non ho le informazioni che mi hai chiesto.»

«Sì, ti chiamo proprio per questo. Abbiamo trovato un altro modo per intercettare gli dei, quindi non devi preoccuparti.»

«Oh. Beh, meglio così. Grazie per avermi informata, ma ora devo proprio tornare al lavoro.»

«Certo, non c’è problema. Emh… buon lavoro.»

«Grazie. Saluta tutti. Ciao.»

L’orchessa chiuse la chiamata e finì di salire le scale per raggiungere l’ufficio del commissario. Bussò.

«Avanti.»

Aprì la porta. «Linch, ho il…» Si interruppe nel trovare una piccola teriantropa che la fissava da una delle sedie interlocutorie. Era una bambina di quattro o cinque anni, aveva il fisico mingherlino di un ghepardo, ma la pelliccia era arancione e striata come quella delle tigri.

Notando lo stupore della collega, la commissaria ad interim prese la parola: «Valkyregard, lei è mia figlia, Irena.»

L’orchessa si accovacciò vicino alla piccola teriantropa con un sorriso amichevole. «Ciao, Irena. Io sono Freyja.» Si voltò verso lo schermo olografico della bambina. «Che bel disegno. Cos’è?»

«Una scena del delitto» rispose la piccola in tono serio.

La poliziotta lanciò uno sguardo verso Linch, che si limitò a sollevare le sopracciglia e allargare leggermente le mani.

Dopo un attimo di stupore, Freyja tornò a rivolgersi alla bambina: «E hai già scoperto chi è il colpevole?»

Lei scosse il capo. «Ancora no. Devo ancora domandare i sospetti.»

«Giusto, quella è una parte molto importante. Ora devo parlare un attimo con la tua mamma, tu continua pure.»

Lei annuì e tornò a concentrarsi sul suo disegno.

«Ti ho inviato la lista che mi hai chiesto» affermò Freyja. «Ho controllato le aziende che hanno collaborato con la colonia occidentale mentre Glazkov era il governatore, e anche quelle coinvolte indirettamente tramite subappalti o forniture varie.»

Linch aprì il file. «È una lista piuttosto lunga.»

«Facendo un confronto tra i lavori svolti e quelli appaltati all’interno della colonia, non ho trovato irregolarità, ma senza un’indagine più approfondita non possiamo escludere che qualcun altro abbia ricevuto soldi tramite collaborazioni varie. Come mi hai chiesto, ho controllato gli appalti i cui lavori sono stati interrotti dagli uomini del Sindaco o da altri criminali, e ti ho inviato le richieste per esaminare i conti delle aziende coinvolte.»

La teriantropa annuì. «Bene, ottimo lavoro. Li invio al commissario Mantina sperando che riesca ad autorizzarli in tempi brevi. Tu intanto vedi se riesci a scoprire qualcos’altro.»

«Certo, torno subito al lavoro. Ciao, Irena.»

«Ciao» le rispose la bambina.

Freyja uscì dall’ufficio e si diresse verso la sua scrivania con fare pensieroso. Se davvero gli uomini del Sindaco avevano sabotato i lavori con lo scopo di favorire alcune aziende, come potevano provarlo?

Poi le venne un’idea. Non sapeva se avrebbe funzionato, ma valeva la pena provare.

Aprì il registro delle conversazioni e fece partire una chiamata verso il contatto più recente.

«Ehi, Freyja!» la salutò D’Jagger con la consueta spensieratezza. «Ti serve qualcosa o volevi solo sentire di nuovo la mia voce?»

***

«Se vogliono parlare col capitano, parleranno col capitano. E poi li uccideremo.» Queste erano state le parole del robusto aracnoide, ma la situazione non sembrava migliorata, anzi: tutti quanti erano ancora sul punto di attaccare.

Solo Priscilla mostrava la calma di chi ha tutto sotto controllo: «Ragazzi, consegnate le armi e i talismani. Ulin’dir, ce la fai?»

Il paffuto demone, seppur dolorante, annuì. «Sopravviverò.»

Se non altro quello stallo gli aveva dato il tempo di usare un incantesimo di guarigione.

I membri del Branco non sembravano convinti, poi Jérémy depose il proprio fucile, e a quel punto anche gli altri assecondarono l’ordine del loro capo.

Solo allora i pirati si avvicinarono. Alcuni di loro presero armi e artefatti, mentre altri afferrarono gli intrusi per le braccia.

«Venite. E niente scherzi» li ammonì l’aracnoide. Bevve un altro sorso dalla sua bottiglia. «Anzi, fate quello che vi pare, tanto poi vi infilzo lo stesso.» Detto ciò scoppiò in una sonora risata mentre faceva oscillare il suo giavellotto.

Nonostante le minacce e gli sguardi subdoli dei pirati, i membri del Branco vennero scortati senza intoppi sul ponte di comando, dove sventolava una minacciosa bandiera pirata. La grande stanza aveva una forma ellittica, con schermi che coprivano interamente le pareti così da mostrare tutto ciò che si trovava all’esterno della New Queen Anne’s Revenge.

Date le dimensioni e la complessità della nave, erano presenti numerose postazioni di controllo, tutte quante personalizzate in maniera più o meno pacchiana. La poltrona più alta e pacchiana di tutte, posta al centro della piattaforma di comando, era quella di Barbanera. Si trattava di uno scranno tempestato di drappi preziosi e gioielli, e su di esso sedeva l’Eletto in persona. Come suggeriva il nome, aveva una folta barba nera intrecciata di perline, a cui abbinava un maestoso cappello da pirata del medesimo colore. In quel momento aveva la testa appoggiata sul pugno sinistro e stava ascoltando senza troppo entusiasmo uno dei suoi sottoposti.

«La nave ha subito dei danni e alcuni dei nostri sono stati feriti» stava dicendo quest’ultimo. Era di spalle, ma Priscilla e i suoi riuscirono comunque a notare l’uncino al posto della mano destra. «Ci vorranno un paio di settimane per le riparazioni.»

Barbanera espirò per palesare tutto il suo disappunto. «Cazzo, James[20], non mi porti mai buone notizie!»

«La buona notizia è che abbiamo concluso l’affare e che la Sarcosuchus[21] non è stata distrutta.»

L’Eletto non si dimostrò particolarmente impressionato, ma non poté nemmeno contestare le parole del suo sottoposto. «Mmh…»

«Ti farò sapere appena le riparazioni saranno concluse e potremo ripartire.» James mosse l’uncino in un cenno di saluto e poi spense il proprio ologramma.

Solo a quel punto Barbanera si accorse nei nuovi arrivati e tirò su la testa. «Aguirre! Chi sono questi?»

«Gli intrusi che avevano fatto irruzione sulla nave» rispose l’aracnoide. «Hanno chiesto di parlare con te.»

Il capitano era stupito. «Ah sì? Era da un pezzo che qualcuno non invocava il parlè! Prima però rispondete a una domanda: come avete fatto a salire a bordo?»

«Ci siamo nascosti su una delle navi cargo» rispose Priscilla, per niente intimorita dall’idea di trovarsi davanti a un Eletto.

Il pirata espirò di nuovo. «Cazzo, quante volte vi ho detto che dovete controllare le navi che arrivano?!»

Uno degli addetti alle postazioni di controllo si piegò verso i vicini. «Non ha mai detto nulla del genere.»

L’uomo aveva bisbigliato, ma non abbastanza da non essere sentito.

«Chi ha parlato?!» esclamò Barbanera. «Chi è lo stronzo che vuole morire?!»

Subito i due vicini indicarono il responsabile, piegandosi di lato come per allontanarsi il più possibile da lui.

L’accusato balbettò qualcosa per giustificarsi, ma l’Eletto non lo stette nemmeno ad ascoltare. Aprì una mano verso di lui – piena di anelli luccicanti – e dal suo palmo uscì un getto di polvere nera. I granelli esplosero in faccia al malcapitato, facendo a pezzi lui, la sua sedia, e parte della strumentazione. Anche i vicini vennero sbalzati a terra dall’onda d’urto.

Passarono alcuni lunghi secondi di silenzio, poi Barbanera si guardò intorno infastidito. «Che fate lì impalati?! Date una ripulita!»

I suoi uomini non se lo fecero ripetere e cominciarono a raccogliere i brandelli di carne bruciacchiati e i frammenti di sedia.

I membri del Branco provarono a rimanere impassibili, ma non tutti ci stavano riuscendo. Il loro timore era comunque comprensibile: Barbanera aveva il potere di generare e controllare a piacimento la polvere da sparo, oltre che di trasformare il suo stesso corpo nella medesima sostanza. Questo lo rendeva capace di scatenare terrificanti esplosioni e allo stesso tempo di evitare ogni tipo di attacco fisico. Non era un caso se era lui il capo di tutti quei temibili pirati.

L’Eletto si voltò verso di loro. «Dov’eravamo rimasti? Ah, sì: dovete spiegarmi perché non dovrei uccidervi tutti come ho fatto con quell’idiota.»

 «Perché sicuramente avrai molte altre domande da farci. Perché siamo venuti qui? Cos’abbiamo fatto nella sala server? Chi ci ha mandati…?»

Priscilla non mancò di porre una certa enfasi su quell’ultimo interrogativo, e il volto rugoso del pirata tradì il suo interesse.

«E chi sarebbe stato a mandarvi?»

L’anfibiana ci pensò su. «In effetti potrei dirtelo, ma poi dovrai lasciarci andare. Sei sicuro di volerlo sapere?»

Barbanera scoppiò in una fragorosa risata, subito imitato dai suoi uomini. «Cosa sarebbe questa? Una minaccia?»

Nonostante gli sguardi diverti e sanguinari dei nemici, Priscilla riuscì a mantenere un tono leggero e genuino: «E come dovrei fare a minacciarti? Non lo vedi che siamo disarmati e in netta inferiorità numerica? La mia era una semplice constatazione.»

L’Eletto batté il pugno sul bracciolo e uno scoppio risuonò nella stanza. «Basta scherzare! Dimmi chi ti ha mandato, così posso farti esplodere quella testa di cazzo!»

Il volto dell’anfibiana divenne duro, severo: comprendeva la pericolosità del suo nemico, ma era anche convinta dei propri mezzi. «Aryabhatta Reïa.»

Quel nome riuscì a far calare il silenzio nella sala di controllo.

«Il tuo amico ci ha mandato per installare degli spyware nei tuoi sistemi» proseguì la leader del Branco. «Forse pensa di sbarazzarsi di te e degli altri Eletti come ha fatto con i cartelli delle lune di Nilmiri.»

Barbanera serrò i pugni e dal suo corpo cominciò a sollevarsi una nuvola di polvere da sparo. «Tu…! Stupida puttana! Attenta a ciò che dici!»

«Ovviamente non ho delle vere prove» ammise Priscilla. «Reïa non è così sprovveduto. Ma potete verificare che i virus che abbiamo installato sono basati su quelli della SAF. E, come ben sai, non sarebbe la prima volta che Reïa tradisce i suoi alleati per accrescere il proprio potere.»

L’anfibiana era riuscita a impiantare il seme del dubbio nella mente del pirata – lo si capiva semplicemente guardandolo –, quindi non doveva fare altro che dare il colpo finale: «L’intermediario che ci ha contattato si aspetta di ricevere una conferma che la missione è stata completata con successo. Quindi potresti ucciderci qui e adesso, chiedendoti quando Reïa proverà di nuovo a fregarti, oppure puoi lasciarci andare, noi diremo che la missione è stata un successo per avere i nostri soldi, e Reïa sarà convinto di potervi spiare. A quel punto per te sarà facile fargli sapere solo quello che vuoi. Vinciamo tutti, no?»

Tutti gli sguardi erano fissi su Barbanera. L’Eletto era immerso nella sua riflessione, lo sguardo truce. Forse stava cercando di smascherare un eventuale bluff della sua interlocutrice. Ma senza successo.

All’improvviso si alzò in piedi. Puntò un dito contro l’anfibiana. «Se pensi che vi lascerò andare via così, ti sbagli di grosso!»


Note dell’autore

Ciao a tutti!

In questo capitolo sono comparsi diversi nuovi personaggi :D

Prima di tutto vediamo la figlia di Nora Linch, Irena Honegen, che qualcuno di voi potrebbe aver già conosciuto in Protezione e Giustizia ;)

Nel blocco successivo torniamo dal Branco, che come previsto si trova faccia a faccia con Barbanera. Il pirata non si è dimostrato molto amichevole (anche se ha accettato il parlè), tuttavia ci vuole ben altro per spaventare Priscilla.

Abbiamo visto uno dei sottoposti di Barbanera, James Hook (o, se preferite, Capitan Uncino), e sono anche riuscito a citare un altro Eletto: Aryabhatta Reïa. Reïa non è mai comparso prima, ma in altri racconti sono presenti alcuni suoi parenti: Constance Reïa e Sora Reïa :)

Ora Barbanera non sembra felice di come sta andando la discussione con Priscilla, quindi staremo a vedere cosa succederà al Branco. E vi anticipo che nel prossimo capitolo faremo anche un salto da Tenko e Sigurd ;)

A presto ^.^

PS: se qualcuno se lo stesse chiedendo, il mio Barbanera avrebbe il frutto Powder Powder XD


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[19] Ásaheimr è uno dei nove mondi della mitologia norrena. È la terra d’origine degli Æsir, e il luogo dove si trova Ásgarðr.

[20] James Hook, noto anche come Capitan Uncino, è l’antagonista principale di Peter Pan.

[21] Il Sarcosuchus è un genere di grandi animali estinti, antenati dei coccodrilli.

   
 
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