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Autore: Justice Gundam    17/02/2024    2 recensioni
Fin dagli inizi, la storia di Golarion è stata colma di tragedie, eventi drammatici e violenza. Questo mondo ha visto innumerevoli civiltà ascendere per poi crollare. Eserciti si sono scontrati in innumerevoli occasioni, e il sangue è stato sparso ovunque in tutto il globo. Ora, nell'Era dei Presagi Perduti, dopo la morte del dio Aroden, si snodano le vicende di coloro che scriveranno un nuovo capitolo nella tormentata storia di questo mondo...
Cinque anni dopo un tragico incendio e una serie di brutali omicidi, gli abitanti di Sandpoint attendono con ansia il Festival della Coda di Rondine per commemorare la consacrazione del nuovo tempio della città. Al culmine della cerimonia, il disastro colpisce! Nei giorni seguenti, un'ombra sinistra si posa su Sandpoint. Voci di eserciti di goblin e di altri mostri hanno messo in allarme la popolazione. Cinque giovani e promettenti avventurieri dovranno affrontare la crescente minaccia di un impero dimenticato, i cui crudeli e dispotici governanti potrebbero non essere morti come tutti pensano...
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Era dei Presagi Perduti'
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Pathfinder: L'Ascesa dei Signori delle Rune

Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

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Capitolo 51 - Nella Vallata degli Alberi Infranti

 

La Vallata degli Alberi Infranti, ad appena tre ore di cammino da Forte Rannick, si era guadagnata il suo nome dal fatto che gli alberi facevano fatica a crescere nel suolo povero di nutrienti, e quei pochi che riuscivano ad attecchire venivano di solito abbattuti dagli ogre del Monte Uncino, che sfogavano sulle malcapitate piante i loro istinti distruttivi quando non potevano farlo sugli umani o sugli altri ogre. Ma in quegli ultimi anni, la situazione era un po' migliorata, almeno dal punto di vista della vegetazione. Anche se restava un luogo aspro e difficile, alcuni arbusti particolarmente resistenti avevano cominciato a crescere sulle rupi, e stavano dando un aspetto un po' meno desolato a quel luogo. Non era un caso che in quello stesso periodo, gli ogre avevano smesso di usare la valle desolata come loro parco di divertimenti, e quei pochi ogre che ancora si azzardavano ad addentrarsi non facevano più ritorno.

Era qui che, quella mattina, stava avendo luogo un incontro molto particolare.

Seduti sulla nuda roccia accanto all'ingresso di una sorta di enorme tenda, vicino a quanto restava di un fuoco da campo, tre esseri dall'aspetto umanoide ma di dimensioni gigantesche stavano discutendo in maniera molto animata, parlando in una lingua dal timbro aspro e dal tono spiccio, piena di suoni forti e gutturali. Due di essi erano dei giganti dalla pelle grigia simile a roccia e dal corpo completamente privo di peli, vestiti in maniera semplice con abiti grezzamente intessuti. Erano alti un po' più di quattro metri, e loro teste avevano una forma strana, come se il cranio fosse stato allungato, e i loro occhi erano bianchi e privi di pupille. Ognuno di essi portava una grossa clava di pietra assicurata alla schiena, e una borsa di cuoio ben assicurata a tracolla.

L'individuo con cui stavano parlando era più basso di loro - circa tre metri e mezzo - ma non per questo meno robusto. In effetti, aveva un aspetto truce e scimmiesco, con braccia muscolose ed esageratamente lunghe, capelli bianchi radi ed incolti, e un volto dall'espressione feroce, gli occhi neri e porcini e la bocca piena di denti irregolari. Indossava un paio di laceri pantaloni beige, un paio di sandali di cuoio e un pettorale d'acciaio forgiato apposta per una creatura delle sue dimensioni, decorata con strani feticci ed oggetti di vario genere - un timone, alcune tegole di pietra grigia, un paio di teschi deformi. Stava osservando con sospetto i due giganti dalla pelle grigia, e accanto a lui era appoggiato un grosso maglio di pietra, la cui testa era decorata con delle rune dalla forma angolare.

"Quindi, il sommo Mokmurian è convinto che tu possa avere un posto nel nuovo impero dei Jotunn, possente Razmus degli Alberi Infranti." disse in quella loro aspra lingua uno dei due giganti dalla pelle di roccia, rivolto a quello pù basso. "Presto, sotto la guida illuminata del sommo Mokmurian, i nostri eserciti marceranno su Varisia e travolgeranno tutti i villaggi e le città della gente piccola. E marciando al nostro fianco, anche tu avrai un posto d'onore nel nuovo mondo che verrà! Non ti riempie di gioia, questa idea? Non dovremo più nasconderci agli umani. Non dovremo più obbedire a regole ridicole che ci impongono di stare lontano dalle loro terre, quando sono loro per primi a non rispettare la nostra storia e i nostri valori! Pensaci bene, possente Razmus! Combatterai per la gloria dei Jotunn, e grazie a te saremo nuovamente temuti e rispettati in tutto Golarion!"

Razmus, il gigante tarchiato, accolse la proposta con indifferenza. Schioccò le labbra, mostrando per un attimo i suoi denti gialli ed irregolari, e si infilò un mignolo nell'orecchio sinistro, grattando via il cerume. Si pulì il dito su uno straccio di pelle di pecora, e fissò i due giganti delle rocce senza particolare interesse.

"Sembrerebbe una buona idea, a sentirla così." rispose infine Razmus, notando in quel momento uno strano particolare. Sulle teste calve dei due giganti delle rocce era stato inciso uno strano tatuaggio nero che rappresentava una sorta di stella a sette punte.

"Ma... perchè dovrei essere tanto sicuro che il piano di questo Mokmurian, come lo chiamate voi, riuscirà? Perchè, ve lo dico subito, non è la prima volta che sento questo nome, e se devo essere sincero, non sono proprio convinto che sia una buona idea." continuò Razmus. "Il motivo per cui me ne sono andato dalla mia tribù e ho trovato rifugio in questo posto è proprio perchè mi stavano allarmando tutti i loro discorsi. Parlavano di seguire questo Mokmurian e dare vita ad un esercito di Jotunn per conquistare le terre delle gente piccola. Ma se volete la mia opinione... e anche se non la volete... questa è un'idea pericolosa. Ci faremo soltanto un sacco di nemici, e ci renderemo la vita difficile. Nah, lasciate perdere questi sogni di gloria."

I due giganti delle rocce  non presero bene il rifiuto. Corrugarono la fronte, e un sottile strato di pietra polverizzata scese giù dalle loro fronti... poi, con lentezza, il più grande dei due si alzò dal suo posto, ergendosi in tutta la sua ragguardevole statura per far capire a Razmus chi comandava da quelle parti. 

"Possente Razmus, ho l'impressione che voi non abbiate ben chiara la situazione." replicò il gigante delle rocce, il cui sorriso si era fatto vagamente minaccioso. Non avevano nessuna intenzione di accettare un rifiuto. "Il sommo Mokmurian sta unendo tutte le tribù di giganti delle rocce e giganti delle colline sotto la sua egida. Coloro che si uniranno a lui e lo aiuteranno nella sua nobile impresa saranno giustamente ricompensati e potranno regnare sulla gente piccola assieme a lui, in una nuova era in cui i Jotunn avranno finalmente l'onore e il rispetto che meritano. Ma coloro che rifiutano di aiutarlo... saranno considerati alla stregua di nemici che si oppongono all'ascesa del popolo dei Jotunn, e verranno trattati come tali!"

"Ci pensi bene, prima di rifiutare." continuò l'altro gigante delle rocce. "Potrà tornare con tutti gli onori alla sua tribù e guidarli verso la gloria. Con la vostra forza, potrete presto diventare uno dei più fidati luogotenenti del sommo Mokmurian. Rifiutate... e sarete dichiarato un nemico, e annientato assieme alla gente piccola che cercherà di opporsi alla nostra rinascita."

A Razmus non sfuggirono le implicazioni nel discorso dei suoi interlocutori. I giganti delle rocce guardavano i giganti delle colline come lui dall'alto in basso - e non senza un motivo comprensibile. I giganti delle rocce erano più intelligenti, più organizzati, più civilizzati... e anche, almeno da un punto di vista generale, più grandi e fisicamente più forti. Che un gigante delle rocce fosse disposto ad offrire un incarico così importante ad un gigante delle colline era tutto dire.

Ma Razmus aveva la netta sensazione che se un'offerta sembra troppo bella per essere vera, è proprio perchè lo è.

"Ho già dato la mia risposta. Non mi unisco a voi semplicemente perchè mi promettete gloria e onore." rispose. "Ora, se avete intenzione di pagarmi per i miei servigi e di lasciarmi stare una volta che avrò finito, allora se ne può parlare. Ma non cercate di incantarmi con queste storie di onore o gloria, perchè io non mangio onore e gloria."

Razmus ebbe la sensazione che i due giganti delle rocce avessero soppresso uno scatto di rabbia. Immaginava cosa dovevano pensare - come osava un misero gigante delle colline rifiutare una simile occasione che gli viene offerta da creature a lui superiori? Davvero non si rendeva conto della sua fortuna e aveva deciso di dare un calcio alla buona sorte? Ma i giganti delle rocce non fecero mosse ostili, e si limitarono ad alzarsi dai loro sgabelli improvvisati, squadrando Razmus con spocchia e risentimento.

"Molto bene. Visto che questa è la vostra risposta, Razmus, ne prendiamo atto." rispose quello che aveva parlato per primo. "Non siamo venuti qui in cerca di guai, perciò siamo più che disposti a togliere il disturbo senza che si debba giungere alla violenza. Tuttavia, rendetevi conto che avete gettato via una grande occasione, e che il sommo Mokmurian non prenderà bene il vostro rifiuto."

"E voi dite al vostro Mokmurian, o come diavolo si chiama, che Razmus non si fa spaventare tanto facilmente." affermò Razmus, per nulla impressionato dalle minacce di quei due. "Se ha qualcosa da ridire su di me, allora che venga pure a dirmelo in faccia, se non è un codardo!"

I giganti delle rocce raccolsero i loro pochi effetti personali e cominciarono ad allontanarsi. "Vi pentirete della vostra testardaggine. Addio, Razmus." affermò il primo dei due con un ghigno di sufficienza. Il gigante delle colline non fece cenno di reazione, e si limitò ad emettere un verso di fastidio mentre osservava i suoi "ospiti" che si allontanavano.

"Hmph. Di tanto in tanto, salta fuori qualche sciocco che si mette a parlare della gloria di noi Jotunn e che vorrebbe trascinarci in guerra. Questo Mokmurian, chiunque egli sia, è uno di questi megalomani." affermò tra sè. "Comunque, inutile stare a pensarci. Se vogliono che io combatta per loro, sanno quali sono le mie condizioni. Ed ora... andiamo a procurarci un po' di cibo. Per pranzo avrei giusto una certa voglia di montone arrosto..."

Razmus raccolse il suo martello da guerra e una rozza borsa di cuoio che conteneva alcune pietre da lancio, poi si alzò, si sgranchì le robuste gambe e si avviò verso uno dei suoi territori di caccia preferiti.

 

oooooooooo

 

Due ore dopo, Razmus era di ritorno, portando con sè un grosso muflone da poco abbattuto. La caccia era andata bene, e il gigante non vedeva l'ora di sedersi davanti al fuoco e arrostire a dovere la sua preda. Non si aspettava altre "visite" per la giornata... motivo per cui rimase non poco sorpreso quando vide un gruppo di umani e semiumani che attendevano il suo arrivo poco lontano dalla sua tenda, con alla testa una mezzelfa dai capelli bruno-rossicci che indossava gli abiti tipici di una maga e recava con sè una lancia dalla foggia elaborata. Razmus si fece subito sospettoso. Non aveva avuto modo di incontrare molti maghi nel corso della sua vita, ma quei pochi che aveva incontrato gli avevano insegnato un salutare rispetto e timore verso la magia. 

Il gigante fece cadere al suolo la sua preda e afferrò il suo martello da guerra con entrambe le mani... ma la mezzelfa a capo del gruppo alzò una mano e abbassò l'arma, in modo da comunicare di non avere intenzioni ostili, ma che sarebbe stata pronta a difendersi se necessario.

"Non veniamo per combattere, possente Razmus." disse la mezzelfa, parlando anche lei nella lingua dei giganti. Un altro membro del gruppo, una buffa femmina di gnomo dai capelli biondi e dalle vesti bianche, si fece avanti e salutò Razmus con un inchino, mentre il resto del gruppo restava fermo dov'era, rispettoso ma non intimorito.

"Chi siete voi?" ringhiò Razmus. Con grande sorpresa di Misia, il gigante delle colline parlava Taldanese in maniera abbastanza corretta, anche se un po' lentamente. "Come avete trovato il posto dove vivo?"

Misia prese un bel respiro, apprestandosi a fare uso di tutte le sue capacità diplomatiche. La femmina di gnomo cominciò ad esporre il loro problema. "Possente Razmus, veniamo qui per proporle un'alleanza e per offrirle un impiego." rispose con educazione. "Vorremmo chiederle di aiutarci in una missione che dobbiamo intraprendere. Ovviamente, abbiamo intenzione di ricompensarla adeguatamente per il suo aiuto."

Yan e Reji, pur non conoscendo la lingua Jotunn, ascoltavano con attenzione quello che Misia stava dicendo. "La lingua dei giganti è un po' strana." sussurrò il giovane spadaccino a Vale, che era in piedi accanto a lui. "Ho l'impressione che non abbia molte parole."

"Come si addice ai giganti, del resto." sussurrò Vale di rimando. "E' una lingua apparentemente semplice, ma in realtà complessa, in cui ogni cosa è importante. Cadenza, accento, numero di sillabe, posizione della parola... anche una piccola differenza nella pronuncia può stravolgere il senso di una frase."

Yan annuì lentamente. Aveva senso, in effetti. Il ragazzo sapeva che i Varisiani chiamavano i giganti "i costruttori" per il loro modo di fare metodico. Riportò la sua attenzione alla conversazione tra Misia e Razmus, che per fortuna dava ancora l'impressione di essere pacifica. Il gigante grugnì e si sfregò il mento con le grosse dita. Pareva ben disposto, anche grazie al fatto che le ragazze gli avevano parlato nella sua lingua, ma non era ancora convinto del tutto.

"Dipende da cosa volete che io faccia." rispose Razmus, ora parlando in lingua Jotunn. "Qual è la vostra missione?"

"Dobbiamo... scacciare gli ogre da Forte Rannick." spiegò Eli. "E credo che avremo bisogno di una mano per affrontarli. Siamo venuti a sapere di voi, e abbiamo pensato che voi, meglio di chiunque altro, avreste potuto darci una mano in questa impresa."

"Hmmm... quindi, ci sarà da combattere." rispose il gigante delle colline. Le sue riserve stavano man mano facendo posto ad un cauto interesse. "Avete già un piano per attaccare quegli sporchi ogre?"

"Ancora no, ma non abbiamo intenzione di attaccare alla cieca." fu la volta di Misia. "Stiamo collaborando con i superstiti delle Frecce Nere per cercare un modo di attaccare gli ogre alla sprovvista e costringerli a lasciare il forte, e ci muoveremo soltanto dopo che avremo un piano che ci garantisca delle ragionevoli possibilità di vittoria. Detto questo, avremo in seguito bisogno di affrontare gli ogre in uno scontro fisico, e il vostro supporto ci sarà prezioso per avere la meglio su di loro."

Razmus annuì lentamente. "Certo. Certo, capisco. E per quanto riguarda il mio pagamento, come avete intenzione di fare?"

Questa era la domanda che entrambe si aspettavano, e forse quella che richiedeva più flessibilità. "Ovviamente, dal momento che si tratta di una missione pericolosa... per quanto riteniamo che sia perfettamente nell'ambito delle vostre capacità... abbiamo intenzione di pagarvi adeguatamente." continuò Eli.

"Vi consegneremo un quarto del bottino che prenderemo agli ogre." disse Misia. "E in ogni caso, vi assicuriamo che il pagamento che riceverete sarà commisurato alla missione e ai rischi che incontreremo. L'unica condizione che vorremmo apporre è che eventuali oggetti magici che appartenessero alla Frecce Nere siano restituiti agli ultimi rappresentanti di tale gruppo. Cosa ne pensate, possente Razmus? Vi sembra un accordo accettabile?"

"Hm..." Razmus restò ancora per un attimo a pensarci su, poi prese la sua decisione. "E va bene. Ma voglio un terzo del bottino che farete." Poi, si rivolse al resto del gruppo, stavolta parlando nella loro lingua. "Avete sentito? Io prendo un terzo del bottino. Va bene così?"

Jolan, ben nascosto tra il resto del gruppo, non riuscì a trattenere un'espressione di disappunto. Peccato, questo voleva dire un po' meno di bottino per ciascuno di loro... però, se si trattava di avere un valido aiuto contro gli ogre, tanto valeva accettare qualche fastidio. Sperava soltanto che Eli e Misia avessero ben riposto la loro fiducia.

Dopo averci pensato su per un attimo, Eli guardò i suoi compagni di avventura e i tre uomini delle Frecce Nere, e decise di accettare la condizione di Razmus. "D'accordo, accettiamo. Le accorderemo un terzo del bottino."

Soddisfatto, Razmus fece un sorriso che mise in mostra diversi dei suoi denti ingialliti e storti. "Ottimo! Sono pronto a partire anche adesso, se volete." affermò con decisione, prima che il suo sguardo tornasse al montone che aveva abbattuto durante la caccia. "Ma prima... che ne direste di dividere questa bella preda con me? Non c'è modo migliore per prendere confidenza gli uni con gli altri, prima di andare in missione!"

Sotto gli occhi stupiti del gruppo, Razmus raccolse la sua preda, tirò fuori un coltello di selce intagliata dai suoi rozzi vestiti, e cominciò a fare a pezzi il caprone selvatico, apprestandosi a metterlo sul fuoco e farne un delizioso arrosto...

 

oooooooooo

 

Nel primo pomeriggio, il gruppo era tornato sui suoi passi, ora accompagnato dal gigante delle colline che aveva accettato di aiutarli. Forte Rannick non era molto lontano dalla Vallata degli Alberi Infranti, e il gruppo riuscì a raggiungere senza eccessivi problemi un altopiano da dove avrebbero potuto godere di una vista migliore della fortificazione.

Forte Rannick era posizionato in un luogo facilmente difendibile, all'estremo nord di un'ampia vallata sul lato sud delle montagne - un paesaggio cupo e brullo che si addiceva bene al carattere spiccio dei suoi precedenti guardiani.

"Molto bene..." disse Eli, mentre spiegava sul terreno una mappa che Vale aveva procurato di Forte Rannick. La mezzelfa sgranò gli occhi con ammirazione nel vedere quanto precisa e dettagliata fosse la mappa - Vale aveva una memoria e un occhio per i dettagli che anche la giovane maga, notoriamente orgogliosa del proprio intelletto, considerava impressionanti. "Signori, sapreste darci qualche indicazione che possiamo utilizzare per cogliere di sorpresa quegli ogre o per spiarli senza rischiare di farci notare?"

"Certamente. Quei bruti non possono sapere dei tunnel segreti che sono stati scavati sotto Forte Rannick." rispose Jakardros. Il nuovo leader dei sopravvissuti delle Frecce Nere era chino sulla mappa, con il fedele puma Kibb al proprio fianco, e stava indicando varie posizioni al gruppo di avventurieri. "Questi tunnel sono stati scavati durante la costruzione del forte, ma sono molti anni ormai che non vengono utilizzati. Sono ideali come sistema per infiltrarci nel forte senza allertare gli ogre."

"Io però non credo di poterci passare." affermò Razmus scuotendo la testa. "Quei tunnel sono stati scavati per voi gente piccola."

Nualia provvide subito a rassicurare il loro gigantesco alleato. "Non ti preoccupare, Razmus. Il momento di entrare in azione sarà quando gli ogre saranno in allarme, e allora potrai scatenarti su di loro quanto voi." rispose. "Bene, visto che ci sono questi passaggi segreti, credo che dovremmo approfittarne. Tuttavia... vorrei aggiungere che gli ogre vedono bene al buio, quindi infltrarci di notte non ci darà necessariamente un vantaggio. Dobbiamo fare uso dei sistemi di occultamento che abbiamo."

"Non per vantarmi, ma io sono un mago della furtività." rispose Jolan.

Shalelu annuì. "Gli ogre non sono la mia preda più classica, ma non credo che sia più difficile nascondersi da loro che dai goblin." affermò l'elfa cacciatrice. "Con un piccolo drappello di individui furtivi, potremo entrare dai tunnel segreti, scoprire quanto più possibile degli ogre, e poi colpire al momento giusto."

"Perfetto! Quei grossi pezzi di merda non sapranno neanche cosa li ha colpiti." rispose Jakardros. "Quand'è così, io mi offro volontario per far parte del gruppo che andrà in avanscoperta."

Kaven alzò una mano e si fece avanti per fare una proposta. "Mi... permetterebbe invece di offrirmi volontario io, comandante Sovark?" chiese il giovane ranger. Quando Jakardros e Shalelu lo guardarono come per chiedergli il perchè, Kaven si schiarì la voce e spiegò. "Una missione di infiltrazione... potrebbe essere pericolosa, e visto che voi siete il nuovo comandante delle Frecce Nere... perdervi sarebbe un rischio che non possiamo correre. Se invece... ehm... io non dovessi farcela, potrete sempre rifarvi."

"Considerando che, per quanto ne sappiamo, siamo rimasti soltanto noi tre di tutte le Frecce Nere, anche perdere te sarebbe una sfortuna." spiegò Jakardros sfregandosi la barba. Dopo averci pensato su un po', il leader dei ranger sospirò e annuì. "Però... va bene, Kaven, mi fido del tuo giudizio. Ma usa estrema cautela. E... anche tu, Shalelu. Vedo che tu sei già un'avventuriera esperta, e non hai bisogno di qualcuno che ti guardi le spalle... ma in ogni caso..."  

"Certamente, comandante Sovark. Mi conoscete, ormai." rispose Kaven, e Shalelu disse di sì con la testa.

"Perfetto. Comunque, mi sembra il caso di avvertirvi... poco prima che gli ogre ci attaccassero, ho scoperto che i tunnel e i passaggi segreti erano diventati il territorio di una piccola colonia di lucertole folgoranti, quindi state attenti quando vi infiltrate nella fortezza da quell'ingresso." continuò Vale.

"Lucertole folgoranti, eh? In effetti potrebbero dare non poco fastidio..." affermò Reji. Quando Shalelu la guardò come per chiederle se ne sapeva qualcosa, la ragazzina Tian raccontò brevemente il problema. "Io e Yan ci siamo imbattuti in un paio di lucertole folgoranti, un po' di tempo fa... prima ancora che arrivassimo a Sandpoint. Non è stata un'esperienza gradevole. Da sole non sono tanto pericolose, ma se sono in gruppo, possono mettere assieme la loro carica e provocare delle scosse fatali."

"Ci staremo attenti." affermò Jola. "E poi, potrebbero essere anche un altro elemento che possiamo usare per combattere gli ogre, no?"

"Va bene. Se per voi va bene, io, Jolan e il signor Kaven andiammo in avanscoperta. Cerchiamo di scoprire quanto più possibile sugli ogre, e torniamo indietro a darvi tutte le informazioni possibili. Saremo di ritorno verso sera." rispose Shalelu, per poi rivolgere al patrigno e al suo puma addomesticato uno sguardo di intesa. "Non ti preoccupare per noi, papà... vedrai che saremo di ritorno, tutti quanti."

"Io... non credo di doverti dire altro, figliola." affermò Jakardros. Era evidente che si preoccupava di quello che sarebbe potuto accaderle in quella pericolosa spedizione, ma allo stesso tempo voleva avere fiducia in lei... e il fatto che assomigliasse così tanto a sua madre gli rendeva le cose più difficili da un lato, mentre dall'altro lo rassicurava. "Ti prego però di stare attenta."

Shalelu fece un sorriso e appoggiò una mano sulla spalla di Jakardros. "Stai tranquillo, papà. Non ci siamo ritrovati dopo tanto tempo soltanto per perderci di nuovo." affermò.

"Lo credo bene." rispose l'uomo, nascondendo la sua preoccupazione dietro un sorriso fiducioso. "Assomigli davvero tanto alla tua mamma... anche come spirito e come coraggio. Sono sicuro che andrà tutto bene."

Shalelu annuì e si preparò mentalmente ad affrontare la loro prima esplorazione...

 

oooooooooo

 

Jolan diede un'occhiata al tunnel che si apriva davanti a loro. Lui e Shalelu erano in grado di sfruttare la loro vista acutissima per trarre vantaggio anche dalla più piccola sorgente di luce a loro disposizione... e questo era senza dubbio un vantaggio, nell'ambiente in cui si muovevano. Kaven seguiva i due esploratori a breve distanza, usando una candela per farsi luce quel tanto che bastava per ridurre i rischi di essere scoperti dagli ogre.

"Fin qui tutto bene. Non vedo ostacoli." sussurrò la guida halfling, abituata a muoversi in ambienti difficili come quello. "Ora... vediamo un po'... dovremmo trovarci vicino alle caserme costruite più di recente. Vale ha detto che quel posto non veniva più utilizzato dagli uomini della guarnigione."

"In effetti è vero..." affermò Kaven ,sempre stando attento a parlare a bassa voce. "In effetti, quando diciamo che sono state costruite più di recente, vuol dire che sono state erette circa vent'anni fa. E allora non c'erano architetti decenti tra di noi... E' stato Vale a rendersi conto che quegli edifici avrebbero potuto prendere fuoco facilmente e trasformarsi in una trappola mortale."

"Bene. Quindi forse gli ogre non lo sanno." sussurrò Shalelu. "Ricordiamocene. Potrebbe essere un elemento importante."

Jolan si avvicinò con prudenza ad un gruppo di gradini che davano verso un cortile esterno. Sentì alcune risate dementi provenire dall'esterno e si nascose dietro un angolo, mentre Shalelu tratteneva il respiro e avvicinava una freccia al suo arco, giusto in caso ci fosse stato bisogno di difendersi. Un paio di massicce figure passarono vicino all'ingresso, emettendo una serie di grugniti animaleschi e lasciandosi dietro un rivoltante odore di carne marcita, ma per fortuna non si accorsero di nulla.

Jolan riuscì a gettare un'occhiata di sfuggita agli ogre che erano passati di lì in quel momento, e contorse il volto in una smorfia di disgusto. Pensava di aver fatto il callo alla deformità dei mezzi-ogre, ma vedere degli ogre purosangue era un'esperienza ancora più rivoltante: erano degli ammassi di muscoli deformi e sovrasviluppati, alti quasi il doppio di un essere umano, puzzolenti, luridi ed animaleschi, e ognuno di essi era un ammasso di malformazioni, in modo tale che non ce ne fossero due simili tra loro: volti appesantiti e malformi, mascelle sporgenti piene di denti aguzzi, pieghe di pelle in eccesso, foruncoli, nei, porri, occhi troppo grandi o troppo piccoli... ma in nessuno di quei volti si vedeva il benchè minimo barlume di intelligenza o di bontà.

Trattenendo il fiato, Jolan attese che quei bruti si allontanassero e si voltò verso Shalelu e Kaven. "Okay... adesso provo a dare un'occhiata." sussurrò. "Se in quella caserma ci sono davvero degli ogre, potrebbe diventare una trappola mortale per loro."

"Ti aspettiamo qui, Jolan." rispose Shalelu. "Ma non correre troppi rischi."

"Tranquilla. In ogni caso, quando torno mi sentirete dire una... parola d'ordine, diciamo così. La parola d'ordine sarà... Viva Sandpoint!" L'halfling strizzò un occhio e cercò tra le pozioni sulla sua bandoliera, tirando fuori una fialetta riempita di liquido azzurrino. Ne tolse il tappo e tracannò il liquido in un solo sorso, e un attimo dopo il suo corpo sbiadì e divenne quasi del tutto invisibile. Soltanto una leggera distorsione nell'aria indicava il punto in cui Jolan si trovava, e dopo che Shalelu gli ebbe fatto il segno dell'okay, lo sfuggente halfling uscì dal nascondiglio e si aggirò furtivamente nel cortile esterno di Forte Rannick, sperando di scoprire quanto più possibile prima che l'effetto della pozione di esaurisse.

Lo spettacolo che lo accolse fu ancora peggiore di quanto si fosse aspettato, e a peggiorarla ulteriormente pensò il terrificante puzzo di carne marcia, escrementi, cucina e rifiuti che aleggiava nel cortile. Diversi ogre ciondolavano nel cortile esterno o giacevano mezzi addormentati accanto alle mura, circondati da macabri resti umani e morbosi feticci. Jolan trattenne un conato di vomito quando vide uno di quei mostri che allungava pigramente una mano verso i miseri resti di un soldato umano letteralmente spezzato in due all'altezza della vita. Prese il cadavere per un polso e cominciò a muoverlo come se stesse agitando una marionetta, emettendo una serie di risatine dementi.

"Omuncoli morti beli!" gorgogliò il bestione, per poi ridacchiare di qualcosa che solo lui trovava divertente. Un altro ogre gli passò vicino e afferrò distrattamente l'altro braccio del cadavere, per poi morderlo e staccare un pezzo di carne che divorò come se fosse stato un pezzo di bistecca.

"Bona pappa!" gorgogliò l'ogre leccandosi le labbra in maniera disgustosa. L'altro ogre scattò su e gli mostrò i denti, ringhiando come un cane idrofobo.

"Tu roto mio giocatolo!" esclamò. "No più belo ora!"

"Me fame. Me mangiare." replicò l'altro.

"Me spacca te!"

Ringhiando, i due ogre si avventarono l'uno sull'altro e cominciarono a picchiarsi selvaggiamente, scatenando un polverone e attirando l'attenzione degli altri bestioni, che si riunirono attorno ai due litiganti e cominciarono ad esultare come dei bambini contenti. Con la differenza che stavano assistendo all'atroce spettacolo di due bruti che cercavano di massacrarsi a vicenda... Jolan ebbe il buon senso di andarsene, non volendo perdere altro tempo ad assistere, mentre i due ogre cominciavano a malmenarsi a sangue.

Cercando di ignorare i rumori della rissa e l'esultanza degli spettatori, Jolan si guardò attorno e cercò di notare quanti più particolari utili possibili. Vide che dalla caserma che aveva notato in precedenza stavano uscendo in tutta fretta diversi ogre per assistere alla rissa tra i loro simili, e per un attimo ebbe paura di essere stato scoperto... prima di ricordarsi che era ancora invisibile. Si diede dello stupido per essersi fatto prendere dalla paura, e si affrettò a dare un'occhiata all'edificio della caserma prima che l'effetto della pozione di Invisibilità si esaurisse.

Come aveva immaginato, l'edificio era in legno ed era facilmente infiammabile. Certo, a causa della pioggia recente, il legno si era inumidito, e ora non sarebbe stato più tanto semplice dargli fuoco dall'esterno. Ma forse, se qualcuno fosse riuscito ad intrufolarsi là dentro ed appiccare il fuoco dall'interno... magari quando là dentro ci fossero stati abbastanza ogre... 

Nel tentativo di sfruttare al meglio la copertura che l'invisibilità gli offriva, Jolan sgusciò a ridosso di un muro e cercò di contare gli ogre che stavano raggruppandosi attorno alla risssa tra i loro due simili. Uno dei due litiganti aveva preso l'altro per i capelli e gli stava sbattendo la faccia sul terreno, riducendogli il volto ad una maschera di sangue... ma Jolan ignorò lo spettacolo e si sforzò di contare gli ogre. Compresi i due contendenti erano quattordici, diversi dei quali erano usciti dalla caserma... e la guida halfling dubitava che fossero tutti.

Mentre si allontanava, cercando di riguadagnare il nascondiglio prima di tornare visibile, Jolan vide una doppia porta su un lato del cortile che si apriva di botto, e dall'interno del forte uscì con passo pesante un terrificante ogre obeso che non indossava nient'altro che un perizoma e un paio di bracciali d'acciaio, con un'orrida dentiera di metallo arrugginito, simile ad una tagliola, infilata in bocca al posto dei suoi denti. Teneva tra le mani una di quelle strane armi ad asta che Jolan aveva visto nella fattoria dei Graul, con un grosso uncino affilato posto in cima all'arma, e i suoi capelli erano una criniera nera ed unta che gli scendeva fino alla vita.

Immediatamente, gli altri ogre si zittirono e si misero sull'attenti con evidente apprensione... e l'ogre con le mascelle di ferro cominciò a strillare qualcosa in lingua Jotunn, sempre però parlando lentamente e con frequenti pause. Ciò nonostante, gli altri ogre sembravano spaventati... e anche i due litiganti si separarono immediatamente e si misero in attesa, cercando di mantenere un minimo di dignità malgrado avessero i volti tumefatti e coperti di sangue.

"Quello forse è il capo..." disse tra sè Jolan. "Certo mi sembra persino più tosto degli altri... ma per il momento, è il caso che me ne vada da qui!"

Mentre l'ogre con le mascelle di ferro continuava a gridare in faccia ai suoi sottoposti e minacciarli con il suo uncino, Jolan si intrufolò dietro la baracca di legno e riuscì a raggiungere Shalelu e Kaven, che erano rimasti ad attenderlo nel loro nascondiglio. Non essendo ancora tornato visibile, l'halfling attirò la loro attenzione sussurrando la parola d'ordine che aveva dato in precedenza. "Viva Sandpoint."

"Jolan, sei tu? Bentornato... stavo cominciando a temere che fosse successo qualcosa, con quei versi che sentivo..." rispose l'elfa cacciatrice. "Allora, hai scoperto qualcosa di utile?"

"Senza dubbio! Anche se ho visto delle cose che avrei preferito non vedere..." rispose Jolan a bassa voce. Anche se Shalelu e Kaven non potevano vedere il suo volto, il tono della sua voce rendeva evidente che quello che aveva visto là fuori non era stato per niente piacevole.

L'halfling ebbe un breve istante di vertigine e ritornò visibile, poi indicò il corridoio che si addentrava ancora di più nella fortezza. "Ma... vi riferirò tutto quando saremo al sicuro. Per adesso... continuiamo ad esplorare."

"Giusto. Abbiamo bisogno di ben più di un punto debole per progettare il nostro attacco." sussurrò Shalelu. Kaven deglutì, e l'elfa riuscì a vedere un lampo di nervosismo nei suoi occhi, ma il ranger delle Frecce Nere recuperò presto la padronanza di sè. "Va... tutto bene, signor Windstrike? Se non se la sente di continuare, potremmo finire qui per oggi, e riprendere l'esplorazione domani."

"No, no, va... tutto bene." sussurrò Kaven, mentre il terzetto si allontanava con in sottofondo le urla e le imprecazioni dell'ogre con la dentiera di ferro. "Si è trattato solo... di un po' di nervosismo, tutto qui. Continuiamo pure."

"Va bene..." rispose Shalelu. Mentre si allontanavano, l'elfa vide di sfuggita che Kaven si era infilato una mano in un risvolto della camicia e aveva armeggiato con qualcosa che teneva là dentro, un gesto rapido e casuale...  

 

oooooooooo

 

Diverse ore dopo, nella posizione che il gruppo di Eli aveva scelto per pianificare l'attacco...

Yan appoggiò con attenzione un altro ramoscello secco nel fuoco da campo che lui e i suoi compagni avevano preparato, stando bene attenti a piazzarsi in un luogo che fosse fuori vista rispetto a Forte Rannick. "Che cosa ne dite, ragazzi?" chiese il giovane spadaccino, mentre lui e Nualia si occupavano di tenere vivo il fuoco quel tanto che bastava per scaldarsi senza il rischio di farsi scoprire. "Non sarà successo quaalcosa a Jolan e agli altri? E' da un po' che dovevano tornare, e io comincio a preoccuparmi."

"In effetti sono piuttosto in ritardo..." affermò Jakardros, che era rimasto in silenzio per quasi tutto il tempo. Yan e i suoi compagni immaginavano che fosse perchè era preoccupato in particolare per la sua figlia adottiva. "Non vorrei mai che avessero avuto dei problemi... o che magari si siano imbattuti in qualche pattuglia di ogre."

Poco lontano, Reji espirò e congiunse le mani davanti a sè in una posa di meditazione. La ragazzina Tian aveva passato buona parte di quelle ultime due ore a fare pratica di pugni, calci e altre tecniche di arti marziali, mettendoci tutta la concentrazione che le era propria, mentre Misia era rimasta a meditare. Su che cosa esattamente, Yan non ne era del tutto sicuro, ma immaginava che anche per un oracolo come Misia fosse importante tenersi in allenamento...

Il loro nuovo alleato, il gigante delle colline Razmus, era in piedi vicino alle tende e guardava qua e là con attenzione, sfruttando la sua statura per scrutare meglio i dintorni. Fino a quel momento, Razmus si era dimostrato un alleato taciturno ma rispettoso, e Yan non aveva avuto nulla da lamentarsi riguardo a lui. C'era solo da sperare che si sarebbe dimostrato altrettanto affidabile al momento di affrontare gli ogre...

"Hm?" Improvvisamente, il possente gigante corrugò la fronte e si voltò verso la stradina contorta dalla quale il gruppo di esploraziione si era allontanato. "Vedo qualcuno che si avvicina. Forse sono loro."

"Davvero? Ah, lo spero proprio..." disse Eli, che era rimasta seduta accanto al fuoco a pensare a chissà cosa. La mezzelfa si alzò e si avvicinò a Razmus, mentre dalla stradina provenivano tre figure ormai familiari... una delle quali tenne alto il suo arco in segno di riconoscimento. Sentirono la voce di Kaven che emetteva un verso simile al cinguettio di un uccello, un segnale di riconoscimento per i membri delle Frecce Nere.

"Sì, sono loro!" esclamò Vale con evidente sollievo. "Finalmente! Eccovi di ritorno! Avete avuto problemi?"

"Non... non siete stati scoperti, spero..." chiese Nualia mentre andava ad accogliere Jolan, Shalelu e Kaven assieme al resto del gruppo.

"Salve, ragazzi! Siamo contenti di rivedervi..." rispose Jolan con un sospiro di sollievo. "Scusate per il ritardo. Dovevamo stare attenti a non farci scoprire, e abbiamo dovuto attendere il momento giusto per dare un'occhiata in giro e tornare indietro senza correre troppi rischi."

"Intanto siete tornati sani e salvi, e questo è già un buon risultato." rispose Eli con un sorriso sollevato. "Allora, dite pure... avete scoperto delle cose interessanti su quei bestioni? Cose che possiamo sfruttare a nostro vantaggio?"

"Un bel po' di cose, in realtà!" affermò l'halfling, sentendosi sempre più convinto che ora l'attacco a Forte Rannick avesse delle concrete possibiltà di riuscita. "Abbiamo dato un'occhiata in giro, e anche se non possiamo dire di sapere tutto su come si sono organizzati quei bruti, posso dire con una certa sicurezza che abbiamo scovato un po' di punti deboli."

"Heh. Immaginavo... quei dannati ogre non possono sapere granchè della nostra base." rispose Jakardros.

"Prima di tutto, posso dire con certezza che gli ogre non hanno le nostre armi. Dobbiamo cercare di mantenere la distanza da loro il più possibile. Se riusciamo ad ucciderli a colpi di frecce, quadrelli e pietre... o meglio ancora con la magia... prima che si arrivi al corpo a corpo, meglio per tutti." affermò Shalelu.

"Allora cercherò di essere pronta con quanti più incantesimi d'attacco possibili." affermò Nualia.

"C'è altro, ovviamente..." continuò Kaven dopo essersi schiarito la voce. "Abbiamo... abbiamo scoperto che molti ogre si sono stabiliti nelle caserme in legno. Se... se appiccassimo il fuoco a quell'edificio, ne potremo eliminare parecchi in un colpo solo, senza neanche dover combattere."

"Ma non sarà facile dare fuoco a quella catapecchia, se non dall'interno." continuò Jolan. "Bisognerebbe intrufolarsi là e gettargli qualche flacone di fuoco dell'alchimista."

 "A questo penserò io." rispose Eli. "Mi basterà memorizzare gli incantesimi giusti... e potrò entrare là dentro senza difficoltà. Certo, forse uscire non sarà altrettanto semplice, ma... insomma, qualche rischio bisognerà pure correrlo, no?"

"Sei... sei sicura di potercela fare da sola?" chiese Misia con evidente preoccupazione.

Eli si sfregò il mento, come se ci stesse pensando su. "Da sola... non ne sono proprio sicura. E' per questo che vorrei chiedere il tuo aiuto." rispose la mezzelfa. Sorrise e strizzò un occhio alla sua migliore amica in segno di intesa. "Conosci qualche incantesimo che permetta di resistere al calore?"

"Ooooh, mi piace il tuo modo di pensare!" esclamò Misia. "Quand'è così... certo che ne conosco! Non lo so ancora usare al massimo della sua capacità, ma sarà più che sufficiente a proteggerti dal calore per il tempo necessario. Attenta però al fumo, Resistenza Al Fuoco non è in grado di proteggerti dall'asfissia."

"Se va tutto bene, resterò là dentro per un tempo troppo breve per dovermi preoccupare di quello." rispose Eli con sicurezza. "Okay, allora questa dovrà essere una delle nostre prime mosse, e con questa dobbiamo eliminare quanti più ogre possibile... e poi, cercare di farne uscire quanti più possibile dai confini di Forte Rannick!"

"E qui entro in gioco io, giusto?" affermò Razmus, picchiettando per terra con il suo maglio. "Bene, allora non appena la caserma ha preso fuoco, io lancio un attacco frontale e ne attiro a me quanti più possibile."

"Ti darò una mano anch'io, Razmus. So che sei forte, ma da solo potresti essere sopraffatto dal numero." rispose Yan. "Quello che mi chiedo è se gli ogre saranno così stupidi da farsi ingannare da un diversivo così ovvio."

"Non sottovalutare la stupidità degli ogre, Yan. Ci cascheranno. E' estremamente probabile." affermò Reji.

"Comunque, vengo anch'io con voi due a darvi una mano." rispose Jakardros con un cenno della testa. Il suo puma addomesticato, Kipp, lanciò un ruggito di intesa.

"E anch'io. Ho un conto in sospeso con quegli ammassi di carne, e non mi farò certo sfuggire questa occasione!" continuò Vale. Fece scorrere una pietra dentata sulla lama di una delle sue asce, e sfoderò un piccolo sorriso eccitato all'idea di una battaglia degna di questo nome.

"Okay, allora faremo così..." disse Eli, indicando la mappa, e in particolare i passaggi segreti che Vale aveva evidenziato. "Il primo gruppo di attaccanti consisterà di Yan, Nualia, il signor Jakardros, il signor Vale e Razmus, che sferreranno un attacco frontale. Dovrete eliminare tutti gli ogre che escono.  Quando quei bestioni cominciano ad uscire... Io, Misia e Shalelu saremo in posizione. Raggiungeremo le caserme, e li mi occuperò di dare fuoco all'edificio e tagliare la corda. Misia si occuperà degli incantesimi difensivi, e poi di scatenare la furia del sole su quei dannati ogre, e Shalelu ci coprirà con il suo arco e abbatterà tutti gli ogre che dovessero sfuggire alle fiamme. Nel frattempo... Reji, Jolan, Kaven... voi due passerete dall'altra parte ed eliminerete quanti più possibile degli ogre che si trovano dalla parte opposta del cortile. Se riusciamo a coordinare come si deve il nostro attacco... gli ogre cadranno in preda alla confusione, e finiremo per dover affrontare soltanto dei gruppetti disorganizzati invece che un'orda compatta."

"Mi sembra... una buona tattica. Ma richiederà coordinazione e gioco di squadra per riuscire." affermò Jakardros. "Comunque, siamo d'accordo. Il mio gruppo sferrerà il primo attacco. Se gli ogre sono così stupidi come dicono, diversi di loro usciranno per cercare di farci fuori... e quello sarà il segnale per dare inizio alla festa."

"Visto che abbiamo deciso di fare così, non ho obiezioni da fare." affermò Nualia. "Chiedo solo a Yan e al resto del nostro gruppo di non allontanarsi troppo da me, visto che mi occuperò di lanciare incantesimi curativi e di supporto. Per il resto... va bene, sono d'accordo con il piano. Credo che... così abbiamo delle discrete possibilità di farcela."

"Mi sembra un buon piano." affermò laconico Razmus. "Per me va bene. Sarà divertente buttare giù come birilli quei puzzolenti ogre!"

"Ottimo, ragazzi... allora, adesso mangiamo qualcosa, e poi andiamo a riposare. Domani ci aspetta una giornata intensa... e dobbiamo essere al massimo della forma." rispose Yan. "Razmus, se vuoi mangiare qualcosa assieme a noi, sei il benvenuto."

Il gigante delle colline sbattè stupito i suoi occhi porcini. Era la prima volta che qualcuno gli chiedeva spontaneamente di passare del tempo con loro, e si trattava di umani, per giunta. Il suo primo istinto sarebbe stato di rifiutare educatamente e mangiare qualcosa delle sue provviste standosene in disparte, come era abituato a fare... ma per qualche motivo, l'idea di passare una serata in compagnia tanto per cambiare gli piacque, e il gigante alzò le spalle e fece un cenno di assenso.

"Va bene. Non farebbe parte del mio ingaggio, ma se a voi non dà disturbo..." affermò tranquillamente.

Reji rise giovialmente e diede una pacca sull'anca del possente mercenario. "Hahahaa! Nessun problema! Siamo una squadra, dopotutto!" affermò. Nualia sorrise e mise un altro po' di rametti sul falò in modo da ravvivare il fuoco, prima che il gruppo si disponesse tutt'attorno per la cena...

Anche se l'indomani dava l'impressione di essere una giornata intensa, e pur sapendo che stavano per gettarsi in un'impresa ardua, il gruppo sentiva una disposizione vincente. Se non altro, erano convinti che il loro piano avrebbe dato loro delle buone possibilità di uscirne vincitori...

 

oooooooooo

 

In una stanza privata nei meandri di Forte Rannick...

Lucrecia, la crudele lamia matriarca al comando delle operazioni riguardanti Turtleback Ferry, sentì una lieve e familiare pressione nella sua mente - una sensazione che non provava da un po' di tempo, in effetti. Con un sorrisetto esasperato, chiuse gli occhi e si appoggiò con la schiena al muro, cercando di ascoltare il messaggio telepatico che le stava arrivando.

"Avventurieri in arrivo domani, amore mio. Attacco frontale, poi doppio attacco da gallerie segrete. Tenetevi pronti. Gigante con loro. State attenti, sono forti."

Lucrecia annuì e sorrise malignamente tra sè. Purtroppo, i limiti imposti dall'incantesimo non permettevano alla sua pedina di essere troppo specifico, ma almeno adesso lei non si sarebbe fatta cogliere di sorpresa. Per quanto riguardava quegli stupidi ogre... beh, non era il caso di far capire a quegli stupidi avventurieri che lei aveva mangiato la foglia.

"Ottimo lavoro, mia cara marionetta." sussurrò tra sè, sollevando le labbra in un sorrisetto maligno. "Lasciamo che quegli stolti si illudano di averci colti impreparati. Ci costerà un po' di ogre, ma tanto, più che forza bruta non sono. Anzi... credo che il potente Barl sarà contento di avere un po' più di... materiale con cui lavorare!"

Lucrecia pensò per un attimo ai pro e ai contro... e decise che a questo punto, tanto valeva non avvertire Jagraath e gli altri Kreeg. Avrebbe preso i dovuti provvedimenti per sè stessa, questo era ovvio... ma non sarebbe stato un problema se quegli avventurieri avessero dato una sfoltita al numero degli ogre. Sarebbe stato un modo per tenere Jaagrath e la sua disgustosa "famiglia" sotto controllo, avrebbe fornito al suo signore un bel po' di anime (anime grezze e di seconda scelta, ma pur sempre anime) e comunque, visto l'esercito che il potente Mokmurian stava raggruppando, non sarebbe stata una gran perdita. Sì, decise infine, a quel punto, la maggior parte degli ogre sarebbero stati più utili da morti che da vivi. E poi, se Tevexia e le sue sorelle avessero fatto il loro lavoro come si deve, non sarebbero serviti tutti quegli ogre per spazzare via Turtleback Ferry. Ormai, il suo lavoro era praticamente terminato, e i semi erano stati gettati. Il potente Mokmurian e la somma Ceoptra l'avrebbero senza dubbio premiata a dovere.

Tuttavia, decise che sarebbe stato meglio avvertire Barl. Si avvicinò ad una scrivania tarlata e ne estrasse una pergamena ingiallita, sulla quale era scritta la formula di un incantesimo in antico Thassiloniano, e lesse le parole lentamente, scandando ogni sillaba...

 

oooooooooo

 

Pochi istanti dopo, in un covo scavato nella roccia sulla sommità del Monte Uncino...

Seduto su un enorme trono scolpito nel granito, il gigante delle pietre Barl Spaccaossa corrugò la fronte quando ricevette un richiamo mentale che ormai gli era familiare. Quella donnaccia di Lucrecia doveva avere delle notizie importanti... quindi, con un po' di riluttanza, Barl rispose al richiamo e ascoltò il messaggio che la sua collaboratrice voleva consegnargli, nel frattempo mettendosi un po' più comodo sul suo trono.

Barl Spaccaossa era un gigante delle pietre decisamente impressionante, anche se paragonato ad altri suoi simili. Con i suoi quattro metri e mezzo di altezza, la pelle grigia simile a roccia e il suo fisico corpulento con il ventre prominente, il leader dei giganti delle pietre del Monte Uncino era subito riconoscibile come un individuo formidabile, grazie anche all'enorme maglio di pietra inciso di simboli magici appoggiato alla destra del suo trono. Per quanto riguarda l'abbigliamento, era ridotto a poco più che l'essenziale - una fascia attorno ai lombi con un drappo che scendeva fino a poco oltre le ginocchia, una colonna decorata con ossa intagliata e un paio di bracciali alle caviglie. Come la stragrande maggioranza dei suoi simili, il suo corpo era completamente glabro, ma la sua testa era un po' più tozza e squadrata rispetto ad altri giganti delle pietre - cosa che era facile da constatare se lo si paragonava alle sue due guardie del corpo, che attendevano a pochi passi da lui. L'unica decorazione presente sul suo corpo era un tatuaggio nero, simile ad una stella a sette punte, sul trapezio destro...

Dopo essere rimasto in ascolto del messaggio telepatico per qualche istante, Barl ghignò sinistramente... e una volta che la comunicazone si fu interrotta, annuì e si alzò di scatto dal trono, torreggiando sui due giganti delle pietre vicini a lui.

"Miei servitori, Lucrecia ci porta notizie interessanti. Tra non molto, non avremo più bisogno di quegli stupidi Kreeg." tuonò, facendo sobbalzare i due giganti più piccoli. "Lucrecia mi comunica che entro breve, degli avventurieri attaccheranno Forte Rannick. E quando avranno finito, ci saranno un bel po' di ogre morti di cui potrò disporre a mio piacimento."

"Ne... ne siete sicuro, potente Barl?" chiese uno dei due giganti, chiaramente innervosito. "Possiamo... possiamo permetterci di sacrificare i Kreeg?"

"Se lo dice Lucrecia, vuol dire che lei ha già fatto i suoi calcoli." tagliò corto Barl, squadrando severamente le sue guardie del corpo. "E poi, una volta che avrò trasformato in zombie gli ogre morti, saranno senz'altro più facili da controllare, e non correremo più il rischio che Jaagrath si faccia venire strane idee."

Le due guardie del corpo restarono in silenzio per un po', come scioccate dalle parole di Barl... e quella che finora non aveva ancora parlato alzò una mano per chiedere la parola. "Ma... perdonate il mio ardire, grande Barl... ma penso che dovremmo eseguire gli ordini del potente Mokmurian. Lo sapete che... beh, lui è piuttosto intransigente con i tempi, e credo che ci siamo attardati un po' troppo da queste parti."

La risposta di Barl fu quanto mai eloquente. Con uno scatto improvviso, tese un braccio e afferrò per la gola la guardia del corpo che aveva appena parlato, strappandogli un gemito strozzato.

"No, Ezurt, io non perdono il tuo ardire." sentenziò. Con un singolo movimento del polso, piegò il collo della sua guardia del corpo ad un angolo innaturale, e le vertebre si spezzarono con un agghiacciante scricchiolio. Il malcapitato gigante delle pietre venne scosso da un brivido violento e poi si afflosciò a terra come una marionetta a cui erano stati tagliati i fili, sotto lo sguardo inorridito del suo compagno, a cui Barl rivolse uno sguardo feroce. "Molto bene, Agrurn... hai qualcosa da dire anche tu?"

La guardia del corpo sopravvissuta abbassò lo sguardo e scosse la testa, non osando nemmeno incrociare lo sguardo del suo capo.

"Lo immaginavo." concluse Barl annuendo. "Bene, dunque... restiamo qui, e vediamo cosa sa fare Lucrecia. Quando sarà il momento, sono sicuro che il potente Mokmurian apprezzerà i risultati che ho raggiunto."     

 

oooooooooo

 

CONTINUA...

 

 

 

 

  
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