Anime & Manga > Yuukoku no Moriarty/Moriarty the Patriot
Segui la storia  |       
Autore: Lacus Clyne    17/02/2024    1 recensioni
Tre anni dopo gli eventi del 1879, Albert James Moriarty non ha ancora ritrovato il senso della normalità. Per colui che ha dato origine alla leggenda del Lord del Crimine, ci sono ancora tasselli da risistemare. E, nella ricerca di quell'ordine, Londra si dimostra ancora una volta difficile, contorta, piena di ombre e disuguaglianze sociali. Per Clara, vittima dei danni collaterali delle azioni dei Moriarty, la ricerca della normalità coincide con quella della giustizia. Durante una notte di fiamme divampanti, le loro strade si incontrano.
"Se la giustizia non esisteva... allora toccava a lei farsene di persona".
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albert James Moriarty, Nuovo personaggio
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

I will honor Christmas in my heart, and try to keep it all the year. I will live in the Past, the Present, and the Future. The Spirits of all Three shall strive within me. I will not shut out the lessons that they teach.

Charles Dickens

 

Londra, 1892

 

Un tempo, Sebastian Moran aveva profondamente detestato l’atteggiamento che Albert James Moriarty e Louis James Moriarty avevano nei suoi confronti: puntualmente, ogni stoccata ai suoi vizi, ai suoi modi di fare e soprattutto, alle sue mancanze, finiva col provocargli una sorta di allergia ogni qualvolta uno di loro due o peggio ancora entrambi – fosse fulminato in quei momenti – fossero presenti nello stesso momento. Ciò che non avrebbe mai potuto immaginare e che, invece, aveva finito col diventare il suo più grande incubo e al tempo stesso, qualcosa di cui non poteva fare a meno pur protestando ogni volta, era che la maledizione potesse persino moltiplicarsi. 

In quel momento, due ragazzini lo fissavano con aria assolutamente seria, tendendogli, sui palmi delle piccole mani, uno un puntale a forma di stella e l’altra un puntale a forma di angelo. Negli occhi marroni del primo, nove anni e mezzo e una sfumatura cremisi a ricordargli, se ce ne fosse mai stato bisogno dato il biondo inconfondibile nei capelli lisci e ben ordinati, di chi fosse figlio, leggeva una certa impazienza. Negli occhi verde smeraldo della seconda, otto anni, capelli legati in una bassa e folta coda di onde biondo scuro fermata da un fiocco scarlatto, e una cordiale espressione che lasciava presagire ben altro, a ricordargli di chi fosse figlia, leggeva soltanto guai. 

“Metteteceli entrambi, dato che ogni anno è la stessa storia.” rispose pigramente.

I due ragazzini si guardarono tra loro. “Come al solito… il Colonnello non capisce niente.” commentò la bambina.

“Ohi, mocciosa.”

La ragazzina inarcò un sopracciglio, mentre il bambino, accanto a lei, le dette una pacca sulla spalla. “Non dire così… in fondo non è colpa sua se non ha nessun senso del gusto…” 

Moran si accigliò. “Ohi, voi due! Ho un’altra idea…” aggiunse, agitando le dita con fare minaccioso. “Potrei sempre appendere voi sull’abete!”  

I due bambini si misero a ridere, mettendosi a correre, poi rincorsi, nel salottino di una piccola casa a Camden.

La dignità che uno come lui, soldato prima, poi membro del MI6 nonché ex braccio destro di William James Moriarty, attuale consulente tattico dei servizi segreti britannici, di stanza a New York, andò ufficialmente a farsi benedire circa mezz’ora dopo quando, al rientro della famiglia, fu trovato alle prese con due ragazzini che lo agghindavano a festa. 

“Bambini!” esclamarono insieme due voci femminili. Moran alzò lo sguardo disperato, nel vedere, sulla porta, Moneypenny e Clara che, ormai abituate a quello spettacolo, si misero a ridere. 

“Mamma!!” fu la risposta di entrambi i piccoli alle rispettive madri. “Guarda, mamma!! Al Colonnello dona il verde!” dichiarò soddisfatta la bambina, mostrandole con orgoglio il fiocco che gli aveva avvolto al collo. Clara, non volendo infierire, si limitò ad annuire. “Magari la prossima volta chiedi prima il permesso…” 

Moran la guardò come se servisse a qualcosa. 

“E se ci aggiungessimo un bastone da passeggio? Come un gentiluomo! Mamma, posso prendere quello di zio Albert?” chiese invece il bambino e Moneypenny scosse la testa, nel notare che l’anima di Moran aveva lasciato il corpo al sol pensiero. “Piuttosto, non vorrete farvi vedere così, vero?” domandò a entrambi, sorridendo con dolcezza. I due cugini si osservarono tra loro. Potevano non condividere lo stesso sangue, ma il loro modo di fare era esattamente quello di chi era cresciuto insieme. 

Dopo aver dato un bacio, ciascuno su una guancia, a un redivivo Moran, ringraziandolo per averli aiutati, si rassettarono gli abiti e raggiunsero le mamme. A vederli, erano un quadretto: due angioletti per chi li vedeva, l’incarnazione del demonio al quadrato per Moran. Si rialzò anche lui, affrettandosi a togliere i fiocchi che aveva addosso prima che potessero diventare il pretesto ideale per punzecchiarlo durante la cena di Natale, quando Albert e Louis si affacciarono. Se uno era l’immagine di un ammaliante Lucifero incarnato, l’altro aveva un’espressione seccata. Dieci anni in più, ma certe cose non cambiavano.

“Un affronto del genere a due anime pure… è troppo anche per te, Colonnello…” disse, chinandosi a prendere in braccio sua figlia, con aria innocente e trasognata. “Come sta la piccola Lady del papà?” chiese sorridendo, e la bambina lo abbracciò forte.

Moran sentì un prurito familiare. “Albert, bast---” 

Un serafico sguardo che prometteva male lo fece desistere dal rispondere. Anni prima, i titoli a cui aveva rinunciato gli erano stati restituiti per il valore che aveva dimostrato nel corso di operazioni militari che fornivano, per la maggior parte, copertura alle azioni del MI6. Albert, pur contrario, era stato convinto ad accettare da Mycroft che gli aveva ricordato di non sfidare nuovamente la benevolenza della loro sovrana e dagli stessi fratelli, per avere, oltretutto, la possibilità di controllare la nobiltà. Sulle prime oltretutto, l’aver sposato una popolana era stato visto con sospetto ma, sorprendentemente, entrambi avevano avuto l’appoggio dello stesso Primo Ministro dell’epoca, Lord Hargreaves. Per di più, la stessa Clara, dopo la morte della nonna, appartenente all’alta borghesia rurale, aveva comunque ricevuto un’eredità, dieci anni prima.

Avvicinandosi al marito e alla figlia, si strinse ad entrambi, felice. Ogni volta che Florence Juliet Moriarty, nella sua stanza piena di libri e pupazzi della residenza di Darlington, chiedeva ai suoi genitori di raccontare la storia dei biscotti della nonna, i due si guardavano e sorridevano, al pensiero di alcuni biscotti natalizi che, tanto tempo prima, erano finiti sulla tavola della vedova Enfield e che, ricordandole la figlia perduta, l’avevano convinta a cambiare e a riconciliarsi con la nipote. La piccola Florence allora, non riusciva a non associarla al vecchio Scrooge e Albert e Clara, facendo spallucce, non potevano che convenire, seppure con tutte le distinzioni del caso. 

Louis sospirò, nel notare il modo in cui i due bambini avevano ridotto il salottino. “Tu guarda se si può permettere tutto questo…” borbottò, accarezzando la testa bionda del figlio. Poteva pur essere l’eccellente direttore del MI6 da più di dieci anni, ma quando rimetteva piede a casa, non si faceva alcun problema a sbracciarsi e a lustrare ogni angolo. 

“Ohi, Louis!! Non è colpa mia se Lucas…”

Nel sentirsi chiamare, Lucas James Moriarty si voltò a guardarlo e Moran desiderò di sprofondare. L’espressione sul suo volto era la stessa con cui sua madre soleva guardare il Colonnello. Alla fine, dieci anni erano serviti anche a lui per andare avanti e Moneypenny, che si era chinata a sistemare il cravattino rosso del figlio, ora era per lui soltanto il ricordo affettuoso di qualcosa che avrebbe potuto essere e che mai era stato. Lucas però, era un’altra faccenda, dal momento che aveva il potere di ammutolirlo con uno sguardo che sapeva incutere silenzioso giudizio.

“Niente… aveva soltanto il cravattino storto. Comunque, la prossima volta che vi viene in mente di farmi fare da baby sitter, chiamate Fred o Herder. Sono più che certo che si divertir---” 

“Più di quanto possano divertirsi con qualcuno che li adora?” si sentì chiedere. Moran alzò lo sguardo nel riconoscere la voce di William, nello stesso istante in cui i bambini si tesero, incuriositi. E quando William fece il suo ingresso, per tutti e tre fu meraviglia. Dato il suo lavoro, il secondo dei Moriarty trascorreva la maggior parte dell’anno in America, ma il Natale era una consuetudine sacra e irrinunciabile. 

“Zio Will!!” esclamarono entusiasti Florence e Lucas. Non appena Albert mise giù la bambina, entrambi si fiondarono ad abbracciarlo, inondandolo con tutto il loro caotico affetto. E se per Moran il ricordo di quel bambino che un tempo l’aveva salvato dalla sua miseria, ora alle prese con dei bambini nati in un mondo che tutti loro si impegnavano a proteggere fu fonte di serenità, per William, fu la felicità del tornare a casa

“Vediamo un po’…” disse William, inginocchiandosi davanti ai nipoti e studiandoli. Da tempo ormai non portava più la benda. Se la cicatrice che circondava il suo occhio sinistro si era schiarita, la vista non era mai tornata. Eppure, ormai non aveva più paura di mostrarla. Come Louis, che lo osservava con il cuore pieno di gioia, mentre Moneypenny, stretta al suo braccio, sorrideva commossa. “Lucas, sei cresciuto di tre centimetri e mezzo dallo scorso anno, eh? Anzi… direi che raggiungerai i quattro entro la primavera.” disse, indicandogli i polsi appena in vista.

Lucas si guardò i polsini della camicina bianca, poi sorrise imbarazzato e le sue guance si tinsero di rosso. William gli accarezzò gentilmente i capelli, rivedendo in quel suo atteggiamento quello del fratello minore. La distanza era ciò che più pativa, ma il suo ruolo era importante e quel sacrificio necessario. 

Glielo ricordava spesso Sherlock, in quel periodo in missione in Baviera, nella cifrata corrispondenza e quando le circostanze li portavano a ritrovarsi per lavorare fianco a fianco. L’ultimo incontro tra loro li aveva visti circa sei mesi prima, seduti su una panchina con vista sulla baia del fiume Hudson, a commentare la Statua della Libertà. Era stato proprio lui, allora, a confidargli di aver finalmente compreso il valore della libertà: se in Inghilterra dovevano vivere di sotterfugi, in America l’agenzia Pinkerton aveva reclutato Irene come agente, permettendole, di fatto, di tornare a vivere come se stessa e di mettere al mondo un bambino. Sherlock non dubitava del fatto che dietro quella proposta ci fosse proprio William, ma lui si era limitato a un pacifico sorriso, auspicando che il figlio di Sherlock Holmes sapesse sorprenderlo tanto quanto il padre era in grado di fare. A quel pensiero, Sherlock non aveva potuto nascondere tutta la sua speranza e tutto il suo orgoglio.

“Zio Will?” 

William batté le palpebre e il suo sguardo si posò su Florence, che lo stava guardando preoccupata. Sollevandosi appena, la bambina raccolse la lacrima che si era formata nel suo occhio vedente. “Sei triste, zio?”

Scosse la testa, abbracciando entrambi i nipoti. “No, piccola. Sono felice. E… a quanto pare ancora emotivo.” disse, sorridendo nell’alzare lo sguardo verso i presenti e ricevendo, in cambio, sguardi commossi e complici. 

“Bentornato a casa, William.” disse ufficialmente Clara, sorridendo.

Lui annuì, per poi accarezzare le teste dei bambini e ricomporsi. “Che ne dite di una passeggiata ai grandi magazzini? Santa Claus mi ha ufficialmente autorizzato a fargli da secondo, ma ho bisogno di un paio di elfi che mi aiutino.”

Florence e Lucas si guardarono tra loro, guardarono i rispettivi genitori, per poi esultare entusiasti non appena ebbero il permesso e corsero a indossare i loro cappottini. 

“Sei sicuro di non voler riposare, Will?” chiese Albert.

“Hai fatto un lungo viaggio e devi riprendere le forze…” aggiunse Louis.

William, sistemando il bavero della giacca, sorrise. “Sto bene. E poi… Moran verrà con noi, vero?”

I Moriarty al completo si voltarono verso il Colonnello, che si sentì mancare la terra sotto ai piedi. “Una missione lampo dall’altra parte del mondo no, eh?” chiese a Louis, che inarcò un sopracciglio. “E rischiare di perdere il nostro 006? Che ne dici, Albert, fratello mio?”

Albert guardò Louis, poi si voltò verso Moran e, prima ancora che potesse dire qualcosa, l’ultimo si fiondò ad afferrare il soprabito. “Mocciosi, William, muovetevi o non troveremo più niente!” esclamò. 

Quando i quattro presero congedo, Clara rivolse uno sguardo a Moneypenny. “Mr. Moran non smette mai di sorprendere…”

“In realtà è felice… William e i bambini sono tutto ciò che per lui è importante.”

Clara fu d’accordo, poi si rivolse ad Albert. “Che ne dici di andare? Abbiamo ancora qualche impegno prima di Natale…”

Albert annuì. Se era vero che aveva riottenuto i titoli, era altrettanto vero che non aveva più possedimenti. La questione non era mai stata un problema, dato che né Albert né Clara avevano interesse a vivere nel lusso e avevano tranquillamente vissuto nella casa di Clara a St. Katharine’s & Wapping per i primi tempi. Nel tempo, tuttavia, la salute di Clara, che in quella zona particolarmente umida tendeva a peggiorare, era stata motivo di preoccupazione per Albert, soprattutto con la nascita di Florence, la loro unica figlia. Pertanto, si erano trasferiti a St. James, dove risiedevano ormai da qualche anno. In particolare, quell’anno avrebbero dovuto ospitare un tea party sui generis: se un tempo un evento simile era stato per Albert fonte di crisi esistenziale e catastrofe per la famiglia Moriarty e sperava di non avervi più a che fare per il resto della sua vita, quello che li attendeva era ben diverso. Ad essere invitati, infatti, sarebbero stati principalmente i piccoli ospiti di un orfanotrofio ben caro ai tre Moriarty, Margaret, Ben e i loro cinque figli e un invito era giunto a Mayfair, felicemente accolto dai tre Hargreaves.

Salutando Louis e Moneypenny con la promessa di rivedersi l’indomani, Albert e Clara lasciarono l’abitazione per poi notare, in lontananza, William e Moran che conversavano con i bambini, mentre passeggiavano tra la gente indaffarata a ultimare le ultime compere natalizie. Clara, prendendo sottobraccio il marito, si appoggiò a lui. “Non credo che ci siano parole per dire quanto sia grata al Cielo per tutto questo, sai?” gli disse. Albert sorrise, mentre si incamminavano insieme. La comprendeva bene, provando lo stesso sentimento. 

Si erano incontrati per caso, un giorno di tanti anni prima, senza sapere chi fossero, nella bottega di un vinaio che ormai non c’era più, ma che era stato più lungimirante di Albert nel riconoscere, in una semplice scintilla, qualcosa che un giorno sarebbe diventato un fuoco ardente e imperituro. Ma c’era anche altro: un tempo, Clara aveva giurato vendetta contro un fantasma. Quel fantasma torturava i suoi sogni persino dalla Torre di Londra, figlio di un’epoca in cui le fondamenta dell’Impero erano state scosse inesorabilmente dalla figura e dalle conseguenze delle azioni del Lord del Crimine. Un giorno, quello spettro aveva preso forma, inaspettatamente nel solo uomo che avesse mai amato e che, da molto più tempo di quanto essi stessi avessero mai immaginato, era parte della sua vita, e tutto era cambiato. Quando Clara ripensava a quei tempi, rigirando istintivamente il pendente con la rosa scarlatta appartenente a sua madre, Albert l’abbracciava forte e le ricordava che passato, presente e futuro erano lì, nella bambina dai riccioli d’oro che li guardava da una culla, tendendo loro le manine paffute. In quel momento, da lontano, quella stessa bambina li chiamava a gran voce da lontano, mano nella mano con William, che fece segno agitando il braccio. 

Il Conte e la Contessa Moriarty si guardarono tra loro, sorridendo con complicità: dopotutto, non sarebbe certo andato a fuoco il mondo se avessero dedicato qualche ora alla semplice e felice normalità. 


-FINE-



***************************************

Eccoci qui alla fine di questa storia... sono già triste! Non mi perderò in commenti, ma soltanto, ci tengo a ringraziarti di cuore, carissima Flying Lotus, per avermi accompagnata in questo viaggio. ❤️ In attesa della seconda parte del manga, che spero sia all'altezza e che riservi qualche bella sorpresa (vana, lo so già, ma mai dire mai)... spero di riuscire a scrivere ancora di YuuMori! ❤️
E, nel frattempo, che la storia di Clara e del nostro piromane alcolista preferito sia piaciuta a tutti voi che avete letto così come a me ha appassionato scrivere! ❤️

Un abbraccio a tutti! 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Yuukoku no Moriarty/Moriarty the Patriot / Vai alla pagina dell'autore: Lacus Clyne