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Autore: musa07    19/02/2024    7 recensioni
[KageHina][Time!Skip]
"Era mezzanotte e per lui l’ora era indubbiamente tarda, ma Tobio (incredibilmente) resisteva.
Sicuramente complice di ciò era l’alcol.
Un bel po' di alcol.
Da bravo e coscienzioso atleta si era sempre tenuto diligente alla larga da tutto ciò che poteva nuocere al fisico e alle sue conseguenti prestazioni, quindi si era ritrovato a prendersi una storta paurosa per la prima volta in vita sua all’età di ventidue anni.
Intendiamoci, non che avesse bevuto chissà quanto o cosa, ma semplicemente le papille gustative di Tobio avevano iniziato a ballare la Macarena con standing ovation incorporata nel momento in cui si era posato su di loro per la prima volta la dolce ebbrezza di un Moscow Mule[…]”
Questa storia partecipa alla challenge “Prime Volte” indetta da Dylanation sul gruppo FB “Komorebi Community - Fanfiction Italia”
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Shouyou Hinata, Tobio Kageyama
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia partecipa alla challenge “Prime Volte” indetta da Dylanation sul gruppo FB “Komorebi Community - Fanfiction Italia”
Prompt: Mezzanotte



 
In vino veritas



Era mezzanotte e per lui l’ora era indubbiamente tarda, ma Tobio (incredibilmente) resisteva.
Sicuramente complice di ciò era l’alcol.
Un bel po' di alcol.
 
Da bravo e coscienzioso atleta si era sempre tenuto diligentemente alla larga da tutto ciò che poteva nuocere al fisico e alle sue conseguenti prestazioni, quindi si era ritrovato a prendersi una storta paurosa per la prima volta in vita sua all’età di ventidue anni.
Intendiamoci, non che avesse bevuto chissà quanto o chissà cosa, ma semplicemente le papille gustative di Tobio avevano iniziato a ballare la Macarena con standing ovation incorporata nel momento in cui si era posato su di loro per la prima volta la dolce ebbrezza di un Moscow Mule.
Sarà stato lo zenzero, che a Tobio piaceva, sarà stato perché in quel locale nel quale le due squadre si erano riunite per festeggiare – vincitori e vinti – quella che comunque era stata una bella partita, era parecchio caldo e la sensazione di freschezza che dava il lime faceva sì che la bibita andasse giù che era un piacere.
E al primo bicchiere ne era seguito velocemente un secondo. E poi un altro ancora.
E lui, ad una certa, con quella sensazione di euforia imbottita che dava l’alcol aveva iniziato a diventare logorroico fino a quando, all’improvviso, con un picco alcolico al contrario, la batteria si era improvvisamente esaurita e si era ritrovato seduto in un angolino piuttosto buio a fissare il nulla, inebetito, e a godersi quell’ovvatamento dei sensi dato all’alcol.
 
- Tobio? –
- Come fai a sapere come mi chiamo? – Tobio girò il volto di scatto verso la persona che si era appena seduta al suo fianco, e che gli stava porgendo una bottiglietta d’acqua. La quale persona sgranò gli occhi per un istante interdetta, per poi piegare le labbra in un piccolo sorriso divertito.
Notando come il nuovo arrivato si fosse seduto un po' troppo vicino a lui, e con un po' di troppa confidenza gli avesse passato un braccio intorno alle spalle, Tobio si irrigidì e si scostò bruscamente, lanciandogli uno sguardo torvo e chiaramente infastidito.
- Ho il ragazzo. – proferì seccamente l’alzatore, pensando di chiudere la questione e di nuovo gli occhi dell’altro ragazzo si sgranarono per un istante per poi cercare di simulare un colpo di tosse per nascondere la risata che gli era salita alla gola.
- Hai il ragazzo? – gli chiese il nuovo arrivato, indubbiamente divertito.
- Hum-hum. – asserì vigorosamente con il capo Tobio – Ed è grande e grosso, non ti conviene fargli vedere che mi stai importunando. –
- “Grande e grosso”? – ripeté sempre più divertito Shoyo, non riuscendo più a trattenere la risata.
- Proprio così. – di nuovo Tobio annuì vigorosamente con il capo, masticando la cannuccia con la quale aveva finito di bere gli ultimi rimasugli della sua bibita.
- Oh, deve fare molta paura allora. – Shoyo, resosi conto che Tobio, causa fumi dell’alcol, non lo aveva riconosciuto, decise di stare al gioco.
- Tantissima! –
E la serietà di Kageyama era così dolcemente comica che Shoyo fece un atto stoico a non fargli una dolce carezza nel volto del suo innamorato, limitandosi a sorridergli.
- Smettila. Non sorridermi. So cosa stai cercando di fare. –
- E che cosa starei facendo esattamente? -
- Tu - disse Tobio, puntandogli addosso un dito - Stai cercando di... sedurmi. -
Shoyo quasi si strozzò, questa volta, per non scoppiare a ridere. Oddio, pensò, perché nessuno lo stava riprendendo in quel momento.
- E sta funzionando? – chiese, aprendogli la bottiglia d’acqua e togliendogli il bicchiere di Moscow Mule dalle mani.
- No. Te l’ho detto: ho il ragazzo. – a vedere come lo “sconosciuto” gli portasse via il bicchiere di nettare prezioso dalle mani, Tobio si imbronciò, incrociando le braccia al petto e corrucciando le labbra, nella sua posa così tipica.
- E com’è questo tuo ragazzo? – lo stuzzicò ancora Shoyo, troppo intenerito da tutta quella bizzarra situazione, mentre gli porgeva insistentemente la bottiglia d’acqua per Tobio iniziasse a diluire l’alcol – Oltre che “grande e grosso”. –
- Un idiota. – e qui Tobio ridacchiò, perso nei suoi pensieri.
- Che grande considerazione che hai di lui. – Shoyo lo imitò nella risata.
- Ho una grandissima considerazione di lui. – ribatté ora l’alzatore, girandosi a guardarlo, con i begli occhi blu appannati dall’alcol – E tu gli somigli, sai… ma non puoi competere con lui. Magari lo conosci anche, tutti conoscono il mio Boke. Si chiama Hinata Shoyo. –
- Kags, senti… - Shoyo cercò di porre fine a quello scempio ma venne interrotto bruscamente.
- Non chiamarmi così! – brontolò Tobio – Solo il mio ragazzo può farlo. –
Shoyo era certo che non avesse mai sentito così tante volte la parola “il mio ragazzo” uscire dalla bocca di Tobio.
- Ascolta - riprese a parlare Shoyo - Sono qui per portarti a casa, ok? – e quando vide che Tobio aprì la bocca per discutere di nuovo, riprese velocemente a parlare – Per portarti a casa dal tuo ragazzo. La tua casa, quella che condividi con il tuo ragazzo. -
- Il mio bel ragazzo – lo corresse Tobio – Con il quale io sono estremamente impegnato. -
- Sì, esatto: proprio lui, sì. – non poté che assecondarlo il centrale.
- No, voglio che tu lo ripeta. – disse perentorio Tobio e Shoyo, con un piccolo sospiro ora rassegnato, fece come richiesto.
- Che cosa devo ripetere esattamente? -
- Voglio che tu dica che è il mio bel ragazzo, la persona che stimo di più su questa terra, non solo come giocatore ma anche come persona proprio, e che lo amo immensamente e che tu, o nessun altro, avrà mai nessuna possibilità e infine… - e qui Tobio avvicinò il volto a quello dell’altro e Shoyo, emozionato da tutte quelle parole, attese il seguito trepidante.
- E “infine…” ? – chiese Shoyo con il cuore in gola.
- E infine ha un gran bel culo! – e qui Tobio sghignazzò tutto contento.
“Ok, Sho” si istruì mentalmente il centrale “Inspira ed espira. E tieni la situazione sotto controllo.”
- Coraggio: ripeti. – lo istruì Tobio, inarcando il suo solito sopracciglio destro giudicante.
E Shoyo, preso un grosso sospiro, iniziò a parlare.
- Il tuo bel ragazzo, con il suo bel culo. –
Oddio, non ce la poteva fare…
- Avanti, dopo? – proferì serissimo Tobio, incrociando le braccia al petto e lanciandogli un’occhiata torva.
- Che ami e che è la persona che stimi di più di tutti su questa terra, non solo come giocatore ma anche come persona, e che lo ami immensamente e che né io, o nessun altro, avrà mai nessuna possibilità con te. -
- Bene così. – replicò soddisfatto Tobio, facendo il gesto di alzarsi dal divano, ma vacillando miseramente all’indietro e ricadendo seduto con un tonfo.
Così come fu con un tonfo che la testa di Tobio, fatassi improvvisamente pesante, come le palpebre, cadde sulla spalla destra di Shoyo. Meno di un secondo dopo arrivò l’inconfondibile suono di un lieve russare.
- Si è addormentato. – sorrise Shoyo, facendolo distendere più comodamente, con la testa appoggiata sulle sue gambe ed iniziando ad accarezzargli dolcemente i capelli.
- Quando si dice “in vino veritas”. – ridacchiò di nuovo, bevendo un sorso d’acqua e proseguendo a vegliare sul sonno del suo ragazzo.
 
Era da tanti anni che si conoscevano, e quasi altrettanti che stavano insieme, ma non aveva mai visto Tobio così. E quella versione inedita, quasi fragile e indifesa, lo aveva inondato di ulteriore amore nei suoi confronti.
 
 
   
 
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