Crossover
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Autore: evil 65    20/02/2024    2 recensioni
Il Multiverso, così come lo conosciamo… non esiste più. In seguito ad un fenomeno distruttivo noto come Lo Scisma, un uomo misterioso che si fa chiamare il Maestro è riuscito creare una realtà completamente separata dalle altre, dov’è adorato come un dio onnipotente.
Apparentemente inarrestabile, il Maestro comanda col pugno di ferro questa nuova terra, chiamata "Battleground", nella quale vivono numerosi personaggi provenienti dai vari universi, tutti immemori delle loro vite precedenti.
Ogni storia ha il suo principio. E questa è la loro epopea...
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Anime/Manga, Film, Fumetti, Telefilm, Videogiochi
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccovi un altro lungo e brutale capitolo!
Prima di cominciare, vorrei un momento della vostra attenzione.
Di recente sono cominciate le prevendite del nuovo romanzo di Evil 65, intitolato “Onda Bianca – La vera storia di Moby Dick” che rielabora il romanzo di Herman Melville dal punto di vista della balena bianca Moby Dick, narrandone anche le origini.
Se il romanzo raggiungerà un totale di 200 prevendite entro i prossimi 78 giorni, verrà pubblicato a livello nazionale in tutte le librerie italiane. Per coloro che amano le storie sugli animali, sul mare o sul conflitto “uomo-natura”, questa storia potrebbe fare per voi!
Per poter effettuare un ordine, basta andare in questo sito (si possono ordinare un massimo di 5 copie a persona): https://bookabook.it/libro/onda-bianca-la-vera-storia-di-moby-dick/?fbclid=IwAR0UlGYDVnjYWvxVStZRhu3PlGWybnmhgSC50s43Ql0ZGfKe7JNAF93nPXM

Spero di ricevere anche il vostro supporto, come molti di voi sapranno non è facile pubblicare un romanzo a livello nazionale per gli scrittori italiani emergenti. Ogni contributo è bene accetto, anche il passaparola ad amici, familiari e colleghi potenzialmente interessati ai temi della storia!
E ora, buona lettura da Evil 65 e colleghi ;)




Capitolo 43 – The Final War: Parte 3

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"𝘌𝘤𝘤𝘰, 𝘴'𝘢𝘷𝘢𝘯𝘻𝘢 𝘪𝘭 𝘧𝘪𝘨𝘭𝘪𝘰 𝘥𝘪 𝘖𝘥𝘪𝘯𝘰
𝘱𝘦𝘳 𝘤𝘰𝘯𝘵𝘳𝘢𝘴𝘵𝘢𝘳𝘦 𝘪𝘭 𝘴𝘦𝘳𝘱𝘦𝘯𝘵𝘦;
𝘤𝘰𝘯 𝘪𝘳𝘢, 𝘭𝘶𝘪 𝘤𝘰𝘭𝘱𝘪𝘴𝘤𝘦, 𝘱𝘳𝘰𝘵𝘦𝘵𝘵𝘰𝘳𝘦 𝘥𝘪 𝘔𝘪𝘥𝘨𝘢𝘳𝘥:
𝘵𝘶𝘵𝘵𝘪 𝘨𝘭𝘪 𝘶𝘰𝘮𝘪𝘯𝘪 𝘭𝘢 𝘱𝘳𝘰𝘱𝘳𝘪𝘢 𝘵𝘦𝘳𝘳𝘢 𝘴𝘨𝘰𝘮𝘣𝘳𝘦𝘳𝘢𝘯𝘯𝘰;
𝘯𝘰𝘷𝘦 𝘱𝘢𝘴𝘴𝘪 𝘪𝘯𝘥𝘪𝘦𝘵𝘳𝘦𝘨𝘨𝘪𝘢 𝘪𝘭 𝘧𝘪𝘨𝘭𝘪𝘰 𝘥𝘪 𝘍𝘫𝘰𝘳𝘨𝘺𝘯
𝘴𝘵𝘳𝘦𝘮𝘢𝘵𝘰 𝘥𝘢𝘭 𝘴𝘦𝘳𝘱𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘤𝘩𝘦 𝘥𝘪𝘴𝘰𝘯𝘰𝘳𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘮𝘦𝘳𝘪𝘵𝘢."

𝗘𝗱𝗱𝗮 𝗣𝗼𝗲𝘁𝗶𝗰𝗮 – 𝙑𝙤𝙡𝙪𝙨𝙥𝙖
 
L’armatura di Angel s’inclinò sotto la potenza di un pugno, a cui seguì il forte schiocco del metallo deformato. Il giovane soleano strinse i denti, avvertendo un dolore lancinante al petto. Eppure rimase saldo nella sua posizione, mentre il sorriso di Vorkye si allargava predatorio, scoprendo canini aguzzi e macchiati di sangue.
Allora la mente del rosso venne invasa da determinazione rinnovata. In lui esplose un desiderio comune a molti guerrieri: quello di cancellare dalla faccia del rispettivo avversario quell’espressione di arrogante compiacimento e annientare la certezza della sua vittoria.
Un istante dopo, il suo corpo fu avvolto da una luce accecante, e per un breve momento sembrò quasi che una stella cadente fosse precipitata sul campo di battaglia come una meteora, squarciando la coltre oscura di nubi che aveva cominciato a ricoprire l’intera volta celeste.
Tutti coloro che si trovavano nelle vicinanze fecero a mala pena in tempo a coprirsi gli occhi, mentre Vorkye osservava contemplativo quel fenomeno.
Poi, la luce si affievolì sempre di più, fino a spegnersi quasi del tutto, rivelando così la figura di Angel. Il suo corpo aveva ormai assunto un aspetto molto diverso, a metà tra quello di un umano e di un soleano puro.
Volto e busto erano rimasti pressoché invariati… ma dietro la schiena le sue ali erano cresciute in dimensioni, mentre una coda si muoveva ipnotica. Sulla sua pelle si erano anche diffuse numerose scaglie, su cui aleggiava un bagliore bluastro, come quello di una fiamma pulsante. E infine vi erano gli occhi, simili a due fari, con pupille verticali simili a quelle di un rettile.
Vorkye osservò il nuovo aspetto dell’avversario, scrutandolo con uno sguardo privo di rabbia o superbia.
<< Impressionante… i tuoi livelli di potere sono cresciuti a tal punto in un lasso di tempo così breve? Mi chiedo se sia a causa del tuo sporco sangue uma-… >>
Non ebbe la possibilità di terminare la frase. Il mondo attorno ai due soleani cominciò a tremare, come se un’esplosione titanica avesse appena scosso le fondamenta del pianeta stesso. La valle crepò… e sotto gli occhi increduli della coppia, cominciò a fuoriuscirne qualcosa.

* * *

Uno spruzzo di sangue macchiò la valle, confondendosi rapidamente con la terra vermiglia.
<< La sai una cosa, ragazzino? >> disse il Joker, mentre colpiva nuovamente il volto di Kirby Knight con una spranga in metallo rinforzata di aura << Pensavo che forse saresti stato capace di intrattenermi un po'… ma stai cominciando a diventare noioso. Perfino questa battaglia comincia a starmi un po’ stretta! Comincio a credere che Meta Knight fosse solo un piccolo barlume di gioia nella grigia esistenza di Battleground! >>
A quell’esclamazione, seguì un secondo colpo, che questa volta il giovane Cacciatore riuscì a schivare rotolando di lato. Purtroppo per lui, ebbe giusto il tempo di rimettersi in piedi, poco prima che un terzo assalto lo ricacciasse a terra. 
<< E tu non sei Meta Knight... >> sbuffò il clown, visibilmente scontento << Quantomeno crepa e toglimi lo sfizio! >> Rapido, il supercriminale estrasse nuovamente la pistola e sparò un colpo.
Kirby mosse in tempo lo scudo per bloccare il proiettile,  poi scattò in avanti ed eseguì un fendente con la spada, puntando al fianco del perfido avversario.
<< Già, non sono mio padre… e di certo non comincerò a comportarmi come lui solo per il tuo intrattenimento! >> ringhiò, mentre cercava superare le sue difese.
Joker emise un ringhio. Nonostante la sua aura, il colpo era comunque riuscito ad affondare nella carne sottostante, inviandogli una scossa di dolore attraverso tutto il corpo. Purtroppo per il giovane Knight, non era la prima volta che il supercriminale combatteva con delle menomazioni fisiche. Anni e anni passati ad affrontare nemici brutali come Batman avevano accresciuto notevolmente la sua tolleranza a questo tipo di situazioni.
Così agitò violentemente il braccio intriso di venom e riuscì ad allontanare il ragazzo con un malrovescio.
<< Vedi, è questo il problema! Il problema con te e Meta Knight! Lo stesso problema di Batman! >> esclamò, mentre riprendeva a sparare come un ossesso << Per quanto uno ci provi... per quanto uno si sforzi... nessuno di voi è mai riuscito a vedere il lato buffo della storia! >>
E per la prima volta da quando si erano incontrati, Kirby non vide un sorriso sul volto del clown, bensì qualcosa di assai diverso... un’espressione assolutamente furiosa.
Il criminale allargò le braccia in modo plateale.
<< Guardati intorno, ragazzo! Guarda fin dove ci siamo spinti! Una volta era tutto così semplice: eroi contro cattivi! Io contro il Pipistrello... e ora, invece, abbiamo una guerra tra le mani, duelli tra vecchi amici, rivalità tra fratelli, e adolescenti con seri daddy issues irrisolti! Di' un po', Kirby, lo sai cosa ha causato tutto questo? Una lite tra due vecchi bacucchi… e tutto perché uno di loro aveva la fobia dei tamburi! È questo che ha dato origine all’eterna lotta tra il Maestro e il Dottore! La fobia dei tamburi, ti rendi conto?!*1* >>
Scoppiò a ridere.
<<  È tutto una barzelletta! Tutto ciò che chiunque abbia mai avuto a cuore o per cui abbia mai lottato... è solo una colossale, demenziale battuta! Perché Meta Knight non ne vedeva il lato comico? E perché tu non ridi?! >>
<< Perché questa barzelletta l’ho già sentita! >> sibilò Kirby, mentre si puliva un fiotto di sangue dal naso << E francamente… non l’ho trovata divertente neppure la prima volta! >>
Detto questo, assorbì un cristallo di polvere infuocata. Poi, scagliò una palla di fiamme in direzione del clown, che ancora una volta riuscì a evitare l’assalto con l’abilità atletica di un ginnasta.
Con un grido collerico, si lanciò contro il ragazzo. Menò un fendente della sua spranga, poi un altro ancora, rapido e implacabile. Ogni attacco era carico di furia, a dimostrazione di una verità che aveva cominciato a farsi strada nella mente di Kirby: Joker era più che intenzionato a finirla una volta per tutte.
Sembrava quasi un uomo senza scopo, mosso solo dal desiderio di andarsene con un botto… qualcuno che aveva perso qualsiasi desiderio di restare in vita. Eppure, continuava a lottare!
Seppur sempre più stanco a causa dello sforzo fisico prolungato, anche Kirby continuò a muoversi in risposta agli assalti del Joker, contrattaccando con altrettanta ferocia.
Le loro grida colleriche si mescolarono alle esplosioni circostanti. La battaglia divenne sempre più violenta, mentre sui corpi dei due avversari comparivano tagli di ogni forma e dimensione.
Poi, la terra esplose sotto i loro piedi.
* * *

Track: https://www.youtube.com/watch?v=V3SLbIbWxHs

Salem sembrava aver abbandonato qualsiasi scrupolo. L’affetto che provava nei confronti della sua famiglia era stato brutalmente soppiantato dallo stesso implacabile – quanto spietato – pragmatismo che per diversi secoli l’aveva spinta a macellare milioni di anime, trasformando il suo mondo d’origine in una terra dove gli umani arrancavano per sopravvivere. Per certi versi, le era mancata quella parte di se stessa… quella capace di compiere le azioni più deplorevoli per il perseguimento dei propri obiettivi, la reminiscenza della Regina Oscura di un tempo, qualcuno che solo gli eroi più folli e coraggiosi avrebbero sfidato apertamente.
Ciò fu chiaro anche alle sue avversarie, che con un rapido e serrato alternarsi di schivate, parate e attacchi combinati stavano cercando di evitare i suoi assalti elementali. A poco serviva il loro immaturo uso dell’Haki, poiché la potenza distruttiva dei colpi di Salem sembrava in grado di rivaleggiare con quella dello stesso Thor. Era un vero mostro in pelle apparentemente umana, ora se ne rendevano conto!
Ruby, in particolare, non aveva mai visto la nonna in uno stato del genere. Per la prima volta da quando la conosceva… era sinceramente terrorizzata da lei.
La rossa mietitrice continuava a roteare la falce senza un attimo di respiro in un misto di petali taglienti e scariche nate dall’Haki dell’armatura, utilizzando al contempo la sua semblance per schivare i colpi della strega.
Purtroppo, l’uso di tutte le sue abilità allo stesso tempo si stava dimostrando sempre più faticoso, specie dopo i lunghi giorni di allenamento che era stata costretta a sopportare.
<< Non avete ancora deciso di arrendervi?>> domandò freddamente Salem, dopo aver scansato con poco sforzo la loro ennesima controffensiva.
<< Non rubateci le battute, Vostra Maestà >> scherzò Yang, cercando di nascondere quanto fosse effettivamente stremata.
Salem si limitò ad inarcare un sopracciglio. Poi, con misurata lentezza, sollevò il braccio destro… sulla cui mano cominciò a raccogliersi una sfera di nera pece.
Il Team RWBY sussultò all’unisono, ben sapendo quanto quel tipo di attacco potesse essere distruttivo. Ma quando la donna lo scagliò contro di loro, ecco che un portale si materializzò di fronte all’infida magia, lasciando che vi cadesse dentro.
Prima che Salem potesse manifestare la sua sorpresa, un poderoso pugno le affondò dritto nello stomaco, facendola indietreggiare per diversi metri.
Responsabile di quell’assalto a sorpresa era stato Taiyang, che rapidamente fu affiancato da sua moglie Raven… presto seguita dalla loro vecchia compagna di squadra: Summer Rose. La madre di Ruby Rosse e la figlia adottiva di Salem, nonché sua erede al trono di Renmant.
La strega la scrutò da capo a piedi con i suoi occhi argentati, ora illuminati da un bagliore vermiglio.
<< Figlia… sei in ritardo >> sussurrò freddamente << Pensavo che la presenza di Ruby sul campo di battaglia ti avrebbe fatto accorrere molto prima. >>
La giovane donna le offrì un triste sorriso. << Lo so, la puntualità non è mai stata il mio forte >> ridacchiò amaramente << Buffo, considerata la mia Semblance. Però devi ammetterlo, muovere un simile esercito non è affatto facile! >>
<< No, non lo è >> convenne Salem << Anche se speravo che prima o poi lo avremmo fatto insieme, come madre e figlia… non come avversarie. >>
Il sorriso di Summer si fece ancora più teso.
<< Mi dispiace davvero essere arrivate a questo punto… mamma >> sussurrò con voce strozzata << Ho sperato sino all’ ultimo di non doverti combattere. Dopo Qrow… >>
<< La sua morte è stata una tragedia >> la interruppe sua madre << Ma si sarebbe potuta evitare, se solo foste rimasti al mio fianco. Invece, avete scelto di tradire tutto ciò che avevo cercato di costruire. >>
<< Sei stata tu a tradirci per prima! >> urlò Raven, puntandole contro la sua spada << A tradire tutta Renmant! Per secoli hai tormentato il nostro mondo… e poi lo hai consegnato nelle mani di un tiranno che ha cercato di trasformarci nelle sue marionette, e solo perché non avevi più la forza di continuare a vivere! >>
Il volto di Salem si contorse in una maschera furiosa, ma solo per un breve istante.
<< Non parlare di cose che non potresti mai comprendere, bambina >> sibilò freddamente << Non potresti mai capire cosa significa vivere un’esistenza senza fine, mentre tutto attorno a te si trasforma in polvere. Alla fine ti senti stanca… stanca di lottare, stanca di perdere tutti coloro che contano per te. Stanca di vedere le stesse guerre, gli stessi crimini, lo stesso dolore, ancora e ancora, senza poter fare nulla per cambiare le cose! >>
La strega abbassò la testa.
<< Io voglio solo che tutto questo finisca… voglio solo trovare la pace… >>
I suoi occhi tornarono a fissare il gruppo di cacciatori, con un’intensità tale da spingerli in una posizione pronta al combattimento.
<< E la troverò… anche a costo di sterminare la mia intera famiglia! >>
Attorno alla strega si materializzò un’enorme figura. Sembrava quasi una proiezione perfetta del suo corpo… salvo per la pelle, bianca come neve appena caduta e ricoperta di vene nere. E poi vi era il viso, parzialmente coperto da una maschera simile alle armature ossee dei Grimm.
Senza indugio, quell’avatar di pura magia vorticò le lunghe braccia, obbligando i suoi avversari a saltare in ogni direzione. Purtroppo, Penny e Yang non furono abbastanza veloci, e in un singolo istante si ritrovarono con i corpi conficcati nel terreno, doloranti dalla testa ai piedi malgrado le loro auree fossero ancora funzionanti.
Salem si preparò ad eseguire un secondo assalto… ma prima che potesse compiere anche un solo passo avanti, alte montagne di squame si levarono dalla valle, proiettando immense ombre su tutto il campo di battaglia.

 
* * *

A spese delle truppe ribelli, i camminatori imperiali avanzavano sempre di più, travolgendo ogni cosa si presentasse sul loro cammino, supportati dalle figure impassibili dei Cybermen.
Finalmente, Lord Shen sembrò riacquistare il sorriso, mentre davanti ai suoi occhi avveniva l’inferno bellico: i laser dei cannoni fischiavano nell’aria, gocce di fuoco di una pioggia letale che bruciava, falciava... uccideva.
A un certo punto, però, la sparatoria che coinvolgeva la macchina sulla quale si trovava si arrestò di colpo. Avvertì un piccolo scossone e poi il rumore elettrico degli scudi di difesa automatici che si attivavano, per proteggere i macchinari da dei lampi di luce verde balenanti a prua.
Il ghigno del governatore si incrinò e sparì. Senza un fiato, si avvicinò alla vetrata per guardare fuori, le iridi sanguigne e fiammeggianti.
Baelfire sfrecciava in mezzo agli AT-AT, il corpo completamente intriso di energia verde, le ali piumate splendenti in maniera quasi soprannaturale. Scagliava fasci di luce e frecce luminose attorno a sé, sfruttando l’aura che lo ricopriva come scudo per proteggersi dal fuoco incrociato della battaglia che ancora imperversava tutt’intorno.
A un tratto, il ragazzo volò proprio vicino all’albino, prendendo a levitare a mezz’aria in piedi davanti a lui.
I loro sguardi si incrociarono, scambiandosi profonde occhiate di sfida e disprezzo insieme. Poi il giovane semplicemente schizzò rapidamente via, verso l’orizzonte, scomparendo apparentemente alla vista. Finché non si vide una lunga scia di luce verde attraversare il campo di battaglia, innalzata a mo’ di barriera: Baelfire era al centro, in piedi sul terreno, ad almeno trenta metri dall’avanzata degli AT-AT, illuminato solo da quel gioco di luci.
Shen non riusciva più vedere chiaramente in volto del suo giovane rivale, ma a quel punto non ne aveva davvero bisogno. Sapeva quale fosse il messaggio trasmesso da una tale, boriosa manifestazione: Non avanzate oltre.
Tutto gli appariva grottesco, ridicolo e oltremodo arrogante: l’albino era tentato di ridere sguaiatamente, ma non lo fece.
<< Fermi >> sibilò il governatore ai subordinati che, sebbene perplessi, procedettero a fermare l’avanzata di ciascuno dei camminatori, bloccandoli sul posto.
Fu proprio in quel momento che percepì una sensazione curiosa negli angoli della propria mente, come una specie di piccolo strattone.
“Shen.”
Misteriosamente, ecco che riuscì a visualizzare il volto di Fire, nonostante si trovasse dall’altro lato della valle: non aveva aperto bocca. La voce del giovane gli giunse chiara e netta, all’interno della propria testa e non nelle sue orecchie.
Restò immobile per qualche istante, rigido come una statua.
“Fire.”
Neppure Feng pronunciò parola, eppure il suo tono di scherno e disgusto era autentico, quasi avesse parlato ad alta voce.
“Vedo che la tua insolenza in questi sette giorni si è moltiplicata. Non me ne stupisco. È sempre stata tua abitudine comportarti da parassita.”
“Risparmiami i tuoi insulti” dichiarò il ragazzo, le sopracciglia incarnate di severità “Questa follia deve finire. Adesso.”
Lord Shen rimase semplicemente in silenzio. Perfino la sua mente sembrava essersi svuotata, non trasmettendo più alcun pensiero identificabile.
“Come desideri. Finiamola.”
<< Voglio che ogni nostra arma spari contro quel ragazzo. >>
Tutti i presenti attorno, così come all’interno delle altre fila di AT-AT, esitarono e si scambiarono occhiate perplesse: alcune vagarono sul proprio comandante, altre fra i propri colleghi, altre ancora sul bersaglio designato.
<< Fatelo >> ringhiò il governatore, minaccioso.
A quel punto, il primo camminatore fece un pesante passo in avanti e sparò. Ben presto ne seguì un altro, e un altro ancora, fino a creare un’intera scia di fuoco incrociato.
Fire rimase completamente immobile, lo sguardo fisso in quello dell’albino; non sbatté più le palpebre, smise di respirare. Poi chiuse gli occhi e tese la mano in avanti: aprì il palmo e lo allargò, accendendolo di luce verde.
Accadde tutto repentinamente. La pioggia di fuoco non riuscì nemmeno a sfiorarlo, quando lo raggiunse: i laser furono tutti avvolti da fasci di energia smeraldina e si bloccarono a mezz’aria, tutt’intorno a lui.
L’adolescente aprì gli occhi, e solo allora riprese a respirare, sospirando quasi di sollievo al vedere intorno a sé quel che aveva fatto. Sorrise soddisfatto, lanciando un’occhiata impertinente e sfottente in direzione del suo rivale.
Shen serrò i pugni con tanta forza da affondare gli artigli nella sua stessa carne.
<< Di nuovo! >> ordinò, furibondo.
Stavolta non vi fu alcuna esitazione, non dopo aver osservato lo sguardo del comandante che si accendeva di desiderio omicida. Una seconda pioggia di fuoco si sprigionò, stessa traiettoria, stesso obiettivo nel mirino.
Fire la guardò partire, per poi rapidamente tendere anche l’altra mano. Come il palmo si illuminò del verde della sua luce, anche la seconda fila di proiettili ne fu ammantata e bloccata.
A quel punto, reagì. Eseguì uno slancio con entrambe le lancia, come a scagliare qualcosa di ingombrante dritto davanti a sé. I laser, animati dall’energia, seguirono quel movimento, finendo reindirizzati e scagliati all’indietro, andando a colpire gli AT-AT che li avevano sparati.
Gli scudi si attivarono in automatico, difendendo le macchine dai loro stessi colpi. Non li danneggiò minimamente, ma li costrinse a fermarsi e a rallentare quando avrebbero potuto benissimo riprendere ad avanzare.
Feng strinse i denti, serrò le mani tanto forte da provocare scintille con le dita ricoperte di metallo. Possibile che il potere del ragazzo fosse cresciuto così tanto in un lasso di tempo così breve? L’addestramento ricevuto dai ribelli era davvero così prodigioso? Oppure... era il ritrovato legame con il padre la vera ragione di un fenomeno tanto assurdo?
“Poco importa” ringhiò mentalmente “Nemmeno io sono venuto impreparato!”
<< Continuate a sparare >> urlò, puntando in direzione del ragazzo << Accerchiatelo e colpitelo da ogni angolo! Non potrà fermare così tanti attacchi provenienti da più fronti! >>
Ma proprio in quel frangente, un terremoto scosse il campo di battaglia, squarciandolo con un boato bestiale. Ed ecco che delle spire da rettile, gigantesche quanto una montagna, ne sciamarono fuori, contorcendosi e dimenandosi.
“Ma che cazzo…!?”
Baelfire, scioccato, ebbe appena il tempo di azionare le ali per scartare di lato, rischiando di finire travolto. Girò lo sguardo verso i camminatori e li vide finire ammassati fra loro con stridenti rumori metallici, per poi precipitare al suolo come tessere di un dominio; alcuni presero fuoco a causa degli urti, altri semplicemente si spaccarono.
Il pensiero del giovane andò subito ai propri compagni, e cercando di ripararsi si guardò intorno, osservando così delle squame stendersi e avvilupparsi per miglia e miglia con possanza titanica.
Cosa diavolo stava succedendo!? Quella cosa era… un corpo? Un corpo mastodontico, in grado di seminare caos e distruzione semplicemente strisciando ovunque: circondava l’intera vallata, attraversandola come un fiume in piena, colpendo amici e nemici.
Fire non riusciva a comprendere quanto stesse osservando, tanto era sconvolgente e sbalorditivo.
Un serpente grande quanto le montagne, largo come la valle… grande come il mondo.
“Oh, ma mi prendete in giro!?”
 
 

 
Track: https://www.youtube.com/watch?v=mSenytFVorc
 
L'intero pianeta era squarciato in due, come se la lama di un coltello fosse piombata dal cielo per fendere la terra. Il mondo tremò, le foreste vennero scosse e le catene montuose crollarono, e là, su quel campo di battaglia, entrambi gli eserciti caddero come corpi morti all'interno delle voragini che si erano generate. Alcuni scapparono, altri rimasero a guerreggiare, mentre i più prodi spostarono il loro combattimento addirittura sulle spire del mostro serpentiforme fuoriuscito dalle viscere della terra.
Il mostro era così grande da oscurare il sole, e tanto lungo da non poter scorgere la punta della coda, e questo perché cingeva tutto il globo come fosse una cintura. L'identità della creatura era Jormungand, il Serpente del Mondo, e quel nome sarebbe stato il rintocco della morte per tutti loro.
Egli era rimasto dormiente nelle radici di Yggdrasil da quando l'universo era giovane, e così sarebbe rimasto finché non sarebbe arrivato il giorno in cui il corno di Heimdall avrebbe risuonato per tutti i Nove Mondi, nello stesso giorno in cui Odino sarebbe stato divorato dal Lupo.
Ora che finalmente era sveglio, davanti a lui stava la figura di un uomo dalla folta chioma bionda e dal fisico possente. Jormungand aveva dormito molti eoni, e a stento riusciva a riconoscere quell'individuo, ma lui non era solo un mostro, e in quanto figlio dell'astuto Loki, era dotato della parola, e così si rivolse a lui.
<< Finalmente, Jormungand è libero! Ed ora che mi sono risvegliato dal mio sonno, inghiottirò questo mondo, e con lui tutti coloro che sbarreranno il mio incedere. Non temo la spada, e nemmeno la morte, poiché il mio wyrd, il mio fato, giace nelle mani del dio del tuono dei vichinghi, e solo nelle sue mani... quindi la Serpe di Midgard non teme nessun altro! Ma Thor è solo un'ombra smarrita nell'infinità del cosmo, di lui non rimane che un nome lordato dal fango e dalla miseria. Nel giorno in cui lo troverò, smentirò l'antica profezia e lo ucciderò! E allora Jormungand si ergerà più in alto delle Norne! Ma tu, piccolo eroe... >> sibilò verso il biondo << ...dimmi chi sei, da dove provieni? Voglio associare un nome e un titolo a colui che ucciderò, dilaniandone le carni e crogiolandomi nella sua paura >>
L'uomo sostenne lo sguardo di quei maestosi occhi rossi, e per quanto provasse paura, cercò di rimanere saldo nel suo obiettivo. Tutta la Ribellione contava su di lui, e non poteva deluderli. Provava terrore, ma non sarebbe scappato.
<< Soltanto gli stolti non hanno paura, e io non sono uno stolto >> rispose << Ho molti nomi, mostro. Sono stato chiamato Vingthor il lanciatore, e il Figlio di Fjorgyn. Nella casa degli antenati di Tyr, il saggio Hymir mi conosceva come Veur, e altri mi hanno soprannominato come Sventura di Hrungnir. Mio padre mi chiamava figlio, mia madre mi chiamava amore, ma sotto il cielo io sono... Thor, figlio di Odino, il Tonante, il Terrore di Jormungand! >>
Davanti a quell'impeto, il colosso sibilò e ringhiò, arcuando le squame e sollevando il collo.
<< Io sono il portatore di Mjolnir, il Frantumatore, il maglio incantato del tuono e del fulmine che tu e tuo padre tanto odiate. Il martello, nella furia della tempesta, ulula la sua ira e grida a gran voce il suo nome! >> esclamò Thor con voce possente quanto il rombo di un tuono, il cui rumore fece eco per tutto il campo di battaglia, << Lo senti, serpente? È il tuo flagello che io impugno! La fine di ogni illusione! Il Mjolnir canta la morte di Jormungand! >>
 
Figli di Midgard, ascoltate la storia di Thor, figlio di Odino, che scese temerario in battaglia. Nessun padre udì il suo grido, nessun amico gli offrì aiuto. Da solo, contro la sua nemesi; il Tonante lottò contro il terribile figlio di Loki. Quando i primi esseri umani si affacciarono alla vita, la Veggente disse che il dio del tuono avrebbe ucciso quel tremendo male, ma nel farlo avrebbe abbracciato la sua rovina.
Volete saperne ancora?
 
Finalmente, l'ora della prova finale era giunta. In tutti quei millenni, Thor non aveva mai combattuto un avversario più potente o letale, ad eccezione del dio della menzogna, ma perfino quest'ultimo era meno pericoloso di Midgardsormr, colui che cingeva il pianeta. Poiché quello era il nemico che le leggende lo volevano destinato ad uccidere il figlio di Odino. Così l’Ase volò in alto, cercando di evitare le fauci venefiche.
Lucente era quel giorno, e un canto si levava nel petto dei due nemici, un coro che annunciava la fine del reciproco odio. Il campo di battaglia avrebbe deciso il loro fato. Prima che il sole fosse tramontato, nessuno dei due avrebbe fatto ritorno.
Jormungand allungò il collo e morse l'aria, nel tentativo di trafiggere l'antico nemico, e con le zampe anteriori graffiava invano. I suoi denti erano spade, i suoi artigli erano lance, e il suo alito era morte.
<< Rinuncia, Thor! >> esclamò mentre lo inseguiva nella volta celeste. << Non puoi volare tanto in alto da sfuggire a me. Questo campo di battaglia è diverso da quello descritto nelle antiche profezie, e allora mi chiedo: può Thor morire e la sua nemesi perire a sua volta? Forse esiste una lacuna nella leggenda del Ragnarok, e per tale motivo ridurrò il tuo scheletro in polvere. Ti sguscerò e succhierò il tuo midollo, così che tu possa vivere per sempre nel mio ventre! >>
Il serpente si allungò per cercare di mordere ancora una volta, ma Thor fu lesto a schivare. E portandosi di lato, schiantò Mjolnir contro il suo muso con tutta la forza che aveva.
Il frastuono generato riecheggiò ovunque, ma nonostante tutto, quella creatura non poteva essere ferita facilmente. La forza del maglio nella mano del dio del tuono racchiudeva la potenza di Asgard senza freni, eppure il mostro resistette!
Jormungand alzò un braccio, e lo agitò come una frusta, colpendo il dio con tanta forza da scaraventarlo contro il fianco di una montagna. Sì, Thor accusò l'attacco, le ossa scricchiolavano e i nervi bruciavano; il potere del serpente superava la maggior parte degli esseri viventi del Creato, ma il cuore del guerriero non conosceva alcuna resa, e per tale motivo si lanciò di nuovo contro la bestia emettendo un potente urlo battagliero.
Midgardsorm levò la testa con collera, facendo tremare le colline. Torturata dai colpi del martello, la terra gemette e sotto il nemico le colline si sfaldarono. Thor degli Aesir saettò oltre la gigantesca testa cercando di colpire il collo, ma Jormungand fu lesto, nonostante la mole, a spostare le proprie spire per poterlo travolgere con tutto il peso di cui era capace. L'asgardiano rimase schiacciato da una di quelle spire, ma Jormungand non gli diede tregua alcuna e sollevò le braccia come fossero incudini, per poi usarle per travolgere il nemico a terra.
Nessuno invocò pietà, nessuno gridò "basta". I loro destini li tenevano stretti come catene a una ruota. Nella loro furia, dilaniavano il volto di Renmant, perché l'odio ardeva in questi terribili avversari.
La terra tremò al tocco di Thor; grondante di fuoco e sangue, il sole venne oscurato da nuvole nere e solcate dall'azzurro dei fulmini. Essi erano la manifestazione dell'ira del dio del tuono.
Si abbatterono sulla serpe, carbonizzando le squame e facendola urlare di dolore; ma la sua resistenza non conosceva limiti, e nonostante la furia delle saette, il corpo del mostro rimase intatto. Stretti nell'abbraccio del fato, i due nemici portavano gloria e rovina sul campo di guerra.
La tempesta aveva aumentato la sua intensità, e le nubi oscuravano l’ambiente, mentre i lampi creavano contrasto, illuminando i due nemici. Thor guardava dritto nei grandi occhi rossi della serpe, dentro quelle iridi verticali, che ardevano come le braci primordiali di Musphelheim.
Entrambi si studiavano mentre i fulmini fendevano il loro campo di battaglia con lingue azzurrine. Nessuno voleva cedere, nessuno voleva indietreggiare. Il loro fato era segnato, ma a nessuno dei due importava.
L’odore della pioggia pervadeva le narici di Thor. E anche se quello scroscio d’acqua era forte quanto una cascata, lui non perse di vista il rivale. Sentì il cuore che batteva forte nel petto, picchiando come un tamburo frenetico nelle sue orecchie.
Era l’eccitazione dello scontro? La paura della morte? Impossibile dirlo.
Il sapore ferroso del sangue si mescolò alla saliva, preannunciando l’estasi della guerra. La gloria sarebbe stata sua.
<< Indugi, tonante? >> sibilò la progenie di Loki. << Accetta la morte, guerriero! Siamo destinati ad ucciderci, piccolo dio! Io morirò per primo, e tu indietreggerai di nove passi prima di morire a tua volta. Guardati, sei provato dal precedente duello, mentre io sono avvolto nel pieno splendore della mia gloria. E nonostante questo… mi sfidi in battaglia! >>
Una risata storta, gutturale e orribile, fuoriuscì dalle corde vocali di quell’essere, che scherniva l’Ase facendosi beffe del suo onore.
<< Minuscolo dio, inciderò il tuo nome sulla più splendente delle lapidi! Erigerò un tumulo composto dai cadaveri dei tuoi nuovi amici e alleati. Di certo, saranno un monumento inadeguato per Thor di Asgard! Non vedo l’ora! >>
<< Se devo morire affinché i miei compagni vivano, e il Maestro cada, così sia! Ma il mio tumulo sarà ben diverso da quello che tu descrivi. Brami la mia vita, serpente? Sappi che ti farò combattere a lungo per averla! >>
Thor scagliò il martello con tutta la forza che aveva in corpo, ed esso impattò contro il ciclopico muso. Un boato fortissimo fece eco per tutto il pianeta, e tutti udirono quel rombo di tuono che avrebbe potuto assordare gli uomini più gracili. Mjolnir tornò nella possente mano, il suo padrone chiamava, e nessun potere esistente poteva trattenerlo.
I titani lottarono su una terra tremante. Chissà se sentivano i deboli echi in lontananza? Le forze del Maestro e del Dottore ora lottavano sulle spire di Midgardsorm, torturando la carne del gran serpente che, tuttavia, non sentiva alcun male. Per lui, quei combattenti non erano altro che insignificanti moscerini, paragonabili per lo più agli invertebrati di cui, in tempi antichi, lui si cibava nelle profondità oceaniche.
La furia e l’odio imperversavano in quella lotta senza tregua, e sia Thor che Jormungand potevano sentirlo: il rombo del tuono che si abbatteva sulle squame, il suono del morso che dilaniava la pelle del dio, tutti quei rumori producevano un eco che i due conoscevano molto bene: il grande fardello di Heimdall, il Gjallarhorn, il magico corno, che intonava il loro requiem.
Chi avrebbe assistito alla fine dell’epica lotta?
* * *

Sotto forma di una gigantesca spirale viola e oro, Grougaloragran e Auth colmarono istantaneamente la distanza che li separava dall'atmosfera, scontrandosi con pugni e artigli fino a ripulire il cielo dai veli nuvolosi sottostanti, accompagnando il tutto con un possente boato.
Il vecchio dragone, ormai privo di ogni traccia di intelletto, si trasformò in un rettile amorfo dotato di molteplici ali, mentre l’energia che lo circondava divenne a immagine e somiglianza un tumulto atomico.
<< Grougaloragran… in te è rimasto qualcosa dell’onorevole guerriero di un tempo? >> sussurrò Auth, mentre danzava tra le spirali di vapore.
Sotto di loro, la battaglia scintillava in esplosioni dai molteplici colori, sfumate dalla coltre avvolgente.
"Di fronte a qualcosa del genere, non posso esitare... Ora o mai più. Per Thor, per il Dottore, per Marie e per Kyrie!"
Con un gesto rabbioso, stringendo i pugni e piegando i gomiti,ella sprigionò l’energia raccolta sotto forma di un raggio dorato. Quel concentrato di particelle vorticò attorno a lei, generando deflagrazioni talmente violente da piegare l’aria circostante, come se fosse improvvisamente diventata solida.
I capelli dell’entità le volteggiavano sopra il capo come tante serpi, illuminate da scariche di pura luce.
<< Stai per affrontare il potere di un nuovo dio! >> ruggì invece la creatura che un tempo era Grougaloragran, la mente sconvolta dal processo che aveva appena attivato, il suo grido udito sin dai soldati sottostanti.
Spiegando le ali, si lanciò all'attacco, scontrandosi ripetutamente con l'entità e lasciando dietro di sé una scia di luce corrosiva, il potere dello Scisma che cercava di infiltrarsi in Battleground attraverso di lui. Auth si difese intrecciando le braccia davanti al viso.
Dapprima, l'urlo la sbalzò lontano, facendola rotare come una foglia mossa dal vento. Una volta stabilizzata, bloccò gli artigli della bestia, ansimando, mentre questa si lanciava nuovamente contro di lei. Ormai priva di ragione, attaccava istintivamente, guidata solo dall'impulso di annientare l'avversario.
Auth strinse i denti.
<< Il tuo fuoco oscuro non ti servirà a niente, mostro! Io porto con me la luce dell’Origine! >>
Con quel grido rabbioso, concentrò la propria energia nei palmi delle mani. Nel frastuono della guerra e nell'orrore della battaglia, ogni pulsazione le richiamava ricordi antichi, risvegliando in lei una minuscola parte del potere di un tempo.
<< Sparisci da questo mondo, e porta via con te il potere che ti opprime! >>
Mosse gli arti in avanti. E nell’istante in cui un fiume dorato si riverso su Grugal, avvertì il contraccolpo nelle braccia, con le ossa delle spalle urlanti di protesta.
La sua pelle iniziò a cedere, eppure non si diede per vinta. Invece, spinse con tutte le forze contro quel formidabile avversario, sperando di poter concedere un po' di pace al rettile intrappolato nel crudele destino inflittogli dal Maestro.
Sfortunatamente, distruggere uno dei draghi più potenti del Multiverso non sarebbe stato così semplice.
Grougal si racchiuse nelle proprie ali, formando una sorta di sfera e ricevendo in pieno il potere di Auth. Venne scagliato via per molti chilometri, e la sua improvvisata barriera parve più volte sul punto di cedere… ma una volta riaperte le membra, si rivelò ancora grado di continuare la battaglia.
Auth lo fissò sbigottita.
<< Perché non muori?! >> ringhiò, mentre la sua alta figura dorata si levava dal fumo. Gocce di luce le colavano dalla bocca, dalle narici e gocciolavano contro le nuvole, disperdendosi nell'aria.
Con gli occhi fissi sulla creatura davanti a lei, serrò i pugni, gonfiando le vene del corpo.
<< Ti colpirò ancora, così forte che non avrai neanche l'energia per respirare! >>
Il suo potere esplose nuovamente in un torrente di particelle lucenti. Canalizzato nei muscoli, nei nervi e nei fasci che attraversavano il suo corpo statuario, aumentò la sua massa muscolare, come se fosse stata riempita di aria compressa.
<< Vediamo se puoi resistere a questo! >>
Ma Grougalagran non restò certo ad attendere il colpo. Con la mente ribollente di pensieri grotteschi,  volò rapidamente verso Auth, colpendola con una testata. L’onda d’urto risultante crepò il suolo sottostante, fece sfrigolare la pelle della donna e la spinse indietro.
L’entità spalancò istintivamente le ali, sfruttando l'attrito con l'aria per fermarsi, poi sputò un grumo di sangue, con un rivolo che le scendeva dalla fronte.
Gridando, sbattè le appendici piumate e tornò all'assalto, stringendo con forza il pugno destro. Con le unghie conficcate nel palmo, sferrò il colpo successivo con tutta la forza che aveva in corpo, gli occhi che mandavano lampi.
Grougal barcollò sotto la potenza dell’assalto, e Auth rispose con una fulminea codata al suo muso, che si tradusse con un dente staccato. L’entità avvertì le ossa traballare per lo sforzo, poi si avvicinò oltre la guardia dell'avversario e lo colpì sotto al mento con una ginocchiata, facendogli sbattere le fauci con violenza.
<< Pezzo per pezzo... se non posso annientarti, allora mi prenderò la tua vita un frammento alla volta >> sibilò, mentre sferrava un altro colpo.
Il drago ruggì dolorante, avvertendo uno squilibrio sempre maggiore nelle già instabili particelle che lo componevano. Così roteò su sé stesso e colpì Auth con i propri artigli, scagliando onde d'urto attraverso l'atmosfera, mentre le sue ali si riempivano di energia color pece.
Auth incassò i colpi, pur avvertendo un bruciore insopportabile in tutto il corpo. Le falci di Grougaloragran le lacerarono la pelle e le ali, facendo fluire nuovo sangue dalla sua figura dorata.
<< Pensi che il dolore basterà a fermarmi? >> sibilò  << Ho subito di peggio… >>
Si portò rapidamente dietro il dragone, più veloce di quanto fosse possibile per una qualsiasi altra creatura vivente, e strinse la presa attorno alle sue ali, impuntandosi con le ginocchia contro la sua schiena squamata.
<< Non mi lascerò contaminare dall’abominazione che ti porti dentro. Quindi… permettimi di offrirti un’alternativa! >>
Inarcò la schiena e urlò per lo sforzo, mentre un’ondata della propria energia cominciava a drenare nel corpo del suo avversario, contaminando l’essenza dello Scisma.
<< Hai fame, vecchio dragone? Mangia, allora! Assaggia, potente guerriero… puoi avere TUTTO! >>
Grougal ruggì a squarciagola, agitandosi nel tentativo di liberarsi dalla presa della dea.
L'energia dello Scisma entrò in contatto col puro potere cosmico di Auth, causando un'altra bizzarra reazione nel dragone… che prese a gonfiarsi senza controllo, gli occhi che parevano due pozzi di abissale agonia.
Dal canto suo, l’entità percepì il dolore di Grougaloragran, la sua paura, le grottesche pulsazioni del suo corpo, la reazione delle loro energie che entravano in contrasto l'una con l'altra.
<< È ora di finirla! >> urlò << Non permetterò al tuo male di consumare ciò che resta di questo universo! >>
Con un ruggito furente, il drago cominciò ad assorbire il potere di Auth, ignorando il dolore crescente, il sudore che aveva cominciato ad accumularsi tra le scaglie, il cuore che gli martellava nel petto come un tamburo. Attorno a lui, il mondo sembrava quasi sul punto di esplodere, vorticando in un turbinio di bagliori e lampi luminosi.
Auth avvertì il sangue che le inondava la gola, eppure rimase salda nella sua posizione.
<< Solo un altro po' più a fondo... >> sussurrò << Lo sento... Sta per esplodere... Ti prego, non fermarti ora! >>
La pressione fu infine troppa. Le ali del drago si illuminarono in un misto di viola e oro, ritirandosi nel suo corpo, che cominciò a collassare dall'interno con la forza di una supernova. Il rettile si sentì scagliato verso il suolo, mentre tornava alle sue dimensioni originarie. Trascinò con sé Auth, verso cui soffiò una vampata di fiamme miste all’energia dello Scisma.
I due contendenti si scontrarono ancora e ancora tra onde d' urto e conflagrazioni multicolori, finché non dovettero separarsi per evitare le spire di Jormungandr, alzatosi dal terreno per tentare di inghiottire Thor. Un suo ulteriore movimento lì scaraventò via, lontano dal suo rabbioso inseguimento con il tonante.
Rotolarono per terra, in mezzo ai cadaveri dei soldati e ai resti dei Cybermen che ancora tentavano di ricomporsi.
Auth cercò di ignorare i suoi dintorni. Le luci delle esplosioni, le strida della guerra, il sangue che le imbrattava le palme delle mani... al momento, doveva concentrarsi solo sul suo nemico. Così si alzò un passo alla volta, ridacchiò sommessamente e si portò una mano al viso.
<< Lo sai, Grougal, in fondo devo ringraziarti. Mi hai fatto ricordare... chi sono. >>
Ci fu un'altra esplosione di potere. L’aura della donna scavò dei solchi nel terreno attorno a lei.
<< Io… sono… una divinità! >> ruggì, prima di lanciarsi a tutta velocità verso il dragone.

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Lo colpì con quanta forza le era rimasta. Il rettile assorbì l'impatto con un mostruoso ringhio, la sua forma sempre più distorta per i colpi ricevuti. Ormai, riusciva a malapena a restare coeso.
Faticando per riprendere un aspetto quasi umanoide, rispose con un doppio pugno rivolto al petto di Auth, seguito da una furiosa scarica di artigliate che lasciarono solchi violacei nella sua pelle dorata. La donna ringhiò di dolore, mentre i colpi la costringevano in ginocchio.
Con il corpo ricoperto di tagli e lividi, tornò all’offensiva e colpì l’avversario con un brutale calcio al costato. Si spostò poi sul ginocchio sinistro per agguantargli lo sterno, su cui riversò l’ennesima esplosione.
<< Dammi la tua vita! >>
Grougaloragran affondò le zampe nel suolo e lanciò un altro grido furente, mentre il potere di Auth attraversava le sue carni eteree, cercando di mutare il potere dello Scisma. Questa volta, però la forza dell’impatto si rivelò troppo grande anche per lui.
In una terribile conflagrazione, il dragone venne scagliato via contro la carcassa di un camminatore imperiale che si trovava nelle vicinanze.
<< Io sorgo… tu cadi >> sussurrò Auth, mentre crollava su un ginocchio.
Si portò una mano alla spalla, respirando a fatica. Il cuore sembrava sul punto di esploderle, ma il panico e l'orrore erano scomparsi. Non provava più timore alla prospettiva dell’avversario, il cui infido potere aveva già cominciato a disperdersi.
<< Io sono Auth, colei che porta i ricordi delle miliardi di vite di un Multiverso a brandelli... e non mi farò mai più schiacciare dalla paura… MAI PIÙ! >> urlò con tutto il fiato che le restava, fissando astiosa il cielo.
Fu allora che la macchina da guerra imperiale esplose in una miriade di frammenti, mentre Grougal riemergeva col suo aspetto draconico, avvolto da una cortina di fumo venefico.
Aprendo le fauci, accumulò tra i denti una vorticosa quantità di energia oscura, addensandole in una sfera dal colore violaceo. Poi, la vomitò sotto forma di una distruttiva ondata di energia, che partì spedita verso Auth. Ma l’entità non si lasciò trovare impreparata e rispose all’attacco con uno di suo.
Viola e oro si scontrarono nel mezzo del campo di battaglia, generando un boato tale da smuovere la crosta sottostante.
Nastri di luce lasciarono il corpo di Grougaloragran, mentre questi metteva tutto sé stesso in quell'ultimo attacco, nel senso più autentico che fosse possibile concepire. Ma il suo destino era già stato segnato nell’istante in cui aveva deciso di far ricorso a quella forma… e dopo un tempo apparentemente senza fine, l'attacco di Auth cominciò a prevalere.
Per una manciata di secondi, la zona attorno ai due contendenti si trasformò in una cupola dorata. E quando la luce svanì, l’entità era tornata alla sua forma semi-umana.
Nonostante la stanchezza, sentendo alcuni piccoli guaiti, si diresse verso il punto dove si trovava Grougal… e vi trovò un piccolo drago avvolto da quella stessa luce con cui la divinità l'aveva attaccato. Sembrava quasi un cucciolo!
Ben presto, il suo corpo cominciò a dividersi in migliaia di piccoli granelli di luce.
Sentendosi invadere da una profonda tristezza, Auth non riuscì a trattenersi dal prenderlo tra le braccia. Poi cominciò a cullarlo, con tutta l’intenzione di regalargli almeno un po' di conforto nei suoi ultimi istanti.
<< Vorrei non si fosse arrivato a questo, Grougaloragran >> sussurrò dolcemente << Posso chiederti un piccolo favore? Se ci fosse un aldilà per coloro che sono caduti nello Scisma e a Battleground, cerca Kyrie, la mia amata.. e dille che penso a lei ogni singolo giorno.>>
Vi fu un ultimo lampo di luce.
Quando le membra del valoroso drago si dispersero una volta per tutte, Auth si rialzò a fatica da terra, decisa più che mai a porre fine all' incubo creato dal Maestro.
* * *

Gli occhi argentati di Summer non abbandonarono mai l’imponente figura della serpe.
<< Jormungandr >> sussurrò con un filo di voce, ricordando le storie che Thor le aveva raccontato sulla sua nemesi profetizzata << Dunque è sopravvissuto allo Scisma. >>
E questo poteva rappresentare un pericolo inimmaginabile per tutti i ribelli.
Subito, la mietitrice si rivolse alla sua più vecchia amica.
<< Raven, apri un portale per tutti! >> ordinò, la falce saldamente stretta tra le pallide mani.
Intuendo il piano dell’ Cacciatrice, Raven annuì rapida e creò una serie di portali per ognuno dei loro alleati, riaprendoli proprio sopra il dorso del colossale serpente. Grosso com’era, non sarebbero mai stati in grado di evitare le sue spire… ma per lo meno, potevano provare a cavalcare, così da diminuire il rischio di esserne schiacciati.
Naturalmente, Salem non avrebbe concesso ai suoi nemici un attimo di respiro.
Apparve sopra di loro in un elegante turbinio delle sue vesti neri, scrutandoli con i suoi occhi glaciali. Subito, il gruppo cominciò a bersagliarla di proiettili e attacchi di polvere, che tuttavia si scontrarono inermi contro un gigantesco gilfo evocato dalla strega stessa. Poi, lampi di natura elettrica eruttarono dal costrutto magico, costringendoli ad una corsa rocambolesca tra le scaglie di Jormungand.
<< Sul serio, quanta Aura possiede?! >> ringhiò Ruby, mentre si muoveva con difficoltà sul dorso perennemente in movimento della serpe. 
Ormai ne era sicura, potevano sconfiggere qualcuno come Salem in un modo solo: facendole esaurire ogni barlume di energia che aveva in corpo. Purtroppo per tutti, quel traguardo appariva più lontano che mai! Gli attacchi della strega non avevano perso un briciolo della loro intensità, e sembravano ancora capaci di smuovere le montagne.
Yang e suo padre non si diedero per vinti, e come una coppia di meteore dorate conversero all’unisono lungo i fianchi della regina. Al contempo, Summer avvolse la madre adottiva con la propria catena, poi tirò con tutta la forza che aveva in corpo.
Stringendo i denti, la regina di Remnant non si lasciò trovare impreparata. Dapprima, ricacciò indietro la coppia di pugili, poi spezzò la catena di Summer sfruttando la Semblance copiata da Yang. Infine, si lanciò a tutta velocità contro la figlia, incalzandola in un violento combattimento all’arma bianca.
Ruby e compagne tentarono di intromettersi per aiutare la Cacciatrice, ma presto si ritrovarono sbalzate indietro dalle onde d’urto generate dallo scontro.
Il tempo sembrò rallentare attorno alle due contendenti, mentre queste si muovevano con metodica e spietata efficienza, in un fluido alternarsi di attacco e difesa.
Summer si era allenata con la regina di Remnant da che ne aveva memoria, e più di qualsiasi altra persona di Battleground conosceva lo stile della strega. Ma a lunga andare… neppure questo sarebbe bastato per farle guadagnare il vantaggio.
Dopo aver parato l’ennesimo affondo di falce, Salem sollevò la mano destra, illuminandola di un intenso bagliore. Summer si ritrovò brevemente accecata da quel lampo improvviso, e così sollevò un braccio per pararsi gli occhi, lasciandosi coperta.
Approfittando di quel momentaneo atto di distrazione, la strega sembrò come materializzarsi accanto alla figlia… che pugnalò all’altezza del cuore.
Un urlo strozzato seguì quella scena, tanto alto da sovrastare il fragore della battaglia.

* * *

Angel contemplò ammutolito l’enorme bestia che serpeggiava sul campo di battaglia. Durante i suoi viaggi attraverso il Multiverso, aveva incontrato innumerevoli creatura di ogni forma e dimensione… ma mai i suoi occhi si erano posati su un essere di tale monumentalità.
Era forse un demone? Un altro degli esperimenti del Maestro? Oppure una creatura nata dagli albori dell’universo stesso? Non poteva saperlo… e la cosa lo terrorizzava.
All’improvviso, il suo Haki lo avvertì di un attacco imminente.
Con un rapido battito d’ali, si scansò appena in tempo per evitare una lancia di plasma, che andò a conficcarsi inerme nel terreno sotto di lui. Alzando lo sguardo, scoprì che il fautore di quell’assalto non era altri che Vorkye.
<< Hai forse dimenticato chi sia il tuo avversario? >> ringhiò ferocemente il soleano, per poi scagliarsi contro di lui.
Angel si scansò con un largo anticipo, evitando un secondo colpo. Vorkye ringhiò e, con tutta la ferocia che aveva in corpo iniziò a bersagliarlo con un rapido alternarsi di calci e pugni. Tuttavia, per quanto veloci e precisi potessero essere, nessuno dei suoi colpi raggiunse il giovane, che li evitò con grande maestria.
Mentre schivava l’ennesima raffica, Angel decise finalmente di rispondere con un gancio di suo. Il bagliore che circondava le scaglie del suo braccio destro sembrò crescere d’intensità, e colpì lo stomaco di Vorkye con abbastanza forza da spingerlo a diversi metri di distanza.
Il soleano puro trattene a stento l’istinto di vomitare sangue dalla bocca e poi… fissò furente l’avversario, le cui labbra si erano arricciate in un sorriso molto più predatorio.
<< Te l’ho detto >> disse Angel con una voce graffiante, quasi innaturale << Mi sono allenato molto. Ho passato gli ultimi sette giorni a superare i miei limiti, a sputare sangue e flagellare il mio corpo, ancora e ancora… tutto in preparazione a questo scontro. Ho fatto appello a tutti gli aspetti della mia natura, senza alcuna distinzione! Soleano? Umano? Semidio? Io sono tutti loro… ma allo stesso tempo, sono qualcosa di completamente diverso. >>
Allargò le braccia.
<< Mi hai chiamato un meticcio, come se questa mia condizione dovesse rendermi automaticamente inferiore a te! Ma vuoi sapere la verità, Bloodbless? È proprio il mio essere diverso… a rendermi più potente di quanto tu potresti mai essere! Perché col tempo ho imparato a coesistere con il meglio delle mie parti, creando qualcosa di completamente nuovo! Qualcosa che riuscirà a superare persino te! >>
<< Vedi di non montarti la testa >> ruggì Vorkye, mentre gli riversava addosso un’ondata di materia oscura.  
Tuttavia, poco prima che l’assalto potesse entrare in contatto con l’avversario, accadde qualcosa di decisamente inaspettato. Un muro di fulmini si erse di fronte ad Angel, tanto alto da toccare la coltre di nubi ciricee. Queste si scontrarono con il flusso di nera pece, sprigionando un’esplosione di scintille e vapori, a cui seguì un sibilò grottesco.
Poi, sotto lo sguardo incredulo dell’avversario, i lampi sembrarono concentrarsi nel palmo destro del ragazzo, modellandosi a immagine e somiglianza di un uccello.
Brevemente, la creatura rimase sospesa di fronte a lui, come una specie di fedele sentinella, quasi stesse solo aspettando l’ordine di attaccare. Fu solo quando Angel mosse il braccio in avanti che cominciò ad agitare le sua ali di pura elettricità, puntando in direzione dell’avversario.
Superata la sua un’iniziale incredulità, Vorkye scelse di evitare l’assalto, insicuro sulle sue possibilità di incassare il colpo senza subire danni considerevoli. Tuttavia, con suo enorme sgomento, si rese conto che la “creatura” aveva cambiato traiettoria… e ora lo stava inseguendo.
“Allora dovrò occuparmene personalmente.”
Con battito d’ali, frenò la sua corsa e puntò ambe le mani verso il costrutto. A quel punto, cominciò a raccogliere una sfera di materia oscura tra i palmi…
<< Non così in fretta >> ringhiò una voce familiare alle sue spalle.
Gli occhi di Vorkye si spalancarono sorpresi. Ebbe giusto il tempo di girare la testa, poco prima di ritrovarsi intrappolato in una presa ferrea.
Braccia squamate gli avvolsero il corpo, bloccandogli gli arti e impedendogli di contemplare l’offensiva. Allora il soleano capì che Angel aveva approfittato della sua momentanea distrazione per assalirlo alle spalle.
<< Toglimi le mani di dosso, schifoso metic-… >>
Il corpo di Vorkye fu illuminato da un bagliore bluastro. Scariche di natura elettrica lo avvolsero dalla testa i piedi. Lanciò un grido pieno di rabbia e dolore, mentre milioni di volt gli perforavano pelle, carne, muscoli e organi come infinite lame invisibili.
Ma anche in quell’attimo apparentemente senza fine, con i nervi in fiamme e la vista appannata, egli non si lasciò dominare dalla sofferenza.
Invece, richiamò a se il sangue sottostante, creando centinaia di lance rosse che cominciarono a bersagliare Angel, trafiggendolo ancora e ancora, attraversando le sue scaglie come fossero burro. Ma anche il rosso mantenne salda la sua posizione, consapevole che un solo secondo di esitazione sarebbe stato sufficiente per ribaltare quello scenario.
Solo quando il suo attacco era abbastanza vicino… scelse finalmente di mollare la presa. L’istante dopo, Vorkye venne colpito in pieno, e il suo corpo schizzò a mò di proiettile contro una delle spire di Jormungand, per poi ricadere a terra con tanta forza da generare un altro cratere.
Martoriato e coperto di sangue, Angel lo seguì a ruota, atterrandogli di fronte.
<< Arrenditi >> ringhiò, puntando la sua fidata lancia alla gola del soleano.
La mente di Vorkye divenne una tabula rasa. Arrendersi? Che parola bizzarra… una che non aveva mai preso neppure in contemplazione.
Non lo aveva fatto quando la sua casa era stata bruciata alle fondamenta da quell’essere senza nome, quell’Uomo in nero che per primo lo aveva indirizzato verso la via del guerriero. Non si era arreso durante gli innumerevoli, brutali e sfiancanti allenamenti che avevano temprato il suo corpo nel corso dei decenni, trasformandolo nell’essere più potente del suo mondo d’origine.
Non si era arreso neppure al cospetto dello Scisma, ne lo aveva fatto alla scomparsa di Gilgamesh, fiducioso che suo fratello sarebbe tornato dalla morte. E ora che era finalmente a un passo dal riabbracciare l’unica famiglia che gli era rimasta… questo meticcio gli stava chiedendo di gettare la spugna? Proprio così, dopo tutto ciò che aveva fatto per sfuggire alla profezia di una sconfitta apparentemente certa?
“No… non può finire così… non adesso che sono così vicino ad ottenere tutto quello che ho sempre voluto…”
La morte dell’ultimo Soleano Blu… il ritorno di suo fratello… Ellen…
Non poteva e non voleva arrendersi!
Inconsapevole – o forse incurante – dei pensieri che volteggiavano nella testa di Vorkye, Angel spinse più a fondo Gae Bolg, al punto da riversare un grumolo di sangue dalla gola dell’avversario.
<< Allora? >> disse con tono glaciale << Che cosa ne dici, Bloodbless? Vuoi continuare a combattere? Costringermi a completare una profezia che non ho mai chiesto? Oppure sei disposto a mettere da parte il tuo orgoglio e vivere un altro giorno? Devi solo ammettere la sconfitta. >>
Vorkye quasi avvertì il peso del suo sguardo, eppure scelse di rispondere con altrettante freddezza.
<< N-Non ho ancora perso >> disse, ignorando il dolore bruciante alle corde vocali.
Fu allora che una voce familiare gli rimbombò nella testa.
<< Davvero? Eppure sul tuo viso ho notato un’espressione smarrita, come quella di uno che non sa più che pesci pigliare. >>
Gli occhi di Vorkye si spalancarono impanicati. << M-Maestro… >>
<< Abbiamo stretto un accordo ricordi? E io, nella mia infinita magnanimità, mi sono assicurato di portarlo a compimento con largo anticipo. >>
Il soleano udì uno schiocco di dita. L’istante dopo, qualcosa comparve a pochi passi dalla coppia di soleani, sorprendendo entrambi.
Era… una capsula, al cui interno galleggiava una persona che Angel non aveva mai visto prima. Assomigliava a Vorkye sotto molti aspetti: capelli biondi, pelle pallida… ma mancava del cipiglio arrogante che aveva imparato ad associare al suo rivale.
Invece, sembrava pacifico, con le labbra appena arricciate in un dolce sorriso, quasi stesse facendo un piacevole sogno. Il suo corpo nudo era collegato al fondo della capsula da un cordone artificiale, quasi fosse un feto non ancora nato, eppure aveva la struttura corporea di un ragazzino già formato.  
Nel vederlo, il cuore di Vorkye si sentì più leggero. Gilgamesh… il suo fratellino era lì.
Era solo una proiezione, lo sapeva, ma riuscì comunque ad allietare il dolore bruciante che avvertiva in tutto il corpo. Presto sarebbe stato in grado di riabbracciarlo, proprio come il Maestro aveva promesso.
Per un attimo, ricordò il giorno in cui lo aveva visto per la prima volta, appena nato. Un essere così piccolo e innocente, eppure indiscutibilmente legato a lui. L’unico che fosse sempre stato dalla sua parte fin da quando ne aveva memoria, sopportando il peso delle sue tragedie con altrettanta determinazione.
La sua contemplazione fu bruscamente interrotta dalla voce del Maestro.
 << Ma a quanto pare, non sei più in grado di rispettare la tua parte. Perciò… il nostro accordo è saltato. >>
Nell’aria riecheggiò un altro schiocco di dita.
Per un brevissimo istante, non accadde niente. Poi… il corpo di Gilgamesh sembrò gonfiarsi come un palloncino. Vi fu un lampo di luce, e una macchia rossa prese il posto del giovane soleano. Brandelli di carne e sangue volteggiarono nella vasca, poi cominciarono a depositarsi sul fondo.
Ciò che seguì fu un pesante silenzio. Perfino Angel era rimasto scioccato di fronte ad un atto così palesemente crudele, sebbene non conoscesse l’identità del ragazzo che era appena morto di fronte ai suoi occhi.
Accanto al Maestro, Najimi si portò una mano alla bocca, ormai conscia di quale fosse sempre stato il piano del Signore del Tempo. Al contempo, l’espressione di Vorkye divenne vuota, come se la vita lo avesse abbandonato.
Per un attimo, il soleano osò quasi sperare che tutto questo fosse solo un incubo, oppure una semplice allucinazione dovuta al dolore. Purtroppo, l’odore inconfondibile di sangue e cenere erano troppo vividi, e premevano con forza contro le sue narici.
Allora capì di essere ancora perfettamente sveglio… e che il Maestro aveva effettivamente ucciso suo fratello, cancellandolo completamente dall’esistenza.
Il corpo del soleano cominciò a tremare.
Aveva perso tutto. La ragione per cui aveva scelto di allearsi con il Maestro… era stata appena spazzata via dall’esistenza.
Tutto quello che aveva fatto e sopportato negli ultimi vent’anni era stato per niente. Ora era solo.
Come si era arrivati a questo? Di chi era la colpa?
<< Ti chiedi di chi sia la colpa? >> chiese il Maestro, con tono severo << Forse del ragazzo che stai affrontando, colui che è stato profetizzato come tuo carnefice? Oppure del destino, che così crudelmente annunciò la tua sconfitta con largo anticipo? O forse la colpa è mia, poiché ho ucciso tuo fratello? Oppure dei Beyonders? No… la colpa di tutta questa situazione è solo ed esclusivamente TUA, Vorkye Bloodbless. >>
Vorkye fu scosso dalla sentenza del Signore del Tempo. Era davvero colpa sua?
<< Vuoi sapere perché? >> continuò il tiranno di Battleground, implacabile << Perché sei debole! Ti sei montato la testa, credendoti imbattibile! E durante questa battaglia, ti sei rifiutato di compiere i sacrifici necessari per assicurarti la vittoria. Gesti estremi che sicuramente ti avrebbero danneggiato, ma che forse ti avrebbero permesso di vincere! E se solo avessi vinto… io non sarei stato costretto a fare quello che ho appena fatto. Purtroppo per te, sono un uomo di parola. >>
Vorkye non disse nulla. Non aveva la forza per formulare alcuna parola.
Tuttavia, nella sua mente iniziò a delinearsi un pensiero. Era davvero tutta colpa sua.
Il Maestro rilasciò un forte sospiro.
<< Un vero peccato. Eri un ragazzo così promettente! Ti ho dato l’occasione di una vita… ma ti sei dimostrato incapace di coglierla. A questo punto, mi vedo costretto a sollevarti da ogni incarico e licenziarti seduta stante. Da adesso non sei più un mio dipendente! Fa pure quello che vuoi con ciò che resta della tua patetica esistenza, non mi interessa più. Addio! >>
Fu allora che il collegamento mentale con il Signore del Tempo s’interruppe bruscamente.

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Il tremore di Vorkye cominciò a crescere d’intensità.
<< Io… ho perso tutto >> sussurrò con voce strozzata, mentre grumi di una luce nera cominciavano ad avvolgere le sue membra.
L’energia corruttrice dello Scisma si riversò attraverso il suo corpo come un fiume in piena, penetrando in ogni cellula come un cancro. Eppure, il soleano non tentò di frenarla.
A questo punto, niente aveva più importanza. Ellen, il suo trono… solo la morte avrebbe frenato la sua sofferenza.
“La Morte?”
Che pensiero insolito, visto che aveva passato tutta la vita a fuggire da quel concetto, lo stesso che lo aveva spinto a commettere un genocidio.
“Sembra che non si possa davvero sfuggire al proprio destino…”
Ormai lo sapeva, sarebbe morto in quella valle… ma non se ne sarebbe andato da solo. Se proprio doveva morire, si sarebbe assicurato di trascinare con se il suo carnefice, lo strumento con cui il Fato aveva deciso di firmare la sua condanna. Avrebbe distrutto tutto. Questo sarebbe stato il suo lascito: la DISTRUZIONE!
L’aura oscura dello Scisma fuoriuscì incontrollata dal suo corpo, avvolgendolo come una bolla. L’istante dopo, Angel si sentì sbalzare via da una forza invisibile.
* * *

Fire si gettò in picchiata per evitare un altro colpo di spire, che per quanto imponenti sembravano elastiche e incalzanti come fruste. Doveva trovare un riparo alla svelta, se non voleva finire schiacciato.
Ma l’unica cosa che somigliasse vagamente ad un riparo erano le carcasse degli AT-AT: non la migliore delle idee, visto che potevano crollargli addosso, ma al momento aveva poca scelta.
Così schizzò nella loro direzione e si infilò fra i resti di metallo, coprendosi il capo con le braccia. La fortuna sembrò girare da quelle parti, perché le spire sembrarono stendersi lontane dai camminatori, sebbene fossero ancora lì, a circondare il terreno.
Si azzardò a tirare un sospiro, rendendosi conto di aver trattenuto il fiato. A quel punto, si girò ad osservare i resti dei camminatori, sentendo lo stomaco contorcersi: era stato tutto così mostruosamente repentino. Qualcuno era ancora vivo? Con un attacco del genere, dubitava seriamente che ci fossero dei sopravvissuti. Poteva tranquillamente girarsi, fare finta che fosse tutto a posto...
Si rese conto di sperare. Sperava che fossero tutti morti. Sperava che lui fosse morto, sperava di potersene andare da lì senza più alcun pensiero. Gli sarebbe andata bene anche ignorare la possibilità di un corpo. Andiamo, non serviva controllare! Era sicuramente morto! Come avrebbe fatto a salvarsi da qualcosa del genere!? Magari era esploso in mille pezzi o incenerito fra le fiamme, il bastardo...
Si concesse di crogiolarsi in quel meschino desiderio, poi scosse il capo. Non poteva esserne certo, lo sapeva. Doveva assicurarsene.
Con il cuore in gola e le mani tremanti, prese ad avventurarsi, utilizzando la forza vampiresca per spostare i pezzi di metallo che gli intralciavano il cammino.
Fu allora che vide un lampo di scintille eruttare dalla carcassa di uno degli AT-AT. Seguì una lama argentata che tagliò attraverso il freddo metallo come se fosse burro, aprendo un grosso squarcio nella corazza dell’enorme macchinario.
L’adolescente attese, completamente immobile, quasi il suo corpo non fosse in grado di registrare i comandi inviati dal suo cervello. Il mondo attorno a lui divenne improvvisamente silenzioso, mentre una figura familiare fuoriusciva dalla carcassa metallica, stagliandosi contro nubi di fumo color pece.
Shen tossicchiò, sputando rivoli del pulviscolo che volteggiava nell’aria.
Scrutò dapprima i loro dintorni, soffermandosi brevemente sulle enormi spire della misteriosa creatura e imprecando sonoramente ad alta voce. Poi, i suoi occhi incrociarono finalmente quelli di Fire... e si allargarono come piatti.
<< Tu >> sputò, mettendo in quell’unica parola tutto l’odio che provava per il ribelle che gli stava di fronte.
<< Ma che profonda e brillante deduzione. >>
Il tipico sarcasmo del giovane non tardò ad uscire dalla sua bocca. Fissò l’albino dritto negli occhi, e sentì a propria volta l’odio accendersi dentro di sé, che gli fece serrare i pugni e assottigliare lo sguardo.
<< Per caso sei così edotto pure su cosa accidenti è quell’affare appena spuntato dal nulla? >>
<< Loki >> sussurrò il governatore, con una smorfia furiosa a corrucciare il suo volto dai lineamenti eleganti << È sicuramente opera di quello scellerato! Che sia maledetto! Quella deve essere la Serpe del Mondo, uno dei suoi figli mostruosi. >>
<< “Serpe del Mondo”? Seriamente? Adesso anche lui aveva bisogno di qualcosa per compensare!? >>
<< Dannato bastardo, dovevi proprio metterti in mezzo! >> Shen sembrava troppo impegnato a imprecare e maledire il dio degli inganni per prestare attenzione alle sue inutili battutine << È ovvio, vuole che uccida il dio del tuono, secondo quanto profetizzato negli antichi miti. >>
<< Cosa? >> sussultò Fire << Ma è impazzito? Quell’affare è così grosso che finirà per ammazzare anche voialtri! Questa è la prova che non sai davvero sceglierteli gli amici. Oppure, in un certo senso sì, visto che sono tutti stronzi come te. >>
L’adolescente stava usando il sarcasmo per mascherare l’impulso impellente di voltarsi e correre da Thor per aiutarlo. Ma cosa avrebbe potuto fare contro un essere del genere? Per poco non era finito schiacciato solo nel tentativo di schivarlo. Non ci voleva un genio per capire che quella creatura era unicamente alla portata di un dio. Ma anche così, come poteva essere sicuro che Thor ce l’avrebbe fatta?
No, non doveva pensare in negativo! Doveva credere in lui, e nella sua promessa! Doveva...
Un fischio dell’aria lo riportò inesorabilmente alla realtà. Schivò per un pelo il kunai diretto alla sua gola semplicemente spostando il capo di lato.
<< Non avevi forse detto niente più insulti? Sei il solito ipocrita, Baelfire. Ma, per quanto riluttante, devo ammetterlo… trovo la tua stupidità lievemente divertente >> commentò l’albino con un sogghigno, la mano tesa da cui aveva scagliato il coltello << Tutti i tuoi poteri mentali, ma la tua mente è ancora quella di un vulnerabile, bambino sentimentale che cerca di fingersi insensibile. Non puoi evitare ciò che è scritto nel destino! Thor morirà, e tu non potrai impedirlo, come non hai potuto impedire la morte di Logan! Oh, ma non devi tormentarti, ho intenzione di mandarti a fare compagnia ad entrambi! >>
Il ragazzo lanciò un urlo di rabbia, accese una mano della sua luce e in un attimo gli fu addosso, rifilandogli un sonoro pugno dritto in faccia. Un tempo, sicuramente il governatore sarebbe riuscito ad intercettarlo, o quantomeno ad incassarlo. Invece, fu colpito in pieno e scaraventato via di cinque metri, mancando per pura fortuna i pezzi di metallo quando precipitò a terra.
<< Maledetto figlio di puttana! >> sbraitò Fire, atterrandogli davanti << Dovevi morire su quei cazzo di cammelli! >>
Shen abbaiò una risata strozzata, gli occhi che parevano un paio di braci ardenti, mentre si risollevava con notevole sforzo, usando la lancia come perno.
<< Pensavi davvero che sarebbe stato così facile? Credevi davvero che mi sarei lasciato uccidere da qualcosa del genere? Mi sottovaluti, passerotto. >>
Una coda metallica si aprì alle sue spalle, avvolgendolo come il cappuccio di un cobra e proiettando una lunga ombra al di sopra della sua esile figura.
<< Sai come sono sopravvissuto tanto a lungo, anche quando così tante persone mi vogliono morto? >> ringhiò << Perché sono sempre preparato ad ogni evenienza! E in questo caso, lo ero alla possibilità che il mio mezzo di trasporto rimanesse coinvolto nel fuoco incrociato. >>
Scosse la testa, emettendo un sospiro apparentemente rammaricato.
<< Purtroppo, il resto del mio equipaggio non è stato abbastanza fortunato. Un vero peccato... ma almeno i loro corpi mi sono stati utili per intercettare alcuni dei detriti più pericolosi. Mi assicurerò che i loro nomi vengano rammentati a lungo, o qualcosa del genere. >>
<< Risparmiatelo >> ringhiò Fire << non te ne fregava un cazzo prima, non te ne frega un cazzo neanche adesso! Non prendere per il culo la memoria di altri morti per colpa tua, assassino bastardo! >>
Ansimava lentamente, rigido come una statua, i pugni serrati. Per poco non aveva perso il controllo, con quel pugno. In verità, si sentiva in bilico: solo guardare Shen in faccia e sentirlo parlare gli accendeva la rabbia e l’odio nelle vene.
Non desiderava altro che farlo a pezzi e farsi il bagno nel suo sangue, così da porre fine alla sua vita e soddisfare il suo desiderio di vendetta. Era riuscito solo a rallentarlo, perché sedarlo non poteva, era sempre lì, a pungolarlo e incitarlo...
E non c’era solo il Lato Oscuro. Sentiva la gola pizzicare, come stuzzicata dalla presenza dell’uomo. Aveva il bruttissimo presentimento che i suoi istinti vampireschi lo ritenessero un candidato ideale per il suo primo pasto di sangue: Marie l’aveva avvertito.
“Non pensarci. Concentrati. Ricorda l’addestramento” si disse.
La risata schernente dell’uomo lo riscosse dal suo torpore.
<< Oh, è così divertente osservare il tuo stupido, dilaniante dissidio interiore. Fremi dalla voglia di uccidermi... eppure ti reprimi, perché sai che se lo fai diventerai esattamente come mammina e papino! >>
<< Non sei immune al fuoco, fenice, per quanto tu voglia vantarti del contrario! >> sibilò l’adolescente, serrando i denti << Non ti conviene scherzare con esso! >>
<< Altrimenti? Mi irriterai con i tuoi giochi di parole!? >> sputò Shen, sprezzante << Mi colpirai ancora, sperando che sia la forza di gravità a farmi fuori!? Miserabile codardo! Se mi vuoi morto... dovrai guardarmi negli occhi mentre strappi il mio cuore ancora pulsante dal petto! >>
Il ragazzo fece un respiro profondo, abbandonando la postura e le braccia lungo i fianchi, cogliendo totalmente di sorpresa l’albino.
<< Vorrei farlo. Non importa come, vorrei che morissi fra le sofferenze più atroci. Ho pregato che accadesse, prima, e anche adesso. Ma non è andata così. Esattamente come tu hai sperato di farmi fuori con quelle tue stupide macchine. >> Mise su un sorriso storto. << Per noi è sempre stato così. Entrambi abbiamo sempre cercato di ucciderci, senza mai riuscirci. Detesto ammetterlo… ma non parli a vanvera quando affermi che abbiamo delle cose in comune, e questa è sicuramente tra le più seccanti. Ma ero serio, prima: questa follia deve finire. Ma per raggiungere un simile risultato, non è alla tua umanità che farò appello, bensì al tuo Lato Oscuro. Se ti dicessi… che intendo darti quello che vuoi? >>
Aveva gettato l’amo. Era un’idea che covava in serbo da un po’, e che si augurava potesse funzionare. Stava facendo un salto di fede, e nel farlo avrebbe rischiando parecchio: non sapeva quanto a lungo avrebbe trattenuto il proprio, di Lato Oscuro.
<< Hai fatto di tutto per prenderti la mia vita. Ma sei un verme talmente bestiale e capriccioso che non ti è mai davvero bastato. Hai ucciso Logan unicamente per farmi uscire di senno. Hai cercato più volte di spezzarmi, volevi farmi abbassare al tuo infimo livello, eri compiaciuto all’idea di servirti di me per i tuoi scopi. Eppure, c’è qualcosa che vuoi molto di più della mia morte e della mia anima. O vuoi negarlo, governatore? >>
Shen rimase inizialmente in silenzio, trafiggendolo con le sue pupille color sangue, quasi stesse cercando di leggergli nell’animo... o più probabilmente, di dargli fuoco semplicemente con lo sguardo.
Ma Fire non si mosse. Mantenne il contatto con quegli occhi vermigli, sostenendo il loro esame con calma monolitica.
A quel punto, il suo rivale di lunga data schioccò la lingua.
<< Lo ammetto >> disse << L’unica altra cosa che potrebbe rendermi più felice della tua morte... sarebbe testimoniare quella di tuo padre. Ovviamente, parlo del tuo VERO padre. Colui che per troppi anni si è beato di tutto ciò che un tempo doveva essere mio! >>
Alzò una mano e la strinse a pugno.
<< Si è sempre considerato migliore di me. Più degno della posizione di secondo in comando del Maestro... più degno dell’amore di tua madre! Solo perché è nato con doni che vanno al di là della mia comprensione... >>
Si fermò di colpo e prese un respiro profondo.
<< Ma un simile desiderio è ancora di là della mia portata >> ammise, quasi con disgusto << E lo sarà fino a quando Darth Vader avrà il favore del nostro Signore. Ecco perché dovrò accontentarmi di eliminare la sua progenie! >>
<< È vero. Sarebbe la cosa migliore >> annuì l’adolescente, ostentando tranquillità e indifferenza << Avresti anche l’occasione perfetta. Qui, sul campo di battaglia, chi mai si accorgerebbe di un malaugurato incidente? >>
Aprì le braccia come a fare da bersaglio, con un sorriso di scherno.
<< Se non fosse… che non erano questi gli ordini del tuo Signore >> replicò << e che tu, sciocco, impulsivo, spocchioso bastardo, ti sei appena tradito con le tue stesse mani. Hai ordinato al tuo battaglione di spararmi, in pieno campo aperto. Loro ne erano completamente ignari, non è così? Ma tu… tu sapevi bene che gli ordini erano di catturarmi, vivo e incolume. >>
Forte di quelle informazioni recuperate da Starscream, si finse ancora più sicuro e padrone della situazione; allargò il sorriso quando colse il cipiglio sorpreso nello sguardo del suo rivale.
<< Ti chiedi come io sappia? Ma i doni miei e di mio padre non vanno forse al di là della tua comprensione? >> Ridacchiò sonoramente. << In realtà, non dovrei stupirmi nel non vederti così preoccupato. Non dubito che con la tua lingua argentina te la caveresti alla grande, di fronte alla corte marziale. Potresti sostenere che fosse tutto calcolato. Il Maestro, chissà, potrebbe anche crederti. Ma sei davvero così disposto a correre il rischio? Oppure... il tuo era un intento chiaramente suicida? >>
Per un istante, gli occhi rossi del giovane brillarono di oro, in un’espressione di maligno divertimento. Qualcosa decisamente non da lui.
<< Sei un uomo intelligente, Shen. Completamente pazzo, sì, ma assolutamente intelligente. >>
<< Non abbastanza da decidere di tapparti subito quella fogna indegna, mi duole riconoscerlo >> sibilò l’albino, riposizionando la lancia.
<< Ah, ma un uomo intelligente valuta sempre, prima di agire. È per questo che mi stai ascoltando. Rilassati! >> L’espressione sardonica e melliflua del ragazzo era quasi aliena, sui suoi lineamenti. << Non importano le bugie che racconti a te stesso! Così come non importano le bugie che vuoi raccontare ai tuoi superiori. Potrai anche raccontare questa storiella al Maestro, ma non potrai darla a bere a Vader. Lui ha… un certo fiuto, quando si tratta di scovare i ribelli. >>
<< NON CHIAMARMI COSÌ! >> scattò Shen, compiendo un minaccioso passo avanti e puntandogli la lancia alla gola << Non osare neppure pensarlo! Ho dato tutto quello che avevo alla causa del Maestro! La mia lealtà, il mio valore, le mie risorse... TUTTO! >>
Strinse i denti, così forte da farli scricchiolare.
<< Ma non è mai stato abbastanza... così come non ero abbastanza per Lada. >>
Tornò a fissare Fire dritto negli occhi.
<< Pensi che uccidendoti andrei contro i desideri dell’Impero? AH! Vader ha messo da parte quei desideri il giorno in cui ha scelto di accettarti come la sua progenie! Accogliendoti tra noi, finirebbe solo con il condurre un pericoloso nemico nel cuore del nostro governo... e tu ti diffonderesti come un cancro, esattamente come hai fatto con tutte le persone che ti amavano! Esattamente come stai facendo adesso. >>
Quelle parole sembrarono riscuotere qualcosa dentro il giovane. Il suo sorrisetto si congelò, la sfumatura dorata negli occhi sembrò dissiparsi e lui vacillò per qualche istante, incredulo.
Poi arricciò le labbra in una smorfia di sdegno tagliente.
<< Ti sbagli >> dichiarò, rammaricato << lui non mi ama. Intende usarmi, come tu sei stato usato dal Maestro per tutti questi anni. Neanche io sono abbastanza per lui: se non mi voglio convertire, allora sarò distrutto. E anche tu sarai distrutto. >>
Fu il suo turno di fare un passo in avanti, per fronteggiarlo con fare sprezzante.
<< Vuoi estirpare il cancro, governatore? Allora Vader è la radice. Non sarai mai libero finché sarà in vita. Uccidimi, e lui ucciderà te. Risparmiami, aiutami a combatterlo, e… >>
“E cosa?” pensò, frustrato.
Che cosa poteva dirgli per convincerlo una volta per tutte? Ciò che gli aveva detto non era poi così lontano dalla verità. E adesso che era di nuovo in sé, davvero non gli veniva in mente niente?
<< E quando sarà morto, potrai avermi, fare di me ciò che vorrai. Non te lo impedirò. >>
Gli occhi di Shen passarono da feroci a sospettosi. Per la prima volta da quando lo aveva visto nell’arena di Asgard... Fire scorse dell’incertezza sul suo pallido volto, mista a del sincero stupore.
<< Tu... mi stai… proponendo un’alleanza? >> disse, prima di scoppiare in una risata gracchiante << E in cambio ti lasceresti uccidere così, come se niente fosse? Oh miei dèi… quanto pensi che sia stupido?! >>
Il ragazzo lo fissò intensamente per qualche istante, quindi fu il suo turno di scoppiare a ridere, mentre si passava una mano fra i capelli.
<< Davvero… tra tutte le cazzate, proprio questa doveva uscirmi, eh? >> borbottò, quasi fra sé e sé << Speravo andasse meglio… >>
<< Speravi andasse meglio!? >> sbottò il governatore.
Rapidissimo, l’uomo gli rifilò un possente colpo con l’asta della lancia, scaraventandolo per terra. Lo raggiunse e conficcò la punta vicino al suo volto, facendolo desistere dal rialzarsi subito.
 << Tu veramente pensavi di… razza di stupido, stupido moccioso idiota! Ti ho dato la caccia per anni... ti ho torturato! Ti ho portato via tuo padre… ogni cosa! Ti ho lasciato una cicatrice a vita! E tu vorresti mettere tutto da parte solo per eliminare Vader!? >>
<< Chi cazzo ti ha detto che voglio mettere tutto da parte, lurido pezzo di merda!? >> sibilò Fire fra i denti serrati.
Ci fu un movimento repentino e il ragazzo puntò un coltello creato dall’ombra alla gola dell’albino, la furia che divampava nel suo sguardo.
<< Non provare a pensare nemmeno un istante che io abbia dimenticato tutto lo schifo che mi hai fatto! >> gli ringhiò in faccia, mostrando i canini << Io non ti perdonerò mai. E so che non cambierai mai! >>
La maschera insensibile crollò definitivamente: lo sguardo del giovane si fece sinceramente disperato, frustrato e vulnerabile.
<< Vader mi ucciderà se non mi unirò a lui! Volevo evitare di combatterlo, perché mi importava di lui, di noi! Gli ho detto che potevamo evitarlo! E lui se n’è fregato! Mi ucciderà a prescindere! Me lo ha detto in faccia! Il mio genitore! E tu hai ancora la faccia tosta di considerarlo il mio VERO padre? Tu che ne hai avuto uno altrettanto indegno!? >>
Shen aveva lo sguardo annebbiato, perso in chissà quale misteriose emozioni che faceva di tutto per non esternare: sembrò trasalire appena alle sue parole, un gesto talmente impercettibile che l’altro credette di averlo immaginato.
<< Non ho altra scelta se non quella di combatterlo! Perché unirmi all’Impero è una scelta che non farei mai >> continuò Fire, socchiudendo le palpebre nel tentativo di calmarsi << Non potrei mai farcela con le mie sole forze. Inoltre, noi ribelli abbiamo deciso sin dall’inizio che ci saremmo giocati il tutto per tutto, qui e adesso! È stata una decisione unanime. Ho preso un impegno… e questa è l’unica opzione che potrebbe garantirmi la vittoria. Perché so che nel profondo, non potresti mai rinunciare ad un'occasione tanto ghiotta! >>
Si allontanò con un gesto fluido, abbassando la lama oscura.
<< Ti chiedi come abbia potuto pensare lucidamente ad un piano del genere, nonostante tutto quello che mi hai fatto? Le cicatrici, Shen… si rimarginano. >>
Ancora una volta, Feng rimase in silenzio, la mente ridotta a un turbinio di pensieri. Tutto sembrava muoversi così velocemente da fargli girare la testa!
<< No, non è così >> sussurrò, quasi inconsciamente. << Le ferite si rimarginano. >>
Fire continuò a guardarlo come se volesse scrutargli nell’animo. Lanciò un’occhiata conflittuale al proprio pugnale d’ombra, poi lo fece lentamente svanire.
<< Hai ragione >> ammise, con profonda riluttanza << L’ho appena dimostrato. Le cicatrici perdurano nel tempo, prima di sbiadire. >>
<< Non mi interessa cosa fanno le cicatrici! >> scattò l’albino, stizzito.
<< Lo so. Non ti è mai importato. Altrimenti non saresti ancora qui. Nessuno di noi due sarebbe ancora qui, se ti fosse mai importato cosa fanno le cicatrici. Potrei farti uno dei miei soliti “discorsi da eroe” che disprezzi tanto, dirti che dovresti andare avanti, lasciarti il passato alle spalle. Ma l’avrei già fatto, se avessi voluto. E che senso avrebbe? Non lo ascolteresti comunque. Non hai mai capito niente di me e di quel che desideravo fare. C’è solo una cosa che hai sempre capito: la vendetta. >>
Lo sguardo del ragazzo dai capelli verdi era di rassegnazione e sconfitta.
<< E finalmente, dopo tutto quello che mi hai fatto, so che cosa significa. >>
Shen prese a scrutarlo, mentre la sua mente riprendeva velocemente a pensare. Per quanto odiasse ammetterlo... le motivazioni del ragazzo erano fin troppo logiche. Ma potevano davvero farlo? Mettere da parte il loro eterno rancore per sconfiggere Darth Vader?
Baelfire era certamente diventato un combattente formidabile, e grazie ai suoi poteri ritrovati sarebbe stato un avversario non da poco anche per qualcuno come il Signore dei Sith. Inoltre, lo stesso Shen si era preparato in anticipo per affrontare un utente di Forza, consapevole che prima o poi avrebbe incontrato il ragazzo sul campo di battaglia.
E se avesse indirizzato quella preparazione verso lo stesso Vader? Non solo avrebbe ottenuto la sua tanta agognata vendetta... ma avrebbe trascinato il ragazzo al suo stesso livello, rendendo la vittoria ancora più appagante. E avrebbe potuto colpirlo nel momento in cui era più vulnerabile, perché ormai era ovvio che quello che gli stava chiedendo richiedeva uno sforzo mentale non da poco: avrebbe potuto sfruttare il suo conflitto interiore ancora una volta.
Erano variabili troppo incerte e rischiose: normalmente non avrebbe esitato in alcun modo a rifiutare, conoscendo i rischi e le implicazioni. Ma d’altronde, normalmente non avrebbe mai fatto qualcosa che alla luce del giorno sarebbe andata totalmente contro il Maestro.
Invece… voleva farlo. Voleva uccidere Vader. Smaniava all’idea, come per anni aveva smaniato di riversare la sua vendetta su Baelfire. Voleva distruggersi pur di distruggere Vader. Voleva gettarsi in quell’impresa folle e disperata, solo per non pensare a quanto la sua vita fosse ormai inutile e priva di significato. Non aveva più nulla da perdere, era già condannato, e parte di quella condanna l’aveva creata con le sue stesse mani.
Doveva solo accettarlo ormai, di essersi ridotto a un animale dedito ai suoi istinti più bassi.
Fire aveva capito che cosa gli stava succedendo: si era affidato solo e unicamente al suo odio per andare avanti, e adesso era arrivato al suo limite, consumandosi lentamente e inesorabilmente. Quale fosse stato il colpo di grazia finale non poteva immaginarlo, ma forse non c’era davvero una risposta. Forse era stato un processo lento e graduale, e semplicemente ormai l’ora di farla finita era scoccata.
Quella era semplicemente la lettera di un suicida, e lui, volente e nolente, stava contribuendo.
E quando fece per chiedere a se stesso come si sentiva di fronte ad una simile prospettiva, la voce dell’albino interruppe bruscamente i propri pensieri.
<< No, tu non sai ancora cosa significa. Sei fin troppo assennato in questo momento, per uno in cerca di vendetta. Ho intenzione di porre rimedio a questa tua debolezza. Perché per avere davvero il mio aiuto, Baelfire… devi affidarti alla tua natura mostruosa. >>
Gli afferrò il polso di scatto, e il giovane sussultò: il guanto di artigli era rovente come una stufa, gli arrivava tutto il calore attraverso la pelle.
<< Ma che cazzo…! >>
<< Rifiniture in argento >> affermò Shen, affabile << tossico e altamente ustionante per i vampiri. Te l’avevo detto che ero venuto preparato. Probabilmente, ad un mezzosangue come te non farà niente di che, ma se ti ci esponi per troppo tempo… be’, fossi in te non vorrei scoprirlo, quindi chiudiamola in fretta. >>
Non che ci volesse un genio per capire che cosa sarebbe successo ad esporsi troppo ad una fonte di calore, pensò Fire, ma qui si trattava di implicazioni soprannaturali, e non aveva davvero voglia di contemplare gli effetti collaterali.
In realtà, era sicuro che se avesse impiegato la sua forza vampiresca avrebbe potuto liberarsi, ma l’istinto gli suggerì di non farlo e di continuare a far parlare l’uomo.
Poteva ancora giocarla in proprio favore. Al diavolo il Lato Oscuro!
<< Va bene. Cosa vuoi? >>
<< Che il sangue chiami sangue, passerotto. Tira fuori il vampiro che è dentro di te. Così saprò che affrontando papino non morirai prima del tempo… e che quando ti ucciderò, sarai il piccolo mostro che sei sempre stato. Così mi sembra equo. Non hai forse detto che potevo fare di te ciò che volevo? Bene… comincia da adesso. >>
<< Sai benissimo che ti stavo mentendo! >>
<< E tu sai benissimo che non hai nient’altro con cui puoi convincermi. Se preferisci, ti uccido direttamente qui e adesso >> sogghignò Shen.
<< Allora avevo ragione quando ho detto che volevi morire. Sai che avresti fatto prima schiantandoti da quel maledetto AT-AT? A che cavolo ti è servito cercare di trarti in salvo? >>
<< Non ti ho detto che potevi rispondermi, schiavo. >>
Gli strattonò il polso verso di sé, costringendolo a piegare il braccio. Se avesse continuato a trattenerlo in quel modo, avrebbe davvero finito per ustionarlo o peggio.
Fire cercò di divincolarsi, ma la presa era ferrea: assumendo un’espressione di impotenza, fissò il rivale dritto negli occhi, mostrandosi orripilato da quanto gli stesse chiedendo.
<< Chi ti dice che non sarai il primo che aggredirò? >> sbottò, esasperato << Potrei farlo in ogni caso! Non sarò totalmente lucido! >>
<< Hai solo paura di perderti, che è ben diverso. Ma le tue sciocche esitazioni  moraliste non mi interessano >> sibilò Shen << Per gli dèi, mi hai fatto una testa così su quanto mi odiassi, e ora ti tiri indietro!? Quanto alla mia sicurezza, non sono affari che ti riguardano. >>
<< Sai che ci fai più bella figura ad ammettere che sei un aspirante suicida, vero? >>
<< Ultima possibilità. La morte di Vader in cambio di te. >>
<< Accetto >> rispose l’adolescente, senza esitare. Mantenne lo sguardo fermo e deciso, sostenendo lo sguardo dell’altro con fermezza. Gli diede anche una prova, lasciando trasformare i suoi occhi in due pupille rosse dalla sclera nera e sfoderando i canini.
“Dai, bevitela, razza di sciroccato.”
Finalmente, Feng cedette e lo lasciò andare. Preso dai suoi nuovi propositi e convinto di poter attuare la precedente minaccia in qualsiasi momento, non si accorse del ghigno soddisfatto di Baelfire.
Era fatta.
* * *

Quando piombò a terra, il corpo squarciato, Accelerator rimase seduto. Non riusciva ad alzarsi. Fissava semplicemente pavimento nero in stato di shock, mentre tremava convulsamente.
 << No... menti... no, non è vero... stai solo giocando con la mia mente! >> gemette << Tu non puoi saperlo, non puoi! Non puoi... no... STAI MENTENDO! >>
Ma in cuor suo, adesso comprendeva cos’avesse provato Fire alla rivelazione della sua discendenza. Sembrava quasi una specie di punizione, di perverso scherzo del destino.
Poteva negarlo quanto voleva, ma sapeva che Pitch gli stava la verità. Accelerator non poteva sapere quale fosse il suo vero nome, non gli era mai stato detto… ma mai avrebbe immaginato che il suo cognome fosse Kihara, la stessa famiglia che lo aveva torturato e manipolato fin da quando ne aveva memoria.
Gli stessi mostri che per anni avevano trasformato Academy City in un gigantesco laboratorio, sperimentando su migliaia di bambini come lui.
<< E invece è così, e tu lo sai >> disse Pitch << Perché questo è il mio dono... e la mia condanna. >>
L’Uomo Nero gli si avvicinò, strisciando sul terreno con l'abito, come fosse una pedina degli scacchi, le mani strette dietro la schiena. Si chinò su di lui, così che potessero stare a quattrocchi.
<< Noi due non siamo molto diversi, sai? Anch’io ero umano come te, un tempo... e sono stato trasformato... in quello che hai davanti a te. E sai cos’ho capito? Che è molto più facile lasciarsi andare! Perché il sangue sulle tue mani e sulla tua coscienza, non importa quanti sforzi farai... non se ne andrà mai. >>
Il volto di Pitch, a così pochi centimetri dal proprio, era veramente inquietante. In quei suoi occhi gialli… Accelerator poteva scorgere un orrore che andava ben al di là della sua comprensione.
L’orrore che per anni aveva tenuto sotto controllo le menti di Battleground, come un cane pastore tra le pecore.
<< Le senti, vero, le loro voci? I loro pianti? I loro lamenti? Le povere Misaka che hai ucciso... le sorelle della tua amata bambina… >>
Sabbia ovunque si riversò dalle pareti, assumendo le sembianze delle Sisters in ogni particolare.
<< ...sono SEMPRE lì! >>
Erano lì. I cloni di Mikoto Misaka, le Sisters, diecimila ragazze a cui lui aveva portato via la vita con barbarie inaudita. Il loro volto, il loro corpo, ogni cosa era riprodotta nel minimo dettaglio. Non era un’illusione, era reale!
Accelerator tremò: per la prima volta nella sua vita dimostrò apertamente la propria paura. Pitch osservò il tutto con un ghigno sadico dipinto sulle labbra.
<< Tu mi hai uccisa… >>
<< Ti prego, non farmi del male... >>
<< Sono stata creata solo per finire nel tuo macello? >>
<< Sei l’assassino di Misaka. >>
<< Hai ucciso Misaka. >>
<< Misaka ha sofferto tantissimo a causa tua. >>
<< Perché sei stato tanto crudele con Misaka? >>
<< Misaka si è arresa, ma tu non hai avuto nessuna pietà! >>
<< Assassino di Misaka… >>

<< Perché Misaka dovrebbe mostrarti pietà? >>
<< Cos’hai mai fatto per aiutare Misaka? >>

Le Sisters presero ad attaccarlo, e Accelerator si difese. Con il suo potere e la sua ascia, cercò di proteggersi, senza mai contrattaccare. Ma per quanto avrebbe potuto resistere?
<< Il mostro! Per favore, non uccidermi! Non uccidermi, per favore! >>
<< Basta! >> urlò l’albino, e in uno scatto d’ira schiantò l’ascia sulla spalla di una Mikoto, e da quella ferita… zampillò sangue.
L’esper lasciò la presa dal manico, e l’arma rimase incastrata nel corpo della ragazza,  accasciato al suolo in una pozza scarlatta.
<< L’ha fatto di nuovo! Ha ucciso nostra sorella! >>
<< Mostro! >>
<< Demonio! >>
<< Macellaio! >>
<< Assassino! >>
L’esper tremò, i suoi occhi si inumidirono, si portò le mani alla bocca per trattenere il vomito e si accorse con orrore che erano sporche di sangue. Non riuscì a trattenere il conato e cadde in ginocchio, sorreggendosi sulle braccia.
<< Basta! Basta! Falle smettere, ti prego! Falle smettere! >> urlò il ragazzo, mentre gli insulti e le accuse di tutte quelle Mikoto percuotevano la sua mente come un martello.
<< Lasciati andare, giovane Kihara… >> Il tono dell’Uomo Nero non era mai stato così caldo e accorato, quasi comprensivo e gentile.  << Sarà molto più facile per te… e per tua figlia… >>
Un orribile ghigno gli si dipinse sulle labbra.
<< Sono sicuro che i suoi incubi e le sue paure saranno davvero incantevoli… quando le mostrerò il mostro che sei, e come sei morto da cane. >>
Accelerator si mise la mani nei capelli e si inginocchiò, emettendo urla disperate.
<< ESCI DALLA MIA TESTA! ESCI DALLA MIA TESTA! LASCIAMI IN PACE! FALLE SMETTEREEEEE! >>
La mente dell’albino era spaccata, come se delle crepe invisibili avessero pervaso il suo cervello. Voleva solo fuggire da sé stesso, come aveva sempre fatto. Nessuno lo avrebbe più ferito, nessuno gli avrebbe fatto più del male e lui non ne avrebbe fatto ad altri.
Pitch lo avrebbe ucciso, forse era meglio lasciarglielo fare. La morte gli avrebbe finalmente dato sollievo.
“Sono sicuro che i suoi incubi e le sue paure saranno davvero incantevoli… quando le mostrerò il mostro che sei, e come sei morto da cane.”
Quelle parole gli rimbombarono in testa, dirompenti come un fiume in piena.
<< Last... Order? >> mormorò fra sé e sé, in preda al delirio.

Track: https://www.youtube.com/watch?v=cB_73A5vqd4
 
In quel momento gli sembrò di sentire la voce della piccola, quella vocina che chiamava il suo nome. Last Order! Lui glielo aveva promesso: sarebbe tornato da lei, da Yomikawa e Yoshikawa, che dal loro primo incontro l’avevano trattato come un umano.
Ebbe come un flash. La bambina che chiedeva aiuto, spaventata, e lo chiamava per nome… la sua bambina.
A quel punto, la disperazione e il terrore furono sostituite da qualcos'altro. Gli occhi gli si tinsero di rosso scarlatto... non c’era più paura in essi. C’era l’ira. Ira allo stato puro, quasi primordiale. Conficcando le dita nel terreno, esso iniziò a tremare, mentre con uno scatto si risollevava in piedi e ruggiva al cielo la sua collera.
<< Tu non la toccherai... TU NON LA TOCCHERAI NEMMENO CON UN DITO LA MIA BAMBINA! MAI! >>
L’urlo di rabbia colpì le Sisters dissolvendole in sabbia. Ogni cosa di quel mondo onirico tremò.
Pitch inspirò a fondo, gustandosi l’orrore, la paura e la disperazione dell’esper, ma ad un certo punto… qualcosa cambiò. Vide con chiarezza quel turbinio oscuro, simile a delle ali, sbucare dalla schiena dell’albino. E soprattutto, vide quegli occhi… quegli occhi dello stesso colore delle braci dell’inferno, sia sclera che iride.
Per la seconda volta nella sua vita, l’Uomo Nero, l’incarnazione della paura… provò paura. No, non era paura.
Era puro terrore che gli penetrò nelle ossa, seccandogli in gola la saliva e pungolandogli lo stomaco. Il sorriso gli si gelò sulle labbra, gli occhi gli si gonfiarono come due uova sode. La voce di Accelerator… no … il suo ruggito, rimbombò, echeggiante e tonante, tutto intorno a lui, schiacciandolo sotto il peso dello stesso orrore che aveva riversato sull’albino.
<< No… >> sussurrò, incredulo << non è possibile! >>
Il Level 5 si rialzò in piedi, come un cadavere redivivo. Il suo corpo era cosparso da raffiche di vento.
<< Finché respiro… finché esiste anche solo un briciolo della mia carne… Tu. Non. Toccherai. Last Order. >>
Guardò le Sisters e, senza esitare, rilasciò il suo potere! Sotto lo stupore dell’Uomo Nero, Accelerator riuscì a manovrare i vettori di quella sabbia nera, trasformandola in lance e trafiggendo ogni singola Misaka.
Non gli importava di ucciderle una seconda volta, quel trucco non avrebbe più funzionato! Lui aveva una nuova missione: proteggere le sue madri, i suoi compagni, il suo migliore amico e… sua figlia.
<< Dimmi, Black… >> La voce dell’esper era cavernosa, orribile a sentirsi. << L’Uomo Nero prova paura? >>
Un sorriso psicotico si dipinse sul suo volto, mentre i vortici continuavano a turbinare sulla sua schiena. Poi, la dimensione nera di Pitch iniziò a tremare, e le pareti cominciarono a crollare: si infransero in mille pezzi di vetro nero, riportandoli nella dove imperversava la battaglia.
Le ali nere divennero turbini e si abbatterono sul Signore degli Incubi, travolgendolo con quell’energia arcana dalla natura ancora misteriosa.
Egli cercò subito di difendersi creando degli scudi con entrambe le mani, ma i vortici lo scaraventarono via, generando un cratere.
Tossendo e ansimando, ne fuoriuscì, furibondo.
<< Non fare il gradasso, ragazzino! >> sibilò << Pensi che dei trucchi pirotecnici possano salvarti!? >>
Alzò le mani ed evocò un enorme muro di sabbia, pronto a calarglielo addosso.
Accelerator rise, rise come solo lui sapeva fare, e davanti a quel muro di sabbia allungò il braccio. Ci fu uno strano suono, e la sabbia venne dispersa.
<< Allora, Black… come mi chiamo? >>
Si avvicinò a lui e lo afferrò per il collo.
<< Dimmi come mi chiamo, avanti! >> esclamò mantenendo sempre attivo quel sorriso da pazzo.
A quel punto, una spira squamata si abbatté sui due.
 
* * *

Thor levò il martello in alto, afferrando saldamente il manico di cuoio con entrambe le mani, e degno del titolo di “Più forte tra gli Aesir”, caricò il duro metallo della potenza del fulmine e della tempesta. Le nuvole si disposero a cerchio sopra la testa del loro Signore, formando un ciclone, e le saette si abbatterono sul maglio, caricandolo. Tutta la rabbia e tutto l’odio del dio sarebbero stati concentrati in un unico, potente, colpo.
I suoi occhi trasudavano determinazione, la loro sclera bianca divenne azzurra come i fulmini, e lapilli infuocati schizzarono fuori. Non aveva trattenuto i suoi colpi prima di allora, e non lo avrebbe fatto in quel momento. Doveva usare tutta la sua forza. Jormungandr doveva morire!
Prima che il fatidico attacco venisse lanciato, tuttavia, il muso del figlio di Angrboda fuoriuscì dalle nuvole spalancando completamente la titanica bocca.
<< Imprudente, Thor! Pensavi davvero che ti avrei lasciato il tempo di caricare il tuo attacco? Il martello che brandisci, da solo, non basterà a procurarti la vittoria! E con il tuo attacco hai abbassato la guardia! >>
Fu un ingenuo, Thor! Sciocca divinità! La fretta di concludere lo scontro gli era costata caro, e ora sarebbe sparito tra quelle zanne titaniche.
<< Addio, eroe! >> esclamò con scherno << Per te non ci sarà nessun seggio nel Valhalla! Le valchirie non troveranno mai il tuo corpo, e mai potranno spalancare le dorate porte della Grande Sala. Sparisci tra le fauci di Jormungandr e dispera! >>
Il Serpente del Mondo chiuse il morso, intrappolando il suo nemico. Era finita per Thor? Ora che era stato inghiottito, Loki e il Maestro avrebbero potuto gioire, ma sfortunatamente per loro… un altro rombo di tuono si udì, e i denti del serpente esplosero in tante schegge d’ossa, che caddero dal cielo come pioggia e si riversarono sul campo di battaglia. Thor era libero.
Il corno invisibile di Heimdall sembrò risuonare più forte degli squilli di tromba.
Il Figlio di Odino e il Grande Verme di Loki si misurarono l’un l’altro con cuore carico di presagi, mentre le Norne misuravano la lunghezza delle loro vite, intrecciando i magici fili del destino nel grande telaio della vita.
I canti di battaglia, nati dalla speranza e dall’odio, ora tacquero. Il silenzio avvolse la terra. I mondi erano paralizzati, perfino il malvagio Signore del Tempo, grande marionettista delle vite di tutti loro, osservava la scena senza distogliere lo sguardo.
Tutto ciò che Thor era stato, tutto ciò che avrebbe potuto diventare, lo aveva condotto a quel momento. Non era altro che una pedina in un gioco; il gioco delle Norne, o il gioco del Maestro?
Anche se il suo tumulo fosse stato Renmant, o il palazzo più bello di Asgard, il Padre del Tutto avrebbe saputo che suo figlio non era fuggito dal suo wyrd. Thor avrebbe liberato il mondo da quel male, a qualsiasi costo! Per il Dottore, per Battleground, per Asgard, per tutti suoi cari… per Baelfire e Accelerator.
<< Vieni, furiosa tempesta! >> gridò Thor, la cui potente voce si sparse ovunque, potente e minacciosa al tempo stesso. << Venite, fulmini accecanti e tuoni rombanti! Giungete al mio fianco, che la potenza del dio del tuono venga rivelata come mai prima d’ora! Mjolnir e Thor diventeranno un tutt’uno, l’arma del destino dei canti degli antichi scaldi. La senti, orrore del mondo? >>
La tempesta si fece più forte, la pioggia tormentò incessante tutti loro e il vento soffiò con la potenza di svariati uragani.
<< Questo è il canto della tua morte! La canzone di Mjolnir! >>
Con tutta la potenza in corpo, Thor si lanciò contro il suo nemico, tenendo avanti il martello. Quello era il colpo decisivo. Avrebbe dato il tutto per tutto.
Jormugand sibilò furioso e si scatenò contro il suo rivale che, ormai, aveva intrapreso un attacco suicida.
<< Sei stato un grande avversario, dio del tuono! Siamo stati plasmati nello stesso stampo, tu ed io, quello di grandi guerrieri. Un tempo eri mio pari, ma il mio potere è immutato e il tuo ti ha abbandonato insieme alla ragione. Non puoi salvarti dall’affondo mortale di Jormugandr, tuo nemico, e se scegli di scatenare la tu piena potenza contro di me… allora distruggerai te stesso. Vieni, piccolo dio, affronta il tuo destino! >>
La Grande Serpe si scagliò contro di lui, in un ultimo testa a testa. Quello sarebbe stato il colpo decisivo.
<< Tu ed io non siamo simili, creatura! >> gridò il Tonante mentre si avvicinava pericolosamente << Tu sei un forte guerriero, ma sei soltanto una creatura egoista che ha paura di morire. Io non temo l’aldilà, perché anche se io muoio, tutti coloro che amo continueranno a vivere, e questo tanto basta. Ho conosciuto grandi combattenti, giovani cacciatori divenuti soldati, un signore del tempo umile e di buon cuore, due ragazzi tormentati che hanno trovato la forza di andare avanti, e un uomo tanto immenso da dare la vita per suo figlio. Tu non puoi comprendere il potenziale di questi mortali. Non puoi capire come nascono le vere leggende! >>
Un secondo di silenzio, dove nulla fu. La pioggia aveva interrotto il suo ticchettio, il vento il suo canto, e i fulmini la loro danza. Vi fu solo silenzio e poi… il frastuono!
Uno scoppio fortissimo, di ineguagliabile potenza, udibile su tutto il pianeta. E fu così che il portatore di Mjolnir abbracciò la sua sorte senza disperazione.
Dopo lo scoppio, Thor cadde, privato dell’armatura, ormai andata in pezzi, e del martello che si schiantò vicino al suo corpo esamine e privo di forze. Riuscì a levare in alto lo sguardo, per posare i suoi occhi celesti sul fumo che avvolgeva il capo di Jormungandr.
Uno sguardo, un’esitazione… e poi fu l’orrore!
Il Serpente del Mondo era ancora vivo. Ferito e sanguinante, ma il cuore gli batteva ancora nel petto.
<< No… no, non è vero, non può essere così >> mormorò Thor, i cui occhi si erano inumiditi di calde lacrime. Aveva fallito, e ora era alla mercé del mostro.
Jormungand rise di gusto, terribile e implacabile. Le sue risa fecero da protagoniste nella cornice della battaglia, dove prima vi erano solo lampi e tuoni.
<< Te lo avevo detto, Thor! Te lo avevo detto che non potevi vincermi. Ho udito la canzone del Mjolnir, figlio di Odino, ma essa si è interrotta proprio sul crescendo! E ora, l’unica cosa che udirai, sarà il rumore delle tua ossa martoriate dalle mie zanne, e la tua carne spappolata. Jormungand è il vincitore di questo scontro! Ho vinto il destino e riscritto il Ragnarok! E ora… >> un largo e inquietante sorriso deformò il suo muso. Afferrò il corpo di Thor con la mano artigliata e lo portò vicino alla bocca. << … reclamo il mio premio >>
 
Il corno di Heimdall non suona più. Thor degli Aesir è stato abbattuto, e mentre egli tenta di richiamare Mjolnir nella mano, Jormungand sta per divorare il suo gradito pasto.
Tutti i suoi amici e i suoi cari erano impegnati nelle loro lotte, nessuno era lì per lui. Nessuno lo avrebbe salvato. Nessuno lo avrebbe strappato dall’abbraccio di Hel.
Il Maestro sorrise, e Loki levò in alto il pugno della vittoria.
Il destino si era compiuto.
Volete saperne ancora?



 

Se volete saperne di più, dovrete leggere il prossimo capitolo!
Certo che con questa battaglia ci stiamo proprio scatenando sul lato della violenza, eh? E abbiamo anche dei nuovi caduti.
Grougaloragran ha incontrato la sua fine per mano di Auth. Nonostante la sua forza, alla fine i colpi dell’entità cosmica si sono rivelati troppo anche per il vecchio dragone, un essere tragico che si era unito al Maestro solo per assicurare la sopravvivenza del proprio popolo, al sicuro in un mondo ai margini di Battleground, intoccato dalla guerra. Ne sarà valsa la pena?
Anche Summer è stata appena colpita mortalmente dalla madre adottiva, ormai disposta a tutto pur di evitare che il Maestro rievochi la sua maledizione.
Nel mentre, Accelerator ha sviluppato le sue famose Ali Nere, con cui è riuscito a sopraffare la tortura psicologica di Pitch… ammesso che riesca a mantenerne il controllo. Joker e Kirby sono entrambi allo stremo, chiunque sopravvivrà tra loro avrà bisogno di una lunga trasfusione.
E sorpresa, sorpresa! Fire e Shen hanno deciso di mettere da parte il loro odio eterno per concentrarsi su colui che di fatto minaccia entrambi: Darth Vader! Ve lo aspettavate?
E vi aspettavate la trollata del Maestro ai danni di Vorkye, che ora ha rinunciato per sempre a ciò che resta del suo raziocino, spinto unicamente dalla collera?
E quale sarà l’esito dello scontro tra Thor e Jormungandr, sicuramente la battaglia più titanica mai realizzata per questa storia?
Fateci conoscere i vostri pensieri in una recensione!

P.s : *1* Nel canone di Doctor Who, il Maestro impazzì a causa di un suono di tamburi che continuò a martellargli la testa dal giorno in cui scrutò nel Vortice del Tempo. Quindi sì, tutto sto macello è nato dal fatto che il Maestro aveva la fobia dei tamburi. E poi si dice che è Joker quello pazzo!
  
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