Anime & Manga > Tokyo Revengers
Segui la storia  |       
Autore: Stella Dark Star    20/02/2024    1 recensioni
“Mi chiamo Ryuguji Kan. Sono nata il 10 maggio 1990 a Shibuya, Tokyo. Mio fratello gemello Ken è nato sei minuti prima di me. Nostra madre era una prostituta. Ha dato me in adozione il giorno stesso della mia nascita... [] Ho scoperto di essere stata adottata quando ero in sesta elementare. [] Non me ne importava niente dell’adozione. L’unica cosa che desideravo era incontrare mio fratello, il mio unico legame di sangue.”
Kan, ragazza madre che rischia di vedersi portare via le figlie gemelle, con queste parole comincia a raccontare la propria storia, partendo dalla ricerca per ricongiungersi col fratello gemello Ken, la sua metà e unica àncora nella vita. Una sorta di diario personale ricco di esperienze, di emozioni, di amicizie profonde come quella con Kazutora e con Angry e altre complicate tipo Baji e Ryusei, della sua prima storia d'amore con Mikey e delle difficoltà della crescita che l'hanno condotta pian piano sull'orlo del baratro, ma con la speranza che per lei possa in qualche modo esserci un lieto fine.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Kazutora Hanemiya, Ken Ryuguji (Draken), Manjirou Sano, Nuovo personaggio, Shuji Hanma
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Chat time! Mi sembra impossibile che sia già passato un mese dall'ultima pubblicazione!!! Chi continua  a seguirmi è bravo, sicuramente più di me! Se posso dirlo, sono contenta che con questo capitolo si sia concluso un altro arco narrativo dell'opera. Ora devo pensare a come proseguire...non ho ancora le idee chiare su come far muovere Kan nella Tenjiku... Più vado avanti e più sono confusa! XD L'ho sempre detto, i primi archi sono quelli che mi piacciono di più, infatti avevo mille idee da scrivere e mi sentivo come un pozzo inesauribile di ispirazione! Poi però quegli archi sono terminati e quelli successivi non mi hanno catturata allo stesso modo, di conseguenza anche le idee scarseggiano nella mia testa, pur essendo consapevole che per arrivare al "mio" gran finale devo per forza passare anche da quelle porte! Ahhh sono un disastro di scrittrice! XD

Chapter 28
[Piece By Piece]
 
La mattina del 26 dicembre Kan si era svegliata nel caldo abbraccio di Hanma, ignara di quanto fosse accaduto la sera precedente. Pigramente si era accoccolata di più contro il suo corpo e ascoltato il suo respiro profondo mentre dormiva della grossa. Fino a quando il cellulare non aveva iniziato a vibrare da sopra il comodino… A malincuore si era rotolata nel letto, sullo schermo lesse il nome di Yuzuha e questo la spinse a rispondere. Qualche parola sottovoce, aveva indossato una vestaglia rosa giusto per coprire la propria nudità ed era uscita in corridoio per poter parlare senza svegliare Hanma. E lì aveva appreso le malefatte del suo fidanzato e di Kisaki. La voce di Yuzuha era leggermente incrinata, un po’ assonnata e le sue parole erano così dirette che non c’erano dubbi su quanto fosse desiderosa di raccontare tutto senza tralasciare dettagli. Kan si era scusata, forse in un modo un po’ fiacco, ma d’altronde cosa poteva dire per giustificare un comportamento così ignobile? La sera prima Hanma era arrivato sul tardi e con dei graffi sul viso, ma aveva minimizzato. Non aveva fatto alcun accenno al tradimento nei confronti della Toman… Promise a Yuzuha di parlarne con lui seriamente e poi riagganciò, lasciando cadere la mano lungo il fianco. Cosa diavolo avevano combinato quei due… Desiderosa di averne conferma, o almeno di sentire un’altra campana, andò a bussare alla porta del fratello. Anche lui sembrava un po’ ammaccato, ma il sorriso che le donò per accoglierla fu rassicurante. Si sedettero sul letto e gli fece la fatidica domanda. Draken si fece serio e raccontò tutto ciò che sapeva, ossia le stesse cose che aveva detto Yuzuha al telefono poco prima.
“Ci saranno delle conseguenze per questo, ovviamente. Non so dirti quali, sarà Mikey a decidere e probabilmente aspetterà l’anno nuovo per un raduno. Non credo che sarà tanto comprensivo questa volta.”
Dopo quello che avevano fatto, non c’era da stupirsi! Hanma l’aveva tenuta fuori e ora capiva il perché. Se le avesse detto che Kisaki progettava di creare una stupida alleanza con Chifuyu e Takemichi solo per tradirli nel momento più critico della vicenda, lei avrebbe fatto di tutto per impedirglielo, a costo di arrivare a fare la spia.
Resta a guardare.
Quella frase continuava a tornarle in mente e ora aveva il sospetto che più che un consiglio fosse un monito, guardare e non intervenire. Non la voleva in mezzo ai piedi, quindi? Probabilmente Draken riuscì a leggere attraverso i suoi occhi  la confusione che aveva dentro. La prese per mano per rassicurarla. “Sorellina, tu non c’entri niente. Sono stati Hanma e Kisaki a fare la cazzata. Nessuno ce l’ha con te. Tanto più che non ne sapevi nulla.”
“Mh… Anche Yuzuha ha detto una cosa simile…”
“Non preoccuparti, ok?”
Kan gli strinse la mano affettuosamente e cercò di accennare un sorriso, per quanto triste. Si alzò dal letto e lasciò che la mano di lui scivolasse sulla sua. “Torno nella mia stanza…”
Un ultimo sguardo d’intesa e poi uscì. Tornata in stanza trovò Hanma ancora addormentato, le coperte di un rosso scuro e intenso lo avvolgevano fino al petto nudo. Spostò lo sguardo sulla parete sopra il letto, adesso decorata dalla bandiera della Valhalla. Erano stati due giorni di festa così belli… La Vigilia c’era stato il pranzo a casa di lui, al quale si era presentata con un voluminoso cesto di frutta tropicale che aveva fatto illuminare gli occhi al padre di Hanma! Avevano parlato e riso per un paio d’ore, si erano divertiti tutti e tre, proprio come una famiglia. La sera lei era uscita col fratello e c’era stato quel litigio per via di Emma…poco male. Degno di nota era stato invece il pranzo di Natale a casa dei suoi. Hanma si era presentato come un ragazzo serio, vestito elegante, portando con sé una torta natalizia al cioccolato e panna ed era riuscito a sostenere una conversazione coi signori senza tradire la propria identità di teppista. Praticamente un miracolo. A seguire c’era stato lo scambio dei regali tra loro, lui le aveva fatto dono di un un raffinato ventaglio con dipinto un paesaggio naturale giapponese, lo stesso che lei aveva visto in una vetrina durante il loro primo appuntamento a Kabukicho! Sapere che si era ricordato di un dettaglio così l’aveva sorpresa nel migliore dei modi! Poi era stato il suo turno di consegnare il regalo, due biglietti per un fine settimana alle terme in alta montagna e…una sciarpa in cashmere viola col quale sperava di convincerlo a prendersi più cura del collo che ogni tanto ancora gli dava dei dolorini. Una vana speranza, infatti non l’aveva ancora indossata…sigh. In compenso, però, la sera lui l’aveva raggiunta al centro massaggi con un dono inaspettato, per l’appunto la bandiera della Valhalla.
“Sei la persona che la merita di più, perché questa gang ti è entrata nel cuore.”
Le aveva detto così e lei era scoppiata a piangere dalla gioia. Non solo era entrata in possesso di un oggetto che rappresentava una cosa a lei tanto cara, ma aveva anche riempito quel vuoto fastidioso sopra il letto! Due piccioni con una fava! Eppure, guardandola adesso, quell’angelo senza testa le sembrava ricordare tempi lontani e irraggiungibili…
Si sedette sul bordo del letto, dando le spalle ad Hanma ancora addormentato. Che cosa doveva fare? Il danno era irreparabile e, peggio ancora, lui le aveva taciuto tutto. Il telefono le vibrò nella mano, lesse sullo schermo il nome di Mitsuya. Eccone un altro che voleva dirle quanto fosse cazzone il ragazzo con cui si era messa. Dannazione. Stavolta rispose stando lì dov’era.
“Mitsuya… So cosa vuoi dirmi… Yuzuha e mio fratello mi hanno detto ogni cosa…”
Hanma si svegliò sentendo la sua voce. Aprì gli occhi giusto di uno spiraglio, siccome la tenda era rimasta aperta e filtrava la luce del giorno, li richiuse subito, non sopportando l’abbaglio. Si mosse lentamente sul materasso, fin che non riuscì a raggiungere il corpo di lei, le passò le mani sui fianchi, l’avvolse e si trascinò ancora un poco per poggiare la testa contro una sua coscia.
“Come dici? …assolutamente sì, non è un disturbo. Dammi il tempo di vestirmi e venire lì con la metro. Faccio il prima possibile.” Chiuse la chiamata e ripose il telefono sul comodino.
“Mmmh…devi andare via? Che voleva?” Chiese Hanma, la voce roca dal sonno.
“E’ fermo a letto dopo essere stato pestato a sangue da Shiba Taiju, ti dice niente?”
“Mh?”
Kan si mosse di scatto e si rialzò in piedi, facendogli perdere l’appoggio. Hanma allora fu costretto a sollevarsi e mettersi seduto, quando alzò lo sguardo su di lei si accorse subito di essere nei guai. “Hai detto…Taiju?”
“Non fare il finto tonto o ti prendo a schiaffi. Hai idea di che vespaio avete scatenato con la Black Dragon tu e Kisaki ieri sera?”
Hanma aprì la bocca a formare una ‘O’ e gli ci vollero alcuni istanti prima di dire qualcosa. “Ah ecco…cosa sai di preciso?”
Kan trasalì. “Porca puttana, Shuji! Dovevate tirare fuori dai casini Hakkai e invece vengo a sapere che avete legato Chifuyu come un salame e abbondato Takemichi con un pazzo furioso! Lo sai cosa ha fatto, eh? Quel bestione si è scatenato! Ha quasi ammazzato Hakkai, Mitsuya, Chifuyu e Takemichi e ha messo le mani addosso anche a Yuzuha! E a proposito, che cazzo significa che Kisaki le aveva dato un coltello per aggredire Taiju?”
“Oh…ti hanno già detto tutto!” La buttò sullo scherzo, ridacchiando.
“Non ridere, imbecille!!! Se non fossero intervenuti Mikey e mio fratello a quest’ora sarebbero tut-” Strinse le labbra, i suoi occhi divennero lucidi. “Non ti rendi conto di cosa dovrò passare per quello che avete fatto. Dovrò scusarmi con tutti per salvarti il culo.”
Hanma alzò le spalle. “Chissene! Mica devi farlo tu!”
“Infatti dovresti farlo tu, ma dubito che ti abbasserai a tanto.” Sollevò le braccia e le lasciò ricadere. “Mi sono fatta terra bruciata attorno per stare con te… E proprio quando comincio a riallacciare qualche rapporto, ecco che tu-”
“Ehi ferma ferma, bellezza! Io non ti ho chiesto di fare un bel niente! Hai preso le tue decisioni da sola! O adesso stai dicendo che è colpa mia se avevi rotto i ponti con tutti?” Il suo sguardo ora era cambiato, era diventato serio e sottile, come se stesse studiando la situazione. “Se hai un ripensamento su noi due, dimmelo chiaro.”
“No!” Il cuore le balzò in gola e prima di rendersene conto era già addosso a lui, spaventata e pentita. “Non volevo dire questo! Sono solo turbata!” Gli gettò le braccia al collo e affondò il viso sull’incavo della spalla. “Scusa Shu…”
“Sei nervosa per colpa di quegli stronzi che ti hanno vomitato tutto addosso. Se hanno problemi che vengano a dirlo a me.”
“No, ci penso io…” Risollevò la testa e lo guardò negli occhi. “Ora devo raggiungere Mitsuya, mi ha chiesto aiuto per badare alle sue sorelline. Non so a che ora tornerò, ma tu prometti di non cercare uno scontro con mio fratello o chiunque altro. Intesi?”
In realtà era ancora scazzato, però ostinarsi significava solo aggravare la situazione con lei, quindi per quieto vivere se la fece passare. La baciò in modo possessivo, forte, come marchiando il territorio, quindi i loro sguardi socchiusi s’incontrarono. “Non farò niente. Pensiamo solo a noi due. I pranzi con le nostre famiglie sono andati bene e noi tra due settimane ci faremo un bel viaggetto. Del resto non mi frega niente.”
*
 
“Piccoline, siete ancora più belle di come ricordavo!” Le salutò sorridente Kan, quando le sorelline di Mitsuya aprirono la porta di casa.  Si era chinata appositamente per accoglierle in un abbraccio ma…le due rimasero ferme a fissarla con aria contrariata, come se fossero in guardia. Allora lei fece per allungare una mano e accarezzare il viso della minore, Mana, ma questa si scostò e ricercò l’aiuto della sorella maggiore. Per Kan fu una stilettata al cuore. Il sorriso le morì sulle labbra, c’era ben poco da essere allegri in quel momento.
“Siete arrabbiate con me… Avete ragione. Non sono più venuta a trovarvi e a giocare con voi…” Si portò una mano al cuore. “Credetemi, non ho smesso di volervi bene! E’ stato un periodo difficile, per me e… Mi farò perdonare, ve lo prometto. Oggi staremo insieme tutto il giorno, vi farò divertire tantissimo e vi riempirò di coccole! Mi date un’altra possibilità?”
Le due si scambiarono una lunga occhiata, neanche stessero comunicando col pensiero, e alla fine fu Luna a parlare per entrambe con un semplice “va bene”. Poi le fece cenno con la testa. “Entra, il fratellone ti sta aspettando.”
“Grazie…” Si chiuse la porta alle spalle e di nuovo si chinò su di loro. “Vado a parlare con lui qualche minuto, voi nel frattempo preparatevi per uscire, d’accordo?”
Le due fecero dei cenni affermativi, il movimento fece ballonzolare i codini sulle loro teste come orecchie di coniglietti. Erano così carine!
Quando entrò nella camera che già conosceva, trovò Mitsuya praticamente moribondo nel futon. Avvicinandosi notò il suo colorito quasi giallognolo, i lividi sul viso…con le coperte che gli arrivavano alle spalle non osò immaginare come fosse ridotto sul resto del corpo. Si sedette in ginocchio accanto a lui, con la mano azzardò una carezza sulla testa. Lui aprì gli occhi, erano lucidi e piatti come quelli di un pesce lesso.
“Sarebbe meglio chiamare un’ambulanza, dovresti andare in ospedale.”
“Ci sono stato…” La sua voce era bassa e affaticata.
“E ti hanno dimesso in queste condizioni?”
“Ho chiesto io di andarmene… Mi sembrava di stare meglio sotto l’effetto degli antidolorifici…”
Kan sospirò preoccupata. “Scusami se lo dico, la tua non è stata un’idea geniale.”
In un qualche modo, Mitsuya accennò un sorriso. “Non è la prima idiozia che faccio! Però non sto così male… cioè, sono a pezzi, ma se riesco a dormire mezza giornata mi riprenderò più in fretta!”
Kan sospirò di nuovo. “La fai facile… Per me va bene, posso portare fuori le bimbe fino a stasera.”
“Grazie… Nostra madre non ha potuto prendere un permesso e io non sapevo a chi chiedere…”
“Tranquillo, è il minimo che posso fare! Devo riconquistare il loro affetto! Ah prima che andiamo hai bisogno di qualcosa? Ti preparo da mangiare? Devi prendere qualche medicina?”
Lui scosse il capo lentamente. “Ho appena preso due pasticche per il dolore, appena faranno affetto voglio solo dormire e svegliarmi nel prossimo secolo! Mia madre mi ha preparato l’okayu prima di andare al lavoro, nel caso mi venisse fame ho quello…”
“Bene… Meglio che vada ora, questo futon mi ricorda cose troppo imbarazzanti!” Un valido riferimento al loro pazzo approccio di quella volta… Per lo meno strappò una mezza risata a Mitsuya. Si rialzò in piedi e fece per allontanarsi, ma lui la richiamò.
“Kan, aspetta.” Attese che lei si voltasse. “Avevi ragione tu…”
“Riguardo cosa?”
“Quella cosa che mi avevi detto l’ultima volta al locale… Il mio nuovo amore è un ragazzo!”
Momento di profondo silenzio. Kan spalancò gli occhi e si ritrovò a starnazzare: “CHE COSA? TI SEI INNAMORATO? ERA LA PRIMA COSA CHE DOVEVI DIRMI!” Con due piccoli balzi gli fu di nuovo accanto e per di più china sopra di lui a pochi centimetri dalla faccia. “Dimmi chi è!!!”
Era abbastanza inquietante la cosa, comunque Mitsuya rispose. “Quello che mi ha ridotto così.”
In un istante si ritrovò occhi negli occhi con lei. “Hai un’emorragia cerebrale???”
“Pff! Può darsi!”
Kan si distanziò un poco, adesso quello scemo aveva un sorriso sincero stampato in faccia e per assurdo anche il suo colorito era diventato più umano.
“Non so spiegarti… Sono stato attratto da lui già al nostro primo incontro nel suo appartamento. Quel giorno avevo il batticuore! Non credevo di avere un debole per i tipi alti e muscolosi!” Si accorse dello sguardo dubbioso dell’amica e allora provò a convincerla. “Non sono stupido, mi rendo conto che Taiju ha fatto delle cose orribili ai suoi fratelli e a molte altre persone… Ma adesso che è stato sconfitto ha l’occasione di migliorare se stesso. E…io vorrei essere al suo fianco per aiutarlo. Penserai che è una cosa azzardata, ma sono sicuro dei miei sentimenti. E’ stato un colpo di fulmine… Sono ufficialmente innamorato di Shiba Taiju!”
“Se ha il potere di renderti felice anche mentre sei ridotto così… Dovrò farmene una ragione! Accidenti Mitsuya, mi fai prendere di quei colpi!”
“Quando mi sarò ripreso voglio rivederlo… Anche se ho una paura folle…”
“Che ti pesti di nuovo?”
“No! Che non ricambi i miei sentimenti! Non che abbia intenzione di dichiararmi subito… Prima voglio conoscerlo meglio e diventare suo amico…”
“Uffa, piantala di girarci intorno! E’ ovvio che ti aiuterò io! Scommetto che non hai intenzione di dirlo in giro, quindi sono l’unica con cui puoi parlarne! E sai che io adoro queste cose!” Si rialzò con convinzione. “Ora vado via davvero!  Sbrigati a tornare in forma!” E stavolta uscì dalla stanza senza voltarsi indietro. Tornata nel soggiorno, trovò le bambine vestite di tutto punto con addosso i loro deliziosi cappottini e i berrettini abbinati color lavanda.
“Ma siete adorabili! E anche bravissime! Avete fatto tutto da sole!”
Le due cercarono visibilmente di trattenere un sorriso, per quanto fossero state arrabbiate, ricevere dei complimenti era una cosa troppo bella. E Kan ne sapeva qualcosa. Ancora un piccolo sforzo. “Sapete dove voglio portarvi? Al parco divertimenti!”
Giusto il tempo di finire la frase e le sorelline dimenticarono ogni proposito, esplodendo in un sonoro grido di gioia con tanto di salto!
Kan si concesse una risata trionfale e allo stesso tempo divertita. “Amiche come prima? Qua le mani!” Porse loro le mani e le bambine ne afferrarono una ciascuna con entusiasmo.
Una volta che furono uscite, Mitsuya lasciò un sospiro di sollievo. Finalmente un po’ di pace!
Raggiunsero la metro più vicina e salirono sul treno senza che le due smettessero un solo istante di parlare. Era passato un po’ di tempo, quindi avevano parecchio gossip da raccontarle! Andarono avanti ininterrottamente per i successivi cambi di linea e fino a quando non avvistarono in fondo alla strada le attrazioni più alte del parco. Kan dovette rinsaldare la presa per non rischiare che scappassero via in un moto di felicità! A dirla tutta quell’idea non era solo un modo per farsi perdonare la lunga assenza, in fondo si trattava di un parco costruito appositamente per i bambini e ogni cosa era letteralmente pucciosa a vedersi. Le attrazioni erano semplici e divertenti per le famigliole, i negozi erano delle meraviglie e i punti ristoro vendevano dolci a forma di pupazzi che sembravano fatti di nuvole da quanto erano soffici. Si erano giusto fermate per una pausa ad un tavolino, tutte e tre con in mano delle crepes a forma di orsacchiotto viola sorridente. Kan non perse occasione di scattare la millesima foto!
Vedendola impegnata a digitare sulla tastiera, Luna guardò incuriosita. “Cosa fai?”
“Sto scrivendo un messaggio da inviare assieme all’ultima foto!”
“A chi la mandi? Al fratellone Taka?”
“No, tesoro, adesso lo disturberei! Gliele manderò tutte più tardi! Adesso sto scrivendo al mio ragazzo!”
“Ah, il fratellone ce lo ha detto! Chi è? Posso vederlo?”
Dall’altro lato, la piccola Mana le fece eco con la boccuccia contornata di panna viola. “Posso?”
Be’, visto che erano così curiose… Kan aprì la galleria del telefono e ne mostrò qualcuna a caso.
“Eccolo qui! E’ figo, vero?”
Le due si guardarono e parvero trattenere una risata.
“Ehi voi! Che c’è?”
Come d’abitudine, Luna parlò per entrambe. “Sembra un asparago!”
Ok questa non se l’aspettava! E quelle due se la ridevano anche alla grande!!!
“E’ per i capelli? O perché è molto alto e magro?” Si soffermò su una foto di Hanma a figura intera e la squadrò riflettendo a labbra arricciate. “Mi sa che avete ragione!”
“Sei innamorata?” Le chiese a bruciapelo Luna.
“Sì, tantissimo! Shu è il mio bellissimo spilungone!”
“Spilungone!” Ripeté Mana, continuando a ridere.
Di certo una giornata così non se la sarebbero dimenticata!  Kan tornò sul messaggio e lo inviò.
Un istante dopo, Hanma si portò una mano alla tasca per prendere il telefono. Avendo l’altra occupata per via della sigaretta accesa, aprì la conchiglia facendo un gioco di pollice e indice.
“E’ lei?” Chiese Kisaki, seduto accanto a lui sul muretto di una strada poco trafficata.
“Mh.” Non si diede nemmeno la pena di rispondere a parole.
“Tornando al nostro discorso, sei sicuro che possiamo fidarci? E’ bastato che qualche deficiente si mettesse a piagnucolare e lei si è schierata dalla loro parte. Non voglio intromissioni, Hanma. Decidi tu se è ora di lasciarla.”
Hanma prese una lunga boccata dalla sigaretta, mentre guardava la foto che ritraeva la sua ragazza con le due bambine che evidentemente erano le sorelline di Mitsuya. Buttò fuori il fumo senza fretta e si passò la lingua sulle labbra. “Non si metterà in mezzo. Hai la mia parola. Se dovessimo trovarci alle strette, sono sicuro che sceglierebbe me invece degli altri.”
“Tsk, tu dici?”
“Lo farà. Garantisco io.”
Kisaki si sistemò gli occhiali e poi rinfilò la mano dentro la tasca del giubbotto. “Le darò una seconda possibilità solo perché tieni molto a lei. E anche perché mi sono divertito in sua compagnia negli ultimi tempi. Ma se dovesse arrivare a mettermi i bastoni tra le ruote…”
“Ho promesso di seguirti fino alla fine, Kisaki.  Anche se lei dovesse diventare un problema, sarà un affare mio.” Chiuse la conchiglia con uno scatto e si riportò la sigaretta alle labbra. Fece una piccola smorfia, tutto a un tratto il sapore era diventato amaro.
*
 
Sentendo suonare alla porta, Chifuyu dovette interrompere la lettura del suo manga shojo preferito e, peggio ancora, scivolare giù dal letto senza svegliare il piccolo Peke J che dormiva beatamente appallottolato contro il suo fianco. Si mosse con grande attenzione, quasi trattenendo il respiro, mentre invece quello del micio era rumoroso e leggermente vibrante. Dovette fare dei movimenti così assurdi che gli ricordarono una partita a Twister fatta da bambino coi compagni di scuola! Comunque riuscì nell’intento e, rimessosi in piedi, si sentì fiero di se stesso. Mentre camminava lungo il corridoio diretto all’entrata, si passò le mani sul vaporoso maglione bianco di lana per togliere evidenti tracce di peluria nera dell’animaletto. E poi aprì la porta. Si aspettava chiunque, tranne la persona che si ritrovò di fronte. Il suo buon cuore gli suggerì di inviatarla ad entrare e offrirle un tè caldo, magari l’ultimo che aveva comprato sua madre, dal sapore delicato e armonioso. Sì, sarebbe stato da lui accogliere un’amica in quel modo…se solo avesse potuto considerarla ancora tale.
“Hai sbagliato appartamento. La Signora Baji vive due piani più su.”
Le iridi di Kan tremarono un istante, quindi lei deglutì e rispose con un filo di voce. “Sono qui per vedere te…”
Quell’atteggiamento misero lo fece innervosire. “Bene! Ora che mi hai visto, addio!” Fece per richiudere la porta, ma lei si mise fra questa e lo stipite per impedirglielo. “Aspetta, ti prego! Devo dirti tante cose, devo scusarm-”
“Che faccia tosta. Non mi rivolgi la parola da mesi.” Più che arrabbiato era ferito, non aveva voglia di litigare con lei, però non aveva la forza morale di cacciarla. Per questo non pose resistenza e rimase ad ascoltare.
Kan abbassò la testa. “Per cominciare, ti chiedo scusa per il comportamento di Hanma. Ti ha ingannato e maltrattato e le conseguenze che tu e gli altri avete pagato sono state terribili. Mi rendo conto che dovrebbe esserci lui qui, ma spero accetterai ugualmente le mie scuse sincere.”
“L’unica cosa che vorrei è che qualcuno spaccasse la faccia a quel coglione.” Disse secco lui.
Kan si chinò più a fondo e disse a voce alta. “Ti chiedo perdono per lui!”
Vederla così, priva di dignità solo per riparare ai casini creati dal fidanzato deficiente era un’immagine che stonava con quella che aveva di lei nella mente. La Kan che conosceva lui era orgogliosa, premurosa e sapeva amare profondamente…che ne era stato di quella ragazza? Si voltò di scatto e fece un passo all’interno. La voce gli si spezzò in gola. “Non sei nemmeno venuta al suo funerale.”
Non c’erano dubbi di chi stesse parlando. Non sapeva come rispondere.
“Era anche tuo amico, ma tu non ti sei fatta vedere. Per tutta la cerimonia ho continuato a voltarmi e guardare l’ingresso…ma tu non sei mai arrivata. Non l’hai salutato…” Strinse i pugni.
Kan si morse le labbra, non aveva davvero una scusa valida, le accuse di Chifuyu era assolutamente vere. “Non ci sono riuscita…”
“Tu gli piacevi, sai?”
“…non direi! Mi odiava e me lo faceva capire ogni volta!”
“Pensavo lo conoscessi meglio…” Chifuyu scosse il capo. “Parlava spesso di te ed erano sempre lamentele. A volte usava certe parole da farmi rizzare i capelli in testa!” Gli scappò un sorriso, al ricordo, ma subito tornò serio. “Non avrebbe sprecato tutto quel tempo a parlare di una persona che odia. Ti considerava un’amica, una persona importante. Era fatto così… Nascondeva l’affetto per le persone sotto una maschera di rabbia. Io…” Il respiro gli tremò, le lacrime cominciarono ad offuscargli la vista. “Io vado alla sua tomba quasi tutti i giorni…e gli parlo… Gli dico tutte quelle cose che non ho potuto dirgli mentre era in vita… E siccome sono un vigliacco, gli chiedo anche se…sniff-” Strinse più forte i pugni. “Se mi abbia amato almento un po’ o se nel suo cuore ci sia sempre stato solo quel Kazutora…”
Era questo ciò che si portava dentro, giorno dopo giorno. Una sofferenza atroce.
“Io lo amo con tutto me stesso, non smetto mai di pensare a lui! Ma sono debole…vorrei che per una volta…sniff- Solo una volta, mi comparisse in sogno per dirmi che mi ama!”
Non potendo attendere oltre, Kan gli andò di fronte e gli mise le mani sulle spalle. Il viso di Chifuyu era contratto e arrossato e le lacrime scendevano copiose dai suoi occhi azzurro verde.
“Sì che ti amava! Pensaci! Non si sarebbe messo con te, se non fosse stato così! Io potrei aver sottovalutato il suo affetto per me, ma tu non devi mettere in dubbio il suo amore per te! Ora sono io a dirtelo, uno come Kei non avrebbe avviato una relazione con un un ragazzo di cui non è innamorato!”
Chifuyu la guardò negli occhi, ancora più disperato. “E allora perché lo ha fatto? Perché?” Dei singhiozzi gli salirono dalla gola, interrompendolo un istante. “Perché ha scelto di morire per Kazutora e non di vivere per me?”
Una domanda pesante come un macigno sul suo cuore ferito. Kan lo abbracciò, era difficile trovare le parole giuste e sperava che coi gesti fosse più facile. Non sapeva che Chifuyu fosse geloso di Kazutora o che nutrisse dubbi sul sentimento di Baji… Non sapeva nulla, perché per lui non c’era più stata.
Chifuyu si sciolse dal suo abbraccio, in qualche modo cercò di smettere di piangere anche se le lacrime non sembravano molto inclini all’obbedienza… Si passò una manica sulla faccia, fregandosene di portarsi dietro sia lacrime che moccio. Si sentiva più ridicolo per essere crollato in quel modo davanti a lei.
“Va tutto bene? Posso fare qualcosa?” Chiese lei con premura.
“Sì… Vattene e non parlarmi più fino a quando non sarai andata alla tomba di Baji-san a salutarlo come si deve.”
Kan parve esitare. “Ecco…adesso non me la sento. Sto cercando di risolvere un po’ di cose e…”
Neanche il tempo di finire la frase che Chifuyu l’afferrò per il braccio e la spinse fuori di casa. Nei suoi occhi rossi e bagnati ora c’era un’incredibile fermezza. “Allora non farti più vedere.” E sbatté la porta senza darle il tempo di replicare.
Aveva ragione, ovviamente, lei lo sapeva bene che ogni parola era verità. Ma adesso non ce la faceva proprio ad affrontare anche quel fantasma… Era già tanto che poco alla volta si stesse riappacificando con le persone a cui voleva bene, un progetto che richiedeva tempo e tanto impegno. Ma andare da Baji…per lei era ancora impossibile.
*
 
Neanche a farlo apposta, Kan si era beccata l’influenza appena prima di Capodanno. Doveva avere una maledizione addosso, altrimenti non si spiegava perché ogni volta finiva con l’ammalarsi nello stesso periodo. Gli dei dell’inverno le avevano dichiarato guerra o cosa? Era più facile incolpare un’entità invisibile che se stessa. La verità è che aveva voluto strafare per via del progetto di riappacificazione e così aveva trascurato se stessa e la propria salute. No. La verità assoluta era che…lei e Yuzuha avevano fatto una sauna e poi erano corse fuori come delle sceme a pochi gradi sopra lo 0 per fare una pazzia. Yuzuha, nonostante fosse ancora malandata per le botte ricevute la notte di Natale, si era divertita e risollevata lo spirito, invece Kan si era svegliata il mattino dopo con la febbre alta e il naso che colava. Che ingiustizia!!! Adesso era ferma a letto e la febbre non voleva saperne di abbassarsi. Ed era sola. Si era sentita incredibilmente saggia nel dire sia a suo fratello che ad Hanma di non mettere piede in quella casa per non rischiare di contagiarli, però la solitudine si faceva sentire e di certo i genitori non le davano conforto…figurarsi. Nelle lunghe ore del giorno, e a volte anche della notte, si era consolata sfogliando l’album di fotografie che stava realizzando sulla storia d’amore tra lei e Hanma. Aveva selezionato e stampato gli scatti più belli, compresi alcuni del periodo tanto amato della Valhalla.  Il suo unico cruccio era di non avere foto di lui ai tempi della Moebius… Per colmare quello spazio aveva creato uno scenario con protagonista la torta al limone, quella famosa da cui aveva tratto il nomignolo che ormai non usava più. Era divertente aprire l’album e vedere sulla prima pagina il titolo ‘Meet Lemon Cake’ con sotto una sciarada di frammenti di fotografie di torta, disegni colorati a pastello e il ciuffo biondo di Hanma che compariva random in mezzo a tutto! Poi si passava a numerose pagine a tema Valhalla, ma incentrate su loro due e sulla favolosa giacca grigia con lo stemma dell’angelo senza testa. Dopo quello, l’atmosfera diventava romantica e pagina dopo pagina si percorreva la loro relazione dal primo appuntamento, al fidanzamento ufficiale e via dicendo. Quell’album era stato il suo compagno nei primi giorni di malattia, assieme alle telefonate e ai messaggi anche da parte degli amici ritrovati. Anche Angry le aveva scritto diverse volte, rendendola felice. Non aveva ancora avuto occasione di parlargli di persona, ma lui era in lista assieme ad altri. Facendo il primo passo l’aveva aiutata a rompere il ghiaccio e i suoi continui “sei la mia amica del cuore”, “ti voglio bene”, “non vedo l’ora di farmi spazzolare i capelli da te” le avevano fatto scendere le lacrime. Era fortunata ad avere degli amici così, che la perdonavano senza battere ciglio. Pregava di riuscire a riconquistare anche la fiducia di Chifuyu, col tempo… Le cose cominciavano a migliorare, sì, fatto sta che era la sera del 31 dicembre e lei era a letto con l’unica compagnia della lampada accesa.
Sistemò meglio uno dei cuscini contro la spalliera per cambiare posizione e tirarsi un po’ su con la schiena. Recuperò il cellulare rosa metallizzato dal comodino e sbirciò di nuovo le foto che Hanma le aveva mandato quella sera. Che amarezza… La famiglia di Kisaki era stata invitata assieme ad altre a festeggiare a bordo di una nave da crociera a Yokohama. Lui era stato così gentile da invitare anche lei e Hanma e la cosa l’aveva fatta impazzire di gioia. Non era mai stata su una nave da crociera, era ansiosa di esplorarla e fare mille foto. E invece… Hanma si era offerto di fare degli scatti col telefono e inviarglieli, ma esserci e vedere sullo schermo erano indubbiamente due cose completamente diverse. Nel mentre, ricevette un messaggio. Era Draken.
[Sorellina, sei sveglia?]
[Sì… La rabbia di non poter festeggiare sta sconfiggendo la sonnolenza dei farmaci!]
[Combattiva! Così ti voglio!]
[Tu sei al Santuario, vero? Come va lì? C’è molta gente?]
[Il pienone, come sempre! Però mi sto divertendo a fare da babysitter a Mikey, dovresti vedere che muso lungo ha! Invece Emma è bellissima, questa sera.]
Quell’ultima frase le provocò una fitta allo stomaco. [Perché mi parli di quella là?]
[Kan, vorrei che accettassi i miei sentimenti per lei. Un giorno le farò la dichiarazione e niente mi renderebbe più felice che mia sorella e la ragazza che amo andassero d’accordo.]
Glielo stava dicendo davvero? Tsk! [Non accadrà mai.]
[…io ti voglio bene, sorellina. Avrai sempre il primo posto nel mio cuore. La tua gelosia è insensata. Io non ti chiederei mai di scegliere fra me e Hanma.]
[Lo so. Ma lei… Non importa…]
[Ora vado, è quasi mezzanotte. Se me lo permetti, domani passerò a trovarti. Intanto…ti auguro un felice anno nuovo e pregherò gli dei per la tua guarigione.]
[Felice anno nuovo anche a te, fratellone. Anche se a volte non la pensiamo allo stesso modo, ricordati che io ti voglio bene più di chiunque altro.]
Come ultima risposta, lui le inviò tre cuoricini.
Kan lasciò il telefono sopra le coperte. Il suo sguardo si posò sulle pareti cosparse di forme di farfalla, create dalle sagome della lampada, e che rendevano la stanza un po’ magica. Sentendo il trambusto all’esterno, capì era scoccata la mezzanotte. E lei aveva mezzo litigato con suo fratello per colpa di una stronza.
Hanma e Kisaki, invece di festeggiare in un salone lussuoso e ben illuminato assieme a ricconi che altrimenti li avrebbero costretti a sorseggiare spumante analcolico con la scusa che erano minorenni, si erano ritirati per fare festa in solitaria sul ponte più alto della nave dove non c’era nessuno. Da lì i ponti sottostanti sembravano un formicaio gremiti com’erano di persone.
“Anche se la neve si è sciolta, continua a fare freddo, cazzo!” Ridacchiò Hanma.
“Potevi indossare la sciarpa che ti ha regalato la tua ragazza, zucca vuota.” Rispose Kisaki, chino sul parapetto e senza un briciolo di divertimento nella voce. “A proposito… Perché non sei andato da lei stasera? So di aver detto di avere dubbi sulla sua fedeltà, ma sapere che è sola e ammalata mi causa degli strani sensi di colpa…”
“Che palle! Guarda che non l’ho abbandonata di proposito! E’ lei che mi ha vietato di avvicinarmi!”
“Le ragazze ne dicono di cose stupide… Il vero sbaglio è dar loro retta.”
L’evidente malumore di Kisaki insospettì Hanma, il quale strabuzzò gli occhi e gli diede una piccola gomitata. “Ma che hai? Prima non avevi la luna storta!”
“Niente… E’ inutile ragionare con un idiota.” Mosse il capo e lo guardò con aria truce. “L’ultima volta, quando ero arrabbiato, mi hai detto che lei era affare tuo, ma adesso non te ne stai prendendo minimamente cura.”
Prima che Hanma potesse ricevere un aiuto dai criceti che gli correvano sulla ruota del cervello, il telefono gli vibrò in tasca. Quando lesse lo schermo, un sorriso gli illuminò il volto. “E’ ancora sveglia! Si sarà sforzata di resistere per farmi gli auguri! Che figa la mia ragazza!”
“Già…” Kisaki tornò a guardare altrove, sulla vastità del mare che si espandeva nella notte a perdita d’occhio. “Se la ami dovresti tenertela stretta.”
“Sai cosa? La chiamo, così faccio bella figura!” Pigiò alcuni tasti e fece partire la chiamata. “Felice anno nuovo, bellissima!!!” Disse raggiante e sollevando un braccio in aria.
Kisaki non badò più di tanto alle smancerie che diceva l’amico, non gliene fregava niente. Poi…
“Kan, ti sento strana… Ma…stai piangendo???” Il suo volto divenne immediatamente serio, mentre ascoltava le parole di lei. “Anche se non vuoi, adesso vengo dritto lì e stiamo insieme. …come? Kisaki?” Diede un’occhiata all’amico e la buttò sullo scherzo. “Ma no che non se la prende!”
Il diretto interessato confermò. “Torno nel salone a pensare ai fatti miei, nessun problema.”
“Sentito? Tanto non stavamo facendo niente! Vengo lì, mi infilo sotto le coperte con te e ti coccolo!” Fece un saluto con la mano a Kisaki e si avviò continuando a parlare al telefono.
Rimasto solo, Kisaki lasciò scivolare le braccia oltre il parapetto. Adesso sì che stava di merda. “Tienitela stretta, non puoi sapere quando arriverà un idiota a portartela via… Come è accaduto a me, una volta.” Una frase detta con tristezza, se non fosse stato che dopo pochi secondi sulle sue labbra si dipinse un sorriso malvagio. “Questo avrei dovuto dirlo a Mikey!”
Come promesso, Hanma raggiunse la casa il più in fretta possibile ed entrò senza ostacoli. Sapeva che i genitori di lei erano andati ad una festa altrove, ma forse lasciare la porta senza giro di chiave non era stata una grande idea, sapendo di lasciare la figlia in casa da sola. Quei due non gli andavano molto a genio e la scusa che Kan era stata adottata non era valida per fregarsene di lei. Entrò nella stanza colorata, in quel momento illuminata della luce calda e gialla della lampada, e trovò Kan ancora piangente.
“Amore, sono qui!” Disse con trasporto, gettando il giubbotto con noncuranza sulla sedia per poi infilarsi sotto le morbide coperte. La strinse a sé, il suo corpo sembrava una borsa dell’acqua calda. “Hai ancora la febbre alta? Dannazione, perché quelle medicine non fanno effetto?”
Kan rispose tirando sul naso, inerme come una bambina.
“Resto qui tutta la notte, non ti lascio sola!”
“Grazie…” Risollevò il viso bagnato di lacrime. “Shu, posso chiamarti anche io amore?”
Ah vero… L’aveva chiamata così poco fa, senza rendersene conto! Comunque, perché no? Le sorrise. “Anno nuovo, nomignolo nuovo! Forte!” Le stampò un bacio sulla guancia e poi uno sulla fronte. La bocca era off limits durante l’influenza. “Vedrai che starai meglio presto! Tra una settimana saremo immersi nelle acque bollenti delle terme! E ci faremo delle scopate pazzesche nella nostra vasca privata!”
Funzionò, sentì Kan ridacchiare. Recuperò un fazzolettino di carta da sopra il comodino e glielo porse per farle dare una ripulita. Era bello potersi prendere cura di lei e ricambiare il favore di quando era stata lei a fargli da infermiera a casa sua. Per inteso, adorava Kisaki, ma era molto più contento di essere lì al caldo con la sua ragazza che non con lui sul ponte di una nave da crociera.
Nello stesso momento, al Santuario…
Vedendo Mikey starsene in disparte col telefono in mano, Draken gli si avvicinò. A pochi secondi dalla mezzanotte si erano trovati con gli altri per caso e avevano formato un gruppo ben nutrito con cui scherzare, dire cazzate e saltare come scemi, quindi perché adesso Mikey era di nuovo abbattuto?
“Tutto ok? Che stai facendo?”
Mikey sollevò lo sguardo. “Ken-chin…io… Vorrei tanto scrivere a Kan ma ho paura di farla incazzare…”
Ecco qual era il problema. “Più che altro starà dormendo. L’influenza l’ha messa al tappeto…”
“Mh… Sì… Forse dovrei lasciarla in pace. Tanto mi odia.”
Lo disse con una tale sofferenza negli occhi, che Draken si sentì un verme per non averlo sostenuto. D’impulso gli afferrò un polso. “Tu non smetterai mai di amarla, vero?”
Mikey rispose con tono ovvio. “Certo che no.”
“Ascolta… C’è una cosa che non ti ho detto, ma credo dovresti saperlo.” Prese respiro e lo guardò negli occhi. “Ti ho raccontato di quella sera in cui io e Kan abbiamo litigato, no? Ecco…siccome si era fermata a dormire al centro massaggi, l’ho raggiunta per fare pace e l’ho trovata addormentata, quindi mi sono infilato nel letto con lei. Il fatto è che…ad un certo punto si è messa a parlare nel sonno e…ha detto…”
Gli occhi di Mikey si spalancarono nel sentire la frase successiva. Finalmente vide la speranza.
La testa leggermente appoggiata a quella di lei, la mano ad accarezzarle i capelli, la spalla contro il morbido cuscino che gli faceva da appoggio, mentre ascoltava in silenzio il respiro regolare di lei e l’appena percettibile fischio del naso raffreddato. Per fortuna si era addormentata in fretta, aveva bisogno di riposo se voleva uscire da quell’influenza. Hanma sentì vibrare alle spalle, pensando si trattasse del suo telefono fece per prenderlo e si rese conto che era quello di Kan. Auguri tardivi? Lo prese giusto per sbirciare chi fosse, senza malizia, e lesse il nome di Mikey. Ma che cazz-? Era convinto che avesse cancellato il suo numero. Si era sbagliato? E perché lui le scriveva? Erano ancora in contatto? Era rimasto a quanto lo odiasse e l’avesse fatta soffrire…quindi? Non era corretto, ma doveva sapere. Aprì la conchiglia e lesse il messaggio.
[Ti amo anche io.]
Porca puttana! Che cazzo significava? Ti amo? Anche io??? Era una risposta? Preso dalla rabbia, frugò negli altri messaggi, senza trovare nulla di compromettente. No no, non doveva dubitare della sua ragazza, era quel cazzo di nanerottolo il vero pericolo. Magari al mattino, una volta sveglia, poteva chiedere spiegazioni a lei. No, non andava bene. Era certo che Kan non avesse nulla da nascondere…e allora? Fanculo. Nella foga del momento, nel cuore della notte, fece la cosa che ritenne più sensata. Premette il pulsante e cancellò il messaggio.
*
 
Sarebbe stato il colmo se il primo raduno del 2006 della Tokyo Manji Gang si fosse tenuto proprio nei giorni della loro vacanza alle terme. Non accadde per un soffio. Di fatto, Kan e Hanma prepararono le borse per il viaggio e poi andarono al Santuario di Musashi. Il piano era beccarsi la ramanzina per il guaio di Natale (lei non era coinvolta, ma non poteva voltare le spalle al proprio ragazzo, no?), tornare a casa a farsi una bella dormita e il mattino dopo partire per il viaggio, il quale consisteva in due cambi della metro, un treno e un pullman, con arrivo a destinazione entro l’ora di pranzo. Kan continuava a pensarci, usando quel piano come ammortizzatore della forte tensione che aveva addosso a causa del raduno. Hanma e Kisaki l’avevano presa con spensieratezza, come se fosse stato tutto un gioco, lei invece aveva il brutto presentimento che le cose sarebbero peggiorate. Per questo decise di andare con loro, nonostante il periodo di assenza dovuto ai battibecchi con suo fratello nel vederla divertirsi con i ragazzi della Valh-cioè della Sesta Squadra, come pretendeva fosse chiamata! Tutto sommato, all’arrivo non le fu difficile comportarsi normalmente, rispondere ai saluti che le venivano fatti, sorridere agli amici e ignorare le occhiatacce di chi ancora la considerava una traditrice. Nella folla adocchiò Mitsuya…dopo che lei era guarita si erano sentiti per telefono, lui le aveva detto che a breve avrebbe avviato il piano di conquista di Taiju, senza però spiegare i dettagli. Bastardo. Finita quella storia voleva assolutamente incontrarlo e farsi spiegare tutto. Le faccende di cuore arcobaleno erano la sua passione, aveva il bisogno spirituale di buttarcisi in mezzo! Il pensiero le diede la carica al momento giusto. In cima alla scalinata comparvero Draken e Mikey.
Chiamatelo destino o forza magnetica, Mikey si accorse subito della sua presenza tra la folla. Per un istante la sua maschera impenetrabile da Comandante s’incrinò e sulle labbra affiorò un timido sorriso. Ovviamente Kan non ricambiò, anzi si chiese che gli prendesse per fare quella faccia. Sostenne il suo sguardo senza fare una piega, mentre lui sembrava volerle trasmettere qualcosa. Cosa fosse, non ne aveva idea. In ogni caso, tutto si interruppe nel momento in cui Draken gridò che la riunione aveva inizio. Per prima cosa fece un riassunto degli ultimi avvenimenti riguardanti la Black Dragon, al quale seguì un discorso di scuse da parte di Hakkai in persona, ora tornato tra le fila della Seconda squadra, al fianco di Mitsuya, dove era giusto che fosse. Dopo di che entrarono in scena due ospiti, fieri di portare la divisa bianca della Black Dragon e di annunciare che, caduto il dominio di Shiba Taiju, la gang continuava a vivere con una nuova generazione. Su loro espressa richiesta, Takemichi ne diventò il Comandante. Ora, lasciando perdere la questione che il nominato non ne sapeva nulla e quindi reagì con la grazia di una gallina a cui viene tirato il collo, l’attenzione di Kan venne completamente assorbita dal ragazzo che si presentò come Inui Seishu. Lo riconobbe subito, era lo stesso ragazzo che aveva incontrato poche settimane prima a casa di Yuzuha e di cui l’amica si era raccomandata di non averci niente a che fare. Sì…questo però non significava che non potesse osservarlo da lontano. E…trovarlo attraente? In effetti non aveva più pensato a lui e alla breve conversazione avuta quella volta. Tra un casino e l’altro si era dimenticata di cercare informazioni, anche solo per capire come mai lui la conoscesse. Avevano amici in comune o altro? Se davvero si conoscevano e lei l’aveva rimosso, doveva essere diventata cieca. Sul serio, com’era possibile non ricordare quegli occhi azzurro verde così limpidi? Quei capelli di un biondo naturale quasi platinato? Quello sguardo virile? Quella voce che le provocava delle vibrazioni dentro e che, suo malgrado, poteva immaginare di sentire vicino all’orecchio, come quella di un amante? Porca troia, ma che le diceva il cervello? Fare di quei pensieri sporchi mentre era accanto al proprio fidanzato! Che poi era davvero un male? Pensarlo e basta non era tradimento… Ma che motivo aveva di fantasticare su un altro? Era pazza di Hanma, era felice con lui ed era pienamente soddisfatta della loro intesa sessuale. Scosse il capo come per scacciare ogni pensiero futile dalla testa, doveva concentrarsi su quello che veniva detto e basta.
“Infine, per quanto riguarda il conflitto di Natale, ho qualcosa da dire.” Intervenne Mikey, per poi fare qualche passo avanti e sporgersi dalla scalinata. “Kisaki Tetta.”
Ecco, era il momento. Kan d’impulso prese la mano di Hanma.
Kisaki si sistemò gli occhiali in quel gesto solenne e abitudinario che gli conferiva un’aria superiore. Per quanto potesse servire.
Col vento che gli agitava i capelli, Mikey parlò a voce chiara. “Ti caccio fuori. Da oggi considerati espulso.” Una frase che fece raggelare tutti quanti.
Kan sentì la mano di Hanma fremere e si volse a guardarlo. Indubbiamente si stava preparando a difendere l’amico. Ed infatti, le lasciò la mano e si fece avanti per parlare. “Se cacci Kisaki, lascio anche io la Toman!” Aveva assunto il suo tipico sorriso strafottente, sicuro di ciò che faceva, e addirittura allargò le braccia nel bel mezzo del discorso. “Questo significa che i 50 membri della Moebius e i 300 della Valhalla si ritireranno e la Toman resterà con 100 membri!”
Un argomento valido. Forse avrebbe salvato la situazione. E invece no, perché Mikey se ne uscì con una frase svogliata. “Non mi importa. La Toman era diventata troppo grande per i miei gusti.”
Niente da fare, Kisaki tentò di convincerlo a cambiare idea, ma più lui insisteva e più Mikey gli scagliava contro accuse su accuse, mettendolo alla gogna davanti al resto della gang. Era visibilmente spaventato, sudava, gridava, ebbe la sfrontatezza di salire i gradini per raggiungere Mikey, ritrovandosi Draken a fare da scudo. Questo scatenò la reazione di Hanma, il quale si buttò in avanti caricando un pugno, incazzato come una iena per il trattamento che stavano riservando all’amico. Draken ovviamente parò il colpo, seppur a fatica, e i due si ritrovarono a stretto contatto a guardarsi in cagnesco e minacciarsi a vicenda. La scena fece rabbrividire Kan. Stava accadendo proprio ciò che aveva cercato di evitare con tutte le sue forze. Già il suo fidanzato e suo fratello non andavano d’accordo, se adesso passavano alle mani era la fine. Doveva intervenire? A decidere per lei fu Mikey, si può dire, il quale scaricò Kisaki definitivamente nonostante le sue suppliche e riducendolo in ginocchio in un grido disperato. Visto che non c’era più nulla da fare, Hanma interruppe l’attacco e ridiscese i gradini con aria indignata.
“La riunione è finita! Potete andare!” Gridò allora Draken, rivolto alla folla.
Hanma prese Kan sottobraccio e sibilò un “andiamo”, mentre una corposa parte della gang si preparava ad andarsene una volta per tutte, alcuni già cominciando a togliere la giacca nera della divisa e gettandola a terra. Fu allora che un altro grido squarciò il cielo.
“KAAAN!”
Hanma si fermò di colpo e si voltò per primo, con uno sguardo infuocato. Kan invece si voltò lentamente, il suo sguardo incontrò quello del fratello e vide la profonda sofferenza che emergeva dai suoi occhi.
“Non sei costretta ad andare via con loro. Tu sei una di noi.”
“Che caz-” L’imprecazione di Hanma si spezzò quando lei gli posò la mano sulle labbra. Voleva sentire che cosa aveva da dire suo fratello.
Draken proseguì con maggior sentimento, pur sapendo di avere gli occhi di tutti puntati addosso. “So che ci sono stati dei problemi che ti hanno spinta a lasciare il tuo ruolo qui. Non ti chiedo di tornare a quei giorni, non ti chiedo di fare qualcosa contro la tua volontà. Ti chiedo solo di restare. La Toman è la tua famiglia.” Si portò una mano al petto. “Io sono la tua famiglia.”
“Sì…tu sei la famiglia, la mia metà!” Confermò lei, con una forte emozione nella voce. “Ma adesso non stiamo parlando di noi e del nostro legame di sangue… Tu sai meglio di chiunque altro quanto mi abbia sottratto la Toman. Per questo scelgo di seguire il mio fidanzato e il mio credo.” Prese un respiro profondo e disse a voce tonante: “LA MIA ANIMA E’ VALHALLA!”
Se da una parte i ragazzi della Toman restarono a bocca aperta indignati, dalla parte opposta quella frase venne accolta da grida di approvazione. Mentre Hanma, soddisfatto, lanciò un sorriso di scherno a un  Draken visibilmente sconvolto.


Continua nel Capitolo 29: Skinny Love.
Missione "Conquistare Taiju" avviata!

 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Tokyo Revengers / Vai alla pagina dell'autore: Stella Dark Star