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Autore: Fiore di Giada    21/02/2024    0 recensioni
[Partecipante alla challenge "500themes_ita" col prompt 25, ossia Soffrire l'agonia]
[Nana x Gran Torino]
Di nuovo, la sua mano le sfiorò la testa e le spalle. Di lei era rimasto solo un corpo scosso dal pianto.
E lui poteva offrirle solo un conforto silenzioso, sotto i raggi di una luna lontana.
N.B: la fan art in questione è una colorizzazione credo di una tavola di Kohei Horikoshi. I credits vanno ovviamente all'autore di My Hero Academia e all'autore della colorizzazione.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gran Torino, Nana Shimura
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La luce della luna velava il cielo notturno d'un riflesso argenteo e si rifrangeva sulle nuvole, sparpagliate in gruppi isolati.
Le luci artificiali illuminavano le strade della cittadina, percorse in entrambe le direzioni da persone di ogni età, sesso e status sociale, e veicoli.
Nell'aria, si confondevano idiomi diversi e scoppiettii di motori.
Nana era seduta su un tetto e il suo sguardo, velato di lacrime, si fissava sulla figura addormentata di Kotaro.
Un debole sorriso sollevò le sue labbra, mentre le lacrime tremavano nei suoi occhi. Lontano da lei, suo figlio cresceva sicuro.
Non avrebbe sofferto l'angoscia di un attacco dei nemici di sua madre.
− Sei al sicuro, bambino mio… − mormorò la donna. Vicino a lei, suo figlio avrebbe conosciuto la sofferenza di una innocenza negata.
Quale futuro avrebbe atteso il suo amato figlio?
D'istinto, la donna strinse il pugno. Ne era ben cosciente, Kotaro, lontano da lei, sarebbe cresciuto senza alcun problema.
Eppure, la sofferenza, come un acido, corrodeva la sua anima.
− No… No… No… − si ripeté, amara. Non poteva concedersi debolezze.
L'amore materno non doveva incatenare la sua mente.
D'istinto, strinse il pugno. La madre, in quel momento, vinceva l'eroina.
Il suo olfatto, come in una allucinazione, percepiva il suo profumo agrumato.
Con un grido soffocato, la donna si abbandonò al pianto. Perché quei ricordi non abbandonavano il suo cuore?
− Non è colpa tua, Nana. − mormorò una voce maschile pacata, seppur malinconica.
La donna si girò e il suo sguardo si posò sull'alta figura di Gran Torino.
L'uomo fissò sulla compagna uno sguardo amaro. Lei, d'animo tanto nobile, non meritava una simile pena.
Aveva saputo andare oltre il suo amore materno, pur di dare un futuro stabile al suo amato figlio.
La donna, con un debole lamento, si gettò nel petto dell'eroe e lui le cinse le spalle con le braccia. Perché continuare una finzione insensata?
In quel momento, nessuno avrebbe visto il suo viso disfatto dalle lacrime.
La sua mano, poi, si immerse nei capelli scuri di lei. Il dolore della sua compagna si riverberava nel proprio animo.
A stento, frenò un ringhio di frustrazione. La sua mente non riusciva a pensare a nulla.
A che cosa serviva la sua intelligenza d'eroe?
Scosse la testa e serrò le labbra in una linea diritta. Quell'impotenza, così greve, opprimeva il suo cuore.
Ma come si poteva consolare una madre, costretta ad una scelta tanto dolorosa?
La natura si ribellava ad una simile, orribile mostruosità.
Ci sarò sempre per te. Sii sicura di questo., si disse. Quella donna, così vitale ed energica, gli era diventata cara, non solo come compagna.
Di nuovo, la sua mano le sfiorò la testa e le spalle. Di lei era rimasto solo un corpo scosso dal pianto.
E lui poteva offrirle solo un conforto silenzioso, sotto i raggi di una luna lontana.

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