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Autore: MaeveMakt    21/02/2024    3 recensioni
Il Secondo Avvento è alle porte e il Supremo Arcangelo si ritrova a dover chiedere aiuto
Genere: Comico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley, Dio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Basta, non poteva più aspettare, non poteva più tergiversare. L’Arcangelo Supremo aveva provato per un anno intero a travisare i piani del Paradiso per il Secondo Avvento e per un po’ ci era anche riuscito, aveva addirittura istituito una “casella delle idee” dove i colleghi angeli potevano scrivere suggerimenti, in anonimo, ma l’unico messaggio che trovò recitava “fai schifo – firmato: tutti”

Metatron dopo averlo salutato sulla soglia dell’ascensore era sparito lasciandolo solo col nuovo incarico e senza troppe informazioni. Il progetto era partito già tempo fa: il nuovo Messia era nato il 21 dicembre 2012 per essere precisi, i Maya non avevano predetto la fine del mondo, ma l’inizio della fine (ottimo lavoro, davvero, grazie ragazzi).

Dunque eccolo qui, trovatosi con una fregatura bella e buona tra le mani, aveva capito abbastanza in fretta che tutta quella farsa era stata ideata per evitare altri problemi istituzionali come miracoli calcolati in Lazzari a doppia cifra. Nonostante tutto aveva svolto il lavoro che gli era stato assegnato e aveva trovato il modo di farsi ascoltare applicando un po’ di quell’astuzia che aveva imparato in tanti anni sulla Terra… e anche qualche piccola bugia. Quassù non nessuno capiva bene nemmeno come funzionasse il sarcasmo, figuriamoci il resto.

In ogni caso per fronteggiare questa nuova apocalisse e provare a sventarla, di nuovo, gli era rimasta una sola piccola speranza: contattare il Lord infernale in carica. Chi era adesso? Shax? Almeno così aveva sentito dire da Belzebù, ma in qualche maniera gli sembrava improbabile; Dagon? Hastur? Sì, molto probabilmente Hastur, non sarebbe certo stato facile venire a patti con uno come lui, era davvero malvagio e meschino, ma tentar non nuoce si diceva… forse.

Scrisse il messaggio da recapitare all’Inferno e lo sigillò con la ceralacca, certe abitudini sono dure a morire, gli era sempre piaciuta la solennità di quell’usanza. Non gli rimaneva che attendere una risposta.

°°°

Il piccolo demone correva per i corridoi affollati dell’Inferno, prendendo spallate da tutti, diretto alla sala del trono e tenendo tra la punta delle dita una pergamena arrivata direttamente dal Paradiso, era così pura che quasi scottava  e non vedeva l’ora di recapitarla al Capo. Era strano quest’ultimo: niente punizioni, l’unico lavoro che assegnava era “fai come ti pare”, ma era pur sempre il Capo, uno non sapeva mai cosa sarebbe potuto capitare quaggiù da un momento all’altro. Si annunciò alla guardia fuori della porta “Ho un messaggio importante per il Capo” disse sventolando delicatamente la lettera. L’altro demone lo squadrò dall’alto e quando percepì l’incarto così vicino strabuzzò gli occhi, si ritrasse e aprì le porte con un ringhio e uno sbuffo.

Appena le porte si chiusero alle sue spalle, il piccolo demone si ritrovò in quello che sembrava un bosco di piante d’appartamento. Gli ci volle qualche minuto per trovare il sentiero verso il trono camminando in quel labirinto verde avvolto da una leggera nebbiolina. Il Capo era seduto, se così si poteva dire, con la schiena appoggiata a uno dei braccioli, la testa completamente abbandonata alla gravità, una gamba alzata sullo schienale e l’altra abbandonata sul secondo bracciolo.

“…Cosa c’è ora?!” disse il Capo con tono scocciato e con una smorfia di fastidio dipinta in volto.

“Mio Signore… ehm mi spiace disturbarvi, ma è arrivata questa lettera per Voi, sembra importante” disse il demonino in soggezione, porgendo l’incarto in un profondo inchino.

“Una lettera? Chi manda più lettere al giorno d’oggi?!-“ disse con tono lagnoso “-Non potevano scriverci una e-mail o mandare un SMS? Bah!”

“Arriva dal Paradiso, direttamente dall’Arcangelo Supremo, pare” rispose il piccolo demone con soggezione e con un filo di voce tremante. Il Capo sembrò sorpreso, tanto che quasi si sedette composto, sembrava addirittura divertito da quell’affermazione “Dammi qua” e congedò il demone con un gesto della mano e quello corse via senza farselo ripetere due volte.

Rimasto solo sul suo trono annusò l’odore della carta, gli riportava alla mente ricordi dolci e amari di luoghi che una volta avrebbe quasi potuto definire ‘casa’, poi si rigirò tra le mani la lettera appena recapitatagli: pergamena fine, un sigillo di ceralacca e il destinatario scritto con una calligrafia sottile e arzigogolata, che ben conosceva. 

Il testo recitava così “Egregio Gran Duca Infernale, avrei il piacere di incontrarLa per discutere di affari davvero importanti e urgenti. Troviamoci sulla Terra al palco dell’orchestra di St.James’s Park domani sera alle 18 ora terrestre. Cordiali Saluti. S.A.Az.”

Un ghigno gli rigò il viso, pensava avrebbe dovuto aspettare di più.

°°°

Aziraphale attendeva nel posto che aveva suggerito. Era la prima volta che tornava sulla Terra e tra sé e sé pensava che magari, una volta risolta questa situazione, avrebbe potuto cercare… ma non sapeva nemmeno dove andare a cercare: alla solita panchina? Alla libreria? Umpf improbabile. 

Camminava avanti, indietro, in cerchio, si stropicciava le mani, era in uno stato d’ansia tale che non riusciva proprio a stare fermo, non poteva farsi trovare in quello stato da Hastur (era sicuro si sarebbe presentato lui), il demone non l’avrebbe rispettato, doveva ricomporsi e sembrare il più autoritario possibile.

Sentì dei passi dietro di sé e subito raddrizzò la schiena, c’era qualcosa di familiare in quel suono, ma non ebbe tempo di ragionarci abbastanza, la sua controparte infernale si stava avvicinando e doveva raccogliere tutto il coraggio e la risolutezza per affrontarlo e cercare di raggiungere un accordo, ne andava del futuro della Terra. Raddrizzò le spalle, e assunse un’espressione seria.

“Dunque, Hastur, immagino…” disse sempre restando di spalle controllando la voce per sembrare il più autoritario possibile.

“Mpf, immagini male Supremo Arcangelo”

Il viso di Aziraphale si illuminò di un sorriso così radioso che avrebbe accecato tutti gli abitanti di Londra, riconoscendo all’istante la voce e il tono tagliente tipico del suo (ex?) migliore amico.

“Crowley!” disse voltandosi senza riuscire a contenere l’espressione estasiata.

Appoggiato all’ingresso del palco ecco che stava il demone di nero vestito, come al solito: jeans attillati, giacca nera di pelle, camicia con i primi due bottoni slacciati, la lenta cravatta argentata, gli immancabili occhiali scuri e i capelli fulvi che, come onde al tramonto, sfioravano la costa delle spalle, intrecciati alla francese solo sulla tempia sinistra.

“Sua Maestà Infernale, in persona” disse Crowley facendo ampi gesti teatrali con le mani, certe cose non cambiavano mai. Cominciò a camminare intorno ad Aziraphale come in una strana danza, a grandi passi, come se dovesse creargli un fossato intorno, tenendo gli occhiali sulla punta del naso e ancorando gli occhi serpentini a quelli cerulei dell’angelo:

“Dunque, vediamo… ne è passato di tempo dall’ultima volta che ci siamo visti, sorpreso di trovarmi qui? Cosa ti fa credere che ti aiuterò questa volta? Perché è di questo che si tratta, vero?” e con una leggera inflessione malinconica, quasi sussurrandolo a sé stesso, aggiunse “È sempre di questo che si tratta…”

“Io ehm… beh… se la smettessi di girarmi attorno magari, magari, riuscirei a concentrarmi!” disse Aziraphale con fare capriccioso.

Il demone si fermò di fronte all’angelo, braccia conserte, serio e con lo sguardo fisso negli occhi dell’altro. “Avanti” disse accompagnando la parola con un cenno della testa.

“Riguarda il Secondo Avvento. L’anno scorso sono salito su quel maledetto ascensore solo per questo, non ho avuto né il tempo né il modo per avvisarti, ho pensato di potercela fare da solo, ma evidentemente mi sbagliavo… È già iniziato, Crowley, ancora prima che fermassimo l’Apocalisse, era già tutto preparato, il Messia è nato - beh è nata in realtà, è una graziosa ragazzina - e doveva succedere l’anno scorso!! Sono dovuto andare perfino dal presidente degli Stati Uniti per convincerlo a non dichiarare guerra alla Russia, un incubo! Per non parlare della Palestina! Un’indecenza! Per i terremoti in Turchia e in Marocco non ho potuto fare niente, addirittura ci si mette il Vesuvio ora! E gli umani parlano di cambiamento climatico, oh sì, quando i morti risorgeranno dalla terra voglio proprio vedere che scusa si inventeranno…!”

L’angelo era un fiume in piena di lamenti e frustrazione blah blah blah, il fatto di aver accennato al non voler salire sull’ascensore continuava a rimbombare nella testa di Crowley. Era stato così arrabbiato, poi triste, poi incazzato nero per tutta quella faccenda, era tornato nel suo appartamento e aveva distrutto tutto. Aveva preso la sua pesantissima sedia regale e l’aveva scaraventata sulla scrivania mandando tutto in mille pezzi e poi sulle preziose statue, finanche sul disegno di Da Vinci, per poi, infine, accasciarsi in uno stato pietoso addossato all’unico manufatto sopravvissuto alla catastrofe: l’aquila recuperata dalla chiesa bombardata nel blitz del 1941. Dopo qualche ora (o qualche giorno, non sapeva esattamente quanto fosse passato) di vergognosa disperazione aveva ragionato un po’, forse non abbastanza, e aveva deciso di tornare all’inferno nonostante quello che avesse affermato poco prima, visto che tanto lo volevano indietro allora forse anche lui laggiù poteva “fare la differenza”.   Dopotutto in fondo, molto in fondo, sapeva che prima o poi qualcuno avrebbe avuto bisogno del suo aiuto. 

L’altro continuava a blaterare, così il demone decise di lasciarsi il passato e la sofferenza alle spalle, per il momento e per quanto possibile, e godersi solo le cose belle di quella serata sulla Terra, come una volta, come avrebbe dovuto essere.

“Posso dire ‘te l’avevo detto‘? Comunque non posso pensare a piani malvagi per sventare il Paradiso in queste condizioni, le idee migliori mi vengono sempre con una copiosa quantità d’alcol in corpo, potrei addirittura mangiare qualcosa… Andiamo, dai, muoviti!” 

Si stava già incamminando verso la macchina, sapeva che l’altro l’avrebbe seguito, non poteva dire di no ad un’offerta così succulenta. Nonostante si fosse ripromesso di mantenere un basso profilo, appena aveva visto quel sorriso luminoso che pronunciava il suo nome, tutte le sue difese erano cadute. Era dannato, si poteva essere più dannati di così? Maledizione.

Fecero per salire sull’auto ma lei non ne voleva sapere di aprire la portiera per l’angelo e dovette essere convinta con due carezze dal proprietario “Lo so, lo so, sta buona, per questa volta…” le disse e lo sportello si sbloccò con uno scatto. Appena Crowley mise in moto, l’auto voleva rimarcare il suo disappunto e dalla radio partì a tutto volume “Love of my life you’ve hurt me, you’ve brok…”

“Niente musica per ora!” ringhiò il demone spegnendo tutto.

Aziraphale abbassò lo sguardo, imbarazzato. Si sentiva immensamente in colpa per aver lasciato Crowley un anno prima, non gli importava della carriera, di Metatron, ma poi quelle parole erano state come una coltellata in pieno petto. Non voleva che tutto finisse, amava l’umanità, amava la Terra e amava la vita che si era costruito su di essa, soprattutto amava chi aveva vissuto quell’esistenza insieme a lui e non poteva permettere che qualcuno la distruggesse solo perché “cosí è scritto”, ma non aveva avuto l’occasione né il coraggio di dire queste cose all’interessato e aveva perso altro tempo. “Troppo piano Aziraphale, vai troppo piano” disse a sé stesso.

L’idea di cenare al Ritz, come se non fosse cambiato niente lo faceva sentire elettrizzato, ma allo stesso tempo preoccupato. Crowley non aveva minimamente accennato al passato, cosa lo aveva portato a tornare all’inferno? Sospettava che prima o poi avrebbe assistito ad un’esplosione d’ira, tuoni, fulmini di un demone fumante (nel vero senso della parola).

“Erm… dunque… Gran Duca Infernale eh?” -cominciò l’angelo – “ehm… e Shax che fine ha fatto?”

“Aehm, beh Shax non ha retto l’emozione e alla fine ha mollato tutto e se n’è andata in qualche angolo di Inferno dove non la conosce nessuno, così ne ho approfittato” rispose il demone

L’angelo s’infiammò: “Non posso credere che tu abbia lasciato la Terra così facilmente! Il tuo appartamento! L’auto! La lib-“

“Facilmente? Mi pare di non essere stato il solo a fare qualcosa con cosi tanta semplicità!” sibilò Crowley facendo calare un silenzio imbarazzante.

Aziraphale incrociò le braccia e iniziò a tamburellare con le dita, guardando fuori dal finestrino; non voleva discutere, non ora, c’erano cose importanti da decidere e affrontare prima dei problemi personali, perciò riprese la parola: “Senti, ho già detto che mi dispiace per essermene andato, ma era necessario”

“AH! Ah l’hai già detto?-“ rispose l’altro sarcastico “-strano perché io non l’ho sentito, dev’esserci stata qualche interferenza celestiale… siamo arrivati.”

Scesero dall’auto e poco dopo il demone aprì la porta del ristorante “Dopo di te…” disse con una smorfia, facendogli il verso.

°°°

Appena varcarono la soglia del Ritz vennero subito accolti calorosamente dal personale: “Mr. Fell! Mr. Crowley! Che piacere rivedervi, è passato del tempo…”

“Buonasera Martin, sì, impegni di lavoro, sa com’è…” rispose Aziraphale emozionato di ritrovarsi lì, stringendo calorosamente la mano al maître. Non vedeva l’ora di gustare tutte le prelibatezze che il Ritz offriva, gli erano mancati così tanto i piaceri terrestri!

“Prego, da questa parte, seguitemi. Miracolosamente si è appena liberato il vostro tavolo preferito” Martin fece strada e lo seguirono. 

I due camerieri che stavano servendo gli ospiti agli estremi della sala si scambairono uno sguardo complice di sorpresa e, camminando poi insieme verso le cucine uno disse all’altro “Mi devi 20£ John, te l’avevo detto che sarebbero tornati”

“Sì, sì certo, saranno pure tornati mio caro Christopher, ma secondo me si sono lasciati… lo sento” disse John con un sorrisino e facendo finta di annusare l’aria.

“La pettegola che sei! Li servo io, stavolta!” 

L’angelo e il demone si sedettero uno di fronte all’altro cercando di mantenere un profilo più professionale possibile. Ordinarono un Chevalier-Montrachet e il menù da sette portate che uno avrebbe assaggiato a malapena e l’altro avrebbe spazzolato in poco tempo.

Christopher si avvicinò al tavolo cercando di captare le vibrazioni emotive che aleggiavano lì attorno, c’era tensione, probabilmente il collega aveva ragione, questo però aumentava esponenzialmente la curiosità. Servì il vino e si permise di rivolgersi al cliente “Mr. Fell sono felice di rivedervi, ci siete mancati in quest’ultimo anno, entrambi…”

“Oh, suvvia Christopher, non è poi così grave, gli impegni ehm… lavorativi ci hanno tenuto un po’ separati dalle gioie terrestri, diciamo così. Mr. Crowley ed io siamo qui proprio per discutere di affari molto importanti questa sera”

“Speriamo di avervi con noi più spesso allora, passate una buona serata” e si congedò, andando quasi di corsa a riferire al collega le novità, anche se voleva dire dargli ragione: sicuramente si erano separati. Comunque erano tornati a cenare lì insieme e voleva riscuotere le sue 20£.

°°°

Le portate si susseguivano e Aziraphale si gustava ogni singola molecola di ogni singolo piatto che gli veniva presentato davanti: capesante con avocado e cedro, fegato d’anatra con datteri e pistacchi, langoustine à la Nage… oh come gli era mancato tutto questo: i sapori, i profumi, il calore dell’ambiente e la compagnia del suo… amico (?). In quel momento era come essere tornati agli anni precedenti, come se nulla fosse cambiato, lui si godeva la cena e l’altro lo guardava. Gli piaceva quella dinamica, una tradizione, una danza millenaria, lo faceva sentire a casa.

Dall’altra parte del tavolo Crowley si limitava a bere il costoso vino e piluccare qualcosa ogni tanto, ma quello da cui era più attratto era guardare l’angelo perdersi nel piacere del cibo. Ogni volta veniva riportato indietro nel tempo quando era stato proprio lui stesso a tentare Aziraphale a provare a mangiare qualcosa per la prima volta e quello si era letteralmente tuffato con tutta la faccia nelle costine del bue arrostito, non aveva dubbi che quel giorno fosse stato creato il peccato di Gola. Da allora era diventata quasi una maledizione che gli si era ritorta contro: non poteva fare a meno di ammirare il risultato dell’ottimo lavoro che aveva svolto, tanto che l’ammirazione si era trasformata in venerazione. Poi si accorse che l’angelo stava dicendo qualcosa e venne riportato alla realtà.

“Oh perdonami non stavo ascoltando, dicevi?”

Aziraphale fece una smorfia e riprese “Dicevo che è arrivato il momento di trovare una soluzione alla fine del mondo. Di nuovo.”

“E dovrei trovarla io?” rispose Crowley alzando un sopracciglio, “Almeno stavolta sappiamo chi è la ragazza, vero?”

L’angelo annuì

“Siamo sicuri sicuri?” riprese “Sai, va bene tutto ma non vorrei fare un’altra figuraccia… non è nel mio stile”

Aziraphale sbuffò “Siamo sicuri. Eve Woods è il suo nome, nata il 21 dicembre 2012, residente ad Applegate, non lontano da Cambridge, 12 anni al momento, dovrebbe già aver intuito che è una bambina ‘non convenzionale’, diciamo… potremmo andare là e spiegarle cosa sta succedendo…”

“OH! OH! CERTO! ‘Scusi signorina, siamo due entità sovrannaturali e veniamo in pace a chiederle se non le dispiacerebbe fermare la fine del mondo, considerando che è la figlia di Dio, se non è troppo disturbo, sia inteso!’ un gran bel piano, Supremo Arcangelo, è questo che vi insegnano in Paradiso? Ad avere idee brillanti?!” 

“Non ci insegnano un bel niente, mio caro Gran Duca Infernale! Non sarei qui con te se avessi avuto aiuto dal Paradiso, avrei potuto cavarmela da solo, ma pare che la cooperazione sia l’unica via!”

“Non saresti… non saresti qui con me?!” il demone emise un sospiro di rassegnazione “non credo possa funzionare allora, angelo, mi dispiace…” disse alzandosi dal tavolo e dirigendosi verso l’uscita.

“Crow… Crowley! Torna ind…” Aziraphale miracolò il conto pagato con un gesto della mano e, nonostante una fortissima sensazione di deja-vu che quasi gli provocò la nausea, rincorse il demone fuori dal ristorante. Nella sua testa rimbombava una sola parola, che lo stordiva ‘angelo, angelo, angelo’ non si era accorto di quanto gli mancasse quel nomignolo. Quando lo raggiunse, l’altro era di spalle, appoggiato con le mani alla Bentley, braccia rigide, testa bassa.

“Crowley, scusa, non intendevo…”

“E cosa intendevi? Che sono la tua ultima risorsa? La ruota di scorta? Come al solito mi hai chiamato all’ultimo per venire a salvarti il culo? O forse ti annoiavi?” Crowley camminava avanti e indietro sul marciapiede e l’angelo cercava di fermarlo, finché non riuscì a prenderlo per un braccio e farlo fermare. 

“Adesso mi ascolterai per bene. In silenzio. Per favore. Ho fatto tutto questo per non chiederti di venire a salvarmi. Perché fossi io, per una volta, a salvare entrambi. Ho fallito, e ho capito che solo insieme possiamo avere delle speranze di riuscita. Non farlo per me, per l’amor del Cielo, non ti sto chiedendo questo! Fallo per la Terra, per gli umani, lo so che ti importa, come importa a me! Fallo perché questa è casa nostra! Non ho intenzione di restare per sempre in Paradiso, sarebbe un incubo, un anno mi è sembrato un millennio! Ma non ho nemmeno intenzione di scappare su Alpha Centauri! E sono abbastanza sicuro che anche tu non adori stare all’Inferno, mi sbaglio forse?!”

“No… no. Non sbagli” mormorò Crowley che stava ancora processando la presa ferma dell’angelo sul suo braccio e l’espressione ‘casa nostra’. Non che non avessero avuto contatti in 6000 anni, per lo più accidentali a dire il vero, poi dopo il 2019 era successo sempre più frequentemente e ogni volta era come ricevere una scossa. Non si era mai reso conto di quanto gli fossero mancate quelle piccole cose nell’ultimo anno. Si riscosse, puntò il dito sul petto di Aziraphale e disse “Mi devi una danza”, salì in macchina e mise in moto. 

L’angelo rimase immobile sul marciapiede finché lo sportello del passeggero si aprì “Che fai, non vieni? Mi fai andare da solo ad Applegate?” disse Crowley dall’interno sporgendo il labbro inferiore mentre esagerava una smorfia triste.

“Ah! Sì, bene!” cinguettò quell’altro con un frullìo di mani ed entrò nell’abitacolo.

°°°








 
   
 
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