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Autore: Padme92    23/02/2024    1 recensioni
[L\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\]
[L'uomo che sussurrava ai cavalli]
«“Al diavolo…!” imprecò gettando il cappello per terra, mentre gli occhi gli si velavano di lacrime.
Poi, buttandosi carponi come un uomo in preghiera, Tom urlò. Non a causa della mano sanguinante che pulsava di dolore, ma a causa di una ferita molto più profonda, provocata dall’amore sconfinato e bruciante che sentiva per Annie.»
Questa fanfiction mescola il finale del film e quello del libro de "L'uomo che sussurrava ai cavalli" per esplorare cosa succede ad Annie Graves e Tom Booker dopo la loro separazione.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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7.




Annie rilesse la lettera tre volte di seguito, soffermandosi tutte le volte su due semplici parole: ti amo. Sfiorò col dito l’inchiostro sulla carta, proprio in quel punto, e una lacrima solitaria le sfuggì dall’occhio destro, rigandole il viso e atterrando sulla carta stropicciata, vicino alla firma di Tom. Era una lettera contradditoria: parlava solo dei motivi per cui loro due non avrebbero dovuto stare insieme, ma alla fine smentiva il tutto con quelle tre sillabe finali. La gioia di leggerle, insieme allo scoprire come anche per lui quella lontananza fosse insopportabile, si tramutò ben presto in confusione: qual era lo scopo di quella lettera? Aiutarla a prendere una decisione o aumentare il suo senso di colpa, mettendole ancora più dubbi? Su una cosa era d’accordo con Tom: era una lettera davvero egoista. Non menzionava Grace nemmeno una volta. Suonava quasi come un tentativo di autosabotaggio, un’apologia dell’eroe incompreso della storia – Robert – e una condanna rivolta a sé stesso, l’amante arrogante, geloso e possessivo. Annie scosse la testa. Non era da Tom Booker un atteggiamento del genere, non ne sarebbe stato capace. Eppure la sua mente aveva partorito quei pensieri, la sua mano li aveva trascritti sulla carta, i suoi occhi avevano riletto quelle righe, le sue dita avevano piegato il foglio e lo avevano infilato in una busta. Infine, aveva trovato il coraggio di spedirla.
“Papà!”
I ragionamenti di Annie furono bruscamente interrotti dalla voce di Grace, l’unica cosa che ancora la teneva ancorata alla realtà. Robert era rientrato. Automaticamente Annie ripiegò la lettera e la infilò di nuovo nella busta, che ebbe cura di nascondere nel cassetto della sua biancheria. Poi tornò in fretta in cucina, ignorando Robert che stava pazientemente ascoltando il resoconto di Grace sulla sorpresa che avevano appena ricevuto. Dal suo tono di voce leggermente forzato, Annie intuì che il marito non era così entusiasta come voleva apparire. Non poteva biasimarlo. Quando quello entrò in cucina e le si avvicinò da dietro per darle un bacio sulla guancia, Annie s’irrigidì. Robert era diventato stranamente affettuoso da un po’, sembrava quasi che fosse tornato a corteggiarla, riempiendola di attenzioni come ai primi tempi del loro matrimonio.
“Buona Vigilia, Annie,” le sussurrò all’orecchio “Ti ho portato un regalo.”
“Un regalo in anticipo?” provò a scherzare lei, ma il disagio che provava le cambiava la voce, facendola suonare terribilmente falsa.
“Sì,” fece lui stringendole i fianchi.
Annie inspirò bruscamente per tirare indietro la pancia, mentre Robert la faceva voltare per mostrarle cosa c’era sul tavolo. Una busta.
“Aprila,” la incitò lui.
Lentamente, Annie la aprì e tirò fuori due biglietti. Sbatté gli occhi un paio di volte, incredula. Erano due posti su un volo per l’Italia che partiva il 2 gennaio.
“Cos’è?”
“La proposta di una breve vacanza a Venezia.”
“Ci abbiamo fatto la luna di miele,” gli fece notare Annie.
“Lo so,” disse lui semplicemente.
“Robert, n-non possiamo…” farfugliò lei, presa totalmente alla sprovvista “Come facciamo con Grace?”
“Tutto sistemato. Starà dai miei genitori fino al rientro a scuola, lei è contenta.”
Annie aprì la bocca per ribattere, ma non le venne nulla da dire. Le serviva una scusa per non andare ma non riusciva a trovarla. Robert sapeva che in quei giorni avevano preso ferie entrambi.
“Sei sicuro?” gli domandò allora, sconfitta.
“Sì,” rispose lui.
Annie non replicò. Robert la strinse più forte a sé e lei deglutì forte. Sentiva il gonfiore della sua erezione contro i glutei.
 
Il giorno dopo Tom Booker fece una cosa che non gli capitava di fare da un millennio: dormì fino a tardi. Certo, “tardi” era un termine relativo, visto che erano solo le otto, ma in confronto alle levate delle quattro o delle cinque… Quando aprì gli occhi ci mise un po’ a fare mente locale e, una volta accortosi dell’orario, assunse un’espressione incredula e si precipitò fuori dalla stanza per recarsi al piano di sotto. Portava ancora addosso i vestiti della sera precedente. Si era addormentato solo verso le prime ore del mattino, perché era rimasto a lambiccarsi il cervello sul fatto di spedire o meno la lettera che aveva scritto ad Annie. Con stupore, al risveglio, aveva notato di avere addosso una coperta militare di lana pesante, di quelle che usavano per tenere caldi i cavalli in inverno. Non ricordava di averla tirata fuori, d’altronde si sentiva ancora piuttosto confuso. In cucina non trovò nessuno, tranne le tazze della colazione abbandonate sul tavolo da Frank e dai nipoti. Notò che Diane aveva messo da parte qualcuno dei biscotti che aveva fatto il giorno prima, probabilmente in attesa che lui si alzasse. Ne prese uno e se lo infilò in bocca, mentre si occupava di preparare il caffè, il tipico americano lungo, rigorosamente senza zucchero. Il cielo era coperto da una coltre di nuvole bianchissime che promettevano neve e gli infastidivano gli occhi chiari. Mentre Tom se ne stava con la tazza bollente tra le mani a guardare fuori dalla finestra, Frank rientrò in casa. Lo riconobbe dal modo in cui sentiva battere gli scarponi sulla soglia.
“Buongiorno. Ti sei preso un giorno di ferie senza dirmelo?”
Tom sogghignò.
“Mi merito anch’io un po’ di riposo.”
“Beh, tanto sta venendo a nevicare. Agli animali abbiamo pensato io e Joey, mentre Smokey sta accompagnando Joey a spedire il suo pacco. Stamattina lui e Diane hanno trovato un po’ di cose da infilarci.”
Fu solo allora che a Tom tornò in mente la lettera che aveva scritto. Alla fine il destino aveva scelto per lui: non l’avrebbe inviata, e sentiva che era meglio così. Suonava tanto come lo sfogo di una pagina di diario, più che come una lettera d’amore. Chissà, forse era stato lo Scotch della sera prima a renderlo più emotivo del necessario.
“Cosa ci avete messo dentro?” domandò sinceramente incuriosito.
“Mah, dolci, vino, qualche lavoro a maglia di Diane…” elencò Frank noncurante.
“Capisco,” fece lui finendo il suo caffè.
Stava lavando la tazza, quando Frank buttò lì una frase enigmatica.
“Alla fine hai deciso di fare la tua mossa.”
“In che senso?” chiese Tom senza capire.
“La lettera per Annie,” rispose Frank come se si trattasse di qualcosa di ovvio.
“E tu come lo sai?”
“Beh, l’ho vista, Tom, era insieme a quella di Joey,”
Tom ammutolì per un lungo istante. Frank iniziò a capire che qualcosa non andava dall’espressione che aveva in viso.
“Tutto okay?” domandò improvvisamente preoccupato.
“Sì… Cioè, no. Non capisco,” fece Tom confuso “Ho scritto una lettera ad Annie, ma alla fine avevo deciso di non spedirla e l’avevo lasciata sulla scrivania. Sei entrato nella mia stanza, Frank?”
Il fratello si sorprese.
“Certo che no,” disse “E non credo che nemmeno Joey sia il tipo da fare una cosa del genere.”
“No, infatti,” concordò lui.
“Vediamo…” continuò Frank pensieroso “Chi è che in questa casa tratta le cose degli altri come se fossero le proprie?”
I due fratelli si scambiarono uno sguardo di intesa prima di rispondere all’unisono:
“Diane.”
   
 
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