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Autore: Angel TR    24/02/2024    1 recensioni
It is the witching hour
I'm taking back my power

Kerli - The Witching Hour
Di come Jin si rappacificò con il Gene del Diavolo.
[Partecipa alla Challenge "Parole Intraducibili" indetta da Soly Dea su Efp]
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Devil Jin, Jin Kazama
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Ashes denote that Fire was'
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Dadirri: atto di profondo e riflessivo ascolto. È un metodo di cura, una pratica per superare traumi e dolore.

THE WITCHING HOUR


*


In folklore, the witching hour (or devil's hour) is a time of night that is associated with supernatural events, whereby witches, demons and ghosts are thought to appear and be at their most powerful.
Britannica, History & Society, “The Witching Hour”



Muoio senza morire, in questi giorni usati
Vivo senza soffrire, non c'è croce più grande



«Allora, Jin, mostrami questo tuo potere» esorta l'umano biondo.
Oh, certo, “suo”, grazie tante per la considerazione!
«D'accordo» risponde l'umano più giovane.
Inspira profondamente, porta le braccia al petto formando una croce e poi esala, allargandole. Ora, ci si aspetterebbe che l'aria stessa si elettrizzasse, che un'aura di potere asfissiante si espandesse, che gli umani e qualunque altro essere vivente si ritraessero, in preda al terrore; giusto per creare un po’ di atmosfera, adesso gli spruzzo appena qualche scintilla di energia per farli emozionare
«Oh, scintille!» trilla contenta l’androide dalle sembianze spaventosamente umane (non prendetelo come un complimento, eh, non lo è, non so come potrebbe essere una cosa positiva assomigliare agli umani).
Le simpatiche faville durano quanto un gatto in tangenziale e l'umano giovane rotea gli occhi e crolla teatralmente tra le braccia dell'altro (lo zio, ecco, è lo zio).
«Jin! Cosa succede?» esclama lo zio, e nella sua voce tremulano note d'ansia. Oh, non è qui solo per soddisfare i suoi interessi: a lui importa davvero di questo scapestrato giovincello dall’animo tragico.
«Non riesco più a trasformarmi in demone» constata sorpreso il suddetto giovincello, e – udite, udite – suona deluso, costernato, mortificato, triste.
Quel vago sentore di emozioni positive associate a me sono sufficienti per farmi risvegliare dal torpore. Beh, non esageriamo, magari non risvegliarmi del tutto, diciamo che basta a farmi schiudere un occhio.
Attenzione, signore e signori, all'umano depresso manco.
È una strana sensazione: fino a quel momento, il mio allegro marinaio avrebbe dato l'anima – battutona – per liberarsi di me; ironia della sorte, adesso che gli servo, adesso che il potere è tutto, guarda un po’!, io non sono più disponibile. Che peccato.
Lo zio e l’androide lo guardano senza sapere cosa dire, vedo quasi le scimmie battere i piatti nelle loro teste. Insomma, non hanno poi tutti i torti! Cosa dovrebbero dire per non essere considerati degli scostumati privi di tatto e non urtare la sensibilità del cucciolo?
“Complimenti, Jin, finalmente sei un umano!”
“Oh, mannaggia, Jin, non è che puoi sparire perché ci serve l'altro, adesso? Possibilmente in uno stato mentale stabile, sai com'è, dobbiamo salvare il mondo dall'altro indemoniato come te!”
Scelta difficile, non vorrei essere nei loro panni (o forse sì, mi divertirei parecchio a tormentare il giovincello).
Eh, io sono permaloso, umano. Mi hai rifiutato troppo a lungo, hai addirittura osato scansare la mia mano tesa per aiutarti, proprio a me hai voltato le spalle; e ora le volto io a te perché non è dignitoso correre dietro a un umano in questo modo, sai.
Mi crogiolo nei meandri più nascosti del suo animo come un gatto al sole, consapevole di essere desiderato ma troppo scocciato per lanciargli qualche allegra frecciatina – anche perché non erano mai apprezzate, purtroppo gli umani non colgono l'umorismo.
E attendo.
E attendo che capisca.
E attendo ancora.
Quanto tempo ancora dovrò stare qui, immobile, ad aspettare? Nonostante tutto, non mi pesa, starei qui per ore, ormai sono abituato alla mobilità, troppo annoiato persino per sbattere le ali.
Non mi avrà mica contagiato la depressione l'umano?


La rabbia non ti basta, hai cose da dire
Se ti perdi segui me

Big Mama - La rabbia non ti basta


Sprofondi nel mare del tuo subconscio. Nuota verso di te – e nuotare non mi piace, umano, hai idea di quanto si appesantiscano le ali, eh? Sai quanto ci mettono ad asciugarsi? Eh, no, non lo sai – per tenderti la mano. Stai annaspando, travolto dalle onde alte, e invece tu hai ancora la faccia tosta di rifiutare il suo aiuto.
«Sono mortalmente offeso, umano» sputa tra i denti, incrociando le braccia al petto. Ah, è così simile a te ma nemmeno uno stupido vi scambierebbe per la stessa persona. I suoi occhi sono un inferno di emozioni contrastanti che bruciano; i tuoi sono due laghi ghiacciati dal vento gelido di un inverno che sembra interminabile. Quando arriverà la primavera?
«Eppure l'equazione è semplice persino per un umano: tu hai bisogno del potere per soddisfare il tuo desiderio di essere uno scintillante cavaliere senza macchia e senza paura, io ho il potere da offrirti; ergo, cedi a me! Cedi alla rabbia, alla vendetta e consegnami quel corpo!» comanda, e il risentimento che pregna la sua voce cavernosa è quasi palpabile.
In realtà, inizia a farti quasi tenerezza: i suoi lineamenti scultorei deformati dall’ira sono il risultato della tua negligenza, del tuo abbandono e della tua anaffettività. Non avresti dovuto trascurarlo in quel modo, non avresti dovuto respingerlo e odiarlo in quel modo: fasciandoti la testa ancor prima di cadere, fantasticando su scenari distopici nella tua mente pessimista, hai letteralmente creato un mostro dal nulla.
«Mai più cederò alla rabbia e alla vendetta, Devil» rispondi, quindi, calmo ma fermo e perentorio.
L’hai chiamato per nome. Lo vedi strabuzzare gli occhi arrossati, non sai se perché è sconvolto dal tuo ardire o perché finalmente l’hai riconosciuto.
«Con quale coraggio affermi ciò, sciocco umano? La tua arroganza ha portato il mondo sull'orlo della più grande catastrofe mondiale!» Lui sa bene dove fa più male e, con cattiveria, getta quanto più sale possibile sulle ferite. «In cosa saresti diverso da Kazuya Mishima?» sferra il colpo finale, accompagnandolo con un sorriso sghembo che lascia intravedere i canini appuntiti. Poi, i suoi lineamenti si ammorbidiscono e ti lancia un consiglio travestito da monito: «Devi accettare i tuoi peccati e, per farlo, devi imboccare il sentiero della solitudine».
Un tempo avresti digrignato i denti e scosso la testa ma, adesso, hai imparato la lezione e accogli quel consiglio con gratitudine – solo che non hai più intenzione di percorrere i sentieri della tua vita da solo.
«Io devo ringraziarti, in realtà, perché hai ragione. Devo fare pace con il mio passato e anche con il mio presente; soprattutto, devo fare pace con me stesso… e con te» riveli, preparandoti a un ultimo scontro con il demone.
A differenza delle altre volte, questo scontro non è per stabilire la tua o la sua supremazia su questo corpo, bensì per dimostrargli che sei cambiato, che hai compreso il valore del Gene del Diavolo e che, per una volta tanto, è lui a potersi fidare di te senza troppi indugi.
«Non posso combattere da solo» gli fai presente. Sai bene che quella consapevolezza – la consapevolezza di aver bisogno di lui – farà breccia nel suo scudo composto di ira e risentimento nei tuoi confronti.
Vedi le fiamme nei suoi occhi placarsi per un momento; nella sua gola riverbera una lieve risata. «Vedremo» dice, enigmatico, prima di venirti incontro per prepararsi alla battaglia.
In passato, non avrebbe rispettato i tempi di un incontro ma si sarebbe lanciato su di te come una belva a caccia, trasportato dalle sue ali dello stesso colore degli incubi. A volerla dire tutta, le ali piumate ricordano quelle degli angeli custodi e non è un pensiero ironico? Per tutti quegli anni, il demone non aveva fatto altro che tentare di proteggerlo ma lui, scioccamente, aveva costantemente frainteso le sue intenzioni, incatenandolo sempre di più, respingendolo nei meandri del suo subconscio dove l'ira l'aveva quasi consumato. A dirla tutta, c'era da stupirsi che non fosse completamente impazzito.
L'ultimo colpo è decisivo: il demone si ferma e una nebbia talmente fitta da parere nera ti avvolge, rendendoti impossibile la visione – ma tu sei impassibile. Sai già cosa ti aspetta.
«Vivrò insieme ai miei peccati» reciti, come un mantra, senza mai distogliere lo sguardo da ciò che ti aspetta, da ciò che è davanti a te.
Solo allora la nebbia si dirada; lui è ancora lì e, finalmente, l'inferno nei suoi occhi si è placato.
«Sembra che tu abbia affrontato te stesso e, infine, superato il tuo passato» constata e ti sembra di cogliere una nota di orgoglio nella sua voce profonda ma, questa volta, morbida. Non incrocia più le braccia al petto possente, come per ripararsi e proteggersi, come per allontanare chiunque, persino te. Nel complesso, sembra tranquillo.
Manca solo un ultimo passo.
E sei tu a muoverlo, com'è giusto che sia. Ti avvicini a lui, sostenendo con fermezza il contatto visivo con quel viso che, pur essendo così simile a tuo nelle fattezze, è così diverso. Una volta l'avresti evitato o, nei tempi peggiori, guardato con disgusto e orrore.
«Non ti rifiuterò più, Devil. Ho bisogno che tu spezzi queste catene!» lanci il dado e il modo in cui i suoi occhi s’illuminano ti rivela che quel dado non è stato lanciato invano.
«Ti salverò» ti promette. «Farà male» avvisa, poi, in un filo di voce, e piega le labbra in una smorfia, quasi a volersi scusare con te.
Si libra sulle ali nere e questa volta, quando ti afferra con gentilezza per la collottola, non tremi e non lo temi: sai che ha a cuore il tuo bene.
L'impatto è devastante come ti aveva accennato e, quando le catene si spezzano, lasciano un marchio di fuoco sulla tua pelle delicata.
La prima cosa che noti è la leggerezza con la quale il tuo corpo si rimette in piedi, in un unico movimento fluido. La seconda cosa che noti è la facilità con la quale inspiri ed espiri. Prima, ogni qualvolta eseguivi quest’azione così naturale, il tuo petto si tendeva come una corda di violino, quasi i polmoni volessero schizzarti dalla pelle. Adesso, invece, l'ossigeno fluisce velocemente nei tuoi polmoni e, per la prima volta dopo anni, tu respiri sul serio.
Finalmente il tuo cervello registra e archivia il fatto ma a te ancora quasi manca il coraggio di dar voce al pensiero che si è formato nella tua testa…
Lo spirito ti osserva, un angolo delle sue labbra è appena sollevato e i suoi occhi sono limpidi; i suoi lineamenti scultorei sono ammorbiditi da un'espressione che non sapresti definire.
«Ora che sei libero, cos'è che desideri? Non ti negherò mai nulla» sussurra.
Strano: è stato proprio il demone che tu pensavi ti tenesse prigioniero a darti voce, a tirare fuori il pensiero che tanto ti spaventava, quasi avessi paura che, se lo avessi detto ad alta voce, il karma ti si sarebbe ritorto contro e le catene sarebbero strisciate verso te, come vipere velenose, per inchiodarti ancora una volta.
Vorresti non essere costretto a domandarglielo, vorresti concedere anche a lui la tanta agognata e meritata libertà ma ormai hai imparato a chiedere ciò che vuoi, hai imparato a reclamare il tuo posto nel mondo, hai imparato a non fuggire da te stesso e dai tuoi desideri. Hai fatto pace con la tua esistenza e, soprattutto, hai fatto pace con la tua mortalità. Hai già sprecato troppo tempo, in fuga com'eri da te stesso; non ne sprecherei altro ancora.
Vuoi assaporare cos’ha da offrirti la vita. Vuoi riprendertela questa vita. Vuoi, vuoi, vuoi. Finalmente, quanti “vuoi”! Hai capito che desideri perché sei vivo e non te ne vergogni più.
«Voglio proteggere chi amo. Voglio vivere. E, per farlo, ho bisogno del tuo potere, Devil. Combattiamo insieme un'ultima volta» gli riveli. Non lo supplichi anche se gli stai chiedendo un favore enorme: non solo gli stai domandando di annullarsi, sai anche che quello con Kazuya sarà uno scontro all'ultimo sangue.
Eppure, lo spirito non vacilla di fronte alla tua pretesa: «Se è questo quello che desideri, lo accetto volentieri» afferma.
Ci si aspetterebbe un minimo di resistenza e, invece, senza mai distogliere gli occhi dai tuoi, – ricambiando, così, il tuo modo di mostrargli rispetto –, semplicemente il suo corpo si decompone in un soffio per offrirti il suo immenso potere e tu te ne ritrovi circondato. Spalanchi le braccia per accoglierlo, sorpreso da tanta volenterosa collaborazione.
«Non hai fatto altro che cercare di proteggermi, eh, Devil? Ti ringrazio… e ti chiedo scusa. Adesso guardami… non te ne farò pentire» sono le tue ultime parole.


Won't burn while up in flames
In the holy water I won't drown
It is the witching hour
I'm taking back my power
Kerli - The Witching Hour


Sorpresona! Chi si aspettava che il demone cattivello fosse un eroe di prim’ordine, eh? Addirittura un angelo con tanto di armatura scintillante e spada (sì, quella non è esattamente farina del mio sacco ma non fa niente, è stato comunque incredibile)!
Proprio nessuno?
Ah, forse qualcuno… quelli sì che sono umani intelligenti, magari c'è ancora speranza per questa razza di arroganti, saccenti e inutili esserini – anche perché, a dirla tutta, sono uno spasso.
Comunque, gradirei un forte applauso. Gli umani dovrebbero dedicarmi un culto, istituire un giorno in mio nome – il sabato? È anche il giorno di Saturno e l'animale di Saturno è proprio il corvo, quindi pare perfetto! Qualcuno lo faccia presente agli esserini così si muovono – , venerarmi ogni mattina e ogni sera, una preghierina, un pensierino per me, non so…
Almeno mi divertivo con l'umano – tranne quando faceva il depresso –, adesso chissà come passerò il tempo… quindi mi aspetto tante preghiere, vi raccomando! Non fatemi annoiare, vi conviene: potrei ritornare.


Muoio perché morire rende i giorni più umani
Vivo perché soffrire fa le gioie più grandi
Non ci resta che ridere in queste notti bruciate
Una corona di spine sarà il dress-code per la mia festa
Angelina Mango - La Noia



N/D: scusate, sto bruciando la mia preghierina per Devil Jin, non ci fate caso…
Io sono sempre stata orgogliosamente dalla parte giusta della storia. Sapevo che il mio diavoletto fosse il più saggio là in mezzo, il più bello, il più bravo, il più tutto, basta, Tekken 8 ha sancito il mio sposalizio a vita con questo personaggio, mi dispiace per gli altri, auguri e figlie femmine!
Adesso, ma che cosa sono tutte queste canzoni di Sanremo? Avrei potuto usare la tanto blasonata What I've Done dei Linkin Park ma quanti di loro avrebbero pensato ad Angelina Mango per Devil Jin? Nessuno, su, viva l'originalità, viva la cumbia della noia!
E qui si conclude quest'altra storiella, avevo pensata di includerla in “Bicchieri di Sangue” però poi ho pensato che non c’entrasse tanto e quindi ciao, siamo a quota 65 fic su Tekken, Harada, dov'è la mia percentuale, ehhhh???

  
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