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Autore: Bombay    25/02/2024    0 recensioni
Dal testo: - Un pioggia battente e violenta aveva preso a cadere, ma il giovane nemmeno se ne accorgeva, camminava senza una meta precisa per le strade della metropoli, aveva ancora la mente ed i cuore in subbuglio, non riusciva a pensare lucidamente ed a ideare un piano, quello che era accaduto poche ore prima lo aveva profondamente scosso, continuava a pensare alle ultime parole che lui ed Eiji si erano scambiati, a come stessero scherzando, senza pensare minimamente a cosa avrebbe potuto accadere. -
Challenge: “È nata prima la reccina o la fyccyna? - Reversechallenge” - challenge del week end - organizzata dal gruppo Facebook “Hurt/Comfort Italia”
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Ash Lynx
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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Perdono

Challenge: “È nata prima la reccina o la fyccyna? - Reversechallenge” - challenge del week end - organizzata dal gruppo Facebook “Hurt/Comfort Italia”

Recensione: Mi è piaciuto molto leggere una storia in cui sono tratteggiate così bene le leve che fanno innamorare Ash, e anche la prospettiva da charachter study. Dialoghi stupendi. Proposta da drisinil

 

Genere: drammatico

Tipo: one shot

Personaggi: Ash Lynx, personaggio originale

Coppia: yaoi

Rating: PG, verde

Avvertimenti: slice of life, tematiche delicate, angst

PoV: terza persona

Disclaimers: i personaggi non sono miei, ma di Akimi Yoshida. I personaggi e gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza scopo di lucro.

 

Perdono

 

Un pioggia battente e violenta aveva preso a cadere, ma il giovane nemmeno se ne accorgeva, camminava senza una meta precisa per le strade della metropoli, aveva ancora la mente ed i cuore in subbuglio, non riusciva a pensare lucidamente ed a ideare un piano, quello che era accaduto poche ore prima lo aveva profondamente scosso, continuava a pensare alle ultime parole che lui ed Eiji si erano scambiati, a come stessero scherzando, senza pensare minimamente a cosa avrebbe potuto accadere.

Aveva abbassato la guardia, di nuovo e a rimetterci era una volta di più qualcuno a cui voleva bene, qualcuno che amava.

Sollevò il viso e fissò le porte in legno massello che aveva davanti, senza sapere come era arrivato davanti ad una chiesa.

Non entrava in un luogo del genere da anni, da quando era un bambino e a portarcelo era suo fratello, la domenica mattina.

Spinse il battente ed entrò in quel luogo sacro, dai suoni ovattati e dall’odore di cera e incenso, a quell’ora della sera era vuota, non c’erano più funzioni, non c’era nessuno se non lui.

Si sedette su una delle panche, i gomiti sulle ginocchia, le mani giunte, la fronte posata su di esse e gli occhi serrati con forza. La ferita al fianco pulsava ed aveva ripreso a sanguinare, il dolore era forte ma quello che provava dentro lo era molto di più.

Le gocce d’acqua scivolavano dai suoi capelli al legno scuro e si mischiavano alle sue lacrime.

“Non portarmelo via” mormorò al nulla intorno a sé, non aveva mai pregato o meglio lo aveva fatto, ma poi aveva smesso perché nessuno era venuto a salvarlo dalla sua tragica situazione.

Ora però sentiva il bisogno di credere in qualcosa di superiore, che salvasse almeno Eiji, il suo Eiji.

Ash si morse le labbra, da quando aveva iniziato a pensare a Eiji in quei termini… quello che lo legava al ragazzo giapponese, non era semplice amicizia, non più era qualcosa di più profondo che era maturato in quei mesi di vicinanza.

Eiji con la sua sola presenza, con il suo sorriso, i suoi modi gentili, con i suoi silenzi e con le sue parole, si era fatto strada nel suo cuore e lui non poteva più farne a meno, ma Blanca aveva ragione non poteva pretendere che Eiji colmasse i suoi vuoti, soprattutto se per farlo aveva rischiato la vita.

Un rumore alle sue spalle lo fece trasalire e con un gesto fulmineo estrasse la pistola dal retro dei jeans e la puntò, ma non premette il grilletto.

Un uomo di colore sulla cinquantina, sollevò entrambe le mani in segno di resa, indossava una tonaca nera: il parroco della chiesa.

Con un sospiro tremante il ragazzo abbassò la pistola.

“Me ne vedo subito” mormorò alzandosi, ma il dolore al fianco lo fece trasalire, la ferita si era riaperta e aveva preso a sanguinare.

“Non ho mai mandato via nessuno dalla casa di Dio, non lo farò ora, non con il tempaccio che c’è fuori” disse l’uomo avvicinandosi al giovane, con cautela.

“Posa la pistola” mormorò e Ash ubbidì, tornando poi a guardare il Cristo crocifisso sopra l’altare.

“Mi perdoni, padre perché ho peccato…” mormorò in un soffio e il sacerdote gli si sedette accanto.

“Ho portato un’anima pura, in un mondo sporco e spietato ho cercato in lui la redenzione” bisbigliò mentre calde lacrime presero a bagnargli nuovamente il viso.

“Per me non c’è redenzione… non più oramai…”

“Per tutti nostro Signore ha il perdono… per…”

“Allora perché fa succedere tutte queste atrocità, perché?” gridò voltandosi a guardarlo in volto, l’uomo aveva la fonte corrucciata e uno sguardo meditabondo.

“Per metterci alla prova” disse.

“Metterci alla prova? Come si può mettere alla prova un bambino di sette anni in quel modo, come?” urlò, se l’era sempre chiesto in quegli interminabili momenti, se lo era domandato anche qualche settimana prima quando Fox, un singhiozzo gli sconquassò il petto.

Il suo aspetto era sempre stato la sua condanna, i suoi capelli biondi, i suoi occhi di quel verde particolare, il suo corpo, da bambino prima, da adolescente dopo… un angelo, un pavone la avevo definito in molti, ma la sua anima era nera e con il tempo si era trasformato in un mostro, per sopravvivere certo, ma sempre un mostro, ma Eiji era riuscito a guardare oltre, ad avvicinarsi e lui glielo aveva permesso giorno dopo giorno.

Quanto avrebbe voluto che il giapponese fosse lì con lui, gli sarebbe bastato lasciarsi andare tra le sue braccia e tutto quel dolore e quell’angoscia sarebbero scomparse, per lasciare posto ad una calda quiete.

Ma Eiji era in ospedale, in gravi condizioni, per colpa sua.

“A chi ti riferivi prima…”

“Ad un mio amico… non può starmi vicino è…”

“Sai a volte gli amici si sacrificano per noi, è proprio questo il fulcro della faccenda, e anche se vogliamo proteggerli loro si mettono in mezzo”

Ash si fissava le mani strette insieme in parte era vero, Eiji stesso non aveva mai esitato ad abitarlo, fin dal loro primo incontro, saltando quel muro con quell’asta sgangherata, tra loro si era creato un legame, ogni giorno più forte, da ambo le parti.

Scosse il capo… “Lui è un sorso di acqua fresca, nell’arsura del deserto, una luce che mi guida in questa densa oscurità che mi inghiotte” iniziò chiudendo gli occhi e chiara gli apparve il volto sorridente del giapponese.

“Eppure, sento un fuoco dentro, che mi risveglia i sensi che mi fa fremere e provare cose che non dovrei per lui… non posso… non devo, lordare la sua anima candida e pura… io non merito accanto qualcuno come lui…”

“Forse invece è proprio questo che vi salva entrambi, l’amore che nutrite uno nei confronti dell’altro”

“Amore…” bisbigliò sentendo un calore irradiarsi al centro del suo petto, un sentimento più forte dell’odio che lo circonda, era strano sentire un prete dire certe cose.

“Ash…”

Il giovane si irrigidì mettendosi in allerta cercando di prendere la pistola ma l’uomo gli afferrò il polso.

“Io non le ho detto come mi chiamo” bisbigliò, aveva abbassato la guardia, di nuovo, era in trappola, ma l’uomo lo lasciò andare subito.

“Vivo da molto in questo quartiere, cercando di togliere dalla strada i teppistelli come te, cercando di dargli una vita migliore, tutti sanno chi è Ash Lynx, tutti credono che tu sia morto e lo credevo anche io fino a quando non ti ho visto entrare dalla porta”

Il giovane si rilassò occhieggiando la pistola, ma quell’uomo lo aveva bloccato con facilità.

“Togliti la maglia…”

“Cosa?” domandò sgranando gli occhi, colto dal panico ma prima di riuscire a reagire l’uomo parlò ancora: “La ferita che hai al fianco, si è riaperta…” spiegò semplicemente indicando la maglietta bianca macchiata di sangue.

“Stenditi, non voglio farti del male” lo invitò andando a recuperare la cassetta del pronto soccorso.

Il parroco di quella chiesa era molto più di un semplice prete a quanto pareva sapeva applicare dei punti di sutura, Ash non fece domande.

“Non mi giudica per quello che ho detto prima?” domandò fissando il soffitto affrescato della chiesa, non sapeva nemmeno lui perché aveva fatto quella domanda.

“L’amore è amore in tutte le sue forme” rispose, applicandogli una garza pulita.

“Ho le mani sporche di così tanto sangue che non lo toglierò mai via… come posso anche solo pensare che possa starmi accanto quando io stesso mi disprezzo per quello che sono diventato”

“Se è l’assoluzione di Dio che cerchi ragazzo, se credi in Lui, Egli te la darà, ma il vero perdono è quello che devi concedere a te stesso” aggiunse aiutandolo a rimettersi seduto.

“Vedo se trovo dei vestiti asciutti, resta qui” gli disse lasciandolo solo.

Ash prese la pistola e la ripose nel retro della cintura, a fatica si mise in piedi e raggiunse l’uscita dell’edificio, aveva smesso di piovere.

Doveva finire quello che aveva iniziato, doveva smantellare l’organizzazione di Golzine, impedire la diffusione del Banana Fish, forse in questa vita non c’era spazio per lui ed Eiji, ma averlo incontrato, lo aveva comunque reso una persona migliore.

 

   
 
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