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Autore: Ranma789    27/02/2024    2 recensioni
E se Ranma arrivasse al Ryozampaku, il dojo dei folli Maestri di Kenichi, per addestrarsi?
Come la prenderebbe Kenichi, e che rapporto avrebbe Ranma con Miu, una persona con la quale ha molto in comune?
E perché Ranma, un anno dopo il matrimonio fallito, vive da solo con sua madre e non ha più rapporti con Genma, con i Tendo e, soprattutto, con Akane?
Cosa lo ha spinto a rinnegare la sua vita passata a Nerima?
Allenarsi al Ryozampaku potrebbe aiutarlo a crescere e ad assumersi quelle responsabilità che ha sempre rifuggito, accettando il suo destino di diventare un Maestro.
Ma quando Kenichi e l'Alleanza Shimpaku si troveranno in pericolo, sarà solo collaborando che potranno salvarsi tutti...sempre che il cuore non ci metta lo zampino, e che la gelosia non rovini tutto. Ancora una volta.
Nota: per Kenichi, la fiction si svolge circa tre mesi dopo la fine del manga, per Ranma un anno dopo il diploma
[CROSSOVER RANMA 1/2 e KENICHI THE MIGHTIEST DISCIPLE]
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nodoka Saotome, Ranma Saotome, Ryoga Hibiki, Tatewaki Kuno
Note: Cross-over, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Per un paio di giorni, la questione di Ryoga non ebbe altre ripercussioni.


Ranma si recò normalmente al Ryozampaku ad allenarsi, anche perché Ryoga stava ancora recuperando dalle sue ferite e quindi la sua presenza non gli creava disturbo.


A Miu e Renka la faccenda era stata spiegata solo per sommi capi, e questo per una ragione ben precisa: se si fosse rivelato che Ryoga si trasformava in un maialino, si sarebbe dovuta raccontare tutta la storia delle Sorgenti Maledette e quindi, inevitabilmente, anche la verità su Ranma.
Il voto di segretezza che i Maestri e Kenichi avevano fatto, invece, imponeva loro delle ulteriori complicazioni.


Perciò raccontarono solamente che Ryoga era un vecchio amico di Ranma, col quale però c’era stato un grosso litigio, perché amavano la stessa donna, che però era più vicina a Ranma, e la rivelazione di uno sporco segreto di Ryoga che Ranma aveva protetto aveva distrutto il suo rapporto con lei.


Il ragazzo col codino ce l’aveva a morte con lui, a maggior ragione perché Ryoga lo aveva attaccato con intenzioni omicide, posseduto dal Ki del Dou. Riguardo a questo, però, i Maestri avevano dichiarato di poterlo aiutare.


Le due ragazze erano rimaste abbastanza impressionate dalla cosa, e non sapevano cosa pensarne, perché il ragazzo con la bandana sembrava una brava persona e per di più aveva l’aria di chi si vergognava profondamente di sé stesso e volesse solo scomparire, quindi, pur provando molta pena per Ranma, ed anche risentimento, certo, per chi gli aveva fatto questo, erano tutto sommato propense a considerare la questione come una specie di tragedia.


Ora, quantomeno, il passato di Ranma era un po’ più chiaro: il fatto che avesse del tutto tagliato i ponti con la sua vecchia vita e che non ne volesse parlare…c’entravano la fine di un amore e la rottura di un’amicizia. Delle ragioni assolutamente comprensibili.


A Miu, però, la cosa turbava per una serie di ragioni in più che non sapeva spiegare.


A quanto pare, Ryoga non era in grado di controllare il Ki del Dou, ed entrava spesso in modalità Ashura. Una situazione con la quale Miu poteva empatizzare. Nel pensare che Ranma provasse del disprezzo per lui, non poté che ripensare a quando lo aveva a sua volta attaccato, il primo giorno. La cosa la angosciò.


Avrà pensato la stessa cosa di me?


No, non direi. Ho avuto modo di parlarci, dopo, non mi serbava alcun rancore.


Però, di sicuro…gli saranno tornati alla mente ricordi spiacevoli.


Mi aveva detto in effetti di avere già incontrato qualcuno preda della modalità Ashura…quindi, si trattava di Ryoga.


Ma ora…Ranma-kun se ne andrà se Ryoga resta qui?


Non è giusto, tutti noi gli vogliamo bene, stiamo bene con lui, e ci sta dando una grossa mano…


Se ne andrebbe davvero come se non contassimo nulla per lui?


E poi…senza nemmeno dirci il vero motivo…


So solo che a causa di Ryoga, Ranma ha perso l’amore di una ragazza.


Penserà ancora a lei?


E poi…non ci hanno detto esattamente cosa sia successo.


Kenichi ed i Maestri sembravano saperne molto di più di quanto hanno detto a me e Renka


Perché è stato tenuto il segreto solo con noi due?


Perché tutti al Ryozampaku gli stanno reggendo il gioco?


Non è giusto.


Ranma non si fida di noi?


Non si fida di ME?


Eppure…tutto questo mi ricorda…quell’altra questione sulla quale sono tutti sfuggenti.


La ragazza con i capelli rossi.


Anche in questo caso…Ranma sta mantenendo un segreto, e tutti gli coprono le spalle, per qualche motivo.


Non sono pazza. La ragazza con i capelli rossi esiste. Diamine, Renka l’ha vista, Kisara l’ha vista, Ranma stesso ha confermato di conoscerla.


Di sicuro…la ragazza che ho visto quella sera al porto…è la stessa di cui parlavano loro.


La stessa che ho affrontato quel giorno…quando Ranma è venuto qui…ho combattuto contro entrambi.


Poi solo Ranma è rimasto ad allenarsi.


E tutti quanti si sono messi d’accordo per nascondermi l’esistenza di quella ragazza.


Per quale ragione?


E da quel momento in avanti, è ricomparsa spesso nelle nostre vite.


Sempre in modo sospetto, devo aggiungere.


In queste settimane, non ho avuto realmente il coraggio di chiedere a Ranma la verità.


Ma ho l’impressione che non mi risponderebbe.


Ha un sacco di segreti.


E’ da mesi che al pomeriggio non lo vediamo quasi mai.


Ha un lavoro part time, a quanto pare. Ma perché non può dirci cosa fa?


Se ne vergogna? E’ qualcosa di losco?


Io…non obbligherei mai nessuno a rivelarmi i suoi segreti, ma qui…si tratta della nostra sicurezza.


E poi…non solo questo.


E’ questione di…fiducia.


Ranma…sa quasi tutto di me, ormai.


Io, invece, mi rendo conto di non sapere quasi nulla di lui.


Conto davvero così poco?


Svelerò i suoi segreti.


A cominciare dalla ragazza coi capelli rossi


Costi quel che costi


◊◊◊◊◊

Quel Mercoledì pomeriggio, Kisara aveva dovuto saltare l’allenamento per un impegno coi suoi genitori, quindi Ranma era rimasto ad osservare gli allenamenti al Ryozampaku.
Si rese conto che erano tutti contenti di vederlo, come se mancasse loro, da quando al pomeriggio era impegnato col suo “lavoro part-time”.
Gli dispiaceva un po’ trascurarli in quel modo, ma non avrebbe davvero saputo come fare altrimenti.


Inoltre, la prospettiva di non rivederlo più se li avesse abbandonati a causa di Ryoga non sorrideva a nessuno.
I Maestri non sapevano come affrontare la situazione.
Ranma si stava comportando in modo ostinato, ma non spettava loro prendere decisioni per gli altri.
Però una sua partenza avrebbe avuto un riflesso negativo sugli altri allievi.


Ranma si rese conto che Miu, stranamente, sembrava un po’ fredda e scostante nei suoi confronti, e non riusciva ad immaginarne il motivo.


E’ seccata per quello che le hanno raccontato di me e Ryoga?


Perché ho minacciato di andarmene?


O per un altro motivo ancora?


Il ragazzo col codino si rese conto che anche a LUI non andava, davvero, di abbandonarli per Ryoga.
Avrebbe voluto dire perdere una SECONDA famiglia, dopo quella che aveva già perso a Nerima, per lo stesso motivo.
Ma non credeva davvero che potesse accadere, era sicuro che quell’idiota, che si sentiva così in colpa per tutto, avrebbe presto levato le tende, e tutto sarebbe tornato alla normalità.
Certo, prima o poi avrebbe dovuto giustificare le sue assenze pomeridiane. Forse avrebbe potuto raccontare che…


“Ehm…Ranma-kun? Posso farti una domanda?”
“Uh? Sì, certo, Renka. Dimmi pure”


La ragazza cinese aveva appena finito una sessione di allenamento con Kenichi, nella quale avevano tentato di sviluppare il loro lavoro di squadra, con scarso successo, e stavano facendo una breve pausa.
I suoi occhi guardavano in basso, imbarazzati, e persino i suoi codini stavano piegati verso il basso, come le orecchie di un animale appena bastonato.


“Ecco, io…volevo chiederti se…per caso tu conoscessi un metodo efficace per combattere in coppia con qualcuno. Come…come forse avrai visto, io e Kenichi non abbiamo intesa. Ma proprio zero. E la cosa…beh, mi crea dei problemi, per…più motivi, come già sai”


“Oh…beh, ma io…vorrei aiutarti, ma non sono esattamente un esperto di queste cose…”


“E’ solo che-proseguì Renka, desiderosa di sfogare la sua frustrazione-Miu e Kenichi si conoscono da talmente tanto tempo! Hanno combattuto insieme così tante volte, e l’uno contro l’altra così tante volte! Io e Kenichi non abbiamo quella storia, né quell’intesa. Ed è…frustrante, perché…beh, perlomeno, io e Kenichi siamo entrambi combattenti Sei…mentre Miu è del Dou…quindi, dovremmo, in teoria, essere più compatibili. Beh, e visto che anche tu sei un combattente Sei, ho pensato che magari…”


“Aspetta…forse…C’E’ qualcosa che posso suggerirti di fare”


“Davvero? Ti prego, dimmelo!”


A Ranma era tornato in mente quello che avevano fatto Kokin ed Hermit contro di lui.
Trasmettersi segnali col Ki, trasformandolo in impulsi elettrici che si scambiavano come ripetitori radio.
Una cosa possibile solo per combattenti Sei. Tanto valeva provare…


“Beh, non si tratta esattamente di una tecnica che conosco, ma di qualcosa che ho visto fare…usata contro di me…però era molto efficace. In pratica, si tratta di…”


Dal fondo del cortile, la ragazza bionda osservava Ranma che parlava a Renka e quest’ultima che sembrava essere al settimo cielo. E la cosa la infastidiva.


“Va bene, allora ci proverò” concluse Renka. Poi, mentre stava tornando, saltellante, verso Kenichi, si voltò di nuovo un momento verso il ragazzo col codino e gli disse: “Comunque, Ranma-kun, per quello che vale…sarebbe davvero un peccato se tu te andassi dal Ryozampaku”


Ranma fu positivamente stupito. Anche se conosceva Renka da poco, si rese conto che per certi versi, il loro rapporto sembrava quello che avrebbe potuto avere con una sorella minore, se mai ne avesse avuta una.


E dopotutto…era vero. Non VOLEVA abbandonarli…


◊◊◊◊◊

Il Giovedì Ranko aveva obbligato Kisara a camminare in affondo, prima in avanti, poi all’indietro ed infine lateralmente, con dei pesantissimi pesi attaccati alle caviglie. Completato l’allenamento, le aveva chiesto di tenerli per il resto della giornata, anche per camminare normalmente.


Il Venerdì, invece, quando la vide arrivare con i pesi, glieli fece togliere, e, con un ghigno soddisfatto, le disse:
“Bene, ora che hai completato questo, ti insegnerò…a muoverti sui tetti. Probabilmente hai già visto qualcuno farlo…come Miu e forse Kenichi, od i loro Maestri, giusto?"


“Eh? Sì! Sì, certo!-alla ragazza brillavano gli occhi. Io…non pensavo di essere già pronta”


“Beh, se non sarai pronta, al massimo cadrai giù” le disse la giovane donna, con un ghigno divertito.


“Cosa?”


“Scherzavo! In caso tu dovessi cadere, ti prenderei! Parlando seriamente, se non credessi che tu ce la possa fare, non te lo avrei proposto”


Presto si allontanarono dal campo d’allenamento e si arrampicarono sul tetto di una casa lì vicino.


“Allora, guarda, si fa così: devi usare tutta la tua forza, per…come dire…scalciare la superficie d’appoggio. Solo che, invece di trasmettere la forza nell’oggetto, come per romperlo, devi…”


CRASH!


Kisara aveva fatto esattamente quello ed aveva creato un foro nel tetto dell’edificio, per fortuna abbandonato, incastrandosi dentro con la gamba.


“Kisara! Gradirei molto se, prima di sbagliare come una deficiente, mi lasciassi almeno finire la spiegazione!” strepitò Ranko, sprizzando gocce di imbarazzo.


“Eheh…certo, Maestra, mi scusi”


“Umpf! Allora, come dicevo, devi scalciare il pavimento, ma allo stesso tempo mantenere il corpo leggero ed elastico, in questo modo il contraccolpo ti darà una spinta che ti permetterà di spiccare il balzo”


“Ah, capisco. Quindi devo scalciare con tutta la forza, ma poi la forza del calcio, invece che spingere indietro il nemico, spingerà me in avanti”


“Esatto, è come se…OOOH; ora capisco!”


“Uhm? Che cosa, Maestra?”


Quella tecnica.
La tecnica di Kenichi, il Koroi Nuki…si basa su questo stesso principio…quel vecchio bastardo di Hayato…


“Tutto bene, Maestra?”


“Sì, mi è solo venuta in mente una cosa. Cominciamo”


Dopo alcuni tentativi nei quali Ranko aveva dovuto tenerla per mano, Kisara fu grossomodo in grado di eseguire correttamente il principio, e cominciò a balzare da un edificio all’altro insieme a lei, per poi riuscire a farlo da sola, senza nessun aiuto.


“E’…è fantastico…sembra di volare!”


E’ questo che vuol dire essere…speciali? No, essere…liberi…come i gatti?
E’ così…che si sente di solito Miu?


◊◊◊◊◊

Miu era di cattivo umore. Per un sacco di motivi.
Ce l’aveva con Ryoga-con il quale a dire il vero, non aveva mai ancora parlato-perché il suo arrivo minacciava di far andare via Ranma dal Ryozampaku.
Aveva del risentimento nei confronti di Kenichi e dei Maestri per averle tenuto nascosta la ragazza dai capelli rossi.
Se non poteva fidarsi nemmeno di loro…?
Naturalmente, era irritata con Ranma. Per tutti i suoi segreti. Per volersi allontanare da loro. Per così tanto tempo, erano sembrati vicini…era stata una menzogna?
Era anche irritata perché il giorno precedente, Renka e Kenichi, da un momento all’altro, avevano cominciato a lavorare insieme a meraviglia, e questo sembrava averli avvicinati molto.
Ed infine, sapeva che saltare l’allenamento con Shigure, anche se dietro la promessa di recuperare un altro giorno, le sarebbe costato. Ma aveva solo quella possibilità per indagare sulla ragazza dai capelli rossi.


L’unica traccia era Kisara.
Era sembrata OSSESSIONATA da lei.
E forse, alla fine, era riuscita a trovarla.


Ma se quella ragazza era davvero ambigua…Kisara poteva essere in pericolo?


Poteva solo andare dalla sua amica a domandarglielo.
Non aveva avuto il coraggio di farlo durante una delle loro uscite.
Ma lo avrebbe fatto ora. Faccia a faccia.


E fu allora che le vide.


Saltare di tetto in tetto, fianco a fianco.


Kisara sembrava entusiasta, e la ragazza dai capelli rossi era girata verso di lei come per monitorarne i progressi. Sembravano andare d’accordo.


La ragazza bionda ebbe un sussulto, si accovacciò dietro ad un albero e, quando le due ebbero sorpassato il punto dove si trovava, balzò a sua volta sui tetti per inseguirle, a debita distanza e badando di non farsi notare.


Le due donne proseguirono per un paio d’ore e Miu dovette ammettere che Kisara-che aveva sempre avuto un certo talento naturale per l’acrobatica-riusciva ora a muoversi sui tetti meglio di Kenichi, anche se non ancora bene quanto lei.


Sempre seguendole da lontano, le vide tornare verso un vecchio cortile-in realtà situato in fondo all’enorme giardino della villa dei genitori di Kisara-che sembrava essere attrezzato come un…campo da allenamento?


Poi…da lontano, non riusciva a sentire cosa si dicessero, ma sembravano essersi salutate e se ne andarono in direzioni diverse.


Per un istante, Miu ebbe il dubbio atroce su quale delle due dovesse seguire: Kisara per avvisarla del possibile rischio, o la ragazza misteriosa, per scoprire di più?
Ma fu solo un momento: sapeva dove vivesse Kisara, mentre forse non avrebbe più avuto occasione di rivedere dal vivo la ragazza coi capelli rossi.


Esisti davvero, bella mia. Non sono pazza. E stavolta, non mi scappi.


Continuò a seguirla da lontano, ma poi quella si imbucò in un altro terreno abbandonato, dietro ad un cespuglio.
Miu aspettò per un po’, poi non vedendola più, corse il rischio di intrufolarcisi dentro anche lei. Solo che non c’era più.


“Dannazione, non può finire così!”


Saltò in cima ad un tetto ed iniziò a guardare in tutte le direzioni, freneticamente, per capire dove potesse essere andata.


E fu così che LO vide.
Non c’era possibilità di errore: a poche decine di metri, Ranma Saotome passeggiava per la strada, con sottobraccio un secchio ed una brocca.


Miu accelerò e gli spuntò davanti.


“Ranma!”


“Miu!-il ragazzo sembrò turbato di vederla-Non mi aspettavo di vederti qui. Non avresti l’allenamento con Shigure, oggi pomeriggio?”


“Lascia stare Shigure, per ora-iniziò la ragazza, con tono inquisitorio-piuttosto, rispondi ad una mia domanda”


Il ragazzo col codino parve deglutire e sudare freddo.


“Voglio sapere…chi sia la ragazza con i capelli rossi. Quali siano le sue reali intenzioni. Che rapporto tu abbia con lei. Perché sia sempre circondata da tutto questo mistero”


All’inizio il ragazzo col codino sembrò scioccato e Miu seppe di aver colpito nel segno. Poi però si riprese e col suo abituale sarcasmo disse:
“Beh, questa non è UNA sola domanda”.


“E poi, soprattutto-Miu non dette peso all’interruzione-PRETENDO di sapere PERCHE’ quella ragazza fosse anche lei al Ryozampaku il giorno che sei arrivato tu. Sì, me lo ricordo, non provare a negare. Voglio capire COME abbiate convinto tutti a mentirmi sulla faccenda. Voglio anche sapere in che rapporti siano lei e Kisara.
Kisara è mia amica e non mi fido di sapere che passa del tempo con una persona così ambigua.
Sì, ambigua-prevenne una protesta del ragazzo col codino-credi che non lo sappia? Che c’era anche lei, quella notte, al porto? Eppure, subito dopo è sparita. Come poco fa, del resto. Sembra la sua specialità”


Ranma era praticamente sbiancato in volto e non sapeva cosa dire.


“E poi-aggiunse la bionda, con tono più calmo, ma con sguardo curioso-cosa ci fai a passeggiare per strada con un secchio ed una brocca?”


“Ma insomma? Uno adesso non può fare quello che gli pare? Che altro vuoi sapere? La mia taglia di scarpe? La ricetta della salsa tonnata? Cos’è questo terzo grado?”


“Non provare a cambiare discorso!” esclamò Miu, sempre più irritata.


Cominciava ad avere le lacrime agli occhi. Poi proseguì
“Io…non ti capisco. Credevo…che tu ti fidassi di me.
Ormai…sai quasi tutto di me. Ed invece…mi sembra di non conoscerti affatto. Ogni minuto, spunta fuori una nuova sorpresa.
Ed ora sembra che tu te ne vada per causa di Ryoga.
Mentre la persona che ha ossessionato i miei sogni per mesi è in strani rapporti con una mia cara amica. Io voglio proteggerla. Ma non so più cosa pensare. Non so più di chi fidarmi. Se persino Kenichi ed i Maestri mi hanno mentito…”


Ranma provò un tuffo al cuore nel vederla così. Si rese conto di averle fatto molto male senza volerlo.


“Loro non ti hanno mai mentito-si affrettò a precisare Ranma, con il dolore negli occhi-e neanche io. Al massimo…possiamo aver omesso delle parti. E di certo questo non l’abbiamo fatto per mancanza di…stima…od affetto…nei tuoi confronti. Tutto l’opposto.
A volte…si può cercare di risparmiare un dispiacere alle persone alle quali si vuole bene. Ed inoltre, non abbiamo il diritto di rivelare i segreti degli altri”


Accidenti, è una situazione così simile a…


Miu ripensò a tutto quel tempo nel quale non aveva saputo la verità su suo padre.
Hayato non le aveva detto che riteneva Saiga responsabile della morte di sua madre Shizuha, e di certo l’aveva fatto per proteggerla, per non farla impazzire dal dolore.
Anche se poi si era scoperto che il vero colpevole era Senzui, del clan Kuremisago.
Poi però, la ragazza si riscosse.


“Ah, sì? Quindi mantenere segreti con le persone che ti sono vicine…è una buona linea di condotta? Da quel poco che…AVETE VOLUTO DIRMI, mi è sembrato di capire…che l’ultima volta, con Ryoga…facendo così, non sia andata poi così bene”


Ranma accusò il colpo. Da un lato era un colpo basso, dall’altro se l’era cercata.


Miu si pentì di quello che aveva detto un secondo dopo che le sfuggì dalle labbra. Ma ormai era fatta.


Ranma sembrava estremamente combattuto e provare varie emozioni insieme. Infine disse:


“Hai ragione. Ci sono una serie di cose che non sono andate come avrei voluto.
Comunque, posso rispondere alle tue domande in questo modo: quella ragazza si chiama Ranko ed hai ragione, è molto vicina a me, anche se non in modo-urgh!-romantico od altro.
Ti garantisco che non è una minaccia per nessuno, tantomeno per Kisara. Da quel che ne so, Kisara…è riuscita a convincerla a diventare la sua Maestra ed addestrarla per migliorarsi. L’unico obiettivo che abbia Ranko è fare qualche soldo con quest’attività.
Ti assicuro…che non c’è altro di cui tu debba preoccuparti. C’è altro?”


Miu aveva fatto tanto d’occhi nel sentire che Ranko stava addestrando Kisara, ma in effetti era coerente con quanto aveva visto.
Ma non si accontentò.


“Certo che C’E’ dell’altro. Non hai risposto…beh, a quasi niente di quello che ti ho chiesto, in realtà. Mi stai solo chiedendo di fidarmi di te”


“E’ così. Io…capisco che tu ti senta…non so neanche come, a dire il vero. Ma so di non avervi mai dato motivo di dubitare di me e ti assicuro che questa volta non è diverso”.


“Io…vorrei poterti credere”


“E’ una tua scelta farlo o meno” affermò il ragazzo col codino e ricominciò a camminare verso casa sua.


Miu era frustrata. Si sentiva esclusa. Ancora una volta. Come quando, da bambina, tutti la consideravano strana. Però ora era diverso. Perché ad escluderla era stata una persona della quale si fidava. E la situazione era rovesciata: invece che “speciale”, si sentiva l’ultima ruota del carro, perché tutti sembravano sapere la verità tranne lei.


◊◊◊◊◊

Kisara sentì qualcuno bussare alla porta ed andò ad aprire. Mancava poco all’ora di cena.


“Miu? Cosa ci fai qui? E’ successo qualcosa?”


“Ciao Kisara, io…no, non è successo niente…ancora. Posso parlarti in privato per un minuto?”


La ragazza uscì ed accostò la porta. “Certo, dimmi”


“Ecco, io…ho saputo…che ti stai addestrando con una ragazza…quella ragazza coi capelli rossi che stavi cercando qualche tempo fa…di nome Ranko”


“Cosa? Come fai a saperlo? Dovrebbe essere un segreto per chiunque!”


“Beh, io…intanto, oggi vi ho viste


“Ci hai viste? Sui tetti?”


“Sì. Beh, non mi fraintendere, non è che vi stessi spiando. Vi ho viste mentre saltavate da un tetto all’altro e vi ho seguite. A dire il vero, volevo già parlare con te di lei. Poi, quando vi siete separate, ho provato a tallonarla, ma l’ho persa. E poi…ho parlato con Ranma”


“Con Ranma?-Kisara era sempre più confusa-ma lui…non dovrebbe sapere che Ranko mi sta addestrando. Almeno credo, vai a sapere, tutto è possibile con quei due…”


“Con quei due?”


“Sì, uff, loro…ascolta, Miu, è complicato, io…ho dovuto promettere di non parlarne con nessuno. Era una delle condizioni per potermi addestrare con quella donna. Sembra tenere alla privacy in modo quasi ossessivo, per qualche strano motivo”.


“Davvero? Perché io…credo appunto che quella donna abbia qualcosa da nascondere e…sto indagando su di lei. A dire il vero…mi sono un po’ preoccupata, nello scoprire che eravate insieme. Temevo…potesse capitarti qualcosa”


“Miu! Ma…beh, grazie della premura, ma ti assicuro che…Ranko non è una minaccia per me…beh, a parte per la pesantezza di certi allenamenti, intendo-e qui scoppiò in una risata di cuore-però devo ammettere che funzionano! Sto diventando sempre più forte!” aggiunse con una luce particolare negli occhi.


“Mmmh…davvero? In effetti…la maggior parte delle volte che è stata vista…stava sempre aiutando qualcuno, combattendo dalla parte giusta…oppure-e qui ripensò a quando LEI l’aveva attaccata-si stava difendendo, ma…non capisco perché sia Ranma che Ranko sembrino tanto ossessionati dalla segretezza. In primo luogo, in che rapporti sono quei due?”


“Beh, a dire il vero…sì, questo non me l’ha rivelato lei, dopotutto, bensì Ranma, quindi se te lo dico, non sto violando alcun giuramento. Lei e Ranma…sono fratelli gemelli”.


“Come?”


“E’ così. Od almeno, così mi hanno detto. Però non sembrano andare d’accordo, o meglio, Ranko sembra essere una ribelle che fa soltanto ciò che le pare-il che a pensarci bene, mi piace-e Ranma non la considera affidabile. Ed in effetti si assomigliano in modo impressionante, vestono allo stesso modo e combattono persino in maniera simile”.


“Ma…se la spiegazione fosse così semplice…che bisogno ci sarebbe di…?”


“Ah, non me lo chiedere! Ho rinunciato a provare a comprendere le stramberie di quei due! Mi accontento di aver ottenuto ciò che voglio e faccio di tutto per non perderlo-e qui prese le mani di Miu fra le sue-Miu! Per favore! Non fare niente che possa far cambiare idea a Ranko sul fatto di allenarmi! Lei è…molto capricciosa. Vuole mantenere la massima segretezza e sarebbe capace di cacciarmi se sapesse che te l’ho detto! Ma io ho davvero bisogno di lei!”


“Io…certo, Kisara, te lo prometto”


◊◊◊◊◊

Quel sabato, verso sera, Ranma stava seduto sul letto, in camera sua, a guardare il soffitto ed a riflettere.
Era confuso. Troppe cose stavano capitando tutte insieme e non riusciva a venirne a capo.


Si rendeva conto che, delle due, i sospetti di Miu e la…frustrazione che la ragazza provava per la sua reticenza non solo lo facevano sentire in difetto, ma lo turbavano più della presenza di Ryoga al Ryozampaku.


A tal proposito, quell’idiota doveva essere ormai guarito, quindi presto avrebbe dovuto prendere una decisione definitiva, a seconda di cos’avessero deciso i Maestri.


In cuor suo, non era del tutto sicuro.
Aveva capito che non avevano certo l’attitudine di rifiutare aiuto a chi ne avesse bisogno e vivevano in base alla filosofia che ognuno fosse responsabile delle proprie decisioni. Quindi, dopotutto, non sarebbe stato impossibile che scegliessero di permettere a Ryoga di restare.


In tal caso, sarebbe dovuto andare fino in fondo?
Abbandonare un luogo così splendido dove addestrarsi?
E tutti i suoi amici?
Oppure restare, ugualmente, e venire meno alla sua parola? Gliel’avrebbe data vinta?


L’orgoglio…quando è espressione del rispetto per sé stessi è positivo…ma in altri casi?


Gli venne un flash di Miu che gli parlava, con le lacrime trattenute.


Detestava vedere le ragazze piangere. Ancor di più, pensare di esserne la causa. Nel caso se ne fosse andato…non avrebbe mai chiarito l’equivoco con lei?


Lui non l’avrebbe mai più vista? Non si sarebbero più allenati insieme?
Lei avrebbe avuto di lui un cattivo ricordo per quel motivo?


Accidenti, ma perché la mia vita dev’essere sempre così complicata?


In quella sentì qualcuno bussare…alla finestra.


Andò ad aprire e vide un topolino con una piccola cartina in mano ed una mini torcia legata alla schiena.
Era Tochoumaru, il topolino domestico di Shigure, addestrato però a muoversi come un ninja ed intelligente quanto una persona.


“Mamma, io esco!” urlò verso la tromba delle scale.


“Va bene, ma se non torni per cena, avvisami” gridò Nodoka, di rimando.


Il ragazzo col codino saltò giù dal balcone dopo aver richiuso la finestra e seguì il topolino di Shigure in un dedalo di viuzze che sembrarono condurlo verso il quartiere del Ryozampaku, ma non esattamente al dojo.


Infatti, dopo una ventina di minuti, si ritrovò in un campo incolto, ad un paio di chilometri, in linea d’aria, dalla Casa dei Più Forti.


Tochoumaru si sedette in ordine su una scatoletta di latta, come se avesse istruzioni di attendere la fine di quel che sarebbe capitato, prima di eseguire i compiti successivi.


Nel campo, accanto ad una tenda già montata e ad un fuocherello, dandogli le spalle, c’era Ryoga.


Il ragazzo col codino si paralizzò per un momento.
Perché condurlo a parlare con lui? Avevano organizzato un incontro senza chiederglielo?


Il ragazzo con la bandana si voltò con calma.
“Benvenuto Ranma. Scusa per il mistero”


“Cosa ci faccio qui?” domandò Ranma, gelido.


“Ho domandato un favore ai Maestri del Ryozampaku e loro sono stati così gentili da aiutarmi. Immaginavo che non avresti voluto parlare con me se te l’avessi chiesto io”


“Tsk! Figuriamoci…”


“Ti assicuro che l’hanno fatto principalmente per te.
Vedi, Ranma, il tuo…ultimatum li ha messi seriamente in difficoltà. Io sono stato lì solo per pochi giorni, ma è evidente che sono tutti molto affezionati a te, e sarebbero tristi se te ne dovessi andare.
D’altro canto, vivono in base a delle regole morali per le quali aiutano chi ne ha bisogno, e non hanno intenzione di lasciarmi andare via senza avermi…diciamo, curato, nonostante…la scarsa stima che provano per me, dopo che gli hai raccontato i miei exploit.
Quindi si sono trovati di fronte ad un bivio-se posso permettermi, a causa della tua ostinazione-ed hanno convenuto anche loro che l’unica possibile soluzione fosse che la risolvessimo tra di noi”


“Ma davvero? E come vorresti risolverla? Giocando a dadi?”


“Cerca di essere serio, te ne prego. Hai ogni ragione di essere arrabbiato con me. Ma in questo momento dobbiamo parlare di cose importanti. E prima di tutto, ci tengo a precisare una cosa: che se alla fine, tu lo vorrai, io mi farò da parte. Non voglio rovinare quello che avete tu e quelle persone, e basterà una tua parola, ed io me ne andrò per sempre, anche senza essere stato aiutato da loro”.


Ranma sembrava un po’ rabbonito.


“Va bene, ti ascolto”.


“Grazie, io…a dire il vero, ho pensato a questo momento per molto tempo. Dall’ultima volta che ci siamo visti, è passato più di un anno e…ho trascorso quasi tutto quel tempo da solo, in montagna, a meditare. Ho riflettuto su ogni cosa che mi sia successa nella vita, su ogni cosa che abbia detto o fatto. Poi, quando ho realizzato la portata dei miei sbagli, ho iniziato…a cercarti.


Per poterti dire questo.


Ranma io…ti chiedo scusa.


Tutto ciò che hai detto, l’altra sera…per quanto doloroso…per quanto colmo di rancore…era assolutamente vero.


E me ne vergogno, me ne vergogno davvero. Della persona che sono stato, delle cose che ho fatto.


Mi piaceva pensare di essere riflessivo e sensibile, di animo nobile e tendevo a dipingerti come un insensibile che non riesce mai ad essere serio.
Ma questa non è mai stata esattamente la verità.


Io…sono un vigliacco. Non ho mai fatto altro che…evitare e rimandare ogni cosa nella mia vita che…fosse difficile, o spiacevole o…che richiedesse di fare qualcosa per la quale non mi sentissi pronto.


E non ho mai avuto il coraggio di guardarmi dentro e capire…di essere il mio peggior nemico.


Spesso…era più facile…rivolgere le critiche all’esterno…dare la colpa agli altri di quello che accadeva…trovare un capro espiatorio per tutto.


Ed è…quello che ho fatto con te. Quelli che tutti a Nerima abbiamo fatto con te, a dire il vero. Ed il fatto che tu fossi una persona decente, a sua volta timida, e che non provava rancore…ci facilitava il compito.


E ci perdonavi anche quando non lo meritavamo. Quindi ci aspettavamo di farla franca per sempre.


Io per tanto tempo…ti ho accusato di ogni cosa che non andasse nella mia vita. Il duello, la mia trasformazione, il fatto di non poter stare con Akane…


Ed invece…ciascuna di quelle cose era solo colpa mia.


E penso che…in fondo, in fondo…lo sapessi comunque, anche allora.


Perché poi…mi sabotavo da solo. Forse, in realtà…non pensavo di meritarlo. Di essere davvero felice.


Era più confortevole raccontarsi delle bugie e rimandare tutto al domani. << Sarò felice quando…sarò felice se… >> ma senza mai avere IL CORAGGIO di provare ad esserlo davvero. Sperare che la soluzione arrivasse dall’esterno, come per magia. Come una vincita alla lotteria.


Io quella lotteria l’ho vinta. Si chiama Akari. Ma sapevo di non meritarla davvero. Ecco perché non ho mai accettato del tutto il suo amore.


Perché per meritare qualcosa…bisogna lavorare…lottare per essa. Solo allora avrà del valore.


E devo dirti anche un’altra cosa, Ranma.


Tu sei sempre…stato un esempio, per me.


Per tutti noi, a Nerima, credo.


Qualunque cosa ti capitasse, non ti sei mai arreso, hai sempre continuato a migliorarti ed a superare qualsiasi sfida, credendo nelle tue capacità, invece di cercare scorciatoie, come facevamo tutti noi.


E a differenza nostra, cercavi anche di…mantenere una bussola morale.


Fare la cosa giusta e non la cosa facile.


Pensare anche agli altri e non solo a te stesso.


Forse sono sempre stato…meschino. Ti invidiavo…e odiavo…perché avrei voluto essere come te…ma non ne avevo la forza.


Magari…è questa la verità.
Bisogna prima di tutto migliorare sé stessi. Se non lo si fa, non si potrà mai rendere felici gli altri.


Io…non avrei voluto rovinare le vostre vite. La tua, quella di Akane, di tutti quanti.


Ma è capitato. A causa di una sporca bugia, l’ultima di una serie infinita.


Non dovremmo mai dire bugie alle persone alle quali vogliamo bene. Neanche nascondere la verità sulle cose, ammesso che ci sia differenza tra l’una e l’altra cosa.


So quanto ti sia costato proteggere il mio segreto con Akane.
E non avrei voluto che…di tutte le ragioni per le quali avrebbe potuto lasciarti…fosse proprio per quella.


Voi eravate fatti l’uno per l’altra Ranma, ora lo capisco.


Mi fa davvero male sapere che non stiate insieme.
Quando si trova qualcuno di importante, non si dovrebbe lasciare che qualcosa si intrometta.


E so che non potrò mai ripagarti per quello che hai perso, ma…devo dirtelo!


Voglio che tu lo sappia!


Da quando…hai protetto me e Mousse, nella battaglia contro Herb*, sul monte Horai…nonostante avessi appena scoperto che volevamo tradirti…io…credo di essere cambiato, come essere umano. O di aver desiderato di farlo, ci sto ancora lavorando su.


Io…quello che ho di buono…lo devo a te. Quindi, ti ringrazio, Ranma.


Forse non merito la tua amicizia, ma…mi fai desiderare di essere migliore”.


Ryoga era cascato in ginocchio mentre parlava e piangeva copiosamente.


Ranma aveva a sua volta le lacrime agli occhi mentre lo ascoltava.


Si chinò su un ginocchio e gli prese una mano tra le sue.


◊◊◊◊◊

La settimana nuova iniziò meglio di com’era finita quella vecchia.


I Maestri furono entusiasti nel sentire che Ranma non se ne sarebbe andato, dopotutto, e che avrebbero potuto comunque aiutare Ryoga.


Il ragazzo domandò se, oltre al trattamento per controllare il Ki del Dou, potesse anche allenarsi al Ryozampaku.


Gli venne risposto che sì, poteva, ma prima di tutto Akisame lo sottopose allo stesso trattamento che aveva inflitto a Ranma: osteopatia per sbloccarne le articolazioni-ed era MOLTO più rigido di Ranma, sia in generale che in particolare, dopo un intero anno senza allenarsi-poi il massaggio muscolare in grado di rilasciare le emozioni-che lo lasciò per un paio di giorni preda di incubi terribili, ma forse meno di quanto lo sarebbero stati se non fosse riuscito, prima, a chiarirsi con Ranma-ed infine l’agopuntura di Kensei, col doppio obiettivo di riconnetterlo col proprio sistema circolatorio del Ki e di limitarne l’uso fin quando non fosse riuscito a controllarlo tramite emozioni positive.


Infine, fu proprio Apachai che volle prenderlo come allievo.
Il gigante era triste di non avere nessuno da allenare a parte Kenichi, ed era contento di poter aiutare qualcuno che, come lui, usava il Ki del Dou ed utilizzava uno stile di combattimento muscolare, duro e diretto: anche se, a differenza sua, Ryoga non era abbastanza equilibrato e si basava TROPPO sulla forza, e poco sulla finezza.


Uno dei primi allenamenti che il thailandese gli fece fare fu infatti imparare a fare il giocoliere con mattoni e palle da bowling, come faceva a volte lui. Per Ryoga, che non faceva della destrezza il proprio punto di forza, fece parecchia fatica all’inizio-facendosi cadere spesso i pesi in testa-ma questa era la prova che ne avesse bisogno e che fosse la strada giusta.


◊◊◊◊◊

Ma quella settimana successero molte altre cose di importanza capitale.


Per quanto sollevata che Ranma non se ne andasse, Miu non aveva certo desistito dai suoi propositi.


Se la sua supposizione era corretta, Ranko e Kisara si allenavano tutti i giorni allo stesso orario.


Perciò, il Lunedì, Miu saltò con una scusa il club di ginnastica artistica, andò ad allenarsi al Ryozampaku un’ora prima del solito, finì in anticipo (infatti, il sabato precedente, Shigure le aveva inflitto un allenamento più terrificante del normale per aver voluto rimandare quello del venerdì, ed ora non osava proporre modifiche) ed uscì dal dojo dicendo che aveva un impegno, e chiedendo a Kensei di preparare lui la cena.
Hayato ed Akisame subdorarono qualcosa, ma non dissero nulla.


La ragazza bionda si recò nei pressi del luogo dove aveva perso di vista Ranko l’ultima volta, immaginando che ci tornasse abitualmente una volta finito di allenare Kisara; e la sua supposizione si rivelò corretta.


Questa volta Ranko non poté sfuggirle, perché la intercettò prima ancora che si intrufolasse nel cespuglio-che aveva perquisito, e conteneva un secchio vuoto ed una brocca d’acqua calda; proprio gli oggetti che aveva visto trasportare a Ranma il venerdì precedente-e la confrontò, ben decisa a non fare parola di Kisara per non mettere in difficoltà la sua amica.


Ranko fece tanto d’occhi quando vide Miu sbarrarle la strada che portava al suo improvvisato rifugio, e questo fu un errore, perché confermò alla ragazza bionda che la donna del mistero l’aveva, effettivamente, già vista in vita sua.


“E così ci si rivede…Ranko, o comunque tu ti faccia chiamare”


La donna coi capelli rossi provò a negare. Ma era oggettivamente una pessima bugiarda.


“Di…di che cosa stai parlando? Io…non ti conosco”


“Basta con le balle-affermò Miu, in tono minaccioso, mettendosi in guardia ed iniziando a rilasciare il Ki-tu sai benissimo chi sono, anche se il nostro primo incontro è stato meno cordiale di questo; ma ti assicuro che sembrerà un tè con la Regina, al confronto di quello che succederà se continui a mentire”


“Mentire…su che cosa? Io non ho ancora detto niente”


“Ed allora comincia a parlare. Voglio sapere quale sia il tuo nome; quale sia il tuo legame con Ranma, cosa tu sappia del Ryozampaku e perché tu sia comparsa nella battaglia al porto, qualche settimana fa”


“Tsk! E se mi rifiutassi?”


“Diciamo che potresti riconsiderare le tue scelte di vita” replicò Miu, scrocchiando le nocche.


“Uhm…davvero? Ma se dici di ricordare davvero il nostro primo incontro, dovresti ricordare anche…
…CHE SONO PIU’ FORTE DI TE!”
Dichiarò la ragazza, schizzando in avanti.


“OH, BEH, LA VEDREMO, ANCH’IO MI SONO ALLENATA PARECCHIO, SAI?”


Miu iniziò a sferrare una raffica di calci superveloci contro Ranko, in carica, per impedirle di avvicinarsi troppo e sfruttare la differenza di lunghezza delle sue gambe, più lunghe.


La rossa non sembrò però troppo in difficoltà nel frenare e parare gli attacchi. Al massimo pareva…stupita? Come se non si aspettasse quel livello?


Acc…è migliorata, da quando duellava ogni giorno, contro di me. Che razza di allenamenti le avrà fatto fare l’Anziano? Adesso…devo farle credere di non conoscere il suo stile…ma anche scansarla, senza colpirla…e se è migliorata ancora, potrebbe non essere facile


Ranko spiccò un balzo sopra alla bionda per sferrarle un calcio ad ascia, rivolto alla sua spalla, ma la ragazza sembrava aspettarselo: interruppe l’attacco coi calci, si scansò appena, con una mezza giravolta e contrattaccò intercettando con un pugno il polpaccio della rossa.


Tattiche per contrattaccare avversari volanti: queste gliele ha SENZA DUBBIO insegnate Hayato


Ranko incassò il colpo alla gamba e, in modo fluido, con continuità, sfruttò l'impatto subito per muoversi in modo soprannaturale, facendo una capriola all’indietro come se avesse avuto un punto d’appoggio per aria ed atterrando al suolo, in accosciata.


Fulminea, Miu si abbassò ed attaccò di nuovo, con una ginocchiata, che Ranko schivò spostandosi istantaneamente un metro più a sinistra, senza cambiare posizione, lasciando una mezza immagine residua sul posto.


In continuità, la bionda si allungò per colpirla col dorso del pugno, con un movimento ampio, solo per vederla schivare inarcando la schiena all’indietro: ma in quella posizione sembrava scomoda, quindi Miu usò la gamba destra per sferrare un calcio laterale.


La rossa sembrò scomparire: in realtà, si era lasciata cadere di schiena a terra ed aveva rotolato su sé stessa mezzo giro a sinistra, per poi rimettersi in piedi esattamente alle spalle di Miu.


Questa non si lasciò prendere alla sprovvista e tirò un calcio col tallone alla cieca, all’indietro, dal basso all’alto, rimanendo appoggiata a terra con le mani, facendo la verticale.


Ranko si postò all’indietro come se avesse i pattini ai piedi, poi schizzò in avanti per eseguire una spazzata di gamba alle braccia di Miu, facendola rovinare a terra, di schiena.


Ma subito, per evitare che la rossa approfittasse di quella postura, iniziò a girare su sé stessa, schiena a terra, come una praticante di breakdance, mulinando colpi in ogni direzione.


Ranko li evitava facendo balzi come se saltasse la corda.


Nell’eseguire una giravolta, Miu tornò sulle proprie gambe, ma si mise in una posa simile ad un animale feroce, con una gamba piegata, una dritta ed un braccio appoggiato a terra. Ranko percepì il suo Ki aumentare.


Da quella posa, usando il braccio come perno, fece una mezza rotazione usando la gamba dritta come una frusta per spazzare la gamba d’appoggio dell’avversaria.


Ranko si abbassò in affondo, intercettando il calcio col ginocchio e la coscia invece che con la caviglia; parando quindi l’attacco sul posto.


Ma da quella posizione bassa era più vulnerabile: Miu le affondò una mano in avanti, verso il viso, cercando di colpirla col palmo della mano.


Spazzate basse e colpi ai punti vitali…sta usando il Silat!


Con una velocità irreale, Ranko bloccò il braccio di Miu con le sue mani, poi saltò in alto, avvinghiandosi con le gambe alla sua spalla, ed eseguì uno scarto, facendola cadere a terra e mettendole al tempo stesso il braccio in leva.


Com’è possibile che IO sia stata bloccata con una leva articolare?-si trovò a pensare Miu, sotto shock 


Ma, aumentando un altro po’ l’emissione del Ki, la bionda trovò un modo per liberarsi.
Si rialzò in piedi, poco alla volta, ancora con Ranko avvinghiata al suo braccio, sollevandola di peso. Poi eseguì una giravolta, per mandare a sbattere l’intrusa contro un palo della luce.


Ranko mollò la presa, allungò le braccia verso il palo e lo afferrò con le mani, poi sfruttò lo slancio per ruotare intorno ad esso, come un’acrobata, ritornando indietro per colpire l’avversaria con un dropkick.


Ma Miu, vedendola, aveva afferrato i suoi piedi al volo e, con un’altra mezza rotazione verso destra, l’aveva lanciata di nuovo, stavolta verso il muro di cinta dal lato opposto della strada.


La rossa fece una serie di capriole a mezz’aria, mentre si avvicinava al muro, come fosse una pallina da baseball, poi ci atterrò contro con i piedi, piegò le gambe, accumulando slancio, e poi le rilasciò, ripartendo come un missile in direzione opposta, all’apparenza per colpire con due pugni lo stomaco della bionda.


Questa si fece piccola e si accovacciò, coprendosi con le braccia ed i gomiti, preparandosi all’impatto, ma all’ultimo secondo, Ranko cambiò mossa.


Allargò le braccia, afferrò Miu per le spalle, lasorpassò appena in volo, poi, piegando le gambe, eseguì una capriola in avanti, atterrando in piedi e sollevandola di slancio, e concluse la sequenza lasciandola andare e proiettandola sopra la propria testa, facendola schizzare DENTRO il cespuglio dove voleva rifugiarsi…e facendola scottare con l’acqua calda che aveva preparato, a giudicare dai suoi strilli.


Ma era il diversivo del quale aveva bisogno: saltò in cima ad una casa e schizzò via, più veloce che poté, muovendosi a zig zag per non essere seguita.


Bel casino, Ranma, complimenti davvero. Come hai fatto ad essere così idiota da non cambiare posto dove ritrasformarti, dopo quello che è successo venerdì? La faccenda di Ryoga mi ha distratto a tal punto? Oppure non pensavo che Miu potesse…credevo si fidasse di me…ma no, era ovvio che non si fidasse più, a questo punto. Riesco sempre a rovinare tutto, è un talento naturale dei Saotome.

 


◊◊◊◊◊

 

Miu tornò a casa bagnata fradicia e con un diavolo per capello.
Né Kenichi né Kensei ebbero il coraggio di fare commenti o domande di alcun genere.


Consumò la sua cena in camera ed intimò di non voler vedere nessuno, richiesta nella quale fu esaudita.


Era arrabbiata, confusa e delusa.


Ce l’aveva con tutti quanti perché non le avevano detto di Ranko, con Ranma perché non si fidava di lei, con Ranko per essere così strafottente e con sé stessa per avere perso.


Aveva mille problemi in testa e nessuna soluzione.


Decise di andare a farsi una doccia per schiarirsi le idee.


◊◊◊◊◊
 

Ranma tornò da sua madre in versione femminile, farfugliando qualcosa su in incidente lungo la strada, senza specificarne la natura e si buttò in doccia prima di cena. Aveva bisogno di pensare.


Nel sentire l’acqua calda scorrergli tra i capelli, Ranma non si rilassava come gli capitava di solito.


Stava andando tutto a rotoli.


Miu gli era sembrata fredda, ultimamente, ma non immaginava che fosse perché aveva dei sospetti su Ranko-per quanto ne sapeva, non ricordava neppure il loro primo scontro-tantomeno sospettava che l’avesse vista al porto. Per lei avrebbe dovuto essere soltanto un nome, parte dei delìri di Kisara quella sera all’Alleanza Shimpaku. Invece, il venerdì precedente, lo aveva confrontato.


E sentiva che qualcosa dentro di lui si era rotto. Detestava vederla maldisposta nei suoi confronti. Detestava mentirle.


Detestava mentire in generale, fosse per lui non lo avrebbe mai fatto.
No, non era vero, lo faceva quando si vergognava troppo di qualcosa per dirlo apertamente.


Accidenti, ora cosa sarebbe successo? Avrebbe cercato di mettere Kisara contro di lei? Avrebbe perso il suo lavoro come sua Maestra?


Proprio adesso che avevo sistemato le cose con Ryoga…MAI che possa andare tutto bene per più di cinque minuti, eh?


Un momento…Ryoga? Tra le tante cose che gli aveva detto…alcune ora gli tornavano in mente.
<< Bisogna prima di tutto migliorare sé stessi. Se non lo si fa, non si potrà mai rendere felici gli altri >>


<< Non dovremmo mai dire bugie alle persone alle quali vogliamo bene. Neanche nascondere la verità sulle cose, ammesso che ci sia differenza tra l’una e l’altra cosa >>


<< Quando si trova qualcuno di importante, non si dovrebbe lasciare che qualcosa si intrometta >>


<< Fare la cosa giusta e non la cosa facile. Pensare anche agli altri e non a te stesso >>


Umpf. Già. Era talmente ovvio.
Chi l'avrebbe mai detto? Che sarebbe stato quel testa di rapa a darmi il suggerimento giusto?


Spense l’acqua. Ora sapeva cosa doveva fare.


“Ma’, dopo cena esco di casa. Mi sono ricordato che ho un impegno”


◊◊◊◊◊

Miu era ritornata in camera dopo il bagno, vestita con la parte superiore del pigiama. Aveva i capelli sciolti ed il vapore della doccia emanava ancora dalla sua pelle.


Si era calmata un po’.
Dopotutto, se non altro, aveva fatto progressi. Venerdì aveva scoperto ulteriori informazioni su Ranko.


Oggi l’aveva addirittura confrontata.


Da quel momento in avanti, sarebbe stato impossibile fare finta di niente.
L’indomani avrebbe strappato la verità a qualcuno, anche a costo di prendere Kenichi e Ranma e…


TAP! TAP!


Alla bionda per poco non venne un colpo.


Pensava che le sorprese per una giornata fossero finite, invece tutto si sarebbe aspettata, tranne che di vedere Ranko appoggiata al suo davanzale che bussava alla SUA finestra.


Come…come faceva innanzitutto a sapere quale, tra tutte, fosse la mia di finestra?


Ranko si fece vedere, con calma, e tenne le mani aperte, come per far capire di non essere una minaccia.


Poi, lentamente, metodicamente, prese la finestra dall’esterno la fece scattare e la sollevò lentamente.


Miu era paralizzata dalla sorpresa e da una certa, primordiale, diffidenza, ma non era paura.
Era più shock, non capiva cosa stesse succedendo.
Eppure non fece nulla, era come se il suo istinto le confermasse che la rossa non avesse cattive intenzioni.


Quando la finestra fu sollevata, Ranko entrò-sempre con studiata lentezza, senza fare movimenti bruschi-nella sua stanza.


Miu non poté fare a meno di notare, per l’ennesima volta, la presenza di un secchio d’acqua e di ben DUE brocche dell’acqua calda; teneva tutte queste cose sotto a ciascun braccio. Poi le appoggiò lentamente a terra.


Miu aveva ancora l’aria di chi ha visto un fantasma e non ci può credere.


Ranko alzò una mano in segno di calma, si mise un dito sulle labbra, poi si voltò e richiuse lentamente la finestra, senza far rumore. Infine, si voltò di nuovo.


“Scusa per l’intrusione-esordì, a voce bassa-ma, dopo oggi pomeriggio…avevo bisogno di parlarti, in privato, e questo mi sembrava il modo migliore”


“Io…io non so cosa dire. Ho…mille domande da fare. Questo vuol dire che…sei disposta a rispondermi, finalmente?”


“Sì. Risponderò a TUTTE le tue domande, te lo garantisco”.


A Miu qualcosa non tornava.
Erano le dieci di sera. Non più tardi delle sei e mezzo, quella ragazza l’aveva battuta…umiliata…facendolo sembrare facile…all’apparenza impegnandosi, in realtà, non adoperando affatto la sua vera forza…per poi fuggire. Tutto pur di non doverle parlare.
Ed ora…cosa le aveva fatto cambiare idea in così poco tempo?


“Tutto questo…non ha alcun senso. No, forse…tu…hai parlato con Ranma?”


“In un certo senso-convenne la rossa, con un sorriso amaro. Poi alzò una mano per prevenire una possibile obiezione-come ti ho detto, ti spiegherò ogni cosa, ma prima lasciami dire una cosa, Miu: voglio scusarmi con te per quello che è accaduto oggi. Non avrei dovuto accettare la tua sfida e combattere con te, pur di non raccontarti la verità. Ma devo ammettere che mi hai preso alla sprovvista”


“Allora siamo in due. Ma…perché…da come parli, sembra che…ci conosciamo già?!


La ragazza fece un altro sorriso amaro.


“Oh, ma perché noi CI conosciamo già. Da un po’ di tempo, ormai.
Vedi, non è che volessi… tenertelo nascosto, ma…beh, quando avrai visto, capirai”


Ranko raccolse una delle due brocche di acqua calda e se la sollevò, con lentezza, sopra la testa.


“Reggiti, perché ciò che stai vedere può…scioccare, me ne rendo conto”


La donna si rovesciò l’acqua bollente sulla testa e nel giro di pochi secondi…parve afflosciarsi, poi allungarsi ed irrobustirsi…ed infine davanti a Miu, nella sua stanza, stava nientemeno che Ranma Saotome, col suo ciuffo di capelli neri ed un sorriso triste.


“Ra-Ranma? Ma come…cosa?”


Satelliti e galassie roteavano nella testa di Miu, cercando di ricomporre quello che aveva visto


“Uhm…non sei svenuta, come temevo. Non ci sarebbe stato nulla di strano, sai. Già, ma tu sei una ragazza di fibra forte.
E’ questa la verità, Miu. Ranko, la Ragazza dai Capelli Rossi…non esiste, non è mai esistita…sono sempre stato io, Ranma.
No, aspetta, non fraintendere. Sono nato uomo, lo sempre stato, e non ho tendenze strane.
Quello che hai visto è…una trasformazione. Letteralmente, una magia”


“Una…MAGIA???”


“Sì. Una maledizione, ad essere precisi. Non una cosa che posso controllare”


“Io…non capisco. Stai dicendo che…la magia, le maledizioni…esistono davvero?”


“Purtroppo sì, ed io ne sono la prova. Anzi, questa non è neanche l’unica nella quale mi sia imbattuto, ma…una cosa per volta. Devi sapere che, circa quattro anni fa, mentre mi trovavo in Cina con mio padre per allenarmi…”


◊◊◊◊◊

Miu aveva ascoltato tutta la storia come rapita.


“E’ davvero incredibile. Quindi, quegli oggetti…”


“Sì, mi servono per cambiare aspetto, in caso di necessità.
Di norma preferisco non farlo, se non capita per un incidente. Senza offesa, ma DETESTO trasformarmi in donna”.


La bionda non poteva biasimarlo. E se fosse stata lei a trasformarsi in maschio? Le vennero i brividi al solo pensiero.


“Ma…dunque…tutte le volte che ho visto, o sentito parlare di Ranko…eri sempre tu?”


“Esatto. Quando sono giunto al Ryozampaku ed abbiamo combattuto mentre eri in modalità Ashura ero un uomo.
Poi sono…beh, inciampato su Tochoumaru-Miu notò che Ranma si vergognava un po’ ad ammetterlo-e mi sono trasformato fracassando una botte dell’acqua.
Per cui i tuoi ultimi ricordi riguardavano Ranma-ragazza, anche se all’inizio mi avevi detto di non ricordare niente.
Hai per davvero affrontato entrambi, ma eravamo comunque uno”.


“Infatti…all’inizio non ricordavo…poi mi sono venuti come dei flash…”


“E poi, Kenichi ed i Maestri mi avevano visto, quindi ho dovuto raccontare loro tutta la storia. Tu eri svenuta e non hai sentito niente. Anche dopo, non sapevo se te lo avessero detto o meno, ma ho scoperto che avevano optato per non dirtelo. Immagino per non…scioccarti ulteriormente, visto il tuo stato. Ho apprezzato la loro premura di rispettare la mia privacy, ma…non vorrei che tu te la prendessi con loro per questo”


“Io…no, certo”.


Ma non era del tutto vero.


<< Non c’è niente che non farebbero che non sia per il mio bene >> aveva detto qualche mese prima. Ora un po’ ne dubitava.


Era strano pensare di non potersi fidare del tutto neanche di Kenichi.


Certo, non era un SUO segreto…la stessa logica contorta di Ranma con Ryoga…


Gli uomini ed il loro malriposto senso dell’onore


“E quindi-riprese l’erede del clan Furinji-tutte le altre volte…quando hai salvato Renka, Kisara e Rachel dalla mafia cinese, quando ti ho visto sulla nave…”


“Ero sempre io, sì. Sulla nave mi ero trasformato perché sono caduto in mare. Poi, all’interno, ho fatto scaldare dell’acqua per tornare normale”


“E…Kisara? Lei…lo sa?”


“Nooo, certo che no. Non lo sa e non lo deve sapere.
Lei…beh, è fissata con questa storia che la sua Maestra debba essere per forza una donna. Ha visto combattere << Ranko >> e poi non la finiva più di tormentarmi per convincermi ad insegnarle le arti marziali”


A Miu sfuggì una risata “Sì, sembra decisamente una cosa che farebbe Kisara-san”


“Già, ed alla fine ho accettato, visto che lei è benestante e paga molto bene. Però, per allenarla, dovevo trasformarmi e ritrasformarmi ogni santo giorno.
E lo facevo nel pomeriggio, ecco perché non mi vedevate più al Ryozampaku e perché non potevo dirvi la verità su cosa facessi, anche se…beh, mi dispiaceva doverlo fare” aggiunse con uno sguardo sinceramente contrito.
Tutti i dubbi ed i sospetti di Miu si erano dissolti come neve al sole.


“Io…mi sento un po’ in colpa ad aver dubitato di te. A pensarci bene, non avevo dei veri motivi per pensare che Ranko fosse…malvagia. Solo che…la sua presenza mi sembrava così…sospetta. E DOVEVO scoprire perché…appariva nei miei ricordi”.


“Lo capisco, non ti preoccupare-le rispose Ranma, conciliante-tranquilla, Miu, tu non hai niente di cui rimproverarti. Semmai…sono io che dovrei chiederti scusa.
Non ho mai avuto davvero intenzione di…mentirti, o di…ingannarti…dico davvero.
E’ solo che…preferisco che questa faccenda rimanga il più possibile segreta perché…me ne vergogno, ecco”


“Lo capisco, certo. Ma…scusa, so di chiederti parecchio, ma…posso…”


“Non ti preoccupare. Ne ho portate due apposta” le sorrise il ragazzo.


Ranma ripeté l’operazione, bagnandosi con l’acqua fredda e rimpicciolendosi a diventare “Ranko” di nuovo.


Miu sembrava febbricitante nell’osservarla ed anche…beh, tastarla un po’, per verificare che fosse davvero una donna, che non avesse appena avuto un’allucinazione.
E poi, in un silenzio imbarazzato, Ranma si ribagnò nuovamente con l’acqua calda e di nuovo si trovò a sovrastare Miu di una decina di centimetri buoni.


La ragazza non aveva più dubbi.


Era scioccata per la rivelazione che aveva ricevuto quella sera, per un intero nuovo mondo-la magia ESISTEVA-che si era spalancato nella sua vita.


Eppure, mentre il cuore le batteva forte, nel fondo del suo cervello si fece strada un piccolo pensiero insistente.


“Ma PERCHE’?” gli diede voce.


“Come, scusa?”


“Perché lo hai fatto? Dirmi la verità…se te ne vergogni tanto? Se non vuoi che si sappia? Avresti potuto…mantenere il segreto in qualche modo.
Inventarti delle scuse plausibili.
Insistere con la storia della sorella gemella, come hai fatto con Kisara.
Perché hai deciso di rivelarlo proprio a me?”


Ranma rimase in silenzio a lungo.


Non sapeva cosa rispondere.


O forse sì?


“Perché-esordì, un po’ incerto-la storia della gemella, per quanto plausibile-in effetti, avrei dovuto iniziare ad usarla molto prima-avrebbe potuto funzionare al massimo con Kisara; che è una carissima ragazza, intendiamoci, ma non è la più sveglia della cucciolata; ed anche perché non avrebbe giustificato le assenze pomeridiane di RANMA dal Ryozampaku.
Né avrebbe spiegato l’apparizione di Ranko alla nave, e solo per pochi secondi.
O la congiura del silenzio dei Maestri riguardo ai fatti del primo giorno.
Anzi, no…non è vero. Questi sono degli ottimi motivi, ma…non sono il motivo principale”


Miu lo guardava con intensità. Le batteva forte il cuore. “Ed allora qual è il motivo principale?”


Ranma sospirò.


“Sai, Miu…praticamente TUTTE le persone che conoscono la mia maledizione…l’hanno scoperta per caso, vedendola ed io ho provveduto, a posteriori, a spiegare CHE COSA avessero visto, e PERCHE’ accadesse.
Tu sei…la prima persona alla quale la rivelo senza esserci costretto”


Io sono la prima persona…


“E…perché?”


“Perché-riprese Ranma, facendo un evidente sforzo-mi sono reso conto che questo segreto ci stava dividendo, che stava rovinando il nostro rapporto.
E…non volevo che accadesse.
Ma sapevo che stavolta era solo colpa mia.
Quindi, ho preso una decisione.


Di recente, ho avuto modo di riflettere sul concetto di responsabilità.
Una cara amica mi ha illuminato sull’evitare di commettere gli stessi errori del passato


Ed un amico col quale avevo litigato, mi ha ricordato…che i segreti dividono le persone.


Un tempo…tenevo moltissimo ad una persona. Ma l’ho persa. A causa di un segreto.


Io…non volevo perdere anche te


Per un lunghissimo istante, nessuno disse più nulla.


L’aria stessa sembrava pesante.


Poi Miu fece un passo in avanti, in automatico. Poi un secondo.


Prima che ciascuno dei due potesse realizzare cosa stesse succedendo, Miu gettò le braccia al collo di Ranma e lo baciò.


Prima teneramente, poi con trasporto.


Ranma si ritrovò a ricambiare il bacio.


Presto entrambi erano avvinghiati l’uno all’altra.


Tutte le barriere erano cadute, non c’erano esitazioni o dubbi. Si abbandonavano ai loro desideri.


Come se, ora che non c'erano più ostacoli fra loro, potessero lasciarsi andare ai loro istinti, come un fiume in piena.


Presto i baci aumentarono d’intensità.


Ranma stringeva Miu intorno al busto, ma presto le sue mani cominciarono ad esplorarne le forme.


La ragazza bionda iniziò a sbottonargli la camicia, con frenesia.


Il ragazzo col codino indugiò sui seni pieni di lei e ne tormentò a dovere i capezzoli, già turgidi, attraverso la flanella del pigiama.


Iniziava a sentirla respirare più forte.


Si divincolò dal bacio e le tirò via la parte superiore del pigiama con un unico strattone; proprio mentre lei aveva lasciato cadere a terra la camicia che gli aveva sbottonato.


La bocca e la lingua di Ranma iniziarono ad esplorare il corpo di Miu.


A partire dal collo, per poi scendere con sapiente lentezza verso i seni, dai quali sorbì con avidità.


Mentre faceva questo, si voltò di scatto e la spinse contro il muro. Miu iniziò a gemere.


Poi il ragazzo iniziò a scendere.


Lasciò una scia lungo il suo tronco, sul suo addome, indugiando sull’ombelico, per poi proseguire verso il basso ventre.


Invece, a sorpresa, saltò il piatto forte, per continuare sulle sue cosce perfette, che assaporò, inginocchiato, mentre con le mani le stringeva i glutei, ancora coperti dalle mutandine.


Poi, alla fine, gliele sfilò, lasciandole scivolare a terra.


Si rimise in piedi e la osservò negli occhi. Erano sempre stati meravigliosi, ma ora parevano brillare.


La baciò di nuovo, stringendola a sé, con più consapevolezza di prima, in modo più accurato, ma nel frattempo si accorse che lei armeggiava con i suoi pantaloni e coi suoi boxer, che gli sfilò, facendoli cadere anch’essi sul pavimento.


La virilità di Ranma era completamente eretta e premeva contro la pancia della bionda, più bassa di lui.


Il ragazzo col codino strinse Miu fra le braccia mentre la sollevava di peso, per poi gettarla sul suo letto.


Solo a quel punto, salendoci anch’esso ed avvicinandosi con lentezza, la penetrò.


Per Miu furono un vortice di sensazioni contrastanti. Il dolore della prima volta, il piacere, l’eccitazione mentale.


Il ragazzo cominciò a muoversi, con spinte prima moderate, poi man mano sempre più forti.


Intanto i due ragazzi continuavano a danzare un valzer con i propri baci ed a lasciar scorrere liberamente le mani ad esplorare il corpo dell’altro.


Miu assaporò al tatto i pettorali di lui, per poi lasciar andare le dita ad accarezzargli la schiena, mentre le sue gambe si sollevarono ed incrociarono sopra ai suoi glutei, per bloccarlo nella posizione desiderata.


Ranma spaziava dai suoi seni, che gustava in ogni particolare, ai suoi glutei, che finì col tenere stretti con le mani mentre aumentava d’intensità.


Il ballo continuò a lungo.


Il piacere andava e veniva, ad ondate.


Cercarono, esplorarono e si saziarono.


Infine, venne la risoluzione.


Ma anche dopo, continuarono a tenersi stretti per dei momenti che parvero infiniti.


Dormirono abbracciati.


◊◊◊◊◊

Al mattino, Miu, si alzò come ogni giorno sentendo la sveglia per la scuola, che indicava il terzultimo giorno prima della fine dell’anno.


Il ragazzo col codino era sparito.


Ma la bionda questa volta non credette di aver sognato.


Aveva ancora il suo odore addosso.


◊◊◊◊◊

Legenda

 
Saga di Herb, Monte Horai*: volume 24 del manga

 

Nota dell’Autore

D'accordo. Se nel capitolo recedente temevo i forconi e le torce...ora temo che mi veniate a prendere a casa.


Il fatto è che avevo sviluppato da un po' un certo tipo di rapporto di Ranma con Miu. Loro due sono davvero ben affiatati. Ma esitavo a farli finire veramente insieme. C'era bisogno di qualcosa. Di una scossa, di un evento particolare. Il fatto che Miu si sia sentita isolata da tutti e che alla fine Ranma le mostri invece fiducia, aprendosi con lei, è la stata la molla definitiva.


Ora, ci sono delle considerazioni. Intanto, non è che a me non piaccia Kenichi, come personaggio. Al contraro, mi piace parecchio, ovviamente, anche se è da un po' che ha un ruolo secondario. Nei prossimi capitoli, invece-non subito, ma tra un paio-il suo ruolo si amplierà. E non è che volessi "fargli un torto", volevo...esplorare delle possibilità. Tutti dovremmo, nella vita. 


Miu non mi sembra faccia la figura di quella facile, o quantomeno, volevo evitare l'impressione.


Sono stato in dubbio se glissare sulla scena di passione-tra parentesi, è la prima che scrivo-e farli semplicemente risvegliare a letto, o se descriverla. Intanto, spero che il rating arancione sia corretto. E' descrittiva, ma non indugia troppo. Poi, da un lato il momento era estremamente romantico, ma poi...descrivere la pratica fisica era in qualche modo necessario. Perché racconta qualcosa di come è il loro rapporto. Non è esattamente amore, non è solo sesso. E' passione. E' desiderio di completezza. E' attrazione a vari livelli, come una calamita.


Passiamo a Ryoga. L'altro dubbio che ho avuto è stato se-malgrado i miei capitoli siano sempre lunghi-fosse corretto farlo rappacificare, da un lato così presto e dall'altro nello stesso capitolo in cui Ranma va con Miu. Ho risolto facendo sì che una delle due cose contribuisse a causare l'altra: le scuse di Ryoga fanno capire a Ranma la necessità di essere sinceri con le persone a cui tieni, e quindi lo spingono indirettamente tra le braccia di Miu. 


Poi, la storia va avanti. Ryoga ne ha fatte parecchie, ma ce lo vedo ad essere sinceramente dispiaciuto e contrito. Alcune delle cose che gli faccio dire a Ranma sono cose che avrebbe dovuto dire da tempo. Ora si allena con Apachai. E' decisamente il Maestro che fa per lui.


Chiaramente, la faccenda si complica: come cambieranno i rapporti, ora? 

EDIT: sono finalmente riuscito a caricare le immagini, avevo commesso degli stupidi errori, ora chi non conosce Kenichi può dare un volto ai nomi.

 

Mini-Guida per il manga di Kenichi: 

Dou: il modo di combattere sfruttando le proprie emozioni e facendo esplodere il Ki all’esterno. Sakaki, Apachai, Miu, Ryoga, Kuno e Kisara usano il Dou


Sei: il modo di combattere sfruttando la calma interiore e la capacità analitica e controllando le emozioni, per trattenere il Ki. Hayato, Akisame, Kensei, Shigure, Kenichi, Ranma e Mousse usano il Sei.


Katsujinken: o Pugno Che Salva, è la filosofia seguita al Ryozampaku, per la quale le arti marziali si usano per il bene, per salvare il prossimo e non per uccidere


Satsujinken: o Pugno Che Uccide, è la filosofia seguita dall’Organizzazione Yami, per la quale le arti marziali si usano per egoismo, profitto personale ed uccidere i nemici
 

   
 
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