Serie TV > Il mondo di Patty
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Autore: Bandida    29/02/2024    0 recensioni
{Storia ambientata due anni dopo l'inizio della prima stagione, senza tenere conto degli eventi della seconda stagione che non vengono considerati canonici.}
Antonella e Giusy hanno da poco iniziato il loro ultimo anno di liceo. La prima è alle prese con il mondo della musica, il lancio della sua carriera e le responsabilità che ne derivano, la seconda vede per il suo futuro soltanto prospettive fumose e ben poche certezze. Accomunate da un senso di solitudine e spaesamento, le due scoprono lentamente di poter trovare l'una nell'altra ciò di cui in fondo hanno bisogno.
Or
La storia d'amore enemies to lovers tra Antonella e Giusy ripercorsa narrando le tappe principali della loro relazione.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash, Crack Pairing | Personaggi: Antonella Lamas Bernardi, Josefina Beltrán
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Ahia... Ah... Brucia da morire questo coso...”

“Te lo meriti, considerando la sciocchezza che hai appena fatto,” Giusy parlò con tono severo, mentre passava con estrema cura il pezzo di cotone intriso di alcol sul ginocchio sanguinate di Antonella. “Mi spieghi cosa ti dice il cervello?! Ti è andata di lusso che Santiago da sotto è riuscito ad attutirti la caduta, potevi farti male seriamente o peggio, finire in ospedale, sei stata fortunata a cavartela con solo un ginocchio sbucciato! E tutto questo perché poi, me lo spieghi?!”

Seduta sul pavimento del bagno di casa di Giusy, Antonella rimase ad ascoltare il rimprovero in silenzio. In fondo se lo meritava. Avrebbe voluto sotterrarsi dalla vergogna, seppellendosi sotto le piastrelle blu che stava fissando con sguardo mortificato mentre Giusy nel frattempo la medicava.

“Antonella, sto parlando con te! Non hai niente da dirmi?”

“No...” la ragazza mormorò con voce fioca, trattenendo le lacrime.

“Antonella guardami,” Giusy richiamò la sua attenzione, questa volta con un tono un po' più morbido. Poi le sollevò il mento con la mano che aveva libera ed incontrò il suo sguardo, buttando nel frattempo il pezzo di cotone nel cestino lì accanto. Finalmente quella tortura medievale si era conclusa, Antonella pensò tra sé e sé con sollievo. Almeno quello. “Sto aspettando una spiegazione, forza. Posso sapere perché ti sei arrampicata con Patty fino alla finestra della mia stanza? Che cosa cercavi di fare?”

“Patty non c'entra, mi ha seguito e basta,” sospirò Antonella, tirando su col naso. Il ginocchio le bruciava da morire, e la mortificazione appena ricevuta non l'aiutava affatto a sentirsi meglio. “È colpa mia, va bene? Ti ho vista salire in camera con Lucas e sono impazzita, non ci ho capito più niente,” confessò con reticenza. “Avevo bisogno di sapere cosa stavate facendo.”

“Premesso che questo comunque non spiega perché tu e gli altri eravate sotto casa mia, non ti è venuto in mente di chiedermelo e risparmiarti l'imitazione di John Rambo?” chiese Giusy, prendendola in giro con un piccolo sorriso. Poi, visto il silenzio colpevole nel quale Antonella si stava rifugiando, la ragazza andò avanti a precisare: “Lucas e io ci conosciamo perché facciamo diritto, abbiamo una tesina da consegnare tra una settimana e siccome era qua per le prove mi ha chiesto se poteva dare un'occhiata ai miei appunti. Te li faccio vedere se non ci credi.”

“No, non ce n'è bisogno...” Antonella rifiutò immediatamente, vergognandosi del fatto che Giusy si fosse sentita in dovere di giustificarsi. Che razza di fidanzata era?! “Prendo le mie cose e me ne vado,” concluse poi, facendo per alzarsi. Dopo quell'orribile figura, per giunta di fronte a molti dei loro amici, c'era ben poco che potesse dire o fare per rimediare.

“Ferma qua, tu non vai da nessuna parte,” la bloccò Giusy, prendendola per le braccia per impedirle di alzarsi. Riluttante, Antonella tornò a sedersi. “Per prima cosa ti devo mettere il cerotto adesso,” le spiegò Giusy, mentre apriva l'anta del mobiletto bianco, “e poi devi riposare la gamba, di certo non puoi camminare in questo stato.”

“È soltanto una sbucciatura, che vuoi che sia...” Antonella tentò di minimizzare, come suo solito.

“Una sbucciatura che intanto fa male, devi rimanere a riposo ora e non sforzarti o rischi di giocarti la prova eliminatoria,” la rimproverò la mora, in tono serio. Poi la ragazza prese la scatola di cerotti e ne estrasse uno, rimosse la pellicola protettiva e lo premette contro la ferita di Antonella, applicandolo con decisione. Antonella la lasciò fare in silenzio, senza opporre resistenza né muoversi. Era bello avere qualcuno che si prendesse cura di lei, pensò tra sé e sé. Qualcuno che a discapito di tutte le sue follie e paranoie non mancava mai di farla sentire protetta e al sicuro.

“Anto sono seria, mi spieghi che succede?” domandò poi Giusy, inclinando la testa di lato.

“Succede che sono una stupida...” mormorò lei, con un sospiro. Si sentiva talmente ridicola ad essere andata a pensare certe scemenze che si vergognava di se stessa, oltre che del suo comportamento immaturo.

“E dove sarebbe la novità?” scherzò Giusy, con un sorriso. Poi si chinò in avanti sul ginocchio dell'altra e premette le labbra contro il cerotto, dandole un bacino sulla sua ferita. Antonella si sentì avvampare. Gliene avrebbe chiesto volentieri un altro, se le circostanze fossero state diverse. “Mi riferivo ad oggi nello specifico,” proseguì Giusy, spostandosi nel frattempo sul pavimento per andare a mettersi seduta accanto ad Antonella, entrambe con la schiena appoggiata alla vasca da bagno. “Possiamo starcene qua in bagno per tutta la notte se vuoi, io non ho fretta te lo dico.”

Antonella fece un altro sospiro. Poi prese coraggio.

“Mi sono ingelosita, va bene? Sei contenta adesso?”, ammise, tutto d'un fiato.

Lo sguardo di Giusy lo evitava come la peste.

“Gelosa di chi scusa? Di Lucas?”

Seguì il silenzio. Antonella teneva la testa china verso pavimento, e la risata di Giusy che poco dopo giunse alle sue orecchie le fece venire voglia di sottrarcisi.

“Non ridere!” l'ammonì. Le sue guance si fecero di un colorito rosso vivido, tanto per peggiorare la situazione.

“Sul serio eri gelosa di Lucas?!” chiese Giusy, tra le risate.

“Non ridere ho detto!” ripeté, agitandosi. “Basta, me ne vado!”

“Ma dove vai, vieni qua!” la fermò l'altra, prendendola per le braccia per fermarla mentre Antonella tentava di scappare verso la porta. Vedendosi bloccata la sua unica via di fuga, la ragazza allora si girò e fece dietro-front, smarcandosi dalla presa di Giusy per entrare dentro la vasca vuota alle loro spalle e rifugiarcisi. Si portò le ginocchia al petto e le circondò con le braccia, poi vi appoggiò la testa e chiuse gli occhi, in segno di protesta.

Pochi secondi dopo, Giusy entrò nella vasca con lei. Si sedette alle sue spalle divaricando le gambe e le circondò la vita con le braccia, poi le passò le dita tra i capelli sopra la nuca e le diede un bacio alla base del collo. Antonella si sentì sciogliere. Titubante, lasciò la sua posizione difensiva per appoggiarsi a lei, riposando il viso contro la spalla di Giusy. Poi chiuse gli occhi.

“Mi spieghi come ti è passata per la testa una cosa tanto stupida?” chiese quest'ultima, accarezzandole l'addome. “Con Lucas avrò fatto sì e no due chiacchiere a lezione, niente di più.”

“È che...” esitò l'altra. Odiava farsi vedere insicura, odiava parlare delle sue insicurezze e odiava che Giusy pensasse che fosse una stupida o una pazza o troppo possessiva. Però d'altro canto Giusy era importante per lei, e allora seppur con difficoltà decisa di provare a spiegarsi e fare uno sforzo, invece di rintanarsi nell'orgoglio e la superficialità come spesso aveva fatto in passato. Tanto peggio di così. “Io volevo fare le prove con te e stare assieme,” ammise, vergognandosi da morire, “e tu invece hai detto di no e non ho capito perché sinceramente, e così ho pensato che forse...”

“Hai pensato che volessi stare con Lucas?” completò Giusy per lei, con un sospiro incredulo. Antonella annuì sommessamente. Giusy allora scosse la testa con vigore, poi la strinse a sé. In un certo qual modo, sembrava persino sollevata. “Sei una testa di legno, lo sai?” la rimproverò dolcemente. “Ho avuto paura quando ti ho vista cadere, non provarci mai più a farmi prendere certi spaventi,” continuò, mentre le accarezzava alcune ciocche di capelli. Poi le diede un piccolo bacio sulla guancia. “La prossima volta che ti vengono questi pensieri devi parlarne con me, te lo avrei detto subito che io ho occhi solo per la mia ragazza e che ci tenevo ad esercitarmi per la prova eliminatoria solo per non fare brutta figura, tutto qua.”

“Brutta figura?” ripeté Antonella, aggrottando la fronte. “Che vuoi dire scusa? Tu non potresti mai fare brutta figura, balli benissimo e sei anche stupenda, sei una delle migliori nel nostro gruppo, se non prendono te praticamente non rimane nessuno.”

“Patty sicuramente sì, questo è poco ma sicuro,” commentò allora l'altra, con una certa amarezza.

“Patty? Che c'entra Patty ora?” chiese Antonella, un po' confusa. Al prolungato silenzio di Giusy, la ragazza girò il corpo nella sua direzione per osservarla e vide che questa volta era lei ad evitare il suo sguardo, con un'espressione quasi colpevole. Al che, finalmente Antonella capì. “Non dirmi che sei gelosa!” esclamò, un sorriso soddisfatto dipinto sul viso.

“Non sono gelosa!” negò Giusy, arrossendo di colpo.

“Sì, sei gelosa!” ripeté Antonella, agitandosi con voce trionfante. Dalla contentezza ruotò il suo corpo per fronteggiare Giusy e divaricò le gambe a sua volta, intrecciandole attorno al corpo dell'altra ragazza. “Ammettilo.”

“Non sono gelosa,” insistette la mora, ora in tono più pacato, “è soltanto che tu sei capitata in gruppo con lei e io... volevo solo evitare che tu facessi confronti.”

“Confronti?” chiese Antonella, intrecciando le loro dita assieme.

“Beh, mi sembra ovvio che Patty in queste cose riesce molto meglio di me,” spiegò Giusy, “lo sanno tutti che siete due cantanti bravissime, io non c'entro niente con voi. Avevo paura che se tu ti fossi resa conto della differenza tra noi, magari...” esitò, lasciando la frase in sospeso.

“Magari cosa?”

“D'accordo va bene lo ammetto, forse un po' sono gelosa, sei contenta adesso?” confessò Giusy. Con uno sbuffo alzò gli occhi al cielo, sollevando involontariamente qualche ciocca di capelli neri. “Avevo paura che potessi preferire lei a me e che tu e Patty vi poteste riavvicinare,” ammise infine.

Antonella la guardò e pensò a quanto fosse contenta di aver sentito quelle parole. Non per un fatto di vanità o di orgoglio, ma perché Giusy in quella situazione pur avendo il coltello dalla parte del manico aveva scelto di essere vera con lei, senza barriere o finzioni.

“Perché non me l'hai detto subito?” chiese poi, accarezzandole il viso con il palmo della mano destra.

“E tu perché non mi hai detto di Lucas?” protestò la mora.

“Come facevo a dirti di Lucas, io ti avrò chiesto mille volte di Patty e se volessi cambiare gruppo e tu invece eri sempre così tranquilla, così moderna, che figura avrei fatto!” obiettò Antonella. “Pensavo che non te ne fregasse niente...” mormorò infine, stringendosi nelle spalle.

“E invece me ne frega eccome,” ribatté Giusy. “Però... non lo so, ho pensato che tenermelo dentro fosse più semplice. Volevo solo fare bene la prova e renderti orgogliosa di me una volta tanto.”

“Amore ma io sono sempre orgogliosa di te,” disse allora Antonella, senza alcuna esitazione. Le prese il viso tra le mani e proseguì, mentre la guardava dritto negli occhi e le accarezzava le guance con i pollici: “Lo sono sempre stata e lo sono in ogni momento, anche adesso, anzi soprattutto adesso perché finalmente ti sei decisa a dirmi la verità.”

“Sul serio?”

“Certo,” le rispose annuendo.

Poi, in un gesto istintivo, strinse Giusy in un abbraccio e chiuse gli occhi. Non avevano bisogno di nient'altro.

“Che cosa dovrei dire io scusa?” disse poi Antonella, una volta staccate. “Tu le hai viste tutte le mie insicurezze e le mie follie, eppure sei ancora qua, no? È normale quando si ama qualcuno,” si lasciò sfuggire, con tutta la naturalezza del mondo.

Si rese conto di ciò che aveva appena detto solo dopo che le parole avevano già lasciato la sua bocca. L'espressione di Giusy infatti cambiò completamente: i suoi occhi si spalancarono e schiuse le labbra, dalle quali uscì un sospiro tremante.

“Che cosa c'è, perché mi guardi così?” chiese allora Antonella, facendo finta di niente. Un brivido le corse giù lungo la schiena mentre mandava giù la saliva.

“Hai detto 'quando si ama' Antonella?” ripeté Giusy, portandosi una mano alla bocca con occhi quasi lucidi. “Ho sentito bene?”

Antonella esitò per qualche istante. Il suo cuore batteva fortissimo.

“Sì, e allora? Non mi sembra nulla di strano, visto che io ti amo,” le disse, per la prima volta in assoluto.

“Mi ami?” ripeté Giusy, sciogliendosi in un sorriso.

Antonella annuì. Le gambe avevano iniziato a tremarle, e sentiva come una voragine alla base del suo stomaco che quasi minacciava di inghiottirla. Non era la prima volta che diceva “ti amo” a qualcuno, ma si rese conto allora che in passato non aveva mai avuto la maturità emotiva necessaria per comprendere il peso e il significato di quelle parole, né tantomeno era stata in grado di provare sul serio un sentimento tanto forte e importante.

Con Giusy era un qualcosa di completamente diverso, un sentimento molto più maturo e consapevole. Antonella la amava in maniera incondizionata, a prescindere da tutto.

“Sì, certo che ti amo,” ripeté allora, cercando di tenere a bada l'emozione. “Mi sono quasi rotta una gamba per te Josefina Beltran, più di questo non so cos'altro fare per dimostrartelo,” scherzò con una piccola risata, mentre le prendeva le mani.

Giusy esalò un sospiro. Poi attirò Antonella a sé e la baciò, catturando le sue labbra con foga. Solo in quel momento Antonella si rese conto che stava piangendo.

“Che cosa c'è?” sussurrò sulla sua bocca.

“Niente,” rispose Giusy, sottovoce e ad occhi chiusi.

Antonella le asciugò le lacrime con il pollice.

“Perché piangi?”

Giusy allora riaprì gli occhi.

“Ti amo anche io Antonella,” disse allora, continuando a piangere. Eppure sorrideva. “Ti amo tantissimo.” Poi catturò di nuovo le sue labbra. Antonella chiuse gli occhi e si perse tra i baci, mentre stringeva Giusy a sé più forte che poteva, toccandola dappertutto. Senza rendersene conto cominciò a piangere anche lei, mentre il suo corpo tremava, come mosso da uno scossone che veniva da dentro. Ancora non aveva pienamente assimilato le parole che aveva sentito.

Quando si staccarono, avevano entrambe il fiatone. Antonella appoggiò la fronte contro quella di Giusy, che nel frattempo le accarezzava i capelli.

“È da tanto che volevo dirtelo ma non trovavo il coraggio,” confessò quest'ultima, rossa in viso. “Avevo paura che tu non fossi pronta o di spaventarti, che fosse troppo presto...”

“È tutto perfetto invece,” le assicurò Antonella, intrecciando le loro dita assieme. Riusciva a stento a parlare, come se il suo cervello fosse offuscato – o direttamente in tilt.

“Nel bagno di casa mia e col tuo ginocchio sbucciato secondo te è perfetto?” la prese in giro Giusy, con un sospiro.

“Non me ne frega niente scema,” la zittì l'altra.

Poi, seguendo l'istinto, Antonella si sedette a cavalcioni su di lei e iniziò a baciarle il collo, lasciando una scia di baci umidi che andavano all'insù. I gemiti di Giusy cominciarono presto a riempire le mura del bagno.

Antonella appoggiò le labbra al suo orecchio.

“Tua,” sussurrò.

E lo era, lo era sul serio.

Giusy tremò. Le sue mani afferrarono l'orlo della maglietta di Antonella e lo tirarono su per togliergliela in tutta fretta. L'altra ragazza alzò le braccia per agevolarla, inarcando la schiena. Si sentiva quasi ubriaca.

L'attimo dopo, Giusy le sfilò la canottiera e il reggiseno, lasciando Antonella a torso nudo. Poi chinò la testa e cominciò a baciarle il collo, il petto e il seno; le sue mani scorrevano su e giù per la pelle nuda della schiena di lei tastandone ogni curva, ogni sporgenza e ogni angolo, come già tante altre volte avevano fatto in passato. Antonella chiuse gli occhi e strinse le gambe attorno alla sua vita.

“Mia,” sussurrò allora Giusy, mentre le baciava le spalle e poi di nuovo il collo. “Tutta mia. Tu non ti muovi più da qua oggi,” le ordinò.

Antonella chinò il viso su di lei e incontrò ancora una volta le sue labbra, suggellando quella promessa.

Nemmeno una gru sarebbe riuscita a spostarla dalle braccia della ragazza che amava.

 

Tempo presente

 

La camera degli ospiti era l'unica stanza dell'appartamento dalla cui porta trapelava uno spiraglio di luce. Giusy doveva essere lì, Antonella pensò tra sé e sé. Un brivido le percorse la schiena mentre si avvicinava, quasi di soppiatto. Poi, con la mano sinistra bussò alla porta un paio di volte.

Una voce flebile giunse in risposta. Decise allora di entrare.

Giusy era seduta ai bordi del letto, scoprì in quel momento, le gambe accavallate e le braccia incrociate. Antonella abbozzò un sorriso. Finalmente erano da sole.

"Ehi,” la salutò, chiudendo la porta. Poi appoggiò il piattino che reggeva nella mano destra sul comodino lì accanto, e Giusy nello stesso momento si voltò nella direzione opposta, dandole le spalle. Un ottimo inizio.

“Ti ho portato il dolce,” proseguì Antonella, sedendosi a debita distanza. “C'è la torta meringata, lo so che ti piace tanto.”

Giusy non la degnò di uno sguardo.

“Ascoltami Giusy....” sospirò l'altra, senza neanche sapere che cosa dire. Avrebbe dovuto scusarsi? In fondo che colpa ne aveva lei se quello stupido di Matias aveva capito tutt'altra cosa, non era certo stata lei a farglielo credere! Era ovvio però che Giusy ne fosse stata turbata, a prescindere da chi avesse la colpa. “Va tutto bene? Perché da quando sono entrata non mi hai ancora detto di andarmene o di stare zitta o di sparire,” scherzò, in un tentativo di alleggerire la tensione.

Ancora silenzio.

“D'accordo, allora lo faccio io per te, ormai mi ci sto abituando sai. 'Vattene via Antonella, non mi interessa cos'hai da dirmi, smettila di farmi perdere tempo con le tue stronzate',” disse, in un'imitazione caricaturale del tono seccato che Giusy regolarmente usava nei suoi confronti. “Ecco, ora va meglio."

"Vedo che non sono l'unica aspirante comica qua," parlò finalmente l'altra, rompendo il gelo venuto a crearsi.

"Finalmente, cominciavo a preoccuparmi,” esultò Antonella, con un sospiro di sollievo. “Non era da te questo silenzio."

"Avanti, dì quello che devi dire e facciamola finita," le ordinò la mora, continuando a darle le spalle.

"Non ci provi nemmeno a mandarmi via? Ormai ti sei rassegnata,” Antonella tentò nuovamente di scherzare, seppur con scarso successo. “O forse pian piano ti stai abituando alla mia presenza?"

"Tanto qualsiasi cosa io dica fai sempre come ti pare, perché sprecare fiato a vuoto?" esalò Giusy, stringendosi nelle spalle.

"Giusta osservazione. Ascoltami Giusy...” tentennò l'altra, incerta su come continuare. “Non so nemmeno io che cosa dire in realtà. Matias mí ha preso alla sprovvista, ti giuro che non avevo idea che lui pensasse... Non volevo che lo scoprisse così di noi due,” concluse infine. Ancora una volta, Giusy non disse nulla. Antonella non l'aveva mai vista così silenziosa e si domandò ovviamente il perché, che cosa avesse fatto di tanto grave da turbarla così tanto.

“Giusy, sto iniziando a preoccuparmi, dimmi qualcosa per piacere," la esortò allora, non sapendo più dove sbattere la testa.

Giusy allora si voltò finalmente verso di lei.

"Cosa vuoi che ti dica Anto," disse con rassegnazione.

"Qualsiasi cosa,” rispose l'altra con un mezzo sorriso, felice di poterla finalmente guardare in faccia. “Mandami a quel paese piuttosto, urla, grida, non mi importa, basta che parli. Ti preferisco quando fai rumore."

"Passami la meringata per piacere."

Antonella annuì e fece come Giusy le aveva richiesto, porgendole anche il cucchiaino che aveva portato. La ragazza mora cominciò a mangiare la fetta di torta, senza fare commenti. Antonella la osservò per qualche istante, contenta del fatto che se non altro stesse reagendo alla sua presenza.

"Buona?" le chiese, inclinando il viso nella sua direzione.

"Sì, abbastanza. Grazie."

"Di niente. Posso sapere perché te ne sei andata?" Antonella fece un altro tentativo, sperando che la torta avesse raddolcito un po' l'altra ragazza.

"Sei tu che devi spiegarmi che cosa ci faccio qua," rilanciò Giusy.

"Come?"

"Hai capito benissimo. Patty è l'insegnante di canto, mio fratello è il suo fidanzato e vive con lei, Carlos è l'insegnante di danza, ma io che c'entro con tutti voi? Che cosa sono venuta a fare qua oggi?" domandò, senza staccare gli occhi dal piattino che aveva in mano.

"Vuoi una risposta sincera?"

"Sì per piacere," confermò la mora mora, raccogliendo con il cucchiaino l'ultimo boccone di torta per portarselo alle labbra.

"D'accordo. Allora, tanto per cominciare potrei dirti che anche se non insegni danza né canto hai comunque preso un diploma in un istituto artistico e hai partecipato a tantissime gare di musical, per cui sei più che qualificata per far parte del gruppo. Poi potrei aggiungere che conosci bene questi ragazzi e avevo bisogno del tuo aiuto per dividerli in gruppi equilibrati e fare le assegnazioni. Ti va bene come risposta?" domandò Antonella, tastando il terreno. Intrecciò tra loro le dita delle sue mani e cominciò a muoverle nervosamente, in attesa della risposta di Giusy.

La parte più importante l'aveva tralasciata, e sapeva benissimo che anche quest'ultima ne era a conoscenza – o almeno lo sperava. Eppure Antonella non sapeva più che pesci prendere. Aveva manifestato a lei la sua intenzione di parlarle e spiegarsi già diverse volte, e puntualmente Giusy l'aveva respinta e allontanata. Se avesse ottenuto la stessa reazione anche adesso sarebbe finita, Giusy se ne sarebbe andata e loro al di fuori della scuola non avrebbero avuto altre occasioni di parlare. Non poteva lasciarsi scappare la sua ultima opportunità.

La ragazza mora per tutta risposta prese il piattino tra le mani e si alzò.

“Se hai finito io me ne vado,” disse, dirigendosi verso la porta.

L'ennesimo fallimento. Antonella si sentì sprofondare. In un ultimo, disperato tentativo, la ragazza si alzò in piedi di scatto. Ormai non aveva nulla da perdere.

“Volevo passare un pomeriggio con te,” confessò tutto d'un fiato. Giusy a quel punto si fermò proprio quando stava per aprire la porta e rimase immobile. Antonella continuò a parlare. “È questo che vuoi sentirmi dire? Che mi manchi e che mi sei mancata ogni giorno da quando ci siamo lasciate? Perché la verità è questa. Mi manchi e mi sei mancata ogni giorno Josefina Beltran, e anche se non vuoi parlarmi io proprio non riesco a smettere di cercarti. Non ce la faccio.”

Antonella, completamente rossa in viso, rimase ferma ad osservare la schiena di Giusy e i suoi lunghi capelli neri come se fosse stata appesa a un filo, quasi senza respirare. Il suo cuore batteva come un tamburo.

Poi Giusy si girò.

"Arrivi un po' tardi. Se ti mancavo avresti potuto telefonarmi in tutti questi anni," osservò, rimanendo a debita distanza.

"Lo so. Credi che non ci abbia pensato? Avrei voluto sentire la tua voce più di qualsiasi altra cosa," rispose allora Antonella, facendo un passo verso di lei.

"E allora perché non lo hai fatto?"

"A cosa sarebbe servito? Probabilmente ti avrei fatto soffrire e basta. Adesso sono qui però."

Di nuovo silenzio. Giusy la osservava intensamente, quasi come se la stesse studiando, e Antonella nel mentre rimase immobile. Non poteva più forzare la mano ora, se Giusy voleva parlarle spettava a lei fare un passo.

"Ho bisogno di sapere una cosa,” disse quest'ultima, chinandosi per rimettere il piattino sul comodino accanto al letto. Poi tornò a fronteggiare Antonella. “Quel biglietto che mi hai scritto quando te ne sei andata... Erano vere quelle cose, è per la tua carriera che mi hai lasciata o c'era dell'altro?"

"Non ti avrei mai lasciata se avessi potuto scegliere Giusy. Mai,” mise in chiaro Antonella, guardandola dritto negli occhi. “Se me ne sono andata è stato solo perché ho voluto lasciarti libera. Se fossimo partite insieme sarei stata soltanto un peso per te, volevo che tu fossi felice e..." cominciò, con voce tremante.

"Come puoi dire una cosa del genere?!” Giusy la interruppe bruscamente, avanzando verso di lei. “Io ero già libera e avevo scelto te Antonella, ho sempre scelto te e a te non è fregato niente, hai buttato tutto nel cesso! Ti sembro felice in questo momento?” gridò, esplodendo di rabbia. Antonella rimase pietrificata e si sentì debole e inerme. Forse era così che si era sentita Giusy durante tutti quegli anni. Un bello schifo. “Rispondi, ti sembro felice?" ripeté, gesticolando con le braccia.

"Io l'ho fatto per te,” mormorò Antonella, lottando contro il nodo che le si era formato alla gola. “Volevo soltanto il meglio per te, e credevo che io.... Ho avuto paura di rovinare tutto, di rovinarti la vita soprattutto," biascicò, abbassando lo sguardo a terra.

"Ascoltami bene Anto, io non sono come te,” parlò ancora Giusy, questa volta in maniera più pacata. “Tu è da quando andavi all'asilo che hai sempre saputo di voler fare la cantante, è sempre stato il tuo sogno. Io invece una cosa del genere non ce l'ho mai avuta. Ho tanti interessi, sì, e ci sono tante cose che mi piacciono o che mi incuriosiscono, ma nessuna di queste è la mia vocazione o il mio sogno nel cassetto. Non ho lo stesso fuoco dentro che hai tu, ed è anche una delle cose di te che ho sempre ammirato a dire il vero. Non ti avrei mai chiesto di rinunciare alla musica per me lo sai, però per me non c'è nulla che abbia lo stesso valore. Io sarei stata più che felice di partire con te e viaggiare, trovarmi un lavoro e chiarirmi le idee, se anche avessi iniziato l'università più tardi di qualche anno non era certo la fine del mondo. Non era un sacrificio per me, era quello che volevo. Era il nostro progetto Antonella, e può darsi che fosse una follia e magari ce ne saremmo tornate a casa dopo qualche mese senza un soldo, però non spettava a te strapparmelo via dall'oggi al domani con un biglietto, era una decisione che avremmo dovuto prendere insieme, come una coppia. Come credi che mi sia sentita?!"

Una merda, avrebbe voluto dire Antonella. Così infatti si sentiva lei in quel momento. Per tutti quegli anni era sempre stata convinta di aver fatto la scelta migliore per il bene di Giusy; adesso che se la trovava davanti invece non ne era più tanto sicura.

"Io non ne avevo idea, ero convinta che..." esalò, ma non riuscì a terminare la frase, come se avesse avuto un peso sul cuore che la teneva giù e le impediva di parlare o di reagire.

"Antonella te lo avrò detto almeno un milione di volte che partire con te era quello che volevo, perché non ti sei mai degnata di ascoltarmi?" ribatté allora Giusy.

"Non lo so,” disse Antonella. Le lacrime ormai le bagnavano gli occhi. “Non lo so."

Poi si voltò e cominciò a piangere in silenzio. Tentò di sopprimere i singhiozzi al meglio che poteva e si portò le mani sulla faccia per coprirsi il viso, per quanto inutilmente.

Poi sentì una mano posarsi sulla sua spalla. Il suo corpo tremò.

"Antonella..." Giusy mormorò sommessamente.

"Ho rovinato tutto."

Antonella sospirò e tirò su col naso. Era sul punto di andare in bagno a sciacquarsi la faccia e poi di sotto a prendere le proprie cose per tornare a casa, vergognandosi del pietoso spettacolo che stava dando, quando qualcosa la fermò. Due braccia avvolsero il suo corpo e una mano si posò sopra la sua testa. Era Giusy.

Antonella trasalì.

"Sono qua con te Anto, respira, fai un bel respiro,” sussurrò la ragazza, tenendola stretta. La sua mano destra si infilò tra i lunghi capelli di Antonella e cominciò ad accarezzarli coi polpastrelli in lenti movimenti circolari. Antonella sentì il suo respiro regolarizzarsi quasi immediatamente e chiuse gli occhi, appoggiando la testa contro il petto di Giusy come tante volte aveva fatto in passato. Il suo profumo era diverso, ma il calore del suo corpo aveva sempre lo stesso effetto su di lei. Con lei era a casa.

“Cerca di stare tranquilla,” la rassicurò poi Giusy, mentre si allontanava da lei. Antonella sentì immediatamente la sua mancanza e desiderò poterla ritirare a sé, rifugiandosi ancora una volta nella sicurezza del suo abbraccio. Però non si poteva.

Con sua sorpresa però Giusy non si allontanò: prese invece Antonella per mano e la condusse sul letto della camera degli ospiti, poco distante da loro. Poi le lasciò la mano per accarezzarle la guancia, asciugandole le lacrime con il pollice. Antonella accennò un sorriso, arrossendo.

“Che cosa è successo quando sei partita? È vero che sei andata da tuo padre o era tutta una bugia?" le chiese Giusy.

"Non era vero niente,” esalò Antonella, stringendosi nelle spalle. Poi tirò su col naso un'altra volta. “Ho detto così perché volevo che tu mi odiassi e non mi cercassi più. A quanto pare ha funzionato," commentò, con amaro sarcasmo.

"Non ti odio,” disse invece Giusy, continuando ad accarezzarle il viso. “Non potrei mai odiarti.”

Antonella la guardò in silenzio. Sentiva così tante cose tutte insieme che non riusciva a parlare, fissava Giusy in silenzio e basta, come attonita.

Rimasero in quel modo per diversi istanti, fin quando Giusy non ritrasse la mano, leggermente in imbarazzo.

“Che cosa è successo allora, dopo che hai lasciato la città?” le domandò, schiarendosi la voce. “Dove sei andata?"

"Sul serio lo vuoi sapere? Vuoi che te lo racconti?"

"Sì, mi piacerebbe,” rispose Giusy annuendo. “Sempre se ti va."

Antonella non desiderava altro.

Cominciò così a raccontare la sua storia, e senza che se ne rendessero conto lei e Giusy rimasero lì dentro la camera degli ospiti a parlare fino all'alba.

Non si sfiorarono neanche una volta, eppure per Antonella fu una delle notti più belle della sua vita.


 

Note dell'autrice:

Rieccoci qua. Due momenti diametralmente opposti a confronto, ma accomunati da un elemento molto importante: il superamento del silenzio da entrambe le parti in favore di una comunicazione da troppo tempo attesa e rimandata.
Naturalmente nel prossimo capitolo scopriremo quello che Antonella e Giusy si sono dette durante la notte e che conseguenze avrà per il loro rapporto. Also, tanti elementi che nella storia finora non sono stati esplicitati verranno approfonditi ;)
Grazie a tutte le persone che stanno leggendo il racconto, eventuali commenti sono davvero apprezzati!!

   
 
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