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Autore: Ghost Writer TNCS    02/03/2024    1 recensioni
Il racconto conclusivo del primo arco narrativo. Questa storia prosegue gli eventi di Eresia, La frontiera perduta e La progenie infernale.
È giunto il momento della resa dei conti. Ma quello che si prospetta all’orizzonte è un conflitto ben più grande di Tenko, di D’Jagger, e degli dei stessi.
Lasciato Raémia, le due fazioni si riuniranno con i rispettivi alleati, ma per tutti loro molte cose sono cambiate, e i loro obiettivi potrebbero non coincidere più.
Per qualcuno sarà la fine, per altri un nuovo inizio, una cosa è certa: nessuna fazione può dirsi davvero unita. Tra interessi personali e ideali opposti, le divergenze interne potrebbero determinare l’esito degli scontri più ancora della forza dei nemici.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '1° arco narrativo'
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15. Luci e Ombre

Tenko non sapeva se era più felice per le incredibili bellezze di quella futuristica città, o per il semplice fatto di essere mano nella mano con Sigurd.

L’elfo l’aveva portata a New Camelot, una delle più famose metropoli di Asaheim. Sebbene fosse stata costruita in tempi relativamente recenti, il suo rapido sviluppo l’aveva resa protagonista non solo nella regione di New Albion, ma nell’intero pianeta e – di riflesso – anche sul panorama galattico. Non era un caso se New Camelot era allo stesso tempo un fiorente centro finanziario, la sede di blasonati club sportivi, e un polo didattico estremamente prestigioso, con diverse rinomate università e una delle più grandi e famose accademie dei Cavalieri della Luce.

Sigurd aveva mostrato a Tenko alcuni dei luoghi più iconici della città, ma anche quelli legati al suo passato, dato che aveva vissuto a lungo a New Camelot.

«Mi sono addestrato qui per molti anni» spiegò lo spadaccino mentre passavano davanti all’accademia dei Cavalieri della Luce. «Mi hanno anche proposto di insegnare, ma non ho mai voluto. Penso di essere più una persona d’azione che un mentore, che è uno dei motivi per cui ho accettato di unirmi ai Paladini degli Astrali.»

«A proposito, ci sono anche altri Paladini oltre a te e Shamiram?»

«Sì, ce ne sono tanti, ma non li conosco tutti. Il fatto è che siamo abbastanza “sparpagliati”. Nel senso che alcuni lavorano in altre basi, e comunque non è un lavoro a tempo pieno, quindi di solito siamo impegnati con altro. Io ad esempio lavoro per i Cavalieri della Luce, mentre Shamiram insegna e fa ricerca.»

Tenko annuì: avendo ricevuto lezioni sia dall’elfo che dall’umana, doveva ammettere che la strega era quella con cui si era trovata meglio dal punto di vista puramente didattico. «E cosa fai quando sei con i Cavalieri della Luce?»

«Beh, fondamentalmente il nostro compito è mantenere la pace, quindi spesso ci capita di andare in luoghi dove ci sono dei conflitti per cercare di allentare la tensione e favorire il dialogo.»

La demone avrebbe potuto ascoltare lo spadaccino per ore, per questo si stupì quando Sigurd le fece notare che stava calando la sera.

«C’è qualche posto dove vorresti andare a mangiare?»

«Non ho idea di che posti ci siano qui, quindi non saprei… Per caso ci sono posti dove si può anche ballare? Quando ero piccola, quando il mio circo arrivava in un villaggio, durante la sera i suonatori si mettevano a suonare e invitavamo sempre tutti a ballare con noi intorno al fuoco.» Per un attimo la sua espressione si tinse di tristezza. «Ormai non ricordo più quei momenti, ma so che li adoravo.»

L’elfo ci pensò su un attimo. «Mmh, forse so dove potremmo andare.»

Arrivati a destinazione, Tenko rimase piacevolmente colpita dall’aspetto molto tradizionale del locale scelto da Sigurd, con assi di legno a vista e finti bracieri al posto di più moderne fonti di illuminazione. Era però all’interno che l’atmosfera faceva un vero salto indietro nel tempo, con i mobili interamente realizzati in legno, teste di animali appese alle pareti, e stoviglie non così diverse da quelle a cui la demone era abituata. C’era addirittura una banda che si esibiva dal vivo con strumenti tradizionali, creando l’atmosfera perfetta per le coppie che volteggiavano nel grande spazio al centro del locale.

«È… È bellissimo…!»

I due presero qualcosa da bere al bancone, poi però Tenko non riuscì più a trattenersi: prese per mano Sigurd e lo condusse sulla pista. Non aveva mai sentito nessuna di quelle canzoni, ma le sembravano comunque familiari e le davano un senso di gioia e spensieratezza.

«Grazie, Sigurd, è bellissimo» affermò la demone. «Mi sembra di essere di nuovo a casa, con il mio circo.»

Era così eccitata che non riusciva a smettere di danzare e sorridere. Essere lì, abbracciata all’elfo e circondata dalla musica… non poteva desiderare di meglio.

Spinta dall’entusiasmo, si alzò sulle punte e lo baciò. Per un attimo Sigurd si ritrasse, stupito da quella dimostrazione di affetto, poi però anche lui si lasciò andare al momento e ricambiò il bacio.

Tenko ora sentiva solo le labbra dell’elfo sulle proprie, le sue braccia che l’avvolgevano, i loro cuori che sembravano battere all’unisono… era tutto perfetto. In quel momento l’unica cosa che voleva era stare con Sigurd e dare libero sfogo al suo amore per lui.

Un fremito le attraversò la schiena. La sua mente, fino a quel momento colma di gioia, si riempì di orrore al ricordo di ciò che le era successo in passato. Di come quel chierico aveva abusato di lei quando era prigioniera del Clero.

Spinse via Sigurd. L’elfo venne colto alla sprovvista, poi lesse il terrore negli occhi della demone, e capì che qualcosa non andava. «Tenko, va tutto-?»

Non riuscì a finire la frase perché lei corse via, urtando malamente un paio di persone pur di lasciare il prima possibile quel locale.

Lo spadaccino si affrettò a pagare e poi le corse dietro. Tenko non era lontana: era seduta su una panchina dall’altra parte della strada, il volto basso e nascosto tra le mani.

Sigurd si sedette al suo fianco. «Posso fare qualcosa per aiutarti?»

Lei scosse il capo. Gli prese la mano, e lui la sentì bagnata.

Lei si asciugò le lacrime e tirò su col naso. «Non… Non è colpa tua. Torniamo alla base.»

Lui le strinse gentilmente la mano. «Va bene. Andiamo.»

***

«Se pensi che ti lascerò andare via così, ti sbagli di grosso!» esclamò Barbanera. Una sottile nuvola di polvere nera aleggiava intorno al suo corpo, rendendo la sua figura – se possibile – ancora più minacciosa.

Priscilla chinò leggermente il capo in segno di sottomissione. «Aspetta, non ho finito.» Muovendosi lentamente, prese da uno scomparto dell’armatura una piccola cella di memoria. Tese il braccio, in modo che tutti potesse vederla. «Qui dentro c’è una copia del virus di Reïa. Controllate pure, così saprete che ho detto la verità.»

Quel nuovo elemento convinse l’Eletto a recuperare la calma e la nuvola di polvere da sparo venne riassorbita dal suo corpo.

Ricevuto un cenno dal capitano, Billy strappò dalla mano dell’anfibiana la cella di memoria e la consegnò a uno dei tecnici. Quest’ultimo la inserì in un dispositivo isolato dalla rete della nave così da poter esaminare in sicurezza i dati al suo interno.

«Lo spyware ha diversi elementi in comune con quelli usati dalla SAF» affermò lo specialista. «La donna ha detto la verità.»

L’Eletto fece un mugugno di assenso.

«Barbanera, lascia che ti dia la mia parola» intervenne Priscilla. «No, tutti noi ti diamo la nostra parola.» Portò il pugno destro sul cuore. «Giuriamo sul nostro onore di mercenari che non diremo mai a nessuno del nostro accordo, né del fatto che Reïa ci ha chiesto di spiarti. Tutti pensano che tu sia intoccabile, e continueranno a farlo. E quando lo riterrai opportuno, potrai usare lo spyware a tuo vantaggio per distruggere Reïa. Sarà anche furbo, ma da solo non ha speranze contro di te e gli altri Eletti uniti.»

L’anfibiana si voltò leggermente per fare un cenno ai suoi compagni, i quali la imitarono mettendo una mano sul petto e chinando il capo.

Di fronte a quella manifestazione di rispetto, Barbanera gonfiò leggermente il petto e sollevò appena il mento. Spirò dalle narici. «Mmh, così va meglio. Aguirre, porta questi tizi all’hangar e falli arrivare su una stazione spaziale. E assicurati che riferiscano a Reïa quanto ci hanno promesso.»

Il robusto aracnoide annuì. «Come vuoi, capitano.» Fece un cenno con il suo giavellotto in direzione dei membri del Branco: «Voi, seguitemi.»

Priscilla e i suoi non se lo fecero ripetere e si avviarono in silenzio insieme ai pirati. Giunti all’hangar vennero fatti salire su una delle tante navicelle parcheggiate – un velivolo militare modificato per dargli un’aria ancora più minacciosa – e in breve tempo raggiunsero una stazione spaziale.

«Avanti, informate Reïa» li esortò Aguirre prima di atterrare.

Priscilla attivò il suo comunicatore e fece partire una chiamata esclusivamente vocale. Bastarono pochi secondi per prendere la linea.

«Rapporto?» chiese subito qualcuno dall’altra parte. La sua voce era piatta e metallica: una voce sintetica.

«Missione compiuta. Barbanera non sospetta nulla.»

«Bene. Riceverete il pagamento appena avremo verificato che il software funziona a dovere.»

«D’accordo. Fateci sapere se avete altri lavori.»

«Lo faremo» confermò la voce, dopodiché interruppe la chiamata.

L’anfibiana si voltò verso Aguirre, che aveva l’aria pensierosa.

«Che ti aspettavi?» sbottò la leader del Branco. «Di vedermi parlare con Reïa in persona?»

Il pirata fece una smorfia. «No. Ma stavo pensando che adesso potremmo anche uccidervi…»

Priscilla sorrise e scosse il capo. Si iniettò un’altra fiala di sangue e nel suo corpo cominciò a scorrere la stessa magia di Yalina. Evocò dei tentacoli, afferrò l’aracnoide e lo immobilizzò contro il soffitto.

«Qui non siamo sulla New Queen Anne’s Revenge. Quindi fateci la cortesia di atterrare su quella stazione spaziale, oppure vi uccidiamo tutti e atterriamo da soli.»

Nonostante la situazione, Aguirre riuscì a sorridere a sua volta. «Ah! A quanto pare avevate ancora qualche asso nella manica! Bella mossa, devo ammetterlo.» Fece un verso di stizza. «Avanti, fate atterrare questa nave e buttiamoli fuori!»

Mentre il velivolo si avvicinava a una delle postazioni di atterraggio, gli altri membri del Branco ne approfittarono per recuperare le attrezzature che avevano consegnato ai pirati. Quando il portellone si aprì, i mercenari saltarono fuori uno dopo l’altro, per ultima Priscilla.

Appena Aguirre poté rimettere le otto zampe a terra, si scrocchiò il collo, quindi si avvicinò al portellone ancora aperto. «Spero di incontrarvi di nuovo» disse puntando il suo giavellotto, e dal suo sguardo era chiaro che non lo diceva in modo amichevole.

I membri del Branco rimasero in silenzio a fissarlo, attenti a bloccare un eventuale ultimo attacco a sorpresa. Attacco che però non arrivò, dato che il portellone si richiuse e l’astronave pirata sfrecciò via.

Una volta scongiurata la minaccia, Priscilla si voltò verso i suoi compagni. Ma nessuno di loro aveva un’espressione sollevata, anzi: erano tesi, delusi, arrabbiati.

«Quindi era questa la vera missione?» chiese Yalina. «Stavamo lavorando per Reïa? Abbiamo rischiato la vita per i loro fottuti giochi di potere?!»

«No, Reïa non c’entra niente.»

I membri del Branco erano di nuovo senza parole.

«E allora… di chi?» esalò Ulin’dir.

«Ho creato io lo spyware» affermò l’anfibiana.

I suoi compagni erano sempre più confusi. E sconcertati.

«Cazzo, Priscilla, perché continui a fare così?!» imprecò Yalina. «Come possiamo fidarci di te, se tu non ti fidi di noi?! È per questo che Warren se n’è andato!»

La mezzelfa non aveva intenzione di ascoltare un’altra giustificazione del suo capo, almeno non al momento. Le voltò le spalle e si allontanò.

«Priscilla» intervenne Thiago, «te l’ho già detto: vorrei restare al tuo fianco, ma a questo punto sappi che se Yalina se ne va, me ne vado anche io.»

Detto ciò anche lui si allontanò per seguire la mezzelfa.

«Hanno ragione» ammise Ulin’dir. «Capiamo che far parte del Circolo delle Ombre ti porta ad agire di nascosto, però se fai così per noi è davvero difficile coprirti le spalle.»

Come al solito Jérémy non disse nulla, ma in questo caso la sua espressione era abbastanza eloquente.

«Lo so e vi capisco, ma in quanto membro del Circolo, devo rispettare delle regole» affermò Priscilla. «Anche se volessi, non potrei parlarvi degli incarichi che svolgo. Comunque, per quel che vale, sappiate che è andato tutto secondo i piani. Ora darò un’occhiata ai dati scaricati da Thiago, e se siamo fortunati potremmo trovare alcune delle basi di Barbanera. Voi potete andare, vi siete meritati un po’ di riposo. Soprattutto tu, Ulin’dir: devi far controllare la tua ferita.»

«Così intanto puoi tramare qualcos’altro alle nostre spalle?» rilanciò il demone.

«Dovrò riferire al Circolo che la missione è compiuta, quindi non posso escludere che salti fuori qualche altro incarico. E, credetemi, capisco che questo non sia il massimo per voi, ma quello che facciamo noi Ombre è troppo importante. Comunque non siamo dei fanatici: sono io che scelgo se svolgere o meno un lavoro.»

Nonostante i suoi poteri mentali, Ulin’dir non era mai stato in grado di leggere la mente del suo capo, tuttavia di solito riusciva a capire quando diceva la verità o meno. E in quel momento era sincera.

«Ok, ti credo. Ora è meglio se vado a cercare un dottore. Jér, vieni con me?»

Il treant cyborg annuì e i due si allontanarono, lasciando Priscilla da sola con i suoi pensieri.

Come suo solito l’anfibiana aveva detto la verità, ma non tutta la verità. Era vero che sceglieva da sé se accettare o meno un incarico, ma aveva omesso la discriminante su cui basava la sua decisione.

Sebbene all’interno del Circolo ci fossero delle divergenze su come e quando intervenire, tutti quanti concordavano sul fatto che agivano per il bene di tutti, anche a discapito della legge e di pochi innocenti. Priscilla lo sapeva bene, per questo cercava di evitare quegli incarichi in cui la vita dei suoi compagni sarebbe stata a rischio. Perché se avesse dovuto scegliere tra salvare la sua squadra e raggiungere l’obiettivo, non avrebbe esitato. Come ben sapevano i suoi defunti amici.


Note dell’autore

Ciao a tutti!

E così ora sappiamo che è meglio non fidarsi di Priscilla >.<

Da una parte potrebbe essere un personaggio positivo, ma allo stesso tempo si direbbe uno molto negativo. Non c’è da stupirsi se una persona onorevole come Rossweisse non riesce ad andare d’accordo con lei, anche se entrambe ambiscono al bene comune.

Come al solito questo capitolo risponde ad alcune domande solo per aprirne delle altre: cosa succederà tra Tenko e Sigurd? Cosa farà Barbanera ora che crede che Reïa sia un traditore? E quali saranno le prossime mosse di Priscilla?

A presto ^.^


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