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Autore: KushinaKurosaki    04/03/2024    2 recensioni
L’organizzazione degli uomini in nero era stata sconfitta. Tutti coloro che erano stati coinvolti da quella brutta faccenda potevano ormai tornare a tirare un sospiro di sollievo, forse non proprio tutti. Lei era oscurità e la luce del sole era la sua più acerrima nemica, però vi era da dire che neanche la notte era sua alleata. Era un angelo dell’oscurità destinato a soffocare e nessuno lo poteva notare. Alle volte paragonava la sua vita a quella di una stella, perché nessuno guarda le stelle quando splende la Luna. E anche se non splendesse, fra le scintillanti sorelle, chi noterebbe una fioca stella in procinto di cadere nel baratro? Era così che si sentiva la povera Shiho Miyano, tutti avevano vinto, lei era uscita l’unica sconfitta.
ReixShiho ShuichixJodie
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Jodie Starling, Quasi tutti, Rei Furuya, Shuichi Akai
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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 « Ai perché non sei andata con Shinichi e gli altri? » chiese leggermente preoccupato il dottore mentre la ragazza dai capelli ramati si voltò ad osservare l’uomo anziano che, nell’arco di quell’anno, era diventato per lei una figura di riferimento. « Non deve preoccuparsi, ho rifiutato l’invito perchè avevo un impegno… con quello là. »  affermò la ragazzina mentre l’uomo fece un sorriso divertito e scosse il capo. « A-Shiho, scusami non mi sono ancora abituato, quello là non è un modo carino per chiamare Akai-san. » La ragazza cercò di restare impassibile ma, nel momento in cui il suo vero nome uscì dalle labbra del dottore, il suo cuore aveva smesso di battere. C’era qualcosa di sbagliato, di tremendamente sbagliato e non capiva cosa fosse. Ogni volta che qualcuno pronunciava quel maledetto nome, ogni volta che si presentava a qualcuno con il suo vero nome sentiva una parte di lei che voleva fuggire il più lontano possibile. Shiho era il nome che sua madre gli aveva dato alla nascita, lo aveva scelto per lei con chissà quale astruso significato ma quel nome non gli apparteneva. « Lo terrò a mente.  »  esclamò andando nella sua stanza. Avvertiva chiaramente e costantemente la fastidiosa sensazione di essere fuori posto e nessuno riusciva a comprenderlo. Era passata una settimana dalla vittoria sull’organizzazione, ma lei non aveva vinto nulla anzi aveva perso l’unica cosa che aveva avuto: Akemi, la sua famiglia. 
 
 
In realtà avrebbe voluto tanto stare stesa sul letto, al sicuro fra le pareti della camera di Ai. Quel luogo le ricordava il periodo in cui era stata felice, ma l’ aveva detto lei che giocando con il tempo l’uomo aveva in serbo un destino peggiore. Con quale vantaggio sarebbe dovuta restare bambina? Vivere una vita fatta di menzogne, Ai era lo squarcio di una transizione che a Shiho non era stata concessa. Aveva avuto la possibilità di avere un'infanzia ma aveva continuato a guardare il mondo con gli occhi di una ragazza senza speranza incapace di vedere i colori, per lei esisteva solo il bianco e il nero. Era stato bello però poter godere di un po’ di spensieratezza, grazie ad Ayumi, Genta e Mitsuhiko aveva capito quanto potesse essere bella l’età dell’innocenza. Forse era egoista, ma alle volte sperava di poter dimenticare tutto o anche di svegliarsi da quell’incubo senza fine in cui si era trasformata la sua vita.
 
Aveva preferito Akai al centro commerciale con Ran e le altre. Il suo problema non era neanche la fidanzata di Shinichi dato che lei sapeva di Conan e Ai ma le occhiatacce che la bionda le inviava. Aveva declinato l’invito euforico di Masumi e poi quello più insistente per Shinichi, per farlo aveva detto di voler parlare con l’uomo che era arrivato alle sue spalle con l’ennesimo stufato mezzo crudo.
 
 
Varcare la porta di casa era la parte più difficile. L’organizzazione continuava ad essere una presenza costante ed opprimente nella sua vita, il suo sesto senso la avvisava ad ogni minima possibilità di pericolo che le si presentava dinanzi. Prima, quando rispondeva ancora al nome di Sherry, era tutto più facile. Si atteneva agli ordini, restava chiusa in quelle quattro mura nella speranza che nessuno la interrompesse e tornava a casa. L’unica cosa che odiava era dover attraversare il corridoio, lì il suo sesto senso impazziva soprattutto se lui era nei paraggi. Si morse un labbro consapevole di non poter restare tutto il giorno al riparo di un suo simile. Perché Shiho era questo.
 
Una misera ed inutile ombra. Poteva elencare i passatempi di Sherry dai libri complessi, alle lezioni di autodifesa ricevute dalla persona più minacciosa per la sua stessa esistenza, le passioni di Ai che variavano dal guardare gattini sui reel di instagram all’urlare per ogni goal messo a segno da Ryunusuke Higo dei Big Osaka.
 
Shiho….Shiho era entrambe? Era sicuramente un' qualcosa che neanche la luce del sole poteva ben definire ed in questo momento era terrorizzata. Più che una diciottenne sembrava una bambina di due anni spaventata dal mondo intero. Sospirò bussando al campanello, aspettando che l’uomo dai capelli rosa venisse ad aprirle la porta. Non sapeva molto di ciò che la vita le avrebbe riservato, non sapeva quanto di Ai, ma soprattutto di Sherry, ci fosse in Shiho ma l’ardente desiderio di spiegazioni accomunava le tre maschere. Le motivazioni erano diverse certo, ma conducevano alla stessa risposta. 
 
 
Sherry aveva perso la sua luce, 
Shiho aveva perso un pezzo di  se, 
Ai voleva comprenderne il motivo.
 
Ancora si stupiva di come la ragione della sé bambina avesse prevalso sull’intento  omicida e sui pianti disperati. Quelle due, così opposte, erano nella sua mente e le sentiva litigare, lei si muoveva in base a chi vinceva quello scontro. Per una volta, poteva dire di essere la marionetta di sé stessa e questo la inquietava maledettamente.
 
« Credevo non venissi più. » ammise rassegnato l’uomo che aveva tolto la maschera. Era strano non ritrovarlo davanti a sé con gli occhiali e i capelli rosa, adesso vedeva chiaramente l'uomo che un tempo era stato Rye. La pelle olivastra evidenziava i suoi smeraldi inquisitori, i capelli un tempo lunghi erano molto corti ma il sorriso mesto sul suo volto la diceva lunga. Quel confronto sarebbe stato difficile per entrambi, ma come le aveva fatto notare anche Sera se il fratellone voleva così tanto parlarle forse avrebbe dovuto almeno provare ad ascoltare.
 
Era stato molto buffo il modo in cui avevano scoperto il loro grado di parentela, le pressioni che Masumi esercitava sull’Aptx le avevano fatto comprendere che lei sapesse qualcosa sull'organizzazione. Era stata l’abilità di Sherry, la sua capacità di mettere all’angolo le persone, a farle incontrare sua zia e lei l’aveva riconosciuta.
 
 
 “Sei la figlia di Elena? Le somigli tanto.”
 
 
Lei tuttavia aveva solo annuito, quella donna conosceva sua madre e ciò l'aveva congelata.
 
Akemi non le aveva mai detto di avere una zia, questo perché l'organizzazione che aveva ingannato i loro genitori le aveva divise, prima da lei, poi dai loro stessi genitori e infine avevano inviato il prodigio nella migliore scuola americana. Avevano distrutto la sua famiglia e il suo cognome portava con sé la scia di sangue che faceva di lei, l'unica superstite.
   
 
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