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Autore: RKM    06/03/2024    7 recensioni
La vita a due è una strada tutta in salita: lo sanno bene Crowley e Aziraphale che, dopo il secondo mancato avvento, stanno finalmente vivendo assieme nel loro cottage nel Sussex. Aziraphale si è messo in testa di voler imparare e dormire e Crowley è ben disposto ad insegnarglielo...
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie '50 sfumature di...tartan'
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Buona lettura!

Aziraphale canticchia mentre riempie d’acqua la teiera: sta pensando a cosa prepararsi per colazione ma vuole aspettare che Crowley si svegli per chiedergli se gradisce fargli compagnia.

 

I passi leggeri del demone sul pavimento annunciano il suo arrivo: giunge alle spalle dell’angelo e lo cinge con le braccia, delicato e morbido. Crowley ancora non riesce a credere di poter toccare liberamente Aziraphale e ha quasi paura di farlo; ciò nonostante, non può trattenersi. Il naso di Crowley si tuffa tra i riccioli biondi dell’angelo e un vago saluto gli esce dalle labbra.

 

Aziraphale sorride e una mano si alza ad accarezzare un braccio del demone.

 

“Buongiorno. Non pensavo ti saresti alzato così presto”.

 

“Buongiorno a te, angelo. Tu invece non hai chiuso occhio, eh? Cos’è che stavi leggendo ieri sera?”.

 

“Oh, stavo sfogliando un’opera classica, niente di che” minimizza l’angelo, che in verità ha passato la notte a ghignare malamente leggendo le disavventure di Encolpio.

 

“Angelo, tu leggi troppo e non stacchi mai la spina” sbuffa con un mezzo sorriso Crowley fra i suoi capelli.

 

“Questo cosa dovrebbe significare? Dovrei...staccare la spina? Parli dell’abat-jour?”.

 

“No – Crowley inizia a ridere apertamente, divertito dalla poca familiarità di Aziraphale per i modi di dire umani – significa che dovresti imparare a rilassarti”.

 

“E’ leggendo che mi...rilasso” ribatte l’angelo, mettendo finalmente la teiera sulla piastra.

 

Crowley si slaccia di malavoglia dall’abbraccio: “Hai mai dormito durante la tua lunga esistenza, angelo?”.

 

Aziraphale si concentra: “No, in effetti credo di no”.

 

Crowley gli si fa di nuovo vicino: da quando hanno sventato anche la seconda apocalisse e si sono congedati dalle rispettive fazioni, hanno pian piano iniziato ad adattarsi alla vita a due e si stanno avvicinando timidamente l’uno all’altro; Crowley ancora non riesce ad essere naturale come vorrebbe con Aziraphale ma si sta pian piano lasciando andare. Ora, per esempio, lo accarezza timidamente sulla schiena e vorrebbe avere la confidenza di baciarlo lì, così, a freddo ma non osa. “Forse...forse dovresti imparare, allora” replica sornione.

 

Aziraphale alza lo sguardo a incontrare i suoi occhi: nella luce morbida del mattino, le sue iridi sembrano monete d’oro. L’angelo sorride: “Mi sembra un’ottima idea, mio caro”.

 

§ § § § § § §

 

I due escono di buon’ora per recarsi nella città vicina a fare compere: l’angelo è fermamente covinto che una buona erboristeria potrà fornirgli tutto il necessario per “imparare a dormire”; Crowley fatica a trattenere, le risa immaginando le scene a cui assisterà da lì a breve. Aziraphale però è genuinamente convinto e intende perseguire il proprio obiettivo.

 

La Bentley scivola agile sui sanpietrini e si ferma in piena zona pedonale: i nostri scendono dall’auto e s’incamminano pigramente per la via, lanciando occhiate distratte alle vetrine e godendosi la vita che scorre attorno a loro. Mamme e figlie cariche di borse shopper, ragazzi che stanno cercando di darsi un tono per farsi notare dalle ragazzine, uomini fuori dai caffè che scherzano amabilmente e tanti altri esemplari d’umanità variopinta. Aziraphale li guarda come se li vedesse per la prima volta: uno degli effetti collaterali della nuova intimità che sta costruendo con Crowley è ritrovare nei loro volti le emozioni che sta sentendo crescere dentro sé stesso. Riconosce gioia, affetto, senso di appartenenza, amore, fiducia negli sguardi di quelle persone e si sente quasi uno di loro.

 

Crowley guarda Aziraphale e si sente come se lo vedesse per la prima volta: il suo entusiasmo nell’approcciarsi alla vita, all’umanità è una delle cose che lo ha fatto inn...che lo ha fatto avvicinare a lui e ogni volta se ne sente quasi sopraffatto. Le guance dell’angelo si colorano di una sfumatura rosata deliziosa, gli occhi brillano e Crowley si sente un po’ chiudere la gola quando lo osserva.

 

Aziraphale indica a Crowley quella che sembra essere l’erboristeria che fa al caso loro: invece di una serranda moderna, un cancello di ferro battuto a volute e ciuffi si mostra aperto per gli avventori di passaggio. La vetrina è decorata da deliziosi vasi di porcellana bianchi e blu degni del bancone di uno speziale, con i ripiani ricoperti di panni verdi e oro. Grossi geodi variopinti e una lampada di sale rosa in un angolo chiudono il quadro. I due si dirigono lì senza indugi.

 

La ragazza al banco è giovane ma competente: quella è l’attività di famiglia da diverse generazioni ormai e lei è cresciuta giocando tra quegli scaffali. Quando Aziraphale le chiede aiuto per “imparare a dormire”, lei prende molto sul serio il suo problema di insonnia cronica, con malcelata insoddisfazione di Crowley che sperava in un gioco di equivoci.

 

La ragazza mostra loro tante opzioni diverse, dai fiori di Bach agli infusi, dagli oli essenziali agli incensi, compresse morbide da succhiare poco prima di andare a dormire, profumatori per creare un’atmosfera accogliente in casa, persino una bella lampada di sale rosa per “ionizzare l’aria” in camera da letto e creare un’atmosfera favorevole al riposo. Crowley ogni tanto trattiene una risatina ma grosso modo apprezza l’impegno dell’esercente nel provare ad aiutare l’angelo.

 

Aziraphale valuta tutte le opzioni in ugual misura, anche le più astruse e infine opta per iniziare con un olio essenziale di lavanda e un olio di mandorle da usare come vettore; degli infusi di camomilla, passiflora e valeriana; dei diffusori di essenze e qualche fragranza da provare; è affascinato dalla luce calda garantita dalle lampade di sale rosa e al di là delle buffe attribuzioni che subiscono, gli piacerebbe acquistarne una per l’atmosfera che crea.

 

L’angelo è soddisfatto e promette di tornare presto per far sapere come si è trovato. Paga e i due escono dal negozio con un paio di sacchetti di carta con il logo dell’erboristeria. Non hanno fretta di tornare a casa, per cui decidono di gironzolare per le vie e magari fermarsi fuori per pranzo. Aziraphale non vede l’ora di provare la sera stessa l’infuso che ha comprato e annusa soddisfatto il sacchetto da cui esala un vago sentore che ricorda la liquirizia: quella camomilla è davvero di ottima qualità.

 

Da un negozio di articoli per animali sbuca una ragazzina entusiasta che stringe tra le mani una cassettina con un manico, rivestita di carta beige. Il padre è subito dietro di lei e ha in mano una grossa scatola che sembra essere molto pesante, mentre la madre segue a breve distanza, stringendo un sacchetto da cui spunta quella che sembra essere una lampada con una lampadina rossa.

 

La ragazzina si schianta letteralmente sulle gambe di Crowley e la scatola vola dalle sue mani: solo uno scatto agile del demone le impedisce di rovinare al suolo. L’attimo di panico si scioglie subito nel sollievo.

“Ehi...tutto bene piccola?”: il demone piega un ginocchio a terra per guardare la ragazzina negli occhi, che annuisce e chiede scusa. Il padre inizia ad agitarsi perché secondo lui la ragazza è sempre “con la testa tra le nuvole” e “non guarda mai dove sta andando”.

Crowley minimizza: in fondo non è accaduto proprio niente e anche la scatola è sana e salva; il demone lancia una rapida occhiata dallo spioncino trasparente sul coperchio e due occhi da rettile ricambiano il suo sguardo.

 

“Questa poi...che cos’abbiamo qui? Salve!”: il demone è decisamente sorpreso ma anche divertito.

 

“E’ un drago barbuto” dice la ragazzina con orgoglio.

 

“Giusto Cielo!” esclama Aziraphale.

 

“Non parlatemene”, sbuffa il padre, alzando gli occhi al cielo. “Ci ha riempito la testa per mesi finché non ci ha convinti a prendere questa dannata lucertola! Ricorda che hai promesso di badarci da sola, signorina!”, aggiunge in tono finto autoritario. La madre, dietro di lui, sorride sapendo già chi si prenderà cura del rettile.

 

“Angelo, guarda! Non è adorabile?”. Ora è Crowley ad essere entusiasta per qualcosa e Aziraphale non se lo fa sfuggire: raramente qualcosa accende tanto l’interesse del demone. L’angelo lancia un’occhiata dentro la scatola e deve convenire che quella testolina arancione abbia un che di buffo.

 

“Tieni, piccola. Come lo chiami?”: Crowley restituisce la scatola alla ragazzina.

 

“Lo chiamerò Finley”.

 

“Ah, delizioso!”: Crowley si rimette in piedi sorridendo.

I due si congedano dalla famiglia e proseguono nella passeggiata.

 

“Ah, gli umani sono incredibili...possono affezionarsi a qualsiasi cosa!”: Crowley è ancora divertito dall’incontro appena avuto.

“Già...piuttosto bizzarra come scelta per un animale da compagnia”, lo imbecca Aziraphale.

“Bah, in verità i rettili sono animali affascinanti, a dirla tutta”: Crowley ha le mani nelle tasche e ondeggia con il busto avanti e indietro per porre enfasi sulle sue parole, voltandosi ad osservare l’angelo. “Voglio dire...vedono il calore! Sentono le vibrazioni! Sentono odori lontanissimi!”.

 

“Mi viene in mente qualcuno”, sogghigna l’angelo.

 

“Fai poco lo spiritoso”, lo rimbrotta amichevolmente il demone.

 

Aziraphale si volta ad osservare Crowley e lo vede ancora sorridente per l’incontro di poco prima; ripensa all’intensa conversazione avuta col demone una settimana prima, dove l’altro gli ha aperto il suo cuore e lui ha finalmente percepito quanto si sia sentito solo e rifiutato per tutti quei millenni. Il cuore gli morde ancora quando ci pensa: Aziraphale vuole disperatamente fare ammenda per aver causato tanto tormento nel cuore dell’amato ma ancora non sa come mostrargli che lo ama e lo accetta per ciò che è, in tutte le sue sfumature.

 

Certo, questo entusiasmo verso uno strambo animale da compagnia gli è assolutamente nuovo ma ha anche un senso: Crowley sicuramente si riconosce in quegli animali. Chissà che averne uno tutto per sé non potrebbe fargli piacere…?

 

Un’idea inizia a farsi strada nella testa dell’angelo e solo fino a un paio di settimane prima l’avrebbe ritenuta bizzarra; ora però ha decisamente senso.

Deve solo trovare il modo di saperne di più su questi rettili, senza farsi scoprire da Crowley.

Questo è un grosso problema: Aziraphale non è per niente bravo a mentire…

 

La giornata scivola senza scossoni di fronte a loro: un pranzo leggero condito da un buon vino, qualche chiacchera, un’altra pigra passeggiata e degli acquisti un po’ futili. Una giornata normalissima per una coppia che di normale ha poco o niente.

 

Il cielo comincia già a imbrunirsi quando i due rimontano in auto per tornare al loro cottage. Aziraphale parla a ruota libera e Crowley lo ascolta sorridendo, deliziato dal suo entusiasmo. Ogni tanto tira fuori la lingua e annusa appena, per poi sorridere arricciando il naso, soddisfatto del buonumore dell’angelo.

 

§ § § § § § §

 

La sera in campagna è veramente tranquilla e romantica: il silenzio è rotto solo dalle occasionali chiacchiere di chi si sta rilassando nei rispettivi giardini e a notte inoltrata dai richiami degli insetti. Quando arriverà l’estate, Aziraphale si aspetta di vedere i campi ricoperti di lucciole e non vede l’ora che capiti, per poter passare un momento romantico insieme al suo Crowley.

 

Il suo Crowley.

 

Seduto sotto il portico posteriore del loro cottage, con una coperta sulle gambe più per vezzo che per ripararlo dal fresco della sera, Aziraphale sorseggia l’infuso che si è preparato e lo trova decisamente intenso.

 

La porta finestra si apre alle sue spalle con un cigolio, per poi richiudersi piano e la mano di Crowley si appoggia sulla sua spalla sinistra: Aziraphale alza lo sguardo verso il demone, che sta sorseggiando rosso da un calice e abbassa appena lo sguardo verso di lui, con un lampo divertito negli occhi.

 

“Oh, per l’amor del Cielo, Crowley” emette l’angelo, indispettito.

 

“Non ho detto niente, io”.

 

“Come se ce ne fosse bisogno”.

 

I due proseguono a sorseggiare le rispettive bevande e la mano di Crowley non lascia mai la spalla di Aziraphale.

 

§ § § § § § §

 

“Che cosa stai facendo, angelo?”: Crowley quasi non ha bisogno di tirare fuori la lingua per percepire l’odore intenso dell’olio essenziale di lavanda.

 

“La signorina ha detto che posso versare qualche goccia di olio essenziale sul cuscino per favorire il sonno”.

 

“Qualche, appunto...ne hai messa mezza boccetta?”.

 

“Oh santo Cielo, no, affatto!”.

 

Il demone alza gli occhi al cielo: è una battaglia persa in partenza e quel che è peggio è che può incolpare solo sé stesso. Si decide infine a raggiungere l’angelo sotto le coperte.

 

Aziraphale si è sdraiato a pancia in su, la testa affondata sui cuscini, una mascherina a fantasia tartan sugli occhi, le dita delle mani intrecciate sul petto. “Buonanotte, mio caro!”, esclama infine.

 

Crowley non sa se ridere o buttarlo giù dal letto: messo così, Aziraphale gli sembra un filino ridicolo e soprattutto – Crowley già lo sa – non dormirà mai. “Buonanotte”, gli mormora di rimando, per poi sdraiarsi a sua volta e godersi la coccola delle coperte morbide.

 

L’angelo inizia quasi subito a mostrarsi irrequieto: le dita delle mani si slacciano in fretta e iniziano a drappeggiare le coperte; deglutisce e muove la testa, nel vago tentativo di sistemarsi la mascherina che gli stringe le tempie.

 

Il demone pazienta qualche minuto e quando infine gli è chiaro che il tormento del compagno di dormite non va a cessare, decide di intervenire: “Angelo, togliti quella roba dalla faccia e dimmi dove hai messo quegli oli infernali che abbiamo preso oggi”, esordisce mentre esce dalle coperte.

 

Aziraphale si solleva appena la mascherina e vede Crowley che fa il giro del letto e si avvicina al suo comodino. Lo ferma appena in tempo: “Ah, eh...lascia fare a me, mio caro...cos’hai detto che ti serve?”, chiede vago, togliendosi la mascherina dalla testa.

 

“Gli oli, angelo. Quello essenziale e l’altro”.

 

“L’altro…?”.

 

“Quello per spalmarlo sulla pelle, angelo”.

 

“Ah, l’olio vettore...è proprio qui…”: Aziraphale apre l’ultimo cassetto del comodino, dove ha messo l’olio di mandorle dolci e quello di lavanda che hanno comprato insieme. Provvidenzialmente, ha scelto un cassetto diverso da quello dove tiene il diario che sta compilando al momento: sarebbe difficile spiegare a Crowley le cose che vi troverebbe scritte sopra.

 

Il demone prende tra le mani le boccette e le soppesa per un attimo, studiandole. Dopodichè le appoggia sul comodino. Si volta poi verso Aziraphale e fa per togliergli i cuscini da sotto la testa.

 

“Che cosa stai facendo?”, chiede l’angelo, quasi offeso.

 

“Faccio posto”, risponde il demone asciutto, per poi infilarsi nello spazio che i cuscini stavano occupando. Aziraphale gli lascia spazio e il demone si siede dietro di lui, appoggiando la schiena alla testata del letto, le lunghe gambe distese lungo i fianchi dell’angelo.

 

“Angelo, così non va, devi spingerti più in là”.

 

“Si può sapere cosa vuoi fare?”. Aziraphale sta iniziando ad innervosirsi: non gli piace non avere il controllo della situazione e non sapere cosa stia accadendo.

 

“Massaggiarti le tempie con l’olio, come ha detto la ragazza oggi in negozio”, risponde il demone, versandosi qualche goccia di olio di mandorle fra i palmi delle mani, per poi fregarli fra loro.

 

Oh…”: Aziraphale è spiazzato da questa proposta e dal fatto che Crowley mostri sempre di più di voler prendere l’iniziativa. Dopo un attimo di esitazione, si risolve a scivolare in avanti, appoggiandosi poi con la testa in grembo al demone. Deglutisce rumorosamente e stringe la mascherina tra le dita.

 

Crowley si versa qualche goccia di olio di lavanda tra i palmi già unti di olio di mandorle: “Il tuo problema, caro Arcangelo Supremo, è che non ti lasci mai andare”.

 

Non è affatto vero, mio caro: sono maestro nell’arte dell’ozio e del rilass…”.

 

Crowley si china su di lui e gli sussurra sulle labbra, interrompendo il suo flusso di coscienza: “Chiudi il becco, angelo”, per poi porgli due paia di dita esperte sulle tempie che iniziano a muoversi in piccoli cerchi.

 

L’angelo chiude gli occhi: il disappunto per l’interruzione è scivolato via immediatamente, soppiantato dal piacere del massaggio. Le dita di Aziraphale artigliano piano mascherina e lenzuola e Crowley sorride soddisfatto: tentazione riuscita.

 

Crowley massaggia lentamente, dosando la forza e muovendosi per tutto il lobo temporale libero dai capelli, su entrambi i lati. Aziraphale vorrebbe sapere dove ha imparato a usare così bene le dita ma è troppo impegnato a godersi il massaggio: un mugolio basso e sordo, come delle fusa, sguscia fuori dalle sue labbra.

 

Crowley è soddisfatto e sente un vago senso di calore nel petto: Aziraphale è lì, completamente arreso a lui, come un gattino sul suo grembo e si sta prendendo le sue carezze. Mai nella sua lunga vita da demone avrebbe osato immaginare di trovarsi davvero in una situazione del genere.

Eppure…

 

Una breve interruzione per versarsi ancora un po’ d’olio sui palmi: Aziraphale sbuffa piano dal naso e il demone nota come il suo respiro sia già cambiato: è diventato più profondo, lento e regolare. L’angelo si sta rilassando per davvero.

 

Crowley a questo punto procede a massaggiare l’angelo dietro le orecchie, sempre come suggerito dalla ragazza nel negozio, qualche ora prima. Le dita del demone scivolano lungo il processo zigomatico, dietro entrambe le orecchie e un sospiro profondo lascia le labbra dell’angelo. Crowley deglutisce piano, contento: sta dando piacere al suo angelo, sta ricambiando le sue attenzioni dei giorni scorsi, lo sta facendo sentire am...adorato.

 

Crowley continua a massaggiare, senza più pensare, solo lasciando andare le dita: in questo sa di essere bravo, lui sente letteralmente con le dita. Sta percependo il battito cardiaco dell’angelo che diventa più regolare, la tensione dei suoi muscoli che va scemando, il sangue che pompa nelle sue vene. E gli piace. Potrebbe passare tutta la notte, tutte le notti, ad accarezzare così Aziraphale.

 

Ora però, il suo obiettivo è farlo rilassare abbastanza da dormire e a quanto pare Crowley ci sta riuscendo: il respiro dell’angelo è decisamente più regolare e presto potrebbe abbandonarsi al sonno. Il demone inizia a massaggiare con delicatezza i lobi e i padiglioni delle orecchie di Aziraphale: la minima tensione residua lascia il collo dell’angelo, che si rilassa completamente nel grembo del demone, lasciando sprofondare la testa all’indietro.

 

Crowley continua ancora per qualche minuto, restio a lasciare andare il contatto con Aziraphale. Alla fine però, si arrende all’evidenza: per la prima volta nella sua lunga esistenza, l’angelo si è addormentato. Il demone ritrae così le mani, per paura di disturbare il sonno del compagno, limitandosi a rimirarlo nel modo in cui si osserva una bella opera d’arte in un museo.

 

Crowley appoggia la nuca alla testiera del letto e ricaccia indietro una lacrima birichina: ha la gola stretta in una morsa d’amore che per oltre 6000 anni gli ha rubato la voce. Ora il suo angelo dorme sul suo grembo e lui non riesce a credere a quanto sia fortunato. E’ valsa la pena aspettare tutta la sua esistenza per arrivare fino a quel momento, fosse anche per una sola notte in tutta la storia dell’universo.

 

Le parole gli danzano sulle labbra e non prova nemmeno più a contenerle: Crowley chiude gli occhi e si china sulla fronte di Aziraphale, che dorme sereno con un vago sorriso; gli accarezza la fronte con il naso e sente che potrebbe morire lì, in quel momento, su quella fronte ampia.

Il demone pone le labbra sulla fronte dell’angelo, in un bacio lento e morbido; la sua voce è lacrimevole quando finalmente parla, tutto d’un fiato, sofferto.

 

“Ti amo, angelo”.

 

Aziraphale non da cenno di aver sentito e va benissimo così: Crowley non è assolutamente ancora pronto per dirgli quelle parole; si sente già abbastanza eroico per averle pronunciate di fronte all’amato che dorme.

 

Crowley appoggia di nuovo la nuca alla testata del letto: questa notte sarà lui a non dormire.

Per nulla al mondo vuole perdersi un solo respiro emesso dal suo compagno, nella sua prima notte di sonno, sul suo grembo, nella loro camera da letto.

   
 
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