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Autore: Florence    09/03/2024    5 recensioni
Raccolta di one-shots ciascuna partecipante alla challenge Prime Volte indetta da Dylanation sul gruppo FB Komorebi Community - Fanfiction Italia
Una serie di "prime volte" di Victor e Yuuri, un viaggio nel tempo, un po' di missing moments in alcuni dei momenti importanti delle loro vite passate.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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#P - 2011

Yuuri

 

OS partecipante alla challenge "Prime Volte" indetta da Dylanation sul gruppo FB Komorebi Community - Fanfiction Italia 

 

Prompt: autobus

 

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Nota alla lettura: finora ho cercato di indicare tutte gare cronologicamente corrette e realmente esistite. Non è stato facile districarmi in questo dedalo che, ammetto, continua a rimanermi abbastanza ostico. Comunque, diciamo che fin qua non dovrei aver commesso particolari errori, comprese contemporaneità o quasi di eventi avvenuti a Yuuri o a Victor. In questo capitolo invece, ho inventato alla grande. L'ho ambientato a Vancouver, ma non ho volutamente citato una particolare competizione o un momento esatto, perché tanto avrei sbagliato sapendo di sbagliare. Sappiate solo che questa storia si svolge a Vancouver, in un qualche momento del 2011. Perché questa scelta? Perché conosco Vancouver e quando ho pensato alla “trama” di questa FF non ho potuto che immaginarla lungo la Stanley Park Causeway. Cos'è? Una strada che taglia in due una foresta, un parco di conifere altissime, praticamente dentro Vancouver e termina sul Lions Gate, un ponte enorme che unisce le due metà della stessa città. Ci ho lasciato il cuore, da quelle parti e ho voluto mettere qua il capitolo forse più “poetico” di tutta la raccolta scritta finora. Quindi beccatevela così! 

 

---

 

Sull'autobus-navetta che collega il centro congressi di Vancouver con l’Ice Dome si fanno incontri di tutti i tipi.

Il viaggio dura poco, una mezz'oretta a seconda del traffico, e a bordo salgono più che altro gli atleti più giovani e quelli meno famosi. 

Sì, perché il gruppo dei professionisti con la P maiuscola e il portafoglio con la P di pieno, quello no, loro si spostano in taxi o con vetture private. Celestino non viaggia con loro, li anticipa di almeno due corse, dice che vuole fare public-relations da solo.

 

Yuuri è contento di prendere quell'autobus per diversi motivi e tutti iniziano anche loro per P.

Phichit, è il primo. Ha deciso che ci va davvero d'accordo con il ragazzo, anche se la differenza di età dovrebbe scoraggiarlo, lui è contento di condividere il peso di qualcosa che ancora sente più grande di lui.

Photo-shoot lungo la strada che conduce al palazzetto, è il secondo motivo. Già, perché quel trombone di bus fa una strada più lunga, per raccattare anche quelli che non alloggiano in uno degli hotel del centro congressi e passa attraverso una foresta di abeti, pini e cedri altissimi, che è bellissimo fotografare in movimento. In quegli scatti Yuuri riesce a fermare il tempo, a congelarlo e tenere per sé la prova che il mondo può essere bello e sereno, che c'è luce intorno e che, anche suo il suo nero è sempre pronto a mangiarselo, là fuori esistono angoli di luce e pace. Ha iniziato dalla gara precedente a guardare le foto di quella galleria speciale che ha sul telefono, mentre nelle orecchie suonava la sua musica e si è incredibilmente tranquillizzato.

“Peace”, che è il nome della cartella con quelle foto nella sua galleria. Ha raccolto gli scatti che ha realizzato nel tempo: c'è il tramonto sul mare ad Hasetsu, vecchie foto del monte Fuji, gabbiani in controluce su un cielo terso, fiori di ciliegio, alberi, tante foto di Vicchan di quando era un cucciolo e di quando giocava con la neve, la piccola mano di una delle gemelle Nishigori, il vapore che sale dalle terme di Yu-Topia, alcune foto in cui Victor emana luce sulla pista.

Passaparola, invece, è una novità nata il giorno prima, proprio su quell'autobus, grazie a un gruppetto di ragazzini di nemmeno dieci anni che sono stati trascinati dalla scuola locale come assistenti per raccogliere fiori e peluche al termine delle esibizioni. Sono allievi iscritti alle categorie dei novice e si siedono in fondo al pullman. Il gioco consiste nel dire una frase al vicino di posto e poi, in un telefono senza fili, farle fare tutto il giro tra i passeggeri fino a tornare in fondo. Quello che ne esce è esilarante, perché i ragazzini parlano uno slang mooolto canadese e sul bus ci sono atleti di tutte le nazionalità ed età.

La prima volta la frase “A Jason piace Rebecca” era tornata indietro come “Il jazz mi piace e la bistecca”; la seconda frase si era trasformata da “Faccio il tifo per JJ” in un “Il ciccione è gay”. 

Yuuri ride come un pazzo a ogni nuova comunicazione da trasmettere e Phichit riprende il tutto, è quasi un peccato che quei viaggi durino così poco.

Appena le porte del mezzo si aprono, Yuuri deve trattenere ogni volta il respiro e la mente concentrata su quell'atmosfera, per non disperdere i pensieri allegri prima ancora di entrare nell'Ice Dome.

Le prove del primo giorno scivolano via placide, come lui sulla pista e ogni tanto prendono anche il volo, perché la testa è più leggera, la vita non deve essere sempre dura, il nero può anche rimanere a casa e dimenticarsi di lui, no?

 

Al secondo giorno, qualche “P” inizia a scricchiolare, ma il buonumore di Yuuri ancora non vacilla. Insomma, Phichit ha battuto una spalla atterrando rovinosamente su un triplo Axel in allenamento e pare soffrire abbastanza, ma ha detto che stringerà i denti e poi si farà rimettere in sesto a Detroit. Certo, se fosse capitato a lui… Yuuri ci riflette su: se fosse capitato a lui non lo sa mica se sarebbe riuscito a salire sull’autobus, al ritorno, con lo stesso sorriso sul viso e la voglia di riprendere a fare quel gioco con i ragazzini… Hummmm… 

Ma intanto un'altra P ha preso il volo ed il suo portafogli, che -maledizione!- deve aver lasciato in hotel e quando va alle macchinette, perché ha bisogno di un caffè, non riesce proprio a ritrovare.

L'altra P in pericolo è quella del pino. L'albero, sì. Tornando lungo la strada nel bosco, il secondo pomeriggio, nota un discreto numero di operai che stanno tagliando un pino altissimo. Prova a chiedere all'accompagnatore del gruppo e lui gli riferisce che è in programma di ampliare il numero di corsie della strada, quindi molti alberi verranno abbattuti: quello è il primo. Yuuri scatta più foto che può, infuocate dal tramonto che cola tra i rami degli alberi, per conservarne il ricordo a imperitura memoria, poi sospira. A volte gli sembra che ogni cosa bella sia in bilico, che sia impossibile fermarsi e pensare che tutto continuerà ad andare sempre bene, che nascosta dietro l'angolo ci sia sempre una delusione, uno smottamento che parte da una pietra, poi ne raccoglie due, tre, fino a far crollare tutte le volte la fiducia nel futuro.

Ma il gioco del passaparola scaccia i pensieri bui e lascia il sorriso sui volti degli atleti di Detroit e va bene così.

 

Il giorno della gara nel programma corto, Yuuri si sveglia di soprassalto un'ora prima della sveglia. È la P di panico e paura, la prima P della giornata e corre in bagno tenendosi la pancia. Forse è stata colpa di un'altra P, quella di poutin, l'agglomerato sublime di patatine fritte e formaggio cagliato fuso che ha divorato a cena la sera prima. Ormai ha nella testa il chiodo che, quel giorno, ogni P che gli ha dato forza all'inizio, lo distruggerà e forse ha ragione.

Hanno iniziato all'alba a segare i pini, la strada ha già un aspetto diverso, più desolato, il panico mordicchia alla bocca dello stomaco e non ci sono scatti di speranza da collezionare nella cartella ‘Peace’.

Mette via sconfortato il telefono proprio quando inizia a piovere. P di pioggia.

 

Ma poi inizia il giochino del passaparola. 

 

-Copre la luna se la mano appoggi…?- Declama Phichit, con un punto interrogativo in viso. È il suo turno di concludere il giro e, se lui ride mentre gli spiegano che la frase sarebbe stata “Buona fortuna per la gara di oggi!”, Yuuri ci vede invece un malaugurio.

Sta al suo amico thailandese inventare la frase che dovrà pronunciare lui e spera di non fare una figuraccia, perché è la prima volta che tocca a lui di dirla ad alta voce.

Di tutto il poema che Phichit prepara, riconosce bisbigliata solo una parte, che si ripete da bocca a orecchio e serpeggia muta negli occhi via via più straniti di ragazzini e adulti.

 

Quello che gli arriva è: “Sotto le stelle voglio farmi scopare da Victor Nikiforov”.

Yuuri avvampa, inizia ad agitare le mani davanti al viso, si rifiuta di dirlo ad alta voce, ma i ragazzini sono perfidi, maledizione, e lui non ha tempo per inventare qualcosa che suoni simile a… a…

-Sotto le stelle voglio… farti ubriacare con… con…-

-Coraggio, giapponese!-

-Io non avevo detto questo!- Protesta Phichit, -E nemmeno io gli ho passato questa frase! Sta barando!- Fa eco uno degli juniores più smaliziato.

-Finisci la frase!- 

-E dilla come te l'ho detta io!- E giù, risate.

-Con…?-

Yuuri cerca un aiuto nel compagno di squadra, che alza le sopracciglia e adesso ride con l'espressione di quello che “non è colpa mia!”, mentre riprende tutto con il cellulare.

 

-Ricomincia!-

-Tutta d'un fiato!-

 

-Sotto le stelle voglio farti ubriacare con… Vodka Smirnoff!- 

Cos'è il genio? Fantasia, intuizione, colpo d'occhio e velocità di esecuzione, no?

Yuuri tira un sospiro di sollievo, metà autobus ride, Phichit lo guarda interdetto.

-Avevo detto “Raggiungerai le stelle come Victor Nikiforov”, a dire il vero! Come hanno fatto a cambiare anche l'ordine delle parole!?-

L'amico lo guarda con un sorriso falsissimo a novanta denti serrati: -Ridi.- Ordina. -Ché è andata bene così…-

 

Poco dopo, mentre raggiungono a piedi il palazzetto, sotto lo stesso ombrello, Phichit domanda cosa effettivamente gli fosse arrivato della frase di buon augurio che lui aveva trasmesso all’amici.

-Non vuoi saperlo davvero…- Sghignazza in risposta Yuuri.

-Oh, sì che voglio! Te lo ordino o metto online il video che ti ho fatto!-

Yuuri capitola. -Ok, ok!- e riferisce sottovoce la frase oscena.

-Oh…!- Commenta Phichit, ma è la sua espressione, più che il movimento che fa con la spalla che sembra già guarita, ad accendere finalmente la miccia della risata in Yuuri.

Dopo un lungo periodo di conflitto interiore nei confronti del mito Nikiforov, da un po’ di tempo Yuuri sembra essersi riconciliato con l'idea della sua “musa ispiratrice”. Ha fatto pace con quelle immagini di tabloid che hanno sfarfallato per mesi dentro ai suoi occhi e piano piano è tornato a venerarlo, ispirarsi a lui, vederlo come scopo per vincere alle gare. Yuuri gli ha parlato del suo “sogno di un ragazzino” di seguire le orme di Victor, di quando quel progetto era condiviso con una sua amica che si è ritirata, di come sia stato doloroso accettare di essere rimasto da solo, di quanto si fosse sentito smarrito, privo di uno scopo, orfano di una meta. Ma poi, piano piano, tutto è rientrato nei ranghi, Yuuri ha ricominciato a credere in sé stesso e a sognare. Phichit ne approfitta, ormai lo vede che non c'è più imbarazzo nell'usare il russo nei suoi scherzi all'amico.

 

-”Sotto le stelle voglio farmi scopare da Victor Nikiforov”. Interessante… Ammettilo che ti piacerebbe!- Lo provoca allora il più giovane, mentre Yuuri ride. 

-Oh, certo! Come no! Ma solo se è sotto le stelle, mi raccomando!-

-Piove! Ti devi accontentare di stelle disegnate!-

-Seee, o luminose o niente!-

-Allora facciamo così: un cielo di stelle led, eh? Al chiuso, così non piove. Come lo vedi? Hai presente quei soffitti di design, come ci sono al planetario?-

-Certo… ci sto! Trovami un cielo di stelle led e io… No, aspetta…!- Yuuri arrossisce.

-Aaah! Ah ah ah, l'hai detto!!! Ora ti manca solo di convincere Vi…-

-Mi manca solo la Vodka Smirnoff, altroché!-

 

Il programma corto di Yuuri è un successo, quella sera. Grazie a Phichit, grazie al passaparola, grazie alle P, che in fondo in fondo non lo hanno deluso per davvero.

L'amico invece non è stato molto fortunato, è caduto di nuovo sulla spalla e si è bevuto l'ultimo posto e un bicchiere d'acqua, per buttare giù antidolorifici da cavallo, ma è ugualmente allegro.

 

In camera, alla sera, Phichit ogni tanto mugola dal dolore che non se ne va, ma divora ugualmente social e video delle loro esecuzioni, commentando brioso ogni nuovo aggiornamento dei loro pattinatori preferiti e masticando patatine. Tutto a un tratto si blocca, butta giù senza masticare l'ultimo boccone, si graffia la gola, tossisce. Spegne il cellulare.

-Ehi! Phic! Non ti strozzare!- Yuuri gli passa la sua bottiglietta d'acqua, battendogli dei colpi sulla schiena.

-Stai bene?- Domanda all'amico, -Che ti è preso?-

Phichit si lascia sfuggire un'occhiata verso il suo telefono buio, si morde la lingua, arrossisce. -Tutto… tutto ok… Ho sentito una… una fitta alla spalla-, inventa.

-Cerca di non dormirci col peso sopra-, gli consiglia Yuuri e spegne l'abat-jour sul suo comodino. -Buonanotte, e in bocca al lupo per domani.-

-Anche a te, Yuu-chan… in bocca al lupo… per tutto…-

Quando la luce è spenta e i pensieri iniziano ad affollare il silenzio, Phichit parla.

-Sai… io ci credo nel tuo sogno. Sarà anche il sogno di un ragazzino, un sogno stupido, ma è quello che ti fa volare sulla pista e incantare il pubblico. Credimi Yuuri Katsuki. E se questo tuo sogno include Victor, continua a sognarlo. I desideri prima o poi si avverano, lo sai. Il mio sogno è fare un grandioso spettacolo On Ice in Thailandia, riportare un po’ del bello, che noi viviamo tutti i giorni, nella mia terra, fare iniziare a sognare insieme a me tutti i bambini che pensano che la vita sia dura, fatta solo di fango e cose brutte. Sono sogni diversi, ma vedrai che insieme ce la faremo, Yuu-Chan!-

 

Yuuri sorride, con gli occhi stretti per non farsi scappare quelle immagini che ha evocato l'amico.

-Grazie.- Gli dice soltanto.

 

Phichit, di spalle, sblocca il suo smartphone. È ancora aperto sull'ultimo post di Instagram visualizzato, di uno degli account preferiti di Yuuri: è una foto scattata da un letto, si vedono una piccola porzione della camera, il musetto riccioluto di un cane marrone e un soffitto trapuntato di piccole stelle led.

 

💬  

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v-nikiforov Sleeping with my only love under my starry sky ⭐🐶💙

#dreams #makka #stars #uandme #led







 
   
 
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