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Autore: Subutai Khan    12/03/2024    1 recensioni
“Tu? Che ci fai tu qui?”
“Mbeh? Vietato venire a trovare una vecchia amica?”
“Ma no, certo che no. Però… ecco… tu…”
“Sappiamo entrambe cosa sono e come puoi vedere non è un impedimento.”
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Akane Tendo, Ukyo Kuonji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Tu? Che ci fai tu qui?”

“Mbeh? Vietato venire a trovare una vecchia amica?”

“Ma no, certo che no. Però… ecco… tu…”

“Sappiamo entrambe cosa sono e come puoi vedere non è un impedimento.”

“Non puoi negare che sia strano.”

“No che non lo nego. Resta il fatto che io sono qui, ora, di fronte a te. Anche se ci troviamo a fluttuare nel nulla cosmico, a quanto pare.”

“Dammi… dammi due minuti per racapezzarmici…”

“Potrei non avere troppo tempo a disposizione, sai…”

“Perché dici così?”

“Tu hai idea di come funziona in un caso come il mio?”

“Dovrei?”

“No. E come non ne hai idea tu, così non ne ho io.”

“Questa… questa cosa non ha il minimo senso. Non… non puoi essere qui…”

“Di nuovo, io invece sono proprio qui. Continuo a non sapere il perché, ma a ben guardare che importanza reale può avere? E poi su, non ti sono mancata nemmeno un po’ Akane?”

“Che domanda del cavolo, Ukyo. Certo che mi sei mancata. Sei morta da otto anni.”

“Urca. È passato un bel po’ di tempo, allora.”

“Già. Hai sofferto?”

“Mi ha tirata sotto un TIR, cacchio. Mica mi sono messa a giocare a canasta.”

“Che razza di paragone è, scusa?”

“Era per dire che non è stato piacevole, lagna che non sei altro.”

“Quanto, da uno a dieci?”

“Cos’è ‘sto interesse morboso, si può sapere?”

“Sono… sono solo curiosa, ecco.”

“Comunque non saprei quantificarlo, ma non è niente che augurerei. Il microsecondo successivo all’impatto è stato davvero tremendo, la nova di dolore che ho provato ha pochi eguali.”

“Mi… mi spiace che sia andata così…”

“Guidavi tu?

“Certo che no!”

“E allora non dispiacertene. Non è colpa tua.”

“Va bene, va bene. Non ho voglia di litigare, devo ancora davvero capacitarmi di quanto mi… ci sta accadendo.”

“Potrebbe essere un sogno, una tua esperienza extracorporea, la magicabula…”

“Passare dall’altra parte della barricata ti ha peggiorata, lo sai?”

“Quisquilie.”

“…”

“…”

“Hai la faccia di una che giudica chi perde tempo.”

“Perché è quello che stai facendo, perdere tempo. Approfittiamo dell’occasione speciale invece di chiedersi inutilità.”

“Approfittarne come?”

“Aggiornami su di te, per esempio. Come va con Ranma?”

“Oh. Come va con Ranma. Bene. Va bene.”

“Bene? Con quella faccia? Sul serio, Tendo? Ci conosciamo da troppo perché tu possa sperare di fregarmi.”

“Sapevo non ci saresti cascata, ma valeva la pena tentare.”

“Chiamami Sherlock Kuonji.”

“Manco morta.”

“Per te c’è ancora tempo. Ora sputa il rospo.”

“Mi fai sentire un pesciolino nella rete.”

“Perché è ciò che sei. Quanto vuoi girarci attorno ancora? Cosa non mi stai dicendo?”

“…abbiamo divorziato.”

“D-Divorziato? Sul serio?”

“Ora capisci perché ero restia nel volertene parlare?”

“Sì che lo capisco. Ti… ti va di dirmi qualcosa in proposito?”

“Sfogarmi con una morta… l’aura di stranezza di Ranma mi è comunque rimasta addosso. Cosa devo dirti, Ukyo? Non ha funzionato. Sai chi siamo, due caproni testardi e molto scarsi nel comunicare. Come ricorderai ci siamo sposati poco dopo essere tornati dal monte Hooh, grazie alla pressione di Gianni Saotome e Pinotto Tendo, e non ci siamo mai presi del tempo per noi. Non abbiamo mai davvero parlato a cuore aperto e questo è il risultato.”

“Ok, ma io ricordo i coniugi Saotome che…”

“Fase della luna di miele, cara mia. Per i primi due anni l’atmosfera fiabesca sovrastava tutto. Poi, poco dopo che te ne sei andata, gli annosi problemi della nostra relazione sono riemersi prepotenti. Il tutto è stato poi complicato dall’arrivo di Shizue…”

“Di chi?”

“Shizue. Nostra figlia.”

“Uh. Faccenda delicata.”

“Assai. Ha cinque anni, è bellissima e dolcissima ed è la cosa migliore che io e quel baka di Ranma abbiamo mai fatto assieme.”

“Awww, guarda che cuore di mamma. Non avrei mai creduto di sentirti dire parole simili, specie con un tale trasporto. Mi fai commuovere.”

“Colgo distintamente il tuo sarcasmo quando dici che ti stai commuovendo, ma il resto è serio e soprattutto vero. Per stavolta te la scavalli.”

“Non mi spaventavi da viva, figurati ora. Ma raccontami meglio di Shizue e di come ha influenzato il tuo rapporto con Ranma.”

“Shizue… come ho detto, è stata la cosa migliore mia e di Ranma. È anche la cosa che ci ha permesso di non distruggere il set di piatti dopo essercelo lanciato addosso. Come potrai immaginare, crescere una bambina da divorziati ha le sue difficoltà e abbiamo dovuto fare di necessità virtù. Sai cosa?”

“Cosa?”

“Io e Ranma da soli abbiamo tirato fuori il peggio di noi, la parte più intransigente e meno disposta al dialogo che ha portato alla fine del nostro matrimonio. Shizue ha in parte sanato quanto noi abbiamo distrutto, facendoci avere un rapporto civile e il più comprensivo possibile per crescerla al meglio. Siamo rimasti amici per il suo bene, perché se lei non ci fosse stata…”

“Pensi che andrebbe peggio fra di voi?”

“Un sacco peggio. Saremmo i classici ex che si ignorano per strada o che non perdono occasione per insultarsi e rinfacciarsi i rispettivi torti, che nel nostro caso sono una caterva a testa.”

“Fai anche un paio di caterve, non essere modesta.”

“Ora non allargarti troppo, fantasma dei miei stivali. Solo perché siamo in interurbana fra due reami diversi non vuol dire che tu possa prenderti tutte ‘ste libertà.”

“Il mio essere diversamente viva non c’entra niente e lo sai. Tu e Ranma siete due disastri ambulanti sin da quando sono arrivata a Nerima, anzi sicuramente anche da prima. Vi amate… amavate? Sì, insomma, era chiaro che la vostra avrebbe potuto essere la classica grande storia d’amore imperituro da tramandare ai posteri e invece siete riusciti a mandare tutto in vacca. Avevate la felicità a portata di mano e avreste solo dovuto imparare ad afferrarla. Mi fa male pensare che fra voi sia finita così.”

“Ah, perché secondo te a me di male non ne fa? Cazzo Ukyo, non credere che io non abbia passato intere settimane a piangere. E no, non esagero. Settimane. Brevi pause di qualche ora, in cui comunque non riuscivo a non avere il volto almeno umido, e poi di nuovo sotto. Chissà se le scorte di lacrime hanno un limite, perché se così fosse io avrei abbondantemente dato fondo a tutte le mie riserve.”

“Io… dannazione, Akane. Scusami. Sono stata insensibile.”

“Lo sei stata eccome, ma visto che non ci parliamo da fin troppo e che, come hai giustamente detto tu, questa è un’occasione speciale… ti perdono.”

“Una tua parola e l’argomento Ranma Saotome diverrà tabù fino alla fine della conversazione.”

“No… no. Ho ventisei anni, una figlia e un divorzio sul groppone. Non ho intenzione di comportarmi come una mocciosa viziata che vuole evitare i discorsi impegnativi. Non che debba essere l’unica cosa di cui parleremo, ma è anche ora che mi prenda la responsabilità di quanto dico e faccio.”

“Non essere troppo dura con te stessa adesso. Per come hai imbastito il discorso, si vedeva che hai imparato a usare una buona dose di sana autocritica. L’Akane che frequentavo non avrebbe mai parlato con tanta onestà.”

“Beh, sì. Persino io sono in grado di fare dei passi in avanti.”

“Brava ragazza. Comunque davvero, ancora scusa. Ho chiaramente preso sottogamba la questione con quell’uscita sconsiderata.”

“Eri seria quando l’hai detto?”

“Beh, sì ma…”

“Allora non devi scusarti per aver detto ciò che provi.”

“Sei molto carina a dire così, ma è evidente che ho parlato a sproposito in quel momento. Come se solo a me facesse male. Non ho neanche provato a pensare che attraverso il divorzio ci sei passata tu e non di certo io.”

“Dai, argomento chiuso. Ti è venuta fuori una frase un po’ infelice. Capita anche ai migliori, figurati a te.”

“Ah. Ah. Ah. Ah. Sei una cabarettista favolosa.”

“Oh su, ti prendevo solo un po’ in giro. Finora la bilancia pendeva decisamente più dalla mia parte che dalla tua.”

“Sì, non lo posso negare. Vediamo di riequilibrare un po’, allora.”

“Mh? Cosa intendi?”

“Puoi farmi tutte le domande private e imbarazzanti che vuoi.”

“…sei morta, cosa ti devo chiedere? Se anche gli spiriti si eccitano sessualmente?”

“Akane!”

“Mi hai detto tu che potevo!”

“…comunque la risposta è sì.”

“S-S-S-Seriamente?”

“Sissignora.”

“Ok ok ok, passiamo oltre che è meglio. Il mio dubbio rimane lo stesso, sai?”

“Akane, tu pensi davvero di sapere tutto su di me?”

“Penso… penso di sì?”

“Pensi male.”

“Ah, davvero? Cos’è che non saprei di te di così clamoroso?”

“Indovina con quante persone sono stata.”

“…”

“Che hai da guardarmi così? La notizia ti ha sconvolta a tal punto?”

“…ma… che io sappia… tu non sei stata con nessuno, visto che hai continuato a fare il filo a Ranma…”

“Non dopo il vostro matrimonio. Nemmeno io sapevo arrivare a tanto. Mh, aspetta. Mi sa che hai equivocato.”

“Cosa avrei equivocato?”

“Scommetto che quella tua mente da suorina ha pensato con quante persone è stata fidanzata Ukyo Kuonji prima della sua tragica dipartita. Confermi?”

“In effetti…”

“Sappi che non è la domanda che ti ho fatto.”

“E… e allora che domanda… mi hai fatto?”

“La domanda è con quante persone è andata a letto Ukyo Kuonji prima della sua tragica dipartita.”

“…”

“Akane, sei madre. Non dirmi che devo farti il discorso su quando a due persone sale la temperatura e sentono quel che hanno in mezzo alle gambe…”

“Non ho quattro anni! So cosa succede!”

“Ti assicuro che non davi quell’impressione. E ancora non lo fai, rossa come sei. Sicura che Shizue non sia arrivata con la cicogna?”

“Kuonji! Piantala di alludere stupidaggini!"

“E chi allude? Mi pareva di essere stata sufficientemente diretta. Comunque su, avanti, spara. Sono proprio curiosa di sentire la tua ipotesi.”

“…”

“Guarda che è una domanda facile.”

“…sì, ma…”

“Sul serio sei così imbarazzata? Stiamo discutendo della mia vita sessuale, non della tua.”

“Mi mette a disagio lo stesso, ok?”

“Mamma mia che donna verginale che sei. L’idea che tu… Shizue è stata concepita come da tradizione, vero?”

“Certo! Come si usa fare da millenni.”

“Allora sì, l’idea che tu ti sia dovuta sporcare direttamente le mani, e non solo quelle, comincia a suonarmi piuttosto strana. Va beh, non sono fatti miei e non lo sono più di Ranma, sono solo fatti tuoi. Ora questo numero arriva o no?”

“Ma… ma che ne so! Uno? Due?”

“Prova una doppia cifra.”

“Eh? Sul serio? Così tanti?”

“Non sarò stata Linda Lovelace ma mi sapevo difendere, mettiamola così.”

“Allora… non so… dieci? Undici?”

“Se non ho contato male dovrebbero essere state… sedici.”

“…”

“Davvero? Sei così tanto stupita? Non ho infranto nessun record, eh.”

“Ma… come? Quando? Perché?”

“Oh santo cielo, Tendo. Come: conto di non dover scendere nei particolari, visto che qui quella che ha procreato non sono io. Quando: nei due anni intercorsi fra il tuo matrimonio e il mio incidente, anche se già nel periodo in cui ancora accampavo pretese su Ranma mi ero dilettata qua e là. Perché: avevo sedici anni e una libido non in letargo.”

Non in letargo non significa distribuirla a destra e a manca.”

“Come scusa? Mi stai dando della ragazza facile?”

“Non mi sembra che ti sia esattamente trattenuta.”

“Non devo rendere conto a te di chi mi sono scopata, Akane.”

“Yuck! Devi per forza essere così volgare?”

“Mi scusi signora Rottenmeier. La prossima volta dirò trombare, non vorrei scandalizzarla troppo.”

“Non darti la pena, hai già passato quel limite. Ma hai ragione, non sei tenuta a giustificarti con me. Non sono qui a giudicare le tue mirabolanti peripezie sotto le coperte.”

“Hai detto bene, mirabolanti peripezie. Meno male che, in quelle poche occasioni in cui sei venuta a trovarmi a casa, tu non abbia mai aperto il cassetto del mio comodino.”

“Perché, che ci tenevi di così perverso? Guarda che anch’io ogni tanto mi trastullo con qualcosa di lungo e vibrante.”

“Oh. Il dildo. Che adorabile bimba ingenua che sei.”

“…non sono sicura di voler approfondire l’argomento.”

“Fidati, non lo vuoi. Proprio non lo vuoi. Ma, sempre che ti interessi, c’è la possibilità di muovere leggermente il mirino e inquadrare una parte della questione che magari potresti trovare più stuzzicante.”

“Sarebbe?”

“Chi. Non vuoi saperlo? Alcuni li conosci.”

“Ammetto di essere un po’ curiosa…”

“Pronti via, il primo nome è probabilmente il più scoppiettante: Ryoga Hibiki.”

“Sul serio?”

“Mai stata più seria.”

“Nonostante fosse innamorato di me?”

“L’amore non c’entra niente con l’atto fisico. Proprio come me aveva bisogno di una valvola di sfogo e ci siamo venuti incontro. Specie dopo che ti sei sposata, visto che alle esigenze meramente biologiche si erano aggiunte la tristezza e la frustrazione per averti persa.”

“Non… non era riuscito a farsene una ragione?”

“E come poteva? Eravamo innamorati di qualcuno che non avremmo mai avuto. Quello che c’era fra di noi lo si poteva considerare alla stregua di attività fisica e null’altro, senza il minimo coinvolgimento sentimentale.”

“Ma com’è possibile che io non mi sia mai accorta di nulla?”

“Akane, nessuno dei due andava in giro con un cartello al petto su cui c’era scritto Questa notte me la sono spassata, yuppidù. Ryoga considerava la nostra tresca come qualcosa… non che se ne vergognasse, ma niente che volesse sbandierare ai quattro venti. Sai com’è fatto.”

“Eccome.”

“Il nostro primo incontro ravvicinato del terzo tipo è avvenuto che tu e Ranma non eravate ancora moglie e marito, quindi soprattutto ai tuoi occhi voleva apparire come un ragazzo d’animo puro. E i ragazzi d’animo puro non si concedono alla prima che passa, no?”

“Beh, scopro ora che di puro non gli è rimasto poi molto…”

“Sei cattiva con lui. Sono stata io a proporgli ‘sta cosa e mi ci è voluto più di quanto avessi preventivato per convincerlo, voleva preservarsi per la sua sposa.”

“Perché lo stai difendendo?”

“Perché non dovrei? E non direi neanche che lo sto difendendo, dato che non ne ha particolare bisogno. Si sta parlando di due persone sopra l’età del consenso che avevano deciso di consolarsi a vicenda, senza arrecare danno a chicchessia.”

“La cosa dell’età del consenso regge poco. Tredici anni, per l’amor del cielo! È come mettere il Kamasutra in mano a un bambino delle elementari!”

“Bassa è bassa, ma c’eravamo comunque dentro e non era neanche che uno dei due stesse biecamente approfittando dell’altro in quanto molto più vecchio. Forse eravamo un po’ piccoli, questo potrei anche concedertelo, ma resta che alla fine era una cosa che faceva bene a entrambi.”

“Non ne sono molto sicura.”

“Sentiamo, perché no?”

“Non stavate nemmeno assieme…”

“E con ciò?”

“Di solito non è qualcosa che fai con chi ami?”

“Di solito. Poi esistono i casi come il mio e quello di tua sorella Nabiki…”

“Nabiki? Che c’entra Nabiki?”

“Mi stai dicendo che non lo sapevi?”

“A quanto pare no. Cosa non so?”

“Che tua sorella Nabiki ha una relazione sessuale con Tatewaki Kuno. Aveva, adesso non lo so. Manco da un po’ e non sono aggiornatissima.”

“Porca put… sul serio?”

“Dammi un solo motivo per cui dovrei mentirti.”

“…non ne hai. E tu come lo sai?”

“Fortuna. Li ho beccati un paio di volte in situazioni equivoche e sono riuscita a estorcerle la verità.”

“Estorcerle? A lei? Ukyo, le bugie ti allungano il naso anche se sei morta.”

“Lascia stare il mio naso. No, semplicemente per la prima e penso unica volta nella storia di Nerima qualcuno è riuscito a piegare Nabiki Tendo la Cannibale dietro minacce di violenza personale.”

“Hai minacciato mia sorella? Ma sei ammattita?”

“Non le avrei fatto del male, giurin giuretta. Ero solo curiosa come una scimmia e disposta a ricorrere anche ai mezzi più vili per capire se avevo colpito nel segno.”

“Mi tocca crederti. A meno che tu non ti voglia far beffe di me per chissà quale mefistofelico motivo che non saprei proprio cogliere.”

“Credevo di averti detto cosa ne penso sul perdere tempo. Raccontarti fuffa per il solo gusto di farlo rientra nella mia definizione di perdita di tempo.”

“Mi fido, suoni sincera. Questa esperienza mi sta facendo scoprire un sacco di lati delle persone a me vicine che non sospettavo neanche per sbaglio.”

“È perché sei un po’ ingenua, cara mia. Senza offesa.”

“Sentendoti parlare me ne rendo conto. C’è vita al di là del giardino di casa Tendo.”

“Decisamente. Ecco, se posso permettermi di lasciarti una perla di saggezza…”

“Oh beh, arrivate a questo punto non mi stupisco più di nulla. Prego.”

“Impara a poter uscire dallo schema mentale con cui vedi il mondo. Akane Tendo ha il suo carattere e il suo bagaglio di esperienze che hanno contribuito a farle vedere le cose attorno a lei in un certo modo e con un certo colore. Ma sai, non vale così per tutti. Per me, ad esempio, come ti ho appena dimostrato con il mio curriculum. Su cui possiamo tornare se dovessi essere ancora curiosa.”

“Mah. Le tue… attività amatorie possono restare dove sono, il solo sentire il nome di Ryoga mi ha scombussolata a sufficienza e dopo l’appunto del comodino ho paura di cosa potresti rivelarmi.”

“Fai bene ad avere paura. Non sei affatto pronta a sentire nei dettagli quello che ho combinato con Tsubasa…”

“Ti ho detto di no, eh!”

“Scusa, scusa. Lingua troppo lunga.”

“Ukyo…”

“Akane…”

“Dio, questa situazione è oltremodo bizzarra. Davvero, speravo che dopo il divorzio Ranma smettesse di influenzare la mia vita in questo modo.”

“Dai, non è colpa sua. Così come spesso e volentieri non lo era quando il circo dei pretendenti, suoi e tuoi, era ancora attivo.”

“Sì, in effetti non è stato lui a venire e lanciare le okonomiyaki esplosive quando abbiamo tentato di sposarci la prima volta.”

“Ce l’hai ancora con me per quello? Ti ho chiesto scusa anche in aramaico.”

“Avresti dovuto imparare il klingon e provare con quello.”

“A me pareva che le avessi accettate.”

“E l’ho fatto. Ma Ukyo, anche se normalmente provo a lasciarmi simili episodi alle spalle… quello mi ha fatto davvero male. E forse, anche se solo a livello inconscio, l’ho considerato un presagio sulla fine dell’unione mia e di Ranma.”

“Stai dicendo che quel macello… l’hai interpretato come una sorta di antipasto di quanto sarebbe successo poi?”

“In un certo senso. È stupido, me ne rendo conto, ma lo stato desolante in cui tu, Shan-Pu e tutta la banda avete lasciato casa mia… insomma, ero giovane ed emozionata all’idea e vedere quello sfacelo e tutti i miei sogni evaporare dopo essere stati colpiti da una testata atomica…”

GLOMP.

“U-Ukyo? Questo… q-questo abbraccio…”

“Akane, prego con tutte le mie forze che tu mi creda: se potessi ti giuro che farei di tutto… e lo intendo sul serio, di tutto… per rimediare o almeno per farmi perdonare completamente. Non mi ero mai resa conto di quanto dolore io ti abbia provocato e il vederti così… così… rotta a distanza di tutti questi anni… con la testa bassa… e gli occhi lucidi… kami, mi sento un verme…”

“Sulla mia schiena percepisco…”

“Io *sniff* non sono più in condizione di *sniff* sistemare ma… tu… tu devi PRETENDERE che *sniff* gli altri… si scusino a dovere…”

“I cinesi non sono più un problema nostro. Nabiki e un avvocato sono riusciti a metter loro una museruola e, con Shan-Pu neutralizzata, alla fine hanno levato le tende. I Kuno sono fuori discussione, si parla del campione intergalattico di idiozia e della sua degna sorella. Resta Ryoga, da cui effettivamente potrei esigere qualcosina. Ma prima…”

FRUMP.

“…smetti di piangere, per favore. Non voglio farti star male.”

“Troppo *sniff* tardi. E comunque è… è giusto che… provi almeno *sniff* un po’… di quello che hai sopportato tu…”

“Io non credo nel detto mal comune, mezzo gaudio. La sofferenza è sofferenza, chiunque la provi e qualunque sia la causa, e se non ci mette il naso tutti ne guadagnano. In particolar modo se si tratta di un’amica che manca da troppo nella mia vita.”

“Tu… tu mi consideri…”

“E come altro dovrei considerarti, di grazia? Quali amici non hanno avuto i loro diverbi, non si sono occasionalmente fatti i dispetti, non hanno tirato cibo ripieno di dinamite al matrimonio dell’altro? Per Shizue questo sei dopo che ti ha vista in foto, una cara amica di mamma e papà che purtroppo se n’è andata troppo presto.”

“Hai un cuore… grande, Akane… sei… sei troppo… troppo…”

“Troppo buona? Ti prego Kuonji, fammi scendere dal piedistallo su cui mi hai appena ficcata. So essere meschina e ne sei consapevole. Un paio di volte hai toccato con mano.”

“Sì, lo ricordo. Ecco, questo è un lato di te che spero rimanga immutato per sempre.”

“Quale?”

“La tua straordinaria empatia emotiva. Magari hai difficoltà a immedesimarti nella testa di qualcun altro, ma se c’è una cosa che ti riesce bene è immedesimarti nel cuore.”

“Scommetto che Ranma la pensa diversamente. Ogni tanto me lo fa presente, quello screanzato.”

“Come qualcuno di maturo ha detto poco fa, una caterva di torti. Se lui può rinfacciarti X, tu puoi rispondere con Y.”

“Dobbiamo smetterla di rubarci a vicenda le caramelle. Ne va delle macerie del nostro matrimonio e soprattutto ne va di Shizue. Anzi, alla prima occasione utile gliene parlerò e so che capirà. Sai Ukyo, è un padre assurdamente bravo…”

“Serio? Non gli avrei dato uno yen bucato.”

“Ovviamente ha dei dubbi, tentenna, in certi frangenti succede l’impossibile e si sente inadeguato o impreparato. Ma in generale ci sa davvero fare. È presente, affettuoso, la sta ad ascoltare. Per la prima volta nella sua vita Ranma Saotome ha una priorità superiore alle arti marziali.”

“…cazzo.”

“Suona impossibile, vero?”

“Mi fischiano le orecchie solo a ripetere quella frase nella mia testa.”

“…”

“…”

“Alla fine ci siamo tornate, su Ranma.”

“Va bene così. Non era tabù.”

“Uh, Akane…”

“Che c’è?”

“Sento… sento che il tempo a mia disposizione sta per finire.”

“No. No! Resta!”

“Vorrei. Non sai quanto vorrei.”

“No, lo so. Te lo leggo negli occhi.”

“Addio, Akane. Mi ha fatto un incredibile piacere rivederti.”

“Anche a me, Ukyo. Anche a me. E ricordati questo: tu non sei davvero morta.”

“Eh? Cosa? Stai bene?”

“Nel senso che una persona muore veramente solo quando viene dimenticata. Non è il tuo caso.”

“…’sta roba melensa l’hai presa da un manga, vero?”

   
 
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