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Autore: KushinaKurosaki    14/03/2024    1 recensioni
L’organizzazione degli uomini in nero era stata sconfitta. Tutti coloro che erano stati coinvolti da quella brutta faccenda potevano ormai tornare a tirare un sospiro di sollievo, forse non proprio tutti. Lei era oscurità e la luce del sole era la sua più acerrima nemica, però vi era da dire che neanche la notte era sua alleata. Era un angelo dell’oscurità destinato a soffocare e nessuno lo poteva notare. Alle volte paragonava la sua vita a quella di una stella, perché nessuno guarda le stelle quando splende la Luna. E anche se non splendesse, fra le scintillanti sorelle, chi noterebbe una fioca stella in procinto di cadere nel baratro? Era così che si sentiva la povera Shiho Miyano, tutti avevano vinto, lei era uscita l’unica sconfitta.
ReixShiho ShuichixJodie
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Jodie Starling, Quasi tutti, Rei Furuya, Shuichi Akai
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Non riusciva a comprendere quanto tempo fosse passato dal suo arrivo in quel maledetto laboratorio. Era costretta a creare veleni, altrimenti sua sorella avrebbe pagato le conseguenze delle sue azioni. Non poteva uscire dalla base e non le era permesso contattare sua sorella finché non avrebbe avuto dei progressi rilevanti. Di rilevante c’era solo l’orologio con il quale aveva sfogato la rabbia e la frustrazione. Vermouth veniva ogni giorno puntuale come sempre a umiliarla, tirando in ballo i suoi genitori e lei poteva solo incassare. La preferita del boss era intoccabile. Quel giorno tuttavia all’apertura della porta blindata susseguirono dei passi pesanti e non erano di quella donna. « Sherry, lo sciopero della fame non ti farà uscire di qua! » la voce maschile era profonda ma completamente priva di emozioni. Si voltò  sorpresa per poi ritrovarsi senza fiato. Era  un uomo stupendo ma allo stesso tempo spaventoso. Quegli occhi verdi erano intensi e magnetici al punto tale da perdersi nelle loro profondità. « Tu non sei Vermouth.» constatò lei cercando di ricavargli qualche informazione. « Mi pare evidente ragazzina. Il mio nome è Gin, ed è un piacere  conoscere il diamante più bello.  » rise divertito consegnandole il vassoio.

Da come Vermouth ne aveva parlato era entrato in quel laboratorio per vedere chi fosse la persona in grado di innervosire la bionda. Non si aspettava certo una ragazzina anche perché era la più giovane ma pensava ad una sua coetanea. Non che il distacco fosse tanto però il fatto che riuscisse a reggere il suo sguardo inquisitorio lo elettrizzava.
« Sherry, da adesso sono io il tuo punto di riferimento. Vermouth è partita. » affermò lui notando il suo sguardo curioso.  Sospirò poggiando il vassoio sul tavolo e si diresse verso la porta, la ramata non aveva battuto ciglio. Era decisamente sfrontata per la sua età,  era da tanto che qualcuno non lo sfidava in quel modo…e vederlo fare ad una tredicenne…lo aveva sorpreso.

Si accorse di aver trattenuto il respiro solo quando l’assassino biondo richiuse la porta alle sue spalle. Su di lui molte voci circolavano, eppure con lei era stato gentile. Forse erano dicerie infondate, però nonostante l’aura spaventosa le aveva portato…la cena o forse era il pranzo? Si sedette a mangiare quella brodaglia strana, il cui gusto orribile faceva seriamente discutere sull’idoneità del personale in cucina. Sospirò, avrebbe fatto meglio ad abituarsi a lui dato che lo avrebbe rivisto ogni giorno.
Era passata una settimana, a giudicare dalle visite ricevute da parte di Gin, ormai riusciva a comportarsi tranquillamente con lui. Probabilmente si era lasciata condizionare dagli avvisi che Mike in America e altri scienziati le avevano dato. « Sei venuto anche oggi? » chiese divertita la ramata mentre il biondo sospirò sommessamente. « Dovresti guardare l’orologio. La cena è stata tre ore fa.» pronunciò con la sua solita calma. « Non lo sopporto quel suono. E quella cosa lì non si può chiamare cena, è disgustosa. »
«Ti sbagli Sherry. » «Allora puoi mangiarla. »

L’uomo roteò gli occhi al cielo, quella mocciosa stava sfidando la sua pazienza! Se le capitava qualcosa però le rogne sarebbero toccate a lui. « Posa il camice.Ti porto a cena fuori. » La ragazza sgranò gli occhi. L’avrebbe fatta uscire? « Guarda che se resti ferma ancora un po’ vado a cenare da solo. »  la voce dell’uomo la riscosse dai suoi pensieri. « Mi stai invitando ad un appuntamento?  » chiese perplessa la ragazza. « Non è evidente? » chiese lui seccato. Jake odiava gli adolescenti, soprattutto se erano insolenti ma lei era diversa. La sua insolenza e il suo caratterino le piacevano, le altre scienziate solitamente chinavano il capo ma lei no.  Da quel momento le giornate di Sherry divennero meno noiose, anzi alle volte Gin richiedeva il suo aiuto nelle missioni e lei accettava volentieri. 

Nel raccontare l’inizio della loro storia d’amore una smorfia di ripugno si delineò sul viso della ramata e ciò alla cugina non sfuggì il fatto che non fosse rivolto all’uomo di cui stava parlando. Ricordava la conversazione avuta con il suo fratellone, quando aveva chiesto delle spiegazioni sul perché avesse ucciso a sangue freddo quell’uomo biondo. Era stato in quel momento che Akai ne aveva indicato il cadavere e le aveva detto che era stato lui a strappare Akemi da quel mondo e che per quel motivo Gin meritava una fine peggiore dell’inferno. Ed era lui l’uomo di cui Shiho stava parlando. Per quello era fermamente convinta che la morte di Akemi fosse opera sua, lei aveva amato il suo assassino…e prima che Akemi morisse avevano litigato sempre per lui.  Guardò Shiho, non riusciva a comprendere dove trovasse la forza di mettersi a nudo dinanzi a loro. Lei non sarebbe riuscita a farlo, avrebbe preferito morire piuttosto che ammettere di essere andata a letto con l’assassino di sua sorella.  Certo, nessuno a quei tempi poteva sapere che lui le avrebbe tolto ciò che aveva di più prezioso ma…la rabbia che Shiho stava provando verso sé stessa le stava salendo alla testa e come lei anche Ran e Sonoko erano arrabbiate.  Lui l’aveva illusa strappandole via quell'innocente e pura visione che una ragazza dovrebbe avere a quell'età… e si era imposto su di lei, trasformandola  in una marionetta ben sapendo che lei non avrebbe mai potuto allontanarsi da lui perché aveva paura di restare da sola.

 Vivere in quel modo…no…quella non era vita! Sentì le unghie conficcarsi nei palmi delle sue mani, avrebbe tanto voluto avere quel farabutto fra le mani per prenderlo a calci. E non solo lui, più Shiho andava avanti e più sentiva le lacrime salirgli agli occhi. Ora comprendeva perché fosse così legata a Shinichi, lui era l’unico ad averla protetta senza un doppio fine, era l’unico che era stato in grado di restituirle in parte l’affetto provato da sua sorella.

Simili? Lei e Shiho erano simili? Sul serio Ran, lei comprendeva la paura di restare da sola ma diavolo…quella situazione era umanamente insostenibile. Avere la consapevolezza di una pistola puntata alla testa di chi si ama, e che da ogni piccolo gesto sarebbe dipesa la vita di qualcun altro… lei non sarebbe riuscita a sostenere quel peso, molti rospi che Shiho aveva dovuto ingoiare erano tremendi.

 Quando aveva capito con chi avesse veramente deciso di fidarsi era troppo tardi. Le minacce rivolte ad Akemi l’avevano spinta a tenere quel segreto, a lasciargli fare di lei ciò che più desiderava. Aveva preso tutto, dalla sua ingenua visione del mondo alla sua dignità. Mentre raccontava di come, scoperta la verità, sua sorella aveva iniziato a tentar di allontanarla da quell’ambiente, le lacrime scorrevano rapidamente sul suo viso. I ricordi legati alla sua settimana di isolamento in quella camera a gas erano più vividi che mai, ancora adesso se chiudeva gli occhi avvertiva il tocco gelido sulla sua pelle. Si era ritrovata intrappolata con lui senza alcuna via di fuga, per una settimana aveva sofferto le sue violenze sessuali, psicologiche e fisiche…anche perché nessuno oltre Gin metteva piede là dentro. Ricordava il giorno in cui quella porta non l’aveva aperta Jake, ma il suo compare. Le si era avvicinato togliendosi gli occhiali da sole, era stata  la prima e l’unica volta che quel Noc si era rivelato come tale.  “Sarà Gin a toglierti anche la vita quando si sarà stufato di te.” Dopodiché era dovuto andar via sotto il vigile controllo di Pisco, si sapeva che lui avesse un buon cuore rispetto a Gin. 

« Shiho… » Sera l’aveva abbracciata stretta e a lei si erano unite anche le altre. « Quel giorno decisi di farla finita, non avrei più permesso che lui facesse i suoi comodi con me e presi l’APTX, il farmaco da me creato. Io speravo di morire ma qualcuno aveva deciso che ero indegna anche della morte. Diventai una bambina, vagando alla ricerca dell’altra persona che come me era tornata bambina. » esclamò la ragazza asciugandosi le lacrime. «La storia di Ai Haibara la conoscete, no? Ma per me ha significato veramente tanto.»







 
   
 
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