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Autore: Ghost Writer TNCS    16/03/2024    1 recensioni
Il racconto conclusivo del primo arco narrativo. Questa storia prosegue gli eventi di Eresia, La frontiera perduta e La progenie infernale.
È giunto il momento della resa dei conti. Ma quello che si prospetta all’orizzonte è un conflitto ben più grande di Tenko, di D’Jagger, e degli dei stessi.
Lasciato Raémia, le due fazioni si riuniranno con i rispettivi alleati, ma per tutti loro molte cose sono cambiate, e i loro obiettivi potrebbero non coincidere più.
Per qualcuno sarà la fine, per altri un nuovo inizio, una cosa è certa: nessuna fazione può dirsi davvero unita. Tra interessi personali e ideali opposti, le divergenze interne potrebbero determinare l’esito degli scontri più ancora della forza dei nemici.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '1° arco narrativo'
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16. Un guscio vuoto

Spartakan ancora non era riuscito a capire se si trovava in un singolo enorme palazzo, o piuttosto in una strana città piena di strade coperte. Normalmente il dubbio non l’avrebbe impensierito particolarmente, ma in quei giorni non aveva molto altro da fare se non rimuginare sull’architettura di quel luogo o sulla notte perenne che lo caratterizzava. Era anche per questo motivo se aveva accolto con grande entusiasmo la convocazione da parte degli dei.

Uno dei pallidi abitanti del luogo lo guidò a destinazione, ma si congedò prima di aprire la porta che conduceva alle stanze delle divinità, lasciando a Spartakan l’onore di bussare.

«Vieni avanti, nostro Campione.»

L’orco aprì i battenti, trovando dall’altra parte un ambiente dall’illuminazione naturale, in netto contrasto con il buio da cui era arrivato. Di sicuro era merito di Huitzilopochtli, pensò Spartakan.

Il rosso si inginocchiò. «Mi avete fatto chiamare?»

«Preparati a partire, nostro Campione» gli disse lo stesso dio del sole. «Presto lasceremo questo luogo.»

«Ai vostri ordini, divino Huitzilopochtli.»

«Puoi andare» lo congedò il dio dalle piume verdi.

Spartakan rimase in ginocchio. Aveva molte domande, molte delle quali non appropriate al suo ruolo di Campione. Tuttavia forse ce n’era qualcuna che non avrebbero fatto adirare gli dei.

«C’è qualcos’altro?» gli domandò Nergal.

«Se posso permettermi, vi sarei immensamente grato se poteste dirmi se le altre persone a cui avete concesso le vostre benedizioni verranno con noi.» Era stato abbastanza umile nella sua richiesta? Beh, ormai aveva parlato, quindi poteva solo sperare nella clemenza degli dei.

«No, i Pilastri rimarranno qui» affermò Horus. «Una volta ritirati gli esoscheletri giganti, non avremo più bisogno di loro.»

Spartakan tenne lo sguardo basso. «Perdonatemi, ma non capisco. Che ne sarà di loro?»

«La cosa non ti riguarda» tagliò corto Tezcatlipoca. «Ti basti sapere che abbiamo tutto ciò che ci serve per riprenderci Raémia una volta per tutte. Giustizieremo gli usurpatori, ci sbarazzeremo di chi li ha sostenuti, e alla fine ripristineremo il giusto ordine delle cose. La nuova Utopia cadrà, come già successo in passato, e alla fine saremo di nuovo noi a controllare il destino del mondo.»

«Certo, divino Tezcatlipoca. Vi prego di perdonare la mia impudenza.»

«Ora vai, Campione» gli ordinò il dio della notte. «Ti abbiamo concesso un grande potere, ma ricorda che così come te l’abbiamo dato, possiamo togliertelo. Noi sappiamo ciò che è meglio per tutti, quindi liberati dei tuoi dubbi, e rendi onore alla nostra benevolenza.»

«Certo, divino Tezcatlipoca. Vi sarò sempre leale e riconoscente, avete la mia parola.»

Si alzò tenendo il capo chino, quindi indietreggiò fino a uscire dalla stanza. Anche quando il portone si richiuse e la penombra lo avvolse, mantenne lo sguardo basso. Ma non per riverenza, bensì perché era totalmente assorto nelle sue riflessioni.

Le parole gli erano uscite spontanee, ma davvero pensava ciò che aveva detto?

***

Tenko era stata impaziente per tutto il viaggio, ma ora che erano giunti a destinazione, una stranissima sensazione di leggerezza aveva catturato la sua attenzione. Lei, Sigurd e D’Jagger si trovavano sulla luna rocciosa dove si sarebbe svolta la consegna, e nell’attesa la demone non era riuscita a trattenersi dal fare qualche capriola a bassa gravità.

«Arriva qualcuno» segnalò l’elfo.

Subito tutti i presenti si riunirono intorno allo spadaccino: la demone, il goblin, e anche alcuni poliziotti. Dal momento che Shamiram si era rifiutata di andare con loro, D’Jagger aveva suggerito di contattare Freyja nella speranza di ottenere supporto.

“Dove sono tutti gli altri?” aveva chiesto il goblin quando si erano riuniti.

“Non c’è nessun altro” aveva risposto l’orchessa, consapevole che quattro agenti erano pochi per affrontare una squadra di vampiri. Ma dopo lo scioglimento della task force anti-Eletti, essere riuscita a far venire tre colleghi fuori servizio era comunque un successo.

«Ore dieci, in volo» proseguì Sigurd controllando i sensori.

Tutti quanti si voltarono nella direzione indicata e, seppur con qualche difficoltà, riuscirono a distinguere una piccola astronave sul cielo stellato. Il velivolo non parve accorgersi della loro presenza, infatti planò lentamente e atterrò a poche centinaia di metri da loro. Il portellone si aprì e alcune figure uscirono con fare guardingo: due, tre, quattro vampiri. E con loro c’era anche Spartakan, che come sempre girava a torso nudo nonostante il clima rigido.

«Ehi, va tutto bene?» chiese Freyja a uno dei suoi colleghi.

L’altro aveva stretto i pugni e serrato i denti, ma si sforzò di annuire. «Sono qui per avere giustizia per mio fratello, non vendetta.»

L’orchessa non ribatté. Non avevano prove che si trattasse di omicidio, né che i vampiri di Lilith fossero i responsabili, ma negli ultimi giorni si erano verificati troppi incidenti mortali a familiari o amici dei membri della task force per pensare a semplici coincidenze.

«Quindi aspettiamo che arrivino i corrieri?» domandò D’Jagger.

«Non abbiamo molta scelta» disse Sigurd indicando alla sua destra. «Sono già qui.»

Gli altri seguirono la direzione del suo dito e anche loro poterono notare un’altra astronave in avvicinamento. Il velivolo si adagiò a una decina di metri da quello dei vampiri e il portellone a saracinesca scivolò verso l’alto. I corrieri e i loro automi da combattimento scesero in perfetta sincronia, disponendosi a formare un semicerchio. Tutti quanti erano equipaggiati con elmi integrali e armi da fuoco, e dalla loro postura sembravano ex militari o comunque mercenari addestrati. L’ultimo a uscire fu un imponente demone dalle lunghe corna con una valigetta rinforzata in mano.

«Identificatevi, per favore» chiese il capo dei corrieri.

Dall’astronave dei vampiri scesero altre due figure, e Tenko le riconobbe immediatamente: erano Horus e Tezcatlipoca.

«Sono loro! Andiamo!»

«Aspetta» ribatté Sigurd. «Lasciamo che facciano lo scambio, così i corrieri se ne andranno.»

 L’imponente demone cornuto confermò l’identità dei suoi clienti, dopodiché aprì la valigetta per mostrare il contenuto.

Gli dei annuirono e fecero segno a Spartakan di prendere la valigetta.

L’orco si fece avanti e ritirò la merce, a quel punto il capo dei corrieri poté registrare l’avvenuta consegna.

Appena i due gruppi si apprestarono a tornare sulle rispettive navi, Sigurd fece partire il pilota automatico e il velivolo invisibile sfrecciò sopra il punto dell’incontro. Il portellone si aprì e l’aria fredda e rarefatta investì i presenti. La composizione atmosferica non era letale, ma al contrario di Spartakan e dei vampiri, senza le maschere non sarebbero sopravvissuti più di qualche minuto.

Tutti quanti prepararono le armi e saltarono giù.

Appena li vide, Spartakan si mise a protezione degli dei.

 «Polizia!» annunciò uno degli agenti. «Siete in arresto!»

«Voi, allontanatevi immediatamente!» ordinò Freyja in direzione dei corrieri. «Questa è un’operazione di polizia!»

«Sissignora» annuì il demone cornuto, il cui lavoro era perfettamente legale. «Ce ne andiamo subito.» Fece un segno ai suoi uomini, che in modo rapido e coordinato risalirono sull’astronave.

Vedendo il velivolo che si allontanava, una dei vampiri – simile a un’arpia – si mise a canticchiare: «Complimenti, bella mossa, lasciarli andare via. Ma siete solo in sette: affrontarci è una pazzia!»

«Wow, ma allora è vero che parli cantando!» esclamò D’Jagger. «Devo chiedertelo: improvvisi sul momento o te le prepari prima?»

«Sì, Partenope[23] improvvisa. Ogni strofa più precisa. E ora attento, lei ti avvisa: la sua vittoria… è già decisa!»

«Basta chiacchiere!» intervenne Adze, l’uomo-lucciola dagli occhi lucenti. «Ce ne andiamo!»

«Non così in fretta!» ribatté Horus. Puntò un dito contro Tenko: un gesto altezzoso e minaccioso. «Prima voglio che uccidiate quella demone. E anche tutti gli altri.»

«Non prendiamo ordini da-!»

«Spartakan!» esclamò Huitzilopochtli. «Sei diventato sordo?! Obbedisci!»

L’orco, che in un primo momento aveva esitato, si affrettò ad annuire. Lanciò la valigetta verso Adze e partì all’attacco. Tenko gli corse incontro. Il figlio dell’inferno sferrò un destro, ma la demone svanì. Confuso, Spartakan si guardò intorno. Trovò la giovane che correva verso gli dei e fece per inseguirla, ma qualcosa lo colpì alla gamba. Si voltò di scatto e Sigurd lo colpì di nuovo con Balmung. Lo tempestò di fendenti e l’orco dovette arretrare. Il Campione sollevò le braccia, ma non per difendersi. Sigurd deviò il pugno e indietreggiò. Nonostante i numerosi attacchi, non era riuscito a fare nemmeno un graffio al suo avversario.

Tenko intanto aveva quasi raggiunto gli dei. Fece guizzare il Nervo Tagliente, ma Adze intercettò il colpo. La frusta aprì uno squarcio nel suo braccio, ma bastarono pochi secondi e la ferita si rimarginò.

«Levati di mezzo!» sbraitò la demone.

Il vampiro lanciò la valigetta a una dei suoi compagni. «Credimi, lo farei volentieri, ma Lilith li vuole vivi. Per ora.»

«E allora ammazzerò anche te!»

Mentre la demone si avventava su Adze, la donna con la valigetta staccò il busto dalle gambe e sbatté le ali per allontanarsi dallo scontro, la sirena cantò un verso per creare delle copie di sé stessa, mentre il quarto vampiro aprì un portale da cui si riversarono ghoul di varie forme e dimensioni.

I quattro poliziotti, seppure consapevoli della forza dei nemici, si divisero per affrontarli: catturare quei criminali non avrebbe fermato Lilith, ma dovevano comunque fare tutto ciò che era in loro potere per assicurarli alla giustizia. E dimostrare all’Eletta che nessuna minaccia poteva fermarli.

D’Jagger riusciva a percepire la determinazione degli agenti, così come la concentrazione di Sigurd e la furia di Tenko, dentro di sé invece avvertiva… nulla. Voleva aiutare i suoi compagni – possibilmente senza morire – ma in confronto a loro si sentiva un guscio vuoto.

Come poteva uno come lui anche solo pensare di salvare l’universo?

Scacciò quella domanda come si fa con un insetto fastidioso: se non poteva salvare l’universo, si sarebbe assicurato che i suoi amici ci riuscissero!


Note dell’autore

Ben ritrovati :)

Dopo un capitolo relativamente tranquillo, ecco l’inizio di un’altra bella zuffa XD

Gli dei hanno preso in consegna questi esoscheletri giganti (che però a quanto pare possono anche stare in una valigetta), ma grazie all’aiuto di Uriel, i nostri sono riusciti a intercettarli.

Dunque ora assisteremo a una rivincita dello scontro sulla Luna Nera, anche se questa volta le forze in gioco sono bilanciate diversamente. Riusciranno i poliziotti ad avere la meglio sui vampiri? Riuscirà Tenko a uccidere gli dei ora che sono a portata di frusta? E Spartakan rimarrà fedele agli dei fino alla fine?

A presto ;D

PS: anche questa volta gli dei hanno menzionato l’Utopia, chissà se riuscirò ad approfondire anche questo aspetto prima o poi ^.^"


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[23] Nella mitologia greca, Partenope è una sirena.

   
 
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