Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: Giuly_2_21    18/03/2024    1 recensioni
PREQUEL/SPIN-OFF DI LOST IN THE ANIME MULTIVERSE E SEQUEL DI JJBA VENTO AUREO
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Dopo lo scontro con Diavolo a Roma Giorno riesce finalmente a salire ai vertici di Passione e diventarne il Boss.
Ma la strada per coronare il suo sogno è ancora lunga e irta di ostacoli.
Affiancato da vecchi e nuovi alleati e pronto a tutto pur di non venir meno alle promesse fatte, il ragazzo dovrà affrontare l'ombra che attanaglia l'Italia da decenni e regolare i conti con il suo passato e le conseguenze delle sue scelte.
Ma non sempre tutto va secondo i piani…
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NUOVO CAPITOLO OGNI LUNEDI (FINO A ESAURIMENTO SCORTE)
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Giorno Giovanna, Guido Mista, Nuovo personaggio, Pannacotta Fugo, Trish Una
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Anime Multiverse Series'
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Il sole era  già tramontato quando tutto ebbe inizio. Le luci dei lampioni si accesero lungo la piazza del Casinò inondando lei e l'imponente edificio che le dava il nome di un bagliore dorato. Una visione che avrebbe incantato chiunque. Chiunque eccetto Fugo Pannacotta. Fasciato da un completo celeste con chiazze violette, stava davanti all'edificio guardando l'ora sul proprio orologio e battendo al contempo il piede a terra con così tanta intensità che c'era da stupirsi che non avesse scavato un solco. -Ma quanto ci mettono? Dovevano già essere qui!- si lamentò per l'ennesima volta.

-Rilassati Flavio. Siamo comunque in tempo- disse Mista mettendogli un braccio intorno alle spalle. Anche lui aveva abbandonato gli stravaganti abiti comuni per entrare meglio nella parte del riccone in vacanza. Questo tuttavia non gli aveva impedito di sfoggiare con orgoglio una camicia color rosso accesso sotto un completo giacca e pantalone blu cobalto decorato con bande oblique bianche; un accrocchio di colori che avrebbero fatto sembrare ridicolo chiunque ma non Guido Mista.

-Non è comunque una scusa per fare ritardo, Giulio- rispose Fugo liberandosi e guardandolo storto attraverso le lenti tonde degli occhiali dorati.

-Aspetta. Tu porti gli occhiali? Da quando?-

Il commento sorpreso arrivò da Marco che li aveva raggiunti. 

-Alla buon ora...- disse Fugo infastidito. Si voltò verso di lui con tutta l'intenzione di dirgliene quattro ma all'improvviso si ammutolì.

-Tutto bene?- chiese il biondo -Ho sbagliato abito? Dovevo essere più elegante?-

Fugo era tentato di dirgli che dubitava potesse esistere qualcosa di più elegante di lui con la camicia bordeaux attillata sotto il completo nero che aveva indosso quella sera. -É... più che accettabile- si limitò a dire invece con voce strozzata. Alcuni secondi dopo si riprese (domandandosi cosa gli stesse passando per la testa) e disse acido: -Comunque no, non va bene. Ho perso le lenti a contatto quindi devo usare questi stupidi occhiali. E voi siete in ritardo di 5 minuti nonostante alloggiate a 500 metri da qui. Ma quanto ci hai messo a infilarti il completo?-

-Io nulla. È Chiara che ci ha messo una vita- disse indicando dietro di sé.

-Be'. Non posso mica apparire scialba e trasandata- protestò Alice spuntando alle sue spalle.

Fugo di solito non badava agli eccentrici outfit della ragazza, ma quella volta non poteva negare che stesse bene. I capelli erano raccolti in una crocchia di trecce tenuta ferma da numerosi fermagli decorati con i semi delle carte francesi; il corpetto dell'abito era nero con lo scollo a cuore e le spalline abbassate di tulle rosso mentre la gonna, lunga fino ai piedi, era a balze rosse e nere alterne; un paio di pendenti d'oro e la collana con il ciondolo di sua madre completavano il tutto donandole un aspetto principesco. 

Inutile dire che Mista ne rimase fulminato. -C-Ciao. È fantastico... quel vestito... cioè tu sei fantastica con il vestito. Non che senza tu non lo sia. Anzi... Cioè... Insomma...- balbettò cercando di non andare in iperventilazione.

-Gr-Grazie. Anche tu non stai affatto male... cioè il completo ti sta molto bene- rispose lusingata lei abbassando lo sguardo per nascondere il rossore.

-Sì. Tutto molto bello. Ora andiamo- li interruppe spazientito Fugo trascinandoli verso l'ingresso. Marco li seguì scuotendo la testa ma al contempo sorridendo divertito.

Entrarono nella hall dove, una volta esibiti i documenti (ovviamente falsi) e ricevute le fiches, vennero accompagnati al salone dedicato al gioco. Fu come entrare in un film talmente quel posto sembrava surreale. Era immenso, un trionfo di giallo oro intervallato dal rosso dei tendaggi, che facevano da cornici alle alte vetrate che davano sulla piazza e i giardini interni, e dal bianco degli stucchi che decoravano i pilastri e i soffitti dai quali pendevano splendenti lampadari di cristallo. La sala era ghermita di uomini e donne dagli abiti più eccentrici, quasi come se fosse una gara a chi dava più nell'occhio, impegnati a giocare, parlare di frivolezze o sorseggiare champagne offerto dai camerieri dalla semplice ma non meno elegante divisa bianca.

-È...È...- cercò di dire Alice senza riuscire a trovare le parole adatte.

-...incredibile- concluse al posto suo Marco. Lei annuì.

-Che ne dici Chiara? Andiamo a fare un giro?- le offrì il braccio il fratello.

-Buon idea. Non vedo l'ora di fare una partita a poker- accettò lei -Ci vediamo dopo ragazzi-

Iniziarono a guardarsi intorno, in apparenza per cercare un tavolo libero, nella realtà qualche esponente della Carboneria o della Triade. Ricerca tutt'altro che facile visto che potevano essere chiunque e ovunque. Dopo un quarto d'ora di giri a vuoto Marco sbuffò frustrato. Teen Spirit li avrebbe individuati subito ma non poteva farlo apparire lì nella sala senza destare sospetti. Come se non bastasse stava anche iniziando a sentirsi a disagio. Quel luogo, seppur bellissimo, era totalmente estraneo e distaccato dal mondo dove aveva sempre vissuto; tutto quel lusso, quelle persone (che se avessero voluto, avrebbero potuto comprare casa sua e la trattoria dieci volte) lo facevano sentire inadeguato.

-Questo posto sta iniziando a non piacermi più- diede voce ai suoi pensieri.

-Meno male che non sono l'unica a pensarlo- concordò la sorella.

-Lorenzo! Chiara!-

Dalla folla spuntò Marinella Creuza con un lungo abito da sera blu scuro e un paio di guanti bianchi.

-Anastasia! Da quanto tempo. Come stai cara?- la salutò Alice andandole incontro.

-Tutto bene- la salutò con un paio di baci sulle guance -Appena tornata da Venezia. Veramente deliziosa, peccato per la folla. A momenti Raffaele si imbarcava con un gruppo di coreani-

-A proposito dov'è?- chiese Marco.

-Laggiù con Antonio, Giulio e Flavio- rispose lei puntando il dito alle sue spalle con aria fintamente scocciata -Ogni volta sta sempre con loro. A volte mi chiedo chi sia la signora Guerinoni tra io e loro-

Alice e Marco videro il gruppetto chiacchierare poco più in là. Non che fosse difficile non notarlo visto il completo verde fluo sfoggiato da Michele Panzerotto (AKA Raffaele Guerinoni). Amerigo Caruso (AKA Antonio Toscani) aveva optato per un completo bianco panna, colore decisamente meno appariscente ma gli enormi sbuffi sulle maniche e sull'orlo dei pantaloni, la collana d'oro e la camicia fucsia ben visibile dallo scollo della giacca lo rendevano tutt'altro che ordinario.

-Voi per caso avere visto Ludovico o Alberto?- chiese Marinella -Io e Raffaele li cerchiamo da un po'-

-Che coincidenza. Li stavamo cercando anche noi ma non li troviamo- rispose Alice.

-Non resta che chiamarli al telefono. Ma ho bisogno di un luogo tranquillo. Qui c'è troppo casino- intervenne Marco.

-Buona idea. Ti accompagno fuori- si offrì Alice.

-Vado a salutare gli altri. Aggiornatemi poi- li salutò Marinella mentre i gemelli si avviarono verso l'uscita. L'idea era semplice: sfruttare il giardino che circondava l'edificio per usare Teen Spirit (AKA il telefono) per individuare gli esponenti della Carboneria (AKA Ludovico) o della Triade (AKA Alberto). 

Purtroppo (o per fortuna, chi può dirlo?) le cose presero una piega drasticamente diversa. A dare il via al disfacimento del piano fu una giovane cameriera castana con un vassoio di calici in mano che, urtando la spalla di un signore, perse l'equilibrio e perse la presa del vassoio. Marco istintivamente le cinse con una mano la vita per non farla cadere e con l'altra recuperò il vassoio e tutti i bicchieri prima che si infrangessero a terra. La pronta reazione suscitò lo stupore dei presenti e qualche educato applauso che vennero tuttavia sovrastati da una voce famigliare.

-Quindi lavorare in quella topaia serve a qualcosa, Zeppeli-

Le reazioni dei gemelli furono diametralmente opposte. Marco divenne rosso dalla rabbia e strinse i pugni mentre Alice sbiancò e conficcò le unghie nel braccio del fratello. Entrambi tuttavia volsero lo sguardo in direzione della voce (così come molti ospiti confusi) e i loro sospetti ebbero conferma. 

Seduto con le gambe a penzoloni su una slot machine, vestito con un body bianco panna a maniche lunghe pieno di spille dorate a forma di cuore e un paio di pantaloni della tuta grigi a vita bassa e spaccati ai lati, c'era un ragazzo sulla ventina mora e con un ghigno tutt'altro che rassicurante. Subito i suoi occhi azzurri e luccicanti come pezzi di ghiaccio si spostarono da Marco ad Alice con fare languido. -Ehilà. È da un po' che non ci si vede- la salutò.

-Hai un bel coraggio a palesarti dopo tutto quello che le hai fatto, Izzo- disse Marco non preoccupandosi di nascondere il disprezzo. Teen Spirit lo affiancò senza essere stato evocato digrignando le fauci e spaventando ancora di più gli ospiti.

-Ehi! Si può sapere che cosa sta succedendo qui?!- esclamò una nerboruta guardia facendosi largo tra la folla -Chi ha fatto entrare quella bestia? E tu, scendi subito...-

L'uomo non completò la frase né ebbe più il tempo di farlo. Qualcuno gli saltò addosso da dietro e con una lama argentata gli aprì la gola da parte a parte, talmente in profondità da quasi decapitarlo. Il disgraziato cadde sul pavimento in un bagno di sangue.

Si scatenò il panico e un fuggi fuggi generale nel quale gli ospiti del Casinò tra urla, pianti e imprecazioni spinsero, scalciarono e investirono oggetti o altre persone per scappare il più in fretta possibile da quella che in un attimo si era trasformata in una scena da incubo. Solo i ragazzi di Passione e altre guardie del Casinò cercarono invece di avvicinarsi ma quel fiume di gente glielo impediva. 

-Dannazione. Non riesco a passare- imprecò Mista. In quel momento credeva che la situazione non potesse peggiorare ma presto cambiò idea quando dei proiettili sfondarono una finestra. Due colpirono delle guardie uccidendole sul colpo e altri due si stava dirigendo verso di lui. "Pure un cecchino? Cazzo! Non riesco a muovermi. Mi prenderà" pensò.

-EXUVIA! SHIELD!-

Lo scudo-stand di Panzerotto apparve tra lui e i proiettili deviandoli verso una colonna. Mista riuscì a intravedere i suoi voluminosi riccioli neri affiancati dallo chignon rosso di Marinella. Sebbene fosse sollevato che fossero ancora vivi la preoccupazione continuava a tormentarlo. Dov'erano i gemelli? Urlare i loro nomi era inutile; muoversi impossibile. Come li trovava? Gli venne in mente la soluzione e si diede dello stupido per non averci pensato subito. In qualche modo estrasse la pistola, sparò in aria e ordinò: -Numbers, trovate Marco e Alice- I piccoli omini si divisero e scivolarono tra la folla. 

N1 e N3 trovarono Marco che si guardava intorno con aria disperata.

-Dov'è Alice?- gli chiese N1 avvicinandosi.

-La calca ci ha separati. Non la trovo più!- disse lui provando invano a nascondere il panico nella voce.

-Qualcuno ci ha tradito! Non è possibile che abbiano messo due assassini in sala e un cecchino all'esterno se non sapevano del nostro arrivo! Qualcuno glielo deve aver detto! Dobbiamo trovarlo e ucciderlo- trillò N3 furioso.

Quella supposizione, detto più per impulso che per un ragionevole sospetto, sembrò far tornare Marco in sé. Gli tornarono subito alla mente i sospetti sorti a seguito di due situazioni ambigue. La prima era stata la confessione di Luca Ghira e la scomparsa di Alessio Guido e Leonardo Izzo nello stesso giorno. Vero, erano solo due dei sette nomi usciti di bocca da Ghira a scappare ma erano anche gli unici due ad avere uno stand. La seconda era stata l'attacco di Alessio Guido al Mille Bolle Blu o meglio di come era arrivato fin lì. Dal rapporto di Amerigo Caruso era emerso che erano stati lui e Sibilla Focaccina ad avvistarlo e attaccarlo per primi e che durante la colluttazione Sibilla aveva perso la vita mentre lui era rimasto ferito gravemente. E alla domanda perchè non avessero chiamato subito Panzerotto e Creuza, aveva risposto che non c'era stato tempo. Ma non c'erano altri testimoni (almeno non in vita) dell'accaduto quindi non potevano né confermare né smentire quelle parole. E infine la terza, quella appena espressa da N3. E di nuovo c'era anche lui in mezzo. Non poteva più essere una semplice coincidenza.

Una serie di brividi gli percorsero la schiena. Percepiva un pericolo imminente ma non lo vedeva. Izzo e un altro assassino nella stanza; un cecchino fuori che li puntava a destra; i suoi alleati al momento irraggiungibili; un traditore che si nascondeva tra loro pronto a danneggiarli di nuovo. Non sapeva a cosa dare la priorità, sapeva però di non avere più tempo. Così si affidò all'istinto sperando che non lo traesse in inganno.

-N1. N3. Cercate Alice. Al resto ci penso io- disse prima di attivare l'Hamon e saltare. Riuscì a spingersi abbastanza in alto per vedere la folla da sopra. Notò Mista a sinistra, poco distante Creuza e Panzerotto e infine ecco Amerigo Caruso che proteggeva se stesso e Fugo dai proiettili di destra con uno scudo di kevlar. Di fronte a tale scena nessuno avrebbe sospettato di lui e pure Marco per un istante si chiese se non si fosse sbagliato ma poi notò il braccio sinistro del ragazzo dal quale fuoriusciva un sottile filo d'argento che sembrava propagarsi a sinistra verso Mista, Panzerotto e Creuza. Marco allora sparò due colpi. 

Amerigo se ne accorse ma non riuscì a evitarli. Il primo lo prese alla spalla sinistra e dal dolore dovette spezzare il filo di metallo interrompendo il tentativo di trapassare Mista con la punta affilata che cadde alle sue spalle. Il secondo lo prese in volto ma accadde qualcosa che lasciò increduli sia Marco che Fugo giratosi a guardare cosa stava succedendo. La testa del ragazzo sembrò sdoppiarsi: da una parte era rimasta la faccia di Amerigo con gli occhi ambrati vitrei e il foro di proiettile ben visibile sulla croce degli occhi; dall'altra invece ne era apparsa un'altra coperta da pelle tesa come se quello si trattasse di un costume su misura e chi lo indossava non avesse trovato il punto giusto per la testa facendola invece spuntare in un altro. Marco non ci mise molto a capire che quello non sembra un costume, lo era. Del resto se Skillet riusciva a creare oggetti talmente perfetti da sembrare reali perchè non avrebbe potuto creare anche un costume talmente realistico da sembrare vero? 

Cercò di sparare ancora ma non ne ebbe il tempo. Una catena nera si attorcigliò al lampadario e qualcuno la usò come liana per spostarsi. Un'altra catena avvolse il corpo di Amerigo trascinandolo verso lo sconosciuto e infine entrambi atterrarono su un tavolo da biliardo. Marco atterrò. Fortunatamente la folla di civili si era dispersa, alcuni uscendo dalla porta principale, altri nascondendosi nei corridoi o nelle stanze attigue e altri ancora, purtroppo, rimanendo a terra colpiti dai proiettili o schiacciati dalla calca.

-Sai, quando ti sei scontrato contro quel coglione di Gallo avevo visto quanto fossi agile ma constatarlo di persona è tutt'altra storia. Se fossi saltato un istante dopo avresti fatto la sua fine- si rivolse a lui il ragazzo delle catene indicando la guardia sgozzata con un oggetto argenteo che Marco riconobbe essere un bisturi.

Ora che Marco lo poteva vedere meglio un nuovo brivido di terrore gli corse lungo la schiena. Quella sensazione non era provocata dalla corporatura del ragazzo, bassa e robusta coperta da un paio di rovinati pantaloni della tuta viola e un gilet pieno di graffi di pelle nera aperto davanti né dalla pelle olivastra nei punti dove non era macchiata e nemmeno dai capelli unti grigio cenere rasati sulla nuca e ai lati. No. A mettergli paura erano la luce sinistra nei suoi occhi cremisi dalla sclera nera e il sorriso gioioso mentre guardava il sangue sul pavimento come se non desiderasse altro che versarne ancora. -Chi siete voi?- chiese cercando di non far trapelare emozioni.

-Forse se chiedi al tuo amico cecchino ti saprà rispondere- rispose il ragazzo delle catene con una certa rabbia mal celata nella voce.

Nel mentre la pelle di quello che un tempo era Amerigo si sciolse in un liquido argenteo rivelando il vero aspetto del traditore: alto e slanciato, dalla pelle liscia e olivastra, lunghi capelli grigio cenere tenuti in una coda bassa, occhi cremisi con la sclera nera. -Ma sai, Zeppeli, se fossi in te non presterei troppa attenzione a noi...-lo avvertì -...quanto piuttosto chi non è qui con te oltre alla tua cara sorellina- La sua voce era molto diversa da quella che aveva nei panni di Amerigo, più suadente ma al contempo sinistra così come il messaggio che lanciava. 

Solo allora Marco si rese conto che mancava un'altra persona all'appello oltre ad Alice Zeppeli ed era Leonardo Izzo.

Autrice Time
Scrivere questo capitolo è stato un parto. In generale scrivere tutto questo arco narrativo a Montecarlo non è stato facile: molti eventi da narrare, molti combattimenti articolati, stand un pelo complicati, plot twist di un certo spessore che devono essere trattati con il giusto merito... non proprio una passeggiata. Spero che questo capitolo non abbia annoiato sebbene ho voluto prendermi il tempo per introdurre (almeno in parte) il luogo dello scontro e gli avversari di Passione specie i fratelli Cacio e Pepe che posso essere definiti i veri villain di questa storia e presto scoprirete il motivo. Quindi ci vediamo al prossimo capitolo. Ciao, Giuly♡

   
 
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