Anime & Manga > Ranma
Segui la storia  |       
Autore: Ranma789    20/03/2024    1 recensioni
E se Ranma arrivasse al Ryozampaku, il dojo dei folli Maestri di Kenichi, per addestrarsi?
Come la prenderebbe Kenichi, e che rapporto avrebbe Ranma con Miu, una persona con la quale ha molto in comune?
E perché Ranma, un anno dopo il matrimonio fallito, vive da solo con sua madre e non ha più rapporti con Genma, con i Tendo e, soprattutto, con Akane?
Cosa lo ha spinto a rinnegare la sua vita passata a Nerima?
Allenarsi al Ryozampaku potrebbe aiutarlo a crescere e ad assumersi quelle responsabilità che ha sempre rifuggito, accettando il suo destino di diventare un Maestro.
Ma quando Kenichi e l'Alleanza Shimpaku si troveranno in pericolo, sarà solo collaborando che potranno salvarsi tutti...sempre che il cuore non ci metta lo zampino, e che la gelosia non rovini tutto. Ancora una volta.
Nota: per Kenichi, la fiction si svolge circa tre mesi dopo la fine del manga, per Ranma un anno dopo il diploma
[CROSSOVER RANMA 1/2 e KENICHI THE MIGHTIEST DISCIPLE]
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nodoka Saotome, Ranma Saotome, Ryoga Hibiki, Tatewaki Kuno
Note: Cross-over, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ritornati nella sala principale del Ryozampaku, Ranma e Sakaki vennero accolti da uno scoppio di entusiasmo da parte di tutti i presenti, che si erano preoccupati per la loro assenza di una decina di minuti. Il salone era addobbato a festa, con striscioni, festoni, tavoli pieni di patatine, pop corn e bibite di ogni genere.


Per lo stupore di tutti, che erano abituati a vederlo abbastanza distaccato, Ranma andò dritto da sua madre, come per scusarsi dell’assenza di poco prima.
La signora Nodoka non esternò affetto in pubblico, ma gli strinse le braccia tra le sue mani, lo guardò, comprensiva, come per dirgli di non scusarsi e poi, con un sorriso dolce e carico di orgoglio, gli disse soltanto: “Ben fatto, figlio mio. Hai reso onore ai tuoi antenati. Sei il degno Successore della Scuola di Arti Marziali Indiscriminate Saotome”.​


Ranma era arrossito ed accennò un inchino “Grazie, okaa-san*”​


A quel punto, tutti gli altri, uno per uno, andarono a congratularsi con Ranma.​


Kenichi gli strinse la mano con calore e sincero supporto.
Miu venne da lui a fargli i complimenti, lanciandogli uno sguardo che solo loro due avrebbero potuto capire: L’aveva fatta preoccupare di brutto, ma era orgogliosa di lui.
Renka non si fece pregare, mettendogli una mano su una spalla ed esternandogli quanto fosse stato in gamba.
Sia Kenichi che Miu si trovarono a guardarla male.​


Poi venne la volta dei suoi vecchi rivali. Ryoga, Mousse e Kuno, praticamente tutti insieme, gli si fecero sotto.
“Beh, Ranma, devo ammettere che hai superato le mie aspettative. Di nuovo-ammise Ryoga, aggiungendoci un occhiolino-sei davvero l’unico uomo di cui voglia essere il rivale”
“Uno spettacolo magnifico-declamò Kuno-un esempio clamoroso dei risultati dell’impegno e della tenacia”
“Potrei trovare molte parole brillanti per sminuire il tuo risultato-iniziò Mousse, con aria intellettuale, tenendo le braccia infilate nelle maniche-ma la verità è che non voglio farlo-cambiò poi tono, sorridendo-sei stato davvero incredibile, Ranma Saotome. Goditi questo momento perché hai fatto qualcosa di straordinario”​


“Io…non so cosa dire. Grazie a tutti”
“Al tempo stesso-riprese Mousse-non credere di poter continuare a lungo ad essere l’unico tra di noi a potersi fregiare del titolo di Maestro…ti raggiungeremo in men che non si dica”
“Oh, non ne dubito-disse Ranma, ricambiando lo sguardo di sfida-a dire il vero…ci conto
Per un lungo momento rimasero tutti e quattro a guardarsi, con complicità.​


Sia Miu che Kenichi, da prospettive diverse, compresero delle cose sui rapporti tra gli uomini.
Si spingono di continuo a migliorarsi a vicenda-rifletté Kenichi-è per questo che sono così forti. Io sono sempre stato un po’ tagliato fuori dai miei amici, allenandomi qui. Però…anche i ragazzi dell’Alleanza Shimpaku provano i miei stessi ideali. Dovrei allenarmi più spesso insieme a loro


Maschi…-soppesò invece Miu-per quanto io non sia una ragazza come tutte le altre, molti loro modi di fare mi rimangono misteriosi…però, qualcosina sto iniziando a capirla


Mentre Ranma veniva poi conteso dai Maestri, che gli facevano tutta una serie di elaborati complimenti, c’era però una persona che non sapeva come comportarsi.
Era Kisara.​


“Cento yen per i tuoi pensieri, signorina” La ragazza per poco non fece un salto.
Era Nodoka.
Kisara Nanjo cominciò, imbarazzatissima, a non sapere come districarsi.​


“Oh…bu-buongiorno signora, come va? Io…mi chiamo Kisara Nanjo, molto piacere”
“Nodoka Saotome, piacere mio. Allora…posso chiederti in che rapporti sei con Ranma? Sei l’unica persona che non abbia mai visto qui. Ti alleni anche tu al Ryozampaku?”
“Ehm…io, veramente…non proprio. Come dire…sono un’amica di Miu e Kenichi, e pratico anch’io le arti marziali, ma non qui…diciamo che…beh…io e Ranma abbiamo delle conoscenze in comune, ecco, tutto qui. E…e sono stata abbastanza fortunata da essere invitata a questo evento, eheh.” Sprizzava gocce di imbarazzo da tutti i pori.
“Mmmh…capisco. Beh, non si trattava di un’occasione formale, ma, se posso permettermi, una signorina della tua età non dovrebbe andare in giro con dei pantaloncini così corti…dai retta a me, agli uomini è meglio lasciarle immaginare, certe cose…”​


Ranma si voltò quasi per caso mentre i Maestri lo trattenevano, e con la coda dell’occhio vide l’allarme rosso. Sua madre e Kisara che parlavano.
Erano le uniche due persone che non avrebbero dovuto incontrarsi, in un modo o nell’altro. Per giunta, la Nanjo non era brava a reggere la tensione.
Si divincolò con una scusa e le raggiunse.​


Mentre la signora la stordiva di chiacchiere, Kisara era perplessa.
Eppure sembra così…gentile. Un po’ di vecchio stampo, certo, ma pare una persona deliziosa. Non capisco perché lei e Ranko non vadano d’accordo. Avrei così tanta voglia di…


“Ehi, mamma! Scusa se vi interrompo, ma credo che Miu mi abbia detto di chiederti se puoi spiegarle la ricetta dei tuoi famosi Taiyaki** fatti in casa”
Poi si girò verso la bionda, che li aveva adocchiati e le fece, col labiale: REGGIMI IL GIOCO.
L’erede dei Furinji annuì, divertita.
Era l’unica ad immaginare il motivo.​
“Oh, ma certo. Parlo sempre volentieri con lei. Con permesso”​


Ranma prese Kisara per un braccio e la portò fuori, sul portico.
Si stava già domandando se non fosse passato dalla padella nella brace-sua madre sospettava che tra lui e Miu ci fosse qualcosa, dunque sarebbe stato meglio tenere separate anche loro-quando venne interrotto da una domanda.​


“Ma PERCHE’?”
“Uh?”
“Oh, scusa. Mi rendo conto di non averti ancora neppure fatto i complimenti. Io…devo ammettere che quello che hai fatto è stato fenomenale. Non avevo mai visto una cosa del genere. Davvero eccezionale” dichiarò la ragazza, abbassando lo sguardo, timida.​


“Beh, grazie. In effetti è stata dura. Se non mi fossi allenato al Ryozampaku ogni giorno in questi sei mesi, non ce l’avrei mai fatta.
Comunque, Kisara, posso farti un’osservazione?”
“Uh?”
“Lo sai che il tono tutto compito e rispettoso non ti si addice proprio? Si capisce subito che ti viene male. Tu sei un maschiaccio sfrontato e sei fiera di esserlo. Non è necessario che tu vada contro alla tua natura. Mi imbarazza quasi sentire che ti sforzi con me”​


“Ma…CHE RAZZA DI BASTARDO! Ed io che stavo cercando di essere gentile!-sbraitò la ragazza, sbigottita.
Poi però si calmò, si sistemò il basco in testa ed aggiunse-comunque…devo ringraziarti. Non mi capita spesso di venire incoraggiata.
Diciamo che le maniere educate non sono il mio forte, ma ultimamente, allenandomi con tua sorella, mi sono abituata ad essere più sommessa.
Ho troppa paura che se dico una parola di troppo, smetterà di allenarmi”​


“Eheh, lo capisco, ma non credo che basterà così poco. Se non ti ha cacciata dopo tutto questo tempo, vuol dire che è soddisfatta di te come allieva”
“Da-davvero? Te lo ha detto lei?”
Kisara aveva ricevuto dei complimenti da Ranko, e, contro ogni previsione, avevano finito persino con l’aprirsi l’una con l’altra, ma l’idea che avesse parlato bene di lei con qualcuno la riempiva di gioia.
“Beh, non esplicitamente. Ma diciamo che si capisce” concluse il ragazzo col codino, sornione.
Kisara sembrò un attimo delusa, ma poi sorrise lo stesso.​


Per un attimo, si ricordò che nelle loro confidenze, Ranko le aveva accennato che il fratello non si era mai ripreso da una brutta rottura sentimentale.
Per un attimo ebbe l’impulso di esprimergli solidarietà, ma si fermò.
Per un attimo, avrebbe voluto dirgli che capiva i suoi crucci-che loro due erano simili, che entrambi si erano trovati a dover decidere se assumersi responsabilità imposte loro da altri, ma si fermò anche lì.​


Erano confidenze che le erano state fatte-dalla sua gemella, certo-ma avrebbe potuto sentirsi imbarazzato o seccato nel sapere che i fatti suoi erano stati spiattellati in giro.
Allora il nocciolo della questione le tornò in mente.​


“Ma quindi…PERCHE’?” domandò, malinconica.
“Perché Ranko non è qui? E’ il momento di trionfo di suo fratello gemello, al quale è molto legata, dovrebbe essere a festeggiare con noi! E’ perché c’è vostra madre? Davvero non va d’accordo con lei? Come mai? Sembra una persona deliziosa, forse un po’ bigotta, d’accordo, ma io credo che…”​


“Kisara-la interruppe Ranma, con un sorriso comprensivo, ma un po’ triste. Odiava continuare a mentirle-ti assicuro che…Ranko ha visto tutto. Nascosta da qualche parte, non so dove, ma ha visto. Come se fosse qui con me.
E poi…riguardo a nostra madre…ti garantisco che adora Ranko. Certo, forse all’inizio avrebbe preferito avere un figlio maschio, ma…dal primo momento che l’ha vista, l’ha adorata. E’ sempre molto contenta di potersela portare in giro a fare shopping od altre cose da donne…per quanto Ranko non le dia grande soddisfazione in questo senso. E’ un maschiaccio come te, lo sai.
Forse…è per questo che alla fine ti ha tenuta come allieva. Capisce cosa voglia dire non sentirsi del tutto a proprio agio nel proprio corpo, o con le aspettative che gli altri hanno per te…quindi è contenta di poterti aiutare”​


Ranma non sapeva bene neppure lui da dove gli fossero uscite quelle parole. Forse in un certo senso, per la prima volta, capiva le aspettative con le quali aveva dovuto confrontarsi un altro maschiaccio di sua conoscenza…mentre sapeva perfettamente cosa volesse dire non sentirsi a proprio agio col proprio corpo.
Kisara arrossì ed i suoi occhi sembrarono perdersi, lontani. Provò per la sua Maestra una riconoscenza, un affetto, persino superiori a prima. Desiderò più che mai che fosse lì.​


“Eh, è proprio per questo che non è qui-riprese Ranma, come leggendole nel pensiero-la verità è che Ranko è troppo schiva, è timida, non ama le smancerie. Ma quanto a noi, dovremmo rientrare e partecipare ai festeggiamenti. Se rimaniamo qui troppo a lungo, mia madre comincerà a farsi idee strane su noi due”​


“C-come? Ma figuriamoci!”​

◊◊◊◊◊

Dopo il primo momento di festeggiamenti informali, Ranma e Sakaki vennero portati nell’infermeria, dove Kensei ed Akisame si presero cura di loro, esaminandoli con la massima attenzione. Si erano scambiati colpi terribili e bisognava accertarsi non avessero lesioni interne. Kensei interrogò Ranma, in particolare, su quanto avesse compreso della tecnica Kyousa di Sogetsu, per accertarsi che Sakaki non avesse traumi troppo severi, ma quest’ultimo sembrava tranquillissimo.
Quando ebbero finito-ed i due contendenti avevano ciascuno una buona metà del corpo fasciata-si avviarono verso il dojo.​


All’interno della palestra, infatti, stavano seduti su dei cuscinetti tutti i presenti-gli ospiti a sinistra ed i Maestri a destra, con Hayato al centro-e Ranma andò ad inginocchiarsi di fronte a lui.
Notò che aveva un fagotto accanto a sé, ed Akisame era in piedi al suo fianco.​


“Ranma Saotome-iniziò a declamare con la sua voce profonda ma potente-il risultato dello scontro e più ancora il modo con il quale lo hai condotto, non lasciano dubbi. Tu hai raggiunto il grado di MAESTRO! Complimenti vivissimi”​


Tutti i presenti batterono le mani.
Ranma si inchinò.
Gli batteva forte il cuore.​


Tornato su, prese coraggio e disse “Devo ringraziare ogni singola persona in questa stanza per il risultato che ho ottenuto. Ho lavorato duramente per esso, e di certo non è un punto d’arrivo, ma di partenza.
D’altro canto, di recente, una persona molto saggia, mi ha fatto capire che sono troppo ossessionato dai risultati, quindi…penso che per un po’, anziché pensare subito alla prossima destinazione…mi godrò il viaggio”​


Sakaki emise uno sbuffo. Lo imbarazzavano i complimenti, anche se indiretti.​


“Molto appropriato-confermò Hayato-se posso farti solo un’osservazione, Ranma, sono un po’ preoccupato dalla facilità con la quale adoperi tecniche segrete che non comprendi bene. Mi riferisco ovviamente alla Kyousa di Ma Sogetsu. In questo caso è andata bene perché si trattava di Sakaki, ma contro un avversario normale, rischi di ucciderlo anche senza volerlo. Calibra sempre la tua forza in base agli obiettivi ed alla situazione. Non usarne mai troppa né troppo poca.
E’ questa capacità di discernimento che distingue un vero Maestro da un praticante qualsiasi”.​


“Sì, Anziano, lo prometto” disse Ranma, un po’ imbarazzato, chinando la testa.​


“Ed ora, passiamo a qualcosa di più piacevole-aggiunse il vecchio, sciogliendosi un po’-cioè ai tuoi regali di promozione, come possiamo chiamarli”
“Come? Dei regali?”
“Sì-disse l’Anziano, sorridendo sotto i baffi-in previsione di un esito positivo, sono stati preparati degli ammenicoli…nulla di frivolo, sono tutte cose che ti torneranno utili, prima o poi…e voglio farti sapere che tutti i membri del Ryozampaku hanno contribuito”​


Ranma era davvero stupito.
Dei regali? Tutti i membri del Ryozampaku?
Non se lo aspettava proprio.​


Hayato tirò via il panno e rivelò degli oggetti. Un paio di bracciali di metallo, molto lucidi. Degli abiti di foggia cinese simili ai suoi, compresi di un paio di scarpe. Una cintura di cuoio, con a fianco una scatola scura. Un’altra specie di cintura di cuoio, molto più lunga, con quattro piccoli pugnali da lancio infilati dentro. Un’altra scatola, trasparente, con…una fiala con del liquido blu e degli aghi medicinali? Poi, una specie di kit di pronto soccorso in miniatura, un Tanto*** dentro ad un fodero riccamente decorato, una piccola bussola, una barretta energetica, una specie di cannocchiale estensibile in miniatura, una misteriosa fialetta con un liquido verde, un paio di oggetti ovali non ben identificati e…la cosa più strana di tutte: un lungo rocchetto di filo metallico con una pallina di piombo ad un’estremità.​


“Lascia che ti spieghi-fece Hayato, notando lo sguardo del giovane-anzi, prima di tutto cominciamo col dire che alcuni regali provengono da una singola persona, altri sono frutto della collaborazione di più persone ed altri ancora hanno contribuito a più di un regalo, ma tutti quanti l’hanno fatto col cuore.
Allora, la prima cosa sono questi bracciali di metallo. All’apparenza sono dei normali bracciali, tuttavia…ecco, prova ad indossarli”​


Ranma ubbidì.
“Ed ora prova a battere i polsi insieme, a croce”
Ranma lo guardò strano “Questo mi ricorda qualcosa…” tuttavia lo fece​


Istantaneamente, i bracciali si dispiegarono, trasformandosi, come oggetti magici di un film, in una coppia di Tekkou**** che gli coprivano dorso della mano e gli avambracci. Il metallo non assomigliava a niente di conosciuto, era leggero ma lucido e sembrava molto resistente.​


“Ma…che cosa?”
“Notevole, non è vero?-ridacchiò Akisame, con orgoglio-devo ammettere che io, Shigure e Mousse abbiamo dovuto unire le nostre competenze e lavorare un bel po’ per riuscirci.
Devi sapere che quei Tekkou sono stati forgiati da Shigure in persona e sono realizzati con la stessa invincibile lega con la quale è realizzata la sua Katana, od i Tekkou di Kenichi e dell’Anziano: non c’è materiale al mondo che possa spezzarli”​


“D’ora in…avanti…ti capiterà di affrontare…avversari armati…molto forti” spiegò Shigure, col suo abituale tono lento e spettrale.​


“Umpf! Ma ovviamente portarseli sempre dietro sarebbe scomodo-si schermì Mousse, un po’ imbarazzato dal doversi mostrare generoso-quindi abbiamo sviluppato quel sistema a scomparsa che ti permette di averli sempre con te, indossandoli come fossero normali bracciali ai polsi, ma di utilizzarli solo quando servono”​


“Io…non so che cosa dire, è un regalo incredibile”​


“Ma non è l’unico-precisò Hayato-anche se potrebbe essere il più utile, non disprezzare tutti gli altri.
La logica sottesa a questi doni è che un Maestro deve sempre essere preparato in ogni situazione…dunque, deve avere un equipaggiamento adeguato.
E’ stato Mousse a farcelo capire. Pare che lui, in quanto Esperto di Armi Nascoste, si porti sempre dietro un mucchio di roba utile, quindi ci ha dato l’idea generale…e ci ha aiutato a svilupparla.
Poi ognuno ha contribuito con un diverso pezzo del puzzle, per così dire”​


Ranma si voltò verso il cinese.
Era in buoni rapporti con lui, ma non si aspettava tanto.
Mousse si schermì, voltando lo sguardo.​


Ranma batté di nuovo i Tekkou tra di loro, e ritornarono due normali bracciali.​


“Ora tocca al mio!” squittì Renka, avvicinandosi.
Era l’abito di foggia cinese pressoché identico al suo.
Ad un più attento esame, però, nella fodera interna erano cucite diverse tasche nascoste (un po’ come dovevano essere gli abiti di Mousse).​


“La nostra Renka è una maga con ago e filo” disse Kensei con orgoglio.
“Ah! Ma…capisco che non sembri granché-si schermì la ragazza-però, in questo modo, puoi portarti sempre dietro tutto il resto…e poi, c’è una piccola sorpresa-aggiunse, a bassa voce, per farsi sentire solo da lui-ho usato due diversi tipi di filo, ed uno di essi si illumina alla luce della luna…rivelando un disegno nascosto sull’abito. L’ho fatto per…ringraziarti di avermi aiutata ad avvicinarmi a tu sai chi”​


“Oh…grazie. E quanto a quello...non c’è di che”​


“Inoltre, le scarpe hanno suole di gomma-precisò Akisame-sono anti-scivolo e soprattutto isolanti, in caso tu ti trovi su una superficie dove si trasmetta dell’elettricità”​


“Passiamo al mio regalo!” fece, impaziente, Sakaki.
Era la cintura da mettere in vita.
Nella scatolina nera c’erano vari piccoli attrezzi da scasso, che si potevano nascondere perfettamente nella cintura.
C’era anche un piccolo dispositivo elettronico.
“Quegli attrezzi ti possono permettere di entrare di nascosto in qualunque posto che non abbia misure di sicurezza troppo sofisticate, come ti ho insegnato a fare-spiegò-mentre quel dispositivo è una ricetrasmittente settata sulla frequenza del computer di Akisame al Ryozampaku…con essa puoi comunicare con noi da qualunque parte del mondo”
“Molto utile”​


“Passiamo…al mio!” esclamò Shigure, quasi accelerando il ritmo di parola.
La cintura più lunga era da allacciare alla prima sul davanti e da far passare sopra una spalla, attaccandosi di nuovo dietro: i quattro coltelli da lancio rimanevano perciò sulla schiena, dentro a piccole guaine di cuoio, e si potevano estrarre allungando una mano dentro al colletto del camiciotto, per poi lanciarli in un unico movimento fluido.
“A volte…dovrai combattere…anche a distanza…” concluse la Maestra delle Armi.
“Ti ringrazio, Shigure”​


“Ed ora il mio!” esclamò Kensei. Si stavano tutti infervorando per non rimanere indietro.
"Questi aghi medicinali da agopuntura hanno una doppia funzione: si possono utilizzare per far rilassare o stabilizzare le condizioni di una persona, se si sa dove infilzarli…ed un giorno di questi ti insegnerò come fare, ma il bello è…che se li intingi nel liquido di quest’altra fiala…possono essere usati anche per paralizzare i movimenti di un individuo comune per parecchie ore. Utile per togliere di torno dei nemici scarsi, in perfetto silenzio e senza fare loro del male”
“Notevole: sia medicina che combattimento in un unico set”​


“Il mio dono è il pugnale, come si sarà capito dall’eleganza del fodero-fece Kuno, altezzoso, fingendo di guardare da un’altra parte-anche se combatti principalmente a mani nude, può essere utile, a volte, avere un’arma a portata di mano”
“Io…immagino di sì. Ti ringrazio”. Ranma notò che il fodero aveva dei piccoli ganci che permettevano, ad esempio, di appendere il pugnale di traverso dietro alla cintura.​


“E…queste cose? Di che si tratta? Non mi è chiara la logica” domandò poi guardando alcuni degli oggetti restanti.​


“La bussola è da parte mia-mormorò Ryoga, arrossendo-non si sa mai quando possa servire”
Ranma girò di scatto la testa, ma poi non disse niente.
Ryoga regala una bussola a me? Qualcosa non torna…oh, beh, immagino che nessuno più di lui possa considerarlo un oggetto prezioso, in un certo senso…


“Il mini-cannocchiale, invece, è da parte mia-lo informò Hayato-per quanto piccolo e dunque portatile, è molto potente. Aggiungendo o togliendo le lenti a seconda della necessità, si può regolare la distanza. La portata massima è 500 m”
“Interessante. Grazie, Anziano”​


“APA! E la barretta energetica è il regalo di Apachai!-esclamò quest’ultimo-in caso che ti venga fame mentre sei in missione…”
“Uhm…ok?”
“In realtà-spiegò Akisame-si tratta di un cibo a lunghissima conservazione ed alto contenuto proteico e calorico, usato dall’esercito. Quella barretta può sfamare un uomo adulto per due giorni e si conserva fino ad un massimo di sei mesi”​


“Il kit di pronto soccorso, invece, è da parte mia-esclamò Miu, tutta contenta-mi rendo conto che sia piccolo, ma ci ho comunque messo dei cerotti, pomata, un disinfettante, ago e filo per suturare le ferite ed una pastiglia di adrenalina per rimanere svegli”
“Oh…grazie”. A Ranma non sfuggì il significato sotteso alla premura della ragazza, che lo aveva accudito nei rari casi nei quali ne aveva avuto bisogno.
Ci teneva che non si cacciasse troppo nei guai.​


“Umpf! Ed io ci ho aggiunto quelle tre siringhe-precisò Mousse-contengono antidoti contro i più comuni veleni usati dagli assassini professionisti. Non ti aspetterai mica che tutti i tuoi avversari combattano pulito”
“Ehm…in effetti, non ci avevo mai pensato. E’ un regalo utilissimo, sono colpito”
“Non esserlo. Sono mie anche le bombette fumogene. A volte bisogna agire nell’ombra”​


“E quindi questa fialetta con del liquido verde…è il regalo di Kenichi? Di che si tratta?”
“A dire il vero, non ha voluto dircelo-precisò Akisame-ma Kenichi l’ha realizzata facendo degli esperimenti con delle sostanze chimiche che ha ricavato da alcune piante rare…un risultato dei suoi studi di botanica…una specie di repellente per animali pericolosi, ha detto che tu avresti capito”
Ranma si girò di scatto verso Kenichi, cercando di non far emergere il suo sbigottimento.
Gli aveva regalato un repellente per gatti?
Il ragazzo sembrò schermirsi e gli fece uno sguardo complice.
Wow, sapevo che fosse un bravo ragazzo, ma…l’avevo comunque giudicato male. Ero convinto che fosse felice della mia fobìa, per vedermi scendere dal piedistallo…invece vuole sinceramente aiutarmi
Gli rivolse un lungo sguardo di sorpresa e sincera riconoscenza.​


“Ed infine…che cosa sarebbe QUESTA ROBA?”
“Mi sembra…ovvio. E’ il…regalo di…Tochoumaru” fece Shigure, come se il suo allievo fosse scemo per l’averlo anche solo chiesto.
“Tochoumaru? Il tuo…topolino da compagnia ha voluto farmi un regalo separatamente da te?”


“Certo. Perché…no?” replicò la donna come se il topo fosse un membro del Ryozampaku a tutti gli effetti.
Il topolino sbucò fuori dal nulla, appoggiato alla spalla di Shigure, e parve protestare per la sfiducia.
Ranma evitò di insistere.
“Ma…di che si tratta?”
Akisame prese la parola. “Il filo è fatto di un metallo estremamente resistente ma flessibile, mentre la pallina è di un materiale estremamente denso, anche se leggero. Il suo uso è quello di venire lanciato come un rampino per avvolgersi intorno a degli oggetti, permettendoti poi di arrampicarti, calarti dall’alto o di lanciarti come se fosse una liana. Può essere utile per superare ostacoli come un crepaccio o cose simili. Inoltre, se dovessi usarlo per portare in salvo qualcuno, sappi che il filo si può srotolare sino a 30 m, e consente il trasporto di 200 kg, ossia un paio di adulti medi giapponesi, oltre a te”


La testa di Ranma parve esplodere, mentre si immaginava, come in uun fumetto,  Tochoumaru al quale veniva quest’idea mentre giocava alla guerra con gli altri animaletti, poi si precipitava dalla sua padrona per spiegarle il tutto facendo dei disegnini su dei fogli; lei che riusciva chissà come a capirlo e poi a spiegare tutto ad Akisame, che lo realizzava.
“Beh, che dire…non me lo aspettavo, ma…è un regalo molto utile”
Il topolino attraversò la stanza con solennità per andare a stringergli la mano (o meglio, un dito, con la zampina), vestito da generale dell’esercito e facendogli il saluto militare.


Ora che aveva finito, Ranma si alzò in piedi ed iniziò ad indossare tutti i regali (Hayato lo coprì quando vide che si stava spogliando senza pensare alla presenza delle ragazze, cosa che causò delle proteste imbarazzate da parte loro ed un paio di commenti irritati da parte dei ragazzi) e quando ebbe finito, era rivestito nell’abito di Renka ed equipaggiato con tutte le altre cose che gli avevano donato.


Nel realizzare questo, fu colto da un moto in pieno petto.
Era…calore. Era…affetto. Era…riconoscenza.


Più ancora, era…commozione.
Non era abituato ad essere trattato bene dal prossimo.
Ma ora, davanti a lui, c’erano quelle persone.
Aveva addosso le prove tangibili del loro affetto.


In quella stanza, tutte quelle persone gli volevano bene.


Fece un profondo inchino (parecchio profondo, per non far vedere che era commosso).
“Grazie davvero a tutti!”

◊◊◊◊◊

I festeggiamenti proseguirono fino a tarda sera e fu deciso che tutti avrebbero dormito lì al Ryozampaku, persino Kisara che avvisò i suoi per telefono che rimaneva da un’amica.
Sia il pranzo che la cena vennero preparati da Miu, Nodoka, Renka e Kensei (quest’ultimo faceva degli apprezzamenti alla signora Saotome, e buona parte del ruolo di Renka consistette nel tenerlo lontano da lei) e furono dei veri banchetti, composti da una grande varietà di cibi squisiti ed annaffiati da vino, birra e saké.


I convitti vennero resi allegri da un mucchio di storie di imprese passate, o soltanto di aneddoti buffi, che riguardassero la vita privata di ciascuno, il loro passato insieme, od anche solo gli allenamenti che avevano condiviso negli ultimi mesi.


Si passava perciò da racconti di scontri feroci, momenti imbarazzanti, viaggi avventurosi, o dettagli riguardo all’allenamento delle arti marziali, ad eventi più intimi, come i primi passi di Renka raccontati con orgoglio da suo padre, le piccole manìe di ciascuno, il fatto che Shigure parlasse nel sonno, terrorizzando Sakaki, o come la donna avesse trovato ed addestrato Tochoumaru. Ryoga parlava di quello che aveva visto nei suoi viaggi. Kuno declamava antiche poesie. Hayato raccontava storie della sua gioventù. Ranma raccontava avventure che aveva vissuto con gli altri. Miu parlava di quando aveva girato il mondo con suo nonno. Renka faceva ridere tutti con aneddoti sui clienti del suo ristorante.


Soprattutto allegria, convivialità, risate.


Nodoka approfittò di una pausa per rivolgersi al figlio, mettendogli una mano sulla spalla.
“Sai Ranma…sono contenta. Dopo tutto quello che è successo lo scorso anno…temevo che non avresti più trovato delle persone con le quali stare insieme in questo modo. Ero un po’ preoccupata per te, temevo che ti chiudessi al mondo. Sono davvero felice che tu sia venuto al Ryozampaku”
Ranma rimase per un istante senza parlare, poi voltò lo sguardo, uno per uno, su tutti i presenti.
E su di lei. “Sì. Lo penso anch’io” ammise.


Più tardi, Ranma andò a cercare Mousse e lo ringraziò di nuovo.
Voleva anche scusarsi.
“Per che cosa?” gli domandò il cinese con uno sguardo obliquo.
“Per aver dubitato di te-confessò il ragazzo col codino-il fatto che mi avessi fatto seguire per trovare questo posto, il fatto che tu andassi regolarmente all’Arena Clandestina a combattere quegli incontri feroci per soldi…diciamo che pensavo potessi essere invischiato in qualche brutto giro. Invece, mi rendo conto…che sei davvero cambiato. Maturato. Sei una brava persona, Mousse e ci tengo a farti sapere che mi fido di te”.
Il giovane sembrò sinceramente stupito e per una volta, non fece la posa sostenuta. “Io…grazie, Ranma. Per me, questo significa più di quanto pensi” e si ritirò nella sua stanza.

◊◊◊◊◊

Quella sera, prima di andare a dormire, approfittarono tutti delle terme.
Come aveva scoperto suo malgrado Ryoga, nelle varie miglia quadrate di terreno recintato da mura che costituivano il Ryozampaku, oltre agli edifici principali, esisteva una grande e fitta foresta, al cui centro c’era una sorgente termale naturale.


Abitualmente, erano le ragazze ad adoperarla, ragione per la quale Shigure aveva preparato numerose trappole per impedire a Kensei di andare a spiarle (non che la cosa lo dissuadesse dal provarci comunque).
In quell’occasione venne deciso che prima ci sarebbero andati i Maestri maschi, tutti insieme, poi gli allievi maschi, ed infine tutte le donne, compresa Nodoka.


In questo modo, ci sarebbe sempre stato qualcuno a controllare Kensei.
Od almeno, questo era il piano iniziale…perché poi, in pratica, tra Ranma che era andato a dormire presto per tutti gli strapazzi della giornata, Sakaki che si era ubriacato, Ryoga che si era perso tra la cucina e la lavanderia, Hayato che approfittava dell’assenza di Miu per cercare la combinazione della cassaforte, Akisame che componeva poesie, Apachai che rubava gelato dal frigo e Mousse che si era ritirato in camera a leggere, nessuno notò con esattezza dove fossero finiti Kensei e Kuno…


Attraversando la foresta con un panno stretto intorno alla testa, il piccolo cinese disse: “Mi raccomando, allievo. Questa missione richiede discrezione, concentrazione e determinazione”
“Sì, Shishou” fece il giovane, agghindato nello stesso modo.
“La posta in gioco è molto alta-proseguì il Maestro-non abbiamo mai avuto un bottino così ricco e potrebbe non ricapitare mai più” precisò, tirando fuori una macchina fotografica digitale ultramoderna ad alta risoluzione che doveva essere costata una fortuna.


Infatti Shigure, Miu, Renka, Kisara e Nodoka stavano tutte immerse nell’acqua: erano davvero uno spettacolo.
Si rilassavano senza un pensiero al mondo, anche se Kisara era un po’ gelosa delle forme abbondanti delle sue compagne di relax, mentre Renka non poté che notare, perplessa, come sia Shigure che la signora Saotome tenessero le rispettive katane appoggiate in spalla…


E poi si sentì un CLICK!
Shigure aprì un occhio, guardando verso destra.
Arrivano.


Poi uscì lentamente dall’acqua, sguainando la spada.
“Non…fate caso…a me…continuate a…godervi il…bagno”


“Oh, no, Maestro!-mugolò Kuno-temo di aver inciampato su qualcosa.
No…così vicini alla meta…che destino crudele…gli déi non hanno dunque pietà?


Shigure comparve dietro di loro, con un asciugamano intorno al corpo, la lunga katana sguainata e gli occhi che brillavano di luciferino piacere omicida.
“Stai…corrompendo il mio…allievo, eh, Kensei? Questa è…la volta buona che…ti ammazzo!”


Dalle terme, le altre donne iniziarono a sentire rumori ed urla varie, non ben identificate. Aguzzando le orecchie, si sarebbero potuti riconoscere dei “CHIEDO PERDONO; MAESTRO!” e dei “VAI ALMENO TU; MIO GIOVANE ALLIEVO! SALVATI ED IMPRIMITI QUELLA VISTA PARADISIACA NEGLI OCCHI!
ANZI; NO; SACRIFICATI E LASCIA CHE LO FACCIA IO!”


ed ancora alcuni “PENTITI…DEI TUOI…PECCATI!”

◊◊◊◊◊

Quando Miu e Kisara tornarono nell’edificio principale, quasi tutti erano ormai andati a dormire.
Soltanto in giardino si sentivano rumori ed urla, perché Shigure inseguiva Kensei per tutto il perimetro per affettarlo, mentre Kuno stava steso come un panno lavato sopra il ramo di un albero, dopo aver preso un sacco di botte.


Renka e Nodoka erano rimaste in acqua, da un lato perché non erano per nulla turbate, dall’altro perché erano le meno abituate alle terme e volevano godersele un altro po’.


Dopo aver salutato Kisara, facendola accomodare in una delle camere libere, Miu iniziò ad avviarsi verso la propria.
Poi, invece, come colta da un impulso improvviso, in punta di piedi, andò nell’ala degli uomini, fece tre battiti piano ed uno forte ad una certa porta, poi tornò di corsa nella sua stanza.


Mezzo minuto dopo, una figura aprì pianissimo quello stesso uscio, sbucò fuori con la testa, per controllare che non ci fosse nessuno ed uscì furtivamente, richiudendo la porta, facendo in modo che sembrasse chiusa dall’interno, ma che potesse comunque aprirsi.


Un paio di minuti dopo, quella stessa figura bussò quattro volte-due piano e due forte-ad una certa porta di una stanza dell’ala femminile.
La porta si aprì, giusto un filo.
Ranma vide Miu Furinji in tutto il suo splendore, con i capelli ancora bagnati ed il corpo voluttuoso coperto solo dall’asciugamano legato intorno al corpo.


“N-non mi aspettavo che facessi il segnale proprio stasera” le disse dopo una breve pausa, dovuta alla mascella che gli stava cadendo fino a terra.
Miu ostentò un po’ di nonchalance, provando a flirtare, una cosa che stava ancora imparando a fare e che non le riusciva benissimo.


“Beh, sai, all’inizio non pensavo di…poi però, mi sono resa conto che non hai ancora scartato il tuo regalo…il tuo altro regalo…d’altro canto, se pensi di essere troppo stanco…”


Non poté finire la frase. Ranma si lanciò letteralmente dentro la stanza.

◊◊◊◊◊

Kenichi stava tornando in stanza, lamentandosi ancora un po’ di quanta birra il Maestro Sakaki lo avesse praticamente obbligato a bere-si sentiva un po’ brillo, una cosa nuova per lui-e del fracasso che Shigure faceva con Kensei in giardino: sembrava decisa a fargliela pagare una volta per tutte.


“Shigure-san, proprio stasera…avrei davvero bisogno di dormire.
Diamine, quel bicchiere d’acqua non mi ha assolutamente fatto passare la sbronza, forse dovrei tornare ancora indietro e farmi un caffè, ma poi non dormirei del tutto…oh, e quello che cos’è?”


Raccolse dal corridoio un oggetto luccicante.
“Questo è il fermacapelli di Miu-san…quando deve averlo perso? Uhm…non vorrei disturbarla a quest’ora…potrebbe pensare che mi stia facendo delle strane idee…ma d’altronde dovrebbe essere andata a letto da pochi minuti…proverò a passare”


Kenichi si recò all’ala femminile e fece una scoperta terribile.
La porta della camera di Miu-che come tutte le camere, dopo la ristrutturazione di sei mesi prima, era insonorizzata-era rimasta socchiusa, come se qualcuno non si fosse curato di chiuderla.
Per qualche ragione gli venne un brivido lungo la schiena.
Un presentimento.


Si avvicinò piano piano.


E poi sentì.


E poi vide.


E poi non capì più nulla e si ritrovò a vagare per il corridoio, come in trance.

◊◊◊◊◊

Renka aveva accompagnato la signora Nodoka alla camera riservata a lei-che stava su un corridoio ad angolo retto rispetto a quello con le camere sua e di Miu, una di fianco all’altra; e stava tornando alla sua, ancora avvolta come tutte nell’asciugamano, con i vestiti sottobraccio.


Ma nel suo corridoio vide l’ultima cosa che si sarebbe aspettata di vedere.
Kenichi era lì, in piedi, appoggiato ad un muro, con l’aria di chi è finito sotto un tram.


“Kenichi-san! Cosa succede? Ti senti male?” e gli si avvicinò, stringendogli le braccia con le mani.
Il ragazzo era sicuramente brillo, ma non poteva essere solo quello a sconvolgergli il viso.
I suoi occhi erano cerchiati da occhiaie profonde, balbettava in modo incoerente ed aveva uno sguardo spento, come se osservasse qualcosa a galassie di distanza da loro e non vedesse quello che aveva davanti a sé.
Ciondolava la testa avanti e indietro.


“Kenichi! Cosa succede? Ci sono qui io! Sono Renka! Dimmi che cos’hai?”
“Uhm? Renka-san? Tu…sei qui? E’ reale o…sto sognando?”
“No, Kenichi, sono qui per davvero, sono qui per te. Ma dimmi che succede, mi sto preoccupando”


Kenichi sembrò riscuotersi un po’, ma allo stesso tempo parve più confuso di prima.


E poi successe.


Nessuno avrebbe saputo dire come fosse cominciato.
Renka era vicino a Kenichi, preoccupata, piena di calore per lui.
I loro visi erano vicini.
E lei era bellissima.


I volti dei due giovani si ritrovarono allacciati in un lunghissimo bacio.
Renka all’inizio sembrò stupita, provò a dire qualcosa, poi si lasciò andare.
Kenichi si mosse in automatico, la strinse tra le braccia.
E finirono nella sua stanza.

◊◊◊◊◊

Con tutto il marasma che proveniva dal giardino, nessuno notò che Mousse era uscito e faceva una passeggiata nel fresco della notte, a qualche centinaio di metri dal Ryozampaku.


Le parole di Ranma gli risuonavano in testa
<< Mi fido di te >>


Ranma Saotome…ingenuo fino all’ultimo, eh? Meglio così, in fondo


Due figure comparvero all’improvviso dietro di lui, rimanendo nell’ombra.
Erano inginocchiate.


“Laobàn***** siamo qui per fare rapporto, prego
“Proprio così, prego


Mousse dava loro le spalle e guardava nel vuoto, le braccia infilate nei suoi manicotti.


“Ditemi pure. Come va la sorveglianza dei nostri obiettivi? Novità particolari?”


“Nessuna, prego. Sembra che tutto proceda come al solito, prego


“Uhm…capisco. Secondo voi, sospettano qualcosa? Si sono accorti di voi?”


“Non credo, prego. Noi siamo state attente.
Ma non è possibile escluderlo del tutto, prego.
Stiamo pur sempre parlando di persone fuori dal comune, prego”.


“Uhm…vero anche questo. Va bene, allora tornate ai vostri compiti abituali ed avvertitemi solo in caso di novità. Potete congedarvi”


“Certo, Laobàn, prego
“Come desidera, Laobàn, prego


E con uno-SWIIISSSHH-entrambe le ombre scomparvero nella notte.


Mousse rimase a rimirare l’orizzonte, pensieroso.
Bisogna agire a breve…prima che si accorgano di qualcosa…colpire forte e duro, senza che abbiano la possibilità di reagire…

◊◊◊◊◊

 
Erano passate altre settimane al Ryozampaku.


Le vacanze di primavera (6*) avevano permesso a Kenichi, Miu e Renka, ma anche ai loro amici dell’Alleanza Shimpaku di rilassarsi un po’, anche se loro, Thor, Nijima e le Valkyrie avrebbero dovuto, subito al rientro, sostenere gli esami finali per completare il liceo (gli altri loro amici, più grandi, si erano invece già diplomati).


Questo li faceva preoccupare solo il giusto-Miu aveva degli ottimi voti, ma era sicura che non sarebbe andata all’università perché questo avrebbe voluto dire spendere molti soldi; mentre Kenichi avrebbe provato l’ingresso in un’università pubblica per studiare letteratura-tuttavia non potevano neanche trascurare del tutto lo studio.


Se non altro questo permise loro di conoscere un po’ meglio gli amici di Ranma.


Kenichi, Miu e Renka, infatti, modificarono la loro routine, addestrandosi, durante le vacanze, al mattino e studiando il pomeriggio.
In questo modo ebbero l’occasione di scambiare quattro chiacchiere con Ryoga, Mousse e Kuno.


In altre circostanze, Kenichi sarebbe rimasto impressionato dalla sicurezza in sé di quest’ultimo ed avrebbe probabilmente preso appunti, ma questo non era più il caso.


Quanto a Ryoga, lo conosceva già un po’ e dovette confermare la propria impressione che, superficialmente, si assomigliavano: timidi, sognatori ed introversi.
Al tempo stesso, le differenze erano importanti quanto le somiglianze.


Entrambi inoltre, stavano evolvendo…diventando qualcosa di più, o di diverso da quanto fossero mai stati.
Ryoga aveva lasciato andare tutto il rancore e l’indecisione che aveva provato per anni, mentre Kenichi stava superando la maggior parte delle sue insicurezze.


Quanto di ciò fosse dovuto al fatto che si incontrava regolarmente, nottetempo, con Renka, questo neanche lui l’avrebbe saputo dire.


Da quando quella storia era cominciata, tutto sembrava una specie di sogno ad occhi aperti.


Non parlavano di quello che succedeva (anche se lei gli stava ancora più appiccicata di prima, durante gli allenamenti), né lui aveva confrontato Ranma e Miu su quanto aveva scoperto: semplicemente, tutti quanti andavano avanti con le loro vite come se niente fosse, comportandosi gli uni con gli altri come avevano sempre fatto.


Kenichi non sapeva esattamente cosa provasse per Renka-era confuso, e stava seguendo la corrente-ma si rese conto di essere stato molto stupido a non rendersi conto dei suoi sentimenti per tutto quel tempo.


La figlia di Kensei era gentile-almeno a volte-simpatica e straordinariamente affascinante.
A pensarci bene, doveva essere stato davvero ottuso per non rendersene conto prima.


Al tempo stesso, non si sarebbe mai capacitato che Miu potesse andare con un altro uomo.


Tra di loro c’era una sorta di tacita promessa-almeno era così, vero? Non doveva averlo pensato solo lui-ed avevano condiviso insieme momenti che valgono dieci vite.


La sua mente ed il suo cuore si rifiutavano talmente di credere a ciò che aveva visto, che per autodifesa fu come se avesse cessato di pensarci di colpo.


Il Discepolo Più Forte della Storia era l’unica persona in tutto il Ryozampaku a sapere di entrambe le tresche-per una specie di miracolo, nessuno dei Maestri aveva scoperto le due coppie di giovani-e dal momento in cui era finito a letto con Renka, era come se qualcosa in lui fosse cambiato.
Come se si liberato di quell’aura di ingenuo idealista che aveva sempre avuto, come se avesse in cuor suo deciso che a volte il mondo è ingiusto, ma se riesci comunque a cavartela, allora va bene così. I sogni sono belli, ma ad un certo punto, bisogna svegliarsi.


Renka, invece, aveva sviluppato un buon rapporto anche con Mousse-li accomunava essere due persone calcolatrici che cercano sempre di analizzare ogni aspetto dei problemi, ma per il resto erano diversissimi-e soprattutto era contenta di poter parlare in cinese con qualcuno, dopo tanto tempo.
Spesso i due conversavano fittissimo-scatenando delle occhiatacce da parte di Kenichi-e nessuno sapeva di che cosa.


In realtà, Mousse era interessatissimo a tutto quello che Renka sapeva e faceva per contrastare le Triadi a Chinatown-la ragazza, infatti, riceveva ancora regolarmente dei rapporti dagli altri praticanti di arti marziali che lavoravano al ristorante di suo zio Hakubi-e lei non trovava nulla di strano a dargli alcune informazioni, dal momento che tutti al Ryozampaku-ed in particolare Ranma, che lo conosceva da più tempo di tutti-si fidavano di lui.


Quanto a Ranma, infine, dopo i festeggiamenti per la sua promozione, si era riposato per una settimana, senza allenarsi.
Per lui era un po’ strano, ma doveva riprendersi dalle ferite, e soprattutto aveva capito di potersi prendere una pausa, una volta ogni tanto.


Il vero problema, semmai, era stato trovare una scusa con Kisara.
Ranma non poteva diventare Ranko ed andare ad allenarla con metà del corpo fasciato come una mummia, perciò le aveva dato la settimana libera-preparando degli esercizi da farle fare in autonomia, se proprio voleva-e scrivendole una lettera nella quale le diceva che voleva prendersi cura di suo fratello, quindi non sarebbe stata disponibile.
Il ragazzo col codino non sapeva come la ragazza l’avesse presa, ma sperava non troppo male.


Come per tutti gli altri, detestava mentirle.
Ma, a differenza che con Miu, rivelare la verità a Kisara le avrebbe spezzato il cuore-ci teneva troppo che la sua Maestra fosse una femmina-quindi non avrebbe saputo cosa fare.
Prima o poi avrebbe dovuto trovare una soluzione…


Già, prima o poi.


Il pensiero lo colpì.


Per quanto tempo aveva intenzione di restare al Ryozampaku ad allenarsi?


Per quanto tempo avrebbe allenato Kisara, conducendo una doppia vita?


Lui aveva pagato in anticipo per allenarsi al Ryozampaku per un anno, che sarebbe scaduto di lì a qualche mese; mentre Kisara avrebbe dovuto sospendere gli allenamenti pomeridiani non appena fosse entrata all’università, perché non avrebbe più avuto tempo.


Le lezioni che le dava gli avevano fatto guadagnare un po’ e metteva da parte quanto più poteva, quindi il denaro per il momento non era un problema.


Ma cos’avrebbe fatto, dopo?
Si sarebbe allenato là per sempre?
E per quanto tempo lui e Miu avrebbero continuato a…


MIAOOOU!


Ranma, terrorizzato, spiccò un balzo fino alla cima della catasta di legno che Apachai aveva accumulato per l’inverno.


“Ah! Eccoti qui, briccone! Vieni dalla mamma!”
Renka raccolse il micio grigio con un occhio solo che era scappato dal loro piccolo rifugio per randagetti, dalla parte opposta del cortile.


“Uh? Cosa ci fai lì sopra, Ranma-san?” gli domandò poi, rivolgendo uno sguardo innocente verso l’alto.
“Eh? Uhm? No, nulla, nulla di particolare…ehm, da qui sopra si sente una brezza così piacevole…e si vede un bel panorama…prima ho visto una nuvola che sembrava un cervo…è anche passato un deltaplano”


“Davvero? Peccato, me lo sono persa. Oh, visto che non hai nulla da fare, ti va di venire di là con noi? C’è anche Kisara. Stiamo dando il latte ai mici”.
“Uhm, sì, forse, magari più tardi…”
“Va bene, fai come vuoi! A dopo!”


La ragazza corse via con un tale sorrisone in volto che Ranma non poté fare a meno di domandarsi cosa le fosse successo di bello.
Ultimamente era sempre al settimo cielo.
Oh, beh, di qualunque cosa si tratti, meglio così. Sono contento per lei, dopotutto.

◊◊◊◊◊

Kenichi aveva approfittato di uno dei propri momenti di pausa, e del fatto che Ranma stesse chiacchierando con Ryoga, per avvicinarsi di soppiatto al maestro Ma e parlargli schermandosi la bocca con la mano.


“Psst! Maestro Ma Kensei. Devo parlarle in privato”
“Ragazzo mio, cos’è tutto questo mistero?-gli domandò il Maestro del Kung Fu-devi comprare delle altre immagini, ehm, artistiche?
Sono contento, era da un bel po’ che non ti facevi vivo. Mi stavo quasi preoccupando per te, come se fossi troppo impegnato ad allenarti per coltivare del sano interesse per l’altra metà del cielo…”


A Kenichi venne da deglutire.
Se solo avesse saputo…


“Ehm, no, è una questione che riguarda l’allenamento-riprese con un po’ di imbarazzo-però non voglio che la sentano gli altri. Maestro Ma, io…vorrei chiederle se lei sia per caso in grado di insegnarmi…una certa determinata tecnica che ho visto fare a Ranma!”

 

◊◊◊◊◊

 

Un Martedì mattina i ragazzi di Nerima stavano facendo una pausa dagli allenamenti e si erano ritrovati, quasi spontaneamente, tutti in cerchio.


Ryoga buttò giù una lunga sorsata d’acqua da una bottiglia.
“Accidenti, ci voleva proprio-commentò-Apachai cerca di sfiancarmi, ogni volta”
“Però funziona-osservò Ranma-sei diventato molto più fluido nel muoverti”


“Ma non ancora quanto te, è questo che volevi dire Ranma?
Forse presto sarà ora di verificare il nostro livello con un duello…come ai vecchi tempi”


“Hai intenzione di provare a battermi per dimostrare di aver raggiunto il livello Maestro? Per me va bene…” fece il ragazzo col codino con uno sguardo sornione.


“L’unico che rivendicherà il titolo di Maestro battendo Ranma Saotome sono io, Kuno Tatewaki-dichiarò con solennità il kendoka-lo devo soprattutto per l’onore della mia Maestra, la dolce Shigure-sama. Dimostrerò che i suoi metodi sono i migliori”


“Sei davvero senza speranza-commentò Mousse-a parte il fatto che tu sei quello che ha meno possibilità di tutti di battere Ranma, non hai pensato che anche lui ed io ci alleniamo con Shigure? Cosa vorresti dimostrare? La bontà del suo allenamento si dimostrerebbe anche se ti battesse lui…o se ti battessi io…o se LO battessi io…non ti sembra?”


Kuno sembrò preso in contropiede e si mise a contare su una mano, ripetendo le varie opzioni “Dunque, se io lo batto, ma se lui mi batte…”


“Tsk! Che razza di idiota!” commentò Ryoga con sprezzante superiorità.


“Parla quello che si è perso dentro la sua tenda da campo” gli ricordò Mousse.
“Ehi! Era buio! Si era rotta la lampada! E comunque è successo una volta sola!”


“AHAHAHAH!”


Tre volti si girarono all’unisono a guardare Ranma che rideva a squarciagola.


“Scusatemi ragazzi-fece, asciugandosi con un dito una lacrima dal ridere-ma siete troppo comici”
Poi, nel notare i loro sguardi, precisò


“In realtà…mi fa piacere vederci interagire così. Come ai bei vecchi tempi.
Per un attimo, mi è sembrato…di essere ancora a Nerima. Anzi…è ancora meglio di allora, in verità. Non siamo sempre andati così d'accordo”


Il ragazzo abbassò lo sguardo con un sorriso amaro ed anche gli altri tre si ritrovarono immersi nei ricordi.


“Beh! In fondo non ha senso piangere sul latte versato, non credete?” si riscosse Mousse.
“No, di certo-confermò Ryoga-ma i ricordi sono ciò che permette ad un uomo di andare avanti…sono le cose che hanno dato un senso alla sua vita”
“Le stagioni cambiano, la vita muta…gli ideali restano” fece Kuno, poetico.


“Gli ideali e…qualcosa di più. Come l’amicizia” concluse Ranma.

◊◊◊◊◊

Hayato stava giocando a shogi con Akisame.
Sakaki, di fianco a loro, beveva oziosamente una birra.


“Allora, Akisame, sembra che il Ryozampaku abbia appena fatto un salto di qualità, eh? Abbiamo un nuovo Maestro…e sia Miu che Kenichi sono decisamente nel novero degli Esperti, ormai…” il vecchio gongolava soddisfatto.


“E non solo-si intromise Sakaki-ho l’impressione che anche gli amici di Ranma, cioè Ryoga e quel Mousse, siano piuttosto vicini a raggiungere il suo stesso livello”


“E’ perché si allenano in modo più specifico-precisò Akisame-Ranma ha scelto di allenarsi cinque giorni a settimana con cinque Maestri diversi.
Un bel vantaggio-qualcosa di molto simile a quanto fa Kenichi, del resto-ma nello stesso tempo, disperde la sua competenza ed il suo tempo su cinque arti marziali differenti. Per quanto ci siano poche sovrapposizioni tra di esse ed anche l’allenamento fisico sia diverso, è abbastanza normale che questo ne rallenti un po’ l’evoluzione complessiva.
Invece, Mousse e Ryoga, sebbene in modo completamente diverso l’uno dall’altro-Ryoga infatti si allena sempre con Apachai mentre Mousse divide i suoi tre giorni tra Shigure, Kensei e me, per giunta nel mio caso imparando nozioni non direttamente legate alle arti marziali-sono più concentrati nell’allenare soltanto le pratiche che sono loro strettamente congeniali.
In questo modo, il loro sviluppo risulta più rapido.
Quanto a Mousse, ho anche il sospetto che nei suoi giorni liberi si alleni ancora in autonomia, magari integrando tra di loro le cose che impara al Ryozampaku e sperimentando nuovi modi di adoperare le armi nascoste”.


“Intendi dire…che Ranma, per assurdo, è in svantaggio rispetto a loro? Che sono come dei cavalli che iniziano una corsa dietro al favorito, ma poi rimontano?” domandò il karateka, dubbioso.


“Dico che Ranma potrebbe comunque mantenere un vantaggio, perché ci è arrivato prima-ipotizzò Akisame-ma che non è necessariamente detto.
Comunque secondo me il vero discorso è un altro.
Ranma ha SCELTO di imparare tante arti marziali diverse.
Diamine, il nome della sua scuola è Arti Marziali Indiscriminate.
Il concetto sottostante è che più cose differenti si imparano, meglio si è attrezzati per affrontare una grande varietà di situazioni.
E questo vale anche nel confronto con i suoi rivali.
Se affrontassero Ranma dieci volte ciascuno, sia Ryoga che Mousse potrebbero vincere alcune volte-la mia stima attuale è che perderebbero 7 volte a 3, ma è una situazione in rapida evoluzione, presto potrebbero migliorare ancora-ma questo non vorrebbe necessariamente dire che siano davvero alla pari.
Chiunque può vincere o perdere contro chiunque, in teoria.
Ma il vantaggio di conoscere molte tecniche diverse è che Ranma potrebbe affrontare e magari battere una grande varietà di altri nemici, contro i quali Ryoga e Mousse sarebbero invece impotenti”


“Capisco. Un po’ come fare sasso, carta e forbice” concluse Sakaki, con un ultimo sorso.


“All’incirca è così-confermò Hayato, ancora concentrato sulla partita-e dimmi, Akisame, invece come si colloca quel Kuno in questo schema? Ha raggiunto un livello simile al loro?”


“Da quello che dice Shigure, no, non ancora, anche se pure lui è avvantaggiato dal praticare una singola arte marziale.
Inoltre, partiva già un po’ più indietro. Possiamo dire che sia nel livello Esperto, ma inferiore agli altri due…all’incirca al livello raggiunto da Miu…almeno credo, non abbiamo seguito il suo allenamento, negli ultimi mesi, ma soltanto visto i suoi duelli insieme e contro a Renka e Kenichi…”


Il sottinteso era che fossero un po’ seccati che l’Anziano avesse tenuto nascosti gli allenamenti della nipote.
Hayato ridacchiò un po’, soddisfatto.
Ma poi smise.


“Scacco matto!” Esclamò Akisame.


Sakaki si aprì un’altra birra e rifletté
Inoltre, il vecchio non fa il misterioso soltanto su Miu…non abbiamo idea di quali tecniche abbia insegnato a Kenichi e neppure a Ranma, ora che ci penso…questo mi fa venire in mente un’altra cosa…


“Kensei è convinto che Ranma abbia delle altre risorse che non ci ha ancora mostrato-annunciò-se così fosse, non oso immaginare dove potrebbe arrivare un giorno…”


Hayato si accigliò “Purché decida di seguire la giusta strada, questo non mi preoccupa”


“Ancora con questa storia? Basta, Anziano, io sto bene. Non provo mica rancore perché Ranma ha usato quella tecnica su di me. E lo conosco meglio di chiunque di voi, il suo cuore è dalla parte giusta”


“Questa è anche la mia opinione, Anziano-confermò Akisame-perdipiù, sappiamo quale fosse la ragione dei suoi turbamenti: tutto quello che gli è successo a Nerima, la sua ragazza, eccetera. Ma ha persino perdonato Ryoga e sembra aver del tutto superato la cosa.
Ha sviluppato un rapporto splendido coi ragazzi e persino con i membri dell'Alleanza Shimpaku.
Non credo ci sia motivo di preoccuparsi. Non crederà mica che ci nasconda qualcosa?”


“Mmmh…forse” borbottò l’anziano Maestro.


Eppure qualcosa mi turba…una specie di sensazione…oppure sono i miei stessi sensi di colpa? In questo stesso dojo ho addestrato due persone che si sono volte al male, in passato…una era quell’uomo, e l’altra il mio stesso figlio.
Ranma potrebbe diventare il terzo?
Perché non riesco completamente a fidarmi di lui? Un presentimento?

◊◊◊◊◊

Ranma Saotome starnutì, mentre camminava per la strada, le mani infilate in tasca.
Un raffreddore fuori stagione? Oppure qualcuno sta sparlando di me?


Man mano che avanzava nel quartiere periferico, però, ebbe una strana sensazione.
Si sentiva osservato.


Si voltò, ma non vide nessuno.
Proseguì, accelerando il passo, poi si fermò.
Era come se un’ombra gli stesse appiccicata.


Evitò di darlo a vedere, ma continuò passeggiare, più lentamente e chiuse gli occhi, espandendo il Sesto Senso e concentrandosi al massimo…
…poi spiccò un improvviso balzo verso l’alto, sui tetti.


Si voltò in ogni direzione. Ancora nessuno.
Eppure era convinto…era come se l’ombra fosse stata lì fino ad un attimo prima e si facesse beffe di lui.


Era un po’ seccato. La cosa non gli lasciava una buona sensazione.
Saltò giù e ricominciò a camminare normalmente.


Poi, a metà strada verso casa, ricominciò a correre ed infine si gettò di colpo sulla sinistra, in un vicolo.


Stava per voltarsi per affrontare il suo inseguitore, ma prima che potesse farlo, fu afferrato per il colletto e sollevato di peso, come un bambino.
Sentì come un risucchio nell’aria, venendo trascinato verso l’alto e la cosa successiva che gli capitò fu di sbattere il sedere per terra.


Si voltò e vide un individuo materializzarsi dal nulla. Quando i Maestri del Ryozampaku si muovevano, erano così veloci che gli pareva usassero il teletrasporto.
Con costui no. Sembrava qualcosa di ancora diverso.


Gli sembrava che fosse sbucato da uno squarcio nel suo campo visivo stesso, ma non pareva essersi mosso.
Era l’aria intorno a lui che si torceva.
Il suo cervello ci mise un attimo a capire.


E’ così veloce che i miei occhi non solo non ne distinguono i movimenti, ma non percepiscono neppure che si stia muovendo…è come se fosse stato disegnato qui in mezzo allo sfondo da un pittore…lo vedo come se fosse del tutto fermo…


“Scusa per le maniere brusche-disse l’individuo-ma dovevo accertarmi che non ci stessero seguendo. Qui potremo parlare indisturbati”


Si trovavano su una specie di tettoia che dava su una corte interna di un condominio.
Tutt’intorno a loro si alzavano alte pareti su tre lati ed una rete sul quarto.


L’uomo era alto almeno un metro e novanta per-stimò Ranma-non meno di cento chili di puri muscoli.
Ciò nonostante vestiva con cura ed eleganza-il che non sembrava appropriato per pedinare qualcuno e mettersi a saltare sui tetti-ed era-bisognava ammettere-straordinariamente bello.
Aveva folti capelli mossi e biondi e gli occhi chiari, che lo scrutavano con uno sguardo freddo.


“Ma tu…chi diavolo sei?” domandò Ranma, intuendo di avere a che fare con un individuo fuori dal comune.


A sorpresa, l’uomo fece un breve inchino “Mi chiamo Saiga Furinji, molto piacere di conoscerti. Credo che negli ultimi mesi tu abbia conosciuto la mia famiglia, Ranma Saotome della Scuola di Arti Marziali Indiscriminate”


Ranma restò per un attimo a bocca aperta.
“Voi siete…Saiga Furinji? QUEL Saiga?”


“Il solo e l’unico, per servirti.
Immagino tu abbia molte domande da farmi, ma in effetti, se ti ho portato qui è proprio perché ho intenzione-no, è più corretto dire che ho la necessità-di parlare con te, Ranma Saotome. Ed il motivo è semplice: al Ryozampaku, tu, i tuoi amici, mia figlia, Kenichi e l’Alleanza Shimpaku…siete tutti in pericolo”

◊◊◊◊◊

Ranma si mise bene a sedere e Saiga fece altrettanto, incrociando le braccia per non comunicare di non essere una minaccia.


“Quindi-prese a dire Ranma-quanto mi avevano detto su di voi era sottostimato-sapete chi sono, che cosa ho fatto al Ryozampaku…e vi muovete più rapidamente di chiunque altro abbia mai visto, eccetto forse vostro padre”.


“Da un lato non dovrebbe stupirti-rispose Saiga-come sai bene, ho passato un mese di vacanza con mia figlia, e se non erro sei proprio tu che hai previsto dei giorni liberi tra i suoi allenamenti nei quali può vedermi.
A tal proposito devo ringraziarti-Ranma fece solo un cenno di inchino con la testa-quindi è normale che mi abbia parlato di te.
A dire il vero, ero curioso di conoscerti. Di vedere che tipo d’uomo fosse la persona che sta portando tanti cambiamenti in un posto come il Ryozampaku.
E credimi, so quanto sia un luogo refrattario ai cambiamenti”


“Ma non si tratta solo di una chiacchierata di piacere.
Avete detto che siamo in pericolo e mi avete portato qui dicendo che potrebbero seguirci. Di che si tratta?”


“Ci arriveremo, non temere. Voglio prima capire qualcosa di più su di te”


In pratica, è venuto a parlarmi in privato, ma non si fida del tutto di me


“Quindi vi comportate in modo così sospetto, ma poi VOI per primo non vi fidate dell’interlocutore? Non mi sembra molto corretto” lo provocò.


Stranamente, il biondo si mise a ridere.
“AHAH! Sei davvero impertinente come dicono. Però hai ragione, è una bella pretesa da parte mia.
Facciamo così. Ti confermerò qualunque cosa tu voglia sapere su di me”


Ranma rimase in silenzio, esitante. Sapeva di rischiare grosso dicendo la cosa sbagliata.


“E’ vero che…la madre di Miu era una ninja di un clan chiamato…Kuremisago…e che…un altro membro di quel clan, chiamato Senzui…l’ha uccisa, dico bene?”


Solo gli occhi dell’uomo lampeggiarono un momento.


“E’ così. Immagino non ti abbiano detto tutta la storia, ma hai indovinato le parti mancanti.
Quello che non sai, però, è che per oltre quindici anni, il mondo intero ha creduto che IO fossi il colpevole di tale delitto. La mia stessa figlia, scoperta la sorte di sua madre, lo credeva”


Ranma deglutì.
“E’ terribile. Ma…voi non avete potuto raccontare la verità, perché…”


“Perché per tutto quel tempo, sono stato a capo del reparto Senz’Armi dello Yami, Un’Ombra, Nove Pugni.
Io ero l’Ombra”


Ranma fece tanto d’occhi.
Tremava leggermente e sudava freddo.


Tutte quelle storie del terrore raccontate a mezza voce sullo Yami…e poi era il padre di Miu a starne a capo? Peggio che in un brutto telefilm.


“Questo non te lo avevano detto, immagino. Si capisce dalla tua reazione. Ti avranno al massimo detto che per un periodo sono stato una persona che viveva nelle ombre. In effetti è corretto”


“Però…mi hanno anche detto che di recente siete tornato dalla parte giusta”


“E’ più esatto dire che io e mio padre abbiamo concezioni filosofiche diverse.
Per molto tempo, non sapevo chi fosse l’assassino di mia moglie, ma lo stavo cercando.
Le Arti Marziali sono state originariamente create per distruggere l’avversario nel modo più efficiente possibile.
Molti praticanti di alto livello seguono questa convinzione.
All’Inizio, Un’Ombra, Nove Pugni avrebbe dovuto essere un’alleanza puramente difensiva.
Una sorta di tregua per evitare che i Gran Maestri del Pugno Che Uccide si scontrassero fra loro…ed al tempo stesso, ciò ha permesso la creazione dello Yomi, l’istituto col quale venivano addestrati insieme i loro Allievi”


Come Rachel Stanley-pensò Ranma-Se lei era la più sana del gruppo, chissà tutti gli altri.
In effetti già Kokin ed Hermit non scherzavano mica


“Poi, invece-riprese Saiga-mi sono reso conto che alcuni membri stavano cospirando per far sì che lo Yami acquisisse sempre più potere ed influenza…fino ad orientare la politica delle nazioni e persino scatenare guerre per permettere alle arti marziali di prosperare”.


“Ma…è atroce!”


“Sì, ed anche dopo la sconfitta dello Yami e la morte di Senzui, e la mia…redenzione, se vogliamo chiamarla così, lo Yami non è del tutto dòmo.
Certo, il loro numero è diminuito parecchio: la maggior parte dei vecchi membri dei Nove Pugni ha disertato ed ora operano tutti in maniera indipendente.
Però loro sono comunque più numerosi di noi.
Esiste infatti un’equivalente di Un’Ombra, Nove Pugni anche nel reparto armato dello Yami: sono chiamati le Otto Lucenti Lame Esecutrici, e sono altrettanto pericolosi”


Un sacco di informazioni vorticavano nel cervello a Ranma.


“E quindi ora voi…la ragione per cui non siete al Ryozampaku è…”


“…che cerco di tenerli d’occhio per accertarmi che non facciano qualcos’altro di grosso, sì.
Passo molto del mio tempo a spiarli, badando di non venire scoperto a mia volta”


“E…siete venuto qui per dirmi che siamo in pericolo.
Tutti loro…Miu, Kenichi, gli altri nuovi Allievi, i miei amici…sono un bersaglio di quella gente?
Di che si tratta? Devi dirmelo!” concluse, quasi con un ringhio.


Saiga Furinji lo osservò per un lunghissimo istante.


-decise-E’ sincero
No, non è soltanto, sincero. Molto di più. E’ preoccupato.
Questi sono gli occhi di chi ha perso tutto ciò che aveva una volta, ed ora non vuole perderlo di nuovo.

Una situazione con la quale posso empatizzare…


Saiga chiuse gli occhi ed emise un profondo sospiro.


“Ascoltami Ranma, la tua preoccupazione ti fa onore.
Ma c’è un motivo se non sono andato direttamente al Ryozampaku a raccontare ciò che ho scoperto.
Uno dei pericoli che temo…non deriva dall’esterno.
Ma dall’interno. Credo che fra i nuovi allievi, forse persino tra i tuoi amici…ci sia un traditore”


“Non è possibile!”


“Non posso dire di averne la certezza assoluta, ma è molto probabile.
Una conversazione telefonica che ho intercettato-brevemente, purtroppo, perché poi è caduta la linea-diceva proprio così:
<< Agiremo presto. Uno dei loro allievi li dividerà, è inevitabile che accada. A breve, scatenerà il caos al loro interno, e noi potremo approfittarne. La forza del Ryozampaku, la loro tanto vantata unità…crollerà per sempre >>


Ecco perché ho voluto prima parlare con te e giudicare il tuo carattere. Ti ho scelto perché Miu si fida di te, ed io a mia volta mi fido del giudizio di mia figlia.


Ma tu, Ranma, saresti pronto a fare questo?
A condannare uno di loro…per il bene di tutti gli altri?


E se non lo farai…sei pronto a rischiare di perderli tutti?”


Ranma rimase esterrefatto per diversi minuti.


Non sapeva cosa dire.
Nella sua mente, valutava tutte le possibilità.
Alla fine abbassò la testa, chiuse gli occhi e strinse i pugni.


“Io…non lo so! Non so cosa fare!
Una situazione che mi capita fin troppo spesso, in realtà.
Ogni volta…che credo di sapere quale direzione far prendere alla mia vita, arriva qualcosa che manda tutto a rotoli! Non è giusto!”


Poi si calmò.
Rifletté a lungo su tutti loro.


Ryoga, Mousse e Kuno.
Sulle esperienze di vita, belle e brutte, che avevano vissuto insieme.
Su tutte le volte nelle quali si erano coperti le spalle a vicenda, nonostante tutto.
E sull’ultimo periodo, nel quale si erano allenati tutti insieme al Ryozampaku.


In verità era del tutto ovvio cosa dovesse rispondere.


Rialzò lo sguardo e fissò Saiga dritto negli occhi, con determinazione feroce.
“Saiga Furinji. Io non credo ad una parola di quello che hai detto.
Sì, forse il messaggio diceva davvero così…ma il significato si presta ad interpretazioni.
So cosa sottintendi: che siccome io li conosco meglio di chiunque altro, potrei indicarti chi di loro, tra Ryoga, Mousse e Kuno penso possa essere il traditore.
Ma non posso farlo, perché non credo che ci sia nessun traditore.
Io sono passato attraverso il fuoco con ciascuno di loro…e non crederò mai che possano fare una cosa del genere!”


Saiga Furinji parve stupito sinceramente, né in positivo, né in negativo.
Non era la risposta che si sarebbe aspettato.


“Sei sicuro, Ranma? In questo modo, potresti mettere in pericolo tutti gli altri”


Ranma sollevò un braccio, stringendo il pugno.
“Se una cosa del genere dovesse accadere…no, qualunque cosa dovesse accadere…io combatterò per proteggere gli allievi del Ryozampaku a costo della mia vita!
Lo giuro!
E se davvero uno di loro dovesse fare del male agli altri…lo farei fuori con le mie mani”


Saiga si arrese.
Quel ragazzo era degno di fiducia.
Da un lato, gli ricordava un po’ Kenichi, ma per molti versi era diverso.


“Dici davvero? Pensavo fossi un seguace del Pugno Che Salva”


“Non sono un seguace di niente, in realtà, anche se…non ho mai ucciso e preferirei non doverlo mai fare.
A dire il vero non comprendo tutte questa ossessione per le filosofie, i codici…mi sembrano solo dei modi per limitare sé stessi, mentre per esprimere il proprio pieno potenziale bisogna essere liberi”


Saiga lo squadrò di nuovo.
Comprese bene come al Ryozampaku dovessero essere interessati a quel giovane.


Poi ebbe un’altra intuizione brillante.


Mio padre, Hayato Furinji. Non può non aver indovinato il turbamento, i dubbi di questo giovane…probabilmente gli ha permesso di allenarsi da loro, non nonostante, ma proprio perché non si fida del tutto di lui.


Teme che possa finire sulla strada sbagliata.


E vuole invece orientarlo sulla retta via. Farlo diventare come sé o come Kenichi, invece che come quell’altro uomo


…Uhmpf! Però, padre, a volte puoi sbagliarti anche tu.


Scommetto che hai fatto il tuo solito discorso della moneta che viene lanciata in aria e può atterrare testa o croce…


…eppure dovresti saperlo, padre mio.
Proprio perché hai avuto un figlio indegno come il sottoscritto…


…Dovresti saperlo che a volte la moneta può anche atterrare rimanendo in piedi

 

◊◊◊◊◊


Nota dell'Autore:

Questo capitolo si riallaccia direttamente al precedente, perché volevo far succedere un po' di cose durante i festeggiamenti...ed immagino che non vi siano piaciute tutte


Kenichi non riuscirebbe mai a pensare ad un'altra donna a parte Miu...solo qualcosa che lo sconvolga profondamente potrebbe fargli fare una cosa del genere


Al tempo stesso, lui e Renka si stavano avvicinando da vari capitoli, se ci avete fatto caso


Ora, non è che la fanfiction debba per forza avere due coppie non canon...però questo mischiare le carte permetteva di far avverare cose altrimenti impossibili nella serie originale...e costringere magari tutti a confrontarsi in seguito


Riguardo alla promozione a Maestro di Ranma ed ai regali ricevuti, sono tutti pistole di Checkov...cioé cose che non sono state messe lì per caso. Prima o poi serviranno, non è nemmeno uno spoiler


Mi sono divertito a fargli battere a croce i bracciali per trasformarli, come se fosse Wonder Woman...per fortuna che il codinato non ha notato il riferimento


Volevo anche che la situazione si stabilizzasse ed arrivasse ad uno status quo abbastanza idilliaco...prima di sconvolgere tutto, come annuncia il buon Saiga Furinji


Tra parentesi, a differenza di Ranma, noi invece abbiamo visto cosa stia facendo Mousse...e chi indovina chi siano le sue spie, vince una citazione nell'ultimo capitolo!


La minaccia della quale parlerà all'inizio del prossimo capitolo è strettamente collegata a quello che è successo nel capitolo 14, poi meglio inquadrato nel capitolo 17.

Infine, Saiga fa una riflessione: forse Ranma non è destinato a smarrire la via come teme Hayato, ma nemmeno può essere uguale a Kenichi. Forse Ranma è più simile allo stesso Saiga. Non segue una via precisa.

Detto questo, HO AGGIUNTO PARECCHIE IMMAGINI nei capitoli precedenti, quindi chi non associasse facce e nomi dei personaggi, può dare una rinfrescata.
Non ho proprio finito, ma sono a buon punto


Alla prossima!


 

Legenda

*Okaa-san: “madre”, detto in forma di rispetto


**Taiyaki: tipici dolcetti tradizionali, fatti di pasta (spesso a forma di pesce), con ripieno di marmellata


***Tanto: il pugnale da samurai


****Tekkou: I Guanti d’Arme che usano Kenichi ed Hayato, composti da varie lamelle di metallo che coprono dorso della mano e tutto l’avambraccio


*****Laobàn: in cinese, vuol dire “capo”


(6*): nel sistema scolastico giapponese, l’anno inizia ad Aprile e finisce a fine Marzo. Gli studenti hanno 40 giorni di vacanza in Agosto (ad anno scolastico iniziato), 20 in inverno (tra il 20 Dicembre ed il 10 Gennaio) ed altri 10 in Marzo, subito prima degli esami finali e del diploma.


 

Mini-Guida per il manga di Kenichi:

Dou: il modo di combattere sfruttando le proprie emozioni e facendo esplodere il Ki all’esterno. Sakaki, Apachai, Miu, Ryoga, Kuno e Kisara usano il Dou


Sei: il modo di combattere sfruttando la calma interiore e la capacità analitica e controllando le emozioni, per trattenere il Ki. Hayato, Akisame, Kensei, Shigure, Kenichi, Ranma e Mousse usano il Sei.


Katsujinken: o Pugno Che Salva, è la filosofia seguita al Ryozampaku, per la quale le arti marziali si usano per il bene, per salvare il prossimo e non per uccidere


Satsujinken: o Pugno Che Uccide, è la filosofia seguita dall’Organizzazione Yami, per la quale le arti marziali si usano per egoismo, profitto personale ed uccidere i nemici

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Ranma / Vai alla pagina dell'autore: Ranma789