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Autore: Ortensia_    20/03/2024    0 recensioni
Yūji, Nobara, Megumi, Tsumiki e Junpei sono in viaggio per godersi una vacanza. È ormai notte quando si ritrovano sulla strada desolata indicata dal navigatore e l’auto si ferma senza dare più segni di vita.
Non c’è proprio nessuno sulla strada, non un’anima a cui chiedere aiuto.
È una situazione al limite del paranormale. Il fatto che stia per piovere e che l’unico riparo nel raggio di chilometri sia una casetta fatiscente in mezzo al bosco pare l’inizio di un horror e Nobara non manca di incarnare la parte dell’amica terrorizzata e, nella convivenza forzata che li aspetta, anche quella della ficcanaso che insinuando implicazioni sentimentali e sessuali fra gli altri conviventi non fa altro che infilare spiacevoli pulci nelle orecchie e creare situazioni che altrimenti non si verificherebbero.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Fushiguro Megumi, Fushiguro Tsumiki, Itadori Yuji, Kugisaki Nobara, Yoshino Junpei
Note: AU | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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6. Io voglio solo succhiare un cazzo, ragazzi
「─────────────────── ˗ˋˏ ˎˊ˗ ───────────────────」







    Yūji aveva individuato un buco nel muro posteriore della casa. Non lo avevano notato prima perché trovandosi in basso era stato occultato dall’erba, ma il temporale di quella notte aveva smosso le sterpaglie e la terra quel tanto da metterlo in mostra.
    Era certo che si trovasse più o meno all’altezza della cucina, ma anche controllando dietro ai mobili e al vecchio forno non avevano trovato nulla se non qualche crepa sottile. Megumi aveva ipotizzato che fosse un buco che portava alle fondamenta della casa, ma Junpei aveva ricordato loro che aveva sentito quegli strani rumori nel muro, tuttavia esaminare il buco era fuori questione per quel pomeriggio visto che aveva ripreso a piovere a dirotto.
    Yūji e Megumi erano tornati in soffitta per un secondo controllo, ma a parte tantissime cianfrusaglie polverose dalla dubbia utilità non c’era nient’altro lì.
    Megumi aveva approfittato del fatto che fossero soli per scusarsi di quanto accaduto il giorno prima, seppur con molta difficoltà. Probabilmente Fushiguro lo considerava umiliante, Itadori invece lo aveva apprezzato e aveva pensato gli facesse onore, anche se per lui la faccenda era già chiusa. Megumi aveva esagerato, ma sapeva quanto tenesse a sua sorella e lo capiva: non gli avrebbe portato rancore nemmeno se lo avesse colpito in piena faccia. Forse, però, in quel caso avrebbe risposto. Chissà cosa avrebbe pensato Junpei…
    «Yūji?»
    Junpei lo stava fissando con insistenza e Yūji intuì che doveva aver chiamato il suo nome già un paio di volte.
    «Scusa, ero sovrappensiero.»
    L’espressione di Junpei si distese. «Va bene Scary Movie? Devi averlo visto perfino più volte di me…»
    «Yūji, se vuoi cambiare film non c’è problema» Nobara agitò la mano per attirare la sua attenzione mentre sbocconcellava un pocky alla fragola.
    «Basta che non sia Saw» si accodò Tsumiki, seduta accanto a lei.
    «Scary Movie va benissimo» rispose ancora un po’ confuso.
    Junpei annuì con un sorriso e cliccò play.







    «Ho fame» si lamentò Nobara durante la pausa fra il terzo e il quarto film della serie.
    «In effetti è quasi ora di cena» rifletté Yūji, poi estrasse il cellulare sperando in un miracoloso ritorno della rete. «Se solo potessimo ordinare del cibo…»
    «Darei un occhio per un hamburger» borbottò Nobara.
    «Siamo qui già da tre giorni» disse Junpei, «non li sopporto più tutti questi dolcetti» continuò rivolgendo un’occhiataccia agli incarti colorati sul tavolino.
    «Vorrei tanto una pizza» sospirò Tsumiki.
    Megumi le rivolse un’occhiata di sbieco. «Appena andremo via da questo posto ti porterò a mangiare una pizza» non ci pensò su più di tanto, lo disse e basta.
    Tsumiki lo guardò sorpresa, ma sembrò anche molto felice di quella proposta.
    «Vengo anche io!» con sommo disgusto da parte di Megumi, Nobara si autoinvitò a gran voce.
    «A questo punto vogliamo venire anche io e Junpei» si affrettò Yūji. Junpei si sorprese che avesse parlato anche per lui, ma più di ogni altra cosa se ne compiacque.
    «Affare fatto!» rispose Nobara. «Più siamo meglio è, no?!»
    «Veramente era una cosa fra me e Tsumiki» borbottò Megumi.
    «Mica è un appuntamento fra innamorati!» ribatté Nobara.
    Megumi distolse lo sguardo, accigliato, e Tsumiki scoppiò a ridere.
    «Andremo tutti insieme» disse la ragazza, le labbra piegate in un sorriso raggiante, «niente mi renderebbe più felice che condividere una pizza con tutti voi.»







    Junpei stava per premere nuovamente il tasto play quando Nobara parlò.
    «E comunque, se ci pensate, siamo tutti convinti che a qualcuno piaccia qualcun altro ma io non vengo mai nominata!»
    Junpei mise giù il telecomando e la guardò perplesso, per poi darle una carezza sulla testa nel vederla così abbattuta.
    «Junpei!!» Nobara scoppiò in un piagnucolio, commossa da quel gesto. «Grazie!!»
    «Vado a farmi un caffè» Megumi si alzò e uscì dal salotto con due sole, rapide falcate.
    «Megumi, non si fa così!» Tsumiki lo ammonì, ma non ottenne altro risultato se non un singhiozzo esasperato da parte di Nobara.
    «Anche io voglio un ragazzo!»
    «Qui nessuno è fidanzato, Nobara» le ricordò Junpei.
    «Perché non scarichi una di quelle app di incontri?» propose Yūji, che preoccupato per l’amica si era fatto più vicino.
    «Potrebbe funzionare…» rifletté Tsumiki.
    «Ma è squallido» protestò Junpei.
    «Junpei, tu sei demisessuale, vero?» gli domandò Tsumiki a bruciapelo. «Per te è normale avere un’opinione negativa su queste cose, ma per altri le app di incontri possono essere di grande aiuto.»
    «Umh» Yoshino rivolse un’occhiata a Nobara, che lacrimava sconsolata accanto a lui. «Sì, forse non hai tutti i torti…»
    «Io voglio solo succhiare un cazzo, ragazzi» piagnucolò Nobara.
    Megumi, che era appena rientrato per chiedere se qualcun altro voleva il caffè, alzò gli occhi al cielo e fece subito dietro front con un’improvvisa voglia di strapparsi le orecchie.
    «Beh, anche io» la risposta di Junpei spiazzò tutti, ma non lasciò a nessuno il tempo di intromettersi, «però non ricorro a quelle app.»
    «Perché hai già il tuo fascino da uke!» protestò Nobara.
    «Eh?» Yoshino si indicò, sentendo le guance infimmarsi.
    «E poi» continuò lei, «tu vuoi succhiarne uno in particolare, Junpei, a me andrebbe bene qualsiasi tipo di cazzo!»
    Megumi, che era rientrato per recuperare un biscotto da accompagnare al caffè, si irrigidì sulla soglia, disgustato. «Tsumi? Mi chiami quando ha finito di parlare di cazzi?»
    Tsumiki gli fece segno di andare via, l’espressione accigliata: un’amica in difficoltà era una priorità assoluta. Fushiguro capì che non poteva farci niente e si arrese all’idea che avrebbe passato il resto della serata confinato in cucina.







    Tsumiki fece capolino in cucina dopo una decina di minuti, quando Megumi era alla terza tazzina di caffè: sentire certi discorsi lo aveva messo a dura prova.
    Con sua sorpresa, Tsumiki gli rubò la tazzina da sotto al naso e bevve un sorso senza proferire parola.
    «Da quando bevi il caffè amaro?»
    «È orribile, infatti» la sorella gli mostrò la punta della lingua in una smorfia disgustata, «ma avevo bisogno di qualcosa di forte» accennò un sorriso. «La conversazione di là mi ha un po’ imbarazzata.»
    Troppo casta, pensò Megumi. Lui si era tirato fuori da quella situazione perché gli faceva schifo l’idea di Kugisaki in certi atteggiamenti, ma Tsumiki era così pudica che la fatica per aver sostenuto quella conversazione si era manifestata in un rossore diffuso su tutto il suo volto. Eppure sembrava approvare certe cose…
    «Le app di incontri?» domandò lui. Aveva sentito poco e niente del discorso, ma quello non gli era sfuggito.
    «Che?»
    «Le usi?»
    «No» si affrettò lei, «perché dovrei? E a te che importa, scusa?»
    Megumi esitò un istante.
    «Beh, potresti incontrare qualche maniaco…»
    L’espressione contrariata di Tsumiki si distese e il rossore cominciò a defluire dalle guance, lasciando spazio alla bella pelle liscia e rosea.
    Gli restituì il suo caffè e gli scompigliò i capelli con una carezza, sorridendogli affettuosamente. «Che bravo fratellino.»







    Yūji e Junpei non avevano più parlato da quando Nobara era salita al piano di sopra per darsi una sistemata. Nemmeno la prima volta che si erano incontrati, con Junpei affondato in un’indole introversa e diffidente fino alle punte dei capelli, era venuto a crearsi un silenzio tanto prolungato e imbarazzante fra di loro.
    «Quindi…» Yūji pensava di aver trovato il coraggio, ma la sua gola era così secca che parlare gli fece male. Dovette deglutire un paio di volte prima di riprendere la parola. «Quindi ti piacciono i ragazzi…»
    «Non lo avevi capito?»
    Pensò che anche Junpei sarebbe stato in imbarazzo, invece la sua risposta fu veloce e secca come un colpo di frusta. Yūji si sentì bruciare come se lo avesse punto una medusa.
    «No» si affrettò, «cioè, sì, insomma…»
    Junpei lo incenerì con lo sguardo.
    «Insomma, solo i ragazzi, Junpei?»
    «La cosa ti provoca qualche problema?»
    Di nuovo. Junpei continuava a pungerlo, a usare l’attacco come difesa.
    «Per niente!» lo rassicurò lui. «Volevo solo accertarmene, questo non cambia le cose fra noi.»
    «Già» Junpei guardò davanti a sé, lo sguardo assente.
    Yūji aggrottò appena la fronte, preoccupato, e inclinò il viso per osservare meglio l’espressione dell’amico.
    «Ti… ti piace qualcuno?» gli domandò poi.
    Junpei mugugnò e abbassò appena il capo in cenno di assenso.
    «Oh… okay» rispose Itadori. Si sentì bruciare di nuovo. «Perché non me ne hai mai parlato? Sai che puoi dirmi tutto…»
    «Pensi che sia così facile?»
    «Junpei, non arrabbiarti…»
    «Continui a dire che ti piacciono le ragazze!» Junpei sbottò, sorprendendolo. «Quindi no, per uno come me non è facile fare certi discorsi con un etero come te.»
    «Un etero come me?» ripeté Yūji, sbigottito. «Junpei, io sono tuo amico.»
    «Beh ora lo sai, mi piace uno» sibilò Yoshino. Non lo guardava più.
    Itadori rifletté su cosa dire e se era il caso di parlare ancora.
    «Junpei, ce l’hai con me? Se ho fatto qualcosa di male vorrei rimedia—»
    «Cosa ti importa?»
    Junpei tornò a guardarlo con i suoi grandi occhi acquosi. Yūji si sentì impotente di fronte a quell’improvviso cambiamento di espressione da parte dell’amico: non gli aveva mai visto in faccia un’espressione così triste e disperata.
    «Junpei…»
    «Non mi piace sventolarlo ai quattro venti come fai tu, Yūji. Ti piacciono le ragazze, no? Quindi cos’hai in contrario se a me piacciono i ragazzi? Perché a me sembra proprio che la cosa ti turbi.»
    «Eccomi!»
    Ammutolirono entrambi quando Nobara fece ritorno in salotto, ma le loro espressioni furono abbastanza eloquenti per destare sospetti nell’amica.
    «Che è successo? Avete litigato?»
    «Sono solo un po’ stanco» Yūji fu il primo ad alzarsi, approfittando di un momento di esitazione da parte dell’altro. Si costrinse a sorridere, poi diede una pacca amichevole sulla spalla di Nobara. «Vado su a schiacciare un pisolino, chiamami se trovi il modo di farci avere un hamburger, okay?»



   
 
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