Note: Le ossessioni si assecondano e dunque ho scritto della morte di mio figlio Regulus Black. 
Dunque, Regulus!centric, implied jegulus (perché il sole per me richiama sempre e solo James Potter), mcd perché siamo nella caverna.
I hope you enjoy it. 
Pace, amore e fantasia.
- C. 


Muore una mattina d’autunno, Regulus Balck.
Il sole è nascosto tra le nubi cariche di pioggia e il freddo pungente di una stagione che non ama il calore lo avvolge ancora prima che l’acqua si prenda la sua vita.
«Padron Regulus…» gracchia la voce di Kreacher, l’elfo leale.
Immagina non ci sia nessun altro rimasto al mondo a riporre fiducia in lui, quale paradossale e triste fine.
«Non c’è altro modo.»
Da solo, all’ingresso di quella caverna, può permettere alla sua voce di incrinarsi un po’.
È andato troppo oltre per poter chiedere aiuto.
È andato troppo oltre per poter far finta che il mondo non rischi di accartocciarsi su sé stesso.
Non può fare altro che andare avanti.
E morire.
Non c’è altro modo in cui possa finire.
Una parte di sé stesso ne è sollevata, un’altra prova un po’ di nostalgia per ciò che avrebbe potuto essere e che mai sarà.
Il primo sorso di quella pozione sa di rimorso, di tutto che ciò che avrebbe potuto avere e a cui ha rinunciato perché il sole brillava troppo forte per non averne paura.
Il secondo sorso porta con sé il rimpianto delle persone perdute.
Il terzo ha il sapore del dolore, che ha dato e ricevuto in nome di qualcosa che non ha mai saputo abbandonare.
Il resto è pregno di tutto il rammarico dovuto a ciò che ha amato e perso. Di tutti coloro che ha amato e abbandonato.
Morire è l’unica cosa buona che puoi fare per loro, gli mormora una voce che assomiglia in modo inquietante a quella di sua madre.
E allora si lascia trascinare giù nell’acqua da mille mani viscide e fredde, non combatte nemmeno, pensa sia il giusto prezzo da pagare, la sua vita per le vite di tutti gli altri.
È una mattina d’autunno quella in cui muore Regulus Black e il cielo piange furioso la sua perdita.