Serie TV > The 100
Segui la storia  |       
Autore: sandrinakiss92    26/03/2024    0 recensioni
Luna é una terrestre ma giurò di non esserlo mai piú. Promise di non combattere e smettere così di lodare l'arte del combattimento per cui é stata cresciuta. Decide di rifugiarsi presso una stazione petrolifera, evitando tanta violenza, fondando il "Popolo della Barca" e, in quanto leader di esso, contrariamente al motto tipico terrestre "Jus Drein Jus Daun" ("Sangue chiama sangue"), vi sono rifugiati giovani orfani di guerra, tra cui donne, uomini e bambini che hanno scelto la via della salvezza.
Nonostante le sue opinioni pacifiste, rimane comunque una forte combattente. Se necessario, sostiene di poter ancora combattere per uccidere affinché sapesse il suo popolo al sicuro. Ma, un giorno, Re Roan, a capo di tutte le nazioni, decide di inviare presso Luna una giovane e valorosa guerriera, appartenente alla fazione della lega degli assassini, Sara Lance, affinché riuscisse a convincere la nostra leader, ex terrestre, a far ritorno su un trono che le spetta, e aiutando tutti a salvar loro da un'incombente apocalisse.
Genere: Avventura, Erotico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Luna
Note: Cross-over | Avvertimenti: Threesome, Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Al mattino seguente entrai nel capanno. Legata ad un palo di ferro c'era Sara. Le avevo portato dell'acqua. Mi avvicinai e le diedi da bere, sperando di avere ancora tutte le dita al proprio posto. "Per quanto ancora resisterai?" "perché non mi hai uccisa?" "perché tu non l'avresti fatto!" Tutto ciò che voleva é che io accettassi di diventare il prossimo comandante. "Non siamo più così diverse io e te". Le sue parole mi destabilizzarono. "Siamo cresciute con lo stesso desiderio di vendetta, te lo leggo in faccia. Ma io non sono più quella persona e forse nemmeno tu." "Ti sbagli. Non sono come te. Ieri avresti voluto uccidermi, ma tu avrebbe pesato portare un'altra morte sulla coscienza." Le dissi. E senza ribattere stavo per allontanarmi, lanciando la ciotola ai suoi piedi quando mi supplicò di ascoltarla, ancora una volta. Ma io, perché avrei dovuto farlo, dopo quello che mi aveva detto, che avrebbe cercato di fare? Ma poi ... "Aspetta, faró come vuoi. Me ne andrò affinché tu possa incolparti per aver lasciato piú di cinquecento persone, incapaci di seguire gli ordini di un comandante senza Fiamma che risiede sul trono che non ha meritato!" Dovevo ammetterlo, Sara Lance aveva la stoffa. Avrebbe avuto tutte le carte in regola per essere un ottimo comandante, eccetto il sangue nero. "Sono l'ultima Natblida", ripensai a quelle parole... "Che devo fare?", le chiesi senza pensare, con rassegnazione. "Sai cosa devi fare, tornare con me a Polis" ...la terra che lasciai. "E che ne sarà della mia gente?" "La tua gente sarà al sicuro" "e per quanto starò via?" "per tutto il tempo che occorrerá. Il mio popolo manderà degli uomini per metterli in salvo, hai la mia parola!". Fu quel mio gesto a far pensare a Sara di averle fatto sprecare solo fiato perché mi allontanai da lei. Però quello che feci subito dopo, di sicuro l'avrebbe lasciata interdetta. Così mi allontanai da lei, radunando tutta la mia gente intorno a me e così fece anche Sara Lance, che avevo ordinato di liberarla. "Popolo della barca, riunitevi! Ho un annuncio da farvi. Presto sarò via. É in atto una minaccia incombente, ma non temere, miei cari, lo faccio per sapervi in salvo." Di certo, se Sara non avesse tenuto fede alla sua promessa, poteva star certa che non mi sarei fermata fin quando la sua testa non sarebbe stata più attaccata al suo corpo. Mentre proseguivo verso Sara, le persone mi posarono le mani sulla spalla, offrendomi tutto il loro appoggio, la loro fiducia. Non potevo deluderli, non me lo sarei mai perdonata. Salimmo sulla barca, scortate da due uomini armati, gli stessi che la sera precedente avevano trovato Sara presso la riva del fiume. Per tutto il tragitto non facevamo altro che lanciarci occhiate. Una volta arrivate a terra, a Sara fu ridata la spada e i suoi pugnali e iniziammo ad incamminarci. Il viaggio sarebbe stato duro da affrontare, avrebbe richiesto ore di cammino, il che ci costrinse a fermarci per delle pause. Avvertivo il suo sguardo su di me. "Non abbiamo iniziato col piede giusto noi due", e così, mi tese la mano in segno di tregua. Era serie? Dopo tutto quello che era accaduto la scorsa notte? Ma gliela strinsi comunque, senza fiatare, limitandomi a fissarla in quei suoi occhi di ghiaccio. Però poi si venne a creare un silenzio imbarazzante, cosicché iniziai a chiederle qualcosa sul suo conto. "E così, sei della lega degli assassini? Come ci sei finita?" "É la stessa domanda che potrei fare a te: tu come ci sei finita tra i terrestri?" "Te l'avevo chiesto prima io, e comunque ci sono nata" "Beh, ti sei risposta da sola. Anche se non ci sono nata, mi hanno offerto una casa e un posto sicuro. Sarò sempre loro debitori". Correva il mese di novembre, l'aria di quella sera non era poi così gelida, ma, come si poteva supporre, a Star City, il vero inverno cadeva di rado. A bagnare la terra c'era soltanto una pioggia leggera. A quei tempi, il fidanzato di Sara, Oliver Quinn possedeva un'imbarcazione, la Quinn's Gambit, e tutti e due deciderò di fuggire dalla città che aveva dato loro i natali, nella speranza di trovare una nuova vita, stanchi com'erano delle insidie del loro amore travagliato. Caso volle che quella sera incombette una tempesta. Il mare iniziò a incresparsi e le onde minacciavano di alzarsi. Nonostante tutto però, Oliver cercò di rassicurare la ragazza, fin quando successe il peggio. La barca si capovolse e i due innamorati si lasciarono, questa volta, per sempre. Il giorno dopo, Sara, si ritrovò rinsavita su una spiaggia di pescatori quando, d'improvviso, un comandante dell'esercito di nome Ra's Al Ghul, che diceva di appartenere all'esercito della lega degli assassini, la portò in salvo, offrendole riparo e un pasto caldo. Fu per lei una seconda opportunità di vivere presso quella gente purché si unisse a loro, diventando così un assassina. Una cerimonia, delle vesti pulite e l'arte del combattimento. Crebbe con l'idea che uccidere un nemico fosse cosa buona e giusta. Nonostante non fosse quello che voleva essere, non aveva altra scelta ormai e non diventarlo sarebbe stato un grosso errore. "E non hai mai pensato di fuggire? Per cercare un futuro migliore?" "Certo che no, non sono mica una codarda!" Quelle parole mi ribollirono il sangue nelle vene, ma, prima che potessi aprir bocca, mi mise a tacere. "Scusa, non intendevo dire questo!" E non le sarebbe convenuto, pensai. "É che io ci sono nata per questo", continuò. "Per combattere, intendo. Non vedo altre soluzioni per me." "L'hai detto tu, la luce esiste per tutti. Tutti possiamo cambiare il nostro destino" "ho detto che tutti meritano di essere salvati, ma io morirò da assassina, compiendo il mio dovere. Da chi dovrei essere salvata?" Ma non voleva continuare a intrattenere quella conversazione e lo capì. "Dobbiamo proseguire." Ma le presi il polso, fermandola. "Sara, non sono scappata al mio popolo per paura di combattere, ma per sfuggire da me stessa!" "Non si può lasciare il passato alle spalle. Tutto va affrontato, anche con la paura. E se le cose fossero andate bene?" "e se invece fossero andate male?" "ci avrai provato e sarai morta con onore." Continuammo a camminare, in silenzio.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The 100 / Vai alla pagina dell'autore: sandrinakiss92