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Autore: Tynuccia    29/03/2024    1 recensioni
[Gundam SEED Freedom] Dearka e Shiho scattarono sull'attenti e si scambiarono un'occhiata. Quella che poteva essere una grande vittoria per i PLANT si stava trasformando in uno sgradevole incubo.
Genere: Azione, Generale, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Capitolo 4 
Mulini a Vento
 
 
 
Fu l'aroma del caffè a fargli sollevare le palpebre. Che non ricordava minimamente di aver mai abbassato. L'ambiente circostante, per una frazione di secondo, gli sembrò estraneo; diverso dal suo bell'appartamento in centro. 
 
"Buongiorno, Comandante".
 
Yzak alzò lo sguardo, trovando Shiho in piedi davanti al divano con in mano due tazze, una delle quali tesa verso di lui. Non ci pensò sopra due volte prima di agguantare il caffè. "Grazie", le disse, la voce ancora impastata dal sonno. La vide accomodarsi vicino a lui, e trovò per l'ennesima volta bizzarra quella convivenza forzata.
 
Jagannath era stato di parola, facendogli recapitare il mandato del tribunale il giorno seguente alla sua pietosa richiesta. La vera onta per Yzak, però, era stata doversi abbassare a chiedere l'aiuto dell'unico esperto di computer fidato a sufficienza per non far sì che quella missione divenisse di dominio pubblico all'interno dell'Intelligence di PLANT: Meyrin Hawke. Se Garcia avesse rappresentato una seria minaccia, probabilmente anche Orb avrebbe potuto incorrere in problemi simili, con la sua politica di tolleranza alla convivenza tra Coordinator e Natural in territorio neutrale, e coinvolgere Terminal era sembrata l'idea più sensata ai tre vertici del fu Joule Team. Con grande scorno del leader, che aveva affidato, come sempre, il compito di contattare i servizi segreti del Delegato Athha a Dearka.
 
Neanche a dirlo, sulle prime Athrun non si era dimostrato particolarmente entusiasta di ficcanasare negli affari di un uomo innocente fino a prova contraria, ma si era arreso all'evidenza che troppo ottimismo in tempi ancora tesi sarebbe stato l'atteggiamento peggiore da tenere. 
 
Yzak arricciò il naso, riempiendosi la gola con il caffè.
 
Tramite alcuni giri poco raccomandabili procurati, ovviamente, da Dearka, nel giro di poche ore erano riusciti a piazzare cimici e videocamere nascoste nell'alloggio di Garcia, e il genio della Hawke, in barba alla giovane età, si era manifestato nell'installazione da remoto di un bug nel cellulare del Caporale, che avrebbe permesso loro di monitorare eventuali comunicazioni scomode. 
Yzak, Shiho e Dearka si erano, quindi, momentaneamente trasferiti in un appartamento noleggiato con falso nome, dove per tre settimane si erano dati il cambio per un astruso reality show dove tenevano sotto controllo i filmati su ogni stanza, invadendo la privacy di Garcia in maniera scelleratamente illegale.
 
Neanche a dirlo, ne stava uscendo pulito. Hank Garcia sembrava un santo vero e proprio. Nessun messaggio strano, nessun incontro poco raccomandabile, a parte una signorina un sabato sera per quella che Dearka aveva definito 'sana ginnastica da camera da letto', mentre Yzak si era premurato di schiaffare una mano davanti agli occhi di Shiho per evitarle di assistere ad uno spettacolo poco adatto ad una signorina nubile. 
 
Il vero grattacapo, però, era che il mandato aveva una durata di ventotto giorni, dopo i quali non li avrebbe potuti salvare neppure il fantasma di Siegel Clyne, qualora fossero stati scoperti. Stavano finendo il tempo a loro disposizione, e l'ostinazione del Tenente Colonnello Joule non era diminuita. Tutt’al più si era mischiata ad una profonda frustrazione, più radicata del suo solito. 
 
“Non è successo niente degno di nota”. 
 
La voce pacata di Shiho lo riportò al presente, e Yzak si rigirò tra le mani la tazza vuota. “Non avrei dovuto addormentarmi”.
 
Gli occhi viola di lei, fissi sul monitor che mostrava Garcia intento a fare colazione a sua volta, si spostarono sul ragazzo. “Penso che si sia appisolato poco prima dell’inizio del mio turno”, mormorò, ripensando alle ore appena trascorse, con il Comandante intento a sonnecchiare al suo fianco sull’ampio divano a L. “Si è perso il Caporale a letto, nulla di più”.
 
Yzak strinse le labbra. Il sonno di Garcia era, probabilmente, l’unica cosa degna di nota del loro spionaggio. Agitato e convulso, la presunta spia passava le notti a mugugnare, vittima degli incubi. Il suo puntello, sempre a detta di Dearka, aveva lasciato l’appartamento in fretta e furia proprio a causa di quel turbolento dettaglio, quando si era ritrovata con l’uomo a cavalcioni su di lei e le mani strette attorno alla gola. 
 
Ma, nuovamente, non era una prova valida a sufficienza per giustificare i loro metodi poco ortodossi. Per un sopravvissuto del suo calibro non era poi così impensabile essere tormentato da sogni scomodi. Dannazione, sia lui che Shiho erano stati vittime di insonnia per svariati mesi dopo la prima guerra, con la differenza che non avevano mai attentato alla vita di nessuno.
 
Yzak si voltò di scatto, a quel pensiero. “Quella tizia”, iniziò, come colto da ispirazione divina. “L’avrà abbordata fuori dall’appartamento, giusto?”. Vide Shiho annuire, incuriosita dal suo tono di voce quasi allegro. “Se la rintracciassimo, magari potrebbe dirci qualcosa di più. Il coglione potrebbe essersi fatto scappare qualche dettaglio di cui non siamo a conoscenza”.
 
Shiho sembrò rifletterci sopra qualche istante, ma poi annuì convinta. “Mi sembra una splendida idea, signore”.
 
L’albino si schiaffeggiò una coscia, visibilmente di buon umore. “Potrebbe essere la volta buona”, dichiarò, faticando a tenere a bada l’eccitazione. 
 
“Però, Comandante”, parlò ancora lei, titubante. “Cerchi di non farsi prendere troppo dalla speranza. Non sopporterei di vederla più demoralizzato di quanto non sia già”.
 
Yzak schiuse le labbra per replicare, ma non uscì alcun suono. Era già successo, dall’inizio della missione, che trovasse la sua sottoposta strana. E non per via di chissà quale atteggiamento, ma perché con gli abiti da civile e in assenza dell’uniforme, il Maggiore Hahnenfuss gli ricordava che, innanzitutto, era in fin dei conti una ragazza, gentile e premurosa. Non che in ufficio si comportasse diversamente, era la solita Shiho, ma con l’aggiunta di una morbidezza che aveva sempre faticato ad individuare. 
Sospirò e si alzò in piedi, stiracchiandosi. “Non preoccuparti. Non sono così ingenuo”, assicurò, sorridendole. “Ti va di fare colazione? Ho voglia di cucinare qualcosa”.
 
Gli occhi di lei sfavillarono, soprattutto al ricordo delle inaspettate doti culinarie del suo superiore. “Volentieri”, accettò subito. “Se accade qualcosa la chiamo”.
 
Yzak sbuffò. “Sarà già un successo se l’idiota si mette le dita nel naso”, dichiarò, caustico. "Preferisci qualcosa di dolce o di salato?".
 
Shiho trovò altamente bizzarro quello scambio di battute, come se fossero semplici conviventi con nessuna preoccupazione in testa se non cosa mettere nello stomaco. Quel pensiero la fece arrossire e sentire colpevole. Non avrebbe negato che, al di là della stretta sorveglianza su Garcia, l'essere obbligati a dividere un appartamento le stava piacendo enormemente. Condividere la routine con il Comandante era stato inizialmente imbarazzante, ma dopo tre settimane si era abituata anche troppo a svegliarsi con la consapevolezza che lui sarebbe stato lì, nella stessa casa. "Quello che vuole lei, signore", si arrese a rispondere, perché, davvero, l'unica cosa che le importava era sedersi di fronte a lui e condividere il pasto. 
 
L'albino alzò gli occhi chiari al soffitto e si portò dietro il bancone della cucina a vista, arrotolandosi le maniche della camicia. "Dovresti iniziare ad essere meno passiva, lo dico per te", borbottò, affaccendandosi con delle uova. "Se vuoi qualcosa, comunicalo. Ne hai tutto il diritto".
 
Spostando lo sguardo sui monitor per non sostenere il suo, la ragazza annuì, mansueta. Non era consono imporre i propri desideri su un superiore, anche solo a livello culinario, e poi, ragionò, l'avrebbe odiata se avesse espresso ad alta voce ciò che davvero voleva. Una persona della sua estrazione sociale non avrebbe mai potuto essere abbastanza per diventare la nuova matriarca della famiglia Joule, ed il Comandante meritava di avere al proprio fianco una donna di classe e sofisticata, di certo non un soldato con un background tanto anonimo. Finché avesse potuto continuare a servirlo come sua sottoposta, sarebbe stata soddisfatta.
 
Continuò ad osservare le azioni di Garcia. Aveva deciso di riarruolarsi, il Caporale, sotto pressione del Consiglio, e le sue mansioni prevedevano esclusivamente visite alle varie basi di ZAFT per raccontare la sua storia, e sensibilizzare i cadetti al peggio, anche in periodo di pace. Se non gli avesse fatto perdere le staffe durante l'interrogatorio, Shiho avrebbe vacillato, perché l'uomo era il ritratto da manuale dell'eroe redivivo, e neanche nella sfera privata sembrava dare adito ai sospetti cui il Comandante si era attaccato con le unghie e con i denti. Eppure, il ricordo dei suoi occhi fiammeggianti all'insinuazione che avesse avuto incontri con Johansson la perseguitava, mantenendo viva la convinzione che l'uomo sapeva molto più di quanto non dicesse. 
 
"È pronto", annunciò improvvisamente Yzak, intento a trasferire le immagini delle videocamere sul tablet.
 
Shiho si alzò e lo raggiunse a tavola, sentendo lo stomaco ruggire di fronte alla colazione promessa. Nei piatti c'erano delle omelette, assieme a salsicce e pane tostato. Dopo aver augurato ad entrambi un buon appetito, provò le uova, e non riuscì a contenere un verso deliziato. 
 
"È di tuo gusto?", indagò Yzak, concedendosi un sorso del secondo caffè della giornata mentre la spiava incuriosito.
 
Lei annuì e si mise una mano davanti alla bocca mentre deglutiva. "Moltissimo. Non pensavo che il Comandante Joule fosse così bravo a cucinare".
 
L'albino prese un piccolo boccone e indugiò appena. "Se ti dico il motivo, prometti di non ridere?".
 
Intrigata, Shiho non poté fare altro che confermare. "Non potrei mai deriderla, signore", affermò, con lo stesso rigore che avrebbe utilizzato in ufficio.
 
Yzak sospirò, le guance leggermente arrossate. Non sapeva nemmeno perché stava per condividere un aneddoto tanto imbarazzante. "All'Accademia avevano organizzato una specie di gara. Ovviamente il mio obiettivo era battere Zala, quindi mi sono fatto in quattro per diventare eccellente, ma neanche a dirlo sono arrivato secondo".
 
"Ammirevole", commentò semplicemente Shiho, sorridendogli con fare incoraggiante.
 
Lui si strinse nelle spalle, mentre sul display del tablet Garcia iniziava a sfilarsi la felpa per indossare l'uniforme. Si prodigò a girare l'apparecchio verso di sé per non costringerla ad assistere ad un uomo intento a spogliarsi. "Bei tempi, se presi fuori contesto. Quando la mia unica preoccupazione era primeggiare su Athrun".
 
Notando l'espressione esausta che gli appesantiva i lineamenti altrimenti delicati, Shiho evitò di replicare, tenendosi impegnata con una fetta di pane tostato. "Dovremmo svegliare il senpai?", chiese invece.
 
"Non siamo le sue baby-sitter", le fece notare Yzak, seppure con una certa gentilezza nella voce, non volendo, chissà per quale ragione, interrompere la quiete di quel pasto a due con la sua sottoposta.
 
*
 
Dearka sistemò il bavero del blazer prima di uscire dall'auto a noleggio. "Mi sentite?".
 
"Forte e chiaro", confermò Shiho.
 
Premendo il dito contro l'auricolare, il Capitano Elthman sorrise al proprio riflesso nello specchietto. "Visto che a breve dovrò togliere questo coso, se dovessero esserci malfunzionamenti mandatemi un messaggio".
 
"Non siamo due completi idioti. Ce lo siamo ripetuti allo sfinimento". Questa volta, a parlare fu Yzak, ed il suo tono belligerante lo costrinse a sospirare. Averlo in cuffia era un attentato vero e proprio all'udito.
 
Tramite il software di riconoscimento facciale in dotazione ai servizi segreti, era stato un gioco da ragazzi rintracciare l'amante di una sera di Garcia. Marie Bouvier aveva ventisette anni ed era una studentessa di Economia. Coordinator di seconda generazione, era originaria di Junius Four, ma si trovava su Aprilius per conseguire un master. Appena Yzak gli aveva illustrato il suo piano, Dearka non si era fatto troppe remore ad immolarsi per la causa, e proporre di sfruttare il suo innegabile fascino per farle rivelare dettagli rilevanti su eventuali attività poco consone del Caporale.  
 
Per quanto sdegnato dalla rapidità con cui aveva elaborato quell'idea, il suo migliore amico non aveva potuto fare altro che acconsentire. Il vero problema, però, era stato il commento perplesso di Shiho.
 
"La signorina Haww non si arrabbierebbe, se dovesse venire a saperlo?".
 
Miriallia, probabilmente, avrebbe prima ostentato indifferenza in merito alla questione, e poi avrebbe sfogato la frustrazione che sembrava agitarla perennemente su di lui. Si considerò un masochista a pensare che, in fin dei conti, non gli sarebbe dispiaciuto particolarmente.
 
Abbordare la Bouvier, però, era un compito meramente lavorativo, e non era stato troppo difficile mettere in piedi un teatrino da commedia romantica fuori dal campus universitario, dove Dearka l'aveva travolta casualmente mentre usciva dalla struttura. Aiutandola a raccattare gli oggetti che le erano volati dalla borsa, aveva sorriso con fare seducente e le aveva proposto di offrirle un drink per scusarsi della propria sbadataggine. Neanche a dirlo, la giovane non si era fatta troppo pregare, ed ora lo stava aspettando fuori da un bar.
 
Dearka pensò che Garcia avesse sicuramente buon gusto in fatto di donne. Marie era una bellissima ragazza, con la pelle ambrata e lunghi capelli castani. "Scusa il ritardo, spero non stessi aspettando da troppo tempo", le disse, affrettandosi a raggiungerla.
 
"Sono appena arrivata", confermò lei, sorridendogli. "Vogliamo entrare?".
 
Lui annuì e le tese il braccio, galante, cui la giovane si appese senza troppe remore e ridacchiando divertita. Le aveva dato appuntamento in un locale non lontano dall'abitazione di Hank, e per quella sera la sua identità era Raphael Avery, ventiquattro anni, nato e cresciuto su Aprilius e attualmente disperato per i propri voti disastrosi alla facoltà di Marketing. Se solo non fosse stato ancora perdutamente innamorato della sua ex, si sarebbe divertito un mondo a prendere parte a quelle missioni che, oltre che utili, erano un bel palcoscenico per rimorchiare con facilità estrema senza il peso del suo cognome altolocato. Perfino studiare i nomi dei docenti universitari per non incappare in lapsus altrimenti pericolosi era stato uno spasso e, davanti al terzo gin tonic, si lasciò andare ad un sospiro esagerato prima di cominciare a lamentarsi di una certa professoressa Zegers, nota per essere particolarmente severa con gli studenti. Probabilmente aveva sbagliato carriera.
 
"Quello  che ha capito tutto. Ha vissuto l'inferno, ma ora sembra che non si parli altro". Dearka indicò con il mento il televisore che stava trasmettendo le news. Tre settimane dopo, Hank Garcia era ancora un argomento caldo, ed il servizio sul suo intervento in Accademia in onda al tg in quell'istante lo provava ampiamente. 
Vide Marie voltare il capo ed arricciare il naso alla vista del Caporale. Nascose il proprio sorriso dietro il bicchiere e prese un sorso. "Non sei una fan dell'eroe?".
 
Lei si fece titubante e mordicchiò un pezzo di carota, posando nuovamente sul suo accompagnatore gli occhi nocciola. "Prometti di non giudicarmi?", mormorò dopo qualche istante.
 
"Sono una canaglia a mia volta, non c'è nulla che mi scandalizzerebbe", promise Dearka, sporgendosi verso di lei con un sorriso malandrino. "E poi adoro i pettegolezzi".
 
Marie rise appena e scosse il capo, conquistata dai suoi modi di fare tanto amicali. "Non è esattamente un pettegolezzo", confidò, scrollando le spalle. "Sono uscita con quel tizio".
 
Il biondo spalancò gli occhi con fare teatrale. "Ma non mi dire!", finse di stupirsi. "Prima o dopo che diventasse il beniamino dei PLANT".
 
"Dopo", rispose lei, lasciandosi andare ad un sospiro. "L'ho incontrato in un bar, settimana scorsa, e mi sono congratulata con lui per il servizio reso alla patria. Insomma, non capita tutti i giorni di vedere un veterano di guerra, no?".
 
"Mai successo", dichiarò solennemente Dearka, sicuro che a quell'uscita Yzak avrebbe alzato gli occhi al cielo.
 
"Beh, una cosa ha tirato l'altra, e abbiamo trascorso la serata assieme. Sai, tipo questo", e Marie indicò i loro drink, "ed è stato davvero divertente. Al punto che mi ha convinta ad andare a casa sua. La serata non è finita benissimo, Garcia avrebbe un serio bisogno di fare alcune sedute dallo strizzacervelli".
 
"Non oso immaginare che traumi abbia cuciti addosso", disse Dearka, facendo spallucce. Passò un braccio attorno allo schienale della sedia, gli occhi che brillavano. "Beh? Nessuno scoop da condividere con il caterpillar che ti ha travolto fuori dall'università?", domandò, ammiccando. "Ho un caro amico che ucciderebbe per saperne di più. Lo ammira molto per la sua integrità e la dedizione alla causa". Davvero, si stava divertendo un mondo, e quasi invidiava Shiho, che poteva assistere alle reazioni esasperate del Tenente Colonnello Joule.
 
Marie si picchiettò l'indice sul mento, intenta a riflettere. "Nulla di troppo diverso dalle sue dichiarazioni pubbliche, in realtà, e abbiamo comunque bevuto molto", affermò, ma poi il suo tono di voce si abbassò, confidenziale. "Quando è arrivato il momento di pagare, però, ha detto che avrebbe voluto pensarci lui, al conto. Lì per lì non mi è sembrato tanto strano, ma ha aggiunto che il giorno prima gli era arrivata una gran bella somma di denaro sul conto corrente". Si interruppe e rise ancora. "Ma insomma, chiacchiere per fare colpo, suppongo".
 
"Ovviamente", mormorò Dearka, che nel frattempo stava esultando internamente per quella rivelazione. Da prassi sapeva che ZAFT tendeva a risarcire le vittime di guerra con tempestività, ed un bonifico dopo tre settimane dal suo rientro in patria non poteva provenire dall'esercito. "Che ne dici", cambiò quindi argomento, "andiamo in un posto più tranquillo a continuare la serata? Ho l'auto parcheggiata non troppo lontano da qui".
 
*
 
"Porca puttana, siamo degli idioti", ringhiò Yzak, faticando a credere alla propria ingenuità. Grossi trasferimenti di denaro erano all'ordine del giorno nei casi di spionaggio, ma si era concentrato talmente tanto su azioni lampanti che avrebbero potuto smascherare Garcia da non considerare il suo conto in banca come un plausibile tramite per scoprire qualcosa di più.
 
"Direi che la missione potrebbe aver dato i suoi frutti", considerò poi Shiho, sorridendo soddisfatta.
 
L'albino fece per risponderle, ma dagli speaker del computer giunse il rumore di bocche che schioccavano tra di loro, seguito da un profondo ed estasiato gemito di Marie, intenta a lodare Raphael per le sue mani d'oro.
 
Il Tenente Colonnello Joule e il Maggiore Hahnenfuss si irrigidirono sul divano, consci della gran faccia tosta del loro collega e del fatto che, volenti o nolenti, non potevano concedere ai due la dovuta privacy in caso di altre notizie utili alla loro indagine. "Quel coglione", borbottò Yzak, le guance in fiamme per i versi osceni che andavano intensificandosi. "Sempre a lagnarsi che gli manca la Natural, e poi...". Si voltò verso la sua sottoposta, benché la sola idea di incrociare il suo sguardo in una situazione simile gli fosse indigesta, e la trovò con un'espressione scandalizzata ed imbarazzata al contempo. "Ci penso io, qui", offrì, riluttante. "Tu vai pure a contattare Terminal nella tua stanza".
 
Shiho esalò un sospiro riconoscente e si alzò dal divano, agguantando il portatile e fuggendo, letteralmente, in camera sua. Inserì i codici pattuiti con Orb ed avviò la videochiamata, contenta di non dover interagire con Miriallia. Quando il bel volto di Athrun comparve sullo schermo, la ragazza si portò una mano tesa alla fronte, nonostante fosse seduta sul letto. "Colonnello Zala".
 
Athrun sorrise e scosse piano il capo. "Puoi darmi del tu", replicò, serafico, alla sua coetanea, che esibì una smorfia davanti all'impensabile idea di rivolgersi ad un soldato di grado superiore che non fosse il senpai Elthman con tanta confidenza. "Insisto", aggiunse poi. Si erano incontrati solo poche volte, ma nutriva nei suoi confronti parecchia ammirazione. Anche solo per essere resistita quattro anni alle dipendenze di Yzak senza finire in psichiatria. 
 
Lei prese un respiro profondo. "Athrun-san", disse quindi, crogiolandosi nel porto sicuro dell'onorifico, "ci sono stati degli sviluppi per quanto riguarda la missione concordata in precedenza. Dovrei parlarne con Meyrin".
 
"Ci sono!". La voce squillante della minore delle sorelle Hawke la raggiunse, e poco dopo la ragazza si mosse per essere inquadrata, sorridendole e sventolando graziosamente una mano. "Da quanto tempo, Shiho-senpai! Come sta andando la convivenza?".
 
Lei piegò leggermente il capo, sul viso un'espressione perplessa. "Bene", confermò subito, anche perché era la verità.
 
Meyrin si sporse verso la webcam, i suoi grandi occhi pieni di un sentimento che non riuscì subito a decifrare."E ci sono stati progressi fra te e il Tenente Colonnello?".
 
A quella domanda, Shiho avvampò furiosamente. "M-M-Meyrin!", la redarguì, spostando il portatile per allontanarlo dalla porta, oltre la quale il suo superiore stava continuando il monitoraggio dell'uscita del Capitano Elthman. "Non dire cose assurde!".
 
La più giovane dei tre si imbronciò appena. "E che male ci sarebbe? Se ti piace, questa è l'occasione propizia. Faccio il tifo per te, senpai!".
 
Athrun guardò prima la sua collega, quindi la ragazza dall'altra parte dello schermo, e improvvisamente gli fu perfettamente chiaro il motivo per cui la neuro non avesse ancora accolto il Maggiore Hahnenfuss. "Non credevo che uno con un caratteraccio simile potesse fare colpo", gli uscì, insieme ad una risata, che indusse l'altra a grugnire tra le mani strette al volto.
 
"Da che pulpito", continuò Meyrin, spiando il Colonnello Zala. "Il Delegato Athha ha tanti pregi, ma di certo non ha un carattere semplice".
 
Questa volta fu il turno di Athrun di riprendere la rossa, per quanto conscio che non avesse poi tutti i torti. "Rimane il nostro capo", le fece notare.
 
La giovane sospirò, divertita. "Voi due vi assomigliate più di quanto non credessi", cinguettò, schioccando la lingua sul palato.
 
"Possiamo tornare all'argomento principale?", la pregò Shiho, che davvero temeva che ci fosse un incidente diplomatico se il Comandante avesse scoperto che stavano chiacchierando di cotte e simili in un momento tanto delicato.
 
"Vi lascio, devo fare una telefonata", colse la palla al balzo Athrun, prima di defilarsi e lasciarle da sole.
 
"Deve sentire Cagalli-sama", confidò Meyrin dopo un attimo. "Sono veramente una coppia adorabile, sebbene possano vedersi raramente". Vide l'altra sorridere, e decise di mettere la parola fine sulle trivialità. "Allora? Cos'ha scoperto Dearka-senpai?".
 
"La ragazza ha confermato che il Caporale ha dichiarato di aver ricevuto un'ingente somma di denaro sul proprio conto, venerdì mattina della scorsa settimana", la informò Shiho. "Avremmo bisogno del tuo aiuto per fare un controllo".
 
Meyrin annuì ed iniziò a muovere le dita sulla tastiera. Il Maggiore Hahnenfuss considerò che la loro attività era estremamente criminale, ma quando dopo qualche istante la ragazza fece un'esclamazione vittoriosa, si sentì meno in colpa per quella lampante violazione della privacy del Caporale. "Ti condivido lo schermo", annunciò la rossa, e sul portatile le comparvero dei dati. "Attualmente Garcia ha due conti separati in due banche presenti su PLANT", la informò, trascinando il mouse sulle intestazioni distinte. Scrollò appena il mouse, ed evidenziò una riga. "Questo è il bonifico che ha ricevuto diciannove giorni fa, l'ordinante è ZAFT e si tratta dell'indennizzo di compensazione per il suo rapimento. In nessuno di questi appare un movimento in entrata risalente a venerdì scorso, ma guarda qui". Meyrin cambiò finestra. Shiho vide l'estratto conto di un terzo istituto, e sobbalzò vistosamente nel riconoscere in esso una delle principali banche dell'Eurasia. L'agente di Terminal ingrandì il documento, di modo che fosse lampante dove volesse andare a parare. "È una bella cifra, devo ammetterlo. Ti invio subito i file riepilogativi".
 
"Incredibile", sussurrò Shiho, sentendo le dita formicolare per quella scoperta. "Grazie, sei stata estremamente utile, come sempre".
 
Meyrin le sorrise, seppure senza particolare enfasi. "Sono contenta che abbiamo avuto ragione a sospettare di lui, ma ora dobbiamo prestare molta più attenzione".
 
Condividendo pienamente il sentimento, la più anziana delle due annuì. "Ti terrò informata sugli sviluppi", assicurò prima di chiudere il collegamento e dirigersi nuovamente verso il salotto, pronta ad informare il Comandante e lieta in minima parte di potergli confermare di non aver sbagliato a continuare a combattere quella battaglia contro i mulini a vento, ma tutto il suo entusiasmo si congelò nel trovarlo con il volto ormai di una sfumatura simile alla Red Coat, mentre gemiti acuti e grugniti continuavano a riempire la stanza. "Non hanno ancora finito?", non riuscì a non chiedere.
 
"Giuro che quando torna, glielo taglio quel dannato uccello che si ritrova", minacciò Yzak, stringendo i pugni così forte che le nocche divennero bianche.
 
"Può anche smettere di ascoltare, signore, Meyrin ha trovato qualcosa", disse allora Shiho, non azzardandosi ad andare a sedersi vicino a lui con certi contenuti scabrosi in atto. Lo vide mutare completamente espressione e guardarla con occhi spalancati. "Garcia ha due conti su PLANT, e uno presso la NSC Bank". Alla menzione dell'istituto terrestre, Yzak perse un po' di colore in viso. "Venerdì scorso ha ricevuto un bonifico di cinquecentomila dollari, e l'ordinante è Hossam Kader".
 
Noto conduttore radiofonico, Kader era un Coordinator di prima generazione sulla cinquantina, la cui storia aveva, ai tempi, stretto i cuori della popolazione dei PLANT per la fuga rocambolesca della sua famiglia, Natural, dalle idee progressiste nei confronti della nuova razza in ascesa, dalla zona di guerra d'origine. A poche miglia da Banadiya.
 
L'albino rimase in silenzio un attimo, poi scoppiò in una risata tesa. "Porca puttana, lo sapevo".

 
  
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