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Autore: Bombay    30/03/2024    1 recensioni
Dal testo: Keiji si fermò sulla soglia ad osservare il compagno che si affaccendava ai fornelli, lanciò una occhiata alla tavola imbandita per la colazione.
“Devi farti perdonare qualcosa, Kou?” esordì facendo sobbalzare lo sportivo che si voltò di scatto, ma si rilassò subito, quanto era bello il suo Keiji appena sveglio, con i capelli arruffati e gli occhi ancora assonnati, mentre gli si avvicinava. -
Challenge: “Marzo pazzerello!” - challenge mensile - organizzata dal gruppo Facebook “Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom”
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Semplicità

Challenge: “Marzo pazzerello!” - challenge mensile - organizzata dal gruppo Facebook “Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom”

Prompt: - BokuAka (o loro 2 con l’aggiunta di Kuroo), esperienza soddisfacente (non soddisfacente), mattina di pioggia (sole), fiducia - proposti da Eleanor Bones

- Carrello, lacrime (sorriso), fischio - proposti da Eleanor Bones

- Gel, strofinaccio, bottiglia (lattina) - proposti da Eleanor Bones

- Notte, cane (gatto), calma (ansia) - proposti da Elisabetta Negro

- Fame (sazietà), fama, ricchezza (povertà) - proposti da musa07

 

Genere: romantico

Tipo: one shot

Personaggi: Kotaro Bokuto, Keiji Akaashi

Coppia: yaoi

Rating: PG, verde

Avvertimenti: slice of life, fluff

PoV: terza persona

Spoiler: sì, post time skip

Disclaimers: i personaggi non sono miei, ma di Haruichi Furudate. I personaggi e gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza scopo di lucro.

 

Semplicità

 

Bokuto scivolò fuori dal letto facendo il più piano possibile per non svegliare il ragazzo che ancora dormiva profondamente. Si sincerò per l’ennesima volta che sia la sua sveglia che quella di Akaashi fossero spente e che non prendessero a suonare inavvertitamente svegliando il suo compagno.

Muovendosi come un ninja per la stanza si infilò un paio di pantaloni ed una maglia sgusciando dalla porta chiudendola piano piano.

Aveva piovuto tutta la notte, ma per fortuna quella era una bella mattina di sole anche se un po’ freschina, si infilò le scarpe e uscì dall’appartamento, raggiungendo con una breve corsa il konbini poco distante.

In poco meno di mezz’ora aveva riempito il carrello di tutte quelle cosa che sapeva che Keiji adorava per colazione, ma che molto speso si negava, ma non quel giorno, perché doveva essere tutto prefetto, avrebbero mangiato a sazietà per poi tornare a letto.

A quel pensiero le guance di Kotaro arrossirono, tanto che la commessa gli lanciò una occhiata perplessa. Avevano un intero fine settimana da passare insieme, prima del ritiro e di altri mille impegni e per una meravigliosa congiunzione astrale era anche la data perfetta.

 

Rincasò tutto baldanzoso, accarezzò il gatto che miagolava sulla cancellata e gli fece i grattini sotto al muso.

“Dopo ti porto un po’ di latte, ma ora ho da fare” disse entrando nell’appartamento e mettendo in atto il suo piano.

Raggiunse la propria borsa e vi frugò all’interno, per un attimo fu colto dall’ansia ma poi trovò quello che stava cercando.

Si lavò le mani e mentre se le asciugava con uno strofinaccio, pensava da che parte iniziare e, fischiettando allegramente, si mise al lavoro.

***

Keiji si mosse nel letto stiracchiandosi, rendendosi conto che Bokuto si era già alzato, sbadigliò sentendo dei rumori provenire dall’altra stanza, sperava di svegliarsi con ancora l’atleta accanto, visto che non succedeva così spesso e che presto sarebbe stato parecchio fuoricasa.

Dal salotto giunse il rumore di qualcosa che cadeva, un barattolo o una lattina, mosso dalla curiosità si alzò stropicciandosi gli occhi e mettendosi gli occhiali.

Si fermò sulla soglia ad osservare il compagno che si affaccendava ai fornelli, lanciò una occhiata alla tavola imbandita per la colazione.

“Devi farti perdonare qualcosa, Kou?” esordì facendo sobbalzare lo sportivo che si voltò di scatto, ma si rilassò subito, quanto era bello il suo Keiji appena sveglio, con i capelli arruffati e gli occhi ancora assonnati, mentre gli si avvicinava.

Dopo tutti quegli anni Keiji aveva ancora la capacità di incantarlo, quando le sue labbra si aprivano in un piccolo e timido sorriso, che gli irradiava il viso e gli occhi di quell’azzurro particolare e meraviglioso.

Il più giovane gli scompigliò i capelli non resi rigidi dai quintali di gel che usava, solitamente e pretese il bacio del buongiorno.

“Siediti” lo invitò Kotaro baciandogli la punta del naso. “Sai che giorno è oggi?” domandò tutto eccitato e Akaashi lanciò una occhiata al calendario appeso al muro cercando di fare mente locale se si fosse dimenticato qualcosa di importante, quindi tornò a guardare il compagno con espressione interrogativa.

“È il giorno dei diplomi…” lo imbeccò vedendo l’espressione di Akaashi mutare mentre Kotaro gli prendeva la mano nella propria.

“Già quel giorno hai trovato il coraggio di darmi il bottone della tua divisa, beh io dopo dieci anni ti do il mio” mormorò mettendogli nel palmo qualcosa che non era sicuramente un bottone.

“Kou” mormorò abbassando lo sguardo sulla fede che brillava alla luce del mattino.

Akaashi riuscì solo ad annuire un groppo di commozione gli chiudeva la gola mentre lacrime di gioia gli riempivano gli occhi, mentre Kotaro gli metteva l’anello all’anulare sinistro e poi Keiji faceva lo stesso e si baciavano a fior di labbra troppo commossi per dire o fare altro.

“Ho pensato un sacco a dove e come farti la proposta, ma credo che il modo più semplice, sia il più perfetto, nella nostra quotidianità” gli confidò dopo un lungo momento che erano rimasti a respirarsi fronte contro fronte.

“Sì è perfetto…” bisbigliò Akaashi abbracciandolo stretto.

***

“Forse ho esagerato un pochino” mormorò Kotaro imbarazzato posando le bacchette aveva mangiato oltre ogni possibilità.

“Sì, decisamente, hai preparato una colazione per dieci persone, ma noi siamo solo in due…” lo prese in giro, bevendo un lungo sorso di tè.

Kotaro scoppiò a ridere alzandosi e facendolo alzare a sua volta, Bokuto era rimasto il ragazzo di sempre nonostante la fama di sportivo professionista non si era mai montato la testa.

Aveva rifiutato un contratto in una squadra in Europa e nonostante Akaashi avesse cercato in tutti i modi di convincerlo ad accettare era stato irremovibile.

“Sto bene dove sto, i Jackal sono una grande famiglia, finché sarò convocato in nazionale, potrò giocare in altri paesi, ma questa è casa mia qui con te… non riuscirei mai a starti lontano per mesi, anni… come Kageyama e Hinata o Iwaizumi e Oikawa”

Quelle parole erano state la dichiarazione d’amore più bella che Bokuto potesse mai fargli e adesso gli aveva chiesto di sposarlo.

 

“Vediamo cosa riesci a fare, futuro marito” lo provocò Keiji prendendolo per mano portandolo nell’altra stanza sdraiandosi sul letto, trascinandolo sopra di sé.

“Questa notte devo ammettere che non è stata una esperienza soddisfacente” affermò ma stava ridendo mentre gli occhi di Bokuto si spalancavano e scuoteva la testa.

“Ma davvero e chi era allora che gridava, si contorceva e chiedeva di più” stette al gioco sfilandogli i pantaloni.

“Il mio gemello malvagio…”

“Oh allora devo darmi da fare con te” lo prese bonariamente in giro.

“Sai che ho piena fiducia di te vero, Kou… in qualunque ambito” gli disse dolcemente intrecciando le loro mani.

“Resterai con me anche se farò cilecca?” domandò facendosi serio rimuovendo gli ultimi indumenti.

“Certamente…”

“In ricchezza e in povertà?”

“Sì…”

“In salute e malattia?”

“Kou…” protestò socchiudendo gli occhi, mentre il compagno gli si sdraiava sopra e gli sollevava la gamba.

“Sempre” mormorò sugellando con un bacio quelle promesse. E sempre sarebbe stato!

 

   
 
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