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Autore: Lady Koyuki    31/03/2024    0 recensioni
Questa storia parte e si basa principalmente sull'episodio 5x12, ossia l'episodio 100.
E se l'eccezione di Puck non fosse Quinn ma bensì Rachel?
Cosa succederebbe se Puck decidesse di rischiare basandosi sugli stessi consigli dati al suo fratellastro, semplicemente troppi anni più tardi?
So che ormai questo fandom non è popolare come prima e so anche che questa ship non sembra popolare come prima, ma io sono davvero insoddisfatta del finale di questi due personaggi che davvero, secondo me, dopo la scomparsa di Finn, avrebbero meritato di stare assieme, senza nulla togliere al personaggio di Quinn.
Spero possa piacere.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jake Puckerman, Noah Puckerman/Puck, Quinn Fabray, Rachel Berry | Coppie: Puck/Rachel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Legami Indissolubili


Si guardò nello specchietto retrovisore leggermente nervoso; possibile che quella ragazza gli faceva sempre quell'effetto?
Sospirò, come a darsi coraggio e scese dalla sua auto parcheggiata davanti casa della ragazza; non aveva in mente qualcosa di grande per quella sera, anche per il poco tempo a disposizione per organizzare, ma qualcosa di semplice.
Pensava che, visto il carattere di Rachel, avrebbe apprezzato comunque.
Lentamente si diresse verso la porta, aggiustandosi bene la giacca sopra ad una maglietta nera; non sarebbero andati in un posto troppo elegante, per cui indossava solo un paio di Jeans, una maglietta e la sua giacca di pelle.
Semplice sarebbe stato l’aggettivo di quella serata se bisognava darglielo.
Dandosi coraggio, suonò il campanello della casa; poco dopo gli aprì un signore occhialuto con riccioluti capelli neri che lo guardava sorridente.
- Noah, buonasera! - salutò il padre di Rachel sorridendo.
- Buonasera signore. - disse, ricambiando il sorriso. - Sua figlia è pronta? - chiese, sospettando che la ragazza in questione fosse ancora in pieni preparativi.
- Arrivo, arrivo! - urlò una voce dalla scala, prima che l’uomo davanti a lui potesse parlare.

Quest’ultimo fece un gesto sconsolato, come ad indicare che certi difetti della figlia non potevano essere cambiati, facendo nascere una leggera risata a Puck.
- Che c’è da ridere? - chiese lei, comparsa sulla soglia, mentre guardava i due, sospettosa.
-
Niente niente. - ammise il padre, sorridendole - Vai e divertiti! - le disse, prima di chiudere la porta dietro di lei.
Puck nel frattempo si era perso ad osservarla; le aveva detto di vestirsi “in modo semplice”, ma nonostante questo, il semplice vestitino azzurro che indossava non era abbastanza semplice per lui.
Era leggermente attillato, definendo le sue forme in modo aggraziato e coprendo giusto lo stretto necessario, secondo Puck; era dannatamente sexy e gli ci volle un attimo per riprendere controllo di sè.
-
Vestita semplice? - chiese, sorridendo maliziosamente, sperando che la voce gli uscisse normale.
-
E’ un vestito semplice. - disse lei, guardandolo corrucciata.
-
Va bene, va bene, non insisto. - rispose lui ridendo, porgendole un braccio - Sei comunque bellissima. - ammise, sorridendole..
Rachel arrossì leggermente, facendo un gesto di ringraziamento prima di prenderlo a braccetto e farsi accompagnare all’auto.
-
Quindi dove andiamo? - domandò curiosa.
-
Lo vedrai presto! - le rispose.
Lei ricambiò lo sguardo fingendo un piccolo broncio.
-
Dai, dimmelo! - lo pregò, mentre ormai avevano raggiunto la vettura.
-
Abbi pazienza Berry! - disse lui, ridendo, mentre le apriva la portiera.
-
Che galantuomo. - si complimentò lei, molto colpita.
Puck le sorrise dolcemente prima di chiuderle la porta e salire dalla parte del guidatore.
-
Quindi non mi dirai dove andiamo? - chiese nuovamente Rachel, non volendosi rassegnare.
-
No, sta buona e aspetta. - rispose lui, senza ammettere repliche ma sorridendole.
-
Uffa - sbuffò lei, allacciandosi la cintura e mettendosi comoda.
Puck rise, osservandola attentamente, prima voltarsi verso il sedile dietro; Rachel lo guardò interrogativa prima di vedersi porgere un mazzo di fiori circondati da una carta velina rosa e un fiocco rosso. Erano delle rose color rubino che emanavano un profumo davvero intenso; la ragazza le prese stupefatta e meravigliata, non sapendo che dire.
Puck le sorrise maliziosamente.
-
Mi hai detto tu che avevo bisogno di un mazzo di fiori per poter uscire con te! - le disse senza perdere il suo sorriso.
Lei gli lanciò un'occhiata storta sorridendo nervosamente..
-
Infatti! Grazie! - gli rispose, dolcemente - Sono bellissimi! - aggiunse, aspirando il loro profumo.
Puck lasciò un sospiro soddisfatto, accorgendosi di aver trattenuto l’aria in ansia e in attesa della reazione della ragazza.
La osservo un’ultima volta prima di accendere il quadro e partire; stava proprio bene con quel vestito, era veramente bellissima ma il suo atteggiamento
era sempre quello di Rachel, per niente modesta e molto chiacchierona, e le piaceva proprio per quello.


Non ci misero molto ad arrivare a destinazione; Puck aveva conosciuto quel locale anni prima, grazie ad alcuni compagni di scuola ormai diplomati. Da fuori non sembrava valere un soldo, ma dentro era molto grande e confortevole; addossati alle pareti dei locali c’erano dei tavoli accostati ai due lati da divanetti e alle spalle di ogni divanetto una sorta di divisorio che separava un tavolo dall’altro, dando un’idea di intimità.
Al centro c’era una sorta di pista da ballo con led e luci multicolori; dietro a questa una specie di palco e l’attrezzatura di un DJ, che purtroppo, non era
sempre presente e veniva sostituito da una specie di Jukebox. Una specie era la parola esatta; d’aspetto sembrava un Jukebox d’epoca, ma in realtà era un lettore musicale abbastanza moderno che riusciva a collegarsi ad una vastissima gamma di canzoni nuove e vecchie, riproducendole in suono chiaro.
Quando i due ragazzi entrarono, Rachel si stupì non poco dell’ambiente; non era certamente un posto elegante, ma era un posto molto particolare. Si sorprese che Noah potesse conoscere un posto del genere, visto come un tempo detestasse la musica.
Osservando lo sguardo della ragazza, Puck le sorrise soddisfatto; aveva scelto proprio bene. Vedendola immobile in contemplazione, le appoggiò una mano sulla schiena spingendola verso il bancone.
- Capisco che ti ho stupito veramente tanto ma direi di andare a prendere posto, non credi? - chiese, ammicandole.
Lei arrossì visibilmente, rendendosi conto solo in quel momento che era rimasta ferma per diversi minuti in trance.
Si avvicinarono lentamente al bar, dove un signore di mezza età salutò Puck sorpreso.
- Ehi, Puck da quanto tempo! - disse lui, allegro.
- Purtroppo non ci danno troppe libertà nell'aviazione. - gli ribadì lui, scrollando le spalle.
- Ho sentito, aviazione è? Non ci avrei scommesso nemmeno un centesimo. -
Puck allargò ulteriormente il sorriso.
- Allora, il mio tavolo? - chiese, iniziando a guardarsi intorno.
- Laggiù. - rispose lui, prima di girarsi verso la ragazza - Molto piacere, io sono John. - le disse, allungando una mano.
Rachel ricambiò timidamente la stretta presentandosi, prima che Puck la indirizzasse verso il tavolo che aveva prenotato; questo era all’angolo del locale, forse il posto con più privacy di tutti.
Il loro tavolo aveva i divanetti appoggiati ai muri e i divisori perpendicolari ad essi; l’unica entrata era sull’angolo il che rendeva quel posto quasi totalmente una stanza a sé. Oltre a questo, Rachel si accorse che il palco e il Jukebox non erano molto lontani e benché la musica non fosse tanto forte da darle fastidio o impedire una conversazione, arrivava in modo molto chiaro.
Si sedette lentamente su uno dei divanetti, raggiunta in fretta da Noah; per quanto fosse particolare e piacevole quell’angolo in totale privacy, averlo così vicino in quel minuscolo quadrato non l’aiutava.
- Wow, non mi aspettavo conoscessi un posto così. - disse, nervosamente, cercando di avviare una conversazione normale.
Puck la guardò, vittorioso, sapendo che la sorpresa le era piaciuta parecchio.
- Non ci vengo da anni ma mi è sempre piaciuto. - rispose, allungandole un menù che aveva preso probabilmente al bancone poco prima.
Lei lo guardò, dubbiosa, tentata di fargli una domanda molto sconveniente; aveva paura di rovinare già dall’inizio quella serata ma non resistette alla tentazione.
- E quante ragazze hai portato qui? - chiese cercando di fare un sorriso malizioso, avendo paura di apparire solo nervosa.
Lui la guardò, fingendosi offeso.
- E me lo domandi? - rispose, ricevendo un’occhiata interrogativa. - A migliaia. - continuò lui, sorridendole canzonatorio.
Lei però non afferrò l'aria scherzosa di quella frase e lo guardò stupita e quasi piccata.
- Sto scherzando Rachel. - intervenne lui, temendo che la ragazza avrebbe potuto prendere e andarsene dopo quella frase.
Lei invece lo guardò imbronciata prima di tirargli un pugno affettuoso sulla spalla.
- Non sei simpatico! - gli disse, facendolo ridere allegramente. - E non ridere! - aggiunse, iniziando a essere però contagiata dalla reazione del ragazzo.


Continuarono la serata parlando e scherzando senza sosta; Puck notò come in quel momento, nonostante gli ultimi giorni, Rachel sembrava a suo agio con lui e forse felice. Ne era contento, magari quella pausa da New York stava prendendo la piega che voleva lei. O che voleva lui.
Con il trascorrere del tempo, il locale cominciò a riempirsi e la pista da ballo iniziava ad ospitare coppie di ogni tipo e genere; la musica spaziava da lenti a canzoni molto ritmate e rock, constatò Rachel, e il via vai verso il Jukebox le fece capire che chiunque poteva scegliere quale canzone far partire, mettendosi in coda ovviamente ai precedenti clienti.
Rachel stava parlando con il ragazzo, che la guardava completamente assorto, della sua scuola e la difficoltà nell’emergere mentre lui finiva la seconda portata davanti a lui; avevano deciso di ordinare un menù intero, compreso di primo, secondo, dolce e caffè. Alla ragazza non dispiacque, il cibo era davvero buono e forse il nervosismo di quel giorno le aveva messo un grande appetito; quando ebbe finito il racconto della sua vita alla NYADA, Puck la guardò stupito.
- Certo che non ti rendi la vita facile tu. - disse, sorridendole.
- Amo complicarmi la vita. - ribattè lei, finendo con calma il suo piatto.
Prima che potesse riprendere a parlare, probabilmente ancora e ancora di se stessa, il ragazzo si alzò, uscendo da quella specie di stanzino.
- Torno subito. - le disse, mentre spariva dietro le paratie, lasciando una Rachel sorpresa.
Sembrava essere andato verso il palco; che volesse fare qualcosa di grande in stile Glee? La ragazza sperò di no, non sapendo se si sarebbe più imbarazzata o sentita orgogliosa.
Però ricordo che da quella parte dovevano anche esserci i servizi; forse si stava preoccupando per nulla.
Cercò di tranquillizzarsi e ritornò ad occuparsi del cibo di fronte a sé; la serata stava procedendo bene, si divertiva davvero in compagnia di Noah, benchè il più delle volte parlava Rachel, salvo qualche battuta divertente da parte del ragazzo. Forse era proprio perchè lui riusciva ad ascoltarla senza stufarsi che lei ci stava bene, ma non era solo quello anche se era restia ad ammetterlo.
Persa in questi pensieri non si accorse del ragazzo che era tornato, sorridendo maliziosamente.
- Che hai fatto? - chiese lei, curiosa.
- Niente di che - rispose lui, allegro, senza toglierle gli occhi di dosso e rimettendosi seduto.
- Non ti credo. - ribadì lei, dubbiosa.
- Sei troppo curiosa. - ammise l’altro, ridendo e stendendo un braccio sullo schienale dei divanetti, avvicinandosi a lei - Certe cose è meglio non saperle. - le disse, allargando il sorriso.
Rachel venne scossa da un leggero brivido sulla schiena quando lui le venne vicino e le sfiorò una spalla nuda con la mano.
Puck d’altro canto era decisamente nervoso; cercava di comportarsi bene con un misto del solito atteggiamento da, beh, Puck, facendo battute e lanciando sguardi maliziosi alla ragazza che non sembrava disturbata dalla cosa. Questo lo spinse ad avvicinarsi ulteriormente a lei che sembrò però irrigidirsi; forse starle così vicino la infastidiva?
Prima che potesse allontanarsi e rimediare alla cosa, Rachel alzò lo sguardo contemplando gli occhi verdi del ragazzo, assorta.
Sospirò, nervosa, prima di parlare.
- Puck - iniziò, facendo agitare il ragazzo sul divanetto.
Quando lo chiamava con il suo soprannome, non era mai una buona cosa, lo aveva già detto? Il ragazzo alzò un sopracciglio agitato. Aveva fatto qualcosa che non doveva? Qualche piccolo gesto che la leggera pazzia di Rachel aveva trovato offensivo? O forse lei si era pentita di aver accettato quell’uscita il momento stesso che si erano accordati?
Leggermente impanicato, lui cercò di non far trasparire le sue emozioni, per quanto le stesse lo stavano facendo impazzire; le lanciò un cenno con la testa, invitandola a continuare o probabilmente lui sarebbe morto lì nella sua disperazione.
Lei invece era titubante; si era data una speranza quel pomeriggio con lui ma più passava del tempo in compagnia di Noah, più si rendeva conto che non voleva perderlo rischiando di rovinare un rapporto già fantastico così.
- Questo è un bel locale, - continuò lei, mentre sentiva in sottofondo una canzone del Jukebox che stava pian piano concludendosi - è appartato e carino e sono sinceramente stata bene stasera. - aggiunse, facendo irrigidire leggermente il ragazzo.
Puck sapeva che dopo un discorso così sarebbe arrivato il fatidico ma, e allora quello che aveva progettato sarebbe andato in fumo. Fece per fermarla, in qualche modo, ma si era scordato momentaneamente che fermare Rachel nei suoi lunghi discorsi pieni di aggettivi inutili era poco realizzabile.
- Sono onesta nel dire che tu mi piaci, - ammise, alleviando per un secondo le pene dell’altro - e che quello che è successo oggi e ho detto oggi era sincero - disse, fermandosi ogni tanto come per calcolare bene le parole; il ragazzo di fronte a lei intanto stava lentamente morendo dentro nonostante sembrasse che quelle parole gli alleviassero di poco l’ansia. - Ma, ecco, come posso dire… - iniziò titubante, abbassando lo sguardo, non riuscendo a reggere quello del ragazzo.
Poco prima che la mora potesse finire la frase, però, una nuova canzone partì dal Jukebox dietro di loro, la quale fece sgranare gli occhi a Rachel, totalmente stupita.

Where it began, I can't begin to knowing
But then I know it's growing strong
Was in the spring
Then spring became the summer
Who'd have believed you'd come along

Conosceva quella canzone, era una delle sue preferite anche se la risentiva molto di rado; era legata a un ricordo veramente importante, che teneva nascosto accuratamente dentro di lei. Ricordava ancora quando….
Si girò sconcertata verso il ragazzo accanto a lei.
Puck la stava guardando sorridendo dolcemente, alzando le spalle come a volersi scusare; John aveva avuto un tempismo perfetto.
Poco prima infatti era andato a cercare quella canzone nel jukebox e il proprietario del locale, vedendolo lì per la prima volta probabilmente nella sua vita, gli offrì di eseguire il brano che voleva subito dopo quello in corso.
Puck non se lo fece ripetere e accettò, tornando da Rachel allegro e soddisfatto.

Hands, touching hands
Reaching out, touching me, touching you
Sweet Caroline
Good times never seemed so good

Rachel fu totalmente spiazzata da quell'interruzione; ricordava benissimo, forse troppo, il giorno in cui Noah, per far vedere che lui era alla sua altezza, che lui sapeva e poteva fare un assolo senza problemi, gliel’aveva dedica al Glee club, lasciando Quinn e Finn totalmente esterrefatti e Santana
rabbiosa.

Da quel giorno lei l’aveva ascoltata diverse volte durante il liceo, la maggior parte delle quali quando Puck la difendeva o le lanciava uno sguardo intenso; poi aveva smesso. Aveva smesso perchè le ricordava troppo quella esibizione al Glee, le ricordava troppo spesso Noah con cui aveva perso i contatti dal diploma.
Immersa nei suoi ricordi, si accorse tardi di Puck che si avvicinava a lei, prendendole una mano, dolcemente. Dolcemente. Noah.
Rachel sentì il suo cuore iniziare a battere all’impazzata, temendo le prossime parole del ragazzo; lui non era in una situazione migliore visto che emanava nervosismo da tutti i pori. Stava per giocarsi davvero il tutto per tutto ma ne valeva per lei. Valeva sempre per Rachel.
-
Prima che tu possa continuare con il tuo discorso, che immagino dove voglia andare a parare, - disse lui, cercando di mantenere il controllo della voce ed un tono neutrale - vorrei che per una volta fossi tu ad ascoltare me, e penso che farò uno se non il monologo più lungo di tutta la mia vita quindi, per favore, non interrompermi che è già difficile così. - continuò, sorridendo agitato.
Lei annuì, incapace di dire qualsiasi cosa.
-
So che tu ne hai passate tante e che dopo quest’anno di sicuro sei molto restia a fidarti, ma voglio assicurarti che… - iniziò titubante.
Non si era preparato davvero un discorso, ci aveva provato ma gli sembrava stupido parlare ad uno specchio sapendo benissimo che non trasmetteva le sensazioni e lo sguardo totalmente stupefatto di Rachel; infatti non resse più quegli occhi castani e abbassò gli occhi tentando di riprendere il controllo.
- Beh, ecco, voglio assicurarti che non ti metterei fretta in nulla, soprattutto nel fidarti. So cosa hai passato e lo capisco per cui capisco anche che se voglio avere te devo farti capire che di me puoi fidare anche se ci vorrà del tempo. - continuò, in difficoltà nel trovare le parole adatte. - Però voglio che tu sappia una cosa: io non sono mai riuscito davvero a dimenticarti, per quanto lo credessi; da quel giorno, quando ti ho portato quella granita all’uva - ammise, ammiccandole nervoso - mi sono sentito sempre legato a te in qualche modo, anche se allora non funzionò tra di noi. Per questo, penso, ti dissi che non potevamo rimanere amici allora. Credo che nell’inconscio sapessi che una via di mezzo non poteva esserci tra noi due. Poi grazie al Glee ci abbiamo provato a instaurare un’amicizia ma nel mentre tentavo in tutti i modi di togliere la tua immagine dalla testa sapendo benissimo che non ero il ragazzo adatto a te, che non ero abbastanza per una come te e che di certo tu non mi avresti voluto, sicuramente non come ero allora. -
Lei si sorprese molto di quel discorso; non si immaginava che Noah potesse dire quelle cose, men che meno che davvero lui era così legato a lei da anni. E lei non si era mai accorta? Certo che era proprio ingenua. Soprattutto visto che molte volte quelle stesse sensazioni le sentiva pure lei per lui.
-
Dopo il liceo in parte ero contento che andassi a New York, in parte distrutto; l’idea di non vederti più mi lasciava un vuoto ma pensai che forse così avrei potuto dimenticarti. Era una menzogna. Appena ti ho visto nel corridoio qualche giorno fa, ho capito subito che niente e nessuno avrebbe potuto farmi dimenticare di te e di quello che provo per te. Credo che tu sia la prima persona con cui abbia avuto e voluto un legame vero, benché sia durato poco, purtroppo. - disse facendo una risata nervosa - Sei l’unica con cui mi sono sentito davvero me stesso senza dover dimostrare niente a nessuno. Mi accettavi per come ero. E ora ho capito che non voglio più perdere nessuna occasione con te. Non voglio solo la tua amicizia, fa più male che non averla a volte, ma so che saperti felice è più importante che vederti con me. - aggiunse, sorridendo tristemente - Non ti obbligo a rispondere ora ne devi sentirti obbligata a dirmi di si, anzi, sei libera di riprendere il tuo discorso da dove lo avevi interrotto ma io avevo quasi il bisogno fisico di dirti queste cose, perchè io stesso ho davvero un enorme bisogno di te. Tu mi rendi una persona migliore e vorrei passare la mia vita tentando di migliorare la tua, rendendoti felice. - concluse lui, riprendendo il contatto con il suo sguardo.
Rachel sembrava avere gli occhi lucidi, come commossa da quel discorso; era rimasta immobile tutto il tempo, all’inizio stupita e colpevole visto che prima stava tentando di dargli un altro rifiuto, poi sorpresa e inaspettatamente felice.
Nessuno le aveva mai fatto un discorso così romantico e intenso, così profondo e che lasciasse trasparire un amore infinito per lei; non si aspettava di certo che Noah potesse essere così tanto innamorato. Credeva che era solo attrazione o forse un residuo delle loro piccole avventure del liceo ma ora lì davanti, lui si stava mettendo a nudo con lei, confessandole il suo amore nel suo discorso più lungo di sempre.

One, touching one
Reaching out, touching me, touching you

Ci fu un attimo di silenzio tra loro, con lei che lo fissava intensamente, non sapendo davvero cosa dire.
Nella mente di Puck invece passavano mille pensieri, mille emozioni, dal terrore alla speranza; si era esposto così tanto per lei e il pensiero che potesse essere tutto vano lo stava consumando piano piano. Però era deciso a rimanere sulla sua posizione: se lei lo avresse rifiutato di nuovo, lui sarebbe sparito dalla sua vita; non voleva continuamente ricordarle del suo amore non corrisposto, della sua dichiarazione, probabilmente la più lunga della sua vita, inutile agli occhi di Rachel.
Immerso in questi pensieri, si accorse tardi della castana che si avvicinava a lui per abbracciarlo.
Lo stava abbracciando?
Puck fu per un attimo sorpreso, prima di ricambiare l’abbraccio quasi terrorizzato all’idea che lei si sarebbe staccata per dirgli che era solo un gesto amichevole, per consolarlo.
-
E’ stata la cosa più bella che qualcuno potesse dirmi. - iniziò lei, singhiozzando leggermente.
Puck si stupì di averla addirittura commossa; sapeva che Rachel era una dal pianto facile ma non avrebbe mai detto che un giorno lo avrebbe fatto per lui, per la sua dichiarazione.
-
E devo confessarti una cosa anche io. - ammise lei, prima di staccarsi per poterlo guardare negli occhi.
Lui ricambiò con una vena interrogativa negli occhi.
-
In realtà anche io da allora mi sono sentita profondamente legata a te, - ammise, lasciando Puck con uno sguardo esterefatto - ma avevo paura che una come me fosse troppo poco. -
Troppo poco? Puck stava per ribattere che era fin troppo, ma lei continuò imperterrita.
-
Quando siamo diventati buoni amici e anche ora, con il ritrovo del Glee, avevo paura che aprendomi con te avrei potuto rovinare la nostra amicizia. Ma dentro di me sapevo che una delle cose che volevo di più al mondo eri proprio tu Noah. - concluse, sorridendo leggermente mentre le lacrime ormai non avevano più freno e scendevano velocemente sulle sue guance.
Puck rimase un attimo in trance, non credendo alle parole della ragazza; Rachel ricambiava i suoi sentimenti? Non ci poteva credere, ma realizzò in quel momento che era davvero così.
Lentamente le mise una mano sul volto asciugandole una guancia mentre le sorrideva dolcemente.
-
Certo che in due ce ne abbiamo messo di tempo per arrivare a questo punto. - le disse scherzosamente, per allegerire la tensione che c’era stata fino a quel momento tra loro.
Rachel rise alle sue parole, mentre appoggiava la sua mano su quella del ragazzo; lui di rimando le si avvicinò determinato a prendersi quelle labbra carnose e morbide in quello stesso momento.
Quel bacio fu il più bello di tutti per loro; era romantico, profondo e colmo di significato. Era una sorta di inizio per loro, di un nuovo inizio.
Rachel ricambiò il bacio con passione, mentre metteva le braccia attorno al collo di Noah; lui, reso più audace da quel gesto, la sollevò mettendosela in grembo e portandole una mano sulla schiena, accarezzandola dolcemente.

Sweet Caroline
Good times never seemed so good
I'd be inclined
To believe they never would

Puck si staccò un po’ dolorosamente da lei, venendo ricambiato da uno sguardo deluso; quel contatto era diventato come respirare aria per loro, ma
avrebbero potuto esplorare la cosa ulteriormente più tardi. Il ragazzo si alzò lentamente, facendo poggiare Rachel a terra che lo guardò, preoccupata.

Lui di rimando le sorrise malizioso, prendendola delicatamente per un polso e trascinandola verso la pista. Rachel tentò di fermarlo, di dirgli qualcosa, tipo che era ancora troppo sconvolta per ballare; arrivati al centro del locale, Noah si girò prendendola per i fianchi e attirandola a sè, avvicinandosi al suo viso per farsi sentire sopra la musica.
-
E ora, voglio che la mia bella principessina Ebrea-americana balli con me la nostra canzone. - disse con un tono leggermente nervoso all’orecchio di Rachel che rabbrividì.
Quella vicinanza (e doveva ammettere, anche quel soprannome che non sentiva da tempo) la stava mandando in tilt, e forse non solo lei.
-
E non ammetto repliche! - disse Puck, prima di allontanarsi da lei, facendole fare una giravolta.
Rachel sorrise, sorpresa da quella determinazione di Noah e anche dal fatto che non era davvero troppo sconvolta per ballare; danzare con lui la rendeva felice e le fece passare tutta la tensione che in quei pochi minuti, giusto la durata di una canzone, era riuscito a farle salire, per poi scioglierla definitivamente con un bacio in un attimo.


Ritornare a casa non era mai stato così doloroso; Rachel aveva passato forse una delle più belle serate della sua vita e l’idea che potesse finire era davvero triste.
Quando l’auto di Puck si fermò, lei sospirò rassegnata, prima di aprire la portiera per scendere; sapeva già che Noah avrebbe fatto il giro dell’auto prima ancora che lei poggiasse i piedi a terra quasi.
-
Sei arrivata, principessina. - le disse, avvicinandosi delicatamente e circondandole la vita.
Rachel annuì, felice ma nervosa; non si capacitava ancora di come quella serata li avesse portati davvero a quel punto e si domandava se era la cosa giusta.
-
Sei davvero ancora sicuro di…. bè, di quello che hai detto stasera? - chiese titubante, voltando lo sguardo altrove, troppo agitata per guardarlo negli occhi.
Puck si sorprese della domanda, prima di prenderle il mento con due dita e girarle il viso verso lui.
-
C’è qualche motivo particolare che io non so per cui non dovrei? - domandò di rimando, sorridendo.
-
No - rispose Rachel dubbiosa - solo che… -
-
Solo che? - chiese il ragazzo preoccupato, invitandola a continuare.
-
Siamo davvero tanto lontani sai; una relazione seria a distanza è difficile, sempre se è questo quello che vuoi. - le disse lei, spostando lo sguardo altrove.
Non avrebbe potuto reggere gli occhi verdi di Noah se avesse risposto che per lui era solo un’avventura passeggera; nonostante tutto il discorso che lui le aveva fatto, continuava a essere insicura e timorosa della cosa.
Lui cercò il suo sguardo, osservandola serio e determinato.
-
Sei tu quella che voglio. Non mi interessa dove sei, io voglio te. - ammise con voce ferma, non ammettendo repliche - E so che il tuo sogno è a New York, non era mai stata mia intenzione impedirtelo con la mia dichiarazione. - disse, sorridendole dolcemente.
Lei annui, ricambiando il sorriso.
-
Sarà difficile lo sai? Voglio dire, così lontani. - ribadì lei, esternando la sua paura più grande.
Voleva davvero fare sì che quella relazione durasse, anche a distanza, ma temeva che quella stessa distanza li avrebbe distrutti.
-
Sarà difficile ma mi va bene così perchè ho te; probabilmente ci saranno tante difficoltà, è vero, ma se serve affrontarle per stare con te lo farei ora e per sempre. - confessò, arrossendo leggermente.
Lei si stupì ulteriormente con quella frase ma gli sorrise grata.
-
Davvero, perché ci abbiamo messo tanto. - gli disse, prima di circondarlo con le braccia.
-
Meglio tardi che mai - rispose lui, prima di rubarle l’ultimo passionale bacio della serata.




 

 












 

NOTE DELL’AUTRICE
Sono qui! Sono viva!
In realtà questa storia è completa da un bel po' di tempo, ma non riesco a decidermi sul finale; ogni diversi mesi mi trovo a riscriverlo sperando di migliorarlo ma non sono mai soddisfatta. Questo è ancora il penultimo capitolo, è vero, ma ho aspettato a pubblicarlo sperando di riuscire a dare un finale degno a questa storia, a quanto pare senza riuscirci.
Oltre a questo, ho avuto una grande carenza di voglia di scrivere, un grave blocco dello scrittore; nulla mi appassionava davvero e finivo con il non avere idee e voglia di scrivere. Fortunatamente, di recente un'altra serie tv mi ha preso abbastanza da iniziare a buttare giù qualcosina e mi sono allora convinta a concludere questa storia. Mi dispiaceva lasciarla senza finale, quindi, anche se non mi soddisfa pienamente, tra qualche tempo potrete leggere anche l'ultimo capitolo, sperando che in generale la storia e questi ultimi due capitoli vi siano / vi possano piacere.
Grazie per chiunque segue questa storia e trova magari qualche minuto per recensirla!
A presto!

Koyuki :3

 

 
   
 
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