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Autore: lolloshima    31/03/2024    5 recensioni
“Che razza di gioco è?”
“Si chiama ‘Io non ho mai’. E una specie di gioco della verità”.
“E come si vince?”
“A turno, ognuno descrive un’azione in forma negativa, cioè premettendo la frase “io non ho mai...”, e se qualcuno degli altri ha fatto quello che viene descritto, allora deve bere.”
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Quiesta storia pertecipa alla challenge #uovodipasqua indetto dal guppo Facebook NonSoloSherlock - gruppo Multifandom
Storia 1
Prompt: aspettami – non ne ho voglia – insieme
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Karasuno Volleyball Club, Nekoma
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capita, che nel mese più caldo dell’anno, nell’estate meno piovosa di sempre, nella città più afosa della prefettura, il cielo sia squarciato da lampi e saette, l’aria sia sferzata dal vento e il cielo sia coperto da nuvoloni scuri e carichi di pioggia.

Capita, che un acquazzone improvviso inzuppi l’aria, e impedisca ai giocatori delle squadre liceali di pallavolo più promettenti di Tokyo, radunati all’istituto Shinzen per il ritrovo estivo, di uscire all’aperto.

E capita che per favorire la socializzazione tra gli allievi, gli allenatori abbiano sequestrato telefoni cellulari, i-pod, consolle e qualsiasi altro strumento elettronico con cui i ragazzi erano soliti trastullarsi nei momenti di riposo tra un allenamento e l’altro, oppure la sera, prima di coricarsi.

E così, capita che almeno una sessantina di ragazzi e ragazze adolescenti si ritrovino la sera nel grande salone della mensa della scuola, senza poter andare fuori, e senza avere molte idee su come trascorrere il tempo.

Capita poi che, tra questi ragazzi, vi sia qualche senpai particolarmente intraprendente e furbo, capace di trainare anche il più riservato dei compagni in giochi di società tra i più discutibili.

Ed era stato proprio usando la sua collaudata e irresistibile aria di sfida che Kuroo aveva convinto il capitano del Karasuno a partecipare a quel gioco da adulti.

“Non mi dirai che i tuoi compagni di squadra hanno paura…” aveva soffiato sul viso di Daichi, con il suo sorriso sornione.

“Ti ricordo che siamo tutti minorenni, Kuroo-san” aveva replicato Daichi scoprendo i denti, in una smorfia che aveva più l’aria di un ringhio che di un sorriso.

“Nessun problema, lasceremo le birre agli adulti, e i bambini berranno cola” aveva chiuso il discorso Kuroo trionfante.

“Io bevo latte” aveva subito aggiunto Kageyama, senza aver capito molto di quello che stava accadendo, ma preoccupato che fosse chiaro che lui la coca non la voleva neppure toccare.

Dunque, era deciso.

E così si erano ritrovati tutti insieme seduti per terra, in cerchio, con le gambe incrociate, i giocatori del Karasuno, del Fukurodani e del Nekoma.

Anche le manager erano state coinvolte, e Kiyoko e Yachi si erano sedute con le gambe piegate sotto le cosce, in posizione Seiza, vicino alle ragazze del Fukurodani.

I giocatori delle altre squadre se l'erano filata silenziosamente, ben conoscendo i rischi che potevano correre, partecipando ai giochi proposti dal capitano del Nekoma e compagni.

Kenma, seduto accanto a Kuroo, si guardava nervosamente le mani, per nulla abituato a trascorrere il tempo libero senza la sua onnipresente consolle. Sospirò rassegnato e appoggiò la testa sulla spalla di Kuroo. Non aveva nessuna voglia di giocare. Ne avrebbe approfittato per fare un sonnellino e riposarsi.

Davanti a ciascuno c’era un bicchiere pieno. Alcune bottiglie di acqua e bibite analcoliche, tra cui diversi bricchetti di latte aromatizzato, erano sparse al centro del cerchio. Non mancavano un paio di bottiglie di birra, prese dai distributori automatici riservati ai professori, di nascosto dai coach.

“Bene, adesso che si siamo tutti” esordì Kuroo, battendo un paio di volte le mani per richiamare tutti al silenzio, “possiamo cominciare. Giochiamo a ‘Io non ho mai’”.

Un grido di esultanza e un applauso si sollevò dai partecipanti.

“Evviva, giochiamo!” urlò Bokuto alzando le braccia in aria. Senza cambiare espressione, tirò la maglietta di Akaashi per avvicinarlo e quando ebbe il suo orecchio a portata di bocca, facendo finta di niente gli sussurrò tra i denti: “Che razza di gioco è?”

“Si chiama ‘Io non ho mai’. E una specie di gioco della verità”.

“E come si vince?”

“A turno, ognuno descrive un’azione in forma negativa, cioè premettendo la frase “io non ho mai...”, e se qualcuno degli altri ha fatto quello che viene descritto, allora deve bere.”

Gli occhi di Bokuto si spalancarono entusiasti, e la sua bocca si aprì in un sorriso. “Ho capito! Io ho fatto un sacco di cose, vincerò io!”

“Lo scopo non è precisamente quello, però va bene, sono sicuro che vincerai tu” rispose l’altro con tutta la pazienza di cui era capace, e si ricompose per l’inizio del gioco.

Kuroo prese in mano una delle bottiglie di birra. “Lo scopo originario del gioco è quello di far ubriacare i partecipanti…” un brusio divertito si sollevò dal gruppo “...ma per i mocciosi tra voi” disse volgendo lo sguardo nella direzione di Tsukishima e degli altri primini del Karasuno “va benissimo anche una bibita”.

“Io bevo latte” si premurò di puntualizzare Kageyama.

Tsukishima fulminò con gli occhi il capitano del Nekoma, prima di abbassare lo sguardo sul pavimento.Non aveva nessuna voglia di partecipare a quello stupido gioco organizzato da quello spavaldo arrogante. Ma non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di andarsene, con il rischio di essere richiamato davanti a tutti o, Dio non volesse, magari seguito fino alle camerate.

Il male minore era certamente rimanere fermo lì, fare meno movimenti possibili e, cascasse il mondo, non bere neppure un sorso di qualsiasi liquido ci fosse dentro al bicchiere.

Kuroo scrutava divertito l’imbarazzo di quel ragazzo strano, che lo aveva incuriosito dal primo momento che lo aveva visto. Ovviamente non gli importava molto di quel gioco infantile, ma quella era un’ottima occasione per conoscere un po’ di più il biondino, sempre così algido e sarcastico. Ma anche l’affascinante capitano del Karasuno e altri due o tre dei suoi giocatori lo incuriosivano moltissimo. E con le domande giuste, avrebbe potuto raggiungere il suo scopo, e forse anche carpire i loro più intimi segreti.

“Benissimo, sapete tutti come si gioca” continuò, “l’unica cosa richiesta, è la sincerità. Quindi, chiunque di voi abbia fatto una delle cose dichiarate, allora dovrà bere. Chi cominc-”

“Comincio io!” sbottò Bokuto alzando la mano. “Chi sa fare una schiacciata lungolinea impossibile da prendere? Io!!” e detto questo prese il suo bicchiere e bevve tutto d’un fiato.

“Bokuto-san, devi dire ‘io non ho mai..’” lo corresse sottovoce Akaashi.

“E perché? Io li faccio i lungolinea, e sono anche da paura! Perchè dovrei dire di non averli fatti? Kuroo-san ha detto di essere sinceri. Tocca ancora a me? Chi ha fatto dodici punti di seguito con le schiacciate in diagonale? Sempre io!” riempì di nuovo il suo bicchiere e bevve.

Tutti gli altri lo guardarono imperterriti, senza muoversi. Solo Hinata lo fissava con occhi sognanti e la bocca aperta. Quell’asso era proprio il suo eroe!

Tanaka contò mentalmente, ma non era mai arrivato a più di cinque punti di fila con le sue schiacciate, quindi lasciò il bicchiere a terra.

Di nuovo prese la parola Bokuto: “Chi ha superato un muro da…” “

“Bro, basta così” lo interruppe Kuroo. “Non dobbiamo parlare solo di pallavolo. Lo scopo del gioco è conoscere qualche dettaglio più interessante…”

“E cosa c’è di più interessante della pallavolo?” chiese Bokuto stupito.

“In effetti, cosa c’è di più interessante?” gli fece eco Hinata.

“Niente è più interessante della pallavolo” tagliò corto Kageyama.

“Sì, però io ho sete…” intervenne Nishinoya.

Kuroo alzò gli occhi al soffitto. Quella serata si stava rivelando più difficile del previsto.

Per fortuna c’erano i suoi compagni di squadra, che di quel gioco erano dei veri esperti.

Yaku prese il bicchiere in mano. “Continuo io. Io non ho mai… indossato delle scarpe da femmina con i tacchi!”

Tutti risero, immaginando la scena. Le ragazze bevvero timidamente dai loro bicchieri.

Nishinoya trangugiò il contenuto del suo bicchiere. Tutti gli occhi si fissarono sbalorditi su di lui.

“Mbeh, che c’è? Non avete mai provato a indossare le scarpe di vostra madre o di vostra sorella maggiore?” spiegò Noya allargando le braccia, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Bokuto fu immediatamente catapultato a quando era bambino, e le sue sorelle lo usavano come un bambolotto, mettendogli i vestitini diventati troppo piccoli per loro e facendolo sfilare in corridoio con le decolletè della mamma.

Hinata pensò che un paio di scarpe con i tacchi lo avrebbero potuto alzare di qualche centimetro, e forse avrebbero potuto farlo saltare più in alto.

Kuroo si sorprese a immaginare le lunghe gambe di Quattrocchi avvolte in calze autoreggenti, con la riga sul polpaccio, e a come sarebbero state sexy con un paio di scarpe con il tacco a spillo…

Ognuno era immerso nei propri pensieri e nelle proprie fantasie.

Fu lo stesso Nishinoya a interrompere il silenzio che era sceso sul gruppo. “E poi, ve l’avevo detto che avevo una sete terribile!” esclamò, facendo scoppiare tutti in una risata liberatoria.

Tornato il buonumore, a turno tutti si sfidarono alla ricerca delle verità più inconfessabili.

“Non mi sono mai ubriacato…”

“Non ho mai bigiato a scuola…”

“Non sono mai uscito di notte di nascosto…”

Molti di loro bevevano, altri si limitavano a scrutare gli altri, senza avere il coraggio di esporsi.

“Adesso la dico io una cosa” Kuroo prese in mano il bicchiere e tutti tornarono a zittirsi, pieni di curiosità. “Io non ho mai... fatto sesso!” scandì, e con fare teatrale portò il bicchiere alla bocca e bevve il contenuto. Per tutto il tempo non aveva tolto gli occhi di dosso da Tsukishima, che senza volerlo avvampò.

Kenma sembrò risvegliarsi dal torpore, guardò di sottecchi l’amico e sorrise. “Kuroo-san, bevi perché stai parlando di autoerotismo, giusto?” chiarì con voce atona, ma a volume abbastanza alto perché lo sentissero tutti. Kuroo spruzzò dalla bocca il liquido che stava bevendo, e gli altri scoppiarono a ridere fragorosamente.

Nishinoya si alzò in piedi dopo aver riempito il suo bicchiere. “Se parliamo di seghe, allora eccomi qui!” alzò il bicchiere e bevve di nuovo. Tanaka si guardò intorno, prese coraggio, e diede un piccolo sorso alla sua bevanda.

Uno alla volta, Shoyo, Yaku, Daichi e altri giocatori di entrambe le squadre, rossi in viso, superarono l’imbarazzo e sorseggiarono dai loro bicchieri.

Anche Akaashi prese il suo bicchiere e bevve.

“Che succede, perché bevi?” gli chiese Bokuto, che evidentemente non aveva ancora capito bene le regole del gioco.

“Dovresti bere anche tu” gli suggerì l’altro.

“Non ne ho voglia, perché dovrei…?”

“Bevi, fidati”. Bokuto obbedì, anche se poco convinto. Non era affatto sicuro di aver capito le regole del gioco. Lui se le faceva le seghe, eccome!

Tsukishima era rimasto impietrito, e cercava di non muovere neanche un muscolo. Si rifiutava di far sapere al mondo intero quello che faceva ai propri organi genitali nell’intimità del suo letto o della sua doccia. Anche se questo significava mentire, cosa che andava contro tutti i suoi principi.

Anche Kagayama non si mosse, concentrato com’era sugli schemi che avrebbe potuto proporre al piccoletto nelle partite amichevoli del giorno dopo.

Le frasi successive furono altrettanto imbarazzanti. Qualcuno disse che non aveva mai visto il seno di una donna nudo, un altro bevve per aver spiato sua sorella mentre faceva la doccia, qualcun altro affermò di “non esserselo mai misurato”.

Hinata rideva ad ogni sparata, insieme a Yaku e Nishinoya. Anche Yamaguchi si divertiva come un matto, mentre Tsukishima continuava a rimanere imperterrito, rifiutando di farsi coinvolgere da quel gruppo di dementi e Kageyam a pensare agli schemi di gioco.

Il clima si era surriscaldato al punto che era difficile credere che nelle bottiglie sparse sul pavimento, ormai quasi completamente vuote, ci fossero acqua o semplici bibite e non bevande alcoliche.

Arrivò il turno di Kageyama, che in quel momento stava pensando a Shoyo in elevazione, pronto a schiacciare una veloce su una sua alzata perfetta.

Quando si accorse che tutti lo fissavano in attesa della sua dichiarazione, non riuscì a far altro che dire la prima cosa che gli veniva in mente: “Io non ho mai ammirato il corpo di un ragazzo”.

Un palpabile imbarazzo calò sul gruppo. Nessuno sapeva come reagire, e nessuno mosse un muscolo.

Lev si guardò a destra e sinistra, sorpreso da quell’improvviso silenzio.

“Beh, se la mettiamo così, allora io dico: Io non ho mai baciato un ragazzo!” disse ridacchiando.

Le ragazze si guardarono tra loro arrossendo. La manager di Fukurodani bevve. Kiyoko avvicinò il bicchiere alle labbra e sorseggiò la sua bibita.

A quel gesto Tanaka strabuzzò gli occhi e avvampò, sentendo il cuore battere all’impazzata. La sua Kihoko aveva già baciato?

Nishinoya prese il bicchiere e, per l’ennesima volta, trangugiò il contenuto. Di nuovo l’attenzione di tutti si concentrò su di lui. Anche quella di Tanaka, che preferì distogliere il pensiero dall’idea della sua amata Shimizu-senpai che baciava un ragazzo.

“Ma come?” gli chiedevano. “Intendi dire che…?”

“Ma certo, che sarà mai?” tagliò corto Yuu. “Nella vita bisogna provare di tutto, e io ho provato. E devo dire che non è stato niente male!”

Un boato si sollevò dal gruppo. Chi fischiava, chi applaudiva, chi faceva domande. Shoyo era particolarmente curioso e continuava a chiedere al compagno di squadra quando era successo, dove, con chi, se si era innamorato, se lo conosceva, se era qualcuno della squadra.

Era ormai evidente che il gioco era finito. Si era fatto molto tardi, e il giorno dopo ci sarebbero stati altri duri allenamenti e altre partite da giocare, quindi molti dei ragazzi si erano alzati per far ritorno nei dormitori.

Kuroo era rimasto seduto, e continuava ad osservare Tsukishima, anche lui rimasto immobile al suo posto. Senza distogliere lo sguardo, il capitano del Nekoma pronunciò l’ultima frase della serata: “E io adesso non lo desidero più di ogni altra cosa”, disse più a se stesso che agli altri, prima di bere tutto il contenuto del suo bicchiere.
Nella confusione, in pochi sentirono quello che aveva detto. Uno di questi fu Kageyama, e fu il primo a bere, subito dopo Kuroo.

Daichi e Sugawara, che erano seduti vicino a loro, presero il bicchiere e bevvero quasi contemporaneamente.

Akaash svuotò quello che rimaneva del bicchiere e si alzò. “E’ tardi, vado a letto”.

“Aspettami, vengo con te”, gli fece di rimando Bokuto stiracchiandosi.

Quando ormai tutti si stavano alzando per tornare nelle camerate, Tsukishima prese il suo bicchiere e lo svuotò, sotto lo sguardo attento di Kuroo.

“E’ tutta la sera che non bevo” gli disse acido non appena si accorse di essere osservato, come per dare una giustificazione non richiesta, “avevo davvero molta sete”.

 

 

   
 
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