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Autore: Vallentyne    01/04/2024    10 recensioni
A volte le cose si rivelano diverse da come ce le siamo immaginate. Come la vita a Milano per Yukari che, dopo aver accettato con entusiasmo la proposta di Ryo di raggiungerlo in Italia, si ritrova a fare i conti con una realtà deludente.
Per fortuna esistono gli amici…
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Ryo Ishizaki/Bruce Arper, Yukari Nishimoto/Evelyne Davidson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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   L’invito

 

«E allora sono arrivata al limite! Te lo giuro, Sanae, ero fuori di me! Lui era lì che mi fissava con questo sguardo da triglia, oddio, lo sai quanto mi dà fastidio quando mi guarda con quell’espressione! Una triglia, ma anche un tacchino… Spelacchiato. Con la faccia da scemo!»

Yukari prende fiato e intanto attraversa a grandi passi il salotto. O meglio, la zona giorno, perché quella stanza fa da salotto, sala da pranzo, cucina e ingresso. Cammina veloce, la fronte corrucciata e le labbra sottili, e camminando avanti e indietro schiva due sedie, una pianta in vaso (forse un Ficus Benjamin), la sua borsetta e il portaombrelli che non sa perché qualcuno ha spostato di venti centimetri rispetto a dove stava la mattina. Deve essere stata la signora che viene a fare le pulizie due volte la settimana.

Finalmente si ferma davanti alla finestra. La apre, e si appoggia al davanzale. Lancia uno sguardo indifferente al cortile, in quel momento sta passando la famiglia che abita al piano di sotto, la madre e i due figli, lei li sta richiamando ma i due bambini la ignorano.

«Sono stanca, Sanae. Davvero stanca. Di lui, della situazione… Persino di Milano. Di tutto.»

Sanae la ascolta paziente. È spaparanzata su una sdraio nel giardino della villa di Barcellona, i piedi nudi appoggiati a un pouf. Ogni tanto si accarezza la pancia che sta diventando più grossa ogni giorno che passa.

«Mi dispiace sentirti così arrabbiata…»

«Dispiace anche a me.»

«Però sono certa che anche stavolta troverete il modo di venirvi incontro e di superare questa crisi. Vi è già capitato in passato, no? Ishizaki a volte esagera ma poi rientra nei ranghi, è uno che sa ragionare e riflettere sui suoi errori quando sbaglia… E ti ama alla follia, io di questo ne sono proprio sicura.»

Yukari sbuffa.

«Forse non abbastanza.»

«Forse è solo il periodo.»

«Cosa? Prendi le sue difese?»

In quel momento Tsubasa si affaccia dalla portafinestra per chiedere alla moglie se voglia qualcosa da bere. Lei annuisce, lui le risponde con il pollice alzato e un sorriso e rientra in casa.

«Scusa, eccomi… No. No, non prendo le sue difese, non a occhi chiusi. Però so che ti ama, e so quanto possa essere difficile funzionare come coppia, soprattutto all’inizio, all’estero. Non pensare che per me, per noi, sia stato sempre tutto facile…»

«Voi siete la coppia perfetta, ma cosa stai dicendo…»

«Noi siamo una coppia solida, questo sì. Ma lo siamo diventati un po’ per volta.»

«Io e Ryo ci frequentiamo ormai da tempo, credevo fosse sufficiente per diventare solidi…» borbotta Yukari.

Sanae ignora questa ultima considerazione dell’amica.

«Quando sono partita per seguire Tsubasa è stato eccitante ma ne ero anche terrorizzata. E nei primi tempi non sapevamo nemmeno dove ci saremmo fermati, vivevamo nell’incertezza, ma avevamo capito di poter contare l’uno sull’altra.»

Yukari alza gli occhi al cielo e fa una smorfia, Sanae prosegue.

«Poi la scelta di Barcellona, e il primo periodo è stato tosto… Lui si è dovuto guadagnare il posto in prima squadra, io volevo fargli sentire tutto il mio supporto. Ma non è stato semplice, e non sai quanto mi sono sentita sola. In un Paese straniero di cui non conoscevo la lingua, dove non conoscevo nessuno. Lontana dalla mia famiglia e dai miei amici… Avevo solo lui.»

Mentre ricorda ad alta voce il passato un sorriso le increspa le labbra.

«Ma sono momenti che richiamo alla memoria volentieri e che adesso trovo molto dolci. In fondo, sono proprio quelli che ci hanno resi una coppia così solida.»

«Beh, a noi non è successo, Sanae. Io l’ho raggiunto a Milano ormai quasi un anno fa, e anch’io mi sono sentita un pesce fuor d’acqua. Paese nuovo, lingua nuova. Amici nuovi, i suoi. Che mi hanno sempre trattata con sufficienza, per inciso.» Yukari sente una sgradevole sensazione farsi strada all’altezza dello stomaco, è come un nodo che stringe «Ho fatto una fatica tremenda ma non ho mollato, pensa, io mi sono addirittura cercata un lavoro per occupare il mio tempo e per sentirmi utile, dato che mi sono sempre sentita un… una specie di soprammobile!»

Sanae inspira rumorosamente e fa per ribattere ma l’amica riprende subito a parlare non lasciandole la possibilità di commentare.

«Un brutto soprammobile. Muta, perché non parlavo italiano ma solo un inglese ancora scolastico. E brutta, perché le fidanzate dei suoi compagni di squadra sono tutte delle specie di sgallettate anoressiche con le tette finte.»

«Ma no, Yukari, ma non devi neanche pensarle certe cose, ma secondo te perché lui avrebbe fatto di tutto per convincerti a venire fin lì?»

«Non lo so. Magari si immaginava qualcosa di diverso, magari pensava che sarei stata all’altezza.»

«Tu sei molto più che all’altezza. Sei brillante, sei divertente, sei un vulcano di energie…»

«Vedi? Non ti è neanche venuto in mente di definirmi bella.»

«Pensavo non ce ne fosse bisogno. Siamo a questi livelli?»

Yukari strizza gli occhi per ricacciare indietro una lacrima di rabbia.

«Non lo so. Non lo so, Sanae. So solo che me ne sono andata da casa sua da due giorni e non mi ha cercata. Che sono ospite da una ragazza che ho conosciuto per caso lavorandoci fianco a fianco in fiera per cinque giorni, e non posso restare qui a lungo…» scuote la testa «Non ho abbastanza soldi per pagarmi un affitto senza condividere le spese con qualcuno. E non voglio tornare a Nankatsu. Non così, da perdente. Sono nella cacca, Sanae, è inutile girarci intorno.»

Tsubasa compare in quel momento con un vassoio, porge alla moglie un bicchiere con la limonata ghiacciata.

«Grazie…» bisbiglia lei, lui le fa l’occhiolino e prende posto sulla sdraio di fianco.

«Per cui non so davvero cosa fare. Ho meno di duemila euro sul conto corrente, devono pagarmi per un paio di lavori ma sono quattrocento euro in tutto… Il problema è che non ho mai trovato qualcosa di stabile che mi desse delle entrate regolari… Mi sono sempre arrabattata facendo un po’ la hostess in fiera, dando qualche lezione privata di giapponese, poi qualche traduzione… Adesso il mio inglese è migliorato tantissimo, e me la cavo più o meno anche con l’italiano, ma non è comunque abbastanza per pensare di trovare un lavoro dietro a una scrivania…» si gratta la testa, infastidita con sé stessa e con le sue scarse capacità di pianificazione «La verità è che mi sono appoggiata a lui. E stando insieme a lui non ho puntato su di me. Però d’altra parte lui guadagna tre milioni di euro a stagione, io non pensavo saremmo mai arrivati a questo… Ehi, mi stai ascoltando?»

Sanae si riscuote e allontana la mano dall’inguine del marito che in tutta risposta la guarda con espressione contrita strappandole un risolino.

«Sì. Sì, scusami. È arrivato Tsubasa, ma ti stavo ascoltando.»

Yukari sospira.

«Ma no, scusami tu… È da mezz’ora che ti ammorbo con le mie tragedie…»

«Non mi ammorbi. Anzi. Sono felice che mi chiami, e sono felice se posso in qualche modo esserti utile…» Sanae sbatte le palpebre, fa capolino nella sua testa un’idea improvvisa «A proposito. Visto che mi farebbe moltissimo piacere godere un po’ della tua compagnia e vista la situazione, ehm, anomala… Che ne dici di venire a trovarci?»

«Venire lì da voi? A casa vostra?»

«Mmh, sì. Sì. Per qualche giorno, non ti dico di trasferirti in pianta stabile… Non vorrei metterti in difficoltà.»

Yukari si gratta il mento, dubbiosa.

«Non lo so, non mi fa impazzire l’idea di esservi tra i piedi.»

«In questo preciso momento sei tra i piedi di una sconosciuta, di cosa stiamo parlando?»

«Questo è vero.»

«Tsubasa è spesso fuori casa, lo sai anche tu come funziona tra allenamenti, partite e trasferte, no?»

«Sì, ma…»

«E io ho bisogno di compagnia. Sono una giovane donna incinta. Di due gemelli…»

«Ok… Se dici così…»

Tsubasa ha ascoltato le ultime battute e si è messo a fissare Sanae con aria interrogativa.

«E ti prendo io i biglietti dell’aereo.»

«Va beh, adesso non esagerare.»

«Come vuoi. Non farti problemi con me.»

«Ok.»

«Vieni. Cambi aria, ti schiarisci le idee e poi decidi a mente fredda cosa fare della tua vita.»

Yukari annuisce.

«Ok… Sì… si può fare...»

«Bene! Scrivimi se hai bisogno dei biglietti. Ripeto: non farti problemi!»

«Va bene… Non mi farò problemi.»

«Ti aspetto. Avvisa quando hai deciso di partire.»

«Ok.»

 

Yukari chiude la chiamata sorridendo. Sì, cambiare aria e mettere un po’ di distanza tra sé e quell’ultima litigata con Ryo potrebbe essere un’ottima idea. Tanto, non ha niente da perdere, no?

Proprio in quel momento le vibra il telefono che ha ancora in mano. È un messaggio di Marta, la padrona di casa.

‘Ciao tesoro! Stasera viene Luca da me, posso chiederti di star fuori fino alle dieci di sera? Poi puoi tornare se ti serve ancora il divano, tanto noi ci chiuderemo in camera! xoxo’

Yukari rimane a fissare il cellulare, poi sbuffa.

 

Tsubasa afferra Sanae per un braccio.

«Non ho capito. Chi è che viene a stare da noi per qualche giorno?»

«Yukari. Ha litigato con Ishizaki.»

«Sai che novità…»

«Lo so. Però stavolta se ne è andata di casa, dice che lui non l’ha nemmeno cercata.»

«Forse si è stufato di essere trattato come una pezza da piedi e stavolta avrà alzato la cresta. Lei sarà impazzita.»

«Ma no, non esagerare. Loro sono fatti così…»

«Sarà.» Tsubasa si gratta la testa e si alza in piedi scrutando la piscina «Se a te fa piacere per me va bene, purché non mi metta in mezzo, non ne voglio sapere...»

Sanae fa spallucce.

«Non penso ce ne sia bisogno.»

Si volta verso di lei.

«Anzi, no. Fammi chiamare Ishizaki, è il caso che gli dica questa cosa. Non vorrei venisse a saperlo per vie traverse, meglio che glielo dica direttamente io che la sua fidanzata sta facendo le valigie.»

«Come vuoi tu, amore.»

«E sai poi che ti dico?»

«No. Cosa?»

«Ieri mi è arrivato l’invito per la festa al Touch da parte di Genzo. Gli rispondo che ci andiamo, in tre. Così invito anche Ishizaki, e magari quei due fanno pace.»

Sanae si mordicchia un dito, pensierosa.

«Non so se sia una buona idea… Quando sarebbe questa festa? E dove?»

«Il prossimo weekend, al Touch. È quel locale sulla terrazza dell’Imperial, ci siamo andati una sera parecchi mesi fa…»

«Ah, sì, adesso ricordo…»

Tsubasa le si avvicina e le sfiora il collo con le labbra.

«Che ne dici? Ti va?»

«Non so bene se ho capito cosa intendi ma sì, mi va… Mi sembra proprio un’ottima idea…»

   
 
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